Omnibus - anno I - n. 12 - 19 giugno 1937

t-1 <$l.UG#O 1tf1,XV O ■ NIBUS » . J È .• >i SUL CASO MOTTA no:..:A.i-.JZO n• 1'9:A.H•o SOLDA.'I"'•] VERO, ha ragiOtle. Sentivo qualche cosa ma non ci avevo pensato. Deve· e'ìscre così. Sono stanco. Molto stanco>. « Si appoggi, allora. La riporw 10 a terra >, e così dicendo e sempre ridendo afferrò i remi, li cavò, li ab;ò dall'acqua: « Andiamo, è tardi: io debbo tornare>. « No, grazie". Non dicevo questo. Potrei nuotare ancon molti gioini, molti an_ni fo:SC. Sono stanco, non so... vorr<'1 monre >. e Perthè questi brutti pensieri? Non vede· che bella mattina?> e guardandolo,· a un tratto, non si sentì più di ri_dcr~-/· « f?av,:cro non vuole apPogg1ars,. ». Il barbone scos~ il capo fissandola. « A.llora io mc ne vado. Arrivederla. E auguri! >. Sorrise; tuffò i remi nell'acqua: rapida girò il patìno, comin- :~~~ · ,;of:~;~~g~[i~mcnte puntando Vogando ora dava le spalle alla riva e guardava l'avvocato. Ed egli pensò ad alzarc una mano per salutarla; ma non lo fece pcrchè gli sembrava una mcnzogn!',, una falsità. Come dirle ar- ,ivederla mentre non aveva nessuna \'Olontà e nessun bisogno di rivederla? L'avvocato sentiva per la ragazza molta simp:i.tia e molta riconoscenza. Ma pt'rché licc:rcarla? perché ri\'ederla? Gli parcV,a più bella e più cara proprio co«ì, C'hc:~i allontanava rimpicciolendo ~ul suo ,Oi:inco patìno ncll'a1.zurro e nel sole, f' di1ÙCmontaPne ancora giungevano rari rintocchi di campane e si ')pJ.ndcvano, perdevano lenti sul mare. Cattudriaunosqualo a Bocdcia Magra Viarttgio, 28 stra. ~~odo stata segnalata, fino dal luglio scorso, 1a presenza di pescecani nelle nostre a<'que, Un motopc-schercc<:io di proprietà ing. Baroni partiva una settimana fa dalla nonra darsrna, portando a bordo lo stesso ini;:.. Baroni e una compagnia di giovanotti ~uoi :unfCi con il prr:ciso scopo di controllarl" la rl'ta8giore o minore verididtà dellr: .anzidette vod. Il motopeschereccio era at• trf'uatO per 1 la eventuale pesca della belva marioa: e cioè rimorchiava per mezzo di una lunga fune la carogna di un cavallo bianco, dentro cui era stato nascosto un l(rouò a'rrto, appositamente rabbricato a M•rsi~lia . .- • La crociera non dava risultato; fi~ché su.- mattina, trovandosi ormai il motopeschereccio sulla via del 'ritorno, a pochi chilometri dalla costa, davanti a1 Forte dei Marmi, un grosso squalo abboccava all'esca, e impcgnava s.enz'altrn una furiosa !otta insanguinando le acque cirCO$tanti. Ma la fune era assicurata ad un verriC<'ilo a motore. E in breve tempo il pescecane, esausto, fu issato a bordo del motopeKh<'r('Ccio. Era un esemplare magnifico, lun~o circa dieci meiri, appartenente alla sp<'cit: dei e lamia > o squali bianchi: probabilmente un individuo che aveva abbandC1nato il suo branco, cd era uscito dal ~lar Rosso, attraverso il canale di Sue:i, al M"guito di qualche nostra nave di ritorno dell'A O. La notiz.ia non deve impressionare i bagnanti. Anzi. I lamia, sia per la ttmperatura dell'acqua, sia per l'alimentazione, non P""°no allignare nc:i nostri mari. Pertanto, il fatto che lo squalo pescato sia appunto un lamia prova che il caso è a,solutamcntt' eccc7ionale. E comunque, mostri di sinule grandeZ7.a non osano mai avventurarsi alla riva, in acque troppo basse, dove temon<,> di restare in secca Lo sC'heletro delle, squalo sarà inviato al ~luseo Nazionale di FirenzC'. Da e