Omnibus - anno I - n. 9 - 29 maggio 1937

"li ,M<tG. O tN'i!~tv iW '3ll' ,.,- O ■ NIBUS IL SOFM DELLE musE ~[t ià UfUf ~&,(!t rua ama la lotta al disopra della felicità. u> mezzo come un ruscelletto nascosw LETTU [I h. E tutto incanalare e condurre verso tra le fronde. !\'on è un libro documenh ' una cima futgrntc la poe'>ia. E il via- rario, ma pittoresco, preso tutto dalla ' ~ ~ • tico che deve portare un libro alla realtà. !\•on vi è una sola pagina di mfr, moltitudine. invenzione, né che abbia subito metamorfosi; sono tutte là coi loro nomi, e Che cosa le scrivono ~ due o tre volte do,..·ei cambiarne il A che età ha cominciato a scrivere? Prestissimo. Cominciai a scrivere a ,cuoia, potevo avere quindici o 'iCdici jn~i, e ,;crivevo delle commedie, delle commedie in moltis,;imi atti e di una hrevità senza riscontro. Ricordo un e;iomo di averne scritta una in quindici atti durante la lezione di Economia µolitica. La lezione di Economia politica, quella del Diritto civile e commerciale, di Ragioneria e di Matematiche fornivano il tempù migliore per la mia produzione di commediografo. ~entrc preç,tavo reale interesse a una lezione di lc-tteratura italiana o francese, di storia o di geo~rafia; di geografia specialmente. :Mi s1 ~1rebbe detto un futuro viag- "iatore; invece, eccomi qui, sono stato co~l fedele alla mia cupola a Firenze. I professori, \'edendomi tutto immerso nello scrivere mentre seguivano le loro ,piegazioni tranquille, sicuri ch'io faces<site'K>rodelle loro parole senza volerne perdere una ~illaba, mi tenevano in una comiderazione elevati'5ima. Quando comincil>, che autori preferiva? JI teatro in generale. Fu il mio primo maestro e una vera scuola. Tutte le commedie che m'era dato sentire. A tale ,;copo ottenni da mio padre, fino dai quindici anni, la chiave di casa per poter frequentare il teatro senza controllo né limite. Ci andavo con un.1 ,crietà che aveva della preoccupazione, mi rincantucciavo in un posticino delle gallerie o delle gradinate, e ascoltavo con durezza, ostinatamente. ~on c'era pericolo che mi balenas- -.ero in testa le lezioni di Economia o quelle del Diritto civile. Finito lo spettacolo me ne ritornavo tutto diritto a casa ruminando su molte faccende. E che cosa ne pensa ora dei suoi scritti di allora? Bisognerebbe che me ne potessi ricordare, o che potessi ripescare uno di quei quadernucci su cui scrivevo le mie commedie, ispirate 1 probabilmente, da quello che andavo a sentire ogni sera, ma con un desiderio già molto forte di imprimt·rvi la mia personalità. La verità e che il teatro mi aiutava a conoscere la vita di cui avevo una curiosità struggente, me ne apriva le porte, mi spin- ~eva e sosteneva nel cammino, forniva delle risposte ai tanti interrogati\'i che mi pungevano la pelle, e altri ne faceva sorgere, nuovi nuovi, che mi faC'evano un pizzicore! ~e ne rammento rosi bene. \ 0 erso j vent'anni, però, questa cocente passione per il teatro si affievolì, si raffreddò a un tratto; la grande baracca teatrale che senza tregua aveva fornito cibo alla mia voracità di adole- \cente perdè di fascino, di attrazione. Si fece sentire il bisogno di una sosta, di una tregua dopo un tumulto disordinato e febbrile. E allora cominciai a ,rrivere delle poesie che parrebbero in aperto contrasto col travaglio interiore che m'aveva esasperato fin lì. Proponendomi il massimo della semplicità nell'ec;primermi; delle notazioni