Omnibus - anno I - n. 10 - 5 giugno 1937

, SUL CA.SO MOTTA. HO~Aì'1ZO ... ~ ........ o SOLDA.Ta] !NO riconobbe nella !un- ,.,,. forma bianca uno c;qualo : il muso a punta. l'alta pinna dorsale immobile, tagliente, alzata come una vela; e la gran coda dava colpi .,p,inHI, potenti, regolari. imprimendo al lun~o corpo una velocità molto su• periore a quella delle sirene. Gino. atterrito il primo istante, guardando in volto le vicine sirene si ras- "icurò. Esse non parevano per nulla ,paventate dall'approssimarsi del pc- "'cecanc, ma piuttosto incuriosite e stuzzicate. e qualcuna perfino sorrideva. li pc'iCCcanc s'avvicin.1va presentando il fianco dc,;;tro. Gino vide uno dei suoi occhi: piccoli<:.simo.miope: nero buco di c;ucchiello. E di qua dalla prima pinna dorc;ak spuntava un avambraccio di colore az.zurrac;tro: un nudo braccio e una mano umana, come l,1 mano di un marinaio che tenga la \Cotta. nascosto dalla vela. Il pescecane, giungendo_ davanti alle ,i rene. <;'impennò, rotolò. su se stes~ mo,.trando l'orrida bocca dentata che ,embrava ridere, e pre~ntò l'altro fian• co allora 'ii vide, seduta con la coda 'IU una delle pinne pettorali, e con un braccio tenendosi alb dorsale, una si• rena. La ~ircna magra alzò ver'io di lei il braccio, in cenno di saluto, e le sorrise ma con evidente malignità: come 'le la compati<;,;;e e la derides;,c di andarsene a qud modo, attaccata .1 uno squalo. :\-(a la sirena dello squalo non ,.nr. ri'ìC,e non rispo'le. Ghignò come in una <;morfia di dolore: e poi carezzò con la mano lìbt:ra il bianco ventre dello ,qualo. Qua'li ad un ordine, lo squalo diè un colpo di coda, M:attò nell'oscurità, -;ali fuhninco a zig zag, s'allontanò inghiottito dalla volta 'ipcssa. lucida e uera. Le sire,ne volgendo il capo verso l'.1lto avevano seguìto la scomparsa della loro compagna col pescecane. Rimasero coiì qualche istante, fisse in quella direzione, e poi scambiarono tra di loro strani sorrisi, ironici e wddi- ,f atti. Ma o;ùbito, avendo riformato i due gruppi intorno a Juha e Gino, riprC''lero a nuotarl' vel"')ola profondità. Come dall'alto di un valico a viag• giatori notturni appare lontano a valle la nebbia luminosa di una gran città, coo;ì all'avvocato e alle sirene apparve finalmente in fondo alla liquida oscu• rità una lontana luce cliffo.sa. Le sirene vi si dirigevano, e q\u-11:l luce sembrava, ogni attimo, pit'r ,;;µ:usa t· più grande. E presto Gino c.ipì di che cosa o;jtrattava. L'immenso buio oc,·anico che avevano ..tttra\'Cr"iato finiva con un orlo m•ro di roccia tutto intorno a una izrande fossa luminma. La r~sa era v;i:,.ta come una città, rd era tagliat,t a picco in pareti di pietra ro~fore~cente, grigiastra, bianca~tra. Giungendo ,tlfine con le sirene sul ciglio della fossa, par\'e a Gino di affacciar,.i dalla ~mmità del colossale cornicione ~ull' interno di un'antica ,lrena diruta dai secoli : crollate le ~radinatc, ,;quarciati gli ordini, scom• pa.rsa ogni architettura, resta un gran cerchio di impervie muraglie, tutte sfo. racchiate da neri buchi o bocche, a ,trapiombo sulle deserte macerie. E neri buchi s'aprivano anche qua, torno torno come un alveare di caverne o di loculi, nelle pareti della gran ro~sa ~ubocr:rnica. La pietra er:l liscia, c-alcarea, pareva lava: e sprigionava µ<>r!'acque dense un chiarore smorto, ~t.anco, verdastro: simile alla trasparenza <li quei vetri di grande spessore che a volte fiocamente illuminano le cripte, o i \Otterranei delle ferrovie metropcilitane. In questa luc<' di sonno eterno e scon- ,olato. nuotavano alcune ,;,ircnc e al• t uni uomini, qua e là, andando e ve• nt>ndo tra i loculi e lo ,;piazzo centrale d<'lb fossa. Proprio nel mezzo dello spiazzo ri• po,;;,wa una balena di scuro colore, e appoggiata alla balrna come su un mucchio di cuscini, dormiva un'enor• m<' sirena, cinque