Omnibus - anno I - n. 12 - 19 giugno 1937

ILIAIIIIIIAIIIND L \ SIG:-IOIUNA Gamma dis- :;c che dovevo farmi tagliare i capelli; mia madre dìs,;;;e che dovevo farmi tagliare i capelli e mio fratello Krikor dis'.ìcaltrrttanto. Tutti desideravano che mi facc:i.sitagliare i capelli. La mia tc- ,t~1 era troppo gro~ per la gente. e Troppi capelli neri », mi dicevano tutti. L!'l. gente mi chiedeva: « Quando ti farai tagliare i capelli?». Vi era nella noc.tra città un commerciante di nome Huntington il quale era solito comperare da mc, o(tni giorno, un Euening Herald. Costui Pesava centoventi chili, possedeva due Ca~llac, seicento acri di terreno coltivato a vite, un milione di dollari depositati alla Valley Bank e, oltre a tutto ciò, una piccola testa, cah·a, po- ,ta proprio al culmine della sua persona, là, dove tutti potevano ben vederla. Aveva il vezzo di condurre la gente a vedere la mia testa e gridava : e Que- ,;ta è una te!lta di capelli! >. La signorina Gamma poi si csprimi·va ancor più a~pramcnte parlando delle dimensioni del mio capo. « Non faccio nomi>, disse un giorno, e ma se un certo ragazzo di quest.i. cla,.,e non si decide ad andare dal parrucchiere e farsi tagliare i capelli, finirà in un riformatorio>. ~on aveva fatto nomi. Si era limitata a guardarmi. e E che idea è questa?.- mi chiese mio fratello Krikor. e Ricordati di Sansone >, gli risposi. e Ricorda cosa ne è stato di lui il giorno in cui gli hanno tagliato i capelli ». ~ ~(a non è I~ stessa cosa >, mi .fisse m10 fratello Knkor. « Tu non sei 'san- ,;one >. e Oh, no? > dissi io. e E come fai a saperlo? Cosa ti fa credere che io non lo sia?». Ero contento che la gente si indigna'ise contro di me; ma, un giorno, un passero tentò di farsi il nido nei miei capelli e così mi decisi ad andare dal parrucchiere. Mi ero addormentato tra l'erba, sotto un albero di noce nel nostro cortile, quando un passero volò giù dall'albero e cominciò a farsi ,;trada tra i miei capelli. Era una giornata tiepida d'inverno ed il mondo intero dormiva. Dovunque, nel mondo, era silenzio. Nessuna automobile strombazzava in giro, e la sola cosa che si udiva era il tiepido e terso, gioioso e malinconico ;.hsop1mcnto della realtà. li mondo; oh Dio! Era bello essere vivi in un qualsiasi luogo! Era magnifico av('rC una casetta nel mondo; un piccolo portico di fronte a quella casa per i. lunghi pomeriggi estivi e le sere. Stanze con tavoli e sedie e letti. Un piano. Una stufa. Oi,;,cgni ritagliati dal Saturday Evening Post alle pareti. Era strano, miracolo~, trovarsi CO'ìÌ, nel mondo. Vivi, çapaci di muoversi attraverso il tempo e lo spazio; il m:utmo, il meriggio, la notte; respirare, mangiare, ridere e parlare e dormire e crescere. Vedere e udire e toccarr. Camminare attraverso gli spazi del mondo sotto il sole. Ess<'rc in un luogo. Il mondo! Ero contento che ci fos.<,eil mondo perché CO'iÌpotevo C'iscrci anch'io. Ero così contento di tutto, che ero triste. Ero così contento e così tri'itc di tutto, che desideravo sognare: i luoghi che non avC'vo mai vi<:,to.Le ma~icht città del mondo: New York, Londr.:1, Parii:;-i. Bc-rlino, Vienna, Co,t.