Omnibus - anno I - n. 10 - 5 giugno 1937

• - ....... .., -- ( ILSORCNIOELVIOLINO) fll!~II DEMLAGMGIUOSICALE FIORENTINO Firenze, giurno. Sl TRATTA di ricuperare il tempo perduto. Bisognerà rifar'ii a più di una c;ettimana fa, essendo stato il concerto più grosso e importante quello così detto degli « oratori > : con la cantata a e Sancta Maria » di Claudio Monteverde, La Passione di Malipiero, e l'Edipo Re di Strawinski in rappresentazione teatrale. Dirigeva Bernardino Molinari. A FirenLe c'era grande e particolare attesa per La Passione che veniva eseguita per la prima volta. Non è passato un mese da quando udimmo con calda ammirazione, a Roma, la seconda sinfonia. di Francesco ~alipiero: credemmo finalmente di esserci messi in pace con lui. Avremmo sposato la sua causa? Sembrava potersi addirittura trattare fra noi due di un ve,ro fidanzamento : ma non era così: La Passione} proprio La Passione, do,•eva venire a disilluderci seriamente e rimandare sine die le nozze d'un critico con un musicista. La colpa è tutta di Malipiero. La colpa è della Passione, è dei sacri antichi misteri dell'oscurità medioevale 1 dell'impoverimento mistico, delle litanie aggiornate 1 del recitar cantanao: wno queste le ubbie che rovinano il maestro Malipiero. E il suo nuovo lavoro non è né carne né pesce. Non c'è ritmo, né tono, non c'è forma, manca ìl fondo, naturalmente manca il basso, manca il piede, come in tutti i e misteri > musicali del nostro Seicento. Un'onda fluida di timbri che fluttuano variamente mischiati, e che la · <1.rtevocale, inerte e verbosa, va guanando sempre di più. Un'opera inerte, verbosa. Imomma non c'è l'opportunità. Comincia bene: poi, attraverso apparenze sempre più incerte, la musica entra man mano nel regno del vaniloquio. Ecco ancora una volta l'abulico Malipiero, con il suo estetismo malinconico, col suo tono impersonale, il suo dramma della noia, aggirarsi senza riferimenti nei dormitorii perduti del Passato, di dove nessuno potrà tirarlo più fuori, ~ non ci pen,;a lui stesso. (I breve preludio, a dir la verità, ci fa subito l'impressione che qualcosa di nuovo e di ottimo stia per succedere, lì per lì. E 'ii aspetta col cuore alla gola. Si a.spetta1 ma vien lo sbaraglio. Il maestro divaga già e batte a lato con il bastone d'un cieco. Unisoni (,,almodianti che echeggiano rutilanti lunghi e confusi come nelle sacristie delle chiese. Melodia di legumi senza sale, verde tenera come le bacche dei piselli e dei fagiolini freschi. E per quel che riguarda i timbri d~ll'i5trumentale, Malipiero è l'eremita col sacco, alla cerca delle erbe aromatiche. 8a.5ta, l'opera non ha contorno; i dettagli che possono sembrare sottili, preziosi, cadono l'un dopo l'altro in un'atmosfera d'imbarazzo che li annulla. Ma il finale, al contrario, è tutto fuso e continuo fino all'ultima nota o respiro. Qui, Malipiero ha trovato un equilibrio profondo, e d'un effetto bclli~simo. E il successo più lusinghiero arrise all'illustre autore. Dopo La Passione di Malipiero veniva a chiudere questo concerto I' Edipo Re di Strawinski, presentato q~e- ~ta volta in veste teatrale, vale a dire con la scena, i costumi e le luci. Dirigeva Bernardino Molinari. La vicinanza d'un'opera così pobile, lo redime e lo rialza ai nostri occhi. Molinari fu buon ministro di Igor Strawimki; che è come diventare cugino del re. Finalmente pochi giorni dopo andava in scena al teatro della Pergola l'opera Le Soue di Figaro di Mozart. Mozart fa le cose perfette, e passa come un fulmine