E SIGNORE., che cr~mo in abito da ~ra, sedevano vicino al fuoco acceso nel caminetto. "lcbbcnc la primavera fos.sc inoltrata i ma c'era stato un temporale verso il tramonto e la grandine caduta aveva inacerbito l'aria. Eo;.scchiacchieravano, mentre gli uomini giocavano a bridçe dall'altra t>artr del '-,\lotto.' La p,ullta rra stata interrotta un momento quando il cameriere aveva servito i vmi e i liquori. poi gli. uomini si erano immersi di nuovo nel gioco. La ripresa si ìniziò con una chiamata a due quadri in partenza, e l.1 licitazione proseguì combattuta da un tentativo di difesa. « Quattro sen1a >, di\SC colui che aveva iniziato il gioco. e Cinque picche>, riprese il suo compagno. « Sci picche! > annunciò il primo, dopo che gli !l.vvcrsari furono pao;.sati. « Contrr ! > gridò qua\i allora uno di quc!iti, eccitato. « Contrr? > fece colui che aveva chiamato le cinque picche, un po' pcrples-.o, aggrottando le sopracciglia e raccogliendosi nella contemplazione d~lle sue cartt. Era un uomo in età, piuttosto ba,;c;o e in carne, con ancor tutti i capelli d'un bianco argenteo pettinati all'indietro e due occhi grigi, un po' ,porgenti. L'oppos12ione dell'avversario lo aveva messo evidente• :~'ec:~~~e~;~fr:~:Y~i~ie~t~~i.rifletteva, e ~o, gr3.zie, non voglio altro> egli di,\t, ~nza alzare il capo dalle ~arte infastidito di essere distratto, prim~ che l'altro avec;~ aperto bocca. credendo che volesse versargli ancora da bere. « Scuc;i, professore, hanno telefonato dall'ospedale>, suc;surrò il cameriere. e Dall'ospedale? Che c'è? Sentiam_o>, free il medico con un moto di ~uaa. e Una appendicite suppurata ... t il dottor ).fanardi che telefona ... C'rgen• te... >. e ).fa do\ 'è ::-.lanardi? ... Ah, è all'o\pedale? ... Bene, veniamo subito. Prepara la macchina ... Santo Dio! ::-.n dic;piace >, aggiusc poi, volgendosi ai compagni di gioco. Era seccato. Si '-rllardò intorno. Quac;i mezz.1notte. An·va lavorato tutto il ~iorno, si sentiva un po' stanco, ben disposto al sonno dal buon pran.1.0, dal bicchicr di ,·ioo e dal tepore del salotto. Le pareti tetc di stoffa, il divano e le poltrone antiche, larghe, la luce calda delle lampade, pcrfin le spalle nude delle donne ,;e<lutc accanto al fuoco invog-liavano a non muo\'Crsi : e invece! ·Jannato mestiere. Egli borbottò qualrhc cosa, riaprendo le carte a ventaglio con un movimento maldestro e spa1ientito1 le fissò un istante, poi chiese: e Co5a facciamo?» e senza attender rispo~ta, proseguì. scrollando le spalle: « Oh. dirci che ..,i può anche finire la partita; tanto, un minuto più, uno meno... Sempre di notte!... Ma dove t·rav:uno rimasti? ... Ah, sì: lei due <]Uadri, pa~,;o, io tre fiori...» e dopo aver ri<l'~sunto la chiamata, ec;clamò: e Ho vi,to. Bene! E io allora dirò surcontre! Vediamo un po' ... ». li ~uo compagno stec:e le carte, dopo ~he l'an·er,;ario n'ebbe giocata una, e il medico le osservò, rabbuiandosi, ma non dic;<:cnull:1, e il gioco si wol,;c, con molte esit.uioni da parte sua. Finì con la perdita di una e mano», e allora tra l~i ~ il Sl!O c-ompagno ,;i acce,c un po' d, d15cut51onc, troncata da un altro dei ' ~iocatori, che ricordò la necessità di far pre'ìto. ~fa la partita prima di conchiudersi ">itra,;;cinò in lungo, tra continui pa,;<:a~gie impegni non mantenuti. Era