Omnibus - anno I - n. 11 - 12 giugno 1937

HO:.m:A.~ZO E PPL'RE juha, appcna giun- 'i('ro nella valletta, gli ~rrideva. e cingendolo affettuo- ;;amentc lo baciava: segno che lo ama,·a comc allora. e fol'"'iie pili. ~l.1 tutto ormai ~li era noto: nori -.emiva più, neanche al contatto della coda e delle ,qu:unc-. quel tremore. q~~ll'or:ore._ quella ,qui-,ita attc--.a di ~•01c m1-.tenosc. Tornarono nella caverna. E poiché f uha con dolce violrnza lo coricò ir;ul ,·ccchio ~iaciglio, Gino tristemente cedette. E quello ..tesso piacere che una volta era ,tato co,ì grande perché libero, puro e innocente come un gioco infantile, ora gli parve un \'izio '. atti \'Olontari e meccanici, che il corpo c•-c- ~uiva ma la mente rifiutava, la mente ,-i~il~,. e<;tranea, a",;illata da altre imma~m1. Prc-.to C\<t;j ~iacqucro accanto. ,eparati e immobili. \<.'nta toccar,i. Gino la ~uardò con odio, con tedio; poi ~i voltò dall'altra part(', cercando \Olìtudine nel ~nno. Juha non s'illudeva. A,'eva capito. Rc,tò lun~o tempo a vegliarlo, pi('na il cuore di• di,pcrata tri,tczz.,., Destandosi. non la trovò pili d'arcanto. Subito, pensò di ~cappare. Si alzù. attrave,rsò la corte d'al~he, uscì nella valletta, si ~uardò attorno: ne,- mno. Rapidamente, nuotando, pcrcor- ¾' la valletta, giunse alla soglia dell'abis.~. E già stava per tuffarsi a capofitto come aveva visto fare alle ,;ircne. quando improvvisa, da una roccia dove evidentemente si era nascosta. apparve J uha. Gli nuotò incontro ondeggiando flessuo~amente e sorridendogli un'ultima volta . .\1a l'avvocato si arrestò. e dovette avere una così chiara espressione dj disappunto che il sorriso si speme 'iUl volto di Juha. Essa lo raggiume e lo abbraçciò e lo fh'W a lungo con i grandi occhi pieni di lacrime che gli dicevano: « \'ai dunque, .,e non mi vuoi più hcne, vai, io non ti trattengo>. Gino, fissando gli occhi di Juha, sentì un nodo di pianto 'ialìrgli alla gola. Ora avrebbe voluto gettarle le braccia al collo e restare con lei ~mpre: ma come r-ra possibile? Se aves~e ceduto a qudl'impuho pietoso, dopo un ir;.tante ,an.·bbc. tornato ad odiarla. L;i baciò allor~1 sulla fronte. e la ~uardò :rnçh'egli piangendo, come a chiederle perdono; ma intanto con l'animo straziato ebbe la fon:a di staccar,;i e di gettarsi nell'abisso. Juha, an• cora. lo trattenne per una mano. So,pei-0 a quella mano. l'avvocato si voltò. e guardò la ,;;ircna crudelmente. corag~ior;.amente. con improvvic.a fred• dczza. Quar;.i ricevendo una mazz."l.ta. essa onde~~iò ,m.tr;ita 'iul ciglio della \·al• letta. ~fa c,ub1to, con la mano nella mano di Gino, ~li diede cs,;a ~tcs,a una c,pinta. e lo Jac.ciò libero. Gino ,;;i capovol,;e nell'oscurità, cominciò a nuotare: e non 'ii girò indietro, e non pensò neppure che J uha. ,olitaria. la'i'iÙ dal nero spalto, lo c:eguiva con lo e.guardo finché poteva. Egli ,~q><'va.pre,;;s'a poco, dove ,·oleva andare. Ormai a\'cva fatto la 'itra~ d..t dur volte. E pcr cominciare prevedeva di trovar,i. da un momento all'altro. nella ,..ona dei fo,;foresccnti ropèpodì. ':\é 'i'ingannò. Con una bracciata, improvvisamente. -.mo'ise accendendole un nugoletto di bianch(' scintille. A ogni bracciata i copèpodi 'ii ;.accende• v,rno e ~li turbinavano intorno. Passò uno strano pesce, '!.Curoe stretto. con lun_ghi filamenti che ~li pendevano tra le pinne, e i.n cima a cia.!icun filamento piccoli globi luminosi che spandevano luc(· ri~chiarandogli il cammino. I copèpodi, ,;;mo,;sidai frc-quenti e regolari colpetti di coda del pc,ce-lampadine. facevano come una 'icia tranquilla al 'l<.'