attraverso il meglio, che sembrerebbe il nemico del bene. La sua prerogativa è divina; apprezzandolo troppo non possiamo che ritrarcene, in quanto è precluso alla perfezione ogni divenire. Assistemmo alla terza rappresentazione che fu l'ultima. La Pergola, un nome per starci freschi; invece c'era un caldo da far scoppiare i bicchieri. Un caldo che intontiva, e faceva rimaner tutti a bocca aperta. Non era più possibile seguir la recita ed ascoltar la musica, con quel clima tropicale. Ci sarebbe voluto una rumba, come a Cuba. Così. l'avvenimento straordinario si liquefece sotto i nostri propri --echi, e non ne restò proprio nulla. Cherubino, per esempio, non aveva più nemmeno la forza di pronunciare le consonanti doppie. e Non so più cosa facio. Ogni dona mi fa palpitare>. Non ricordiamo una giornata teatrale simile a questa. Fu il bagno-maria dei fanatici. Dalle tre e mezzo alle otto, tutti rimasero al loro posto. La !!ala, gremita fin da principio, era ugualmente gremita alla fine dello spettacolo. Le signore davano fuori la crema, le tinture e il belletto; e le artiste facevano la bava. Fu la cosa più eroica del Maggio Fiorentino. Bisogna dire però che l'esecuzione non fece una grinza. Concertata e diretta da Bruno Walter, cantata da artisti di vaglia, come Mafalda Favero, il baritono Stabile, il basso Pasero. ecc., la recita si concluse in un travolgente 1;uccesso. BRUNO BARILLI DEL VANTAGGIO Cl CHIEDIAMO ~uhi, i caffl romani, ora che, venuto il caldo, i clienti ,tanno all'aperto, vadano sostituendo allt poltroncine di ,:imìni stdit mtt.allicht. Si tratta di una innO'VO- ~iont inutile t pacchiana, contraria oltrt cht al gu.,to a/l'economia dtl nostro paese. Sen~a contare che i nuovi sedili rilultano scomodissimi. Sono viscidi t duri: st ti ci fermi un minuto gid scottano. LE PIOGGE torrenziali di questi ultimi giorni hanno mtuo in n;idenza ancora una tJOita il cattiuo stato di alcune strade romant. Il temporale dura un attimo, ma lt stradt restano allagate t fangose per OTe,Aggiungi poi il fatto di ta11J cht durante la pioggia tvitano lt stradt asfaltate o a grandi mattonelle del centro, prtftrendo le 1tradt secondarie dooe J>tr la natura dtl selciato sono più dilficili gli slittamenti. Accade cht i pedoni ,i ritrQ'Vtlnotptsso coJ>trtid'acqua sporca. TRA PONTE SANT'ANGELO t Ponte Vittorio Emanutlt, vi sono bagni popolari. C't una piccola spinggia doot la rtna t tanto scarta che, appena i nuotatori ritornano a riva grondanti, subito ditlenta oscv,a J><r l'umiditd. I nuotaton' di questa spiaggia sono soprattutto ragani; di domenica, tul Lu~go Tn;ert di Castel Sant'Angtlor c'è folla 1n attt:a dtllt loro prodtzzt. Ed tui lo sanno, Si tuffano e si rituffano, contenti d'tster guardati dai militari, dallt stroe, dagli ,posi in viaggio di nO%%tc, ht 1pinti11'in quti paraggi J)<T ammirart i restauri dtl Castello d011t fucilarono l'amante di Tosca, finiscono col distrarsi. Lo s~ttacolo dti mu,tatori domenicali è certo più QtJVÌncenrt. UN GIORNALE ROMANO ci informa cht via dtl Gonfalone t m'a della Scimmia saranno 1ottopo1rtal piccone, col fine d'un dtcoro cht non comprendiamo bent. Il pensiero dtl piccone queita uolta ci imptnsitriset t, ci mtttt in sos~tto. U dut vìt eht abbiamo dttlo non tono •brutte t insigm'fieantì•. Ci umbra tutto il contrario. Si parla ~fino di abbattere prr ritdifica,e, secondo lo Jtilt dti l11oghi.'L. t tsf>t• rimzt ttntatt ultimamente non son ta/r da dart fiducia. Abbiamo tstmpi come ,:1 vtcehio Al-. bergo