~• lli&rPrP®ffi~® Wll (!t CBo '-W~rP®Ih~~~® I L'ELLO CHE PIU' mi premeva _era non già di visitare Ma- .ag.1, che sapevo oramai assicurata ai nazionali, ma, per qu.into questo possa apparire singolare, rag~iungerc Salamanca, e il cuore \lC'\W della Vecchia Ca~tiglia. Malaga era cosa fatta, oramai. Le formazioni di volontari italiani che l'avevano investita 1 quattro delle cinque colonne, comcgnata la città agli sp;lgnoli, inseguiva.no i rossi ver'-0 Motril. La ma~gior pa'rtc dei volontari venivano del re5to avviati, in treno, in camion, a piedi, ·verso il fronte di ~fadrid. Quello che c'era a 11alaga: riorganizzazione della città, processi contro i capi o i terroristi rossi, era cosa degli <t.pagnoli. ' l volontari itali,mi ~cntivano profondamente in quc'itO senso. Erano venuti in hp,1gna non già per cercare un'av- \'C'ntura più o meno rischio~a. Vi erano venuti con b convinzione di ser\'ire un'idea che era quella ..,tes~adel fa,ci- 'Hno. A Siviglia e, più tardi, a Salamanca, avevo trovati J.lcuni vecchi amici dd1'.\frica. gente lasciata in Eritrea. in Somali,t, ad H.trrar, a Dire Dc1ua. "El ausente" Trovai un posto in un'automobile che partiva per Salamanca. Era un'automOOilc del Servicio Oficial. Il Correo d1·l Cuortel Generai. Il servizio del corriere fra Siviglia Salamanca, lo sbrigavano una giovane guardia civil> e un autista militariZZJ.to. ~{i vennero a prendere la mattina per tempo, all'albergo. Cn comand~nte d',utiglicria e due altri ami; ci miei erano anche del1a partita. 4ii.~1- ~ci.ii Siviglia senza grandi rimpian11: la città era .1ddormcntata 1 Calle de la Sicrpc deS<.'rta, deserta la Plaza San Fcrn:mdo, la grande cattedrale, l'Alcazar, l'Archivio delle Indie, la torre della Giralda, il Paseo de las DClicias: ecco quel che perdevo. Perdevo il Sud : con la sua dolce e pur rabida vita. Lasciavo la città molle e splendida, ricoperta di manifesti che annunciavano la. prima corrida a beneficio del1' A uxilio de Invierno. I nomi di Domingo Ortega, Marciai Laland3, Armillita el Chico risalivano a galla per la delizia d~li aficiouados. ~i ricordavo di quelle sere calde, lunari, pesanti di agosto in cui avevo assistito alle prime novilladas, corride di tori giovani, e di toreri dilettanti. I cinematografi all'aperto, le staccionate nelle plac,as. La voce degli attori amfricani irreale nel doppiato .spagnuolo. Le mattinate pa.ssate all'Archivo ·de las /ndia.s> a .consultare i documenti della Conquista, la lettera di Cervantes in cui chiede un posto di cancelliere al Messico. La vi.sita all'Alcazar, perseguitato dalle guide autorizzate. La cattedrale con le navate chiuse dàlle sbarre di bronzo dorato, come carceri. E ora la città muta, la città addormentata e inerte dove solo parlavano i manifesti. e Una patria. Un Caudillo. Un Estodo. Espaiioles.l Extranjeros.l La Legi6n os espera. EnliJtaos en la Legi6n.l ». Ho sempre dato una importanza straordinaria ai bandi, alle gride, ai decreti, ai manifesti, in una parola. Sono la voce della città. e Haao sabrr ... > oppure: e Dios, Patria> Rey; Enlisla os en los Requetis? > e Compromiso por la duroci6n de la actual campana». Ma uno specialmente, uno fra tutti, senza scritte, senza leggende, il più frequente, il più ripetuto. Il ritratto di un giovane in divisa di falangista, camicia blu, 5 frecce, giogo di Isabella, cordoni della Junta de Munda, un manifesto a colori : un giovane bello, un po' grasso, il volto fine, re• golare, i capelli ravviati, una mano .sul fianco. Uno specialmente, distribuito a milioni in tutta la Spagna naziona• le: il ritr~1tto di José Antonio Primo de Rivera, fondatore della Falange, lo scomparso. El ou.rente. Mi fu di grandissima utilità quel viaggio in auto attraverso Andalusia, Estremadura e Castiglia. Durò quasi una giornata. Merida, Cicere.s, Palcncia. E la grande campagna, la de- ~rta enorme spiegata campagna spagnola. A un certo punto la strada non era che a tré chilometri dalle linee : esattamente al bivio di San Benito. A Merida pa\.