Omnibus - anno I - n. 9 - 29 maggio 1937

SUL CA.SO MOTTA ESTANDOSI, molto sovente egli non se la trovava d'a('canto. Allora s'alzava, .mdava alla coltre d'alghe, restando nascosto la diradava con le mani come fa il :.t:hdgg10 alla paglia della sua capanna, e spiava nella valletta. Era deserta. I polipi, arancione e azzurri, brillavano sparsi per le verdi pareti. In fondo, nero triangolo, s'apriva l'immensa mistcrios.i. voragine. l,.lualche pe'iCe luminoso, giallo di topazio, t;Ia,,a a mezz'acqua mutando inquieto rotta con sùbiti scatti della coda. E i grandi occhi dei polipi roteavano lenti come se facessero la ~uardia, o restavano fissi come còlu da improvviso ,anno. Un che di sinistro, abbandonato e orribile era nella valletta : quasi che da un momento all'altro potesse comparire un atroce mo,;tro. L'a, 0cato si sentiva stringere il cuore, r1chiu• deva bene la coltre delle al~he, e attendeva ansiosamente il ritorno di Juha. Essa tornava quasi sempre carica di cibo. Ed cran molluschi, crostacei, o• ,triche, sifonofori, cefalopodi, medu• ,;e, anguille trasparenti, pteropodi a chiocciola, animali dalle fonne e dai colori stranissimi, e dai "apori più squi• ,;iti. E ammassi gelatinosi di uova di pe,ce, uova d'ogni sorta e d'ogni di• mensione. Una \'Olta Juha si fece attendere molto a lungo, e già l'avvocato era in preda all'angoscia. Ma quando e~,a ap• parve, sorridente, amante, aveva tra le braccia come un grande cardo ro,a : una pianta di coralli viv;. Juha 'IÌ adae:iò sul letto d'alghe, spezzò un ramo del corallo e lo pone all'avvocato, che ,ubito lo mangiò. Era fragile e tenero come un croccante: e aveva un gusto tra acerbo e dolciastro, che ricordava il ,edano, il crescione, il rabarbaro crudo, ma ,;traordinariamente più pia• ce\'ole. J uha nrridcva ~uardandolo man~ia• re. e riposava supina sulle alghe. L avvoca:to-capì che era stanchi"'ma, -e che doveva es,;cre andata molto lontano, a prendere i coralli. La baciò teneramente ,;ulla fronte e 'iugli occhi, chiudendoglieli. E questa volta re'itÒ lui sve- ~lio mentre lei donniva. E la contem• plò lungamente, con il cuore che gli traboccava di affetto e di gratitudine. J uha non si e1a mai allontanata men• tre .Motta .era sveglio, o mentre dormiva fuori nella valletta. Juha ,;i era ~empre allontanata lascian olo nell'interno della caverna. E ogni volta Gino, ,;e 'ii destava prima del suo ritorno, trovava la coltre di alghe accuratamente ricompo'ita, Poiché non potevano parlare, questa considerazione, e forse anche un i.stinto mistcrio,;o che soccorre naturale a chi vive sott'acqua 1 lo persuasero che qualche grande e terribile pericolo minacciava continuamente la loro felicità. Che cosa fos.se di preciso non avreb. be saputo dire. Quando J uha era pre- ,;ente egli si scordava di tutto; e del re- ~to la vedeva così felice sempre e ,;orridente, né mai l'ombra di un timore passava sul suo viso sereno, che Gino dimenticava ogni volta l'esi~tenza del misterioso pericolo. Ma appena si destava dal sonno e si ritrovava solo, cominciava a congetturare che CO'-apoteva essere. Lo assalivano pauro'ii ricordi di letture d'infan1ia. Pen,;ava a un'incursione di squali; o a quel terribile capodoglio bianco dalle dimensioni colossali, dalla ferocia senza pari e dall'astuzia diabolica detto Moby Dick. Pen~ava a qualche enorme e schifoso polipo contro cui non si poteva lottare. E tornava a spiare attraverso le alghe della valletta. Ma era 'iempre lo ste,;so spettacolo, "deserto, allucinato e sinistro. E nulh. appari\•a. Perfino quell'intero e incredibile o;j. lcnzio che, Juha presente, pareva dolciso;imo e qua,;i su,;citava nell'immagi• nazione una musica soave, perfino il ~ilcnzio, Juha lontana, diventava ben pre~to inropportabile, opprimeva, an- .