~uitodella sua navigazione. L'avvocato istintivamente mutò rotta e cominciò a nuotare dietro al pescelampadine, la cui "clocitil era inferiore a quella delle ..,irene. Non andò molto che u,cì dalla zon:,, dei copèpodi, e l'avvocato con lui. Ces• ..;ua la fo,;forcsccnza dei microbi, l'acqu(' s'erJn fatte scuris,;ime: la guida dd pcscc-lampadint> era preziosa. e l'a\'\'OCato badava a seguirlo da vicino. D'improvvi'io, il pesce ebbe un balzo. foce dietro.front, e ..fiorato il \'iso di Gino riprese a nuotare furiosamente nt'Jla direzione opposta. Gino si fennò un attimo, incerto ~e 1,Cg-uirlo o no: ma prima eh~ pote,~ decidere. ecco ,rntì l'acqua spostarsi. e vide piombare dall'alto un enorme ~il uro bi.1.nco.Come un falco piomba ,;ull'inermc pMserotto, come una tigre balza sul capriolo, l-luos, lo squalo bianco. 'i'avvrntò 'iUI pc-scc•lampadine e lo azzannò. Gino tremava tutto. ma un irre,ic.tihilr dr,iderio o curiosità lo .,pin~c\·a. e I MOTTA D■ i.-IA.H■O la p,,ura .lumenta\'a il desiderio. Il pc- ~cccane aveva rallentato la sua cor,a, intento a divorare il pesce-lampadine. Dall'orrida ma,cclla pendevano ondeg• g-i~nd? i filamf'nti e i piccoli globi lummo-,1. Gino rag-~iun\C il pe,;cecane dall'alto. di di<:tro. e ~li montò addoc:so tra la prima e la ,;cconda pinna dorsale, ca• vakandolo ..ui fianchi e afferrandosi con ambo le mani all'estremità della prima pinna. Il pescecane. ,ubito. diede una terribile ~CO'-'a con tutto il corpo. :\(a Gino ,_j tc1H.-vaforti.,..imo, e non mollò. Huos partì come una freccia. s'avventò a zi~ za~. or qua or là, ciecamente. nelle buie :i.eque; ma invano. Gino ,t>ntiva <,OltO di sé vibrare quel corpo duro <' ,aldo. ,cnti\·a contro le \U(' co-.(·c quella pelle rigida e rugosa, e tra le ,ue mani l'alta e bianca pinna cartilac;inosa fremere come ,ma viva ala impri~onata. A poco a poco il pes<:ecane rallentò la ,ua matta corsa. alternandovi tratti ,;,cmprc più lun~hi di navigazione di. ritta. \'docc e tranquilla. E alfi.ne par- ,·e ahituar'iÌ allo 'itrano peso dell'a\'vocato. Dal manoscritto Pallavera -\ qut"sto punto i ricordi dell'avvocato );1011a divl"ntano purtroppo assai confusi, e ~r adt"uo non sono ancora riuscito a trarne." un vt"ro t" proprio racconto. E: scientificamente provato che i pescecani portano molto spesso, attaccati al loro , cntrc o al loro dorso, gro»i parauiti, groui anche quanto un uomo, conosciuti comunemente sotto il nome di rémore. Non fa dunque." nessuna meraviglia· che lo squalo bianco si sia potuto abitua"re ad essere ca,·alcato dali"avv. ~fotta. In tutte le isole della Polinesia le leggende locali parlano di fanciulle purissime, figlie- di sangue reale, che annualmente andavano spose al Dio-Squalo. Certo, come 1tmpre accade con le leggende, anche qul"- stc hanno una base, un principio di indiscutibile f't"altà scicn1ifica. Po1rà stupire gli ignoranti che l'avvocato non sia stato divorato senz'altro da Huos o da qualche altro pescecane. ~fa chiunque pouiede conoscenza degli squali, sa che essi aggrediscono soltanto oggeni di colore chiaro, cd hanno terrore di ogni oggcno scuro. t ne~ri possono avventurarsi sicuri»imi anche m~lle acque più illfcuate. Ora l'avvocato );fotta era, come sapete, molto peloso: e su questi ~li, durante il non bre"e soggiorno nella caverna di Juha, si erano andate formando incrostazioni di sali d1 iodio, e minutis.simi