~ai accanto agli acquedotti romani, si vide di sfuggita l'anfiteatro. E a un certo punto mi misi a pensare al .Me~1;ico.Mc l'ero vietato, si può dire. :¼a di poi quelle fi11cas, quelle posadas, quei cimjteri, quei contadini sugli asini e soprattutto quella tragica 50Jitudine me lo riportarono, da tanto lontano, il ~cssico. Ogni cosa: l'architettura delle case coloniche e delle ville patrizie, la grandr7.za e l'incuria delle terre, la prc~nza del bc~tiamc e dei pastori avvolti di pelle, e le borgate, e le città color di mattoni ro~si, colore di ro,;,..,apoi· , ere, e la prcpoten1.a delle chic~ dfi ca..,tclli e delle caserme. tutto mi riportò al ~1'e~sico, di prima della ri,·olu;,ione, il ~k,;;~ifo che avc,·a provoc,110 L. J,r,>' a_grnria del 1917. La strada era bella e facile: CO')tfl11ta da Dc Rivera fra il 1924 e il 1928, come tutte quelle della penisola, e costruita da un'impresa italiana, di asfaJ. to e di pietri~co, era l'unica cma nuo,•;.• e moderna che avesse attentato_ al paesaggio. All'ingresso e all'uscita di ogni città e di ogni paese gruppi di uecinos, di abitanti armati di fucili e con berrette e camic.:ie...,di falangi~ti, intimavano di fennar~i. L'autista r3llentav::. la sua corsa. « Conco del Cuarul generai del g..- neralisimo », diceva la guardia civil~ sporgendo la lucerna di incerata dal finC'.!ltrino. Quelli salut3vano, la macch 1na accelerava la sua co~~l. Q 11.:·,to J)C'r miglia e miglia. E intanto la campagna, e le basse architetture monastiche e guerriere che gli spa~noli hanno ~parso per tulta la terra, ~correvano ai due lati dell'automobile. Quelle architetture e quel paesaggio, e il C()';tumc e la popolazione che sottintcnde\'ano, feudi spopolati, terra appena scalfita, mi parlavano dd ~lessico 1 quegli armati mi parlavano del ~(c~sico. Quella dolcezza di lingu,1~~io popolare, e quel!.. dcci•done virile degli abitanti, mi parlavano del ~{c,sìco. E for~ ogni popolo è destinato a occupare le terre che più gli ~migiiano. E agli spagnoli toccò il Sud e il Centro America, ai ~assoni il );i'ord e ai romanj l'Europa e l'Africa. A Càceres e Pla~cncia rividi gli it!l.- liani e vidi soldati e sottufficiali e ufficiali d,-.}lenuove Brigadas mixtas; metà spagnoli, metà italiani, inquadrati all'italiana, che si esercitavano e si prepara1,·ano in vista dell'azione. I raga1,- zini spagnoli correvano dietro i plotoni e le compagnie cantando Giovinea.a~ in italiano, le ragazze correvano sulle porte di casa a segnarsi a dito i lor,, nouios e ertamorados italiani. li popolo amava quei ragazzi: quei ragazzoni puliti, onesti, decenti che parlavano una lingua tanto parecìda. Quei figliuoli fieri senza iattanza che erano venuti a dare una mano. Itolianos .I /ta/ianitos.l E il pàesaggio intanto si modificava: dalle campagne larghe e verdi della Andalusia, dai pascoli dell'Estremadura si cambiava, man mano che la .strada saliva e l'aria si faceva fina e frizzante, e te città più popolose e nei din. torni della città s'incontravano file di soldati e di seminaristi in una natura pili dura .. 1rid.1. -,p.iccat.l, pietro1ta e ingrata.