Omnibus - anno I - n. 10 - 5 giugno 1937

CULTURA FRANCO-TEDESCA NEL DOPOGUERRA r RA I FENOMENI memor.1.bili del dopo-guerra uno dei più memorabili è consistito nel! 'evoluzione pressoché inversa che le correnti del pensiero subirono in Francia e in Germania. La Francia er.t piombata nella guerra in pieno idillio bcrgsoniano; la Germania in pieno trionfo scicnzistico e storicistico. A guerra finita, fra il 1918 e il 1928, ecco, grouo modo, l'una ripudiare la metafisica per abbracciarsi di nuovo alla scienza, e l'altra ripudiare la scienza per abbracciarsi di nuovo alla metafisica. A considerare con un'occhiata d'insieme questo periodo ormai chiuso, si riconosce che al momento di fare il bilancio della guerra, Fr.,,ncesi come Tedeschi ebbero dei pentimenti. Ne ebbero, ancorché meno degli altri, anche i Francesi. Gli uni si dissero: • Abbiamo avuto torto di fare la guerra•. E gli altri: • Abbiamo avuto torto di farcela fare•. I pentimenti muovono da un esame di coscienza, o vi conducono. Ai Tedeschi l'esame di coicienza rivelò che lo storicismo e la preoccupazione scientifica impadronitisi della Germania dopo il Settanta erano costati alla nazione l'attitudine alla sintesi ideologica e all'intuizione delle verità etiche essenziali. Ai Fr,mcesi esso fece dubitare se il misticismo anti-scientifico fiorito in Francia prima del Quattordici non avesse per caso distrutta in loro la capacità della critica e la quadr.1tura cartesiana del giudizio. Per gli uni la conclusione fu la rottura con l'Univer&ità e l'abbandono degli Haeckel e dei Wundt .. Per gli altri, l'isolamento dei Bergson e dei Boutroux e un tentativo di riconciliazione con l'Univenità. Questo capovolgimento di posizioni non mancava di cause profonde. Dopo la famosa proclamazione del • fallimento della scienza• lanciata da .Bnmetière, la Francia er.1 entrata ìn una crisi per cosl dire anti-intellettualistica che l'aveva condotta alla r.lpida squalifica del comtismo e ali 'evasione verso concetti e metodi filosofici in antitesi con la piega tradizionale del suo pensiero. Ribot, Renato Berthelot e qualche altro tenace epigone del positivismo avevano tentato invano resiatere alla corrente; il mondo della cultura si era staccato da loro, considerandoli tempre più quali tecnici della scienza e tempre meno quali filosofi: curatori di un fallimento, non pontefici di un rito. Non si aveva più fede nella ragione, e quasi nemmeno più fiducia nell'uomo. Si voleva, per quanto fosse possibile, giungere al contatto immediato delle cose, senza il tramite dell'osservazione e del raziocinio, cioè conformemente al modo di percezione dei mistici. Le grandi scoperte non venivano più chieste se non a una funzione trascendente l'intelletto: l'intuizione. L'arte doveva assurgere a uno 1tato di puro amore, in cui ogni attività riflessa della ragione svanisse. • Il vero artista•, jnscgnava il Bergson, • non fa se non dilatare la propria percezione senza tentare di elevarsi al di sopra di essa •. L'indistinto, insomma, il fluido: quasi l'amorfo. In ane: Roàin, Monet; in filosofia: Boutroux, Bergson, Le Roy. • Mai in una società francese•, nota Benda, •si era verificato il fenomeno di un siffatto odio dell'intetfigcnza •· Si era sperata, o temuta, da tale orientamento una rinascita religiosa: non ne enno derivati se non frammentari acce.si di sensualismo cattolico, dei quali lo ,tesso cattolicesimo esitava a compiacersi. Né Claudel né Jammcs avevano miglior.lt0 i r.1pporti fra la Terza Repubblica e il Vicario di Dio: all'incontro, la religione aveva veduto sorgere a sbarr.1rle la strada modernismo e spiritismo, due bastardi che dovevano esserle causa di non poche inquietudini. Lungi dal rafforzare lo spirito di obbedienza - del che il Cattolicesimo si sarebbe anche accontentato - Boutroux e Bergson