Omnibus - anno I - n. 12 - 19 giugno 1937

IL SOFM DELLE musE ~ )}ili@@®~ DIBONSANTI A LESSA'.',;ORO DON'SANTJ ha scruto raccon11 con personaggi da commedia: cavalieri, ballerine, cantan1i, e tutto s1tu:uo in un tempo di,,t'rSO più che lontano <lai nostro. Quei raccnnti furono raccolti in due volunu: IA St'n:a Amorosa e 1 Caprfrci dt'tl'r1drlann. Il colore glielo dà la Toscana nnpolconica e granducait''. fra Eli~• Baciocchi t Leopoldo di Lorena; ma i riferirnenti ~1oric1 precisi quui sono di troppo. I racconti che dappnma Bonsanti pubblicò erano spc'I~ ._.:ini al bonctto, sia pur sempre ad un honeuo non rcriuo alla buona e mrc,o ad cffct:1 superficiali, dialettali. l'nit prosa cornp:nta e musicalmente monotona sh1\·;1 fin d1\I prmcipip ad allontitnare questa possibill· accu-.a. I ~cconti della Sen:a amorosa hanno cosi qualco5.a del quadro btn definito, con situazioni ma~ari aneddotiche: ~li nitri della ~ccnnda raccolta mostrano mvcce uno scrittore assai più ~cahrito. i:: accaduto questo: con un po' d1 bravura Oonsant1 ha Sllpuco hbc-rar!I.Ì dal M:usto per il quadrello hen composto. ma !tempre JiCCnerico.I personai;uci d, questo narraiore ebbero fin dal principio una costa.nte tcndem:a a riflettere, ad ahbandonarsi ai voli dt-lla mente. 01 Il si ~ aperta man mano una strada, col susigcrirncnro forse d1 alcune esperien,:e letterarie europee dejZ:li uh1m1 dc-cenni. Non più bozi.eui, non p,ù piccoli quadri. Un racconto può desonvere il viaji[aio in corner•, da Firenze a Pisa, ma il viajZ:gio non di\'enta che un lim~tc lemporalc, una cornice. I personaJiCRId1 Bonsnnu smettono di essere le(tati a1 loro casi del presente: c'è il paua10 e maJ(Ari l'avvenire che \·engono a rendere più complesso, se non più drammatico, il lineare racconto. Si traila d1 una tecnica, forse, che servt' allo scrillorc pe1 vincere certi'! sua tin1idez7a dì fronle alle co-;e da narrare. Ognuno, si 'la. a\·cndo da dire qualcosa finisce sempre per prendere la Mrada che Ji[li riesce più 11ge\·ole. Siniola.rissimo in1anto è l'uh,mo raccon10 di Bonunti: il Rncumro ,mlitnre. t. il ritrano morRle e ~ent1mentalc d'un SNQ:t>ntc. Il serf,(cntc muuQ:1ore Pm~quale Dc Luca si desta allo squillo del troinbettiere. Non è un giorno conw tum gli altri: $!anno per arriv11re jZ:li alhen ufficiali; Dc Luca è staio assegnato al l:0rso; ma c'è di più: durante la jZ:iomata deve arrl\an:- anche il nuov-, capitano. E la giornau c:ominc:i11con quello squillo di tromba mattutino, e noi ne seguiamo lo svoliersi rino all'arrivo del nuo\'O comandante di compa)lnia. llaccontc povero. Non siamo d1 fronte a 'Oldati che li-i preparano ad av,·enture; ma a mi 1itari In caserma. ~ Luca è un militare d1 carrit"ra, ma non un Bel-Ami alla Mau pa!!.'lant. ~e non avene fatto h1 firma, sarebbe restalo al paese, in un piccolo paese meridionale·, a farci il contadmo. O'importan1e e di vero m questo racconto c'è dunque que- "'to: il ritrailo è d'un S'1ttufficialc italiano come .Jevono csscrce~c t_ant1.Di1ro hanno il paese, le loro amt-iz1on1 sono lim1tatiss1me; non \'anno al d1 là dell'elogio per il do,·ere compiuto. 