Omnibus - anno I - n. 11 - 12 giugno 1937

ANNO I - N. 11 - ROMA 11 GIUGNO 1937-XV . LACAIIRMDAILLCAHIMTICIDAIICA ~53-o 53-o&>ac.u.-ac.u.-a . . > .. .... ' LEVERKUSEN, una delle otto grandi fabbriche te1,jl. desche riunite nella cosiJf detta Comunanza d'interessi per l'industria dei colori, lmeressengtmeinschaft Farbeui,ldustrie,mi hanno regalato un portalapis di bel metallo lucido con incastonata sulla testa una pietra di soave splendore azzurrino i e nella scatola che contiene il dono· un foglietto stampato avverte: e Der Edelsteiti im Stiftkop/ ist SJ11thetisch hergcstellt von der I. G. Farbcuindustrie Aktio1gesellschaft » (la pietra preziosa nella testa del portalapis è stata composta sinteticamente dalla ~ietà per azioni 1. G. Farbcnindustric). Sarà stata la parola Edclste111, gemma, sarà stata la sfacciataggine di ammettere che la gemma è falsa pur restando gemma, più bella anzi, con più quieto splendore, con più lucidi raggi, ma insomma questo fatto ha menato l'ultimo colpo all'ultimo diaframma nel mio spirito, che si è d'un tratto illuminato della nuova allucinante realtà. La parola del nostro secolo è Alchimia. Torna in onore l'ombra di CapocchiO che Dante danna con gli altri fal- .sari alla lebbra e al fetore, carponi per l'oscura valle, grattando~i a furia le piaghe e le schianze; anzi mct~cremo la sua effigie in ogni officina moderna con quelle parole dell'anonimo commentatore: « Fu fiorentino, e molto falsò i metalli con alchimia, e però fu a™> in Siena>. ALCHIMIA MISTICA L'ultimo colpo, ho detto. Perché prima di giungere a Leverkusen per vedere i campioni della gomma sintetica e ricevere il regalo della gemma, ero stato per tutta la mattinata nell'edificio della sede centrale della I. G. a Francoforte, una fortezza enorme, severa, nuda, nitida; e nelle vetrine d'una grande sala circolare avevo veduto l;;i più straordinaria accozzaglia di prodotti che si possano immaginare, tutti fatti nelle officine della I. G., dalle macchine fotografiche ai rubini per gli orologi, da ampolle di liquidi colorati a tenaglie e .i chiavi inglesi, dai mattoni ai profumi, dalle ~wffe alle lampadine elettriche. Sembra un bazar, ed invece un'idea comune dà una parente!., a tutti questi contrastanti prodotti; ché le ct're non sono tolte da alcuna arnia, e gli olii non vengono né dalla terra né dalle piante, e i cri•ìtalli non sono nati nelle pieghe del monte, e quec;to caucciù non l'han preso dal latte di un albero o da una resina vegetale; le porcellane non hanno caolino, i vetri son senza sili,c, questi strumenti che paiono di rame e d'ottone son fatti invece con un metallo nuovo che ha per nome una formula chimica lun- ~a mezzo metro; questo filo di seta nessun verme ha filato, per questi profumi non s'è compresso alcun fiore, questi colori sono immuni da succhi d'erbc; tutto è falso, tutto è fatto con clementi dissimili e ribelli ad ogni regola : quella gomma è carbone più calcio, quei concimi sono presi dall'azoto dell'aria. Se è vera la definizione di Arturo Martini scultore, che arte significa scacco matto ali~ natura (e Te lo digo mi>, gridava l'altro giorno davanti al suo bassorilievo per il Palazzo di Giustizia di Milano, « cossa che voi dir fare dell'arte? Voi dire dar scacomato a la natura, eco, ostia. Che scacomato vusto dar a la natura co la musica? Niente, eh, niente, ostia. E alora no la xc arte. Ma varda qua sta dona, sti veci, varda come che i xe piantai, questo l'è dar scacomato a la natura >), se è vera questa definizione e io per me l'accetto, come chiameremo se •non arte sublime c1uesta scienza che condanna alla disoccupazione il baco da seta e l'ape ceraiola, che non ha bisogno di spremer l'aroma dei fiori né di tosar le pecore, che lascia intatti i campi di lino e di petrolio, che crea un caucciù che dura il doppio di qut:llo naturale e resiste meglio al calore ed agli acidi, che fa l'acqua di Colon!a senza ber:- gamotto e il concime senza salnitro, onde il contadino calabrese si duole, e il Cile, già agiatissimo paese, piange oggi miseria? Ogni più pazzo sogno dei vecchi alchimisti pare avverato. (L'oro? Ma oggi gli elementi preziosi si chiamano altrimenti, benzina e caucriù e lana e concimi. Chiedo ad ogni modo al chimico dagli occhi bianchi e fi,si e mani prelatizie e pochi fili biondi sulla calvizie lucida, perché non pro .... va far l'oro; ed il chimico mi risponde con un lieve sorriso: « Che bisogno c'è di fare dell'oro quando si fa, molto pili a buon mercato, della carta?>). Tutto pare magico, fatato, ermetico in queste gigantesche officine, come qui a Lcverkusen, che hanno una severa lindura, una crudele nitidezza di metalli, una matematica esatteu:a di spazi e di proporzioni; dove gli operai hanno grembiali da infermieri e gesti da chirurgo; dove si parla un linguaggio che solo gli iniziati intendono, fatto di formule e di diagrammi e di strani vocaboli composti e di strane mi~ure del calore e della pressione. In certi edifici gli uomini non ~mettono per tutta la durata del lavoro un duro càmice impermeabile, stanno attorno alle macchine o davanti alle fiamme dei forni con guantoni e cappucci e occhiali e museruola, s'aggirano~ così per dense atmosfere come gente d'un altro pianeta. Altrove, ragazze in tonache violette e occhiali gialli armeggiano tutto il giorno in una sala dalla luce perpetuamente arancione. Si vedono lavorare macchine che hanno i gesti timidi e attenti degli uomini, e uomini dagli attcg~iamenti meccanici e distratti. Ecco, quella fanciulla bella e fine, immobile nella posa di uno scriba egiziano, con un'indicibile noia a suggello del viso, tien fissi gli occhi sopra un congegnetto agile e nervoso, tutto ditine ed unghiette, che con gesti delicati e persuasivi raccoglie fialette, le mette in fila e le incammina, e alcune scarta con un criterio che par raziocinante e le altre porta sotto alla fiamma che le sigilla, poi conduce sotto ad uno spruu.o <l'acqua, e infine adagia in una scatola. Nascerà di qui il robot, la macchina che a furia di compiere atti sottili e ragionevoli sentirà nascere in sé l'intelligenza - con processo inverso a quello per cui oggi certi insetti sono diventati macchine dopo milioni di anni di intelligem:a - e moverà all'assalto dell'umanità per distruggerla e soppiantarla? IL CAUCCIÙ SINTETICO Ho l'impressione, così andando e vedendo e ascoltando, che non ci siano limiti all'invenzione, all'audacia dei congiungimenti e dei precipitati e dei miscugli, polimerizzazioni e isomcrismi e associazioni e pressioni ed ebollizioni e bombardamenti elettrici, onde la materia è sconvolta e fruttificata e alterata e ricomposta; e quando mi fan vedere i campioni ed i prodotti ottenuti con la gomma sintetica, la 8u.11a, e mi mostrano un quadro che schematizza i cento passaggi e trasformazioni e polimerizzazioni delle molecole originarie, e mi narrano i lunghi anni di tentativi e di studi che ci son voluti per ottenere questo caucciù che è vantato di gran lunga migliore di quello naturale, ammiro e mi sbigottisco, va bene, ma come al racconto degli sforzi dell'umanità per uscire dalla barbarie; ché questa evoluzione mi pare oggi naturale e semplice, vorrei dire ovvia. Il caucciù naturale si ottiene dal latex, che r: il succo dell'albero della gomma, e la sua base chimica è l'isoprene, C, H,; nulla di più naturale che prendere del C, H1 e fabbricarne della gomma. Così pare a noi profani. Ma questi chimici fanno le stesse cose con elementi differenti: hanno preso il butadiene, che è un prodotto dell'acetilene - non avrei mai creduto di poter fare della gomma con la mia vecchia lampada a gas, - e questo butadiene lo emulsionano con l'acqua e sapone, e mi piacerebbe proprio che fosse quella che resta nelle catinelle dopo la lavatura; e salta fuori un latte di caucciù che assomiglia perfettamente al latex che geme dal tronco delle euforbie gommifere; per le quali partirono avventurose spedizioni ed esploratori si perdettero nella foresta am:\Zonia, e isole cambiarono aspetto, e colonie si arricchirono e guerre si minacciarono. Ma il latex del laboratorio e quello della natura sono la stessa cosa, natura e uomo sono arrivnti ali& stesso risultato con procedimenti del tutto differenti, anzi il prodotto dell'uomo dà un caucciù giudicato migliore. Ml ci meraviglieremmo domani assistendo a auesto fenomeno: da un lato la natura fa una donna come la fa, la matura lentamente, la sottopone a certe reazioni fisiche e sentimentali; dall'altro canto il rhimic9 fabbrica una donna falsa nel laboratorio; e tutte e due allattano un bamhino, anzi si scopre che il latte drlla donna fal,a è più nutriente? 