Omnibus - anno I - n. 11 - 12 giugno 1937

PAREVA che su Tallcyrand tutto fosse ,tato detto dopo l'opera monumentale del Lacour-Gayct, di cui è uscito ~olo un an.io fa il quarto e ultimo volume. Non è così. Gli studi, e (O!l ca;attcrc monografico e documentano, s1 sus,;eguono e recano sempre nuova luce su aspetti ine,;;plorati di quella torbida personalità, ìn qualcuna delle sue azioni rim::uac ancora oscure. Sotto questo rigu:1rdo, di straordinaria importanza è il volume .Yapoléon et Talleyrand di Emile Dard pubblicato di recente dal Plon, che colma qualche lacuna del Lacour-Gayct, mentre il T alleyraud del Saint-Aula ire edito dal Dounot si può riguardare come una felice ricostruzione dell'opera diplomatica di colui che piì1 di ogni altro contribuì ad innalzare sul trono il Primo Comole. Che la figu(a morale di Tallcyrand ,ia bella, nessuno penserà a SO!lt{-nerlo. Prete ~t!nza vot.azione, vescovo senza cmcicnza pastorale, donnaiuolo, cupidi.;simo di ricchezze, opportunista fino al cmismo, !l'anc_antc di diç-nità personale : questi !'iU01 connotati non cambiano per la considerazione del suo ~pirito, della sua folitesse, della sua imperturbabilità. L una e l'altra ,crie di qu:i.lità sono condensate nel famoso detto, ch'egli sarebbe stato capace di· ricevere u:1 calcio dietro senza un movimento dei muscoli del vi~. Politicamente, il ministro del Direttorio e di Napoleone sembra mancare di personalità. Tanto la costituzione direttoriale, quanto quella consolare e imperiale, erano cosi congegnate, che i ministri non erano propriamente uomini di governo, ma, diremmo oggi, direttori o segretari generali : semplici esecutori della politica altrui. Di Talleyrand in particolare, lo Chateaubriand ha detto che e sottoscriveva agli avvenimenti, non li faceva >. E u11 agente '\<'greto nel 18o1, affermava, di lui, che se avesse cessato di essere lo strumento di un trionfatore, l'uomo sarebbe apparso in tutta la sua me010crità. Sta il fatto, però, che quest'uomo :\I Congrc~so di Vienna - che pure N11niva sovrani vittoriosi e pieni della propri.i missione, come Alessandro, e politici come Metternich, esercitò una parte di prim'ordine. Rappresentante del paese sconfitto, egli non solo acquistò ad esso la parità di rango, ma addirittura una funzione direttiva. Pri,na ancora, era stato l'artefice principale della restaurazione borbonir, t, in un momento in cui Luigi XVlU rra lontano dal rappresentare agli oc· ('hi dell'universo l'unica soluzione. E ,rncora nel '30, già prossimo agli ottanta anni, egli è uno dei pilastri della nuova monarchia tricolore: amba- '-tiatore a Londra, in comunicazione diretta e costante con Luigi Filippo, festeggiato cd esaltato dalla società londinese, realizn l'entente cordiale coll'Inghilterra e la costituzione del Belgio indipenderlte. Tutto ciò non è da uomo di secondo o tcrz'ordine. Il ministro delle mance Diremo, dunque, che Talleyrand si è maturato alla scuola di Napoleone? Sarebbe un'assurdità. Le sue qualità maestre, lo spirito della sua politica SO· no agli antipodi dello spirito napoleonico. Se l'ex-ministro dell'Imperatore diviene nel 1814 uno dei protagonisti della politica europea, ciò è dovuto al fatto che l'Europa, dopo un ventennio di rivoluzioni, di guerre, di a$'.itazioni illimitate, sentiva il bisogno d, un ritorno all'ordine, all'equilibrio, alla ra- ~one, alle tradizioni del secolo XVIII. Queste tradizioni Talleyrand le imper• sonava superiormente, con in più le esperienze dell'agitatissimo periodo intermedio. Talleyrand è, in certa misura, l'ancie,i régime che ritorna; ma un ancien régime raffinato, addolcito, adattato