alimentavano, giustificandolo, lo spirito di indisciplina. Per la religione era. quella, nella migliore delle ipotesi, la stasi in luogo della decadenza, ossia una nuova forma di decadenza. Per la filosofia, er.1 l'avvento dell'empirismo (• empirismo integrale• qualifica il Parodi la dottrina del Bergson, nella sua Filosofia contemporanea in Francia, intendendo rivolgergli un complimento). Per la letteratura, era la fine delle grandi scuole e la moltiplicazione smodata dei piccoli cenacoli. Per la politica, da ultimo, era l'aggravarsi della pubblica indifferenza e la rinunzia alle responsabilità che costano fatica. Quando, nei primi anni del nuovo secolo, le giovani generazioni giungeranno a scuotere la specie· di torpore morale in cui Paolo Bourgct le aveva vedute immerse ancora nel 1890, non sarà già per tornare verso l'intellettualismo classico bensl per allontanarsene del tutto. per precipitarsi ad occhi chiusi nella vita fisica: negli affari, nello sport e persino, incredibile da parte di questi sedentari, nei viaggi. 1 L'uomo è nato per comprendere•• aveva detto nell'Ottocento Anatolc France. • 1:: nato per agire•, risponderà la Francia degli albori del Novecento, non intendendo con questo integrare la massima del maestro. ma annullarla. Bergson, quindi, sempre Bergson, reduce ormai dall'America nelle pillole del pragmatismo jamcsiano. In Germania, fra il 1870 e il 1914, la situazione era pressappoco quella inversa. Dopo l'Hartmann, a dominare l'orizzonte della cultura nazionale non cran rimasti se non i semidei delle scienze storiche, fisiche e matematiche. Lo stesso autore della Filruofia dt/J'incoscientt, uscita, se non erro, verso il 18681 giungeva a conclusioni più o meno risolutamente materialistiche, alcune delle quali, come I 'attribuzione alla materia di una forma rudimentale di sub-coscienza, dovevano ritrovarsi dipoi nell 'opcra di materialisti confessi e, cosa sintomatica, di materialisti francesi, quali un Le Dantec. La filosofia, con l'Haeckel e col Wundt, la storia, col Mommsen e col Grcgorovius, si erano chiuse a chiave nei gabinetti di chimica, nelle cliniche e negli archivi, e nessuno osava più immaginare che potessero trarsene fuori senza l'intervento cli qualche potere o caso straordinario. Che il paese se ne trovasse male, non si può dirlo: per un certo rispetto sarebbe anzi giusto riconoscere che se ne trovava meglio, in ogni caso meglio di quel che non si trovasse la Francia sulle piume del suo recente e posticcio spiritualismo. Respirava più liberamente, si muoveva con minore impaccio. Finalmente, era questo un terreno su cui la Prussia, che filosofia e idealismo avevano sempre tenuta a distanza, quando non si era trattato di_ un Fichte, poteva intervenire, farsi sentire, prendere la direzione delle cose. Per Lessing la storia non era mai stata altro che un manuale di pedagogia; per Hcrder e per Hcgcl altro che un ricettario della cucina filosofica: ma la Prussia avrebbe avuto Treitschkc, e con lui la mctafis:ca sarebbe diventata politica. Per Goethe e per Humboldt le scienze naturali non erano mai state nulla di più che un istruttivo passatempo: ma la Prussia avrebbe avuto Virchow, Krafft-Ebing e Ostwald, e gr.izic a costoro l'empirismo sarebbe diventato una medicina, una fisiologia, una chimica mondiali. L'idealismo aveva lasciata la Germania povera e debole come l'aveva trovata: il positivismo scienzista e storicista ne aveva fatto una potenza di prim'ordine. Non si può dire, dunque, no, che il nuovo orientamento dello spirito tedesco non avesse servito gli interessi del pa4;sc. Né alcuno mai in Germania avrebbe pensato a sostenere il contrario se, sul più bello, la catastrofe della guerra perduta non fosse giunta a suscitare in proposito i dubbi più atroci. Lo storicismo, metodo più che