al di fuori delle competizioni politiche. Non parteggia, Egli sa che, presto o tardi, alla dittatura staliniana succederà una dittatura militare e che, in ogni caso, Stalin non potrà prescindere dall'elemento militare. Almeno in apparenza egli non si occupa che dell'esercito. Lo riorganizza, lo istruisce, ne perfeziona i quadri, lo provvede degli strumenti della tecnica moderna. Le difficoltà sono immense, nonostante il piano quinquennale in azione, ma la sua volontà è dcci!;a1 pronta a tutto, instancabile. La sua opera viene apprezzata e finalmente riconosciuta. Il bastone di maresciallo soddisfa le sue ambizioni. Gli bastava? Chi può dirlo? Poche settimane fa, quando si scatenò la spietata offc-miva di Stalin contro le spie e i sabotatori del regime comunista e-al servizio rlcllo straniero>, fu fatto anche il nome di Tucacevski. Possibile? L'accu'-.t era partita da Radek, il quale ad onor del vero escluse in modo assoluto qualsiasi intelligenza da parte di Tucacevski col nemico. Colpevole, traditore, era il suo aiutante di campo, il generale Samarnik. Al ma(,Simo, Tucaccvski poteva essere accusato di negligenza, di leg~rezza. Entro questi limiti il maresciallo fu punito con una misura di carattere amministrativo. Fu mandato, col suo grado, in un posto subalterno, in un estremo angolo della Russia. Stalin l'aveva allontanato per meglio indagare. Improvvisamente si seppe che il condottiero più illustre dell'esercito rosso era .iccusato di alto tradimento insieme con sette generali, e che sarebbero stati tutti quanti giudicati dalla Corte Suprema, composta per la occasione di' generali e di marescialli. La senten.za è stata di condanna per tutti e la fucilazione immediata. Null~ si è saputo di questo processo, svoltos11 data la natura dell'istruttoria a porte chiuse. Si sa soltanto che alcun; mogli degli accusati hanno deposto contro i mariti. Il comunicato ufficiale diramato dall'« t\genzia Tass > dice che gli accusati si wno riconosciuti colpevoli senza cercare nemmeno delle attenuanti. ~a è poi vero? Comunque sia, questo processo, che ha portato alla fuàiazione dei comandanti più illustri cir!l'cscrcito ro<:.so- solo il maresciallo Bwlienny pote\'a rivaleggiare con costoro, - ripropone i vecchi interroga- (i,•; rc~i più assillanti dalla qualità delle persone. Sono i creatori dell'esercito ro~, sono coloro che hanno sconfitto gli eserciti bianchi, sono coloro che hanno reso pos5ibile l'imtaurazione del regime comunista, le ultime vittime. I COSACCHI DELLO ZAR Non si fa più questione di tendenze e di correnti politiche, di modi di governo, di forme sociali ri~uardanti la proprietà o i diritti del lavoro. t ìl tradimento vero e proprio, la collusione col nemico, che viene invocata dal governo di Mo..c.t per giustificare le nuove esecuzioni. Se le accuse sono infondate nessun dubbio che ci troviamo davanti a un fenomeno inaudito, mostruoso, di follia sanguinaria da parte di Stalin, fhc riassumerebbe in sé tutta la crud<'ltà fanatica e capricciosa degli antichi ,;;atrapi asiatici. Se, viceversa, le accuse sono vere, come si spiega un simile traviamento da parte di soldati come il Feldmann, che sotto lo zar passò venti anni in Siberia, come l'Eidemann e il Kork, che erano universalmente ritenuti figure immacolate? Il danaro? E: ridicolo solo il pensarlo. L'ambizione? Ma quale? E rivolta a <1uali fini? Se nell'animo di costoro ha potuto in.sinuarsi e mettere radici l'idea del tradimento, si deve immaginare che la '-ituazione in Russia sia tale da annullare nell'animo dei più alti servitori dello Stato qualsiasi resistenza, qualsiasi ripugnanza al peggiore