dtll'OrJo ridotto a !emano prr ~ramm1 di Stm Btntlli. A fqrza di wltrt tutto in puro ,tilt, scartando q~lle ntctuan't modificht-~he il tempo porta su ogni monumento t su ogni ar-. chittttura, si n'schia di rtndtr Jal10 l'as~tto d1 R=. MENTRE procedono i lat1ori J>trl'isolamtnro dtll'Augusuo, via Tomactlli tlQ prendendo sempre più un aspetto coloniale. B una 11rada piena di piccoli ntgo::i,. c't aneht un bazar; insomma, via Tomau/1, l un ,e. gno di tante srradt ,omane. Hannt! .un loro caratttre ~r co,l dirt popolare t nV1co; apptna il piccone si muove prr /art un p,o' d'an·a t 1ptuo un po' di pulizia intorno, prendono un aspetto lontano da quello di prima. Ora paesano, ora esotico; qutllo eht ha />OCO a ~h~ far~ con i earatreri popolan ma sempre c1t.11C1 dt Roma. MASSIMINO [Q] OPO MOLTE rampe di una scala scura e stretta, .sono entrato, con un po' di paura, in un ufficio tetro <' poco i~lumina~o. La porta a vetn è munita di un sonoro campanello che squilla a lungo; anche la ragazza che riceve i clienti ha Ilaria misteriosa. Siamo in un istituto di investigazioni private. La sala d'aspetto è comunjssima. Poltroncine scomode e riviste vecchie di tre mesi. Ci si sta molto a disagio in questi salottini : si ha l'impressione paralizzante che da uno spioncino nascosto, il direttore stia studiando il suo cliente come l'assassino dei fìlm gialli spia la sua vittima. Invece si scopre tutto l'opposto. Di solito il detective è un uomo grasso e posato che si preoccupa di riportare in seno alla famiglia i giovanotti traviati da qualche donna perduta 1 o dal gioco delle boccette. e Compito altamente morale il nostro >, mi spiega uno di essi, e e che non si esaurisce, come le persone superficiali credono, negli accertamenti sugli amori extraconiugali di qualche marito libertino». Ecco il punto nero della professione. L'aspettare per ore, sotto la pioggia, magari con un barbone nero incollato sotto il mento, che la coppia clandestina abbia esaurito il suo programma d'intimità per poterne segna~ re l'ora preci.sa della durata, è una cosa che demoralizza ed abbatte questi geni tutelari della civica moralità. Essi preferirebbero revolverate nella nebbia, trabocchetti e delinquenti pericolosissimi scoperti con ventiquattro ore d'anticipo sulle autorità della Pubblica Sicurezza. E qualche volta le revolverate non mancano. A Roma, nel 1923, c'era un piccolo albcrguccio dove un marito, che era sempre stato tranquillo e bonaccione, conviveva con una bruna, procace ragazza. Scale sporche, un perpetuo odore di .stufato nelle stanze, miseriola dei clienti che non sempre pagavano la pensione. L'agente, munito di valigia costellata d'etichette e di orario ferroviario1 vi si era insediato, e pr~sto, con la sua sciolta parlantina e 1 suoi simpatici modi meridionali, aveva conquistato l'amicizia di tutti gli ospiti. Era una strana comitiva : c'era una pittrice france.se, e tipo molto fino,, secondo il rapporto del nostro uomo, una bionda napoletana e la famigerata Mirella, bruna e fatale. Fra gli uomini c'erano, oltre al fedifrago, due o trr commendatori e cavalieri, dall'aria molto per bene. Una sera però !e e-o~ cambiarono. • T"tti avevano bevuto troppo per festeggiare l'arrivo del nuovo ospite. e La signorina napoletana, che tutti chiamavano Nina, mi venne addosso e prese a baciarmi, naturalmente non ricambiata >. Queste sono le parole che ho potuto leggere nel rapporto dell'agente. Li~io al suo dovere d'investigaL·oco.mo DI LINCE IN AGGUATO tore, egli investigava. Jl