semplici, delle pure lince, ispirate a sog- ~etti campestri un po' estatici e in cui l'umanità non prendeva maggior pono di un albero, di una statua o di una· fonte. Alberi sy vie di campagna, ville coi loro parchi un po' abhandonati e mistcriosi 1 piccoli ,;antuari, tabernacoli e chie,e, un po' abbandonate anche quelle, folle mute. Mi pare"a che in quei luoghi appartati, ~litari e silenziosi, si fosse rifugiato lo ,pirito umano e la poesia. Dopo tanta magniloquenz.a e magnificenza di ('!iprr-\c;ione vedevo la poesia come il filo chiaro dell'acqua che scaturiva da una sorgente. Se non è possibile ricordarmi delle commedie, mi sono invece carissime ancora, qualunque ne sia il valore, que~ ,te prime espressioni ingenue del mio animo. Ma a poco a poco la realtà doveva riprendermi, richiamandomi con altra voce nel suo turbine e senza l'ausilio convenzionale del teatro queHa volta, ma veduta direttamente coi miei occhi. Qual'è il personaggio tolto dalla vita reale? Dei miei ultimi libri tutti i personaggi appartengono alla vita reale, e ~e non rappresentano sempre figure t·~istenti o esistite, rappresentano il frutto della mia esperienza, della mia indagine, delle mie scoperte, sono co- ,truzioni eseguite pietra su pietra nella realtà, e sovente nella realtà pili crudele. Che ne pensa clella letteratura americana, inglese, francese? Queste letterature rispecchiano così bene il travaglio del nostro tempo che hisognerebbe non amare la vita per non amarle. Da parte mia confossen\ che solo un'opera letteraria attuale. ? quella dell'immediato ieri legata ancora all'attualità, può appassionarmi impegnandomi intero, per il resto ho un interesse che non impegna ~ non una parte troppo tranquilla di me. Preferisco un romanzo di o~gi. ~ vivo, anche mediocre, al più ~rande poema dell'antichità. Quali libri leggeva a venti anni, quali a trenta, quali a quaranta, quali ora? Non iwno un lettore né a.,,;iduo né ordinato, però quando leggo leggo bene, e leggo lento; e mi la...c;cioguid.:1rf' qua'ii ,;empre dal naw. Non è una tattka bc~tiale quanto può ~embrare. ~:\ perché ella possa capirmi le dirò che CO\..'"t. leggevo quando avevo dieci ari,i: leggevo Nanà e L'Asrommoir. Nella \Camia di mìo padre, che poteva cnn,- prcndere circa trecento volumi f r.l tur,t -.ulle altrui rotau:, que,lle dei morti, e-o;sere un'eco di quelle voci che fu loro grande merito non essere eco di altre. ma nuove, nuovissime; scrivere delle terzmc come Dante, .d. ei sonetti come Petrarca, delle otta\'e come Ariosto, degli endecasillabi come il Foscolo o il Leopardi; chiamano così pittore geniale un copiatore di Gallerie, e intendono la Toscana campani• lescamente una regione, e non la piattaforma del lavoro unitario che dette per tanti -.ecoli anche divif.ia un'intera nazione. Trovandosi al centro del crogiuolo lo -.crittorc toscano gode al tempo stes'iO del privilegio e degli inconvenienti <lella sua po,;iz.ione. Pri- \'ile~io perché è pronto a cogliere i mo\'imenti impercettibili, tutte le o- ,cillazioni della lingua, le cmtruzioni felici e le parole che il popolo vari.3 ,enza ~perlo ,o:, tanta naturalezn e tanta arte i il popolo quando ha bisoe;-no di una parola \C IJ. crea ,ull'ista11i lettori ? nome fu solo per non urtare nella suscettibilità di qualche parente superI lettori scrivono ,emprc delle CO·C stitc. Credevo di avere ~ritto un libro ~1mpatiche. \ ·ogliono far ,;entire chè per quelli della mia generazione ai qualche cosa ci ha uniti, ci unisce, quali piaccs~ con me c;crivere e rievoe- la loro spontaneità spe~.