Omnibus - anno I - n. 9 - 29 maggio 1937

• • - --- 11 Comudo Suprtmo dell' Eaucli.o della Sal,ena I Enng,illna Bootb e il 1ottocapo Mapp EVANGELISTA '\RCHITETTURA di Piazza Cavour è piena di nobiltà e di decoro. Da un parte il Palano di Giu,;tizia, in mezzo il monumento a Cavour e tutto intorno palazzoni a cinque piani. La gente che passa per questa piazza ~ presa dagli affari e non si preoccupa che di arrivare in tempo a discutere le ,uc cause in tribunale. Tutti pa"-Sano .i capo basso e con grandi borse di pelle ,;0tto il braccio: avvocati, procuratori, ~iudici e consiglieri. :Ma c'è anche un angolo di pace vicino ai giardinetti popolati di serve. t_ la rhies.l dei Valde,:;i. La facciata e le due torrette di que- <;ta co~truzione di una <;trana architettura eh(' ~ta fra quella delle chiese rus~ e quella dei campo,;anti inglesi, ricorda un po' la chiesetta di Trinity Church. che sta fra i grattacieli di W il Strect a :,.;ew York. In via Ylananna Dionigi, a de~tra della facciata, c'è un':dtra cappella; dietro all'abside "°r~e un palazzo costruito nello ,;tesso )tile della chiesa, dove è la sede della facoltà Teologica Valdese. A sinistra della porta principale, appare timida una piccola libreria reli- ~iosa. Naturalmente, in vetrina mancano quelle infilate di corone da rosario, quei Cuori di Gesù rossi e fiammeggianti che decor~mo i negozi frequentati dai preti e dalle vecchiette di via della M'inerva. Qui si vedono solo Bibbie )('nza annotazioni e commenti di padn gesuiti, libri di salmi e di preghiere, e per di più si rt>galano certi opuscoletti di propaganda intitolati: e Più prc,..,o a te, Signor. .. >. Forse è qui che si stampa il bollettino dei prote,;tanti. Pnché .inche questa è una parrocchia organizzata meglio delle altre e -,t>n7..a nc,..,una differenza da quelle cattoliche. In fondo '°"o buone pecorelle i Valdec.i, anche ~e non riconoscono l'autorità del Papa e parlano di libero e~ame e di individuali(;mo quacchero. Hanno il loro giornaletto, e le loro opere di carità 'iOno rivolte a tutti, poiché la colonia non ha nf>s'iun membro povero. I Valdesi lavorano ç,econdo l'in~·gnamento dei loro maestri: un p.tr.ldiw di mode-sti volonterosi, ordinati, docili e con vestiti ben smacchiati. :-.:ell' interno della chiesa c'è molto decoro, molta pulizia e un odore piuttosto forte di cera da pavimenti. ~iancano ~li altari e molte aJtre cose che vediamo (empre nelle no:,tre chiese, ma ci sono certe vetrate ~imboliche che mettono paura. Il «-culto> che vi si svolge assomiglia più a un meeting per l'elezione di un funzionario che a una cerimonia rcli~io-.a. Dall'alto di una cattedra di legno ttrato a lucido, il pastore tiene il suo sermone domenicale. t un bell'uomo pasciuto e anzianotto. Aswmiglia a \Valter Connolly, quell'attore americano che compare spesso sullo «henno sotto la spoglia del buon padre milionario di una ragazza scapestrata. Egli porta un paio di baffetti neri e grigi all'americana e indossa una specie di toga da avvocato. . e Ed egli lo menò in casa sua! e d1è della pastura agli asini: ed essi lavarono i piedi e mangiarono e h<:~ero -.. Con la Bibbia nrlla mano sinistra e l'indice della destra te(O, il pastore predica l'ospitalità cristiana. I suoi fedeli lo a~olt~rno seduti molto compo- ,tamcntc sui