o sci volte più grossa dt·llc altre ,.ircnc. Pareva una mamma addormentata, fra un popolo di bam• bini appena nati. Era anziana, aveva ì capelli grigi e ricci, e la sua gigante• ,ca coda blua~tra, distesa e scmiaffon• dat:i nel molle fango dello spiazzo, si ,1l1ava e .1hbassava r<'spirando con la frequenza di un ,;onno affannoso, e prop~1gava tutt'in giro per l'acqua della fo,sa una lieve e regolare pulo;azionc di onde. Co,ì tutte le creature che vivevano n<'l1.t ~rande fo~<;a erano continuamrntc avvertite della presenza della Regina, e quasi respiravano del suo stesso respiro. ~foltissime sirene e moltissimi uomi• ni, vide ora l'avvocato, erano nella grande fossa. ~la in quel momento dormivano, e quasi tutti erano accoppiati, un uomo e una sirena, un uomo e una sirena, occupando ciascuna cop• pia uno degli infiniti loculi, intorno nelle alte pareti, Accorgendosi di non essere il solo uomo vivente sott'acqua fra le 'lircne, Gino dapprima aveva provato meraviglia: ma dopo breve riflessione gli era pano naturali,;simo. Tutti coloro che ,u in terra la pubblica opinione ritiene morti perché scomparsi negli abissi dei mari e degli oceani, tutti quelli che un volgare VO• cabolo dt'finisce annegati: naufraghi, nuotatori, navigatori, trasvolatori, palombari : tutti quelli che scesero in mare vivi e dopo pochi secondi respirarono l'acqua cedendo al ritorno di un i,;tinto ancestrale, tutti le sirene usano rintracciare e trascinare nella grande fos~a, dove debbono offrirli quale preda alla vecchia Regina. Scendendo lento in curva col gruppo delle o;ue sirene, e sfiorando la parete della fos~a, Gino osservava meravigliato le caverne, le celle: in ciascuna, a gruppi o a coppie, giacevano addormentati uomini e ~ircne. :\fon alghe o spugne erano loro giaciglio, ma il fango molle e triste, ché a quella profondità ~n e!iiste bcnton né plancton. Nel sonno l'atteggiamento dei disgraziati era lasci,-o e insieme disperato, come se senza saperlo e!i'li~ffrio;scro di vivere co~ì da bestie. Ma alcuni avevano resio;tito. Gino vide due uomini che occupa• vano una delle caverne e non avevano sirene con loro. Uno di essi era sveglio, e l'altro donniva. Quello che dormiva era bruno e forte: giaceva supino sul ciglio della caverna. Dormiva ma un occhio era aµerto e fi.sso: un occhio di vetro. Allora Gino si ricordò e lo riconobbe, e con lui riconobbe anche il suo compagno. Pallid,>. Nungc~ser, accanto a Coli, pallido. biondo, bello, sveglio ma im. mobile. guardava coi grandi occhi az. zurri J.ncora in alto, in alto, contemplando la nera volta delle profonde acqtw, e forse attendendo dall'alto, attra,1;.•1wl'enorme spessore senza luce, uu responso, una voce alfine nel lungo ~ilcnzio subacqueo, il nome ignoto di Lindbcrgh. Ed ecco inquieto, vagante, arrampi• candosi di caverna in caverna con le stecchite braccia, un vecchio magro, dai capelli bianchi e dallo sguardo in• focato. Sulle anche nude e ossute gli pende uno straccio sanguigno, e tra• scina a fatica una gran sciabola che sbatte senza rumore contro la bianca roccia fo!iforesccnte. Egli guarda nell'interno di ogni caverna, cerca con folle ostinazione la sua Pisana. Infine l'avvocato con le sirene giJnse al fondo della fossa, e posò il piede sul fango dello spiazzo. Poco distante era un folto gruppo di sirene sdraiate sul fango, le quali circondavano di carezze e moine un uomo ancor giovane, dal colore nerissimo dei capelli. Egli era seduto in mezzo alle ~ircne, e voi• gcva la .schiena all'avvocato: una gran• de schiena, un gran torace maschio, da antico eroe. L'avvocato, incuriosito, si accostò: girò intorno alle sirene per vedere il bruno eroe in viso. I loro occhi s'incontrarono subito: Gino lo riconobbe, e nel medesimo istante l'amico riconobbe Gino. L'amico s'alzò. I suoi occhi erano sempre i suoi occhi: neri, sporgenti, grandi, dolci e buoni. E le sue labbra, incorniciate dalla barba nera, erano sempre le sue labbra generose... Ma ahimè, non sorrideva più ! 