rizòpodi, i quali a\·evano finito per rivestire tutto il suo corpo di una compatta patina bruno-verdutra. L'aw. ~fott.a, quando lo interrogo sul periodo JqualiJta della sua vita subacquea, si confonde dopo poche parole. Fone egli prova onta, non ancora pcnuaso della mia assoluta indifferenza scientifica. O forse dav.,.ero quel periodo !u ~r lui come un lungo vaneggiamento, una specie di lc1argo delle facoltà riflessive. Comunque dai miei replicati interrogatori, e aiutandomi con probabili congettu• re, ho potulo radunare le seguenti notizie: Huos, lo Jqualo bianco, si riunì presto a un grande branco di pescecani. Non era possibile diversamente ; perché i pescecani vivono bensì anche isolati, ma di tanto io tanto ritornano sempre. ~r qualche impresa di caccia, di guerra, di raz.z.ia, a radunarsi in grandi schiere. L'avvocato non ricorda come e dove Huos raggiunse il branco: ma ha la visione neua di una sterminata e fitta distesa di dorsi grigi, bluastri, bianc~slri, fra cui rivide l" riconobbe, allacciala al suo squalo, la sirena che aveva incontrato nella prima discesa verso la Foua. Più difficile, et pou, caMse, mi è di farlo can1are sul tema alimentazione. Come si nutri\·ano gli squali? e particolarmente Huos, e lui stesso, l'avvocato, durante quel periodo) Atroci carneficine punroppo sono l'abituale e nt'ct's.sario regime dello squalo. ~fa a chi consideri con mente libera ed occhio scientifico, lo squalo non parrà più né meno feroce di qualunque altra creatura, Perché anche l'usignolo si nutre di venni e di bacche, uccidendo con eg ...ale ferocia dello 1qualo esseri più piccoli e più deboli. E forse gli innocenti vitelli che ogni mattina in tutte le metropoli e villaggi della terra sono barbaramente trucidati per il pasto degli uomini, o le bianche rape che vengono str:&ppate dal loro denso letto di terra, fanno meno pietà di un marinaio che cade da una scialuppa e vit'n divorato dai pescecani? c. ~on possiamo, anche se scienziati, dimenticarci di essere uomini >, cosi obbietteranno i sopracciò. ~ia appunto, non dimentichiamoci di es5ere uomini, " pur sentendo in una parte del nostro essere infinita mag- ~ior pietà per il marinaio, ricordiamoci che abbiamo un'anima, e cht' questa anima (a differenza dell'anima delle bt"stic) non muore mai• mentre il nostro corpo muore comunque, o squali o bacilli,♦ vinima comunque di implacabili bt"lvc. I ricordi dell'a.woca10 Molla si fanno più pf't"cisi soltanto sulla fine di:'! periodo squali~ta Huos quel giorno era risalito, avvicin:mdosì molti,;,;;ìmo alla superficie. Gino. ca\'akando lo ..qualo, rivide il Yt>rde,offitto luminoso di <t0le: ma ora. non ondeg~iava. non mostrava ncp• pure la più piccola indrntatura. Si SOLDA.T■j 'itendeva li~cio, unito, infinito. diafano. calmi'isimo. Huo'i filava a zi,R" zag. indolentemente. forse a una decina di metri ,;otto la ..up<'rficie. Gino cavalcando lo carezuwa. Ormai ,;'era co~ì abituato al pescecane che strin~erlo e carezzarlo erano atti incon'iCÌ, istintivi e irresistibili. Pensava .. for~ non pen~ava più a nulla, non era più capace di pensare. Si -.cntiva va• gamentc come una di quelle grandi e <Khifo'ie rèmorc o parassiti che fioriscono attaccati agli squali. Ed era tri- ~tissimo; ma gli pareva ormai che la ~ua vita non potes,;e mai più mutare, tanto bisogno egli aveva del continuo contatto di Huos. Huos del re~to provava piacere nel sentirsi cavalcare. Perché spes~. quando Gino lo carezza.va, s'inarcava tutto e