· L.1 Ca,tiglia. Una razza di pietra abita, a CJUt'i contadi. Contadini avviluppati nflla manu, ca,-ak;1vano alti muli1 impassibili e rasati, le ~uancie brune, quasi violacee. \ nfinc ~i arrivò a Salamanca. \ ·i ~arei \tato a lungo, vi avrei l:lvorato, e sarei partito di lì per il ( ronte- una mattina ; vi ,arei tornato. Ero dunque arrivato nel cuore della Ca:.tiglia. Di una regione e di una razz,.1 che ha creato la lingua, l'unità e b ,toria della Spagna. Di una città, Salamanca, che è lo ste"o tabernacolo dello spirito casti{o. Ed infinC' em lì che abit3vano il Capo dello Stato, i :-iUOui omini, era lì il Cuortel gcrieral. " O.B. Rapide" Franco. Don Fr:mci,;,co Franco Bahamondc, S. E. d Gcncralismio. El jefc. El Caudillo. Qual<..·era il ~uo ~- greto? Quale era il destino che l'a- \'Cva portato nell'ottobre, il 15, il f6 ouobrc, a c;.tpo dd nuO\'0 Staio ~azionale? Il 14 luglio 1936 Franco &i prcpara\'a a lasciare Tencriffa. La ri~ voluzione ro"-~a, profeti:tzata. da Lenin, or~aninata dal Komintcrn. d'intesa <.Ongli <;tCs~pi artiti di sini,tra e il goHrno di ).ladrid, si prep..t.r,wa a mettere la Sp<1gn,1a ferro e a fuoco a data fi,_sa: il 29 luj!lio.. \\·rcbbe dovuto <;Coppiare l' 1 1 maggio. Fu rimandata al 29 giugno. Poi, a un mese dopo. li Soviet nazionale era già formato. I luoghi di riunione, i c.1.pidelle milizie, le mili;,ic stesse, tutto era 1itato preparato. La i.trage doveva cominciare con un ordine d'assalto ai punti nevralgici: ca~rme 1 ca~e, palazzi, conventi 1 chie- ~. Seguivano: l'arresto generale dei controrivoluzionari ; lo sciopero ~cneralc; gli atti di sabotaggio; la distru• zione delle str;lde ferrate; chiuq1r.1 <ici porti e delle frontiere; uccisione delle persone che figuravano nelle celebri listas n, gras. Franco, in esilio, aSpetta la sua ora. L' 1 1 luglio un aeroplano postale parte dall'aerodromo di Croydon, è il bimotore e O. H. Rapide>. Pilota: il capitano Beed. Passeggeri : il comandante Hugo B. C. Pollard, di Scotland Yard, sua figlia Diana, bellissima ra- ~azza di diciannove anni, e un'altra IL 80PRAVVI880TODI GOERNICA,CAPITALEBASCA e1m·ane. l'amica indivisibile di Diana. Dorot<.·a \\at..on. In più: la. \Crittorc n. Lui~ .\. llolin. corri~pondente !ondine~ dcli'« A.B.C. > di ~[adrid, che ha ,1ffittato l'aeroplano dalla Compagnia Olley. L'aeroplano fa scalo a Burdeos e Opono. per rifornir,;;i di benzina. Il 15. di pomcri~gio, arriva all'aeroporto di Gaudo. a Las Palmas. Franco lo aspetta da ventiquattr_o ore. A Santa Cruz de Tener1fa è arrivato il giomo prima il diplomatico don José Antonio de Sangroniz. Notte di preparalivi. Si decifrano gli ultimi dispacci ~egreti. Franco decifra da solo, con l'aiuto di un cifrario ta• scabìlc. « Le cose ~ono maturate al punto giusto. ~on si può aspettare di più •• dice il generale. e I progressi dell'anarchia :,i fanno comiderevoli. Fra poco le pos~ibilità di reagire del paese ~ar:mno distrutte. > Qualcuno di,se: e Fra una settimana sarà riwluto tutto•· Franco stette un po' sopra pensiero. Poi, pesando le parole: « Se il colpo militare rie'ice, <;Ì. Però .\ladrid dispone di molti elementi ... >. L!n improvvi<;O silenzio, un angoscio- "'° ,ilenzio, al termine del quale : e Sr il colpo non riesce subito, la guerra civili• "arà lunga e accanita, i ne-miei della. Spagna sono molti e potf'nti ... ». Questo di,;;co!"(.O ,_j teneva nella \'eranda ddla Re!iidenza. La notte dn tropici, moderata da un ,·ento dolce e lcggr10 che veniva dal mare, era !'>Ot:: cc. ba~ata. Franco continua: • e Io ho fede assoluta nel trionfo ... ». Dice altre parole, il generale, ma queste ci ba,tano. Il 16 luglio il capitano Bt:ed riceve l'ordine di tenersi pronto. Porta iJ. ,;uo apparecchio nel mezzo dc-I campo d'aviazione. e [I carico è completo? > domanda Beed. e Tutto ~ pronto>, risponde un me..:- canico. e E il passeggero?» «Eccolo!» 