dei tradimenti. E, d'altra parte, vien fatto di domandarsi : come può Stalin mandare impunemente. al patibolo le più alte gerarchie e restare inamovibile al suo posto di comando? l corpi di questi otto sciagurati che accorsero a difendere la patria al supremo appello del vecchio generale za. rista Brussilov sono ancora caldi e già si parla di un processo contro Voroscilov, il capo dei capi, e si annuncia un clamoroso processo contro i maggiori esponenti della politica estera sovietica. Chi si salva più? Alla vigilia di questo processo che ha mandato al patibolo sette generali e un maresciallo ricomparvero per la prima volta, in una rivista militare, nelle loro antiche uniformi vistose, i cosacchi. Il comandante del sesto corpo della cavalleria cosacca «Stalin>, il generale di divisione Goriaccv, era fra i giudici. .t un particolare importante. Forse non si è lontani dal vero quando si pensa che Stalin preferisca, ormai 1 i cosacchi, i vecchi cosacchi dello zar, agli ufficiali usciti dalla Scuola di guerra. Questi sono di origine contadina, non portano il frustino, non fanno venire da Londra gli stivalonj, non si circondano di cani levrieri come amava, con troppa ostentazione, fare il maresciallo Tucacevski. Non leggono i giornali perché, non di rado, non capiscono nemmeno il russo. Sono una buona guardia del corpo. Nella solitudine del Kremlino, il dittatore deve pcmare che, dopo tutto, lo zarismo aveva del buono. All'indomani deU'eccidio, Stalin ha dichiarato : « Noi non manchiamo affatto di uomini di valore. Ne abbiamo delle migliaia. Basta scoprirli e mandarli avanti>. .t una teoria che porta lontano. Coi suoi cento e settanta milioni di uomini, la Russia ofTre un largo margine. Si può continuare. GIULIO VENTURI 19 GIUGNO 1v1~xv O ■ NIBUS PAG)NA t "la Ru.uia t nato coUi'111to n qudriomdnt.o 11 (dal gioraall) 8TALlll'1 11E &duao faooio 0.11,ri~rintol" LITUROU DEL FRONTEPOPOLARE1D II mea C1Llpa II di Dal.&dlu AB.TEDEL FRONTEPOPOLARE- J'eaa Anq11.1th1 1 -.ioeprtaidta14dol partho 1oelalllt1. f;uoeN, dipinge a.rit, 11.1turamerla Una mlnlone dltticlle I L 7 DICEMBRE 1898 P1ul Cambon giungeva • Londra e 1i recava subito in quel palazzo dcll'Ambasci1u di Franci1, dove doveva tnscorrere ventidue anni dcli• sua vita. Nessuno, in quel momento, avrebbe potuto prevedere che la sua missione sarebbe durata cosi a lungo e avrebbe avuto tanta importanza per la storia dell'Europa. Raramente la missione di un Ambasciatore ebbe inizio in condizioni co1l difficili. La crì1i di Fascioda era in via di hquida7.ionc. Alla Fnncia non rimaneva che ritirar.i. Mai la sua ~plomazia aveva 1ubìto una coai grave umiliazione. Profonda diffidenu dell'Inghilterra verso la Francia, profondo risentimento della Francia contro l'Inghilterra: era questo lo stato d'animo dei due paesi. Mai, in tempo di pace, i rapporti fra i due Governi erano atati cosi tesi. Un mese dopo, 1'11 gennaio 1899, Paul C.mbon annunziava ufficialmente al Marchese di Salisburv l'evacuazione di Fascioda e subito gli ricorda,•a che egli atcslO, Salisbury, aveva p11rla10 al preccdent1.: Amhasciatore dt Francia, de Courccl, della pos,1luli1à d1 studiare, una voha che Fascioda fosse stata liquidata, la ripartizione delle zone da attribuire a ciascuno dei due paesi nel Bahr-elGazal. Il Miniatro inglese riconosceva di aver detto ciò, ma rimaneva sulla difensiva, perché temeva che la Francia avrebbe rinnovato la pretesa di piantare la sua bandiera sulle rive del Nilo. Fu allora che, per la prima volta, Paul Cambon si valse di un metodo di cui doveva, poi, servirsi largamente - e ai può anzi <lire costantemente - nelle