-.orinfranc.1 care quell'ambiente che avevamo visi! cuore e può ri,chiarare un risveglio suto in-.ieme; ebbene, si sono intere,sati tri-,te, una giornata incominciata male. ad esso, e per altra ragione, i giovanisTalora propongono dei cambiamenu, simi, che \·i hanno intravisto una femde-lle aggiunte per nobilitare un peno- minilità imospettata che li ha fatti rinaizgi('I trattato con troppa crudclta o flettere e sognare. che li ha fatti soffrire, di ~rivere addirittura un nuovo libro per riparale Come le" Sorelle Materassi"? un'in~iustizia che gli t" ,embrata intollerabile. Parlare imicme della vita, e,altar-.i 1 di-.cutere imi('me, approvan di\approvare, e non è '}U{ ,;ta t:i ra~i(\:->e per cui ,;j ~rive? Come sono i lettori che la vengono a trovare? :-,.;on ricevo molte vi"i1te né faccio nulla pt.:r moltiplicarle. Oltre i mi("i ,1mici fedeli, e pre-,,'a poco coetaneì. riuvo talora dei giovani che vinta una prima timidità, e dopo a\'ermi pl"rcorso più volte con la mobilità dei loro occhi, mi parlano della loro vi~a, dei loro pr~etti lrtterari, delle inqu1eLe Sorellt A1aterassi ~o il frutto di un lungo e attento esame di queste figure di donne ~nz.a amore. Acque appart:ntemente calme in cui basta un nulla per scatenarvi una tempesta. con le conseguenze e le complicazioni più audaci e impensate. Le sorelle ~atera\~i non sono mai esistite, ma le ho costruite con tanta sicurezza che mi sembra d'averle viste e conosciute sempre. E coloro che mi hanno accusato di ecces- ~ di particolari nella narrazione non 'li stupiscano, proprio in questi giorni che 5e ne fa una nuova ristampa, di non riccontrarvi qualche innocente colpo di forbice. Togliere loro qualche co- ,;a mi parrebbe di amputarle. ?\on è un libro travolgente ma di penetrazione, di creature umili e anche ridicole, ma con una bella e sicura anima certamente, e con un significato alto nell.i loro pocaggine. Seguendo queste anime ho voluto scendere allo spirito della mia terra. alle sue radici 1 e chi vuole afferrarlo con me deve seguirmi senza impazienze. Come suole trascorrere le sue giornate? Apparentemente come quelli che hanno poco da fare, rna interiormente occupati~simo sempre. Però più di due o tre ore al tavolino non riesco a )tare, e con molte vacanze. La sua biblioteca? Un'in\alatina fatta di tutte co,;e appetitose. Cosa prepara? Il romanzo della paternità. ~,{i sembra che i poeti, che ~i <,0no occupati delle mamme a profusione e giustamente, si \iano un po' dimenticati dei babbi, e sono sicuro che i babbi mi daranno ragione. Che ne pensa di Piazza della Signoria? PALAZZESOHEI LE SORELLEKATERA.881(Dlaegnodi lfa.oca.ri) Penso che è la più bella piazza di Firenze, non solo, ma una delle piu belle ch'io abbia viste, e che i fiorentini invece di godersela la tengono in disparte come il c;alotto buono nelle famiglie perbene, dove si va solo nelle ricorrenze e per le visite d.i suggezione. I fiorentini preferiscono \'ivere m questo povero cortile che si chiama la piazza \ "ittorio Emanuele, solo luog.::, dove ci ,i posc;atrovare, anziché goder,i uno spettacolo architettonico e d'arte di una bellezz.a tanto singolare. cJMsici italiani e libri moderni italiani e francesi tradotti, il mio nasino mi aveva portato su quelli che rappresentavano l'ultimo scandalo e da1 quali ricevetti