LA DUlA DI OOlll'AONlA A.BBEV"ERAR8AIL VERO TRPIBAZIONJ DOICESTICHE ILMERCURIO craoaeccbaenamicbe Plani Come è noto, è stato affidato olle Corporazioni il compito di studiue e di proporre i provvedimenti neccs!larl perché la nazione raggiunga il maggior grado possibile di autarchia economica. E le Corporazioni - ciascuna per il suo campo - si sono messe all'opera. Cib significa che esse preparano i« piani • per la disciplina dei rispettivi settori economici. Si è tanto discusso di • economia programmata•, o •programmatica•, che alla fine ci siamo. Dobbiamo, perciò, parlarne anche noi; e lo fuemo con grande brevità e discr-ezione, sia perché nulla ancora si conosce dei risultati degli studi delle Corporazioni e delle loro proposte, sia perché il tema è vastissimo e la pratica sarà, forse fra non molto, in pieno sviluppo, sicché avremo innumerevoli occasioni di tornare sull'argomento. Anzitutto una questione terminologica. Son~ state proposte varie dizion~: • economla programmata-., • economia programmatica-., • economia controllata-., e economia diretta-. (dirigù), ccc. A tutte preferiamo quella che trae origine dal termine • piani •, il quale, nel mondo delle idee e della pratica economica moderna, ha assunto un significato caratteristico e inconfondibile. Il e programma•, il e controllo•, b •direzione• possono significare il •piano•, ma possono significare anche altre cose. E cioè sono concetti più vasti. Non ci importa afT.•tto che siano stati i russi ad adoperare per primi il termine • piano• in quel dato senso. Il vocabolo è icaliano e latino, e resta t.i.le anche se i russi se ne sono appropriati. Diremo dunque • piani e • economia secondo piani• o• a piani •, o • economia pianificata,. Noi non sappiamo in quali termini a ciascuna Corpor.,zione sia stato proposto il problema di predisporre un • piano• per il settore economico di sua competenza. Dobbiamo, perciò, procedere per via di ipotesi. E prendiamo per guida, su questo punto iniziale, il saggio di un giovanissimo studioso, il fiacchi Andreoli, il quale, a pag. 108 della sua • Economia Programmatica•, cosi fissa i momenti essenziali del problema: 1°) Quale è la situazione economica attuale? - 2°) Che cosa si vuole conseguire? - 3°) Quali sono i mezzi e quindi i provvedimenti necessari per il raggiungimento del fine che si vuole conseguire? Ma ci affrettiamo a notare che, a questo punto, il problema è ancora indeterminato. AI primo quesito la Corporazione da si non potrebbe rispondere. Supponiamo che si tratti della Corporazione delle industrie tessili. Di essa fanno parte uno o due cotonieri, uno o due lanieri, ecc.; poi altrettanti rappresentanti degli operai delle industrie cotoniera, laniera, ccc. Costoro conosceranno le condizioni e la capacità produttiva di una azienda: quella nella quale lavorano; ma non possono conoscere le condizioni e la capacità produttiva delle altre aziende. La Corporazione quindi dovrà, per questa prima parte, far capo alle Amministrazioni statali: Direzione Generale delle Industrie del Ministero delle Corporazioni, Ministeri dell'Agricoltura e delle Comunicazioni, ccc. Secondo punto: che cosa si vuol conseguire? Si risponde: l'autarchia. Per quanti anni? per il tempo di guerra o per il tempo di pace? a quali prezzi? Supponiamo che sia perfettamente conosciuta la quantità di una data materia prima, di cui dispone il paese: per esempio un milione di tonnellate di un certo metallo X. Su-pp niamo che il fabbisogno annuo normale sia di 100 mila tonnellate. Allora, se vogliamo assicurarci l'autonomia in questo campo in occasione di una guerra futura, dobbiamo cercare di consumare, in tempo di pace, quanto meno sia possibile di quella data materia prima. Se, invece, vogliamo conseguire l'autarchia immediata, non ci resta che metter mano alle miniere che abbiamo e sfruttarle risolutamente. Cosi pure è essenziale : 1 ss~:: 0 !t 1 i;:e:;:\c: u:oi~~:r:r~:t fa~~ miniera; a un prezzo doppio o triplo, può essere vantag~iosissimo. Xé si dica che il prezzo è un punto d'arrÌ\'O, e non di partenza. Nell'•economia a piani non esiste un prius né un posttrius, ma tutto fo sistema e ciascuna parte del sistema è condizione dell'altra; e la mente, che ordina tutto, dispone anche quale sarà. il prezzo. Terzo punto: i mezzi. Qui si entra in un campo troppo vasto e complesso e non è possibile trattarne per cennt sommari. Ricorderemo solo che il primo e principalissimo •mezzo• sarà il capitale, m omaggio al vecchio teorema di economia: che il capitale limita l'industria e l'industria non limita il capitale. Ma, anche questo punto sembra faccia parte delle prc~ messe o dei dati del problema, anziché delle soluzioni. Più esattamente, poiché 1I capitale dovrà essere o fornito dallo Stato o fornito dal risparmio privato, alle condizioni che lo Stato vorrl\ stabilire, sembra che lo Stato debba porre il problema cosl: dato che si disponga del tal capitale, che cosa si può fare? Queste brevissime note non sono che cenni di carattere preliminare. In sostanza, possiamo riassumere il nostro pensiero come segue: le Corporazioni potranno fare un lavoro utile solo se i dati del problema, che dovranno risolvere, siano tutti determinati e con rigore. Un piano in economia è quel che in algebra è un si!!.tcma di equazioni a più incognite: perché esso possa e!;sere risolto, è necessario che le incognite non siano più numerose delle eoua1.10111. t0 ' \ 9 I. IN BOOIE'Tl • "PreatatemJ dieci lire• domani il •oatro come 1ui nella Una degli icter-,enuti", 11Caloclano 111tt.on, lla cartai •li •~erchiamc, li Mloen:hiamo•, dlcuo, mA•cml •eduli d mio posio, alle prtM ccn 1111ma o1ca e<1meqo.eua", L'ANllU DELCO!flrERCIO
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