La Narione >, :19 settembre 1936. Unsomemorato sullcaostdaiPortolino leri mattina, nel punto più deserto della costa del promontorio di Portofino, là. do- \ r: la scogliera scende a precipizio nel mare, ed esattamente sulla verticale di San Rocco, i doganieri di Camogli, che si tro- "·avano nei paraggi con un motoscafo, avvi~tavc1110un individuo completamente nudo sdraiato su uno di qur:gli scogli. J doganieri, avvicinatisi, si trovarono davanti un uomo dall'aspetto stranissimo mollo peloso, la barba incolta, e una spccir di pàtina verdastra su tutto il corpo. E1à apparente circa quarant'anni. L'individuo auisté all'avvicinarsi dc,i doganieri immobile, silenzioso, fissandoli con occhi da folle. Interrogato sulla sua iden1111, tgli affermava più volte di non ricordarsi nulla, auolutamcntc nulla. Richie.sto donde veniue, parlava di pt-- scecani e di... sirene! Finalmente domandava ai doganieri qualcht- cosa da mangiare. Trattandosi evidentr:mentc di un caso di amnr,ia totale, il barbone è stato trasferito ne1la str:ssa giornata di ieri al manicomio di Cogoleto; dove fu posto sotto l'osservazione di illustri psichiatri Fenomeni di improvvisa perdita della memoria si riscontrano 1alvolta nei superstiti dei naufra~i, data la scossa nervosa che dovettero subire, e il succcssi\;o digiuno. I medici inratti affermano che il barbone 1mcmora10 non mangiava da qualchc giorno. Intanto si sono iniziate le rictrchc per ,tal)llire la sua idcnti1à Da e Il l.auoro , .'J ottobrt 1936. LA COSTADI POB.TOnNO,SOTTO8AMR' OOOOO, VEPU TROV.6.TOIL "BARBONE8.M"EVORATO" Ancora dellsomemorato diP rtofino La signorina C. L , residente per i bagni a Fiumetto presso il Forte dei Marmi, narra di aver trovato molto al largo, la mattina del 28 u. 1., trovandosi la signorina sola su di un'imbarcazione, un nuotatore nudo che cer1amentc è la stessa persona del barbone smemorato trovato pochi giorni dopo sulla costa di Portofino. Poiché nessuno vide l'individuo a terra, bisogna supporre che egli avesse un canotto celato in qualche punto della costa. La signorina C.· L. afferma che anche a lei il barbone fece subito l'impressione di un pazro, e riferisce discorsi non molto diversi da quelli che udirono i doganieri di Camogli. Pare che a Cogoleto il barbone continui a parlare di pescecani e di sirene con gli inft-rmir:ri e con I dottori, s.cnza mai ricordar1i di nulla. Le indagini sulla sua identità a tutt'ogli!'.i sono ancora infruttuose. Qualcuno ha avannto l'ipotesi che si tratti del povero avv Motta, scomparso· misteriosamente circa tre mr:si fa a Levanto. !\fa purtroppo il bar• bone, a prescindere dal colore dei capelli, presenta carattr:ristiche fisiche auolutamr:nte diverse da quelle del compianto avvocato. Abbiamo ragione di credere che prc-sto il barbont' verrà trasrerito, quale interessante oggetto di ricerca, 'al R. ~lanicomio di Torino, dove dal caso Bruneri in poi celebri alienisti si sono spedalizzati nt:llo studio dei fenomeni di amnesia totale. Da e Il Lauoro >, 5 ottobre I 936 CAPITOLO DECIMO POVERA donna, anche lei!' Ha il diritto che si rispetti il 1;uodolore di madre, almeno!