11loro mondo sca tutto in una caserma 1n tempo di pace. Il racconto procede lento: è il racconto d'una g1ornat111.Il pll:lstto è a portata di mano. Pasquale dà consigli: Ai superiori bisogna tener testa, qualche ,·oha, accecandoli col lan1ernmo, come si fa con i pesci, caporal magkiore_ Siete mai stato a prendere i pesci col lanternino, capot2.l maggiore? Si 1uffa le mani nel mare, e i pesci ti ci saltano dentro belli e ,·wi •. Si tuffa le mani nel mare ... • Il cors.o del tempo ~ rotto, come sempre accade nei racconti di Bonsanti con estrema facilità. La ,;cena subito CAmbia: non si::imo più in caserm::1; ma nei luoghi natali del sergente makgiorc: • La pesca veni\;a condoua di lu- ~lio nelle acque limitrofe al colle ... • E segue K"nz'alrro la descrizione della pesca notturna. E"ocaz:ioni tranquille, di quelle che vengono alla mente nei momenti dì abbandono. Di li l'imprusionc che si ha 0 in qucSli racconti, come di cose viste troppo dall'alto. Il passato e l'an·enire ,ono proprio a portata di mano e il presente è appena un prc1csto, un punto fermo che ,crve a dare una architettura al racconto. Cosi per dut>cento pagine e più. Il quadretto del sergente che attende il nuovo capitano viene rouo contmuamcntc da altri quadretti; evocata all'impro..,-vi'IO, s~sso troppo brusca.mente, da un p;esto e da una parola. Chi assomiglia il sergente Spina, quello che Dc Luca chissa perchl prorc,ui:c? AssomigliA • fuo fratello; cd ecco il bozzetto del fratello. E più avanli Oc Luca riAe11c: " .. La cascm,a è un collegio •. La mente s•1bito corre ad un COn\'cnto del suo paese che lui conoscc,·a quando era ragano; con quauro pagine e più di divagazione. :'\1a int.an10 in questo r.iicconto ci sono alcune no\'1tit È il primo di Bonsanti a svolgersi non in una Toscana va,lamcnte storic::1; poi i personaggi non appancngono più sd una immaiinaria borghesia Gli omln, d1 Donsanti erano gente agiata e prudente, da r:1mmcntar certe figure, sia pure con meno vivacità e immediatezza, del tealro borghese ve~ez:iano. U novità del secolo? Non mtim1d1scono i cavalieri. Li fanno ragionare e li rendono sospettosi. I pcrsonag~i di racconti come • La tabacchiera smarrna hanno l'aria di essere toh1 di peso da una Toscana sorpassata. Vogliono vivere bene, senza di- 'lorJine di tentamenti e di idee. ~cl Racconto .\1ibtare di nuovo c'è soprattutto il dialogo. N'icnté' di goldoniano, visto che al posto di ca\'alicri e cantanti sono SQttufficiali italiani, non Bel-Ami come si diceva, ma gente venula dal p:1csc. :\"on ci <1ono aspirazioni borghc11i in loro; tutto si a'lsom.n13 nella con<1e~na e nel req:olamcnto. Sanno che \·estir la d1\'i~a vuol dir non entre rimasti a casa a fare lo stipcttaro o il harbicrc. Tanto che il loro paese e la loro condizione f.1millare r-cstt-rà 1cmpre presente, come quella cui u,u, H sapeva condannato e non sa m .ARTE900 • • Queno udile l nu.o connlto in tn peni ed l tatto di marmo. L'architetto creatore ol ta ,ohllo dlmoairare oomo ti pu?I dare con 1emplioi llnet Il uuo della graudttu, 1eun crcire dalla tndisioce • che modo abbia ~aputo sfuggirla. C'è qualcosa m questi personagfi!:i che ram.menta VcrQ:11d.ei racconti rusticani e dei .