trac:corsa una mezz'ora da quando il cam<'ricrc l'aveva interrotta. e Come ,;ono dispettose le carte! » o~~rvò il chirurgo nell'al1,arsi dal ta- \'Olo. Le ,;ignorc non s'erano accorte di nulla, e quando egli si avvicinò per sa• lutarle, fu costrrtto a dire di che cosa ,;i trattava, ma si ">brigòin due parole. Sull'uscio si volse, diede ancora uno ,~uardo intorno, ma non c'era più rammarico nei suoi occhi. Questo riaffiorò di nuovo sulla soglia di casa. e E piove, anche! > egli notò ~alendo in automobile; ma subito fece a mc e all'a,;sistente che l'accompagnavamo: e Svelti, svelti! ». Le strade erano deserte, lavate dall'acqua che veniva giù a scro~i. Nessuno parlava. li portone dell'ospedale era chiu~. Occor,;e girare attorno all'édificio1 raggiungere l'u~io al quale vegliava il portiere di notte. Fuori c'era un'altra automobile ferma. ~la il chirurgo non ,;;pemc il motore. Imprecò contro il portiere, ordinandogli di andar ad aprire il portone. Tornammo indietro e quando il portone venne finalmente aperto il chirurgo guidò la macchina sotto al porticato. e O perché dovrei lasciarla alla piog• gia? Fanno ogni volta cosi, questi imbecilli», egli borbottò scendendo e togliendosi i guanti. Era di cattivo umore. In silem:io entrammo nell'atrio semibuio, ,;alimmo le c;cale. L'odore delle conir, odore di cera, di fenolo e di pe,;anti fiati notturni ci invec;tì. Le porte sul corridoio erano spalancate, nell'o,;curità ,i intravvrdevano le file bianche dei letti. 1u fondo un lumino ardeva sotto un'imma~ine sacra. Curva sull' in~inocchiatoio una donna, una contadina dalle ,;ottanc ampie e grevi, pregava con le mani giunte sul volto. Girammo in un altro corridoio, più illuminato, do\'e due donne stav.i.no con,·er,;ando con una •mora, sottovoce. Il chirurgo che ci prec('deva incominc!ù _a levarsi l'impermeabile, mentre nch1amata dal rumore dei nostri pas~i un'altra c;uora usciva da una sta111a. E,;sa indo,;~;wa un camice bianco stretto ai pohi e ,wcva il vi,;o incorniciato da una cuffia, che faceva risaltare la purezza del profilo e l'incarnato cereo della pelle. P:uvc non accorgersi di mc, estraneo, né dell'asc;istente. « Dov'è il malato? > le chiese il chirurgo. e Come è? >. La suora non rhposc. Solo le sue sopracciglia bionde si mossero dando al volto sereno, qua'ìi impassibile, per un attimo, un'espressione di rac;scgnata pietà. Era una ,;entenza disP"rata, la \ua, e anch'io lo comprc,1. 1..,all'uscio ::i:irt:n~i s:iss~~;~t~,'c~~f\~~n~ voci incoraggianti di uomini. Era un bel giovanotto sui venticinque anni, alto. br1ino, a~ciutto. Gli avevano tolto la giacca e le scarpe, e lo trattenevano sul lettuccio da medicazione, ove si divincolava per il dolore. Respi• rava affanno~amente, terreo in faccia, con i tratti ,;tirati, le occhiaie peste. Nei suoi sguardi c'era una strana, quasi misteriosa profondità colma di tristena. L'infermiere che lo re~~eva, aiutato da due giovani contadini vestiti da fc5ta, in fretta gli sbottonò gli abiti scoprendogli lo stomaco e il ventre. Il chirurgo lo considerò un momento, poi, mentre gli domandava come si chiama,·a, affondò brutalmente un dito poco sotto l'ombelico, a destra. ,;;cnza che il malato mostrasse di provare un dolore ma~giore degli altri che lo straziavano. Il suo ventre era infossato, concavo come una carena. rigido e teso, quasi incartapecorito. Spo.;tandovi qua e là due dita unite della ,;inistra, sulle quali martellava col medio della denra, il chirurgo ne ascoltò le ri~nanze, poi rialzò il capo e chiese come a c;e stesso : e Appendicite? Uhm!.. Ma dov'è ).