Omnibus - anno I - n. 11 - 12 giugno 1937

I LA.-VORA.TORI DEL ~A.RE [DAL NOSTRO INVIATO) Porto Santo Stefano, giugno. ETTE uomini in .un'imbarcazione che affronta quotidianamrute la sorte, quot1dia.namcntc si propongono questo problema : se il mare darà a ioro i quindici o venti quint,\li che occorrono per !>trapparc la vit.i e per dare da mangiare a.i figli e alla madre di quc-.ti figli. Perché un pe<icatore h;.1 un minimo di paga -.ulle dirci lirt, e poi cinque lire per ogni tonnC'llata di pesce che ,.j riesce a tir.are .1 bordo. Il capopc~ca il doppio. ~i trovavo nel mezzo della più <;Cmplicc espressione della vit:-i moderna: I' ansi,1 del lavoro quotidi:l.1101 che termina ogni ventiquattr'ore e si rinnova per .1hre vcntiquaur'orr: l\m1-ia di domani. dei lavori e delle: opere che vanno tnminati in un breve giro di ore. :-.:ella stiva c'era il ghiaccio, e le cas- ~tte che aspettavano d'eç,,erc riempite; ¼'ttC uomini cercavano m•l mare grande l'incognita della fortuna uguale per tr('(:(.'nto giorni dc-ll';mno. e: Si figuri >. mi di'SS(' il capopc,ca Sabatino, e: che l'altro giorno, quando lr•i dovt,.·va vt11ire con noi, tir:,mmo su le reti con un gran pese,. Er<.rnoblocchi di a,folto di qualche nave che ,'era disfalla del carico, nella Ìcmpcst~1. Qucl1..t volta il mare era di..,creto. Oggi non ,;,apn.·i dirglielo. Il tempo non ha ancora deciso quello che vuol fare >. Si mise a guardare il ciclo dal finc- '-trino della gabbia del timone, e si arrotolav,\ una ,igarctta da un pacchetto di trinciato che poco prima avevo veduto :\lii tavolo, a cui, come a un bene comune, avevano i.lttinto gli uomini dell'('quipaggio. Il cielo non promencva nulla di buono: era gonfio e livido. l-~ non avevano qua,;,i importanza i quindici o v('nti quintali di pesca. Contav., la gara, il punto d'onore. l'idea dl(' in quell'ora i trenta mot0pescherecci dcli' Argenuro er,rno in marC', ccrcanrno la profondità propizia alle loro reti, e già c.1lcolavano la cifra annunzi.-ua all'arrivo in porto. Appoggi,1to ,,I fine,trino, e tenendo docilmente il timone di quercia, lucido come un lec;no prczio~o, il C'dpope~a Sabatino mi raccont.1\'a che egli ,\\'C\'a il suo posto sul mnrc, e si trattava di rag- .~iungcrlo in tempo per buttare le reti. \\·('vano 1entato di tenergli dietro per "("Opt ire dove fo,;;,;;equesto luogo. M,, i p('-.catori non dicono mai dove rono ,tati. D'altra parte. il ,\fo,itargenta• ro a,·c"a un motore di centoventi (",tv<.1lli.pote,·a stare in m:uc molti ~iorni, e pre,·enirc lr <-0rprc"'Cdei venti. « Da comè c;i mette il ciclo mi pare che n•nf!il vento di terra. Risog. l andrirC' dove si po'-c;a pe.;c;irc al i ,paro. Poi bi,o~na tornare indietro più che 111 frctt.l, e pn.·ccdcrc i mutamenti dfl vento, ,dtritncnti ci taglia la '!trada e hi\Oc;na ~pingrrsi molto più in su >. Sabatino, in trenta anni di questa vita, ,'è fatto anche un suo piano; come tutti coloro i quali cono ..cono un la\'Oro intimamente, ha b -.ua riforma da adottare chi,.,.