ai tempi; un ancien régime che ha letto ~ontcsquieu e subìto l'influsso di Voltaire; un ancien régime colla Carta, l'eguaglianza davanti la legge, la libertà dei culti . .Non è un caso che, sotto i Borboni restaurati, Talleyrand passi ben pre~to nello sfondo della scena politica e torni ad emergere solo colla monarchia orlcanista. Dell'assunzione al trono di Luigi Filippo egli fu uno dei fau. tori. E ancora una volta era una parziale rivincita del secolo XV II I sul XIX: la rivoluzione si piegava all'ordine, invece della democrazia trionfava il e giusto mezzo >, l'ideale cui ci si ispirava non era la Francia repubblicana e rivoluzionaria, ma l'Inghilterra monar• chico-costituzionale, a cui già Montesquieu e Voltaire avevano guardato come a maestra. Come mai uno spirito simile rimase per quasi un decennio a fianco del Bonaparte, che ne rappresentava tan~ite• si? La risposta comune è sbngat1va : Talleyrand era un opportunista! .che pensava soprattuttO alla sua pos1z1onc mondana e a far quattrini. li SC:rv_izio di Napoleone lo provvedeva benissimo ~tto l'uno e l'altro aspetto; e ciò gli ba,tava. Il Lacour-Gayet ci 'fa di tanto in tanto l'elenco degli onori piovuti sull'ex vescovo di Autun e il computo dei milioni da lui guadagnati colla rendi. ta delle sue cariche, coi giuochi di bor· ~a, con le e mance > wntuose dei sovrani stranieri. Tutto questo è vero, ma non è tutto il vero. Intanto, se Napoleone lo tenne a lungo e lo apprezzò altamente (parliamo di apprezzamento intellettuale), se il -.110 giudizio sulla capacità di lui non l'AGJNA J Xapofeoue e NEI DOCUMENTI INEDITI DI VIENNA vaiiò nl'ppure a Sant'Elena, vuol dire che in questo spirito così diverso dal suo aveva trovato una specie di completa• mento. La moderazione del ministro serviva, presso i sovrani e i diplomatici stranieri, a rivestire di formule plau• sibili la _smoderatezza del Cesare; le p~tc~ ~h questo assumevano, per l'abilità d, Talleyrand, parvenza di ragione. La diplomazia di Tallcyrand era la forma razionale di una politica SO• stanzialmente irrazionale. Ritiro o congedo Ma quel che più conta è che a un certo punto Napoleone e Talleyrand si divisero. 1 motivi del distacco non sono raccontati in modo ug\lal<' -lall'uno e dall'altro: quel che per il mmistro è ritiro; per l'imperatore è congedo. Un fatto, però, è fuori di ogni dubbio: fin dal 18o8 Talleyrand consuma intimamente il divorzio dalla politica napoleonica. Al Congresso di Erfurt {24 settembre • 14 ottobre 18o8) egli prende una posizione nettamente antinapoleonica. Si può parlare di tradimento vero e proprio? F. dubbio. La maggioranza degli storici francesi, ostinatissimi a trovare scuse e attenuanti per Talleyrand, lo esclude. E forse non hanno torto. Ad Erfurt si poteva ancora scorgere nel dualismo fra Napoleone e il suo ministro un contrasto di concezioni. Si sa che il dissenso aveva origini remote. Risale alla rottura della pace di Amiens, cui seguì la ripresa della guerra continentale, giudicata. dal Tallcyrand un gravissimo errore. e Talleyrand è disperato - si legge in un rapporto segreto del Lucchcsini del 14 settembre 1805 - e se potesse evitare la guerra riguarderebbe questa circostanza come la maggior gloria del suo ministero>. Comunque si.i, al Congresso di Erfurt inizia una vera e propria politica personale. La sua formula è questa : la Francia prima di Napoleone. Ad Erfurt Napoleone cercava soprattutto due cose: l'a~icurazione dello zar Alessandro che l'Austria sarebbe stata tenuta a bada durante la campagna di Spagna e la mano della sorella maggiore dello zar stesso, la granduchessa Caterina. Questo l'incarico affidato a Talleyrand. Non se ne fece nulla. Sccondato da Caulaincourt, che S('mbra e"-Screstato il suo zimbello p.iù ancora che il suo complice, Talleyrand mandò all'aria entrambi i disegni. Alessandro non prese nessun impegno e la granduchessa Caterina si fidanzò un mese dopo col principe Oldenburg. Come sempre, l'azione di Talleyrand fu abilissima, tanto è vero che Napoleone non sospettò mai del tradimento di Erfurt. Nel dicembre del 1812, nel• la slitta di Smor~oni, alla presenza di ~hi~~inf1~i:~s[!