balzava, fremendo fino alla punta. delle pinne. Talvolta Gino aveva c.,,ato staccarsi, e girando sotto al pescecane fis~arlo negli occhi, e guardare da vicino la sua enorme bocca. H uos lo riconosceva certamente, perché 'itrizzava i f}eri pie• coli occhi infossandoli ancor p,ù nella 'ipcssa carne bi~nca i e muoveva lentamente la mascella scoprendo gli orribili denti, e rideva. Quel giorno dunque di calma e di sole Huos vagava a breve profondità sotto la superficie del mare. Quando, improvviso, si arrestò. S'irrigidì, agi- . tando appena le pinne ventrali, immobile, obliquo, puntato ve~ la ,;uperficie : là dove unJ macchia bianca'itra galleggiava. Gino per istinto, o forse perché l'aveva imparato, si staccò da Huos: nuotò indietro, lasciandolo libero di correre alla sua preda. Lentamente Huos, rigido e diritto come un fuso, si allontanò puntando in alto, alla macchia bianca, Era giunto quasi a metà strada tra Gino e la macchia, quando di colpo scattò e partendo come una freccia raggiunse senz'altro la preda e la azzannò. Gino adagio nuotando si avvi• cinò per vedere meglio. Era la carogna di un cavallo bianco. Gino vide Huos aggirarsi furiosamente intorno alla carogna, addentaila1 balzar fuori dall'acqua e rica. scando portarle via ogni volta gros,;i pezzi di éarne. Tutt'in giro l'aria cascava dentro l'acqua, in un gioco ro- ~;";:~jt~ir~~nda~ae \i;c;~~~~ 1:heca~ rogna. Chiazze scure di ~angue cominciava.no a intravveder\i, sparse e galleggianti intorno. Gino si avvicinava ancora, e osser• vava ogni cosa. A un tratto vide Huos retrocedere, riaffondare furiosameote nuotando all'indietro, e trascinandosi appresso l'intera carogna: ma dopo pochi metri come una forza superiore lo ritirò alla superficie. Dimenandosi, scuotendosi. balzando di qua e di là, su e giù 1 ora indietro ora avanti, ora u!cendo fuori dall'acqua quasi con tutto il corpo e ora puntando a capofitto nel mare, in un biancheggiare scintillante e furibondo di aria, Huos sembrava impazzito. ).,(a ogni volta una forza misteriosa lo ritirava alla superficie. La chiglia rossa di un'imbarcazione apparve improvvisamente in alto, queta. sospesa alla verde superficie : e, tra la chiglia e il groviglio furioso della carogna e di Huos 1 una grossa corda tesa e vibrante. Gino, atterrito di venir scorto dai pcs<:atori, si affrettò a riaffondare; ma quando si credette abbastanza sceso, si fermò e tornò a guaidare. Ora la bar• c:l era vicina, sempre più vicina a Huos, e questi si dimenava ancora, ma con balzi e ~alti via via più deboli, Larghe chiazze di sangue, sangue di Huos ades~o, che evidentemente era ~t:I~~ ~:/ig,~a 1u 1 fi~;a:.~~ ~ ~~~~ E la barca, attraverso le verdi acque tranquille, mandava una gigantesca ombra obliqua e ondeggiante. Alfi.ne Huos fu tirato contro bordo; la chiglia della barca s'inclinò: l'ombra come un immane pendolo percorse il liquido spa1io. Lentamente Huos fu issato fuori, e Gino non lo vide pili. La barca cominciò a muovere.i: una grossa elica turbinava da poppa. Girò ,;u se stessa. Poi, fissato il timone, partì, si allontanò rapidissima, ~comparve. Gino nuotava a mezz'acqua, solo nella verde lumino,;;ità, e attendeva. Adagio, adagio, forse 'icnza saperlo, cominciò a risalire. Quando emerse. il cielo era tenero e chiaro, senza una nube. Da una parte, fino all'orizzonte, il mare si stendeva Ji'icio come un infinito lago. Dall'altra, non lontano, si levavano montagne rosee e azzurrine: tutt'in giro all'ampio golfo una cupa