12 PAGINE UNA LIRJ!. SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE LEVEBX:UBEN• lDten,.odella " Iotereuengtmeh111ebafF\ ubnhid111trie 11 Alchimia, va bene. Ma un'alchimia che diventa mistica, altro che bruciarne i cultori sulla piazza come ai tempi di Capocchia fiorentino; perché è al servigio della nazione ancor più che dell'umanità, e crea armi nuove, e conduce- una guerra nuova contro le ingiustizie della natura e del clima, contro gli accaparramenti delle materie prime; è una difesa continua contro un invisibile assedio che bisogna vincere prima che sia visibile, perché allora sarebbe troppo tardi. LA NUOVA GUERRA DEI.LA GERMAlll'IA Sotto questo aspetto bisogna considerare la vastità organizzatrice ed accentratrice dell'impresa. Questa I. G., questa b1teressengemeinschaft che riunisce otto grandi e antiche società chimiche che all'atto della fusione avevano ciascuna dai sessanta ai cento anni di età, oggi fa lavorare sotto di sé, fra impiegati e operai, qo.ooo uomini, sci corpi d'annata, un esercito vero e proprio. E. naturale che questo esercito abbia le sue c.uenne come questa città di Lcvèrkuscn dove vive solo gente della fabbrica e le loro famiglie, e le botteghe son come i banchi dei vivandieri presso i reggimenti; che abbia una dura gerarchia, che tutti i centosettantamila abbiano una disciplina che regola l'abitazione e i turni del lavoro, lo svago e le vacanze, i viaggi cd i tifi sportivi 1 gli studi dei figli e l'igiene delle madri. Oggi è tanto guer• ra vivere questa nostra vita dall'ingannevole etichetta e: pace :., come vivere nelle trincee e nelle città bombardate; e questi gruppi, queste pletoriche associazioni industriali sono gli eserciti di questa guerra. Cc n'è degli altri, in Germania, naturalmente, accanto a questo della L C.; basta ricordare le acciaierie riunite di Oiisscldorf (Vereiliigte Stahlwerke), la Friedrich Krupp di Es.scn 1 il gruppo Siem_ens; gigantesche discipline che legano centinaia di migliaia di uomini ciascuna, unite fra esse da contratti, da accordi, da convenzioni, che hanno bilanci per miliardi di lire ingenti come e più di quelli di molti Stati d'America e d'Europa, che concludono con le grandi imprese straniere trattati di alleanza e di buon vicinato come Stati veri e propri. ~e ne duole per i cuori dei romantici e degli individualisti, ma non vedo più posto per le indipendenze artigiane, per le piccole industrie, per le iniziative private. Voglio dire, c'è posto anche per questo, ma a condizione che quegli artigiani, che quelle piccole industrie si sentano anelli di una catena durissima, gregari di quell'esercito più grande che è la grande impresa a cui servono e da cui sono tenuti in vita. Non sono più ammessi i bei .:oncetti ottocC'nteschi e romantici della concorrenza, dell'ambizione del singolo a danno degli altri; al loro posto intervie11e una solidarietà nata dalla necessità e dalla comune sorte, gemeinsame Arbeit an gemeinsamen Problemen. E specifichiamo anche qui : una concorrenza resta, ma solo nel campo morale : questi signori della I. G. mi spiegano che con la fusione delle grandi fabbriche si è stati attenti che impoitanti prodotti vengano elaborati da almeno due fabbriche distinte affinché « esista costantemente una concorrenza ideale capace di servire al progresso>. Bernstein e Sardou avrebbero un cattivo materiale con questo nuovo tipo d'industriale e d'industria. Sì, il nostro tempo è squallido, i sacrifici sono oscuri, il lavoro è monotono, le vite son tutte uguali. Ma un nuovo orgoglio deve consolare i gregari di questi enormi escrciti; il senso della loro necessità al servigio della collettività e della nazione. Ognuno di questi enormi congegni, gruppo siderurgico, gruppo elettrico, gruppo chimico, che lo Stato appoggia e incoraggia e controlla, è come una provincia dai certissimi confini, elemento necessario e insostituibile dello Stato che crea per chi vi appartiene sottomissioni e appartenenze inderogabili, ma anche diritti certi di lavoro, di assistenza, di tutela sociale e fami~ liare, di riposi, di istruzione, di elevazione spirituale. E il padrone invisibile non è più il capitalista ?ella propaganda e de1le caricature, ma la patria.; una patria austera, severa, forse crudele in questi tempi aspri, che tutto chiede e poco promette, ma a cui è esaltante dar tutto e tutto promettere. • E la cara leggend.\ dello studioso solitario che solo ne~ suo gabinetto improwisato scopre nuove leggi del moto e nuove combinazioni della materia, ampolluccia che si stura per caso, lampada che dondola, mela che cade? Oggi pare che solo nell'atmosfera di questi mastodottici organismi, che osano tentare tutto, che dispongono di somme enormi e di centomila uomini, che possono concedere vitto e alloggio ad uno studioso per tutto il tempo che una fialetta impieghi a cambiar colore fosse anche una vita, pare che solo in quest~ vastità d'organizzazione sia possibile il frettoloso progresso tecnico a cui aspira la nostra età. A Lcverkuscn, passando accanto a misteriose stanze, presso silenziosi piccoli laboratori avevo veramente il senso che tutta la enorm~ impresa, tutta la disciplina, il ma.tematico mov~mcnt? delle officine, tutto fosse al ~rvigio d1 qu~1 tr~ ? quattro piccoli chimici pallidi e assorti, chm1 sulle storte e sui provini a studiar reazioni di liquidi e brividi di molecole. PAOLO MONELLI

PROCESSI CELEBRI NELL' U.R.S.S. bile ! Ma chi non sa che, in Russia, le automobili sono un privilegio dei gros-bonnets, E l'appartamento? ~[a, dunque, la crisi degli alloggi è tale, in Ru~sia, che la semplice promessa di un paio di camere può decidere un giovane del Komsomol.- a tradire la causa della rivoluzione:. :.. ' ' E STATO PUBBLICATO di recente, in varie lingue, il resoconto stenografico dell'ultimo processo di Mosca, quello che va sotto il nome di processo Radek. Si tratta di un grosso volume, quasi mille pagine in ottavo, a dieci franchi. Il modico prezzo dice subito che ci troviamo davanti ad una pubblicazione di propaganda, che ha uno scopo evidente: dimostrare h <legalità> del processo, il fondamento delle accuse in base alle quali dieci degli imputati furono fucilati e vari altri deportati in Siberia, nei campi di concentramento o destinati ai lavori forzati. Il primo processo; quello dei sedici, era apparso scandaloso perfino agli uomini più ligi alla dittatura staliniana. Un senso di orrore si era diffuso in tutto il mondo. Di fatto, il pubblico, quello vero, era stato escluso dal processo dei sedici. Tutti i posti riservati al pubblico e alla stampa erano stati o~cupa!i _da ag~nt_i della Ghepeù e da g1ornahsu uffic10s1. Un solo straniero era stato ammesso, ~ister Pritt, avvocato della Corona di S. M. Britannica, membro del partito laburista e com- ~esso viaggiatore del Kremlino, part_,cola:mente appre~to per le sue qualità d1 « esperto >, d1 persona obiettiva. t a questo avvocato della Corona di S. M. Britannica che il governo di M~sca ricorre per ottener~ dei « paren > sulla legalità dei processi di Mosca; pareri che si leggono, oltre che nei giornali inglesi di estrema sinistra nella Corrtspondance internationale ~ rivista comunista di assoluta