à qu<tndo, ma una rifor• ma: « ~oi ora. andi,,mo anche <'<'ntoo cc·ntOH'nti miglia lontano. Domani il I vento ci batte magari di prua, e s'im• piega il doppio per tornare indietro. A me, per esempio, da quc-llo che prevedo, Lm::bbe comodo, quando '-:\rÒ dove dico io, andare a ~aricare il pesce a Li\·orno; avrei più tempo per pescare e non dovrei perdere sci o sette ore per trovarmi sottovento. Bisognerebbe che i pescatori potes~ro indifferentemente portare la pesca nel porto che hanno p1l1 vicino. I nvcce devo tornare di do• ve sono partito. Io impiego almeno dodici ore tra "iaggio di andata e viaggio di ritorno, in cui non lavoro>. Parla cc:altamcnte; con un gomito -.ul fincqrino, il pugno sull:i. gunncia, una mano al timone. e ~oi ade~c;osposti:uno di un \'Cnto e mezzo>, aggiunge Sabatino. Egli divide l'univeNO in otto correnti, e taglia o~nuna di que~te correnti con precisioni• l'Ollll'. ,t' taglia<ise un pane. Il motoH: hatte esatto e uguale. e Pos..siamo andare a dormire,. dice Sab.1tino legando con una fune il timone a uncino. «Domani all'alba ci sve- '{I iercmo. Andiamo tutti a dormire. A volte ~; c1a<lo11nt"nta nche il motorista appoggiato alla macchina. :\fa per poco. SuccC"dc. I.a nav<' va avanti da sé. Lei ,;offre il mal di mare? All'as1>etto c;i di,rbbc che ~pporti bene il mare. Guardi chL· noi non torniamo indietro l' non foctiamo ~calo in nessun porto. AIÀ~\l~~~f~~ 0 1l;a ~~ 0 u~~ef!i!~~ i~u~~et- ~: !a aFi~ab~~~;:o ~et~I:~int,.~ci~a,:~ .;draiato vedo ~pra di mc p,,,.,arc lenta la catC'n..t del timone, e una cassetta che la raccoglie. Sotto garritta una grandC" ~fara di creta con l'acqua dolce o,;tilla ~)ppena. t coperta con un'a"'c;e di legno con c;opra un pentolino per attingere. Sabatino, prima di coricarc;i, mi dice : e: Se ha qualche bi~gno, ..,j sporga a poppa, ma si tenga bene stretto alle -.actie ». Al lume della lampada, acct.·~a nel mezzo, vedo i marinai eia• ~cuno nella sua cuccetta; siamo otto qui dentro, in quc:.ti c;comparti. Nella notte ..,j sentl' appena il fasciame della n.ive crocchiare, com<' se si a,;;c;estas'IC. Oi tanto in tanto, dove poggio le spalle ,:;i..ente l'onda battere come la c;chiena di un gro ... ~ cetaceo compatto e vitale. Qui dentro sono in mezzo all'odore più profondo di bordo. Vestito coi pantaloni lunghi, la valigett<., che mi fa da schermo contro la luce, mi tiro addoi.so la coperta. Sento dietro a me un salvagl'nte che attutisce gli urti contro la parete di legno. E poi qua e là, sparsi, vari oggetti fra cui riconosco una pipa. La coperta, e il cu,cino cui Sabatino ha cambiato la fodera, sono imprc- ~nati dell'odore forte e umano della vita di mare, odore di equipaggio, di bordo, l'oclort' indefinibile di questa fatica. f).ti boccaporto arriva l'alito profondo dc-I mare come una ventata. \·cdo oc;cillar l'alberatura nel cielo smorto. C'è un i:.tinto (veglio nel c;onno; e io mi l·ro addormentato c;ui rumori che c;i a<·(o1 d:wano in..i.eme, nuo\·i. ma ormai cnno,;ciuti <' fidati i il mare, lo c;cricchiolio della nave. il motore: rumori clemcnwri, che a\·cvano un ritmo coi.tant<', (' .dia fine divenuti ra~iorwvoli: ma poi un altro rumore, pieno di vita, di energia e di volontà bastò a farmi saltare sulla cuccetta; e questo era il picchiare d'un piede calzato che batteva due o tre volte sul palchetto della garritta. Stando sdraiato vedevo che al posto del timoniere due gambe coperte da un paio di pantaloni turchmi erano ritte e reggevano un uomo di cui non ve-devo il viso; ma che non era Sabati• 110. $abatino invece si levava ora dalla ,ua cuccetta, e correva verso il timone, poiché questo era tutto quanto bastava per svegliarlo e chiamarlo al suo posto. Un marinaio s'era sostituito a lui durante la rotta tranquilla della nottc, fedele alla comegna, e che sapeva di dovC"resveghare