striscia di boschi listava le spiaggie. Si vedevano in alto, a mezza costa, sparsi per le chi:\rc mon• ta~e, villaggi, case, campanili, e veni• va per la fresca aria come una lontana liquida musica, un festoso scampanio: leg~ero '-Ospeso pa~sava 1 dileguava con la brezza ~ul mare : Domenica. lassù, quas'iÙ sulla terra, certo era Domenica. L'avvocato guardò, sentì, e a un tratto si trovò con gli occhi pieni di lacrime. Il pianto gli gonfiava il petto. Senza ~apere1 ,;cnza capire, guardava le montagne e i pae5i. asc.l>ltava il lontano scampanio, e chiedeva perdono. ~on sapeva a chi chiedeva perdono. ~la sentendo~i assolutamente indegno, chiedeva perdono. Un bianco patino si delineò tra il luccichio del sole sulla liscia superficie : veniva dalla spiaggia verso il largo: rnll'alto ~dile una ragazza in costume da bagno remava dando le spalle all'orizrontc. e non poteva ancora ,·e-dc-re l'avvocato. CAPITOLO11'0110 PER LA PRl~A \'OLTA nella ..ua vita l'avvocato Motta vede\'a c:en,,a turbamento a,·vicinarsi una donna. Era bruna, "nella e, per quanto ~1 poteva indovinare di lontano, giova• nis,;ima: in quc..·llamattina calma, c;ul mare li'icio. era naturale ad un tempo e meravi~liosa, come il ..uono delle campane, come la chiarezza delle mon• tagne. Pareva a Gino di e~sere tornato sulla terra morto. ')pi; ito puro, e per la prima ,·olta pensò che una donna era anch'essa una creatura e a,·eva anche essa una vita indifferente e una belle1z.a inutile, la ste.,sa bellezza dell'acqua li,;cia e azzurra. del cielo, di quelle case spar,c su per i monti. A poco a poco la ragazza s'avvicina• va all'avvocato. Aveva rallentato il ritmo della voga, e 'finalmente si fermò. La5ciò pendere i remi lungo i bordi del patìno. le braccia lungo le snelle gam~. e adagio 5i volse a contemplar l'orizzonte. Non trattenne un piccolo grido, tra la sorpreS,,;"e\ lo spavento. vedtndo im• pro\'visamentc nell'acqua, vicinissimo, immobile fissandola, un uomo barbuto e gocciolante, la cui pelle aveva un co· !ore quasi verdastro, e i neri occhi attoniti erano gli occhi di un pazzo. Pa. reva che non avesse neppure il costume da bagno; ma il suo corpo pelo~, e coperto di una pàtina come di minute e fittÌ'i'iÌme alghe, si confondeva nel mare. Gino guardando la ra~azz.a pensa• va: « Chissà dove sono r1emerso? che lingua parlerà questa creatura? che parte della terra è quella costa? >. Vedeva sul bordo del patino gerogli· fici di un alfabeto incomprensibile. Riflettendo tuttavia alla pe'ica di Huos, pensò vagamente a coste americane, australiane, neozelandesi. In ogni caso bisognava sforzarsi e ricordare un solo linguaggio, un linguaggio ... aveva di• menticato il nome di cotesto linguaggio mondiale, rna guardando la ragaz. za e il ciclo e il mare e ascoltando il suono delle campane. confusamente pre~nti una paro!:- Una parola: J'a. vcva lì, sulla punta delle labbra. t:na parola ... La ragazza lo fissava in silenzio, e non osava riprendere i remi. Morning, pensò a un tratto Gino, e: « Good morning », disse sorridendo alla ragazza. Questa sorrise e rispose: « res, thank you. ~fa mi rincresce, non so dirle altro. :':\on capisco. Sono italiana •· « Anch'io 1 anch'io sono italiano», fece l'avvocato ricordandosi i e improv• visamente, come accade quando si fissa un ornato e l'occhio distratto non ne ~copre subito il motivo, lesse il geroglifico sul bordo del patino: •Angiolino. .