sorvegliato era cupo, non parlava. Giocava macchinalmente a poker e beveva. Ad un tratto si alzò, guardò verso il detective : e Vi hanno detto che sono pazzo? Guardate >, e tirò due colpi di revolver verso Mirella che gli si era avvicinata. Una specchiera andò in frantumi, un po' di sangue macchiò la tempia della donna. e Io allora mi gettai sul feritore>, continua il rapporto, cma lui tirò di nuovo e mi colpì alla coscia de.stra impedendomi di muovermi ancora. Non so che cosa sia successo dopo>. E questa è una delle pochissime storie movimentate che i detectiues hanno saputo raccontarmi. « Vede ,, mi si dice, e niente di troppo emozionante. A Roma, non c'è più malavita. Venti anni fa erano tempi d'oro. Adesso San Lorenzo e Portonaccio sono quartieri calmissimi ,. Certo 1 per questi benemeriti istituti sono tempi magri. Eppure si servono ancora di non meno di quattromila agenti sparsi per tutte le città italiane. Fa un certo effetto pensare tutti questi uomini, quattromila bombette nere che si affacci"no cautamente da quattromila angoli, pronti a spiare il loro prossimo. Io stesso, che credo di essere la moralità. fatta persona, mi sentivo a disagio sotto gli sguardi indagatori di questi uomini sospettosi come faine. Per dissipare l'impressione, bisogna chiacchierare; non è una cosa facile. Pare che tutti abbiano l'abitudine di lasciar cadere il discorso sul più bello e di guardarti strizzando l'occhio come se nascondessi qualche delitto. e Un fatto interessante? Ce ne capitano pochi davvero, ma cercherò di accontentarla. Una bella signora, magra, nervosa., mi venne a dire che suo marito la tradiva. Lui è un giovane alto, dal viso slavato, dagli occhi incolori. t sempre elegantissimo; modi da gran signore. Ogni settimana parte con il " lusso " per Milano, e dopo due o tre giorni è di nuovo a Roma. Un mfo agente lo segue per vari giorni, scende allo stesso albergo e fa una scoperta sensazionale. L'uomo ha con sé, nella sua valigia:, quattro passaporti intestati a diversi nomi. Uno è danese, gli altri francese, svizzero, italiano. Poi c'è una lista di nomi e parecchi taccuini pieni di conti. Si trattava di contrabbando di stupefacenti. Rividi il sorvegliato in tribunale. Si chiamava Van Straelen, era accusato anche di bigamia>. Non di rado accadono storie come questa, dall'apparenza semplicissima. Sempre tradimenti 1 ricattucci, miserie morali. Ma poi capita la sorpresa. Peccato che sul più bello bisogna abbandonare la cosa e disinteressarsene. e questo il triste destino degli istituti di investigazione. privata : non possono mai fare bella figura davanti al pubblico, devono tacere e lasciare il campo libero ad altri. Chi acquisterà fama sarà il solerte brigadiere. Loro si possono occupare soltanto dei fatti privati di una coppia male assortita. Ecco, per esempio, l'unico ricordo un po' movimentato di uno di questi nascosfi lavoratori. Prima di narrarmelo, egli mi avverte che il fatto scarseggia di serpenti brasiliani, di ladri gentiluomini, e di tutto l'armamento dei romanzi gialli. « C'è soltanto la lama di un coltello da carrettiére che brillò, in una notte di nebbia, sotto il raggio deJla mia lampadina tascabile ,. Una grande società soffriva della scomparsa di intere casse di merci. L'affare durava da parecchi mesi: un danno di centinaia di migliaia di lire. Era un furto congegnato bene. Molti complici fra gli spedizionieri e gli operai della ditta in questione. li furto vero e proprio accadeva in un capannone, presso allo scalo