banchi che non scricchio1.ino. Tengono le mani sulle ~inocchia come ..colari attenti. Ci sono parecchi ufficiali, signori ben ve-stiti e belle ra- ~au:e. Sembra una religione fatta per gente ricca e privile~iata. e E ora, fratelli, cantiamo>. Il pa~tore ha finito la '\Ua concione, indica (:ma ta\'oletta dO\"C sono segnati il numero degli inni che si canteranno e annunzi.1: e Salmo cinquantasette, pagina centoundici -.. Tutti si alzano in piedi e fanno un po' di baccano. Come succede dappertutto c'è quello che ne approfitta per tossicchiare. I salmi sono stampati su certi libroni neri come registri, che si trovano abbandonati dentro i ca.ssctti dei banchi. Anch'io mi trovo in piedi con la pa~ina di musica in mano, tentando di seguire il coro. Qui dentro si devono cono~erc tutti e forse hanno capito che io non sono dei loro. ~i dispiacerebbe che questa gente onesta mi ~iudica(~ male. ~(a non mi riesce di prevedere lt- note giuste, e allora cerco di .1prire e chiudere la bocca a tempo con gli altri, "iienza però dire una parola. Chi<ii,;à perché questi individualisti danno tanta importanza al canto corale? Il cu\tode della chiesa è un giovanotto vestito pulitamente. Si è venuto a mettere dietro a me, in un banco laterale, e canta anche lui a piena \'OCe. :\I i giro due o tre volte per guar. darlo, perché mi "ento spiato. Deve aver concepitfl dei sospetti su di me. Ad ogni modo, appena il ,almo è terminato, infilo la J>Orta. ;\'essun altro si muove. Per abitudine cerco l'acqua santa "◊tto lo -,guardo cupo del custode evangelico. MARCO CESARINI ALFABETO MORSE DELLA MUSICA DL'E SEOL"TE del con-'!'resso internazionale di_ musica 1cnuto a _Firenze, erano dedicate alla separazione tMI musica. e pubblico e al modo di riaw1cinarli. f resoconti delle sedute ci hanno procur.ito un vi\"issimo spasso. Sessuna ragione giustifica l'auspicato riavvicinamento. Prudenza anzi lo scon,i-'!'lit. Il pubblico ne trarrebbe danno gr11ndissimo. e ai modernisti sfumerebbe quell'aureola di singolarità, che è il loro unico ornamento. L'arte non è popolare: è esemplare. L'impopolarità è il suo fascino. Il popolo è attirato da ciò che non ca.pisce - e spera di capire. L'opera d'arte riflette le aspirazioni dell'uomo, e le risolve. Ogni opera d'arte è la soluzione di un desiderio. Quindi il piacere che essa procura: puro• di rimorsi. L'astruseria non respinge: attira come promessa di premio celato. R~pinge il sospetto che dietro l'astruseria il premio manchi. Questi vuoti • si sentono a fiuto. Tale la triste situazione di coloro che a Firenze invocavano il ria,·vicinamento •. L'equivoco è anche più grosso. fn questi ultimi quarant'anni, alcuni artisti, per loro r11gionipersonali, si sono trovati nella necessiti. di procurarsi un linguaggio personale, un alfabeto 1ui gtnerù, una crittografia a uso delle proprie fantasie. Di poi, questi mezzi d'espressione sono diventati il linguaggio di tutti quegli innocenti per i quali moderno• è una necessità fisiologica. Quando •uno del pubblico domanda di certa musica, di certa poesia, di certa pittura: Che significa?•• sì risponde senza esitazione: Non significa niente•. t.:11 per le signore le iniziali segnate sull'abito. Giorni fa un'amabile amica recava sul petto globosetto due segni misteriosi. Che sono?