\:laltrt•oglia. I serJ:ecnti di Bonsan1i sono tutti meridionali, ,I loro paese è visto, diremmo, attraverso Aci Trezz.a. Oc Luca è un poco il p11dron 'Ntoni della compagnia. Anche lui vive 1«:ondo una \'ecchia saggezza e un an1ico buon senso. Tuili parlano con accenti paesani, e direi vcrghiani: .. .l'avete la pancetta, acrgentc maggiore, non ci state in piedi sopra una gamba sola». E per risposta: Chi sa quanta ve ne toccherà a voi ... se non avete giudizio•. l 'n parl,irc assennato e qu:11i per prO\'Crbi. Se il seri;;i::entemagl,(iorc Dc Luca ha da discutere con i suoi seri:;c-enti,non userà i proverbi dis1esamentc come avrebbe fatto padron •:,.;toni con I nipo1i; ma i proverbi r-cstano sottmtcsi. li rC"jZ:olamentoe i proverbi sono la prowid"nza e la moralità di questi sottufficiali che se non :we,-ano fatto la ferma sarebbero s1ati contadini, barbieri, mura1ori. ARRIGO BENEDETTI CORRIERE FRANCESE CHARDONNE e IIAROONNE vive in provincia, e questo fatto può essere sufficien1c a ~piegare la si_mpau_adello scnt.torc. per . le tradizioni aoc1ah e familiari, il )Custo per il paesaggio e la solitudine in cui si appartano volentieri i suoi personaggi. Chardonne ~ il t1p1co romanziere della Francia conservatrice, della quale ci dcscnvc le classi più evolute con un tono tra nostalgico e apologetico. Nei suoi libri si sente continua la presenza di un accento autobiografico che può anche servire a indicare le cause remote che hanno indebolito le classi colle della borghesia francese. Si traua di cause psicologiche d'origine mtelleuualc. L'uh1mo suo romanzo: Roman~sqius (Stock, Parigi) in que senso ~ molto istrull1vo; forse meglio d<..~ altri, esso ci mostra che cosa aia questo ideale di benessere e di perfezione individuale di cui 1anto si vantano le democrazie tradizionali. Ouavio ~ un editore che sì ritira dagli affari per vivere in c11mpagna con la donna che ha sposato: Arn1anda. Qui essi dedicano la propria vita esclusivamente al loro amore. Othl\ 1io, come edi1ore, è in tutto uguale al fabbricante di cognac e al fabbricante di porcellane che Chardonne ha descritti nell'opera precedente: Lu dtstinlrs unt,mentalts. Come costoro, egli è dominato dallo scrupolo di mantenere la produzione della propria Casa su un piano elevato (i francesi dicono aristocratico): un uomo coho, dunque, e intclliRente, Ma di una intelligenza leggermente vana ed estetizzante, che 1raspor1ata nella psicologia dell'amore d1Yenta addirillura disastrosa. Egli dice infatti della propria moi:;c-lic:• Se avesse dei figlioli sarebbe un'eccellente madre. :'\la questo non è amore•· Vn amico S{li domanda cosa sia questo amore e Ottavio risponde: Presquc rien ... un rien des plus vivants dans une femmc ... un air dc surprise ... une joic dans Ics yeux ... quc l'on discerne à. peinc, m::1is qui aont mimitables ,. Cosi ragion11 un uomo che ha quasi cinquant'anni di una donna che ne ha quaran1a. ::-,.;aturalmente essi tono infelici, ciascuno dice di non csscrt abbastanza amato dall'altro; nascono cosl amarezze, dubbi, p1ant1 1mprovnsa: :,..;oi che ci siamo tanto amati•. Lo stile aobrio e trasparc-ntc di Chardonne non basta a salvare quel tanto di ozioso e ridicolo che ~ in questo amore egoistico e sterile, estrema conseguenza sentimentale di un indfridualismo scettico e annoiato del mondo. Il mondo sarà m11iari più volgare e banale perchl la vita è fatta sopranutto di questi due elementi, ma un Otta\'io e una Armanda per for1una non