ortodossi; .i.taliniana. .Si ~bbe cura:, nel processo dei sedici, d1 ~v1tare 0~1 sorta di fotografie. Perche? Lo dice un opuscolo anonimo Ima si sa che l'autore è l'antico segretario del partito comunista di Germania), che fa parte della collezione Les brochures du Groupe lnternational marxiste-léniniste. e Una sola fotografia avrebbe rivelato il trattamento preventivo al quale era.no stati sottoposti gli accusati». .N"~n si fe~arono qui le « precauzioni > del tribunale speciale. L'atto d'accusa fu redatto alla vigilia del processo e fu comunicato solo all'inizio della discussione ; cinque udienze basL:i.rono a liy_uidare sedici accusati. e Si voglia o no, > commenta l'antico segretario del partito comunista di Germania, « s'impone un confronto fra queste cifre e quelle del processo di Lipsia, detto degli incendiari del Reichstag. A Lipsia, per soli quattro imputati, furono impiegate parecchie settimane. L'istruttoria fu minuta, il contraddittorio drammatico, le difese interminabili. Dimitrov, attuale segretario del Kominterri, fu assolto. A Mosca tutto si svolse nel segreto e in una fretta che tradiva fin troppo la montatura:.. WYCIII1fSKEIWLA VSKI Ma chi sono, poi, ~li accusatori di questi processi moscoviti? Bastano pochi tratti dovuti alla penna dei « fedeli > di Lenin. Ulrich, presidente del tribunale superiore militare dell'U. R. S. S.1 è noto perché porta un'unifonne. Si ignorano i suoi precedenti rivoluzionari. Di altri due giudici militari si sa ancora meno. Di un altro ufficiale, supplente, si i~norano le origini e la provenienza. S1 sa, invece, chi è \1/y. chinski, il procuratore generale. e Non ha mai appartenuto al partito bolscevico di prima della guerra. Anzi! Antico membro di un partito nazionalista ; opportunista, ebreo polacco, nemico acerrimo dei bolscevichi e del bolscevismo. Non occorre dire che non ha preso parte alla rivoluzione di ottobre. Tutt'altro! Era nel campo dei bianchi. dove profes.sava le dottrine giuridiche più borghesi. Aderi al bolscevismo a cose fatte, quando tale adesione poteva fruttare onori e prebende. Fu così che, sotto Lenin, di. vcntò pubblico accusatore, servitore umilissimo della Ghepcù e del bene amato dittatore». E:. un bel ritratto. E Zaslavski? E: il capo ufficio della m1mpa giudiziaria. Fu lui che montò il processo dei sedici nella stampa dell'Unione sovietica. \ Lenin lo conosceva molto bene. Lo chiamava cretino, sporcaccione, imbroglione per gli articoli che andava pubblicando nei giornali dei russi bianchi. Attualmente è un fedele di Stalin, un pezzo grosso della Pravda >. E: per rimediare al discredito provocato da questi processi, che il ioverno di Mosca si è deciso alla pubblicazione del resoconto stenografico del processo Radek. « Vedete, :t hanno l'aria di dire i funzionari di Stalin, « quali prove e quali confessioni? ». Senonché l'antico segretario berlinese pubblica, a sua volta, un resoconto stenografico di un altro processo di cui pochissimo si seppe durante le udicn• zc. Si tratta del processo di sette anni fa contro il così detto « partito indu• striale ». Vi assisteva, in qualità di straniero, André Fcrrat, membro del Comitato Centrale del Partito comunista. Era presente anche il senatore comunhta ~·farce) Cachin « che si presta a tutto ouanto gli viene domandato>. ' Racconta il Ferrat che in quei giorni lo Stalin e la sua diplomazia cercavano ansiosamente l'amicizia della Germania. E perché? Perché temevano l'ostilità della Francia, ancora ligia alla teoria del « filo spinato » di Clemen• ceau. Il così detto « partito industria• le :.1 che era accusato di sabotare il Piano quinquennale, non esisteva e scomparve, poi, anche dalle cronache dei giornali di ~osca, subito dopo il processo. ~fa in quei giorni 13 montatura faceva giuoco per impressionare favorevolmente la Germania. Si doveva dimostrare a Berlino che gli uomini di Stato francesi, specie Poin• caré e Briand, organizzavano il sistematico sabotaggio dell'industria sovietica; che impartivano le neces~arie direttive, che se ne occupavano perso• nahnente e direttamente. CONBBIANDE POINCARÉ AL CAJTI: Come sempre, gli accusati confessa. rono ogni cosa. Ed erano ingegneri, professori, economisti, tecnici di valore. M"!-il clou del processo fu l'interrogatorio del professore Ramzin, inse• gnante termodinamica applicata alla Scuola superiore di Scienze applicate di Mosca. Più che un interrogatorio, fu un'amabile conversazione col procuratore Wychinski. « Accusato Ramzin, > _domanda Wychinski, e si dice che vot avete avuto delle direttive precise, c_oncretc, lungamente studiate per organizzare il sabotaggio industriale a danno della costrùzione socialista nell'Unione sovietica. t vero o no? :t. « E. vero». « Si dice anche che queste direttive vi sono state impartite dagli imperialisti francesi. E: vero?». e l!. vero•· « Specifiéatc: chi vi ha impartito queste direttive criminose? ». « Alti personaggi francesi ». « I nomi. Poincaré, per caso?>. e Sì, Poincaré ». « E Briand? >. ~ Anche Briand :.. « Accusato Ramzin, riflettete. Confermate che Poincaré e Briand vi hanno dato l'ordine di organizzare il sistematico sabotaggio della nostra grande costruzione socialista? >. «Confermo:.. « Ancora: queste direttive le avete avute a mezzo di intermediari? Oppure direttamente? t importante. Sia• te franco». e Direttamente ,. « Bene. A verbale. Vi hanno mandato queste istruzioni per iscritto ... ». «No:.. « Come? E allora? Personalmente? E dove?:.. e A Parigi». « A Parigi? Dunque voi vi siete incontrato a Partgi con Poincaré e con Briand. ln quale luogo? Precisate>. « In un caffè dei grandi boulevards >. Racconta Ferrat che1 a questo pun• to, l'amabile senatore Marce! Cachin fu come preso da un capogiro. Alcune condanne a morte chiusero il processo. Anche il Ramzin fu con• ~annato a morte. Ciò nonostante egli m~gn"' tuttora la termodinamica apphcata alla Scuola superiore di Scienze applicate di Mosca. Questi sono i processi celebri. Ac• canto a questi ci sono gli oscuri, quelli di cui nessuno sa nulla e che sono te• nuti ~elosamente segreti. Per questi non s1 pubblicano, oh no, i resoconti stenografici. L'ultimo di questi processi si è avuto poche settimane fa a Svobodni nell'Estremo Oriente sovietico. Un; cinquantina di imputati. Capo di imputazione : sabotaggio ai danni della ferrovia transiberiana nel settore di J-!abarovs~ dietro istigazione di agenti g1appones1. li collegio militare del Tribunale Supremo dell'U. R. S. S., riunitosi in sessione straordinaria, concluse il processo con quarantaquattro condanne a mor• te, che vennero eseguite subito mediante /uciladone. Si è saputo di questo processo solo pochi giorni fa, e per mezzo della Pravda, che non ha' potuto fare a meno di rispondere ad un articolo del Daily Herald che ne aveva avuta notizia cd aveva segnalato l'avvenimento manifestando tutta la sua indignazione ru.~.s:S~todi giudiziari in uso nel• L'organo ufficiale dei Sovieti, per giustificare queste quarantaquattro fucilazioni, afferma che sulle ferrovie dell'Estremo Oriente si verificano ogni giorno scontri di treni, incendi di magazzini, avarie di merci, sempre ad isti• gazione di agenti giapponesi. La stessa Pravda rivela che tale stato di cose non sarebbe limitato alle ferrovie dell'Ec;tremo Oriente. Numerosi atti di sabotaggio sarebbero stati scoperti di recente anche nella ferrovia del Caucaso scttcntrionalc 1 dove, durante il solo mese di gennaio, si sareb. bero verificati ben diciassette disastri ferroviari con numerose vittime. Men- ~eelÌ,rs;!