>. e Certo, certo! Ma io farci causa. Cama al settimanale Omnibus. Sissignori! Prenderci un avvocato principe e farci causa! E un fogliaccio! Un libello! Il gusto dello lìeandalo J)('r il gusto dello '-Candalo! E poi, co~ì volgarr' Si capisce che fa soldi! Si capisce che tutti lo comprano! Grazie tante! Ci vuole poco. Con quelle fotografie, con quell~ critiche violente, ~ra_c;ionatc! Mi stupisco altamente che ne permettano la pubblica.7.ione! Ecco: mi ~tupi~o. Ma la <,ignora ~lotta h,t m mano una arma potenfr,sima. Eh! capirete: una madre. Se vuolf', lei da \Ola può for cess,1,rc le pubblicaiioni di qu{"'ìto giornabccio! ,. Il giovane professor Burciantindli, letterato e filologo di indubhio valort'. inveiv;.1 1 tutto foga, tutto bile, contro Omnibus. Xci 'ìalotto di cas~, Bertolctti, tra i ricchi mobili, 'ìcdutc ~ullc poltrone già ricoperte dalle chiare fodere C'\ti vr, lo a\coltavano. rcligioc;amcntc approvando, la !lua sposa, OJ"'ìOlaBucciantinelli Comba, e la ,i~norina Pina Hertoktti, figlia di S. E. il Gt'n{"ralr Carlo Bcrtolctti, cugino della X. D. Co'ìtanza Taìno di Taìno vedova Motta, nMdrt· dello ,;comparw. Il c;olr dr! giugno t,,rinC'-Cfiltrava per le pcr,ianc chiu\e. Erano k prime on.' r Nel pr==o si inizi!\ la pubblicazionedel romanzo Laragazza dagli occhi d'argento di Dashiel Bammet I_ del pomeriggio.Gli !lpo~i Bucciantinclli, trovandoc;i a Torino in viaggio di nozze1 erano venuti a prendere il caffé. Orsola, benché pi\l giovane di vent'anni, era una cara arnie~ e protetta della signorina Pina Bertoleui. · li Generale era di là, imicme alla madre dell'avv. Motta, la quale t::ra giunta proprio quella mattina da Milano. La vecchia ..,ignora, adirata per la interpretazione un po' strana data alla scomparsa del figliolo, ma al tempo ste!ISO,1;enzavolerlo confr~arc, compiaci~ta di tanto scalpore intorno al propno dolore, era venuta a Torino per rendersi conto con i suoi occhi che il « Barbone Smemorato» non era ·1•a\'vOcato :\lotta. L'ultima puntata del romanzo, la indefettibile opinione del prof. l'alla\'<"ra, le a\'Cv,rno meso;o un dubbio. e Non ._arà lui >, diceva, trattenendo le lacrime, al vecchio cugino Gcner;1lc. e Xon ~a_ràlui: lo 1;,0 1 lo sento. Xon s.uà, non è lui! :Xon può CS'ì<'rc:.Ma sai1 Carlo: pc1 \Crupolo di coscienza, J>('r non avermi nulla da rimproverare! QuC'I P;.1llavcr:i è un matto, e va bene. t. lo Smemorato è un altro matto,c va bene. :\la ~ai, Carlo 1 una m:1dre non esita di fronte ,1 null:1. Si attacca a tutto. fo mi ,,ttacco a tutto! È un filo1 l;n filo fine fine, tenue tenue, un niente ... Però non m'ìlludo, -,t;\ tranquillo>. Proprio in quei giorni, causa l'improvvisa ond,ua di caldo, i riCO\'C'rati Pallavtra e Smemorato di Portofino era• no stati tra!lfrriti dal R. :\·lanicomio di Torino 1 al R. Manitomio di Coll<'~no. nella vicina campagna. Pertanto la signorina Pina Jkrtoletti, quarantenne- di scveri"imi cmtumi, ma anche moderna <" sportiva (infermiera 1 pianista, alpinista, bcndattricc e sempre al corrente in fatto di ktt('ratmaJ, avrebbe tondotto in auto a Collcg-no la vecchio cugina e il padre- Generale. Ocplor,tto ancora una volta lo 1;.candalo-.0 foglio, formulato l'augurio che la vedova Motta si decidesse a intentar cau'ì~, gli 1;po~iBuc.ciantinclli si congedarono. Alle 14 e 30 preci...c Pina girava la chiavetta della me-.'ìa in moto; la vedova ~lotta e S. E. il G<·ncrale ~i abhandonavano ,i;;ulmorbido ,c-dilc · C' la lu,'ìuo~a m.tcchina pa1 tiva1 attraver~ava la piana Solfrrino, descrt..1 e solt'ggiata1 1;,idirigl·va alla Barrit'ra di FranC.'ia. li profc--.',()r C1cdoni, Dirl'ttore del ~!ani<'omio di Col_kgno, conostcva da molto tempo S. E. 11Generale Bcrtolctt1 e '-Ua figli .. 