•. Le mie iniziali, in alfabeto M.one •. Per riavvicinare pubblico e alfabeto Morse, 1 moderni111• della musica si sono riuniti a congresso. ORFEO ( PALCHETRTOIMAN) I L'INFERNO e G. VIOL '-\ha creato osc.itlant.i rapporti tra L'inferno e alcuni tipi • di capolavon drammat1c1, o considerati tali: Shylock, .\lastro tlo,i Gesualdo, La fiaccola sotto il moggio; al che bisogna aggiungere certo racconto di Edgardo Poe. Aspirazione di CCsare Giulio Viola era creare un tipo, e condirlo con un'atmosfera di forza e magari di violenza. L'urto come elemento drammatico è di effetto sicuro, solo che le molle che fanno scattare il personaggio ,: belva,, 11 clacson che lo fa ruggire han da essere celati dentro un gioco di illusioni. Oltre a cib, i tipi presi a modello da Viola sono troppi; e la pluralità dei sapori si risolve in insipienza. Sì aggiunga che ognuno dei tipi più sopra citati è giustificato da una sua dialettica o mentale, o soltanto verbale ma in qualche modo seducente. E della dialettica nell'Inferno c'è appena il rumore, rotto qua e là da qualche grido. O m bene o in male, i figli della fantasia debbono superare e per statura, e per azioni, e per dialettica, 1 figli della carne. Altrimenti avviene come alla fotografia da certi sconsigliati 1nalzata alla dignità della pittura: c'è ma non s1 vede, I personaggi parlanti dell'Inferno non dicono niente. Di uno all'infuon: Pietro, il quale non apre bocca. Per molto tempo, auspice il non mai troppo deprecato scett1c1smo italiano, si è continuato a predicare che arte non l filosofia. Preso 1I sermone alla lettera, 1 nostri artisti hanno dimesso fino la più lontana velleità d1 cercare la ragione dei moti umani. Cib che più dolorosamente stupisce nella pittura, nella musica e soprattutto nel teatro di molti contemporanei, non è tanto l'anemia dell'ingegno, la rozzezza della tecnica, quanto l'insufficienza mentale: la serena, candida, paciosa indifferenza per quei movimenti metafisici che determinano e giustificano i movimenti fisici. Tante volte, seduti in poltrona davanti un palcoscenico sul quale si muovono e parlano attori in veste di personaggio, l'impressione spaventosa ci coglie di assistere a uno spettacolo 12:cntilmcnte allestito da una compagnia di mentecatti, 1 quali hanno rotto il filo tra mens e anima, e vivono stranamente in un loro mondo di gelida superfluità. A questo porta l'arte sana •I Viola stupisce perché le violenze del suo inferno incontrano scarso favore, mentre violenze più violente delle sue, come quelle di \Vedekmd ad esempio, si mandavano giù come zucchenni? :--;on la brutalità del protagonista vieta simpatia al dramma di C. G. Viola (si dice• simpatia i in senso strettamente etimologico), sl la superficialità di quel brutismo L '/11ftnio è stato ideato•, non pensato,: perdute le terzine di Dante, sono rimaste le illustrazioni di Gustavo Dorè. Suprema superficialità, quando si stanno per cogliere i frutti dei tre atti d1 brutismo ,,, Porfirio Guerra si trasforma improvvisamente m agnello. O che Shylock è questo che sotto il robbone nasconde 11 filantropo? Che Amleto è questo che al momento della vendetta dichiara che non vuole storie ,? I finali dei film americani non bastano a spiegare un ottimismo così inaspettato. Se •tipo• vuol essere Porfirio Guerra, il momento.di mostrarsi tale è proprio quando la moglie sta per buttarsi dalla finestra. Non solo la lasci fare, ma le dia una spintarella. E appresso alla moglie defenestri Barbara, Pietro, il dottor Camil!i, donna Clementina Razzetta, 11 primo e il secondo contadino, suor Celeste, Giustino - e soprattutto quegli spettatori che, tn preda a non si sa quale in• dignazione, urlavano in sala con voce d1 sciacalli. A. S. ( ILSORCNIOELVIOLINO) E ISOTTA. Firenze, maggio DOBBIA'.