{anardi? ... Come gli è incominciato, il male?>. Rispose uno dei giovani, eccitato, a frasi 'ìpczzate. e Il dottore era qui un minuto fa ... Cli è preso stasera alle sci ... Io sono suo cu!pno... Eravamo andati all'osteria, quando Andrea si sentì male, tutto ad un tratto ... Dai dolori non stava più in piedi, dovemmo portarlo a casa... t vero, Andrea? Parla!. .. >. « Sì. ).f'è cominciato qui, di colpo, poi sono andati pili in giù, dappertutto, ahi, ahii! ... > mugolò fra i gemiti il malato, indicando con la mano la bocca. dello stomaco. e Già. Anche quella respirazione, vedi >, fece il chirurgo con convinzione, volgendosi all'ac;siiuente e a mc, come per farci notare un altro sintomo che confermava il suo dubbio. In quella entrò il dottor ~1anardi, con un braccio in aria perché stava ancora infilandosi un camice. Il chirurgo lo r,alutò con un cenno, poi soggiumc: e Dunque ... ». e Ma! > rispose il medico che doveva avere inteso le ultime parole del PARIGI - P1rtJool1rl lnadl\i dell1Eipo1idone chirurgo o letto il dubbio s\11suo viso. e Sono stato chiamato due ore fa ... Difficile orinontarsi, con un peritoneo già in difesa... Sembra che anche avanti abbia avuto dei dolori ... F, poi, il vomito ... ». Il chirurgo lasciò allora il lettuccio, e pr<''\O sottobraccio il dottor ).ianardi si avviò a un'altra stanza, ove non c'erano che .armadi di ferro e vetro pieni di strumenti nichelati. Xoi li ~cguimmo. e Non mi pare appendicite >, spie- ~ò il chirurgo. e In genere non dà dolori co~ì intensi, e poi alla pressione è muta. Per me è più in alto. Anche la respirazione è caratteristica... Beh, intanto apriamo ... Caso mai andremo più in su a vedere ... >. Discorrendo era entrato in una seconda stanza, il suo ufficio. Sulla so- ~li.1 ,;i volse, rifletté un momento, poi chiamò: « Suor Pasqua! » e alla suora accor-.a di~..e: « Lombare >. Il dottor Manardi s'era seduto dietro alla scrivania. l'a~sistente aveva acceso una sigaretta, dopo essersi tolta la giacca e il panciotto, e s'era sdraiato sopra un gran divano di ferro grossolanamente imbottito in bianco. Il chirurgo, adagio, meticolosamente, si levò l'orologio e il portafoglio di tasca, li serrò a chiave in un cassetto, poi incominciò a spogliarsi, appendendo le vesti ad un attaccapanni di ferro. Anche il dottor Manardi accese una sigaretta e si mise a chiacchierare. Era un uomo anziano, florido, contento di se stesso. Nel pomeriggìo era stato ad una riunione del sindacato provinciale dei medici. Il tempo passava. :-.:cssuno parlava più del malato. Era di là che gemeva torcendosi. e fuori nel corridoio, dinnanzi a un uscio chiuso, due donne impietrate dall'angoscia tendevano l'orecchio in una disperata ansia. Er3. domenica. Forc;e lo avevano veduto all'uscita dei vespri andarsene con gli amici verso l'osteria, e mezz'ora dopo glielo avevano riportato a casa, sorreggendolo, piegato in due, come falciato dalle lame .invisibili che gli dilaniavano i VISCCCI, e È inutile! Gli interessi di noi medici di condotta non sono mai stati considerati ~equamente. Ora, con 1e mutue ... > diceva il dottor Manardi infervorandosi. E il tempo passava. L'assistente sbadigliò, stiracchiandosi. Anche il chirurgo ora s'era 5eduto (U! divano e <1badigliava anche lui, annodando.,i pigramente il cordone del pigiama, con l'aria di uno che ha del tempo da perdere. finalmente qualcuno bussò e una ~uora mise il capo dentro l'uscio. e Pronti? Eccoci!