il suo capo a una certa ora. Nello stesso tempo, di ~tto il tavolino, nel mezzo del no~tro dormitorio, s'era messo a fumare un fomello, e l'odore del caffè si mescolò a quello del carbone e a quello della nafta, nuovo cd energico. Ra~giunsi Saoatino presso il cimone. Dal finestrino si vedeva, a ocrdita d'occhio, il mare; senza un segno, senza un punto di riferimento, limitato da ogni parte da una fitta nebbia opaca che dava l'idea dell'infinito. Sabatino dis- ,c: e: i'\on vedo dove siamo. Abhiamo passato un vento e mezzo. Se fo,;;\imo dove ci trovavamo stanotte non potrrmmo reggere il mare. La~!;!ÌÙdcv essere un inferno. Vento di terra. Ora si capisce quello che vuol fare il vento. ~a dobbiamo essere sul rovescio delJ ciba>. Il mMc era grigio, e si muoveva pigr.1mente, sotto una raffica di vento che lo sbatteva come 'ii sbatte un liquido in un secchio. A un certo punto Sabatino riconohbe q~a,;;i uno di que:.ti pac,;;aggi, perché disse: e: Pronti >. I marin;:~i si n.ddensarono \·erso poppa, la rete scivolò sul rullo mobile d1 le~no chiaro e si sprofondò nel mare. Intanto i c.1vi di acciaio arrotolati verso prua si sciolsero e cominciarono a scendere per centinaia di metri in mare. Qui il mare era profondo cinquecento metri, •e i ca.\•i dovevano essere mollati per tre volte tanto, millecinquecento metri di cavi d1 acciaio, che dovevano permettere alla rete d1 trascinarsi sul fondo ra~ca.ttando .tutto quello che tro~ \'i.lva, stnghando 11 fondo dell'abisso, spa2:7.andolo. sornmovendolo, tirando su ogni co"a. Ora la nave pareva tenuta :-olla brigli.i da qu<',:i millecinquecento metri di funi e dall'acqua che doveva a quell'ora gonfi.are il sacco r tenerlo aperto <iulla \·ita cicca della profondità~ difatti avanzava, ma lentamente, .l 11~.1. vekcit.\ di non pili che trC' chilometri l'ora. E intanto il marinaio più gisvane \·cniva avanti port:i.ndo certe ~rO'-<i<tazze in cui, ,;;otto una larga fetta di pane mesc;aa coperchio, fumava il buon C.lffè nero. « Come ha trovato questo posto?, chiesi a Saba.tino come se fo..,,.imo arriv:ui in un luogo riconoscibile. c;icuro, ahìt.1.bile. < Guardando la carta!>, rispose. e Cinquanta. mi~lia oiù ~u >, a~~iume, e: c'è il pericolo di impigliare nelle na"i :iffoncl.1tt.'. Ci ~ono ... ett<" '-Ottom:uìni CO· l.ui a picco durante la gucrr,,. c;i figun che nr affondarono ~ inquc in una giornata. E poi velieri, .llbnatun.• che irnpicriano, e che pos,;;ono co).tan: èaro, quattromila lire. tra reti e cavi. Son vorrC"i tornarr ,\ (',t'-a con quC"sto bel guadagno>. La nave andava ,w.mti come un cavallo che morde il freno, e c;i i.enti\'a 1.:h<q.>uale-osa ci imbrigliav\ alle profondità. li vento la sbatteva più forte tro- \·ando rc),i,tcnza; le onde cominciarono a le\·ar.,i a ventaglio \-Cr...opoppa. Dico che non c'era ne~c;uno in mare. .\ila c;uJlasc:ia della na\·e, c;ulgorgo dove si stava compiendo quakm.a, sperduto<' grigio :,0rse un gabbiano che poi scomparve come se avesse dato l';mnunzio della morte dei pesci. Erano quei giorni che pio"ve cenere su tutto il bacino del Tirreno. cui ,;;cguì ~i un nubifragio. Difatti l'aria era grigia, il sole s'intravvedeva appena come di carta velina tra le nuvole, !onta.no si stendeva .una coltre di nubi come un grande eccetera sullo spazio. Ora, mentre stavamo aspettando che passac;,;;ero i quaranta minuti per la levata delle reti, un marinaio mi venne a dire ~ volevo accomodarmi a poppa. I sette marinai v1 si erano radunati e, c;eduti in cerchio, riparavano le reti lacerate nella pesca dei giorni passati. Col pied<.