~;a~~tri~~iva ~~ 1~c~~~f~ Lannes le resistenze opposte ad Erfurt dall' imperatore della Russia così alle sue blandizie come alle ::ue minacce. Caulaincourt dovette esserne ben sorpreso. Nell'atteggiamento di Talleyrand ad Erfurt non c'era nulla di improvvisato. Prima di partire per il Congresso, Talleyrand aveva avuto dei lunghi colloqui con Metternich, ambasciatore d'Austria a Parigi. Sulla natura di queste relazioni gettano molta luce i dispacci riservati e cifrati che il Metternich inviava da Parigi all'imperatore Francesco II e al suo ministro degli esteri Stadion, nei quali dava precisi ragguaB:li dei suoi colloqui col Talleyrand. Questi dispacci furono omC!Si o pubblicati frammentariamente nelle Memorie di Metternich edite nel 1880. l!. merito del Dard l'averli tratti dall'oblio degli Archivi di Vienna e largamente utilizzati in questa opera di rigorosa documentàzione. Racconta Metternich, in uno di questi dispacci, immediatamente prece• dente la partenza di Talleyrand per il Congresso di Erfurt, che fino dal 18o5 Talleyrand « aveva concepito il disegno di opporsi con tutta la sua possibile influenza ai piani distruttori di Napoleone>. E precisa: e Dobbiamo a lui, unicamente a lui, certe particolarità più o meno favorevoli del negoziato di Presburgo. Egli si oppose più a lungo che potè alla campagna contro la Prussia •· Metternich ricorda parimenti le ripe• tute insistenze di Talleyrand perché l'imperatore Francesco II o lui stesso si recassero a Erfort per e dare soggezione> a >:apoleone. Legion d'Onore e Toson d'Oro Su un particobre, cospicuo per un austriaco, Metternich fece resistenza durante quei colloqui. A proposito dello scambio della Lcgion d'onore e del To• son d'oro fra i due imperatori e i rispettivi ministri : «Sapete quel che farci al vostro posto?> gli disse Tallcyrand. e Io proporrei lo scambio degli ordini. L'Imperatore attribuisce grande im• portanza a tutto ciò che viene dalla vostra Corte, da signori di antica razza •· La risposta di ~icttemich fu glaciale. « Gli statuti del Tosone esigono cinquecento anni di nobiltà. Voi siete il solo che possa aspirarvi •· E la cosa restò lì. Il 24 settembre Metternich postilla : e Talleyrand non tradisce ancora. Fa un po' di fronda e vuol dirigere>. Appena tornato da Erfurt, alla fine di ottobre, Talleyrand mette segretamente Metternich al corrente di tutto quanto si è fatto al Congresso e della parte decisiva ch'egli vi ha spiegato. « La Russia - gli dice - non sarà più trasci• nata contro di voi. Solo la più stretta unione fra l'Austria e la Russia può sal- ·varc quanto ancora rimane dell'indipendenza delltEuropa >. Ai primi di novembre del 1808 Napoleone parte per la Spagna dopo avere raccomandato, in piena buona fede, a Talleyrand di imbandire, quattro volte la settimana, un pranzo di trcnt.:t!