~~ O~fe 0 n~~rniic~: 11 ~,t~~rb~r:~ ad agenti giapponesi, per iJ Caucaso ~i parla dei dirigenti della ferrovia come di agenti trotskisti, che agirebbero per odio contro Stalin e nell'in• tento di nuocere con ogni mezzo al consolidamento del regime sovietico. I particolari del processo di Svo• bodni confermano le voci di una vasta azione sabotatrice a danno delle ferro"ie sovietiche drll'Estremo Oriente e spiegano le frequenti allusioni della stampa moscovita alle spie cd agli agenti provocatori giapponesi 1 mentre le rivelazioni ccncernenti la ferrovia del Caucaso confennano l'attività delle correnti ostili al regime staliniano, che il Governo di Mosca trova comodo presentare come una congiura che fa capo a Trotski. Ma ~i ha egualmente l'impressione che la gravità degli atti criminosi venga esagerata ad arte allo scopo di giustificare quella spietata « epurazione :t che ha raggiunto le forme più c~udeli. Ed è proprio questa osservazione del Daily Herald che ha irritato così profondamente la Pravda e gli ambienti governativi. LAMACCHINAPOTOORAPICA 1[a restiamo sul terreno giudiziario. In un altro estremo ang<'lo dell'Unione sovietica, a Novosibirsk, si è svolto, alcuni mesi fa, un altro processo di sa. botaggio, contro dei giovani operai occupati nelle miniere. L'accusato principale era un tale Lconenko, membro del Komsomol, cioè della « Gioventù comunista>. Procuratore generale un discepolo di Wychinski, tale Roghinski. Ecco l'interrogatorio del principale accusato. Roghinski: « Dunque 1 voi facevate un doppio giuoco. Eravate membro del Komsomol e, contemporaneamente, un controrivoluzionario disciplinato che corrompeva, awelcnava 1 dozzine di giovani lavoratori. E: vero? ». Leonenko: « t vero». Roghinski: « Che cosa vi hanno dato per questo? Perché vi siete venduto ai fascisti1 nemici della patria? Che cosa vi hanno promesso Pescekonov e Liacenko? •· Leonenko : « Quando mi sono posto all'opera di sabotaggio nel mio settore mi hanno promesso un'automobile, un appartamento, un fonografo e una macchina fotografica. ~•fa non h•) li;. cevuto che la macchina fotografica ... ». koghinski : e: E voi vi siete vcndulo al Fascismo per una macchina fotografica?! >. Leonenko: « E. così>. Sinistro dialogo! Annota l'antico se• gretario del partito comunista di Berlino : « Leonenko era un giovane che non aveva mai conosciuto il capitalismo. Era nato e cresciuto nel clima bolscevico. Era stato educato dal regime comunista, da quel regime, che, secondo Stalin, attua 11socialismo, diffonde il benessere, una vita lieta e gioconda. Ed ecco che questo povero giovane, che non aveva mai conosciuto né Trotski né Zinovieff, un bel giorno si lascia corrompere da semplici promesse. E quali prome<:~ ! Un'automoLa verità è forse più semplice e pilt profonda. Preferiamo credere che sia stata la promessa del fonografo e della macchina fotografica a decidere quel povero Leonenko. E. infinitamente più umano. Chissà cosa significavano per questo giovane operaio quei due ~ocattoli, chi\Sà a quali fantasie si ab. handonava la sua mente ingenua al pPnSÌ<'ro di potere, finalmente, posseder quako~a che ralle~r:issc la sua vita nelle rare ore di libertà, alla luce del sole, fuori del buio della miniera. t questa inaudita mortificazione dell'anima, è questa. oppressione della per• s0nalità, è questa tetra~gine alla quale il bohcevismo condanna gli uomini, che spiega queste forme di ribellione inconsapevole. E: la vita stessa che si rivolta a Stalin, è questa ansiosa ri• cerca di umanità, di confidenza, di amore fra gli uomini. che è più forte di tutte le epurazioni. Sì, è verissimo. e veri,;simo che in Russia si congiura, si org:mizzano dovunque azioni di <:abotatrcrio. :\fa ~ appunto perché è vero che il regime bolscevico ci appare ogni '{iomo più come la negazione di o~ni umanità. Ma perché non dovrebbe es- ~rc co--ì? M.M. NEVJLLE CHAMBERLA/S 1u(ctde a Baldt:ìn. F1'glìo d, qud Joe (ht fu tra i mìnìstri più. rigìdi dtll' /mµro, t fratti/o di Awttn, morto rtuntnntntt, .Vn,;11/t, al con• trarìo di qutlll suoi familiari, ragg1ut11Jlea carìca di prìmo mutistro. Ntt:illt l un uomo po. sitr'vo, ama lt cifre t lo sanno I mm1bri dtr Co• munì, che hanno ascoltato a lungo lt 1111· rtla• zio,ii mi bilanCI finan2iari .. \1a 110n di rado Ntt:illt si ~,tttt d1t:ago::ioniaddirittura t:irg,liant. In mtz20 allt oridt rtla~1on1 tgll ,a porrt fiori di potsia. E ciò non a caso. Ai giornaluti ha dichiarato tt!1tualmtntt: • lo amo wpraltutto dut co1t: 1 numtri t gli 11cult1 •. LA NUOVA Cost1tu21ont romtna dtl 1923, stampata ,n 124 pagint d1 1-1 m1ll1mttri quadrati eiascuna t 1n caratttr1 larghi un ttr::o di mtllimttro, t nata donata a Rt Carol da un ,niniatun'1ta romnro. Il libro t adorno di. un ritratto dtl sovrano, dtlla grandtz2a di un gr,mo di caffl. li sot;rano potrà stmprt scusarsi dictndo: • La Costitu:.:,ont non la conosco ptrchi non so,io riu1cito a ltggrrla •· IL SALVADOR, piaoliuima rtpubblica dtll'Amtrica Cmtralt drt ha dut m1l1on, di abitanti fra cuolt t b1anch1, pou,tdt un nngolart govtrno. Il prwdmtt .\1ass,m,/iano .\1ar• tint::: govtrna con un pugno d, ftrro cht mm ha prtudenti. Ci tntnt dtscr,tto comt uomo 1traniuimo. t astenilo t 1.Jtgttariano: rnoltrt prrs,gut un idtalt di Stato 1n cui ognuno abbia la sua ttrra t la sua casa. Part che lt entratt dtl piccolo Stato siano sufficinrtì non 1olo al br'/a,iciogovtrnativo, c.M comporta 1pt1t non trascurabili per ,ma m,li:ria prt11dtnz1alt fra lt mtglio organi::::c.tt dtl mondo, ma ancM pu acquistart lt trrrt dti privati cht poi w·ngono dùtrib11itt ai contadini. Altra sìngo/arrtd di qutito patst t la • Cortt dt Chaltco •, cht pi,ì di m1 giudi210 popolart t stmi'altro un suppli::io. Quando un funzionario dit:tnta odio• so, la folla si impadronisct dì lui: prrma gli taglia lt bracet'a. poi, qualora, comt è naturalt, il disgra::iato moJtri di f>trdtrt i stnri, ancht la ttsta. St al contrario il cor.dannato mostrn di rt1isttrt al dolort di 11 atrou amputn::iont, gli tritnt c0ttuua la gra::r'a dtlla vita. IEAN llARLOW,L'ATTRIOEREOENTEJ(ElilTEBOOllPARSAO, OLPADJ'"'NOITAIJANO JfARlHOBELLO PEIISIERI DI WIIISTOIICRIJRCRILL U :,.;. POLITICANTE i.nstabile e ambizioso, - cosi Geoffrey Denms, nel suo famoso Coronatton Commtntary, ha definno Winston Churchill, - \·oltcggiante dall'un pa.tt110 all'altro, estremamente reazionario, primo frutto del primo famoso matri• monio a bue di dollari e di ,nobismo, mezzo straniero e tutto indesiderabile• ... Per una presentazione pub bastare. Winston Churchill, dunque, l'anno scorso. fece una confere,iza a Parigi e, m quella OC· casione, enuncib i seguenti memord,ili ptn• sieri: E,istono attualmente al mondo tre specie di nazioni: quelle che sono governate dai nazi, qutlle che sono governate dai bolsce~ "ichi, e quelle che si governano da se stesse. I popoli di Francia e di Gran Bretatrna apparttngono alla terza categoria. Etsi hanno 1I diritto di scegliere I loro ministri e di cri• ticue i loro funzionari. • Le nostre 11oeietàliberali rappresentano per la dignità umana un progrtsso, che rc,tcrà come il gran titolo di gloria del secolo XIX. • Le democrazie di Francia, d'Inghilterra e d'America s.arebbero abomineYolmeme di• sgraz1att se s1 trovassero, un giorno, sottomesse alla legge bolscenc• o alla legij:enazi•. COMMEIITODI UIIARIVISTACOMUIIISTA TA RIVISTA Com,,mnt-organo dtll'in• .&.I tellettualismo comunista internazionale - Il capo dtlla quale sono Romain Rolland, Andr~ Gide, ccc. - ha dedicato a questi detti memorabili di Winston Churchill una breve ed aspra critica, tutta ispirata - ~ superfluo aggiungerlo - a principi marx1Stici e punteggiata qua e là con citazioni di frasi o di detti di '.\larx. Alla glori6cu:1one del libcralitmo democratico, che Churchill tenta\'& d1 fare, basterebbe opporre, scri,·e lo scrit• torc comUnista, • la magnifica formula di :i..tux: Vn popolo che ne opprime un altro non pub essere libero•· E qui ~ chiaro che lo scrittore comunista confonde la libertà nel senso morale, con la libertà nel senso politico. Aristotele nel Libro V I dtlla Pol1trca affermb categoricamente che fondamento della democrazia ~ la libertà, ma pose in testa al trattato il \'t:rSO che Euripide fa dire a Ifigenia al momento del sacrificio: L'impero dei greci ,ui barbari ,;: imposto da natura•· Col che mostrò di non vedere alcun contrasto fra la !ibt.