trattative con gli uomini di ttato britannici. Rjproduciamo, dal volume recentemente edito dalla Libreria Plon (Pauf C.tlmbonAmbassadtur de Frana, 18,43-192-4, par un di'plomate), il riassunto di quella converuzionc. D metodo di Cambon A UN TRATTO Paul Cambon propose a Salisbury sotto la forma di un suggerimento improvvisalo e come una sua idea personale un tracciato generale di delimitazione delle zone francese e inglese, che tagliava obliquamente il Bahr-el-Gazal, seguendo la lmca dello spartiacque fra i bacini del Nilo e dell'L:banghi. L'uno dei due bacini sarebbe stato assegnato a una na,aone e l'altro all'altra; e la Francia avrebbe goduto di uno sbocco commerciale nella valle del Nilo. Come ai cominciò a parlare di stabilimento commerciale e non pili di sovranità, il Primo Ministro inglese abbandonò la rigidità che fino allora aveva sempre dimostrata, e dichiarò di essere disposto a impegnarsi per questa via. Paul Cambon profittò all'istante di quella buona dispoaizione per porre il problema generale dei rapporti franco-inglesi. Disse di essere stupito dell'acrimonia contro la Francia, che coal nella stampa come nei discorsi degli uomini politici inglc,i continuava a manifestarsi, e di cui egli non vedeva le ragioni: t Se avete qualche cosa sul C"uorc, vi prego di dirmelo. lo sarò a vostra disposizione per esaminare con voi tutti gli affari nostri, nel più sincero spirito di conciliuione • Questo fu il punto di partenza della lunga serie di convcruz1oni, d1 negoziau, che per anni dovevano intervenire fra l'ambasciatore di Francia e il Governo britannico, e che, attraverso difficoltà innumerevoli, attraYerso soste ed ar~sti, ma senza indietreggia.menti, doveva metter capo agli accordi del 1904 e all'Entmte cordiale. Ma 11 colloquio, che abbiamo dianzi riferito, i interessante anche da un altro punto dì vista. Noi abbiamo detto che Paul Cambon presentò la proposta della spartizione del Bahr-cl-Gual come una idea sua personale e, in certo modo, improvvisata nel corso della conversazione, sotto la riscn·a - beninteso - della approvazione del Ministro francese degli Esteri. In realtà Cambon, che era stato pochi giorni innanzi a Parigi, era già d'accordo con Dclcassé. Fu questo il metodo al quale abbiamo accennato: metodo che, poi, egli segui costantemente prima con Lord Salisbury, e poi col Marchese di Lansdowne. I suoi interlocutori cn~ravano volontariamente nel giuoco, il che conferiva al negoziato una perfetta elasticità. in contatto stretto con Delca.ssé, non 10!0 per meno della corrispondenza ufficiale, ma anche di lettere pri,•atc e di visite quasi settimanali a Parigi, Cambon presentava le sue proposte al Foreign Office come idee sue personali, che non impegnavano menomamentc 11suo Governo. Se queste sue propo8tc erano accettate, egli si assumeva di farle conoscere al suo Ministro, che, nella maggior parte dei casi, era già d'accordo con lui. Se, in'1ece, erano accolte male, egli le modificava o sembrava rinunziare a una semplice idea personale; il che era senza conseguente. Dall'altra parte si procedeva "ell'iste110 modo, Durante la lunga negozi•done degli accordi del 1904, la maggior parte dcllt. proposte di Lord Lansd.owne forono formulate a titolo personale o in lei• tere di carattere privato. Quando la proposta sembrava conveniente, Cambon rispondeva: • lo conosco abbastanza il pensiero del signor Dclcassé per assicurare che egli accct1eri •; e il punto era acquisito. Nel caso contrario, egli si trincerava dietro la necessità dell'approvazione del suo Ministro oppure su1u1:enva qualche emendamento per potere ottenerlo. Gli affari