vi si incontrano; restano se mai una vaga aspirazione di una borghesia intellettuale e agiata. G. V1$ENTl~f A SFOGLIARE i cataloghi librari inglesi di questi ultimi tempi, ci. si. sorprende a sillabare quel nome d1 sigaro che sembra diffondere intorno a sé lente spina.li d'cbe1udinc stupefatta: Corona Corona. Come in un osscssionMtc gioco di specchi, dappertutto la vedevi, sui pasticci, sui tessuti, sulle stoviglie, sui cappelli, sugli spilli, sulle fibbie, sulle giarrettiere, sui corsé color di rosa, e naturalmente sui libri, la stilizzala corona dei sovrani di questo popolo che, s'è detto, "conta la propria libertà non per d"oluzioni, ma per dinastie•. Royal Cat·alcadt, Coronation Cat:a/cad~, Tht flallotcing of flis Majtsty the King, Salult th~ K1ng, Long lit:t tht King ... Un giorno tutti questi oggetti che il pronto spiri10 commerciale offre all'infatuazione delle mauc, finir-anno in qualche grande dipendenza suburbana del Musco Britannico, come i biglietti di Naialc, gli opuscoli di propaganda religiosa, i romanzetti popolari, e tante altre quitquilic stampate e figurate che, a Stoccarda, andrebbero ad arricchire il K111chmuuum, il museo del cattivo gusto. L'Inghilterra, questi mesi, ~ stata come una stanza tapptzzata d'una carta il cui disegno ripeta all'infinito la corona. La notte, le corone $'illuminano •come coppe di liquori scregati, e i ventagli dei riAettori, docili comete, vanno a dare la buona no,·ella agli ucc:elli Accoccolali nelle casette che la zoofilia dei teneri Inglesi ha sospeso agli alti fusti degli alberi. Uni\'crsale acc~ndimcnto di lumi, incrociar1i di stelle filanti, iodoramcnto di pomi, come per un albero di Na1alc, come per l'attesa d'una miracolosa - dispensa di doni (quella dispensa na1alizia che i tedeschi, con solenne parola intraducibile, chiamano Btschuung), quasi che la discesa del diadema fulgidissimo su un capo consacrato e poco appariscente siRnificasse • Sccol sirinnova •· • Tut1ì gli animi sono intonati allo spettacolo•. L'Inghilterra è una nurury parata di unA carta a corone. Ritorno universale all'infanzia, al passato, al fiabesco: ecco il signi.ficato •politico• dell'evento. ~on si attende che progenie discenda dal ciel nova, ma si attende quasi che ricompaia sulla terra, col suo incesso indicibilmente maestoso, col suo viso dagli strani lineamenti di mostro araldico, adorna di tutte le sue insegne e le sue gemme come la Donna di Cuori, la grande piccola fata Titani.a, 1/er Graàow Mojesty Quecn Victon·a. Eccola sulla copertma a colori di uno dei più curiosi libri di circostanza, Coronation Summe, di Angela Thirkcll (Oxford Uni,·crsity Press), romanzetto ingenuo e melodrammatico d'una famiglia venuta dalla provincia a Londra per l'incoronazione della Regina Vittoria. scritto in stile studiatamente carly Victor,Qn, con allusioni ali 'umoresco tpot delle /,igoldsby Ugnuh dell'arguto cMonico Barham, che fece scalpor-e verso il 18,fO. Sccol si rinnov:\: appunto un secolo fa, il 28 giugno 1838, fu incoronata a Westminster colei che rimarrà per gl'Jnglesi la Sovrana per cc~ ccllcnza, poich~ questo popolo, che Gregorio Magno si compiacque di chiamare d'Angcli, ~. dopo tutto e nonostan1e tutto, un popolo di bimbi che 1 non può essere regnato che da