1 due amici, subitamente ignari del luogo, si vennero incontro: ma quando furono vicini non osarono abbracciarsi. Gino fissava l'amico, ripensava com'era <;eompar.so. come aveva voluto sccn• dere nell'abi~so per seguire fino all'ultimo quella verità e quella purezza di cui tanto avevano ragionato insieme. Dal mesto sguardo di Gino l'amico ca• piva che l'eroismo era stato vano e che i terrestri non riconoscevano neppure la sua gloria. Avrebbero voluto sorridersi e non po. tevano, avrebbero voluto abbracciarsi e non potevano: continuavano a guar• darsi nella livida luce della grande foo;sa, immobili, muti, e piangevano. Ma come un'immensa ondata a un tratto scosse l'acqua. Tutte le sirene e gli uomini, improvvisamente desti, si erano affacciati dai loculi. Fitti fremiti percorrevano i flutti in ogni direzione. Gino 'li voltò e vide : la Regina si era we~liata. CAPITOLO OTTAVO I:\ITORNO alla sua alta, imperio~a ;~~n~enid~:~~/r[~n~~ee~~hi~;'; erano peste, e piene di un'ombra madreperlacea. Gli occhi verde chiaro scintillavano crudeli. S'era raddrizz.,ta sull'enorme bmto, appoggiandosi con una mano alla testa della balena: ~uardava in giro impazientemente. E la sua bocca, piccola, dura, sprezzante sembrava rimproverare di tarda obbe· dienza il popolo disperato che abitava la Fo~\a. Dall'alto, molleggiando e ondcggian. do come un paracadute, scendeva per l'acqu,1 un immane pesce dalla forma di un mantello : una specie di razza, certo, e tutto intorno attaccate ai lobi del mantello pendevano molte sirene. Col loro peso trascinavano ~iù !'ani• male (1). ~a non erano ancora giunte al fondo che tra lo spesso mantello vivente e il fango partirono scariche silenzios,• di scintille elettriche. Le sirene, eviden• temente abituate al fenomeno, tremarono tutte ma non la'ICiarono la prrsa. L'animale, esaurita la sua carica di elettricità, cominciò a torcersi violentemente su se stesso, cercando di accartocciaro;i. come se volesse fasciare un individuo inc~istente. Ma le sirene lottando e nuotando vigorosamente lo trascinarono alla coda della Regina. La Regina prese un vecchio arpione che giaceva nd fango sotto la balena. ~tirò. \'ibrò il colpo. Infilò la razza sul capo, tra due piccole corna che essa aveva in mezzo agli occhi quasi un doppio naso. Le sirene lasciarono la presa. L'animale diè un balw come un lenzuolo gonfiato da un'improvvisa ventata. S'appiattì, ~i irrigidì; e cadde lento ml fondo. D.:alla fitta folla delle ~irene e degli uomini che assi~tevano alla scena, cmer• <.e allora un uomo grande, magro e nerboruto, che teneva un'accetta : certo un avam.o, come l'arpione, di qualch~ naufragio. L'uomo con pochi colpi tagliò un angolo del mantello; una tran• da <li lin:a due metri quadrati; e e.on l'aiuto delle sirene porte\ que,to peno alla Regina, che lo prese con due mani e se lo portò alla bocca. li pezzo di carne gocciolava sangue bluastro. La Regina lo addt:ntò con la sua bocca piccola e cattiva, e cominciò a mangiarlo torno torno quasi una gran focaccia. Le grosse gocce di sangue fioccavano lente e ~i sfacevano nell'acqua; ma le sirene più vicine e l'uomo nerboruto vi nuotavano intorno, cercando a gara d'im:;-hiottirle prima che dileguassero. Di tanto in tanto la Regina, staccato con un morso un pezzettino, se lo toglieva dai denti col pollice e l'indice, e lo dava ora a questa e ora a quella sirena. Esse guizzavano fiere e felici di poter pasteggiare con un frammento del prelibato cibo sovrano. Ogni frammento per la Regina era un bocconcino; ma rappresentava un pa,to più che abbondante per una delle sue suddite. Voracemente, velocemente, la Regina andava consumando la gran tran• eia di razza : a un