un'impressione incancellabile. Non fui mai attratto dalla letteratura per ragazzi, viaggi straordinari, imprese incredibili, gesta prodigiose, no, e guardavo sempre con diffidenza i libri che una direttrice, buona amica di mia madre, mi regalava ogni anno per Natale. Le memori~ di un pulcino rimasero intonse; si capisce, avevo letto Nanà. Da allora nelle mie letture sono andato dietro allo ,;candalo, e raramente ho sbagliato. Quando sento che molta gente '\trilla contro un libro, e specialmente certa gente, quella che non ama le scosse : « sotto, perdio! » mi dico subito, e questo bisogna leggerlo, qualcosa c-'è ». Del resto non credo di essere il solo in questa condotta riprovevole, e se vi facessi la nota di tutti quegli scandali sarebbe la storia della letteratura europea di questi ultimi quarant'anni. Dante, Boccaccio1 Machiavelli rappresentarono ai tempi loro uno scandalo. Dopo, voltandoci indietro, ci pare che quella gente gridasse soltanto perché lo scandalo era troppo piccolo. E non il mestiere dello scandalo, s'intenda bene, ché questo trucco è il pii, ignobile, e fortunatamente il più fallace, ha vita di poche ore, ma quello inevitabile, inesorabile, di cui l'autore fu il primo a soffrire. Che ne pensa della tradizione toscana? Penso che oramai siamo tutti d'accordo e si potrebbe chiamarla italiana direttamente, e non per quello che il caso fece nascere qui nelle origini, ma più per l'apporto che da ogni altra regione le venne poi sempre. In che modo si pul> essere moderni toscani ? Seguendo l'esempio di quei signori che ho nominato poc'anzi, che furono modernissimi, toscani e universali. Ma su queste parole, disgraziatamente, vigono errori grossolani. Per tradizione molti intendono di camminare addirit~ te e tempre bene. Chi l'ha inventaw? Come, quando? La parola c'è ed C queJlo che conta, l'autore non esiste. i:. quando invece certe paroline escono firmate, e spesso illustremente firmate':, ahi ahi ! come faticano a prendere cittadinanza e spesso cadono come foglie ~cche. Sa dirmi il perché? Lo scrittore toscano dunque è portato ad abusare di questa riccheua e p!ù degli altri deve e,;sere guardingo nello scegliere. Io le domando, quando uno scrit~rc deve dar la parola a un uomo del popolo in ogni caso lo deve tradurre, ora siccome il toscano si esprime già nella lingua comune, lo scrittore è spesso tentato a riprodurla nel suo colore. Bi.sogna ricordarsi che Dante scrisse la Commedia in lingua volgare, e non c'è da dire che non raggiungesse efficacia e nobiltà; e che la no~tra ultima letteratura abbonda di Sicilia e di Sardegna, di Abruz.zo e di Romagna: perché la Toscana non dovrebbe entrare :,ella serie? Conoc;cevo un nobile signore- romagnolo, vero esempio di signorilità e gentilezza, )- spitc inappuntabile, che nella sua casa non permetteva nemmeno ai dumestici di parlare una parola nel loro dialetto, e quelli facevano di tutto per riuscirvi specialmente quando sentiva il padrone; orbene, quando questo uomo compitissimo era preso dalla collera, gli succedeva due o tre volte in un anno, quando gli facevaro perdere le staffe, incominciava a gridare, senza accorgersene, nel pili autentico ravennate che ,;i pote,;se cvnoscere. Quali sono i gusti dei lettori con temporanei? Quelli dei lettori di tutti i tempi. In un libro gli. uomini vogliono trovare se stessi, conoscersi, scuoprirsi, sentirsi ronfermati o respinti, discussi, nei loro odi