una Fata (o, che~ lo stesso, uno sciame d'api bottegaie e operaie - ora, ahim~, speuo disoccupate! - che fa grappolo intorno a una ape reijina). E nessuna immagine mi sembra così espressiva dell'Inghilterra eterna come quella che Lynton Lamb ha parafrasato sul frontisp1zio del fondamentale volume di G. ,\·I, Young sull'età vittoriana apparso al p1m cipio di quest'anno, Victarian Eng/a,id: Portraii of att A,:t (Oxford University Prcss.). È una libera riproduzione d'un quadro di quc.1 piccolo grande (i due aggcni,·i van sempre ìn.sieme, quando si parla di cose vittoriane) pittore che fu \Villia.m Powell Frith: Tht Crouing-Snuper, 11 rngazzo stracciato e sca120 impiegato a spazzare ,I tratto d1 strada che separa la porta del palazzo dal cocchio che ancnde la dAm.a, si pona la mano agli occhi nel guardare verso la squisita sig~ra che incede reggendosi le gaie; e a questa bambola di biscuit vestita di trine e velluti, che nel quadro del Frith ha uno sguardo fisso e distan1c, il moderno copista ha dato i lineamenti della giovane regina Vinoria. Lo spazzino ~ come abbagli3tO dall'apparizione ultrn1errena della piccola fata; per la sua bocca tutti gli slums del Regno Vnito mormorano: Corona Corona ... Perch~ non ~ ver-o che gli 1lum1 desiderino un so,·r:mo democratico, che abbandoni le insegne e le gemme per la bassa uniforme e la sposa scelta ira i sudditi (fatto, quest'uhi.mo, che avviene sl nel Regno delle Fate, ma poi si scopre che quella che tcmbrava Cenerentola era figlia di principi); gli slums reclamano il dinno d'essere abbagliati dalla Corona. Solo le lande glaciali e i deserti hanno le aurore boreali e le fate morgane: il grigiore democratico dell'Inghilterra ha bisogno della sua fulgida meteora, la Corona. Ed ~ naturale che nessuno cc'Tlprendcsse meglio questo bisogno di quel mago orien1alc uscito dalle Millt t una Nottt, che fu Bcnjamin Oisraeli; ~ naturale, perchi sohanto un ebreo poteva portare a un parossiuno di perfezione insostenibile il ritmo latente del popolo inglese. Rileggiamo l'episodio in Victoria of E'1gland di Edith Sirv.:cll, che non ~ certo il miglior libro tulla grande r-cgina. ma il più appropriato a questi mesi festivi, tant'è i.nfronzolito di divertenti orpelli, quasi pavesato balcone. Edmund Spenscr avc,·a esaltato la regina Elisabetta come Gloriana., nella Faerit Qutt:nt; ora il miracolo si ri~teva nel disincantato secolo borghese, e nelle melliflue epistole del ministro, come si:ià nei melodiosi versi del poeta cortigiano, il Trono si trasportava d'incanto nel bosco del Sogno di una noti~ d'tstate, e la sellantennc vedova vestita di vel\u10 nero, crestata di veli di mùssola, con le corte e tozze braccia cinte di pesanti monili e il corto e tozzo collo cinto di grosse perle, diveniva un'aerea Titania, che coi;(lieva fiori tra le sue ninfe in un'isola battuta dalle onde, e inviava ai suoi adoratori magici germogli onde stillava una vertiginosa malia (e si trattava soltanto d'un dono di bucaneve mandato dalla regina a Oisracli). Un'altra volta, scri\·cndo alla Facry pcl giorno di San Valentino !I.acro aji[l'innamorati, il ministro amava rappresentarsi • sdraiato su un'aprica sponda come il giovine Valentino nella gra.ziosa imma~inc che è caduta da una rosea nube stamattinn •· :'\la le parole non cran la sola streghe-ria che sapesse praticare quel saggio giudeo. A un tocco della sua bacchetta magica, la regina si trovò padrona delle azioni del Canale di Suez, aggiunse allo scettro con la Croce e a quello con la Colomba la chiave delle Indie. L'atmosfera fiabesca da .