\10 registrare un altro seratone fortunato del '.\lagg10 musicale fiorentino•: quello del Tristano t Isotta dato l'altra sera dal comple'>!.o artistico. orchestra e messinscena del Teatro Nazionale d1 '.\lonaco. È una trancia colossale dell'autentico teatro wagneriano, trasportata di peso da '.\lonaco a Firenze. Tutti gli artisti vengono dal ceppo: h guida il maestro concertarnre e direttore d'orchestra Carlo Emendorff. ln piedi sul podio il maestro Emendorff dirige naturalmente alla cedesca, come se tirasse la corda del pozzo. 11 secchio s1 muove in fondo al capp10,colmo di musica,e,ien su dondolando con un ritardo che per chi guarda la battuta sembra durare un secolo. Poi man mano il convoglio istrumentale si muove da ogni punto, 1 suoni si uniscono e, lungo la Yia, raggiungono il pareggio con la battuta. Siamo già sulle vie dei man voluminosi d1 Cornovaglia, di do'"e ci \"iene, se non mi sbaglio, l'olio di fegato d1 merluzzo della marca migliore, !"Emulsione ~cott. .-\d ogni strappata e accordo dell'orchestra, è come se il maestro avesse battuto il gong Cna ,·1brazione larga e lenta si sparge per tutta la sala del teatro, sale e va crescendo accumulandosi sempre più sono 1 colpi del Direttore. È 11preludio del Tristano, che da trentacinque anni 1n qua, vale a dire dai tempi in cui il Teatro di '.\lonaco era diretto dal grande Felix '.\toni, a oggi, ha fatto molto regresso, nel senso espansivo, non arriva più al livello di prima, non raggiunge più le cime che chiudono a barriera l'orizzonte: insomma è un po' urato via e liquidato alla macchia. ("i sembra che il maestro Emendorff abbia fretta d'arnvare al levar del s1pano e voglia dimostrarci subito la piena efficienza e il valore nutnt1vo dei suoi artisti; e intanto ecco questo straordmano prelud10 diminuito, sacrificato, sgusciare alla chetichella, dileguare e !llparire in men che s1dica, chiudendo la porta dietro d1 sé R1conosc1amo subito alla statura e allo spappoho delle \"OCi gh eroi !'lbalord1t1di birra del Teatro =--:azionale d1 Monaco. Ecco fino al soffitto, la prima donna; Isoida; la sua voce estesissima e densa viene fuon a cucchiaiate. È la tradizione che vuole così. Da che mondo è mondo 11loro modo di cantare è questo. Son tutti tagliati con l'accetta. Kurnevaldo, Brangania '. quelle loro voci oscure e forestali, quasi pelose sembrano proprio uscire dalla barba del Tempo. Nei loro fiati lunghi, gelati come il vento di tramontana, c'è dentro la tremenda polmonite del .:ttentrione. In quanto a Tristano, non ha ancora aperto bocca. lmmagmiamo che anche lui, 11 tenore, sarà una specie di Tarzan dei mari del Nord. Costoro, oltre ad essere dei cantanti son quasi !'lempre dottori, profcsson, t1tolat1, maniscalchi, ecc., e nella vita pri\"ata portano quell'abito nero che anticamente si chiamava. st1felius, e