ed amori 1 passioni, debolezze, ambizioni frustate o raggiunte, cadute, vittorie e sconfitte, i loro disinganni, le cose andate bene, quelle andate alla rovescia, e facendone il bilancio quelle andate male in proponionc molto più grande, giacché le per~or1c felici hanno poco tempo da leggere e meno da scrivere, e perché l'uomo tudini da cui ~i \Cotono agitare, fino ad aprirmi l'anima con quella esuheranza tanto bella e così esclusiva della gioventù. Davanti ad e\'-Ì '\Ono io stesso preso da un~ naturale timidità che mi rende sul principio difficile lo _ascoltarli e l'csprimermi 1 come davanti a un fiore che si ha paura di sciupare nel cogliere. Preferisco ascoltarli che farmi ascoltare. Intervengo ~olo per favorirt: la loro confidenza senza imporre la mia personalità e rivolgendo, ,;e mai, qualche interrogazione che li lascia perplessi nel rispondere o che diviene nelle loro risposte una rivelazione per me. E avanzando io stesso delle confidenze, tanto che alla fine pare caduta quella barriera di ta:"'lli anni che pareva dividerci irreparabi!- mente. Andando via tornano riservati e timidi 1 si scusano di aver parlato troppo, di avermi raccontato troppe cose e di avermi tenuto due o tre ore. Qua~i non sapessero di avere anche essi dato a me in quelle ore. La gioventù è tanto spensierata nel donare. Per questo feci sempre, e per principio, che questi contatti che di tanto in tanto si potevano ripetere, non divenissero mai una consuetudine. So bene che voglia dire questo traffico fra un anziano e un giovane, quando cacfe il velo sopra un'illusione e il giovane si accorge con amarezza di essere stato lui il donatore proprio quando comincia egli stesso a non essere più giovane. Ritengo che nell'arte giovani e anziani devono saper camminare da .sé. Come si mise a scrivere le "Stampe"? Le Stampe dell'Boo non sono che un libro d'infanzia 1 e tanto infantile come nessuno, credo, aveva mai pensato di scrivere. Dai due ai sei anni. li mio scopo fu quello di .sorprendere, ritro- \·are nei primissimi accenni, nei primis,;imi inafferrabili indizi, le lince di un carattere, di una per'IOnalità. Ora siccome libri di ricordi ce ne furono ~~mpre parecchi e siccome il mio parttcolarmente rappresentava un filo molto tenue, lo cìrcondai dei particolari del tempo ricostruendone il quadro con una certa dovizia di colore, per modo che ìl vero argomento vi corrf' \·orrei \•edere Piazza della Signoria con tanti caffè e trattorie, e sempre piena di gente. Che ne pensa della signora Simpson? QuL.,o che si pensa di tutte le do--- ne fatali ~cueralmente. Nel ca-.o suo debbo aggiungere che non mi sembra ambiziosa quanto si crede. Che ne pensa di " Madame Bovary"? t il capostipite del romanzo moderno; con esso incomincia l'indagine d1 questa nostra psiche che tanto ci attrae, e giunta a tal punto, ormai, che pare si diano la mano scienza e arte. La Bouary e i Canti di Leopardi segnano per me il confine della letteratur., moderna, è eroprio là dove cambia di regi'itro il m10 interesse. E della crisi del libro? Per la mia espcrienz.a personale e per la mia osservazione diretta non mi i! d.ato ~li ~ccorgen:1ene. Sempre gli sters1 editori, e tutti con delle bellissime macchine, sempre le medesime librerie. Firenze è una città ricca di librerie, e non se n'è veduta una chiudere. E proprio nella via Tornabuoni dove molte sparizioni si sono viste, o rimaneggiamenti di ricostituzione, artico!i