·mtinopoli, Roma, Cairo. L<' strade, I<' ca~c, I,\ g<•tH<• viva. l trC'ni di notte r di nottrle navi sul mare. Il mare cupo e malinconico. Ed i momenti ~loriosi di tutti gli anni pa~,;ati, le città sepolte sotto il tempo. Ah, Signore! Un giorno, nel 1919, ho fatto un sogno; ho sognato che ciò che è vivo vives,;e indcfinìtamcnte, ho sogn:Ho che non vi fosse più il dissolvimento, la decadenza e la morte, ho sognato che il sole fosse eterno nel ciclo cd il calore eterno nel mondo. Ed allora un passero è disceso da un albero sul mio capo cd ha tent:uo di farsi un nido nei miei capelli; e mi sono svegliato. Ho aperto gli occhi e non mi sono mosso. Non mi ero accorto che un uccello fosse tra i miei capelli fino a quando il pas,;ero non ha cominciato a cantare. Mai prima di allora in vita mia avevo udito co,;ì distintamente il ~rido di un uccelloj e ciò che udii allora mi sembrò molto inusitato e nuovo, e insieme naturale cd antico. L'uccello cantava semplicemente, ma a mc sembrava di udire : e piangi, piangi, piangi, oh, piangi. Non vi è altro da fare che piangere!>. Eppure l'uccello modulava questo malinconico messaggio in modo estremamente gaio. Fino ad allora non vi era stato un suono nel mondo ed ecco, improvvisamente, mi giungevano la musica e l'ammonimento del passero. Per un attimo, mentre ancora ero quasi addormentato, la cosa mi parve del tutto naturale: quell'uccello tra i miei capelli, che mi parlava, cd il violento contrasto tra il significato cd il modo del messaggio. Poi mi fu evidente che ciò non era. ammissibile; non era ben fatto che un uccello se ne andasse, così, a porsi nei capelli di qualcuno. Allora mi alzai di scatto e mi affrettai vcn,o la città, cd il passero, spaventato, volò tanto lontano quanto poté in un sol colpo d'ala. La gente aveva ragione. La signorina Gamma aveva r~gione. Mio fratello aveva ragione. Bisognava andar dal parrucchiere, almeno i passeri non avrebbero tentato di farsi il nido nei miei capelli. In via Mariposa vi era un parrucchiere armeno il quale si chiamava Aram cd avrebbe dovuto fa.re il contadino, o forse il fabbro, o il filosofo. Non sapevo. Sapevo soltanto che aveva una botteghina in \'ia Mariposa e pa,;sava la massima parte del tempo leggendo l' Asbare~ e gli altri giornali anneni, o arrotolando tra le dita dcli<' sigarette e fum:rndolc, o guardando la gente passare. Non l'avevo mai visto t~1gliare i capelli a qualcuno o fargli la barba, sebbene !iuppongo che una o due pcr¼>nc fossero andate nella sua botte ga, per errore, in perfetta buona fede. Andai in via ~lariposa, ne-Ila bottega di Aram e lo ~vegliai. Stava seduto ad un tavolino, con un libro amlC'no aperto davanti, e dormiva. Gli dissi in anncno: e .Mi volete tagli:uc i c~lpelli? Ho venticinque ceuts >. «Ah>. disse lui; sono lieto di vedervi. E come vi chiamate? Sedete. Prima farò una tazza di caffè. Oh ... A\'ete proprio una bella testa di capelli!» e Tutti vogliono che mc li faccia tagliare >, dissi io. « Ecco che cosa succede al mondo », aggiunse l1armcno. « Tutti vi dicono o;cmprc quello che dovete fare. Cosa c'è di male ad aver troppi capelli? E perché la gente fa così? " Guadagna del denaro,,, dicono. "Còmpra.ti una fattoria. E questo, e quello". Ah! Tutti non vogliono che un uomo viva tranquillé1m('nll'1 >. e E sapete farlo? » dis!ii io. e Sapete tagliarli tutti in modo che nessuno ne parli più per un po' di tempo?>. e li caffè», di,se il barbiere. « Prima beviamo un po' di caffè ,. 