11campo era in prossimità del mare. Da questo ~•avvicinava alla sp'ia~gia un rimorchiatore, fermava i motor .. J marinai saltano in acqua, alcuni pas- '-eggeri vengono portati a terra a braccia. FinalmC'ntC arrivano sulla spiaggia. Un uomo piccolo, bruno, ve!!tito in borghese, è il primo a saltare a terra. S'avanza verso il pilota, velocemente, il pilota gli viene incontro. Quello stende la mano e: « ro soy el generai Franco>, dice. Era il Caudillo, l'uomo della Fede. Dio voglia che di lui si possa scrivere sui muri della cattedrale di Salamanca i1 voto della Vittoria: e Pestem fugavit bnlsctvicam ». G. G. NAPOLITANO IB SCITO di carcere, Dostoievski era ritornato ,n patria, ma perseguitato com'era dal destino, si era trascinato dietro una catena ancor più pesante d1 quella del deportato: il legame colla sua prima moglie, malaticcia e meschina, che gli avc\·a recato in dote dalla Siberia soltanto sofferenze e recriminazioni. Incompreso e ferito nell'orgoglio (una volta essa gli aveva detto che • una donna che si stimava un pochino, non poteva amare un uomo che aveva trascorso quattro anni a1 lavori forzati, in compagnia dt banditi e di ladri•), egli sentì di non poter più re.sistere alla vita in comune, e 'mise in atto ciò che nella prigionia reale non aveva mai osato di tentare: un'evasione. E abbandonati Mosca e il domicilio coniugale, si trasferì a Pietroburgo. Qui ritrovò un.a libertà fatta di speranze e di consolazioni. Gli ambienti intcllet• tuali lo accolsero coll'entusiasmo di mille nuove amicizie, per lo più giovanili e stu• dentcsche, ed egli .si senti rincuorato. S'era già rimesso con fiducia al lavoro, quando, un giorno, ricevé da una studentessa. ch·egli aveva appena notato in una delle tante riunioni organizzate in suo onore, una vera e propria dichiarazione amorosa. L'affetto di cui Dostoiev'Skigodeva fra la gioventù , dice Liubov Dostoicvskaia, nella biografia del padre, suscitò a suo riguardo l'interesse di una giovinetta d1 nome Polina ... La lettera fu trovata fra le carte di mio padre: era scritta m uno stile semplice, ingenuo e poetico•. Si trattava certo d'una fanciulla appassionata e sentimentale, abbagliata dal genio d'un grande scrittore. Dosto· ievski fu commosso dalla lettera di Palina, e subito le rispose. Polina era il vezzeggiativo di Apollinaria Prokofievna Suslova, allora appena ventiduenne, figlia maggiore d'un ammhlistr.uore dei conti Scieremeticv. Con la sorella =--:adezdac, he dove\·&più tardi diventare la prima dottoressa russa, frcquenta\'a i corsi di lettere dell'Università di Pietroburgo. Liubov ce la descrive come il vero tipo della Kurtitska, presa dalla vita moderna e sociale, più che dagli studi, esaltala dal nichilismo culturale e forse anche dall'idea del libero amore. Oostoievski de\·e a\·erla conosciuta verso il i 860, quando egli ormai era già quarantenne. La loro relazione dové datare da allora, e si trasformò subito per Dostoievski, secondo le testimonianze di due suoi amici, il poeta Maikov e il critico Strachov, in una passione difficile e dolorosa. Essa non era né bella né buona, ma capricciosa e raffinata: chi la vide, cc l'ha descritta alta e flessuosa, forse troppo magra. Rozanov ci assicura che la Polina del Giocatore è quella della realtà, e che anche i tormenti amorosi del protagonista del famoso racconto, sono autobiografici: • Questa Palina, sempre questa Palina! Io non capisco, non capisco che cosa ci sia di bello in lei! Certo è che fa girare la te1ta agfi uomini •. Pare tuttavia che essa non riuscisse a provocare una rottura diretta e definitiva fra lo scrittore e sua moglie: Dostoievslci ne aveva rimorso e ritegno, come ne scrisse perfino a Turghcnicv. Forse fu per