-Cicoperti, a ministri, consiglieri di Stato, membri del Senato e del Corpo legislativo. L., consegna era precisa : e Dovete metterli a contatto fra di loro, dovete s!ud!arli e a\sccondare le loro disposiz1on1 ». Le periodiche imbandigioni ci furono, ma servirono a scopi del tutto diversi. Non occorre ricordare che nel comportamento di Talleyrand la cortigianeria più umile procedeva di pari passo col tradimento. In occasione della vittoria di Somo-Sierra, si felicita con Napoleone e gli augura di arrivare al più pre• sto a Madrid. Questo era l'atteggiamento ufficiale. Ben diverso quello nell'intimità. A quattr'occhi con Charnpagny e con ~,[arct le sue critiche erano spietate. Alla presenza di Beugnot, nelle ~aie di Madama Rémusat, dove soleva troneggiare come un oracolo, Talleyrand si effondeva in recriminazioni su quello che egli chiamava e l'errore irreparabile• dell'Imperatore. Fu proprio in uno di quei banchetti ordinati da Napoleone perché Talley• rand alimentasse i sentimenti di lealtà degli alti funzionari, che una sera i convitati videro arrivare, con indicibile sorpresa, Fouché. Non erano da gran tempo in pessimi termini? Fra lo stupore crescente dei presenti, il principe di Benevento prese ostentatamente il duca di Otranto sotto il braccio e i due personaggi passeggiarono a lungo, avanti .e indietro per le sale, ragionando amichevolmente, perché la loro riconciliazione apparisse a tutti piena e assoluta. E la riconciliazione c'era di fatto. L'aveva favorita e aiutata il D'Haute• rive, antico oratoriano come Fouché t: vecchio amico di Tallcyrand 1 in qud momento capo divisione al Mini!ttero degli Es1eri. Si s::1rebbepotuto pensare che la con- ~egna lasciata da Napoleone, al momento della sua partenza per la Spagna, al suo Ministro, fos~ religioc;amente rispettata, se Tallcyrand passava sopra ai suoi rancori personali e invitava alla sua tavola l'avversario di così lunga data. Ma c;ì! Quale era la posta della riconciliazione? L'eventuale successione dell'Imperatore! Sotto l'apparenza dell'adempimento letterale degli ordini imperiali, Talleyrand faceva, dei convegni settimanali, l'occasione delle sue trame. Dai tempi di Marengo, in Talleyrand non c'era che una sola preoccupazione: chi avrebbe potuto sostituire Napoleone? L'eventualità era ora più pro,sima, forse, che mai. Non poteva, Napoleone, da un momento all'altro, essere colpito in battaglia. A buon conto, dalle conversazioni di Talleyrand e di Fouché riconciliati nei simposii settimanali, uscì una lettera che doveva avvertire Murat per• ché si tenesse pronto alla prima chiamata. Ma Eugenio di Beauharnais, messo sull'avviso da Lavalettc, intercettò la lettera e la fece pervenire all'Imperato• re. Dal canto suo, Madama Letizia, avendo colto a volo alcune parole d'intesa fra Talleyrand e Fouché in casa della principessa di Vaudemont, prevenne suo figlio. L'orecchio di Metternich Metternich stava con l'orecchio teso. Egli era particolarmente stimolato da Carolina Murat. Le circostanze gli parvero così gravi, che decise di partire per Vienna alla fine di novembre per renderne conto a Corte. Gli armamenti ripresero febbrilmente in Austria e la guerra fu decisa, in linea di principio, per la primavera seguente fermo restando che la parte di aggressore fosse lasciata a Napoleone. Per quanto riguardava Talleyrand, l'imperatore Francesco e Stadion rimasero sbalorditi ed esitanti. e B possibile che costui lavori nel senso del suo padrone? Che lo serva per una via che, per quanto divergente all'apparenza, può finire col mirare al medesimo scopo, evitare, cioè, complicazioni alla Francia, cullandoci in speran~e chimeriche? Oppure segue una sua direttiva personale, condivisa da altri personaggi eminenti dello Stato? Comunque sia, seguire una linea di massima prudenza : mai sbilanciarsi, non prestar fede senza solidi pegni ,. Queste le istruzioni