merci. Bisognava, per arrivarci 1 attraversare le rotaie del treno, poi un fosso e un prato umido. « Mi recai là in una serata di nebbia. Non si vedeva a due passi di distanza. Erba vischiosa, fango, i vagoni vuoti abbandonati sui binari facevano paura. Due cantonieri avevano acceso un fuoco per scaldarsi le mani. " Bisogna stare attenti a quel che facciamo", mi disse l'agente Angelini, "ché qui c'è pericolo di una fucilata". Ad un tratto, udimmo il nitrito di un cavallo e ci apparve la sagoma nera del magazzino che stavamo cercando. Potei scorgere a malapena l'ombra di un carro e quella di un uomo che caricava i riconoscibilissimi materiali rubati. Ci vide venire, e dapprima pensò di fuggire. Poi si voltò e ci atte.se, enorme, nella nebbia che gli fumava intorno. Correndo verso di lui, lo illumino con il raggio di luce della mia lampada e gli vedo brillare nelle mani il suo coltello. " Non far pazzie", gli grido. Rimise il coltello in tasca, brontolando che credt:va che fossimo dei ladri. Faceva lo spavaldo e non si accorse che gli cavavo di bocca tutto quello che volevo. Così fu fàcile portare l'indagine a buon fine. Ma non capita 'iCmpre un tipo come quello; c'è della gente così furba che imbroglia perfino noi. Un tale, un signore che voleva farsi passare per un povero disoccupato (capita anche questo), ci prese in giro per mesi. Non frequentava che l'asilo notturno e le panchine dei giardini pubblici, parlava come un popolano. Poi, un giorno, lo trovammo in una biblioteca a prendere appunti su una collezione di giornali economici. Si confuse talmente che il giorno dopo aveva ripreso la sua solita vita>. Ecco una bella soddisfazione per l'agente. Mi mostrano il risultato di tutte le operazioni. Scaffali pieni di schede con un nome e una data. La segretaria scartabella sempre e la sera racconta alle amiche i casi più piccanti. MARCO CESARINI ( PALCHETTI ROMANI ) ILlt!TTDO'EURO QUALCOHSEA DIME DI GIORGIO OLTRAMARE, I, compagnia T6fano-Maltagliati-Cervi ha rappresentato aJl'Argentina li Ratto d'Europa. L'oltremare t 11colore dell'infinito. Quanto poéo ce n'era in questa oommediola, la quale oltre a tutto propone un titolo che non mantiene la promessa! Di Giorgio Oltramare ci dicono che t aviuero e amico dell'Italia. Perchl guutare una qualità ooll bella con altre meno belle? Il Ratto d'Europa ci ha richiamato in mente Paultttt, rappreaentata nel 1925 al Teatro d'Arte d1 Roma. Che tristezza un'attrice camuffata da Paolina Bonaparte, un attore che dice di etacre Schlegell 1 matti hanno dunque ragione? Che Il Ratto d'Europa tit un po' acemo, non o.o contestarlo. Ma t scemenza leggera e colorata. Non tale in ogni modo da giuuificare i fiachi, gli urli, le mortificazioni al povero autore chiuso dentro un palchetto, e venuto dalla Svizzera con la speranza fone di un grazie per la simpatica attività ,volta a Ginevra durante le sanzioni. Tanto più che contraddicendo alla definizione di Boileau, sif!ler c'tst un droit qu'on achtlt d la poru tn mtrant, il fiachiatore da noi t quello apeciale tit1is romanus che nima offensivo comprarti il biglietto a teatro. Il pubblico veramente _no~ regge lo scherto. Questi steui • .severon_i• h abbiamo vitti seguire con le lacrime agli OC• chi e l'applauso a11e mani ,cemità ben P!