di moda, antichità, gioiellerie... sono rimaste intrepide le due bellissime Ji. brerie Caldini e Seeber, la farmacia, e quello dei panini gravidi: non solo, m.1 nelle stradette secondarie, in botteguccie o spelonche, si sono aperte in questi ultimi tempi almeno una diecina di nuove rivendite di libri usati, e tutte le volte che compro un libro, il libraino prima che me ne vada mi dice. suppliche\'ole : « non ha libri da vendere? :t E sono cresciute molto anche le baÒcareJle. Se la borghesia è rimasta 5taz.ionaria, mi pare che il popolo viene avanti con la sua brava voglia di leggere, di conoscere e di sapere. ALDO PALAZZESCHI G. FL.viri';r:.;:::: ~: 11 ;1::!:~/~ 1~f~: a spese dell'autore, e le •pese non devono «sere state poche. L'autore in un chiarimento che precede la sua raccolta di versi av'"·erte: Non posso dire ancora di aver \'UOtato tl mio scrignetto, ricordo di tempi purtroppo lontani, ma credo di usere abba11anu sereno nel giudicare che i ninnoli più grn1os1 li ho cavati fuori•. A pagina a7, ecco un ninnolo: Custodisci l'an1ma 1 Quando le povere mcmb,-. - Dopo il ridente, fresco, 1mpe1uos.o sbocciar - Della tua primavera, s'infiacchiranno e sfinite - Oh btn pretto! nella tr1tte vecchiezza cadra.n .. E sapete a chi son dedicati qu~u distici? A una p,uolo 1ta/JO,r,a! A pagina _.o, ecco un• R1rrumbronza, Kntu nel 190_., a Palermo: T'amo, le dnse e un palpito - Fermò l'ardua parola - E la pupilla 10!1 - .\'arrolle il mio marrir •. Le altre tre quanine seguitano su questo tono. :\ta una nota, a pii di pagina, ca illumina; essa dice; Poesta stampata su carta filigranata e du1,1bu1ta dall'autore G. F. Vin.ci ,n poche copie agi, a,mc, Le note sono il sale d1 qunta btlla raccolta d1 ,·ersi, e meritano di dser lette tutte, una a una, con a1tcnz1one, se 11 vuol penet,-.re, come a'usa dire, lo spirito del poeta. A pagina 41, ad esempio, si legge: Quesla PQesiafu d,- t·ulgata, anon,-,1a. "' Paltrmo durante le ekr1on1politiche del 1909. L'autore G. F. Vin&, ,ra uau, gid n.om,nato, su proposta del .\11,r.istro del/'/,r.urno, cm:al,tre della Corona d'Italia,. A pagina H, sotto un carme ditirambico, appare la solita nota, ma que-st1 ,·olta su un altro tono: Carr,u pubbli,010 nel 1910 da G F. Vinci con lo pJeudommo d, Dott .• Va:zzarmo .'Wendola del Cn:in.o. Ld qrustura locale si allar'1W, 1m..est1gd,scoprl, ma tacque•. Fin qui, nulla di male, ma il guaio comincia quando, sfogliando le ultime pagine di pubblicità del libro, si scopre che il signor Felice Vinci t Ordinario ncll• Regia Uni,enità di Bologna, e pubblica volumi di 670 pagine comples11,·e, al preuo di L. 64, presso la Cua editrice Zanichelli. volumi che recano titoli come questo: .\1anuale di Statistica, in.- rrodu::.ioneallo studio quan.lltatil:o de, fatti soClali. Se non basta, lo nesso Vinci t Fondato·e e direttore • della Ril1uta italiana df SCI• .,::.e EconomUM • assieme ad Alberto Dc Stef-ani ! Colti da un ceno panico, riaperto il libro dell'Ordinario, abbiamo voluto rileggerlo ancora: prima di giudicare un uomo, o meglio un Ordù10no, e per di più di Statistica, t necessario andar cauti e studiarlo nel suo complesso. =--:ellaprosa mostrerà le sue unghie'• pen- ~ag::0~: :~r~=eon~~ \'O!