>nudo e teso, di cui il dito grosso s'era fatto piatto e largo nell'e~ercizio continuo di puntarsi sulla tavola col mare inquieto, ognuno stendeva la rete abbottonandola a questo dito; tenevan • le dita della mano sinistra infilate nei buchi della rete, e con la destra infilavano lo spago con una specie di spola. Su questa terrazza co..,tituita dalla poppa, la --cena aveva qualcosa di familiare Per me era ste'-a una stuoia perché mi pote..,si sdraiare; il mare da• va colpi forti, e bi,;ognava tenere l'equilibrio c;tando sull'as"iC di tutto il corpo; per me almeno, perché que1;ti marinai ,t.wano a loro agio, spiando di quando in quando con occhio distratto i flutti, e le onde che si levavano ora da una parte ora dall'altra come appari• zioni che prendessero strani a5petti, ora di stracci. ora di veli, di animali curio11i, di mO'ìtricciattoli; e i.i sentiva lo scroscio mentre ricadevano o si rompevano. Non so quanto durò questa occupa• zione. Io non mi reggevo né sdraiato né ~duto e dovetti riparare presso la gabbia del timone mentre il mare diventava sempre più forte. Jl vento era caduto, e l'acqua si smuoveva ora enorme e lenta, come se uscisse da una diga. Sdraiato nella cuccetta, vedevo i p~ntaloni da soldato di Sabatino, e indovinavo ogni suo gesto e atteggiamento. Egli regolava il timone come avrebbe guidato un cavallo in un maneggio; la barca era come un enorm~ animale che. volteggiasse. sul luogo d'una preda. S1 saltava; po1 a un tratto la nave si impigliò come se toccasse l'acqua ormai soltanto ~on la poppa._ G!i argani si mi• scro a g1rare1 le funi s1 arrotolavano di nuovo. e Se vuol vedere >1 disse Sabatino, e vada in coperta>. Raggiunsi la coperta traballando. Il gruppo dei !narinai s'era levato in piedi a poppa, il motore arrotolava ora i millecinqucceuto metri di funi che aveva mollato. ~i tenevo alle _sartie quasi appeso tra gh sbandamenti della nave che. vincendo la resistenza delle onde tirava su il carico. ~ nello stesso mome~to, spuntato dal nulla, uno stormo di una cinquantina di gabbiani venne avanti da poppa come una raggiera gridando. Non guardavo e non vedevo che il cielo, come per un'apparizione. Un marinaio aveva fatto scorrere la rete su u~ argano che si levava, e portava da tribordo, come un braccio gigantesco il_sacco chiuso della rete. Questa ret~ rimase un momento sospesa nel ciclo ." da qualche rottura si vedevano spen: zolarc i tentacoli vi5cidi di qualche piovra. Ma niente altro. L'acqua colava come un umore vitale. Ecco il c;acco su- ~li otto uomini adunati. Uno di loro slegò ~I nodo che avrva fatto, mentre la rete c;1abbas:-ava. come se lo avesse colpito con una lama. 11 sacco si sciolse. Stavo appcw, come ho detto, alle sarti<', .s?tt? i colpi del mare che in quello squ1l1bno del peso diventavano enormi e come decisi a demolire I' ,rndacia di qu~gli uomini. E così appC'SO mi sentivo levitare. !I sacco si c;ciolse, 11iaprì come un vcl~no, e una pioggia di qualcosa che. m1_ pan·r- rosa come un getto di fion, h,anc~ come uno scrigno di perle, e turchmo come un mucchio d'armi, _si rove11Ciòsul ponte. Il mucchio lubrico, cnorn:ic, mostruoso dei pesci si <.lCCu_muleò si c;par;c; alcune code vibravano, e tutto palpitava come nato ~Ila cr~";zione. Quel