\1illt t una. Nottt non era più solo diffusa come da fumigante carta d'Armenia dalle soavcolcnti parole del minisiro: era la realtà della Corona d'Oltremare, la realtà del vestito scintillante delle enormi pietre preziose donate dai re vassalli dcli' India ali' Imperatrice. E per quanto il decreto che aheNlva il titolo regio incontrasse l'opposizione delle Camere, la nuova meteorn fotta brillare nel grigio ciclo nordico dal mago orientale cm nella più ortodossa 1r:idi-1ionc inglese. li corruscare della Corona appag,wa la vista del popolo vittoriano, come avcv,, appagato la vista della platea elisabettiana la processione di re coronati evocata dalle streihe nel ,\1acbeth per adulare Giacomo I. • Chi è costui che sorge simile a un rampollo d'un re, e reca sulla sua fronte puerile il cerchio e il culmine della sovranità?•. Brillano le otto corone nei versi di Shakespeare, e abbacinano Macbeth. • La tua eorona mi brucia le pupille. E la tua chioma, o 1u che sei anche cerchiato d'oro, è come la prima. Un:1 terza è come l'altr-a ... E tuttavia l'ottavo appare, che porta uno specchio, e mi mostra altri ancora... La processione delle corone inglesi dura da secoli. E sebbene l'orbe terrestre cadesse di sul catafalco di Giorgio V - sinistro portento! - la processione delle corone durerà probabilmen1e sempre, con o~m go\'emo. Senza quella folgorante meteora, il ciclo d'lnghiherra schiaccerebbe i suoi fii;::li col peso della sua fuliggine e il pianto c1cmo delle sue Plèiadi. La Corona col suo Koh-i-noor ... ma è quello, il sole dcgl'lnglcsi! MARIO PRAZ ( LETTURE ITALIANE) ROMANZI E~~~ro?c~,A~fi~':,I :1 ~~;t 7 ~ 1 =s~o(r~~~:~ è dedicato a Lucio d'Ambra:• A Lucio d'Ambra - Che mutilato nell'amort volgt alla memoria - Stgno lmmortalt - li canto dtlla poesia - t offt"rta q,ust'opera un1ana - Con anrmiraziont di disupolo - Con aff~tto di - Figlio. A ~~n~~~n~~I'c%~a~o~rcf:~~aa/:{:;, 1937). Il problema trattato in questo romanzo è grouo. Come soprawi\•erà l'ideale m tempi come ques11? l,..asignora Anau Supmo cerca invano, per aoo pagine, di darci una risposta. A ':~:~~~~~::~~!~li~i.~~~Wa~~11~9~)~ Battni d'ali, cicli sereni e perfino qualche santa benedizione sono i candidi motivi di questo romanzello stile 1910. A~;!~ ~~~?o~\1·~~,~~ :~~rt:!;;; romanzo di 367 pagmc ha tutte le caratteristiche di essere stato pubblicato a spese dcll'A. I personaggi hanno nomi !;Onan1i; sono artisti e idealisti. Par!Mo di Beethoven, di \\·agner, e della morte. E~-~l~~~~f,#~a~;i~~a!:~ 1 :·~~~;)~ • t l'anima purificata che andava verso la mèta luminosa dcll'uh1ma spcranz.a •. Cosi finisce il libro. A ~~a~c7i~ t~t;?,~~~-,t~~t~;!}~ 1jj c~ Pisa 1937). Racconti stan,patì in provincia con la prefazione di Lucio d'Ambra. L'illustre Accademico, fra l'altro, dichiara che il gio- ,·ane Fumarola è caduto nella ma trappola•· :\la c'è di più: Egli ci informa che: Dcl Romantaci~mo ottocentesco è protagonis1a la donna; e l'uomo è l'anta~onista. Xci Romanticismo no\'ccen1csco invece si ro,·esciano 1 tenn1n1 ... • F~~~;oE~~~n~~;:~: 11 :e:7i:t:illG,~~,. r~: ieri (Corbaccio, Milano 1937). 