questo che i due decisero nel '63 di fare insieme un viaggio in Europa. Ma, nella sua qualità di sorvegliato politico, Doacoievski incontrò difficoltà nell'ottenere il passaporto, che gli fu concesso sol• tanto in ritardo, per ragioni di salute e con un sus.sidio dcl1a Società degli scrit• tori. Ma Polina, impaziente, era già partita per conto suo, cd era arrivata a Parigi quindici giorni prima di lui. Quand'egli vi giunse, lo attendeva una brutta sorpresa. Il viaggio in Italia La ragazza lo accolse facendogli un doppio rimprovero: prima, di aver tanto tardato a partire; poi, malgrado il ritardo, d'esser venuto lo stesso. Essa gli aveva scritto scongiurandolo di non partire, ed ora, a voce, gli ripeté e gli confessò un'altra volta di essersi improvvisamente innamorata di un uomo che aveva conosciuto a Parigi. Di lui sappiamo soltanto che si chiamava Salvador e che parlava spagnolo, ma alcuni indizi ci fanno credere che fosse un giovane ricco sudamericano in viaggio di studi. Il diario della Suslova ci dice che la spiegazione fra i due fu penosa, ma senza burrasche. Dostoievski si mostrò addolorato, ma propenso al perdono; e anzi sembra che fosse proprio Polina ad accusarlo di non averla mai né compresa né amata. Molti anni dopo Rozanov chiese alla Suslova il perché di quella rottura, ed essa rispose dando la colpa al ritegno di Dostoievski a separarsi pubblicamente dalla moglie. Quando il destino rimosse l'ostacolo, con la morte della sua rivale, in lei era già finito l'amore. In realtà, fu l'amore di Salvador per Palina a finire, c0 essa allora riannodò subito una relazione d'amicizia con Dosto1cvski1 e, raggiuntolo, riprese con lui il progettato viaggio in Italia e Germania. Dal suo diario sappiamo che il ,·iag-giofu abbastanza divertente, e che Dostoicvski tentò invano più d'una volta il ritorno all'intimità, per poi domandarle perdono. li diario ci porta in Italia, a Roma e Torino, poi in Germ1mia, dove, a BadenBaden, Dostoievski giocò e perse alla ro11ltttt, pro\'ando tutte quelle emozioni e quelle mi-.erie che doveva descri,-ere ammirabilmente nel Giocatort. Poi i due si recarono insieme a Berlino, e qui si separarono: la donna fece ritorno a Parigi, e l'uomo parti per la Russia, indugiandosi spesso per via. Dopo qualche giorno Polina ricevé una lettera dove Dosto1evsk1le chiedeva un prestito per rifarsi dei denari perduti. Polina impegnò l'orologio e gli mandò trecento franchi. Anche a Ginevra aveva dovuto impegnare un anello, per lui, e più tardi dovette aiutarlo da lontano, anche quando a \Viesbaden egli si trovò impossibilitato a pagare 11conto e prigioniero dell'albergatore. Dopo la separazione, i taccuini della Suslova ci dànno notizia di due nuove conoscenze e avventure, ma anche del suo rancore per l'amore passato: Quandf) io ripenso a come ero due anni fa, sento di odiare Dostoic\'ski, che fu il primo a uccidere la mia fede». Eppure la loro corrispondenza continua, ed essa gli scrive da Versailles: :":on mi piace che tu m1 scnva delle cose ciniche, ciò non sta bene, non sta bene a te quale io poma t'imag•- navo. Mi stupisce d1 come ti sia \'Cnuto a noia il mio carattere ...mi ricordo una volta che ne face\"i tali panegirici ... Allora però tu non lo conoscevi bene, ne. scorgevi .soltanto i lati buoni, e non sospettavi neppure le pQssibilità di cambiamenti in peggio~. Dai rimproveri che ora ~• fanno i due ex-amanti, controllati coi documenti anteriori e le testimonianze altmi, possiamo facilmente ricostn.ure tutto questo curioso accidente sentiroentalé. La rottura Polina certamente era troppo ingenua, passionale e volubile, e doveva avere una falsa idea della grandezza. Egli