111 un angolo della bottega vi era una cucinetta a gas, un lavandino, uno scaffale con delle tazze, dei piattini, dei cucchiai, un apri-scatole cd altre cose. Mi diede un tazza di caffè; mi domandai come avevo fatto a non andar prima a fargli visita, a lui che era forse l'uomo più interessante di tutta l<-1 città. Si vedeva subito che era un uomo di classe dal modo in cui si era svegliato quando io ero entrato nella bottega, dal modo in cui parl:wa, camminava e gestiva. Era sulla cinquantina e io avevo undici anni. Non era né più alto, né più grosso di me, ma il suo volto era qudlo di un u0mo saggio, che nondimeno ama e non è scortese. Quando apriva gli occhi il suo sguardo sembrava dire: « 11 mondo? So tutto del mondo. Male e miseria, odio e paura, disonestà e disgusto. Eppure, io amo tutto ciò». Portai la tazza alle labbra e bevvi il liquido cal<lo e nero. Era buono, migliore di ogni cosa c~c avessi gustato mai. e Sedete ,, disse in -armeno. e Sede• te, sedete; non abbiamo nulla da fare cd i vostri capelli non cresceranno in un'ora ». ... Sedetti e risi in armeno ed egli cominciò a parlare del mondo. Mi narrò di suo zio Misak che era nato a Moush. Bevemmo il caffè; poi io andai a sedermi sulla seggiola accanto allo specchio cd egli cominciò a tagliarmi i capelli. Mi fece il peggior tag-lio che mai avessi avuto, molto peggiore di quello che mi facevano in collegio per niente, ma mi na.rrò del suo povero zio Misa.k e sono certo che nessun parrucchiere avrebbe mai potuto imbastire una storia simile a quella. Tutti i parrucchieri messi insieme non ci sarebbero riusciti. Uscii dalla sua bottega con un taglio molto brutto, ma non mi curavo di questo. In ogni modo quello non era un parrucchiere. Si limitava a far finta di esserlo perché 5ua moglie non lo infastidii!ic troppo. Faceva così, tanto per accontentare la gente. Ma la sola cosa che desiderava era leggere e parlare a chi lo comprcnd<"va. Aveva cinque figli; tre ragazzi e due femmine, mn valevano tutti quanto !iua moglie e lui non parlava con loro. La sola co'ia che gli avrebbero dom.1ndato sarebbe ,tato quanto riU'iciva a guadagnare. e li mio povero zio J\iiisak ,, mi disse egli, e era nato tanto tempo fa a •~fomh cd era ·veramente uno ~capt•- strato sebbene, no davvero, non fo,,;c ladro. Ma era collerico, sopratutto odiava la !Z;Cntche 'ii riteneva molto forte. Poiché c~li era davvero forte e potcv~t battere due o tre pcNlnc ali.i \'Olta. Due uomini giovani, se era nccrs'-ario, cd i loro padri e le madri; anche le nonn<' e i nonni. e Tanto che ognuno diceva a mio zio Misak: " ;\Iisak, tu sei forte; perché non fai il lottatore e non guadagni del danaro?". « E così, mio zio si mise a fare il lottatore. Prima che avC'-'iCventi anni, ruppe le O~'ia a diciotto uomini forti e ve• g-C'ti. E con il danaro chr guada!{nÒ, brvw, m.inl!ic\ <' frn• dei rt·gali ;:1ir,1- ~.1zzi. e Non sapeva cosa farne del danaro. « Ah! Certo ... Questo è accaduto tempo fa! Ora il mondo è cambiato e tutL tengono al denaro. e E la gente si affannava a dirgli che un giorno o l'altro si sarebbe pentito e, naturalmente, la gente aveva ragione. Egli disse che doveva m,rtter da parte del danaro perché il momento sarebbe venuto in cui non sarebbe stato più forte e non avrebbe potuto lottare. e E quel momento venne, purtroppo. Il mio povero zio .Misak si trovò a quarant'anni strcm:ito di forze, in condizione di non poter più fare il lottatore e senza un soldo. La gente allora gli rideva in