drottina, non era per avventura troppo aleatorio per fame un surrogato dell'etica? La scienza, mo- , saico di dati grezzi, più che sistema di leggi organiche, non era forse troppo incompleta per fame un surrogato della metafisica? Si erano vangati e rivangati i fatti, ma si era perduto il filo conduttore delle idee generali. La cantonata presa nel 1914 provava, in ogn.i caso, che la strada battuta non era delle più fauste. Pei Francesi come pei Tedeschi, in conclusione, ali 'uscire dalla guerra il risultato di oltre mezzo secolo di evoluzione intellettuale si rivelava, attraverso a due esperienze pressappoco inverse, identico: un oscuramento, una prostrazione della ragione. • Si constata,• notava in Francia Gonzague Truc ( Una crisi inullettua/e), • un abbassamento del pensiero comune, che i prodotti dei migliori ingegni non bastano a mitigare ... Qualunque meditazione ci stanca e )l'l evitiamo con terrore ... La vita intellettuale, già cosi bassa, seguita a discendere•. Ugual fenomeno veniva lamentato in Germania dal BIUhcr, dallo Stciner, dal Keyscrling. • Metafisica e religione, arte e scienza volgono alla fine•, affermerà un bel giorno, più pessimista degli altri, Osvaldo Spenglcr nel suo famoso Tramonto dt/J'Occidtntt. • I grandi maestri sono morti tutti prima del Novecento. Il socialismo equivale allo stoicismo degli antichi: un prodotto di decadenza. Siamo gli alessandrini dcli 'epoca moderna ... • Era, insomma, la tragedia dell'intelligenza, l'abdicazione del pensiero, lo sbocco di quella ccclissi delle idee della quale nelle torbide vicende posteriori al Quattordici si ebbero tante testimonianze eloquenti. Come sfuggirvi? Col fare bianco dove si era fatto nero, dissero Francesi e Tedeschi, e nero dove si era fatto bianco. Gli uni invocano, infatti, all'indomani della guerra, il ritorno alla conoscenza positiva, alla critica, alla logica, alla lucidità armoniosa della tranquilla ngionc; gli altri il ritorno all'idealismo, alla fantasia, all'intuizione appassionata del trascendente. I primi si dànno a cantare le lodi della disciplina, i secondi quelle della libertà del pensiero. I Francesi aspirano all'irreligione, i Tedeschi alla religiosità. • Schclling cd Hcgcl •, dichiarava il Rougier in un libro che è una specie di processo alla metafisica, J paralogismi del ra%ionalismo, • sono, nelle loro fantasticherie, altrettanto chimerici quanto un San Tommaso e un Sant' Anselmo. Ormai non è più possibile filosofare senza saper distinguere una funzione dalla sua derivata e un quantum da un elettrone •· E il Goblot, nel suo Trattato di logica, a confermare: • La filosofia non possiede modi di conoscenza su'"i propri. La conoscenza non scientifica non è conosccoza ma ignoranza •· Idee lanciate dalla cattedra, ma raccolte, commentate, propagate a gara dai giovani. • Ordine, salute, equilibrio, chiarezza: son queste le parole che di continuo ricorrono nei discorsi della gioventù francese•, infonnava un'inchiesta di quegli anni. Si apprezzava sempre meno Maetcrlinck, ma sempre di più Cartesio, La Rochefoucauld e Stendhal. Perfino il Mercure de France si dichiarava contro Bcrgson, accogliendo benevolo le stroncature inflittegli dai propri collabor.1tori. • Abbasso il Romanticismo I•, gridava la Francia di Versaglia. • Viva il Romanticismo!