non diventavano impegnativi che dopo questi preliminari di carattere intimo, in cui Paul Cambon esercitava un'azione per cosi dire clastica e nel corso della quale, poiché i due governi non erano a contano diretto, non c'era mai ritinta, nt obbligo di concludere. Un'arte clllfic!le F U QUESTO, dunque, il metodo di Paul Cambon. Ma quale lontana lettura rievoca questa pagina di storia diplomatica, Ecco farsi avanti il vecchio La Oruy~rc, conoscitore profondo degli uomini e delle loro virtù e dei loro viti. Fu lui, fu lui c'1e descrisse, con msupcrabile precisione, il meto- ~:g1!on:~i~:~t:h:u:~~~oC:Ì::'~e;o~i ~~~ tardi. La Bru}'tre parlò della diplomazia con perfetta conos«:nza di causa e dipinse con grande vivezza di colori le fatiche che continuamente affronta un diplomatico, le astuzie alle quali deve ricorrere, le insidie che deve sventare, gli ostacoli che deve superare. Per lui, il ministro o il plenipotenziario i un carnaleontc, un Proteo. Egli deve simulare i! carattere me_glio rispondente agli scopi che 11 propone e a, bisogni in cui si trova. Alcune volte deve essere fermo e inflessibile. Altre facile. Alcune volte profondo e dissimulatore. Altre franco ed aperto. Alcune p:ran parlatore. Altr~ f,cJdo e taciturno. Deve saper parlare in termini chiari e formali. Deve saper parlare anche meglio in modo ambiguo e copcrto. Domanda poco, quando non vuole dare molto; domanda molto per avere poco e per averlo con maggior sicurezza. • Prende: direttamente o indirettamente l'intercue di un alleato, se vi trova il suo vantaggio ... Non parla c.he di pace, di alleanze, d1 tranquillità pubblica, d1 int~rcsse pubblico; e in realtà non pensa che ai suoi intercaai, ci~ a quelli del suo signore o della sua repubblica•· (Di un diplomatieo dei ttmpi nostri •i direbbe: Non parla che di a1curezza colleuiva, e non pensa che alla sicurezza del suo paese. Come si vede, neanche la fraseologia i molto cambiata). • A volte riunisce coloro che cran fra loro nemici e a volte divide altri, che erano uniti. Jntimiducc i forti e i potenti, incoraggia 1 deboli. Crea l_egami di interesse fra più deboli e li mette 1ns1eme contro un forte, per rendere pari la bilancia; poi 1i congiunge ai pnmi, e vende a caro prezzo la sua protezione e la sua alleanza•· (E qucfti aiatemi non sono andati perduti). Ma veniamo al metodo di negoziare d1 Paul Cambon. Scriveva La Bruyhe: • Tutto qu,l che ha da fare (il diplomatico) è r~olato dalla Cort,, tutti i suoi passi sono misurali, 1, ,,11nim, ap,rtur,, che fa, gli sono state prtscritu; e, cil ,wnost,mU, egli ngùa nti punti difficili t r,egl, art1colt co11uttati come st si risolt.-ene sul momnito e come per uno spi11to d'au()modammto; ,gli spinge la sua audacia fino a promettere che farà g,adlrt la proposta e cht non sarà scortfnsato •. E Paul Cambon: t lo conosco abbastanza 11 pensiero del signor Oclcaué per potere assicurare che egli accetterà•· La coincidenza t perfetta. La tela di Cambon NOI NON POSSIAMO, qu_i, ricottruìre neppure pC"r sommi capi l'opera di Paul Cambon. • Quando si getta uno sguardo d'insieme alla sua missione a Londra•, acnve il ,uo odierno biografo, • ai ! colpiti dalla fermezza dcll11 sua condotta. Se acconsentiva a modificazioni di particolari, si trattava sempre di transazioni, che implicavano compensi. Ma aui punti fondamentali della sua poli1ica, egli rimaneva fermo aulle sue posizioni, a.spettando con calma che la fon.a delle cose producesse l'c\·oluz1one, che egli prevedeva•· Pau1 Cambon attese per lunghi anni; e ogni giorno apportò una pietra al grande edificio della mtesa anglo-francese. Dovette superare difficoltà 