-rtà dei greci e 11loro dominio sui barbari; e anzi concepl la sog$!:ezione dei barbari CQme 11 naturale compleuunento della libertà dc, greci. '.\Ja lo scrittore comunista non si ferma a quella citazione di '.\larx e ritiene utile 1pingcre l'analisi - dice lui - più avanti. L'errore del hberahsmo •, tgli scri,·e, ~ di aver creduto {o fatto crtderc) che la libertà fosse una proprietà fissa e semplice, connessa all'individuo umano, un "Diritto dtll'Vomo", mdipendtnte dalle condizioni sociali, concesso m via ltg11lat1va a tutti i cittadini. Questa libertà fa parte di tutta una ideologia d1 classe, nata m condizioni ,ronche determinate: l'ideo• logia della borghesia che, dopo di essere ,tata una forza di liberazione - finch~ la borghesia non era al potere e up1ra\'a a pcn·enir,•1, - ~ di,·entata. da quando regna, un mt7ZO per addormentare e ingannare la classe drututa, una trappola per il popolo. una mistificazione da cui la borfi!:hc,ia stessa spesso s1 lascia ingannare. Le libertà democratiche non sono, sotto camuffamenti diversi, che "la libertà per il capitale di schiacciare il la"oro" (Karl '.\farx)•. CIII OOVERNAJIELLEDEMOCRAZIE T ASCIAMO, per un momento, da parie .a.I lo scrittore della Commun~ - torneremo a lui fra poco - e soffermiamoci un istante a esaminare I detta memorabili di Winston Churchill e la filosofia politica di cui usi sono il fiore. Egli, dunque, affermava che alcune nazioni sono go,·crnate dai bolscevich1, altre dai na.z1 (e ci~ da una il1tt politica) e che altre si go\'trnano da sl; e probabilmente credeva di dir cosa brillante, Forte che le nazioni, le quah, a tuo a,-viso, 11 go,·emano d11.s~, non sono anch'eue governate in realtà da una iliu? Se Churchill non si rende conto di questo, cib significa che non ha capito niente del sistema rappresentativo. Molti anni or sono, Vilfredo Pareto scri\'e\'a: • In ogni socittd tsutt una partt tinta o ariJtocrat1ca... E il concetto d1 questa parte eleua è subordinato alle qualità che in essa si ricercano. Vi pub essere una aristocrazia di santi, com ,·anstocr11z1a di briganti; un 'aristocrazia di sc1enzi,ti, un'ariuocrazia di furbi, ecc. Oue poi si considtri qutl compltsso di qualità cl,t /at,oriscono il prosptrart t il dom1nart in una SO<'Jttd,si ha ci6 cht dlrtmo s~npllctmentt una aristoaa2ia o partt tinta. • Tale partt tsistt t.•tramtritt ,n ogni soàttà, t la goorrna, ancht quando oppartnttmtntt il rtggimtnto t q,1tllo dtlla pii) larga dtmocra::ia •. E forse Winston. Churchill sarebbe stupito d1 apprendere che 11Pare10, dopo a\'ere enunciato questo pnncipio generale, lo illustrava con due esempi: quello della Francia e quello dell'Inghilterra; proprio I due paesi, che, sccond~ Churchill., si governano da s~, anzi sono I proto11p1c1 e,empi det paesi che 11 go- ,,ernano da s~. Non m cib, dunque, cons1ate la differenza e la filosofia politica di Winston Churchill ~ alquanto banale. LA L!BERTASECOIIDOCRIJRCRILL SAREBBE il caso di ricordare, a que■to punto, il detto di Pascoli: che. molte dispute s1 eviterebbero se c, SI metteue pnma d'accordo sul significato delle parole che si adoperano. Winston Churchill e lo scrittore della Conrmunt parlano entrambi di libertà: ma ~ chiaro che il concetto di libertà dell'uno ~ del tutto differente da quello dell'altro, Per Winston Churchill la libertà consiste nel d1ri110 del popolo d1 scegliere i suoi mm1stri e d1 criticare i suoi funzionari; concetto analogo a quello di Cicerone, secondo 11 quale la libertà consiste nella facoltà del popolo di affidarsi onestamente ai buoni •. E questo è propriamente il principio che il regime rappresentativo moderno spera,a di realizzare. , Ma nt in Roma, né negli Stati mo• demi i fatti seguirono come si sperava; e il popolo. \'Olle più e z:neglio che la semplice fa. coltà d1 scegliere gh ommat1 che lo do\'evano governare• (Pareto). _Per il comunismo, in- \'ece, la. libertà è 11 dmtto del popolo (o del proletariato) di prendersi i beni delle altre classi e d1 goderne. Nessuna parola si presta cosi facilmente ad equivoci come quellrt di libertà; la quale, da sola, non significa niente. ma ha bisogno di un complemtnto; e v1 ha una libertà di opprimere _e una ~ibertà di non essere oppressi, una libtrtà d1 votare e una hbertà d1 mangiare ecc.; e di tutte queste innumerevoli libertà• alcune, più propriamente, si dovrebbero chiamare poteri o diritti. Nel con• cttto inglese di libertà, per esempio, ~ impli• cita la •libertà• dell'Inghilterra di possedere un teno del mondo o di sfruttare le Ind1e ecc., coli come ntl concetto di Aristotele era implicito che I greci dovessero avere l'impero sw barbari. :\la~ naturale che gli indiani in• tendano diversamente. LA LIBERTA SECOIIDOLA " COMMlJlfE " ..... A NON PUÙ ESS.ERE che _argomen• .IT& 10 di riso l 'audac,a con cui la Com• ,nunt, accettando il concetto, diciamo cosi• borghese,, di certe libert\, si. fa a dimourare che quelle libertà esistono m Russia e non esistono in Occidente. Pensate soltanto alla "libertà di stampa"•, si legge nella ,uddetta rivista. • ln principio essa ~ la liberti per ciascuno di stampare cib che pensa. In fatto~ la libertà per coloro, che hanno capitali, di impedire di scrivere a coloro che non pensano come loro, di costringere i giomaltsti e gli scrittori povtri a scrivere contro il loro pensiero, sotto pena di morir di fame, e, con cib, la libertà di avvele• nare impunemente l'opmione pubblica•· Finalmente! c't un paese a questo mondo in cui c•~ la libertà di stampa! e questo paese è la Russia. Ivi ciascuno ~ libero di stampare quel che pensa, ciascuno può criticare il Go- ,·emo e discutere i suoi provvedimenti, eia• scuno pub mettere m dubbio i benefici della. dittatura bolsce'"ica, seni.a ptrcib correre ri• schio di morir di fame o d'altra morte più rapida, n~ di incorrere in altra pena qualsia.si. O libcnà •, dine Madame Rolland, • quanti delitti si commettono m tuo nome!•. Og~i in nome della libertà, non si commettono più delim: solo si scrivono sciocchezze, come quelle della Communt. Ogni tpoca ha il suo sule, e onora a suo modo la libertà. COIICLUSIOIIE E FORSE, bisogna considerare l_a que• suone da un punto di ,·111a più am• pio. In fondo il problcm11. della liber• tà si identifica con quello della convivenza del• l'uomo fOn se stesso, con i propri 11mili, con la comunità; il quale problema ammette, in ogni epoca, tante soluzioni quante sono le provincie del gran regno d1 Dio. Ogni ordinamento sociale e giuridico impone una serie di limiti alla astratta libertà dell'individuo. E m questo senso non ci scm• bra sia nel ,·ero il Croce là dove msegna che il Comuni,mo non è già, come si crede per superficiale r1Ae"ione. un semplice ordi namento economico,, ma ~ e la violenta 1m• posizione di quel qualsiasi nuo\'O ordina• mento economico•. La verità è che ogni ordinamento ~ imposto a qualcuno. Quale che tia l'ordinamento, vi 1arà sempre qualcuno che non lo accetteri: una maggionmza, o una mmort.nza, o un gruppo sparu10 di distenz1cnti. E a costoro quell'ordinamento si impone couu,•amcnte. Tutt'altra questione t fino a qual punto i lim1t1, che l'ordinamento segna alla libertà individuale, debbano giungere: questione che ciascun rl!'gime r1sol"e m ragione dei suoi fini e delle sue necessità. t: speuo nella noria, alcuni popoli hanno pagato con sacrifici di libertà quel che hanno guadagnato )n forza ed m spinto nazionale; e altri hanno pagato con la rovina e, spesso, con la schiavitù il loro amore per una libertà tcccssiva e smodata, che talora rasentò l'anarchismo. L'Italiota•• scrisse Mommsen, • ucrificava la sua volontà alla salute pubblica e apprendeva per tempo a obbedire al padre, per sapere più tardi obbedire allo Stato. In una cosl stretta soggezione, pote,·11 sccadere che lo sviluppo dell'indl\'iduo venisse ostacolato