1 Pina. Li ricevette, prémuro- ..,.(.,imo, gt'ntiJj,.,_imo, l' con loro la vedova ~lotta, nf'lla p<'nombra del parlatorio. ~kntrc si attendeva il Pallavera e lo Smcmor..llo, il prof. Crcdoni corte ..r.- m('nte intr.;_1ttcncva ~li O<,piti· ~ Si tratta d1 due infrni1i assolutatlll'lltt innocui. Xon tc-mano. Ne rispondo in in pc-r,.<ma. li Pallavera Francesco prC'scnta, comc- loro sanno, qul'sta an1.)- mali.1 : egli smticne che si puù rcspirarcl'alqu,,. Egli vi\"C' con quc'ìta idea fis,~1. Lcg-gt' libri. consulta giornali, <"Olle1ion.a ritag-li. tutto ron l'unico 1;.co1>d0i forni• re prove ali.\ 'iUa tC'..,i. E:. neccs,ario !\Orve~liarlo perché appc•na si trova in pn·- <,(~n;,.td<'ll'elc-mcnto liquido, <,ja pure l'acqua di una catinella, egli tenta di ~(·tta~i drntro ,1 capofitto<' di ingurg-itar<'. Eh! monomanie p(,c-udo-'ìcic-ntifichc-... t'.'h I è una forma, un.1 forma ro- ,,,ì.,. Xon t·'è nif'ntl' da fare. Del rrsto. t': un br,wi,simo uomo: lo V<'dranno. Or.1, lo 1;cor<:0 im·c•rno. alla ,1•d(' di \.'ia ( ,mlin. il Palbvt.•ra <'onohbc lo S1w'• mor,1to di Portofino. Co,tui ,o<,tc•m·, ,1 a sua volt.t di aver vi..,~uto in fondo cd man.-, nicntt•mcno che in comoagni,~ d<·lk ,in·ne! M..1 il Pallavcra >, C' qui il prof. ,Crcdoni ,.j rivohe malinconic~_- mcntc alla n·do\'a Motta, « av1·va ~ta una ben radicata opir41ont" sulla ~comparsa dr! ~uo povero figliolo. Vedendo lo Scono ..ciuto, è spiegabiJi,.,.imo: dico p,;,ichiatric~tmcnte spiegabilissimo, eh<: lo id<·ntificm,~ c;('nz'altro con il povero avvO<'ato... oh! eccoli! ». Jn qul'I momento un inf<•rmiere m:eva spalancato J'u<;eio del parlatorio. Vt•,titi ambe-due della bianca uniforme, i due compag11i di reclmiom· erano appar,i nrl riquadro dell'uscio. Pallavcra canuto, magro, cur\'O. Il 8;1rbonc- Smrmorato alto 1 panciuto, impettito. Guardavano fissi innanzi a loro nella ~ala o;c:mibuia, M!nza capir.e. e Caro FranccM:o >, di~M:il prof. Crcdoni andando loro incontro e- battendo 'ili una spalla al Palla.vera, « ecco qui delle JX'r-Onalità che dc.. iderano cono"cervi ». Educatamente il Pallavna "orrise 1 si inchinò al Ccner.lle-, alla !!Ìgnorina Pi. na, alla vC'dO\.'a J\lotta, <.' dis-..c (.()111mc..,sarnentc-: « Con chi ho l'onore e- il piacl·rC di parlare? > « Sono dei signori the vogliono conoscervi, caro Francesco», ripr('~e il celebre ..ilil•nista in tono blando per Pa]- lavcra n1.t ironico per gli altri, « p<'rché d.t qu,mdo avNe inviato qudla vostra n-l~12ionc a quel <,("ttimanale romano, pare siate divront;.tto fam~ ... eh! eh!» e Ella è...? » fece il Palla vera, a\.'anzando dt'ci'>O e fo,sando in ,·olto la vecchia ..ignora. La vec:chia \i(!;nora indictreg~iò di un pa'i.50, un po' spaventata, e poi con istinti\'o 'ìarca'ìmo rispo'>C: « Sono la madre del po,·cro avvocato Motta. Ecco chi <,0no. E le po~so assicurare che questa p<'NOna :t, accennò al Barbone che era rimasto arc:a.nto all'uscio, immohilc, attonito, olimpico. simile a una statua di Nettuno, «-non ha nulla a che vedere con mio figlio! Ila capito? ». , « Donna Costanza Taino di Taìno! » disse allora il Pallavera rizzandosi ficramcntr sulla. pcNOna e alzando un dltO e fosando la vf'cchia dama: « Certo il mio c..tto amico qui presente non ha più nulla ;:, che vedere con ",UO figlio! Egli visse tre lunghi mesi in fondo all'occanoi cd è provato c.he l'organi,.mo um,tno nella rc>spirazione acquea