1nunense. A qualche anno di distanza da Fascioda, la guerra del Transvaal determinò una nuov-a crisi dei rapporti fra le due nazioni. La stampa, la caricatura, il teatro, il caffè-concerto fecero tutto quel che potevano per inYclcnirli. Ma Cambon non disperò. Con paz1enu instancabile, egli ritl"sseva la tela sottile d1 un'amicizia, nella quale l'imprudenza di un giornale o la volgarità di un caricaturista, oome \Villette, facevano, ogni giorno, larghi squarci. Intanto assumeva il Ministero dl"gli es,eri Lord Lamdowne e sali,,a al 1rono Edoardo VII. A uno a uno gli ostacoli ,·en1vano rimoui. 1.'8 aprile 1904, Lord. Lansdownc e Paul Can,bon firmavano l'accordo per l'Egitto e 11 Marocco. Fu un a\•,·cnimcnto storico. L'Intesa anglo-francese era nata Subito dopo l'Entente CQrdrale rice\'l"V& il batteaimo in occasione del • colpo , di Guglielmo 11 a Tangeri, Come SI ddincò l'offensiva tedesca, il Marchese di l...ansdownc comunicò a Parigi che il suo Co\emo intendeva concedere tutto il auo appo,1:~io al Mintstro franccae degli Affari Esteri; e aggiunse che se la Gcnnania avesse chil"stO un porto al Marocco, il governo britannico s1 sarebbe unito a quello francese • per opporsi fortemente•· i:: noto che il Go\·erno francese non ebbe il coraggio e l'indipendenza di resistere alla intimidazione tedesca e la crisi si chiuse con le dimissioni di Dclcaué. Ma un fatto d'1mporta.nu storica rimaneva acquisito: l'Inghilterra ave\·a preso posizione riso~ lutamentc al fianco della Franci11.. I I I s gennaio 1 ()06 ai apriva la Conferenza di Algcsiras. E. fin dal principio, Sir Edwud Grey dichiarava a Cambon: • Noi vi sosterremo fino in fondo, quali che siano le soluzioni che sceglierete•· 1° luglio 1911: colpo di Agad1r. li Governo inglese prende nl"ttamcntc posizione a favore della Francia. Crcy ammonisce Cambon che in ogni caso al pubblico dovrà apparire che la responsabilità della rottura sia tutta della Germania; solo in questo caso, l'Inghilterra marccri/ina infondo. Significativo ammonimcnio, che getta una viva luce sulle esitazioni inglesi del 191-.. Tre anni dopo la tempest• scoppia. L'Austria mobilita, I• Russia mobilita, la Germania e la Francia mobilitano. Ma Grey 4; Asquith esita.no: occorre che il torto aia tutto della Germania. Ormai i fuori dubbio che se l'Inghilterra avesse parlato chiaro, la Germania non si ,,._ebbe. mossa. In questo libro su Cambon i narrata particolareggiatamente la drammatica conversazione che C.mbon iniziò con Grcy il 2:8 luglio e che ebhc termine il 4 agosto. Il 4 aaosto, al mattino, giunse la notizia della violazione del territorio belga. Segui l'ultimatum inglese a Berlino: scadenza alle 11 di sera. Quella sera, Paul Cambon rientrò all'ambasciata alle 10,30 e si trattenne nella cancelleria, con i segretari. Quando suonarono le 11, il vecchio ambasciatore, fra il raccoJ!:limcnto generale, commoaso e con voce aolcnne, annunzib: • Signori, l'Inghilterra ha dichiarato la guerra•. La sua opera era compiuta. Ma esiste ir, Francia, oggi, un Paul Cambon? Può il Quai d'Orsay contare sull'appoggio inglese ineondizionatamentc? OMNIBUS Il~ ANl!OI, NUII. "· ~9 OIUONO 1937,XV 11 OMNIBUS l ii SETTIMANALEDI ATTUALITÀ li I POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBOIIAMEIITI I ltallaeCclonle: aonc L. O, nmoalre L. 23 Eltero I an.110L. 70, 1emeatroL. 36 OGWI R'VMERO UWl 1.IRl !a!!! 0~!{~u!~~.g!~a• ~lto~:~1:!~ho~ Dlrealou: :Boma- Via del Sudario, 28 Telefo110N. 561.635 lmmilllltrll.dou: I!lU1.11•.oPiana Oa~lo Erba, 6 Telefoac N, 24,808 Soc:.boa. Ultrlet " ODIBUS" • llllla.ao 1
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