e 1 germi delle più belle promesse appassissero; ma l'Italiota guadagnava, in cambio, uno spirno patriottico e nazionale, che il Greco non conobbe mai; e, - solo fra tutti i popoli dell'antich11à, - riuscl a costnure una unità nazionale su una· costituzione la cui base era l'autogoverno, unità nazionale che, un giorno, stabili la sua supremazia non solo su la Grecia - divisa -. ma anche su tutto 11 mondo CO• nosciuto •. Ora, una \'Olta costituito un ordinamento giuridico, sembra che la libertà consista non più nell'ampiezza dell11.sfera che quel limite lascia all'mdi\'iduo, ma nella certezza di quel limite; giusta l'alta parola d1 Treitschke, nella cntt::::a dtl dint10 (Onmm!, La certezza, che 11 cittadino abbia, di non dovete obbedienza ad altri che alle leggi e alle autorità costituite secondo le leggi, di non do•.;ere altre presta• zioni, oltre quelle prescntte dalle leggi, di non potere incorrere in altre pene che non siano quelle pre,•iste dalle legiji; ~ questa la ,·era hbertà. Concetto non filoaofico, ma di mero diritto posn1vo e che pub sembrar filisteo•; e che, tuttavia, ~ la sol• bast sicura di un ordinato viver ci, 1ile. Ora proprio quetta certezza in Ruuia manca del tutto. E il famoso libro di Gide ne~ una pro,·a. E perciò le discussioni della Communt tulla libertà niente altro sono che un vani• loquio. Strana rivi.Jts, codesta, in cui il Comitato diretti\'O pubblica 11 contrario di quello che i membri di esso scrivono uti 1ing11li! Ma, probabilmente, secondo I• Communt 11.nche questo è libertà. OMN18US ANNOI, NUM.11, 12 0100NO 1937-IV OMNIBUS SETTIMANALDEI ATTUALITÀ ,·1 POLIT!OAE LETTERARIA - =I ESCE lL SABATO lN 11·19 PAOINE ABBOII AMEIITI Italia• Colonie:anno L. 46, urnem·• L. 2S Eauro I anno L, 701 11mMir. L. 36 OQII NU■E!lO UNA UR.l lllu01orhtl, dlHgni • fotognfie1 anchl H non pabbllutJ, non li ruthal1cono, Dlr11tont: Rom1• Via del Sadarlo, 28 Tel1fono N. 561.636 A.Juùahtradoat: llllano • Piuu. Carlo Erbi, 8 T11,ronoN, 24.808 Soe. Azl.011O1.Otr1e-1" OIOflllUS" • Jlll.uo

PAREVA che su Tallcyrand tutto fosse ,tato detto dopo l'opera monumentale del Lacour-Gayct, di cui è uscito ~olo un an.io fa il quarto e ultimo volume. Non è così. Gli studi, e (O!l ca;attcrc monografico e documentano, s1 sus,;eguono e recano sempre nuova luce su aspetti ine,;;plorati di quella torbida personalità, ìn qualcuna delle sue azioni rim::uac ancora oscure. Sotto questo rigu:1rdo, di straordinaria importanza è il volume .Yapoléon et Talleyrand di Emile Dard pubblicato di recente dal Plon, che colma qualche lacuna del Lacour-Gayct, mentre il T alleyraud del Saint-Aula ire edito dal Dounot si può riguardare come una felice ricostruzione dell'opera diplomatica di colui che piì1 di ogni altro contribuì ad innalzare sul trono il Primo Comole. Che la figu(a morale di Tallcyrand ,ia bella, nessuno penserà a SO!lt{-nerlo. Prete ~t!nza vot.azione, vescovo senza cmcicnza pastorale, donnaiuolo, cupidi.;simo di ricchezze, opportunista fino al cmismo, !l'anc_antc di diç-nità personale : questi !'iU01 connotati non cambiano per la considerazione del suo ~pirito, della sua folitesse, della sua imperturbabilità. L una e l'altra ,crie di qu:i.lità sono condensate nel famoso detto, ch'egli sarebbe stato capace di· ricevere u:1 calcio dietro senza un movimento dei muscoli del vi~. Politicamente, il ministro del Direttorio e di Napoleone sembra mancare di personalità. Tanto la costituzione direttoriale, quanto quella consolare e imperiale, erano cosi congegnate, che i ministri non erano propriamente uomini di governo, ma, diremmo oggi, direttori o segretari generali : semplici esecutori della politica altrui. Di Talleyrand in particolare, lo Chateaubriand ha detto che e sottoscriveva agli avvenimenti, non li faceva >. E u11 agente '\<'greto nel 18o1, affermava, di lui, che se avesse cessato di essere lo strumento di un trionfatore, l'uomo sarebbe apparso in tutta la sua me010crità. Sta il fatto, però, che quest'uomo :\I Congrc~so di Vienna - che pure N11niva sovrani vittoriosi e pieni della propri.i missione, come Alessandro, e politici come Metternich, esercitò una parte di prim'ordine. Rappresentante del paese sconfitto, egli non solo acquistò ad esso la parità di rango, ma addirittura una funzione direttiva. Pri,na ancora, era stato l'artefice principale della restaurazione borbonir, t, in un momento in cui Luigi XVlU rra lontano dal rappresentare agli oc· ('hi dell'universo l'unica soluzione. E ,rncora nel '30, già prossimo agli ottanta anni, egli è uno dei pilastri della nuova monarchia tricolore: amba- '-tiatore a Londra, in comunicazione diretta e costante con Luigi Filippo, festeggiato cd esaltato dalla società londinese, realizn l'entente cordiale coll'Inghilterra e la costituzione del Belgio indipenderlte. Tutto ciò non è da uomo di secondo o tcrz'ordine. Il ministro delle mance Diremo, dunque, che Talleyrand si è maturato alla scuola di Napoleone? Sarebbe un'assurdità. Le sue qualità maestre, lo spirito della sua politica SO· no agli antipodi dello spirito napoleonico. Se l'ex-ministro dell'Imperatore diviene nel 1814 uno dei protagonisti della politica europea, ciò è dovuto al fatto che l'Europa, dopo un ventennio di rivoluzioni, di guerre, di a$'.itazioni illimitate, sentiva il bisogno d, un ritorno all'ordine, all'equilibrio, alla ra- ~one, alle tradizioni del secolo XVIII. Queste tradizioni Talleyrand le imper• sonava superiormente, con in più le esperienze dell'agitatissimo periodo intermedio. Talleyrand è, in certa misura, l'ancie,i régime che ritorna; ma un ancien régime raffinato, addolcito, adattato ai tempi; un ancien régime che ha letto ~ontcsquieu e subìto l'influsso di Voltaire; un ancien régime colla Carta, l'eguaglianza davanti la legge, la libertà dei culti . .Non è un caso che, sotto i Borboni restaurati, Talleyrand passi ben pre~to nello sfondo della scena politica e torni ad emergere solo colla monarchia orlcanista. Dell'assunzione al trono di Luigi Filippo egli fu uno dei fau. tori. E ancora una volta era una parziale rivincita del secolo XV II I sul XIX: la rivoluzione si piegava all'ordine, invece della democrazia trionfava il e giusto mezzo >, l'ideale cui ci si ispirava non era la Francia repubblicana e rivoluzionaria, ma l'Inghilterra monar• chico-costituzionale, a cui già Montesquieu e Voltaire avevano guardato come a maestra. Come mai uno spirito simile rimase per quasi un decennio a fianco del Bonaparte, che ne rappresentava tan~ite• si? La risposta comune è sbngat1va : Talleyrand era un opportunista! .che pensava soprattuttO alla sua pos1z1onc mondana e a far quattrini. li SC:rv_izio di Napoleone lo provvedeva benissimo ~tto l'uno e l'altro aspetto; e ciò gli ba,tava. Il Lacour-Gayet ci 'fa di tanto in tanto l'elenco degli onori piovuti sull'ex vescovo di Autun e il computo dei milioni da lui guadagnati colla rendi. ta delle sue cariche, coi giuochi di bor· ~a, con le e mance > wntuose dei sovrani stranieri. Tutto questo è vero, ma non è tutto il vero. Intanto, se Napoleone lo tenne a lungo e lo apprezzò altamente (parliamo di apprezzamento intellettuale), se il -.110 giudizio sulla capacità di lui non l'AGJNA J Xapofeoue e NEI DOCUMENTI INEDITI DI VIENNA vaiiò nl'ppure a Sant'Elena, vuol dire che in questo spirito così diverso dal suo aveva trovato una specie di completa• mento. La moderazione del ministro serviva, presso i sovrani e i diplomatici stranieri, a rivestire di formule plau• sibili la _smoderatezza del Cesare; le p~tc~ ~h questo assumevano, per l'abilità d, Talleyrand, parvenza di ragione. La diplomazia di Tallcyrand era la forma razionale di una politica SO• stanzialmente irrazionale. Ritiro o congedo Ma quel che più conta è che a un certo punto Napoleone e Talleyrand si divisero. 