subi\C:C profo11di <'<l indelebili mutamenti, e perde la memoria della vita precedente all'immcr..ione. Che lei non lo ricono- 'ìCa è una prova che si tratta proprio di lui. Guai se lei lo riconosces'ìe! Non s,lrc?b~ lui; ma un altro che gli rassom1gha; oppure non avrebbe vissuto in fondo al mare. Questo era l'avvocato ~.fotta 1 cara signora. Questo era suo figlio! :\1a per tre m<"siha respirato acqua. Sfido io a non cambiare. t ancora molto che non sia mutato il colore dei suoi c::ipclli. Lo guardi qua, signora. Lo guardi ... » con subito impeto si era avvicinato alla vecchia signora e l'aveva prC!-af)f'~ un braçcio, come per portar- \a vcNO il Barbone. Ma il prof. Credoni intervenne: « Basta adesso, Francesco. Sì, avete ragio,~c. QueslQ è l'avvocato :\lotta. ~1a adec::"obasta », e volgendosi furtivo al Generale e alle signore continuò: « Bisogna <tvcr p:vic-nza, e trattarlì- co~ì. Guai a contraddirli, ma i;uai .inchc a dar loro troppa e.orda! ~el re!lto,mi p;1rc- chr basti. no? Vogliamo andare?». Il Generale<' la vedova ~.fotta annuirono. Tutti, insiemc 1 si avviarono all'u'ì<.'io. Qu.mdo giumcro davanti al Harbon(' la vedova Motta c::ifermò di colpo. Forse ripresa dalle sue abitudini umanitarie, volc-va contribuire alla ,coperta dt>ll'idcntità dello Smemorato. Lo fì,sò da ,·icino (' gli di!.~: « ~l.1 lei, chi è lei? Cerchi di ricorda~i ,. L'interpellato non rispo",f'. Coi grandi occhi ~curi fi,_sava Li madre, wogliato .<. ·indifferente, come si fo.sa un mani~ chino di legno. E taceva. « Cerchi di ricordarsi. Su! Da bravo! » incalzava la vecchia signora. « E perché? > rispose allora il Barbon<' a gran sorpresa di tutti i prc~cmi, e perché dovrei cercare di ricordarmi? ~ mr.glio così. Arrivedt'rla, 1;,ignora, "•gnon >. « Anaiamo, andiamo», free il profc1;- sor Crf'doni con una certa nervosità, e spinse i vi.,itatori nell'atrio. Palbvcra l' il Barbone u,cirono dopo, kntamcntc-, 1;,eguitida un infrrmit·r(' 1 e si ,1vviarono al loro padiglione, woltando d,lll'atrio ~otto l'ombra dei vecchi platani tr,1nquilli. PcndcvJ. nell'ari" c:,lda la pace pomeridiana drlla tarda prima"era : e i has- ,i fabbricati ma,;;sicci, il \ilt.•nzio delle campagrw circostanti, riportavano il luogo lont,mo dall'inquieto <;c-colo,lo riportavano nel silenzio di un tempo, quando i.IRegno era il solo Pil'monte, e le tolonic- la \Ola Sardegna. e Fi_c;liomio>, dis~c il Pallavera prcndt·ndo ,;;ottobraccio l'amiC.'o ,mc-morato e "Ospirando profondamente. e Figlio mio, ormai comincio a dubitar<" chc- in CJUl'",tOmondo regni la gimtizia, e che il ,c·m .,j po~.. a semorc di1;tingucre dal fal-.o. :'\on per questo la no,;,tra fede è ,ço,,a. L'.1cqua è respirabile dall'uomo. Io lo \O. Tu, l'hai provato. La Divina Prov\.'idcnza ha voluto che tu è io ci incontra,simo. E l'amicizia eh<' o~gi ci unisC'l·, !l;li uomini non la capir;mno: e magari la tr,1viscra11no e deriderai. .o. ~l.t co,a importa? Que~t'amici1ia è una \'l•rità <'terna come il teor<'ma di Pita- ~ora. Benché for;e ancor:1. più bella e romolante del teorema di Pitagora. Perché siamo uomini, siamo anime pri~ionicrr di un povrro corpo. e attendiamo ,·on ;rn,.ia crc·~C"<'nte il giorno della lilwr.11.ionc >. 12 - FJ~-F MARIO SOLD.\Tl I a bur zucchero o z <( _, i o ..J _, <( > <( (.) <( ... c3 ::; a, a, ::, Q. l'alimento più 11rradlto più nntrlente p I ù 8 a n o

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