faccia; ed egli se ne andò per iJ mondo. Andò a Costantinopoli e poi a Vienna». e Vienn,\?, chiesi io. e Vostro zio Misak è stato a Vienna?,. e Naturalmente», rispose il barbiere. e Il mio povero zio è stato in molte città. A Vienna non ha trovato lavoro ed è quasi morto di fame. Ma con questo credete voi che egli abbia rubato un sol pezzo di pane? No, nulla; non ha rubato assolutamente nulla. Dopo Vienna è andato a Berlino. Quella è una città! Ed anche là mio zio è quasi morto di fame>. Mi st,wa tagliando i capelli sulle tempie; a destra e a sinistra. Ed io li vedevo a terra, i miei capelli neri e sentivo il mio cranio raffreddarsi m:rn mano. E divenire sempre più piccolo. e Berlino! Città spietata! » continuò il parrucchiere; e e strade e strade, case e c~, porte e porte ... E con tutto ciò, non un solo rifugio per il mio povero zio Misak >. e Signore!» pregavo intanto io in cuor mio: e proteggilo! Padre del Cielo, proteggilo! ». e In Cina.-, continuò il parrucchiere, e mio zio Misak trovò un arabo che faceva il pagliaccio in un circo francese. Il paglìaccio e mio zio .Misak cominciarono a parlare in turco. li pagliaccio di~,;e: " Fratello, sei tu amante degli uomini e degli animali?". E mio zio ~isak di"-;e: " Fratello, amo ogni co,;a al mondo. Gli uomini, gli animali, i pesci, le onde, le rocce, il fuoco e l'acqua cd ogni cosa visibile ed invisibile". Ed il pagliaccio arabo disse: " Fratello, potresti amare financo una tigr~, una feroce tigre della giung'la? ". E mio 1io .Misak disse:" Fratello, il mio amore per le più feroci tigri della giungla è ~confinato". Ah! Mio zio c:-radavvero un uomo infelice». e Oh, Signore! >, pensai io. e Il pagliaccio arabo, che era pure un brav'uomo, fu molto felice di udire come mio zio amava gli animali feroci della giungla. " Fratello", egli disse allora a mio zioj "potrc!>ti amare tanto una tigre d:1 porre il tuo capo tra le sue fauci aperte? " ». e Prot_cggilo, Signore! • pensai io in cuor mio. e Ed allora mio zio M isak disse : " Po~ trei farlo, fratC'llo ". Ed il pa~liaccio arabo di,;se: "Vorresti far parte del circo? Ieri la tie:re ha, per isbaglio, 'ieirate )(' fauci intorno ,il collo del povero Simon Périgord cd ora, tr:t la gente del circo, non vi è più alcuno che abbia tanto amore per l'incommensurabile. infinita opera di Oio ". Il mio povero zio ~foi.ak era ,tanco dd mondo cd allora di,;se: " Fratello, io verrò nel tuo circo e porrò il capo nelle fauci spalancate di qu('sta tigre benedetta da Dio almeno venti volte al giorno! ". Ed il pagliaccio arabo ribatté: " Fratello, questo non è ncccs,;ario; due volte al giorno ,;arà più che sufficiente! 11 • E così il mio povero zio Misak andò in Cina dove era il circo e ,;j istruì nell'arte di mettere il capo tra le fauci ,;palancate di una tigre. li circo andò dalla Cina al1' Indi~t, d:dl'lndia all'Afgani!itan, dall'Afganistan in Persia ed appunto là, in Persia, accadde la cosa tremenda. La tigre C" mio zio erano onnai divenuti ottimi amici, ma a Teheran, in quella vecchia città cadente, la tigre tornò d'improvvbo allo stato selvaggio. Era una giornata terribilmente calda ed ognuno si sentiva a disagio cd oppresso. L:i tigre era irrequieta cd in tutto il giorno non aveva fatto che aggirarsi nella gabbia. Mio zio Misak mi.,c il capo nelle fauci :-.palancate della tigre, a T('hcr;m, in quella città ~porca