1 motivi del distacco non sono raccontati in modo ug\lal<' -lall'uno e dall'altro: quel che per il mmistro è ritiro; per l'imperatore è congedo. Un fatto, però, è fuori di ogni dubbio: fin dal 18o8 Talleyrand consuma intimamente il divorzio dalla politica napoleonica. Al Congresso di Erfurt {24 settembre • 14 ottobre 18o8) egli prende una posizione nettamente antinapoleonica. Si può parlare di tradimento vero e proprio? F. dubbio. La maggioranza degli storici francesi, ostinatissimi a trovare scuse e attenuanti per Talleyrand, lo esclude. E forse non hanno torto. Ad Erfurt si poteva ancora scorgere nel dualismo fra Napoleone e il suo ministro un contrasto di concezioni. Si sa che il dissenso aveva origini remote. Risale alla rottura della pace di Amiens, cui seguì la ripresa della guerra continentale, giudicata. dal Tallcyrand un gravissimo errore. e Talleyrand è disperato - si legge in un rapporto segreto del Lucchcsini del 14 settembre 1805 - e se potesse evitare la guerra riguarderebbe questa circostanza come la maggior gloria del suo ministero>. Comunque si.i, al Congresso di Erfurt inizia una vera e propria politica personale. La sua formula è questa : la Francia prima di Napoleone. Ad Erfurt Napoleone cercava soprattutto due cose: l'a~icurazione dello zar Alessandro che l'Austria sarebbe stata tenuta a bada durante la campagna di Spagna e la mano della sorella maggiore dello zar stesso, la granduchessa Caterina. Questo l'incarico affidato a Talleyrand. Non se ne fece nulla. Sccondato da Caulaincourt, che S('mbra e"-Screstato il suo zimbello p.iù ancora che il suo complice, Talleyrand mandò all'aria entrambi i disegni. Alessandro non prese nessun impegno e la granduchessa Caterina si fidanzò un mese dopo col principe Oldenburg. Come sempre, l'azione di Talleyrand fu abilissima, tanto è vero che Napoleone non sospettò mai del tradimento di Erfurt. Nel dicembre del 1812, nel• la slitta di Smor~oni, alla presenza di ~hi~~inf1~i:~s[!~;a~~tri~~iva ~~ 1~c~~~f~ Lannes le resistenze opposte ad Erfurt dall' imperatore della Russia così alle sue blandizie come alle ::ue minacce. Caulaincourt dovette esserne ben sorpreso. Nell'atteggiamento di Talleyrand ad Erfurt non c'era nulla di improvvisato. Prima di partire per il Congresso, Talleyrand aveva avuto dei lunghi colloqui con Metternich, ambasciatore d'Austria a Parigi. Sulla natura di queste relazioni gettano molta luce i dispacci riservati e cifrati che il Metternich inviava da Parigi all'imperatore Francesco II e al suo ministro degli esteri Stadion, nei quali dava precisi ragguaB:li dei suoi colloqui col Talleyrand. Questi dispacci furono omC!Si o pubblicati frammentariamente nelle Memorie di Metternich edite nel 1880. l!. merito del Dard l'averli tratti dall'oblio degli Archivi di Vienna e largamente utilizzati in questa opera di rigorosa documentàzione. Racconta Metternich, in uno di questi dispacci, immediatamente prece• dente la partenza di Talleyrand per il Congresso di Erfurt, che fino dal 18o5 Talleyrand « aveva concepito il disegno di opporsi con tutta la sua possibile influenza ai piani distruttori di Napoleone>. E precisa: e Dobbiamo a lui, unicamente a lui, certe particolarità più o meno favorevoli del negoziato di Presburgo. Egli si oppose più a lungo che potè alla campagna contro la Prussia •· Metternich ricorda parimenti le ripe• tute insistenze di Talleyrand perché l'imperatore Francesco II o lui stesso si recassero a Erfort per e dare soggezione> a >:apoleone. Legion d'Onore e Toson d'Oro Su un particobre, cospicuo per un austriaco, Metternich fece resistenza durante quei colloqui. A proposito dello scambio della Lcgion d'onore e del To• son d'oro fra i due imperatori e i rispettivi ministri : «Sapete quel che farci al vostro posto?> gli disse Tallcyrand. e Io proporrei lo scambio degli ordini. L'Imperatore attribuisce grande im• portanza a tutto ciò che viene dalla vostra Corte, da signori di antica razza •· La risposta di ~icttemich fu glaciale. « Gli statuti del Tosone esigono cinquecento anni di nobiltà. Voi siete il solo che possa aspirarvi •· E la cosa restò lì. Il 24 settembre Metternich postilla : e Talleyrand non tradisce ancora. Fa un po' di fronda e vuol dirigere>. Appena tornato da Erfurt, alla fine di ottobre, Talleyrand mette segretamente Metternich al corrente di tutto quanto si è fatto al Congresso e della parte decisiva ch'egli vi ha spiegato. « La Russia - gli dice - non sarà più trasci• nata contro di voi. Solo la più stretta unione fra l'Austria e la Russia può sal- ·varc quanto ancora rimane dell'indipendenza delltEuropa >. Ai primi di novembre del 1808 Napoleone parte per la Spagna dopo avere raccomandato, in piena buona fede, a Talleyrand di imbandire, quattro volte la settimana, un pranzo di trcnt.:t!-Cicoperti, a ministri, consiglieri di Stato, membri del Senato e del Corpo legislativo. L., consegna era precisa : e Dovete metterli a contatto fra di loro, dovete s!ud!arli e a\sccondare le loro disposiz1on1 ». Le periodiche imbandigioni ci furono, ma servirono a scopi del tutto diversi. Non occorre ricordare che nel comportamento di Talleyrand la cortigianeria più umile procedeva di pari passo col tradimento. In occasione della vittoria di Somo-Sierra, si felicita con Napoleone e gli augura di arrivare al più pre• sto a Madrid. Questo era l'atteggiamento ufficiale. Ben diverso quello nell'intimità. A quattr'occhi con Charnpagny e con ~,[arct le sue critiche erano spietate. Alla presenza di Beugnot, nelle ~aie di Madama Rémusat, dove soleva troneggiare come un oracolo, Talleyrand si effondeva in recriminazioni su quello che egli chiamava e l'errore irreparabile• dell'Imperatore. Fu proprio in uno di quei banchetti ordinati da Napoleone perché Talley• rand alimentasse i sentimenti di lealtà degli alti funzionari, che una sera i convitati videro arrivare, con indicibile sorpresa, Fouché. Non erano da gran tempo in pessimi termini? Fra lo stupore crescente dei presenti, il principe di Benevento prese ostentatamente il duca di Otranto sotto il braccio e i due personaggi passeggiarono a lungo, avanti .e indietro per le sale, ragionando amichevolmente, perché la loro riconciliazione apparisse a tutti piena e assoluta. E la riconciliazione c'era di fatto. L'aveva favorita e aiutata il D'Haute• rive, antico oratoriano come Fouché t: vecchio amico di Tallcyrand 1 in qud momento capo divisione al Mini!ttero degli Es1eri. Si s::1rebbepotuto pensare che la con- ~egna lasciata da Napoleone, al momento della sua partenza per la Spagna, al suo Ministro, fos~ religioc;amente rispettata, se Tallcyrand passava sopra ai suoi rancori personali e invitava alla sua tavola l'avversario di così lunga data. Ma c;ì! Quale era la posta della riconciliazione? L'eventuale successione dell'Imperatore! Sotto l'apparenza dell'adempimento letterale degli ordini imperiali, Talleyrand faceva, dei convegni settimanali, l'occasione delle sue trame. Dai tempi di Marengo, in Talleyrand non c'era che una sola preoccupazione: chi avrebbe potuto sostituire Napoleone? L'eventualità era ora più pro,sima, forse, che mai. Non poteva, Napoleone, da un momento all'altro, essere colpito in battaglia. A buon conto, dalle conversazioni di Talleyrand e di Fouché riconciliati nei simposii settimanali, uscì una lettera che doveva avvertire Murat per• ché si tenesse pronto alla prima chiamata. Ma Eugenio di Beauharnais, messo sull'avviso da Lavalettc, intercettò la lettera e la fece pervenire all'Imperato• re. Dal canto suo, Madama Letizia, avendo colto a volo alcune parole d'intesa fra Talleyrand e Fouché in casa della principessa di Vaudemont, prevenne suo figlio. L'orecchio di Metternich Metternich stava con l'orecchio teso. Egli era particolarmente stimolato da Carolina Murat. Le circostanze gli parvero così gravi, che decise di partire per Vienna alla fine di novembre per renderne conto a Corte. Gli armamenti ripresero febbrilmente in Austria e la guerra fu decisa, in linea di principio, per la