> c~lamò il chirurgo, giovialmente, balzando in piedi con una foga inaspettata, e di là mi accorsi subito _che il lungo indu~fare nello spogliarsi e quelle chiacchiere ozio~ mentre un'esistenza umana era in pericolo, non erano effetto di svo- ~liatezza o di indifferenza, ma che tutto quel tempo era c;tato tichiesto dai pr('parativi per l'operazione. Tre suote, una infermiera e due infermieri si muovevano febbrilmente in giro dalla sala di medicazione a quella operatoria. lJ no di essi, curvo sul malato, gli dava gli ultimi tocchi col rasoio sul pube. Il chirurgo si avvicinò al lettuccio, diede un buffetto ,ulla guancia del giovane e gli di,;sc come a un figliolo : e Coraggio, Andrea >. Il malato venne portato a braccia dagli infermieri nella sala attigua e mC'!iSOa ~dere sul tavolo. Una luce bianca e calma che pioveva da una grande lampada, lo illuminava. Con I<: br.iccia al collo dei due infermieri, che lo reggevano a sedere, egli seguitava a gemere, ma debolmente, con un la- ·mcnto da bambino, e a tratti digrignava i denti. Una suora aveva infilato un camice con le maniche corte al chirurgo. Egli si sciacquò le mani in una catinella di alcool denaturato, poi, pre- "° un lungo :\go, cercò un punto fra le vertebre del malato e provò a infiggerlo. L'atro penetrò subito per quattro o cinque centimetri. Allora il chirurgo levò la minugia 'che lo tappava, e due o ire gocciole di un liquido giallino e chiaro ne uscirono, poi l'umore zam-· pillò più forte, raccogliendosi in una provetta che la suora vi teneva sotto. Il m.1lato continuava a lagnarsi. L'assistente e il dottor Manardi si lavavano le mani, chiacchierando tra loro. Terminata la puntura lombare, mentre gli infcnnicri coricavano il malato ~ul tavolo, legandovelo con le braccia in alto, il chirurgo andò al lavabo e si mi<:f'anchc lui a lavan.i lungamente )e mani, indi le immerse in un catino di alcool, 1>0iin un altro ancora. Una suora gli adattò gli occhiali, gli legò alla nuca la maschera di garza, ~li porse i guanti, prima quelli di gomma, poi un paio di cotone, bianchi, da educanda. e Ebbene, ti senti meglio? » egli chic- ,;c allora al malato, accostandosi al tavolo. Questi sorri">ccon una specie di beatitudine. Non provava più nessun dolore, e questa cosa gli doveva sembrare miracolosa, pois;hé era desto, e della puntura lombare forse non s'era nemmeno accorto. Egli ringraziò il chirur- ~o con voce flebile. «Bene, ora cerca di star quieto>, disse il chirurgo, e gli irrorò il ventre e lo stomaco con un batuffolo pregno di tintura. di iodio, indi gli dispose sopra, per lungo. delle salviette, lasciando tra l'una e l'altra un breve spazio. e Vediamo>, soggiunse poi; e afferrata sul tavolo degli strumenti una pinza dentata a <:eatto, con e,;sa fi,;sò il lembo d'una delle salviette alla pelle del ventre. Il malato non diede segno d'aver