tratto "i volse e scrutò tra la folla come la massaia scruta nella stia gremita cercando il pollo da uccidere. Finalmente allungò una mano, e scostando sirene e uomini prese per il torso un giovine nudo e imberbe, di statura piccola ma di for• mc stupende, e che i tratti del viso denunciavano come giapponese. Ella se lo recò addosso, e sorriden• dogli se lo mise a cavalcioni su una delle mammelle, e poi gli diede l'uhi• mo bocconcino della razza. Il giapponese afferrò il bocconcino con tutte e due le mani e avidamente cominciò a mordicchiare. La Regina, reggendolo delicatamente con una ma• no dietro la schiena, si adagiò, allungò sul dorso della sonnecchiante balena. Gino fissava sbalordito il giapponese. Sul principio aveva tremato per la sua sorte, credendo che la Regina volesse ucciderlo e mangiarlo. Ma ora istinti• vamente lo invidiava: e non poteva ,;taccare lo sguardo da quelle gambe che stringevano l'immenso .seno come una molle cavalcatura. Lo risco<;s("la sirena magra prendendolo violentemente per un braccio; e prima ancora che potesse capire che cosa acç,,dcva, si trovò circondato da sirene chf' lo trascinavano e finalmente lo gctt,lv:1no sul fango davanti alla Re• gioa. Accanlo a lui, anch'essa come un'ac• cusata. <'ra Juha. La R,:~ina però non li guardava. Ossetva\'j 'iOrridente il piccolo giappo· nesc, ,i di\'crtiva un mondo a vederlo mang1;11L Gino fì\sava la Regina: desiderava con tut1..1la sua forza ch'ella lo prende,;"(: come aveva preso il giapponese. E dentro di sé. ferventemente, la pre• i:;:ava perché chinasse l'alta fronte CO· ronata d'argento e volgesse il crudele sguardo verso di lui. Ma la Regina continuava a sorridere al piccolo giapponese. Gino era disperato. Se si fosse potuto, avrebbe gridato .:hiamandola. Muoversiinon osava. Si ,guardò attorno, in alto, da ogni parte. L'intero popolo della grande Fossa ora assisteva immobile e affascinato al divertimento della sua Regina. Fitte schiere di sirene a mezz'acqua, nella luce livida, muovendo appena le code, guardavano. E uomini e uomini, commisti alle sirene, o ritti in piedi sul fondo melmoso, ~uardavano anch'essi, in un e~tatico delirio. Gino tornò a fissare la Regina, e a pregare: « Su, su, prendimi, t'imploro, ti supplico, sollevami, prendimi, poi uccidimi se vuoi, ma prendimi. Io sono indegno. Io sono un verme. Ma l?ren• climi. Che io sia toccato dalla tua onnipotente mano. Che io affondi nella molle immensità della tua carne. O Si. gnora ! O Regina! Prendimi! >. Così pregava il povero avvocato; ma in quel momento al meridiano di Grecnwich i cronome• tri segnavano le ore 2.17' 33" della mattina dell'8 Agosto 1936 d. C. in quel momento sopra la terra, in un luogo di montagne e di laghi chiamato Svizzera, in un collegio tenuto dalle Molto Reverende ~ladri della Congre• gazione del Sacro Cuor'e di Gesù. la Madre ~arghcrita Motta, sorella dcll'a\vocato. si ~vegliò di soprassalto da un terribile sogno, e con un brivido, comt· ,e una voce l'avvertisse che in quel momento l'anima di Gino correva qualche terribile pericolo, balzò dal letto, ,;,'inginocchiò sul freddo pavi• mento, e cominciò :l pregare per lui con tutto il cuore, piangendo molte lagrimc, e wllc,·andosi tutta a Dio e in. si~endo e implorando Dio perché salvaso;c l'anima di Gino in ogni modo, salvasse l'anima di Gino, salvas'ìC Gino per l'eternità. La Regina non volgeva lo sguardo. Gino allora con un colpo di braccia s'innalzò nell'acc1ua: e poiché tutte le sirene e '{li uomini intorno restavano immobili, continuò a nuotare risalendo vcr;o la Regina. Ora, e('CO.vedeva : nuotava sopra la sua coda: il fondo dell'acc1ua era bluastro, m(·tallico, ~cintillantc. A un tratto il fondo diventò bianco come latte : nuotava al di 'IOpra del ventre della Regina. L'avvocato guardò in alto: il viso della Regina ,;;j