11dialogo qu:1 e là è efficace, sebbene sempre volto ad effeui lu_gubri e facilmente dramma1ici. La ,Q;entc lt>tica in qucs10 romanzo. Spesso la minesira è al cen1ro del racconto. La minestra che gorgoglia nella gola dei personaeJi[i è il pczz:o forte di certi romanzieri itali.ini. CAXClLI.1.O: Lt> t•ie ddla Ciad, (Pirtmti, ~:i.poli 1937). Sono novelle napoletane, all'apparenza piene di modernità, mentre non fanno altro che riprendere ,·ecchi motivi che rammentano tanti bonari scrittori di bozz:ett1. Cangiullo è più che un novelliere un descnttorc che sarebbe più efficace qualora non mirasse ad cfft:ui ora banalmente romantici, ora dubbia.mente umoristici. LegQ:iamo a pagina 16o: E la mia mentale analogia ,·edeva un bacio di Luna sulla fronte del· negro che donne d'estate resupino nella baia nati\'a ... • ( ,I V 7' OR I) ®~~□GJ~ Tli'ITI bron1olnno Gallian. tutti tronino da ridire. Gli prendono le misure con malagrazia, come piantoni del magazzino "estiario quando cquipagj!'iano le reclute. E lo mandano ,·ia con una giubbenina striminzita, con un berrettino che non gli sta in tes1a; cd allora se l'acl'uno con l'altro, e Slupiscono: • m. un po' com'è buffo•· Lo so anch'io che Marcello Gallian fa e farà sempre di tutto per esser 1rattato cosl da cane. Quel suo non po1er transitare che pestando i calli degli altri. Quella sua superbia da gran lebbroso. Quella sua aria (letterariamente p11rlando) di rnendic1m1c ricattatore. OSlentatamentc egli offende lullc le k~gi della buona convivenza. Caccia I piedi nel piAtto. La RCntc, i critici, fingon" fii sorridere dal \'islno tirato. Ma nel ~>• rt:.v verdognolo si ,,cdono spuntare i denti. Questo gm,gster della pocsin, ~p.ir;1. c.,nfusamcnte a mitraglia da unR ca,·erno~a trincea, do\·c da anni sta appollai:1to, F. non riescono a snidarlo. L"na trincea rinforzata, blindala, con ojZ:ni sorta di robe e suppellettili: pile di hbri, obesi cassettoni a gambe all'aria, latte da petrolio, tabernacoli, orinali, mappamondi. E da una parte, come uno sperone sormon1ato da grandi corna bovine, un lucido banco di bardiglio che sembra rubuo in qualche trippcr!a. Spara con ogni sorta d'armi. Sento il fragore squarciato e interminabile delle vecchie bombarde seicentesche. Sento il tromb<,nc dei briganti classici, cuicato a fagioli. $ento il '91, il )1auser, la Sipe, il Thtvenot: tutto l'arscnalc-ncordo dei reduci di guerra. Poi, a volte, tira soltanto a coriandoli, a stelle filanti, o accende qualche bengala. Fa fan1asia. Ma ecc.::,che, con uno stcmu10 come di bottiglie di gazosa, una dopo l'altra cominciano ad entrare m azione le pistole surrcalis1e. Quando un'esplosione più reboante e tambureggiata fa sussultare ed avvolge di fumo e pennacchi di fuoco tutta la trincea, aspct11amo qualche momento; finchl dal cielo ,·edremo calare, fra il polverone e una quantità di detriti, certi neri e crucciati fantasmi, che sono i libri di Gallian. E fanno dawcro pensare a quelle gazze ladre del 1915, ch'egli descri,·c attrippatc di bossoli di proiettili, di cartucce, di pezzi di gavetta, di chiodi da scarpe lucidiMimi.. Nel