•, rispondeva la Germania di Weimar. Fichte er.i un romantico e fu il Romanticismo a salvare la Germania una prima volta: esso la salverebbe una seconda. È quello che i Francesi del decennio 1918-1928 pensavano t.!el Cl.i~ sicismo. Non cn stata questa la regola intellettuale del secolo di Luigi XVI? Non fu questo il metro dell'epopea napoleonica? Di bel nuovo, nello smarrimento e nel travaglio di una gr.1nde crisi storica, due popoli si aggrappavano, per riprender terra, alla tavola di salvezza della tradizione nazionale. Oggi, allo spirare del decennio seguente, la scena si presenta non soltanto mutata ma capovolta. La Germania di Hitler assiste al fallimento dtllc utopie wcimariane: la fraternità dei popoli, la fine delle frontiere, l'umanitarismo internazionale, i vecchi splendidi sogni di Rousseau e di Schiller che la storia ha sfondati come bolle di sapone, assieme col cosiddetto Beb~l-patlios, il sentimentalismo socialista. La Francia, al contrario, ripudiata Versaglia, si rimette a credere nelle antiche chimere, cede rumorosamente alla tentazione delle ideologie sociali e del materialismo rivoluzionario, ridivinizza Rousseau in Marx e Lenin. I due piatti della bilancia si sono di nuovo spostati. Chi aveva fatto nero fa bianco, chi aveva fatto bianco fa nero. Che cosa è successo? CONCETTO PETTINATO XON8IEURJOORAUI" Dr ALLElU.l(ENTO I.A,. DOLOEPlUHOIA Pll.Jl(ADEL PRONTEPOPOLARE• IL PaETA Kl8TB.AL:BEVEIL ROSOLIOlftLLA mzz.a. DI ARI.ES IL MERCU cr1JJ1Uc/1J111i1r n problemadell'oro DOPO avere per molti anni sofferto a causa del continuo awncntarc del potere d'acqu11to dell'oro (ossia per la caduta dei prezzi) il mondo, oggi, si preoccupa ogni giorno più per il diminuire del potere d'acquisto. del,- l'oro (e cìCXper l'aum_ento dei prezzi). L, traducendo i.n termini d1 produzione un problema di squilibrio dei prezzi, come allora si parlava di sovraproduzion_e generale, cosi oggi ai parla di sovraproduz1onc d1 oro. Qucate preoccupazioni non sono u:n;,;a fondamento: le fluttuazioni troppo brusche e forti del potere d'acquisto dell'oro, cosi nell"un aenso, come nell'altro, pro\.·ocano aempre reazioni compleuc:, scout c_conomicht profonde, attriti sociali gravi. Po1chl 11 pendolo s1 è messo ora violentemente in moto nel senso oppoaro a quello che aveva seguito negli inni di depressione, è naturale che il mondo tema nuovi mali e che si chieda che cosa si debba fare per evitarli. U proposte finora fatte ~guono tutte al n.(!:ionamento che per evitare un nuovo boom. ossia per frenare l'aumento dei prez:i1, occorra frenare l'offerta d'oro o, come si $UOI dire, la sovraproduzione di oro; e che per ottenere questo effetto, occorra ridurre 11 prczw dell'oro in moneta carta Proposte d1 tal genere sono sta1c fatte aoprauutto in America. percht ivi il disagio per la pletora d'oro è più acutamente sen1i10. Come è noto, il tesoro americano acquista oro al prezzo d1 35 dollari l'oncia. Or11s, i dice che il Presidente Roosevelt pensi a ridurre questo prezzo • 30 dollari. L'operazione cosi concepita sarebbe esattamente l'inversa della svalutazione monetaria: sarebbe una rivalutazione del dollaro. E, conseguentemente, avrebbe effetll opposti a quelli che dcrivsrono dalla !l\'Rlutazione del dollaro del 1933, e ciCX:ostacolerebbe le importazioni d'oro, frenerebbe il rialzo dei prezzi, porrebbe una remora alle tendenze all'inflazione cred1t1Z1a. Quelche ne pensa Sir Benry Strakosh Su queste proposte, Sir Henry Strakosh. in una lettera al Times, si t pronunciato con grande st\·erità: • t.:n po' di riAess,one •, egli ha detto, • basta a dimostrare l'assurdità di siffatte idee •. E l'eminent~ economista ha rilevato anzitutto che• negli ulumi sei anni la nalutaz1onc: delle monete in rapporto all'oro s1 è rJ\elata l'unico mezzo per guarire i mali che derivano dal formidabile accrescimento del potere d·acquisto della moneti\, che s1 riActtHa nella caduta cataslrofica dei prezzi al dectali{lio.Conseguentemente• sarebbe difficile immaginare una proposta più insensata di qu,. 