sul naso che non hanno glt occhiali cerchiati d'oro. Cre• dono essi che tutto questo non si ,·eda quando entrano m scena, quando cantano il duetto d'amore? Quante ne abbiamo viste di queste colossali lsotte, che s1 tramandano l'ululato e ti gesto ereditario da quarant'anni in qua, bere l'una dopo l'altra lo stesso filtro che le fa ingrassare cosl che un bel giorno è d'uopo metterle fuori servizio. E si somigliano tutte, per quel che si suol chiamare il fisico professionale. Con gli orribili colori e 1l1aglio goffo dei loro costumi listati d'oro entro 1 quali ondeggiano a pallone frenato gli attributi innegabili della loro maternità, e con le loro gonfie faccie da poppanti che stan per dar fuon il latte, esse annunciano ancora una volta la restaurazione e il dominio universale dell'opera wagneriana. La fedeltà è l'idea fissa dei veri tedeschi. E :\1onaco è la roccaforte di questi fedeli. Fedeltà totale al gtni11s loci: gli scenan, i costumi del Tristano d1 Firenze sono gli stessi del tempo d1 Bismarck. Gli stessi sandali, le stesse parrucche che han portato le prime famose interpreti d1 Bayreuth, e lo stesso Pathos irreparabile. Nessuna mod1ficaz1one è permessa. In quest'arte sotto sequestro dalla fondazione d1 Ba.yreuth in poi, tutto è bloccato, massiccio, con,·enzionale, mgombrante, chiuso, e senza ,•ia d'uscita. Chi c1 casca dentro ci resta. \Vagner, è la galera a ,1ita, Tutto è oppressione, d1sc1plina, macchinosità, e quando quest'arte ingrana, non si sa più, una volta messa m movimento, dove andrà a fermarsi, e come andrà a finire per noi. E la lingua tedesca non è che la giusta chiave che serve ad aprire le serrature di questa musica coraz1ata e 1erat1ca. '.\la dall'inizio del second'atto la recita cambia aspetto. Qui tutto va già meglio. Lo scenario non nuoce più. Le cose si ,·edono appena. È un atto lungo, senza azione, senza cambiamenu, ma dura sostenuto fino all'incantesimo. C'è un'atmosfera pienamente respirabile, dell'ombra che nasconde o attenua le realtà mastodontiche dei leggendari personaggi. Le armonie magistrali, la fluidità sonora dell'orchestra fan velo a quelle voci. Sepolti nell'oscurità della platea ci sembra d1 dormire. Un mezzo sonno, come tante marmotte felici. È ben l'amore che va ormai sollevando queste due grosse macchine di Tristano e Isotta 111 una sfera d1 sovrumana poesia. Tuttavia nmane come un buco alla base di quest'esecuzione improvvisamente buia e bellissima: il preludio dell'opera mancato in pieno. È come se fosse mancato il piede sul quale si deve reggere tutto l'innalzamento dell'opera. L'atto sembra durare sei mesi : fino all'autunno. E qualche foglia notturna volteggiando potrebbe ben cadere sul capo e sulle spalle dei due meschini amanti che soli e dimenticati sotto quella specie di caverna \"egetale stan lì quasi nascosti, nel loro inerte amplesso sonnolento, che sembra non debba finire mai più. Questo duetto mezzo muto è così lungo che può ben venire il tempo m cm cadono le foglie. Passata la sorpresa e il d1sonentamento dei primi 1stant1, non mancp alla mconsueta recita degli artisti del Teatro di :'vionaco 11successo più unanime e bril* lame. BRUNO BARILLI DEL VANTAGGIO TUTTO i crollato fra Pra::a Sat:ona e V.a Zanardtlh; :zona _die mm p11ò ?on mtt'rt>unreparticolarmente ai romam. V,a Zanardt/11che ha f>t'rsfondo ,l Palazzo di Gius1t- :1a I 1,na strada ~uxftrna alla ryro. St bella nt bnllta. Vuta da Pia-:za Sotona, attrnt•trso la brt>cciadt'llt dn11olizioni, appor, smz'altro falsa. Come del re,to I palà::i, rou1 d, Pia:iza Sm.tona umbrano scn,an di cartont, u usti da Via Zanardl'll1 Occorre 1n• 11stert'1u di 1m punto: fra qut'sti dut luoghi, fino a il'ri d1nsi da a/ru,ii edifiri. non u I pomb,btà di armonia. OG.