primavera seguente fermo restando che la parte di aggressore fosse lasciata a Napoleone. Per quanto riguardava Talleyrand, l'imperatore Francesco e Stadion rimasero sbalorditi ed esitanti. e B possibile che costui lavori nel senso del suo padrone? Che lo serva per una via che, per quanto divergente all'apparenza, può finire col mirare al medesimo scopo, evitare, cioè, complicazioni alla Francia, cullandoci in speran~e chimeriche? Oppure segue una sua direttiva personale, condivisa da altri personaggi eminenti dello Stato? Comunque sia, seguire una linea di massima prudenza : mai sbilanciarsi, non prestar fede senza solidi pegni ,. Queste le istruzioni impartite a Metternich. Ritornato a Parigi, Metternich scrive l' 1 I gennaio 1809 : e Ho trovato la persona in questione (Talleyrand) nelle medesime condizioni di spirito nelle quali l'aveva lasciata. Nessun dubbio che tutte le alternative sono state eventua/. mente calcolate. Non si provocheranno catastrofi, ma si saprà trarre profitto da quelle che potrebbero verificarsi. Que• sta la sostanza delle nostre conversazioni. Si giudica buono l'atteggiamento dcli' Austria. Si consiglia di mantenerlo sempre così energico,. Una settimana dopo, il 17 gennaio, dopo un colloquio con Talleyrand, Metternich scrive al suo ministro a Vienna : e X (Talleyrand) e il suo amico {Fouché) sono sempre gli stessi, decisissimi qualora l'occasione si presentì da sé, mancando un coraggio abbastan• za attivo per provocarla ,. L'occasione era la morte di Napoleone! Ma che cosa intendeva Metternich per e coraggio attivo>? Si deve ritenere che fosse, non diversamente dagli agenti inglesi sotto il Consolato, per il e colpo essenziale•? F. un punto oscuro. Non si perde tempo. Il 20 gennaio Talleyr:md mostra a Metternich una lettera di Fouché nella quale si dice che sulla strada di Baiona sono stati ordinati dei cavalli per un generale. « Questo generale è .11 Imperatore >. Talleyrand comunica ancora dei rapporti di Champagny e una lettera di Dalberg, il quale informa e che la Germania si riscalda sempre più >. e Talleyrand ,, conclude Metternich, e raccomanda di non lasciarci prevenire da Napoleone se questi è veramente deciso a farci la guerra>. Quel generale era proprio Napolco• ne. Bruciando le tappe, Napoleone ar. riva a Parigi il 23 gennaio, furibondo. Aveva saputo delle riserve, delle critiche, del e disfattismo >, si direbbe oggi di Talleyrand durante la sua assenza~ Nel pomeriggio del 28 gennaio, chiama nel suo gabinetto Cambacérès, Lcbrun, l'ammiraglio Decrè~1 Fouché e Tallcyrand. Aveva deciso di liquidare il suo ministro degli esteri. Fra Napoleone e il suo ministro si svolse una scena di una violenza inau• dita. Secondo Pasquier durò mezz'or;,, secondo altri più ore. f.: stata riferit.i da Pasquier, che ne avev.i avuto l'esat• to resoconto da Decrès. Napoleone incominciò col Iarlentarsi seriamente che durante la sua as,;enza si fossero svisati i fatti. ,i fosse parlato di una campagna di~l{raz1ata, mentre la sua era stata una ~cric di successi, si fosse perfino osato prospettare la possibilità di una succc~ione. Ricordò i doveri dell'obbedienza e della discrezione a,;soluta cui er.,no tenuti, nei suoi confronti, deputati, ministri, alti dignitari dello Stato. E finalmente, non riuscendo più a cont• n<'rsi, camminando avanti e indietro :\ grandi passi1 gesticolando, urlando, si scagliò su Talleyrand, immobile, ,lppoggiato a un caminetto causa la sua gamba inferma. e Voi siete un ladro, un vigliacco, un uomo senza fede e senza Dio. Per tutta la vostra vita avete mancato a tutti i vostri dovni. Siete un traditore, a\"etc ingannato lutti quanti. Nou v'è nulla di sacro per voi. Vendereste perfino vostro padre. Vi ho colmato di benefici e in cambio sareste capace di qualsia,;i cosa contro di mc. Da dieci mesi, immaginando che le mie cose di Spagna vadano male, avete l'impuden• za di andar dicendo, anche a chi non Io vuol ~apcre, che voi avete disapprovato l'impresa, mentre siete stato voi a darmene la prima idea e siete stato voi, proprio voi, a consigliarmela con tanta insistenza. E in quanto a quel disgraòato (era così che :-.:. designava il Duca d'Enghien) chi mi indicò il luogo del suo rifugio? Chi mi incitò a in• fierire contro di lui? Quali sono, dunque, i vostri piani? Che cosa cercate? Che cosa sperate? Osate dirlo una volta per tutte! Dovrei farvi a pezzi come un bicchiere! Potrei farlo, ma vi disprezzo troppo! >. • Secondo J\,(ollien l'Imperatore avrebbe anche sog~iunto : - de«~\~~ ~~~~~i nJcl Ea~r:!~1tf ~f:: no ancora in tempo! Andate, non siete altro che dello sterco in una calza di seta!>. Secondo Metternich, Napoleone gli avrebbe rimproverato anche la pace di Presbu_rgo, definita « infame e opera dj corruzione>. Pas-.ando e ripassando davanti a Tallyrand, dice Thiers, scagliandogli in viso, ogni volta, le parole più offensive, accompagnate sempre da gesti minacciosi, Napoleone fece gelare di spavento tutti i presenti e lasciò coloro che lo amavano pieni di dolore, al vedere così avvilita la doppia dignità del trono e del genio. Talleyrand restò impassibile e muto. Parecchi anni più tardi> l'ammiraglio Dccrès non riusciva ancora a riaversi dallo ~tupore che gli aveva ispirato simile padronanza di sè. Romantzoff, scrivendo alla propria Corte, ammirava la e straordinaria disinvoltura , dell'uomo. Fu questa straordinaria padronanza di sé che valse a Talleyrand una certa superiorità ~u Napoleone. Il silenzio del colpito metteva l'J mperatore in una situazione niente affatto brillante e niente affatto imperiale. Rimproverare al proprio mini!ttro i consigli dati, non equivaleva a riconoscersi colpevole di averli\seguiti? Ad ogni modo, nella serie dei rimproveéi manca l'accusa ~pecifica di tradimento. Chi può escludere che nell'immobilità del Talleyrand non ci fosse il timore di sentirsela rinfacciare da un momento all'altro? Sulla soglia Alla fine della scenata, Talleyrand si accinse ad· uscire lentamente dallo studio imperiale. Il supremo affronto lo rag!iunse sulla soglia. Napoleone gli ~:itt~ :~~eii5~~~~ ~Ji«S~~nc~:oaèf,:m~~~ te di vostra moglie •· Sotto l'ultima, sanguinosa staffilata, Talleyrand si voltò di colpo e, senza scomporsi, replicò : e Non mi sarei mai immaginato, Sire, che un simile particolare potesse comunque interessare la vost?a gloria e la mia >. E rivolgendosi ai presenti an• cora esterrefatti : e Che peccato che un uomo così grande sia stato così male educato!,. Mentre usciva, Duroc gli si avvicinò per chiedergli la sua chiave di ciambellano. Talleyrand evitò sempre di parla• re della terribile scena. Non se ne confidò nemmeno con Metternich, che ne ebbe conoscenza da altra parte. Nelle sue Memorie accenna vagamente asce• ne violente che Napoleone gli avrebbe fatto in pubblico. e Non mi dispiacevano, poiché la paura non è mai en• trata nella mia anima. Sarei quasi tentato di dire che l'odio che ostentava contro di me faceva più danno a lui che a me>. La ,;era stessa Talleyrand corre dalle sue fedeli amiche, 11:adame dc Rému• sat e la viscontessa di Lavai. e E voi non vi siete gettato su di lui?>, avrebbe esclamato quest'ultima. e Ah, ci ho ~n.s~to; ~a ~no troppo indolente per s1m1li reaz10111•· In realtà la sua impassibilità. era stata sola~ente apparente. Tornato a casa, era stato preso da una specie di collasso. E i medici trepidarono per la sua vita. In nottata si riprese, riflettè e, a differenza di Napoleone, operò. L'indomani, domenica 29, va a trovare Metternich. Un rapporto inedito dell'ambasciatore d'Austria getta piena luce sulle decisioni prese da Talleyrand durahte la notte. Il rapporto, in data 31 gennaio, era e riservato e cifrato>. Fu ~ollocato fra pieghi umidi e gi.unse a Vienna poco decifrabile. Il ministro Stadion ne chiese un duplicato, che fu inviato il 23 febbraio successivo. (continua). GUIDO ZORZI

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