mezzo della piazza, piombate di peso, s'accovacciano e scoppiano•. Questa •·olta c•~ s1a10 un botto più grosso. Percht, nelle ultime sct1imanc, Gallian, Ji 1ibn, ne ha pubblicati almeno cinque, tra romanzi, sagjZ:ie racconti: In fondo al quarhtrt (Ed. Panorama, Mila.no; L. t5), Trt ge11tra::ioni (Ed. Panorama. Milano; L. 1 s). Dopogu,rra (Ed. U Fon1i, Cassino; L. 8), Quasi a mttd della t.:ita (Ed. Valle-echi, Firenze; L. 10), Racconti pn In gtntt (Ed. Le Fonti, Cassino; L. 8). E la gente raccoglie cotesta mercanzia. Ci vcggono su l'étichetta: romanzo. Sfogliano. Arricciano il naso: Ma questo non è un romanzo. Ma questo non è un racconto. Non~ questo. Non è quest'altro•· Difatti: è il diavolo che vi porti. Og~1 si vive in un'epoca anistica di mere intenzioni. Per amore d'una grande arte narrati\'a da nascere, per amore d'una grande pittura murale da nascere (nobilissime cose, non neghiamo), si cerca di prender sul scrio, di fare buo~_viso a languidi pastrocchi, dopo un qua.no d'ora 1ng:rinziti e d1mcntic•ti. :'\la, allora, viva la faccia di Gallian. I suoi" romanzi• saranno un po''roman;,;ì a brandelli, o brandelli di romanzo; per quanto, specialmente a proposito di In fondo al quartiere, ci sarc-bbe da dire. Ma quali brandelli 1 E, il Gallian, come si butta e si "pende, in ogni episodio, in ogni pagina; alla sua maniera, si capisce: ci~ a dire, con disordine e sperpero. :Ma sarebbe pur ridicolo deplorare gli sprechi di chi largamente possiede; e preferire le congegnate economie di chi nulla ha in corpo; non sensazioni, non facoltà associati\'c, non immagini, non vena di prosa; ma intenzioni, intenzioni, soltanto intenzioni, e noja, conta1,tiosa noja. E hanno poi tir.tto fuC>rianche questa, per il Gallian, come per altri: un suo tono è di 1roppo prediligere situazioni consentanee al suo tempcramen10 immagina1h·o; soggetti, motivi. in altre parole, troppo · alla Gal• lian . E sembra difficile esser più sciocchi. Come se Rembrandt non cercasse nelle luci, nella qualità dei modelli, in natura, insomma, quello che l'aiutava a fa~ prccisamen1c del Rembrandt. O come se Pussino anda<1se a dipinsterc proprio quei paesa~uti che potevano meno rassomigliare ai Pussino, Gallian ha tutte le migliori ragioni di raccontare la gita dt L1Sa e Gio\'anni al cimittro, in cerca d'una tomba che non c'è più; o la successiva, grande caz:z:ottatura con l'ostessa nella trattoria suburbana (In fondo al quartiert); o il parto di Elisa m ferrovia (Dopoguerra); o le sos1e delle povere donne pingui e sfiancate dinAnzi alle \'Ctrinc di regS(1petti e pancere elastiche. Ha le mi~liori ra'Cioni di cerca.re, "in natura•, tutto il C.illian che vuole; e questo soltanto. Quanto ai suoi difetti, anche not nl· -.;iamo pienamente consapc\·oli, e questa norn no,, ha fat10 che parla.me. i:: probabile, è çcrto anzi, che, s'eji[h non li vinca., la sua opera resterà a testimonio d'una delle più penose tragedie della nostra giovane letteratura. Sappi11mo a.Imeno, fino da ora, cl.e, in ogni ca"io, sarà una tragedia ricca di pittoresco, di mo- ,·imento, e con superbi risentii; fra tante altre tragedie grige, insignificanti, e che non valkono un bi~lieuo di log(:ionc, li rARLO

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