\'I GIOR/',:O la casùm 1/alad,à ( pitna di stranuri. Gli utglni prendono aper1tit•1, , tedeschi 1ciropp,, , francts, caJJ.I. Abbiamo t·isto una coppia dall'asJXttO /,a-' ntst, o digioneu o angnont'te tltt sia, prmdere un solo caf/J., li manto paua t•ane r:oltt la un:ina alla mogli,- perchl ne btt·a un f(0cno, po, pw hbualmentt gliene versa un />OC'> nel piattino. Glt aaliani ordinano gelar, con panna montata. IL C/NIITERO degl, stramni, dietro la Piramide di Caio Ctttìo, i 11ngiardwo pu g/1 inglesi. I ruui e i bulgari che 10110uppellitt ,n qutl l11ogocontano poco. Gli inglesi 10/Rono fino alla tomba d1 Shelley. Tuai tengono 1/ capt,tllo ,n capo, come se ttmeuero ,I raffreddorc. E no11 I nemmeno un cappello. Q11egli mglttl, partiti dagli al!Hrghi di Via lud01.isi, portano berretto da c1cli1tacome u andassero a pasugg,o 1n campaf(na. GI, altri stranitri. 1n questo cim,uro, paiono fantasmi. Ct"rcanl) la tomba di qualche pt'rsona cara, po, s1· nt t·a,mo silen-:::iosi. I.V PIAZZA ,'1ontcn"torio, d1/r_ontcal Parlamento, ha ude un garage_.nccome il garagt non } grande e il lat·oro i molto, accade così di t.•edt'remucanici aggw,tare le aiaomobili ,,, mezzo alla piazza. li clu non I affatto uno spettacolo che s'intoni alla rmsurità t' alla btllc:::a dtl luogo. Il G01.·trnatorato dtt.·t conunctrsi cht', :n una grande cirrà comt Ron-,a, urti punt, dtl centro dtbbon<, ,sstr ttnut1 con t1trm1a cura t' dignità. Stila pia~::a del Parlame,ito italiano, costmrro dal Bernini, d0t.·e s'a/:;a uno splendido obelisco, non I conupibilt 1m'officina cht 1tranpa fin ntl marciapiedt. I ,ruccanici, 1mti d1grasso, t:ociano, si sdrait.no a pancia all'aria sotto le macchine, smartellano e cantano. In pia::::a J,fonten"torio dot.trcl,beroat:tr ude hbrerle, rnffi, neqo:i belli e bancht. MASSIMINO LEO LONGANESI • Direttore responsabile .., \ l,;UITRKI 0\1'.\JBl', \lll •.\',O I', •1.ri..iil ~n,-1,ca ,. lf'Uf'r,,ri, n•,.r•~_I_ __ RJZ/01.1 & {" \n. l"'r ,'\rr# d.-11,1',•ampa, \f,! RIPKOl>l/10'.\I t',Ef,LITE (.ff', \I\TEK-1\J.t FOTO(,R \l"H O • H RR ,,1.\ MEDITERRANEO- LEVANTE-MAR NERO - ADRIA neo IA LUGLIO Il AGOSTO Preui minimi: 1• Cl. l. 4' 10 · Cl. Tur. t. 2700 · 3• Cl. L. 1920 OCEANIA CoNn GRANDE NEPTUNIA ROM A GRECIA - SICILIA - AFRICA SETTENTRIONALE 2 AGOSTO 17 AGOSTO Pru.zi minimi· Cleu• Unice l. 1550 FERRAGOSTO IN CROCIERA 9 AGOSTO 16 AGOSTO Preui m1n1mi: I• Cleue L. I ,oo . Cleue Turishce l. 700 CROCIERA IN LEVANTE 28 AGOSTO 9 SETTEMBRE Preui m1n1mi Cleua Uniu l. 1350 EGITTO PALESTINA GRECIA 2 SETTEMBRE 15 SETTEMBRE P,am minimi I• Cl L 2A90 · Cl. Tur. t. 1500. 3• Cl. L, 1110 "'I TI L I Jt' S OC I ETA' O I NAV I GA I I ON E INFORMAZIONI E PROGRAMMI PRESSOGli UFFICI SOCIALI E LE AGENZIE VIAGGI A ROMA. VIA DEL TRITONE, 75 • TELEFONI 40854. 41429

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