~:oav::~~::i~ d:~- degenere•· E qui, grazie a Dio. abbiamo avuta una netta rivelazione: il professor Vinci non t un poeta, e w bene, ma un pensatore, certo, lo t. Sentite: Ho molto rispetto per la filosofia, ho letto in buone edizioni critiche i dialoghi di Platone e molto di Aristotile, mi sono interessato di Galilei, CartdiO, Spinoza e dei tre grandi empiristi inglesi, ho pure affrontalo il Kant e i suoi ahi insegnamenti; ma quando ho imparato nella Critica del G,udii,o (I, 50) che le art, belle nigono 1mmagi,ia:zso,u, ,ntelletto, anima, gusto e.. k tre prime Jacoltd trot·ano nella quarta la loro unione, dapprima io mi sono compiaciuto, e fors'anche ho goduto, ma tosto m1 si t agitato il btrnoccolo della scienza nella viva attesa di conoscere il significato preciso e di•tintivo (senza evasioni più o meno ingegnose) delle parole 1mmagina- :ione, 1ntell,:tto, anima, gUJto. L'estetica moderna t fine ed elegante, ma i buoni libri che ne hanno trattato (ormai ne ,·engon fuori a valanghe) richiamano alla mia mente un'osservuione, che ebbi occasione di fare alcuni anni addietro, dopo la lenura di un ,·olume di ... statistica matematica (in Rn:i.Jta Italiana d, Statùtica. Anno 1933, pag. 235): •· :\on possiamo tacere che, dopo tanta luminosità e bellezza di forme anaJitiche, inaspettati colleij'amenti di pensieri e t~pide attese, il lettore vien preso dalla dolce delusione di chi abbia partecipato a una bellissima f~ta da b,,llo: non gli rimane che richiamare l'attenzione dei giov"llni su di un 'openi meritevole della maggior considera.zione, se non per le conclusioni generali a cui essa conduce, per la ricchezza, la solidità, la squisita eleganza d I alcune vedute particolari". Si tra.tta\'I, ho detto, di statistica matematica; ma oon mi pare che la diversità delJa materia abbia grande importanza ... •· E l'ultima sorpresa che ci risen'I questo volume, è la prefazione del Prof. Lorenzo Bianchi, preside della Facoltà di lettere nella Regia Uni,·e~ità di Bologna. li signor Preside, che di poesia se ne intende, scrive: · A me piace la poesia che parla da sé... Inutile chiedere perché un poeta (al Vi,ia') cosifhuo poettggi. Lo fa per la stessa ra.gione per cui il pensatore pensa e il fiore apre 11suo calice e manda il suo profumo ... ,. VI SONO ROMANZI che mirano soltanto a documentare un ambiente. I pertonaggi spesso non sono per l'au:ore di simili racconti che un punto di riferimento di scarsa impor11nz.a. ~1 sceglie 1I personaggio più comodo, meno invadente. Cosi t Pm.sione Flora di Gian■ Anguissola, pubblicato d• Mondadori. Ciana Anguissola ha f,-. le nostre scrittrici un posto modesto e discreto. Le nostre scrittrici spesso strafanno, ella, al contrario, scri\·e roman2i piani e familiari, il più possibile dimessi. Come poche, b,,da che la sottigliezza della sua sensibilità femminile non sia troppo invadente. L'u1timo libro di questa scrittrice ,•uol essere il romanzo di una pensione. Protagonista t una t:-ambina che ,,j sta per via degli studi. Molti i penon1ggi di secondo piano, sempre visti dal lato caricaturale. TA~~~t Ll:r,:~riai~~li~~: ,~: :t~:-i:~~~ lato nella ,·crsìone italiana: Oggi si t:ola. È un titolo questo che rammenta le fiere paesane, i luna park• borghesi. Tradurre ltttenlmen1c • Pilone• sarebbe stato essere pìù fedeli alla modernità un po' acre, un po' squallida del romanzo americano. COSl PRINCIPIA lo voglio l'amore di Ca. n,·ella: Passa 11misero fiotto umano ne1 mondo, simile ad un'immensa interminabile mandra. Sono genti che nascono dal fango, scorrono v1sc1damente e si risprofondano •.

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