« Credevo che lei fosse americano>, disse la ragazza. , e stanco? Ha nuotato parecchio, vedo! Vuol riposare un pocolino? S'appoggi pure>. L'avvocato non rispose subito. La fi,;- \ava sorpreso. Finalmente disse: « Buongiorno, ~ignorina. Grazie. Scusi, che anno è? ». « Come, che .rnno è?>. La ragazza lo guardò, e pcmava ; ho capito, è un pazzo. :\fa non ebbe paura. Gli occhi del barbone non minacciavano. non erano cattivi: piuttosto malinconlci e stanchi e lontani. « Dico, sCu'-i, in che anno del mondo siamo?>. e ;\'cl mille novecento trentasei >, fe. ce ridendo la ragazza. « Non lo sape• \-a?>. « 1lille novecento e trentasei! »· ripe• té il barbone come cercando di ricordarsi qualche cosa. « >:on ricordo. Non ricordo. E quella >, levò un braccio \'erdastro e gocciolante fuori dall'acqua e indicò la costa e le montagne, « quella, che terra è? ». La ra.gazz."l.scoppiò a ridere : « Ho capito. Non si ricorda neppure dove si è tuffato stamattina a fare il bag~o ! >. « Io vengo da molto lontano, signori• na. >, disse allora il barbone. « Vengo dal fondo del mare. Ho visto le sirene e i pescecani >, e sospirò tri'itemente. « Ah! è per quello •, disse la ragazza, « che è ancora tutto \'erde ! Ma dove è stato a rin\'oltolar~i, per conciarsi in quel modo? >. e In fondo al mare, gliel'ho detto>, confermò Gino calmo e solenne. « ~li dice dunque do\'c siamo? >. « t un bel tipo lei ». ).1a poiché il gioco la di\'ertiva, stese anche lei il braccio verso la terra e rispose in tono declamatorio: « Quella, vede, è la Ver• silia. Quelle ~ono le Alpi Apuane. E quella è la pineta. Dritto qtù avanti è Fiumetto. Laggiù, vede, il Forte. Forte dei ~tarmi. Soddisfatto? >. « Grazie. Allora fone siamo in Italia? O e.baglio? ». e Italia, Italis,;ima ! Dunque non è ,tanco? Stare laggiù in fondo al mare mi pare che l'abbia un po' ... un po' abbattuto!». 11 - (continua}. MARIO SOLDATI GAMERICA, RICERCA DELFLEALICITÀ DI MARGHERITA SARF TTI Non è l'America favolosa che gli europei di solito si figurano come una pccie di terra ]JrOme,,a, ma l'America vera, vista con limpido sguardo e giudicata con mente vigile da una scrittrice usa a cogliere i più concreti aspetti della realtà. J1 ,·olu me fa parte della collezione "''l'cmpo nostro'' e costa 15 lire. ~·----- --- ~· ... ·--- Porrico/an di una hozra di zrnmpa correttn pu1onnlme11tt' da Pirnndello UNA GIORNATA DI LUIGPI IRANDELLO È il XV e ultimo volume delle "N°ovcllc per un anno". Contiene le ulti mc dodici novelle scritte da Pirandello e tre più antiche, bcllissimc ma poco note, tra cui quella intitolata La signora Frola e il si, gnor Ponza suo genero, dalla quale il il la estro trasse la celcbcrri ma commedia Cosi è (se vi pareJ. Il volume costa 10 lire A.MONDADORI G"n bellissimo "primo piano" dell'attore Louis Barrault nel hlm che la Colosscum ha tratto dal romanzo ElunWa ilulfur studontona inchimica <li Vlckl Baum una delle opèrc più appassionanti della popolarissima scrittrice tedesca, già letto in Italia da Jo.ooo personc,col quale s'inizia la num a collcz1onc I capolavotlrei lla"Palma" ,n eleganti volumi a 6 Iire ciascuno. • li tattdoivin dollAorgonn è il nuovo romanzo poliziesco cli Ezio D'Erri e o giovane pittore e scrittore che già con Qual, cuno lw bussato alla poria aveva dimostrato di poter competere con i più celebrati scrittori stra nicri ciel genere. Questo romanzo è il 163° apparso nella collezione "I libri gialli", da tutti imitata ma da nessuno uguagliata. Costa 5 lire. A. MONDADORI I

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