avvicinava, in~i• gantiva incredibilmente. ~ta sempre essa fi'l~ava il giapponese e non s'accorgeva dell'avvocato. Egli guardò la mammella libera che 'li espandeva, candida collinetta, sopra la ,;ua H"<;taC. ontinuò a nuotare. Giun<;C all'altezza della mammella. Oh, la molle consistenza in cui affondare: era lì, lì, vicinissima: due, tre bracciate! L'av\·ocato non esitò. Ma avvertita forse dallo spostamento dell'acqua, la Regina finalmente si volse e lo vide. Lo prese con una mano a mezzo il hnsto. lo alzò. L'avvocato per un mo• mento vide davanti a sé la fronte della Regina. ({li occhi verdi, le occhiaie viz• ze e rugo'le e riw,titc di un umore vi. scido che aveva riflc~si di madreperla. Ella con~iderò l'avvocato brevemen• te, come valutandolo. Poi sorrise di disprezzo, lo posò sul fango accanto a juha, e spazzò via l'uno e l'altra con un solo manrovescio. L'avvocato pro,·ò un improvviso rimono, un disperato senso di colpa: la Regina lo aveva rifiutato. Avrebbe voluto morire. Si vohe indietro per rive• dere la Regina: ma Juha lo aveva preso per un braccio e violentemente glielo impedì. :'\uotando a furiosi colpi di coda ormai es!ia tra~cinava l'avvocato, risalendo con lui ver'° la superficie. Ore e ore viagftiò risalendo nelle buie acque, e così disperato, così convinto d'infelicità che non aveva più desideri né speranze, ma si lasciava trascinare come cosa morta da Juha. Attraversarono la zona dei microbi fosforescenti, e si ricordò del grande squalo che era passato portando una sirena: ora gli parve di capire la dolorosa stranezza di quella sirena, e per un momento pemò che avrebbe po• tuto liberarsi di Juha e andarsene an• ch'egli ... Rivedeva l'orrida bocca, il capo dello squalo, i piccoli occhi neri e maligni, il corpo bianco, lungo, affusolato che filava fendendo velocissimo i flutti. A poco a poco la volta delle acque cominciò a schiarire. Il sole era sul mondo. Gino si sentì stringere il cuore. Vivere con Juha gli sembrava insop• portabile : ma ancora peggio tornare sulla terra. Apparve infine sul nero spalto la viva luce verde della valletta. Nulla era mutato : le alghe erano spesse e folte come prima, e i polipi az-rnrri e aran• cione spandevano intorno i loro qucti raggi. Ma che tristezza, che abbandono! Gli o;cmbrava di tornare in un sepolcro dove fossero dipinti i piaceri e le belln.zc di un'età passata: dipinti, e impossibile riviverli. ricominciarli. 10 • (continua). l\iARIO SOLDATI (1) Questo è il Cefalòptero Gitante, detto (per via della sua strana forma e delle due corna che ha fra l'uno e l'altro occhio) manta bironri~ o Pescc.Diouolo. Rat1iun1e a volte la lar1heu.a di ui metri, e pesa fino a una lonnellata e metto. Vive nelle acque tro• puali, Pare clu la sua carne sia sq11isita, e tli indittni ne fanno lar10 consumo. Ciò specialmtnlt allt Ha1u1i, dove lo chiamano Hehtmanu. (F, Pallavera, nota originale) e fragrante come il fiore> È richiamo di pulito e di sano,: poesia di profumo per la 1 biancheria, igiene deliziosa per la toeletta e il bagno • Si vende in tuH• le profumerie. Fate attena.ione al nome • alla marca. A. NIGGI & C. - IMPERIA Nella coUaoa I GRANDI NARRATORI tono u•cltl t volumi: 23. F. DostoJevsk1J: U■' .& VVBnlJR.&80.&BBOS.& 24. F. De Crolsset: LI 810■0B.& DI 11.&LIOOI {Tradudo,r, di G. Bru~i<rlli} I' 11 pruno rom•11~,u Jd cdchtt oommtdio~r~fo e iu mM> l'•uturt' C"ir•('• cunl•, <'OntC"nn•,ndolt' •ut' -.tlun•li duh d1 •culo ed •r1utu o-,.,•tore. I• ruulo .. ,ilon• d, 1111• ~,1.,.••nc- Jonna clie d• !O('n111htt 111•c.trin• di.,cnla I• ~ultan• d, uuu J, {IUCI !MINI di klftn,1 C"ht'~i,toao .,,~r• wltantu Dt'I lunt•nu Orwnk, Elegantissimi volumi, rilegati in morbida L 9 pelle verde, iq tutte le librerie. . . . . . . . . ■ BIIIOLI ~ C. · IDITOBI - IIILDO, PIAili C.DIA I

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