~ grolle, ben più pesanti soprattutto, ben p1u volgari. Ma chi penaerà ma.i a una acuola d1 gusto per il pubblico?. La regia, v~lont~rosa peraltro e in parte fehce, aveva dtmenucat~ che il nome dell'insopportabile autrice d1 Con·nna, malgrado la diereai si pronuncia •Stai•. Come tutte le cote, e forse più delle altre, il giornalismo ai nutre di retorica. Non basta: ha la• tua• retorica. Si dice:• la famiglia del giornale•, • la battsglia quotidiana•, ecc. Questo stile figun.to, col quale il aiomaliamo paga il necesu.rio tributo al minotauro dcli~ vanità e del cattivo gusto, t l'espre1t1one d1 una speciale mentalità, di uno speciale coatume, dì uno speciale •tipo• umano. QuettO • tipo • ha pelle galatea, dita da flautiau., divora sigarette, ai alimenta di • espreni •, rifugge dal lavoro meditato come dalla cosa più intana del mondo, e imputa al le~ore (chi t il lettore?) gusti frivoli e dozunah che dopo tutto sono i suoi propri. Quetta purtroppo la forma più diffuta di giornalismo. Per fortuna ce ne sono altre. C't il giom,le come organo di volgare P••~ aatempo, e c•~ il giornale come or,ano d1 cono,cenu. Mi ti permetta l'esempio della stampa straniera: io preferisco il Temps, ove tutto t da leggere, al Pan·1-Soir ove non c't da leggere niente. E anch'io ton lettort-. Pure ~ proprio in Paris-Soir che Guttavo R•, protagonista della com.media di Vincenzo ~ieri rappresentata dalla compagnia Ruggeu al teatro Elisco, attinge genio e amrnaestn.- mento, il che purtroppo avviene anche fuori della commedia di Vincenzo Tieri. (}ualcht co,a di mt non vale tanto per il dramma (conftitto nell'animo di un giornalista tra l'amore per la sua• creatura di carne• e quello per la sua • creatura di carta•) quanto per l'ambiente, che t quello del giornalismo romano. Quando udimmo pronunciare i nomi del Tempo e dtll'Epoca, ricordi tra ma1inconici e buffi della Roma dell'immediato dopoguerra riaffiorarono dal f~ndo della memoria, la speranza ci lusingb d1 vedere comparire Ruggero Ruggeri nella t.ruccatura balzachiana e inquietante del direttore del Tempo. Ma questo non awenne, e che ti tratta.ne di un altro Tnnpo lo capimmo quando udimmo parlare di tirature superiori alle diecimila copi1,. Peccato! Una commedia con quei personaggi e tra °quell'ambiente sar~bbc riuscita apauosa, e tale forte da farci. esclamare: •Abbiamo anche noi un Bel-Am1I• Ma Vincenzo Tieri t autore compassato e alieno dal pittoresco. S•~ contentato d'infilare _aun.• a una le perle più preziose della retorica g1ornaliatica, alle quali ha aggiunto alcune d1 sua fattura personale: • Il picchiettio delle linoty~s t come lo scroscio della pioggia sul lucemario, come il canto notturno delle fontane ... • · Questa commedia burocratica. ha trovato in Ruggero Ruggeri l'interprete ideale. • Artista aristocratico e dicitore di grande aule•, dice di lui l'Encic/OfHdUJItaliana. Verissimo. Solo che etto stile~ ancora quello delle coppe con le quali erano premiati i vincitori dei concorai ippici intorno al 1900. Ruggeri ha una bella voce di test•. Anche Carnabuci ha una bella voce di testa. Mentre Ruggeri e Camabuci dialogavano, noi, distanti dal palcoscenico e un po' stanchi di vitta, scambiavamo le battute di Ruggeri con quelle di C.mabuci, quelle di Camabuci con quelle di Ruggeri. A te,tro ciatcuno si diverte come può. ALBERTO SAVJNIO lBBOll■BITO IPBOULI l11vi&11dLo •. 18, OCIIW dell;abbo11ame11to•• me1trale,1lrtceTerà 110:MNIBUS" da orrt a tutto n 31 dicembre p. Y, LEO LONGANESI - Direttore responsabJlt -, .\. El>ITRICE • O~INIBl.iS • • ~IILAl',Q RIZZOLI &. C.•. \n, Ptr l'Aue della Sumpa, \lil1,,u ll:IPROOlZIO:-.1 ESEGUITE COS \I\TERIALE rOTO(;RAFICO • rERR\Nl.o\ "·

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