impartite a Metternich. Ritornato a Parigi, Metternich scrive l' 1 I gennaio 1809 : e Ho trovato la persona in questione (Talleyrand) nelle medesime condizioni di spirito nelle quali l'aveva lasciata. Nessun dubbio che tutte le alternative sono state eventua/. mente calcolate. Non si provocheranno catastrofi, ma si saprà trarre profitto da quelle che potrebbero verificarsi. Que• sta la sostanza delle nostre conversazioni. Si giudica buono l'atteggiamento dcli' Austria. Si consiglia di mantenerlo sempre così energico,. Una settimana dopo, il 17 gennaio, dopo un colloquio con Talleyrand, Metternich scrive al suo ministro a Vienna : e X (Talleyrand) e il suo amico {Fouché) sono sempre gli stessi, decisissimi qualora l'occasione si presentì da sé, mancando un coraggio abbastan• za attivo per provocarla ,. L'occasione era la morte di Napoleone! Ma che cosa intendeva Metternich per e coraggio attivo>? Si deve ritenere che fosse, non diversamente dagli agenti inglesi sotto il Consolato, per il e colpo essenziale•? F. un punto oscuro. Non si perde tempo. Il 20 gennaio Talleyr:md mostra a Metternich una lettera di Fouché nella quale si dice che sulla strada di Baiona sono stati ordinati dei cavalli per un generale. « Questo generale è .11 Imperatore >. Talleyrand comunica ancora dei rapporti di Champagny e una lettera di Dalberg, il quale informa e che la Germania si riscalda sempre più >. e Talleyrand ,, conclude Metternich, e raccomanda di non lasciarci prevenire da Napoleone se questi è veramente deciso a farci la guerra>. Quel generale era proprio Napolco• ne. Bruciando le tappe, Napoleone ar. riva a Parigi il 23 gennaio, furibondo. Aveva saputo delle riserve, delle critiche, del e disfattismo >, si direbbe oggi di Talleyrand durante la sua assenza~ Nel pomeriggio del 28 gennaio, chiama nel suo gabinetto Cambacérès, Lcbrun, l'ammiraglio Decrè~1 Fouché e Tallcyrand. Aveva deciso di liquidare il suo ministro degli esteri. Fra Napoleone e il suo ministro si svolse una scena di una violenza inau• dita. Secondo Pasquier durò mezz'or;,, secondo altri più ore. f.: stata riferit.i da Pasquier, che ne avev.i avuto l'esat• to resoconto da Decrès. Napoleone incominciò col Iarlentarsi seriamente che durante la sua as,;enza si fossero svisati i fatti. ,i fosse parlato di una campagna di~l{raz1ata, mentre la sua era stata una ~cric di successi, si fosse perfino osato prospettare la possibilità di una succc~ione. Ricordò i doveri dell'obbedienza e della discrezione a,;soluta cui er.,no tenuti, nei suoi confronti, deputati, ministri, alti dignitari dello Stato. E finalmente, non riuscendo più a cont• n<'rsi, camminando avanti e indietro :\ grandi passi1 gesticolando, urlando, si scagliò su Talleyrand, immobile, ,lppoggiato a un caminetto causa la sua gamba inferma. e Voi siete un ladro, un vigliacco, un uomo senza fede e senza Dio. Per tutta la vostra vita avete mancato a tutti i vostri dovni. Siete un traditore, a\"etc ingannato lutti quanti. Nou v'è nulla di sacro per voi. Vendereste perfino vostro padre. Vi ho colmato di benefici e in cambio sareste capace di qualsia,;i cosa contro di mc. Da dieci mesi, immaginando che le mie cose di Spagna vadano male, avete l'impuden• za di andar dicendo, anche a chi non Io vuol ~apcre, che voi avete disapprovato l'impresa, mentre siete stato voi a darmene la prima idea e siete stato voi, proprio voi, a consigliarmela con tanta insistenza. E in quanto a quel disgraòato (era così che :-.:. designava il Duca d'Enghien) chi mi indicò il luogo del suo rifugio? Chi mi incitò a in• fierire contro di lui? Quali sono, dunque, i vostri piani? Che cosa cercate? Che cosa sperate? Osate dirlo una volta per tutte! Dovrei farvi a pezzi come un bicchiere! Potrei farlo, ma vi disprezzo troppo! >. • Secondo J\,(ollien l'Imperatore avrebbe anche sog~iunto : - de«~\~~ ~~~~~i nJcl Ea~r:!