sentito quella morsa e il chirurgo approvò col capo, continuando a fissare in questo modo i panni alla carne ormai inscmibile. Io non m'ero tolta la giacca, e chiuso nel camice che m'avevano dato incominciavo a sudare in quell'atmosfera da stufa. Ora nessuno parlava, all'infuori del chirurgo che chiedeva i ferri di cui aveva bisogno. Col bisturi aveva già inciso per cinque o ~ci centimetri il ventre, e attanagliato con le pinze emostatiche le vene e 1 grossi vasi. Po1, anziché usare la lama, col dorso del bisturi, tagliindo i tessuti, completò l'apertura, e il peritoneo apparve entro le cavità. Legate le vene col filo da sutura, dopo aver levato le pinze e introdotto tra le labbra della ferita una specie di valva per mantenerla aperta, il chirurgo tagliò il peritoneo. Le visceri rosee e semoventi vennero in luce. e Ecco l'ap1>endice. f'. rossa, ma non c'è nulla >, disse il chirurgo. Awolta alla pinza una benda la intinse nella ferita, profondamente, rimestò qua e là, e ritraendola l'alzò in alto. Era macchiata di gialle chiazze grumose. e Che cosa ti dicevo io? La perforazione è più in su ... Quando ci rono quei dolori urenti, insopportabili, che dall'alto si propae"ano in bas50, non ci si inganna mai ... Sono provocati dai succhi dello stomaco>, pro- ~guì il chirurgo volgendosi a me con un,i rapida orchiata. e L'acido cloridrico che contengono intacca il peritonro, che è semibili\Simo ... >. Mentre parlava, egli non ristava dal lavorare, ora nuovamente col bisturi, allungando la ferita e costellandola di PARIGI - P1.nicol1.rlntdhi doll'E1po1lsione pinze. Se il punto preciso non era ancora. stato trovato, l'origine del male ormai et:'!. stabilita, cd egli si sentiva forse sollevato dJ.lla responsabilità della decisione pre~a di squarciare il ventre di quel poveraccio, forse contento per l'esattezza della sua diagnosi. Ad un tratto si inLCrruppc, e guardandomi con un ~rriso mi .fece: « Sai, ho proprio sbagliato io. Qucllcsci picche le avrei potute fare bcnisc;imo... Andiamo, andiamo, sorella! Quando servono le pinze piccole, mi dà le pinze grandi, e quando mi servono le grandi mi dà le piccole ... Bende! Non ci sono mai bende! ... Guarda quanta porcheria, .. E tu, forza con le mani! ... >. Tra un rabbuffo alla suora e uno all'assistente egli procedeva ad operare rapidamente. Due larghe staffe dentate erano state inserite nella ferita, e l'asc:istcnte che le impugnava le tendeva in senso opposto per mantenerla aperta. Ma ad un tratto le mosse del chirurgo si fecero caute, delicate. « Ec• co la perforazione », egli annunciò. E a mc: e Guarda che buchi fanno queste maledette ulceri». lo mi chinai. 1n un groviglio di membrane ondeggianti e turgide, nello spazio che egli teneva disteso fra due . dita si apriva un forellino, perfettamente rotondo, con i margini nettissimi. Sembrava uno di quei fori che si vedono sugli assegni di banca. Ad ogni respiro del malato un fiotto schiumoso e giallastro rigurgitava fuori, colando tra le anse degli intestini. e Fai la resezione? > chiese il dottor Manardi. e O Dio, si può fare, ma in un ambiente ormai infetto come questo ... Proviamo prima ad imbrigliarla. Chi.ssà che i tessuti tengano ... Catgut, sorella, e un ago piccolo: presto! ». (I'ot, Wlde World) {.Fot.Wldo W orld) L'ulcera