e cadente. e stava per ritirarlo, quando la ti_grc, s;.Hum di tutto il di:-.gmto delle co~ del mondo, serrò le fauci ... ,. Mi alzai dalla sedia e vidi ndlo ,pccchio una persona e..,tranca; mc stcs!.O. Ero !"ipavcntato e tutti i miei caol'ili se ne crano andati. OiC'dial barbiere Aram \'C:-nticinquc ants e me ne· andai a ca<sn. Tutti mi ri,cro in faccia e mio fratello Krikor di,.,e che in vita sua non <.wc-va mai \·isto un taglio di caprlli più sbag:liato di quc:-llo. Ed infatti 1 aveva proprio ra~ione. Per ~c-ttimane e ,c:-ttimanc non potei pcn~arc a.d altro che al povero :c:io Misak decapitato dalla tigre del circo. E mi mi!i.iad attendere, ansio'io, il momento nel quale :'.\\'rei avuto bisogno di \IO taglio di capelli; co~ì avrei potuto andare n('lla bottega di Aram cd ascoltare ancora la storia di quell'uomo sperduto e ,olitario e 'i-Cmprcin pericolo; la tri- :-.tc,toria del povero zio .\Ii ..ak. La tri,;,te stori;l di ogni uomo vivente. Wll,I.IAM SJ\RO\"AN i• ORGANI Z.ZAZIO NE CJLOCIEJLE : PIERBUSSETI 1 &I Capo lord ,. tn Xon•&:o'n 'a nt~naatlantico "Stuttgart da1 18 LuQ,110 al 10 Aaosto . VIAGGEI CROCIERSE.A. ANlfO'NClA I SEGUENTI VIAGGI DI ORAK LUSSO: . . della Germania lu 11cotla e lor_t•O• e ;;;::ico "Cotumbu•" con il trt-n&a dal 14 Luauo a1 10 Aaosto . o Procrammi ed Hinuui Jludiati all1 pufc:zione e cunt, jn o,n.i minimo deUlfliO e Alberghi di lutto. vetture lc,ttOne, perconi nouunu, vettun nac.on.nte, tn,111mento a!Mrgtùero c,aprnumen1e ad1n110 &1.l1 11,norile e1,1renn, oon servi&4o d, ,ra01 1111mlta • Crode~ ron tnnarnenlo , bordo di prima clute, ucunioni, diru,one 1ec-nie1dei villjai affid1t1 a ptr• eor,ale 1p«ialiu1to, Quote compren1we d, otni ,ervi,io d1 Milano I MilànO • Riduedete 111bito i proen.mmi de11111h11i. POSTI LIMITATI! . della Maddalena, 11n allo Spltiber&, baia r della banchisa CO?, ~:'~/;::.:~;: nt ico "St u t tgt rt dal l al 30 AaostO VIAGGI: l'Esposizione a p a r l & l P !f 2 Lu allo dal 25 GiuQ,nO . d I Reno alla Prussia e \D Qerm:a~le'At;i al Mue del Nord dal 18 al 18 Luallo Oland• Germani• in Fra_ncl&, 1,1,10,iz.: Parigi' e ooueldorf il viaggio del:e ~!'~tosto _ p E R t S C R 1 ZIO X I:\ I <d•i•~l'_'_l~•...:• :....::.::..~=-------- Sede Centrale: ROMA, PIAZZA Sàll CLAUDIO186, TELEFOlfO62.240 FWale di: MILAIIO, CORSO vm. EIII.I p.p. (PORTICI PIAZZADUOMO), TEL.16.021 r---------7 Abbonamento speciale da oggi al L 23 31 Dicembre ■ e fragtante come il fiore, È richiamo di pulito e di sano,: poesia di profumo per la biancheria, igiene deliziosa per la toeletta e il bagno • Si wende in tuH• le profumerie. Fate attenzione al nome • alla marca. A. 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I,. :tO Abbou.m.. au, 115 dlJp. dell'opera compi. 1.. 5D RIZZOLI & C.EDITO-RI MILANO Il primo romanzll di t1n celebre commediografo: Il LASIGNORA DIMALACCA 1 11 di FrancisdeCroisset I t; la fa\·olo~a ,;wria di un:t fi:Ì0\"3111.; 1 1 donna che- da <;('mphce- mac·strina di• nnta 'iult,1.pa di uno di qm·i p:u·,i Il •la li 1,::genda eh<' r,;1<;,tono ancora. sol tanto nt'I lontano Orirnte. \ttravt>r- "'<) una narra1:1on<' srmprt intrret;<;a.nu• ('<I avvinct"ntt", l'autort". C('it'hrc· !'ICnttort" di teatro, conferma con qw·- sto roman1.o lt' sue C'ccezionali do!1 d':\cuto t arguto osserva.tor<" RI!ZOLI & C.EDITO-RMI ILANO

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