~1tf ~f:: no ancora in tempo! Andate, non siete altro che dello sterco in una calza di seta!>. Secondo Metternich, Napoleone gli avrebbe rimproverato anche la pace di Presbu_rgo, definita « infame e opera dj corruzione>. Pas-.ando e ripassando davanti a Tallyrand, dice Thiers, scagliandogli in viso, ogni volta, le parole più offensive, accompagnate sempre da gesti minacciosi, Napoleone fece gelare di spavento tutti i presenti e lasciò coloro che lo amavano pieni di dolore, al vedere così avvilita la doppia dignità del trono e del genio. Talleyrand restò impassibile e muto. Parecchi anni più tardi> l'ammiraglio Dccrès non riusciva ancora a riaversi dallo ~tupore che gli aveva ispirato simile padronanza di sè. Romantzoff, scrivendo alla propria Corte, ammirava la e straordinaria disinvoltura , dell'uomo. Fu questa straordinaria padronanza di sé che valse a Talleyrand una certa superiorità ~u Napoleone. Il silenzio del colpito metteva l'J mperatore in una situazione niente affatto brillante e niente affatto imperiale. Rimproverare al proprio mini!ttro i consigli dati, non equivaleva a riconoscersi colpevole di averli\seguiti? Ad ogni modo, nella serie dei rimproveéi manca l'accusa ~pecifica di tradimento. Chi può escludere che nell'immobilità del Talleyrand non ci fosse il timore di sentirsela rinfacciare da un momento all'altro? Sulla soglia Alla fine della scenata, Talleyrand si accinse ad· uscire lentamente dallo studio imperiale. Il supremo affronto lo rag!iunse sulla soglia. Napoleone gli ~:itt~ :~~eii5~~~~ ~Ji«S~~nc~:oaèf,:m~~~ te di vostra moglie •· Sotto l'ultima, sanguinosa staffilata, Talleyrand si voltò di colpo e, senza scomporsi, replicò : e Non mi sarei mai immaginato, Sire, che un simile particolare potesse comunque interessare la vost?a gloria e la mia >. E rivolgendosi ai presenti an• cora esterrefatti : e Che peccato che un uomo così grande sia stato così male educato!,. Mentre usciva, Duroc gli si avvicinò per chiedergli la sua chiave di ciambellano. Talleyrand evitò sempre di parla• re della terribile scena. Non se ne confidò nemmeno con Metternich, che ne ebbe conoscenza da altra parte. Nelle sue Memorie accenna vagamente asce• ne violente che Napoleone gli avrebbe fatto in pubblico. e Non mi dispiacevano, poiché la paura non è mai en• trata nella mia anima. Sarei quasi tentato di dire che l'odio che ostentava contro di me faceva più danno a lui che a me>. La ,;era stessa Talleyrand corre dalle sue fedeli amiche, 11:adame dc Rému• sat e la viscontessa di Lavai. e E voi non vi siete gettato su di lui?>, avrebbe esclamato quest'ultima. e Ah, ci ho ~n.s~to; ~a ~no troppo indolente per s1m1li reaz10111•· In realtà la sua impassibilità. era stata sola~ente apparente. Tornato a casa, era stato preso da una specie di collasso. E i medici trepidarono per la sua vita. In nottata si riprese, riflettè e, a differenza di Napoleone, operò. L'indomani, domenica 29, va a trovare Metternich. Un rapporto inedito dell'ambasciatore d'Austria getta piena luce sulle decisioni prese da Talleyrand durahte la notte. Il rapporto, in data 31 gennaio, era e riservato e cifrato>. Fu ~ollocato fra pieghi umidi e gi.unse a Vienna poco decifrabile. Il ministro Stadion ne chiese un duplicato, che fu inviato il 23 febbraio successivo. (continua). GUIDO ZORZI

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