spesso amava paragonarla a :vlanon Lcscaut ed ella non seppe vedere in lui altro che il lato perverso e diabolico. Se Polina gli rimprovera d'esser.si condotto con lei come un uomo seno e occupato, che considerava a suo modo 1 propri obblighi, ma che non tralasciava di godere•, la dottoressa :--J'adezdanon si perita di scrivere a Dostoievski una !et~ tera in difesa della sorella, per accusarlo di s:tdismo spirituale e di godere dei patimenti degli uomini•. Dostoicvsk.J, quasi come nella Con/tssionedi StaVToghin, le ri• spose senza negare né difendersi, rimproverando a Polina solo la sua gelidità e crudeltà: •Essa pretende dagli uomini ogni cosa, tutte le perfezioni, e non perdona un sol difetto in grazia di molte altre qualità positive ... Essa mi guardava dall'alto in basso, e s'offendeva se la contraddicevo ... • Eppure quando nel '65 si rividero • Pietroburgo, Dostoievski, ch'era rimasto vedovo da poco, le propose di sposarla. Al rifiuto di lei, le rinfaccia l'e.sserglisi data. Con quc.sto episodio terminano i tac~ cuini di Polina. Ma la loro corrispondenza riprende e continua, fino a un anno dopo il secondo mafrimonio dello scrittore. E forse l'ultima lettera d1Dostoicv"Ski è quel• la dove egli le racconta da Dresda come tutto era avvenuto: • La mia stenografa. Anna Grigorievna Snitkina, era una ragazza giovane e graziosa, sui vent'anni e di buona famiglia ... Il nostro lavoro procedeva, magnificamente ... Alla fine del romanzo (che era proprio Il Giocatore), mi accorsi che la mia stenografa mi amava appassionatamente, quantunque non mc ne avesse mai fitto parola, ed anche a me piaceva moltissimo. Dopo la morte di mio fratello, la vita mi s'era fatta cosl dura, ch'io le proposi di diventare mia moglie. Ella acconsentì e ci sposammo. La differenza d'età è formidabile (20 e 44), ma io mi convinco sempre di più che lei sarà felice. Essa ha un cuore e sa amare ... La tua lettera ha lasciato in mc una penosa impressione. Io non so come tu hai vissuto in quest'ultimo anno, e che cosa è avvenuto nel tuo cuore, ma a giudicare da tuttociò che io so di te, è difficile che tu possa esser felice ... Arrivederci, d~rno amico! ... Addio, caro amico mio: ti .stringo e bacio la mano•. L'episodio final.: di questa relazione già st!"3na, è stranissimo, e sembra veramente sadico e cinico, come le due sorelle dicevano di Oostoicvski. \ La figlia. di Oostoievski ci racconta. che molti anni dopo, un giorno che· sua ·madre Anna Grigoricvna era fuori, w.nasignora sconosciuta e velata chiese di \)ar1are con Fiodor Michailovic. Introdotta, essf alzò la veletta, e si vide che era Polin'1. Dostoievski, • a cui non pi'acevano le ragcdic, si comportò come- se 11o.n l vessc mai conosciuta, e negò sempre·, ma grado le sue reiterate preghi~rc, di-:sape'f'e chi fosse. Quando l'offesa Palina ~ggl sbzttcndo la porta, Dostoievski ne mormorò il nome come se l'avesse riconosciuta so\o allora, e raccontata la cosa alla moglie appena rientrata, concluse dicendo che-gli rincresceva d'averla involontariamente ·umiliata. Poco dopo Oostoievski monva, ma nel 1880, un anno prima della sua fine, la già quarantenne Palina era andata sposa a uno studente di 25 anni, grande ammiratore di Dostoie"'Ski. Questo giovane entusiasta, che doveva diventare più tardi. uno scrittore e un giornalista eminente, non poteva consolarsi dt non conoscere personalmente Dostoicvski, tanto che de• cise d1 sposare colei che il suo diletto poeta aveva amato». li giovane studente si chiamava Vassili Rozanov, e doveva diventare un grande interprete e un degno erede del genio del maestro. RENATO POGGIOLI
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