viluppo mi pareva mcrcd1b1lmente nudo. Su di C\SO un enorme granchio, con le pinze lunghe quanto un braccio, una testa mo'itruosa_grande_ come il petto d'un uomo, si mie;<.,>tup1damente a. minacciare con le pinze che portava come due altri ani- ~ali attaccati a lui, _Nel mucchio palp1tav~no! acca_n!o a, merluzzi, ai palomb11 a.1 dentici, alle sogliole, alle lucerne, agli scorfani, certi mostri ciechi, che là per là, mentre tutto mi trabal13:v.1 intorno, e la nave riprendeva con violen_za e_con ~no strappo vittorioso il suo v1agg10, rm parvero riprodurre in un mondo abi'i,;;aJe,cieco e lento forme umane. Uno palpitava, con un :nantello che pareva di panno turchino intorno a un corpo da uccello; un altro aveva la testa a martello, e un altro ~embrava un topo. .« Sono appena cinque quintali >, mi d1SS(S"abatmo. e Andiamo avanti e torniam~ qui fra cinque ore. Quando le coc;c s1mettono a questo modo è un af. farc '-<'rio. Si perde molto tempo>. CORRADO ALVARO Il pruedente articolo su, « Lavaratori dtl mare • t staio pubblicato ntl n 10 di «Omnibus>. L' ORGANIZZAZIONE PIERBUSSETI VIAGGIE CROCIERES.A. ANNUNClA I BEGtJENTI VIAGGI DI ORAN LUSSO: Proararrmti cd i1inervi 11udi111 alla JM,rfet.ione a curati in orpu muumo drttaalio e Albetlii:h.idi lutto, vetture letto nei pU• coni noUIITN, vettu.n f1'torante, 1r111rameoto alberah.iero upre•nmente adattato alla tignorile et,tj'enu. con 1ervit.i0 di ptm "''llltlO e Croeierc c:on trattamento a bordo d1 pnrn• clauc, ucuraÌl>ru, dirc:uono tecnica dei vili'.ai affidata a pertonale 1pecialit.uto, quote eompren,ive di orni 1ervit.io da :\1,la.no a :\1,la.no e Ric:.h1edere aubito i provrammi de11ql1ati. POSTI LIMITATI! PER ISCRIZIO"\J: Sede Centrale: ROMA, PIAZZA SA!f CLAUDIO168, TELEFONO 82.240 Flll&ledi: MILANO,CORSO VJTT. EM. I p.p. (PORTICIPIAZZADUOMO)T, EL.18.021 f.cwanda,Còfdlnaua, «fragrante come il fiore, • E' buona, piace, è italiana::- 1 I CLASSICI RIZZOLI I DIRETTI DA UGO OJETTI Ra.ccolta di _c;es,;onton•lumi. nC'i quali si troH•rò il fiore cft"lla 110,trn IC'ltC'- rntura. Ogni \Olumt• lrn da 900 a 1200 pagme, in cartn fino. l'cl i· 1>n·et·du10 da 1111a prda,iunc 'iHll'nutorc e sulle edi,,ioni più importnnti ddl'opera. In fondo ,on_o rncco~tc _h· notl' 11('Ce\'-a.riC' alla eom1>n'n,io11e cl{') tC'-.10.·nl'I <iunlc figurano 1ll11,tra11on1 b('n .,et•he: ritraili dcll'outorl', a111ogrnfi. ricordi e cimdi di lui. È appena uscito il nono volume della raccolta e ci.oè il primo dei tre t.'olumi che comprenderanno le OPERE m GIACOMO LEOPARDI a curo di Giuseppe De Robertis. gm•i.to. primo volume, di R-14 pagg. con sedici illustra1ioni fuori k'-tO, con11e_nl": 1 Canti, le Operette mornli, un'Appendice alle (}perette, il .\fartirio de_ Santi Padri, i rotgariz11,me11li, i Pensieri, i J>,1ralipome11i della Bulrdeom1omachia. t:cco finalmente TUTTOIL LEOPARDIGRANDE 1111 solo .volum(', in \'{''it~ elegante. in cdi,io1w p<•rfdrn. accompagnato dn una prda110111• eh propor71on1 ,.A..t.<', di h(•n 110 1>o~inc. clo,e il ",('U<:.O della ,ila <· ddla po<'\io di Giacomo Leopardi i• cinto t' ~1udinto in uno forma r-:~~~od:t:.~·i':.~~~ di~l uno eh<" eono<:.CC il ~uo poeta conll.' Jh,C'i\i o~gi in ltalin. EDIZl~NE DI LUSSO. /~gaia in pelle rossa impressa in oro . L. 4 O EDIZI01,'E llA HA, in carta filigranata, con ltlf(l• tura in ~rgam~na e lal{lio dorato • . . • . . 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