1la di invertire il proccsao che ha sah·ato ,.ma gran parte del mondo dal disastro economico, politico e sociale•. E Sir Hcnry Strakosh avrebbe perfettamente ragione se 11 male d1 cui il mondo oggi soffre, fosse lo su·sso d1 cui soffriva alcuni anni or sono. Invece c!oSO è un male opposto a quello; e ne è mdi~ il fatto che , prezzi non discendono più. ma salgono. • La rivalutazione delle monete •, continuna Sir Henr) Strakoah, • ,mphcherebhc una dt·- flazionc rigorosa, con tutto quello che una deAazione suppone: caduta impro\visa del livello dei prezzi; aumento corrispondente: del fardello dei debiti; alterazione consecutiva del credito; riduzione senra del mart:inc dei profitti della produ1,1one e sfiducia ~t'- neralc: tutti gli clementi della crisi del 192<; • Per aopportare il peso di un debito che i: stato contratto durante e dopo la guerra, come I gravi oneri di natura fissa e !!>Cm1fiua, che caratterizzano l'economia modcma, il mondo ha bisogno d1 un li\·ello de, prezzi che non sia inferiore a qutllo del 1929. • E quanto a, salari, il livello di eni è, OlifKÌ, due volte più elevato di prima della $,!:Uerrt1, e neanche in piena crisi èc stato poss1b1lc ridurli di più che di una debole frazione:. Con debiti crescenti e salari 1umtntanti, una rivalutazione monetaria allo 1copo di ottener._. una diminuzione del valore dell'oro sarcbh<: una iniziativa di cui nessun governo potrebbt· assumersi la responu.bilità •. L'orosovietico A complicare il problema è intervenuto, m questi ultimi mesi, un fattore nuovo. l"oro sovietico. Notizie strane i,:iungcvano da ~losca: ai affermava che la produzione d'oro dcll'U.R.S.S. fosse sul punto di raJlJ.:Ìungcre o anche di sorpassare quella del Sud Africa. si annunziava da fonte sovietica ufficiosa cht l'U.R.S.S. avesse accumulato rist'rvc per 616o tonnellate di oro, pari a I miliardo e -400 milioni di sterline (t superfluo .IIM:1if1un~ere che si trattava di una enorme menzogna); grosse partite di oro russo giungevano a Londra (dal 1° gennaio al 1 5 aprile di quest'anno più di 100 tonntllate) ed era annunziata la spedizione di 167 tonnellate a New York, delle quali 33 erano già transitate per Londra (queste ultime già comprese nelle 100 unportate dell'importazione mgleac:?). La fantasia la\·orava mtomo a queste notn::1c e a darvi alimento contribuivano potentemente il mistero di cui, in quetto oampo, il Go\'erno 10victico si circonda, e, nello stesso tempo, ,1 carattere di bluff che evidentemente prec;en• tano le notizie che esso di tanto in tanto lancia. Nella rivista apeciale russa Sou,11kau1 ZolotopromJ·cJi/mnolt vengono pubblicare le notizie che il Glovzo/oto (oasia il tmrt centrale dell'oro) o il <;apo d1 esso, l'ingeJ{nerc Serebrovaki, credono opportuno diffondere:; ma quene notizie sono altrettanto mirabolanti, quanto impreciac: e incontrollabili. I plaurs d1 Alden, nell'Estremo Oriente, per esempio, erano noti da un pezzo cd erano già coltivati; ma Screbro\'lki li descrh-e come :1 ,~;i~e:~:ni:t~e~1~:1~~ /::;~~; ~~~: Urali e in Siberia; e anche alcuni di quut1 il Gl<lt'::oloto descrive come se essi fossero stati di recente ,coperti. La sola zon, m cui sembra che ai siano veramente trovati dei giacimenti nuovi e importanti u.rebbe la steppa desertica del Ka1.ak&1an. ~e \·eramente si trattasse di un nuovo Rand, l't. R. S. S., come ricona.ceva il prof. Herbette m un accuratinimo studio pubbhcfl.to recentemente dalla Sociiti d'ltudes ,t d'1,,jormation1 économiqu~1, avrebbe nelle sue mani un"arma economica e politica di una potenza incomparabile. Ma lo sfruttamento di giacimenti cosl importanti e il mantenimento di una nume• rosa mano d'opera in un paese senza acqua e lontano dalle ferrovie presenta ~ravi difficoltà, che non possono essere superate m· un giomo. Perciò. se pure le notizie del Glav~ololo rispondono a verità, la appanzione di questi nuovi giacimenti russi farà sentire il suo effetto 1ull'equilibrio delle forze e su quello dei. prezzi nc:1mondo solo fra qualche anno: fra 1) J940 e il 196o.

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