era in una posizione row• scia e scomoda. Manovrando l'ago fissato fra i denti di una lunga pinza, ;I chirurgo cuciva, annodando il filo ,lJ ogni punto, e restringendoli ,;emprc pili intorno al foro Non era cosa agevole da farsi. Egli si impazientiva, imprecava, ma non si arrestava un ist.tn• te. Io mi scostai dal tavolo, togliendo lo sguardo da quello !iquarcio sangu:- noso e palpitante, irto di ferri, la cui vista mi affascinava. ~on ne potrvo più. Pian piano raggiun .. i l'uscio. Appena fuori accesi una sigaretta, avidamente, mi tolsi il camice, la giacca, e mi lavai le mani, !ìebbcne non aves\i tQCCatonulla, di là. I due giovani che avevano accompagn.:to il malato er.1 no ancora lì, seduti sull'orlo d'una sedia di (erro. Al mio apparire balzarono in piedi e, credendomi un mtdico. mi chiesero come era andata. e Fuori c'è sua madre >, soggiunse uno. come per scusare- la loro curiosità. « Bisogna aspettare che esca il profcs.sorc >, risposi non sapendo cosa di• re, e fingendomi occupato pas~ai nell'altra stanza, buttandomi sul divano. La tensione mi aveva stremato, il mio cervello era vuoto. Fumai un'altra ~i~ garetta, e dopo un'altra ancora. :\li sentivo meglio, avrei avuto voglia di tornare di là, ma non oc;avo. I minuti passavano lenti. Che cosa stava accadendo in sala operatoria? Non avevo un'idea .di quanto tempo ci vuoleper suturare un taglio lungo venti centimetri1 ma finalmente delle voci si udirono, l'uc;cio si aprì e comparve l'as,.istcnte, lasciando la porta apert-1 dietro di sé. Nell'altra stanza, i due giovani, le donne che avevo veduto nel corridoio e il dottor Manardi, ascoltJ.v:mo ciò che diceva il chirurgo. « ~ gravissimo... Ulcera 1>erforat.i dello stomaco... Non posc:o assicurarvi nulla ... Speriamo ... >. Le donne si misero a singhiozzare, il chirurgo entrò, qualcuno richiuse l'uscio alle sue spalle, egli si lasciò andMe sul divano e posando le m.ini sulle ginvcchia sbuffò: « Che faticata!.. Povero diavolo ... Un così bel ragazzo! ... >. « Non se la caverà? > chiesi io. e Uhm! ... > egli rispose scuotendo il capo. « Hai veduto quanta roba c'era ormai nel peritoneo? Ce n'era fin nelle fosse iliache... La perforazione è avvenuta alle sei, noi siamo intervenuti a mezzanotte, dunque prima dell'ottava ora. Mah, non si ,;a mai ... > egli concluse con uno ~badiglio. Era stanco, e il suo viso sembrava come tumefatto dalla fatica. Per alzarsi in piedi si appoggiò al bracciale, con uno sforzo. Occorreva ve!ìti"i, scendere, guidare l'automobile, spoglia'l"Si di nuovo prima di poter stendersi nel letto. Quante cose inutili biso~na fare. Anche tutto il suo lavoro for,;c era stato inutile, l'altro sarebbe morto lo stesso. Stava indeciso e preoccupato in mezzo alla stanza, il volto c;udato e stanco con la fronte incisa da una ruga. Si mosse. Andò fino ad un tavolo di ferro, prese una caraffa di vetro in mano e si piantò in un angolo. Dopo un momento tornò a voltarci, levando co_ntroluce la caraffa appan• nata. L'urina vi traspariva chiara ,: limpid~. Allora sorrise, '\O<ldi-.fatto, e come liberato da un penc.iero opprimente, con voce allegra disc;c: e Be', vestiamoci e andi;uno a dormire. ~utto quello che -.i poteva fare, lo abbiamo !atto>. TITO A, SPAGNOI,
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