~o,ciava: a trntti, improvvi,amente, non era più ,ilenzio: era un assordante, lacerante fragore d1 campane vicinissime. Perché nulla più 5uggerisce l'immagine di un silenzio assoluto, silenzio inudibile all'aria, se non un atroce fragore che colma l'ud_ito. I mari! gli oceani che tutti comumcano tra d1 loro e sono una sola massa liquida da ogni abisso a ~ni. s~pe~fi~i~, pa~cv~- no allora per att1m1 nu01N1 lll un ~111!- ra enorme vibrazione sonora. :\ila s1 nfonn.wa il semo del silenzio: e l'avvocato attendeva, palpitando di terrorf•, il ritorno di Juha. . Un gior'lo, un giorno gri~io che su ~l cielo era Torse coperto d1 fitte nuh1, l'avvocato si wégliò e ritrovando-,i, co• me spe~so purtroppo accade\ ..l, ,olo! andò all'ingresso della ca,·1•1n,1.. e ~, ~cttò bocconi so1to la rolln .·. d'algh~ ,pin~f'ndo il capo d1·lirnt,11nt'ntc avanll fino a intravvedere la valletta. Aveva adottato 9uesto nuovo metodo più cau. to per sp1are fuori durante le a,;senze di Juha perché da qualche tempo aveva capito che il pericolo cresceva. Le as\enze dì Juha erano sempre più brevi. E,~a lo portava a giocare nella valletta sempre più raramente e soltanto di notte. E prima di uscire, non dimenticava mai di spiare a lungo tra le alghe. lJna volta che l'avvocato, sbadatamente, stava per uscire per primo, es- ~a gli era piombata addosso e lo aveva strappatC:, dalla coltre d'alghe e con una faccia furio,;a e minacciosa che egli non le aveva mai visto, fissandolo con occhi che mandavano scintille, lo aveva ricacciato indietro nella cpverna e premuto contro il giaciglio, e mettendogli la coda sul petto lo aveva tenuto così, fermo per lungo tempo. L'avvocato dunque guardava atten• tamente attraverso le alghe la deserta valletta, S1accorse che era a:iorno e che non c'era sole. E già sospirando stava per ritirarsi in fondo alla caverna e ricercare il sonno, quando vide a breve distanza un piccolo crostaceo scarlatto affanno,;amente remigare verso il basso come se cercasse un na,;condiglio tra le alghe. Era quasi giunto a toccare le alghe: dall'alto comparve un pesce dalle di• memioni di un gatto, e che ricordava stranamente il gatto anche per la forma ,ferica del capo, gli occhi gialli e tondi, la grande bocca irta di denti, il naso ,chiacciato, e due lunghe pinne come baffi di qua e di là dalla bocca. li corpo del pesce era nero i ma tutti quei particolari erano luminosi: specie i denti, affilati, curvi e lunghi come piccole sci• mitarrc fo,;forescenti. Il pe,;cegatto arrivò nuotando a bocca spalancata CO• me preparandosi a inghiottire senz'altro il crostaceo. Questi, che intanto era giunto qua~i al limite deHe alghe, inV('Cedi fare un ultimo sforzo e di cacciar,i nel folto, inspiegabilmente ,;i arre~tò. Il pcscegatto gli era sopra: con un ultimo guizzo lo avrebbe azzannato. Ma proprio in quell'attimo dalla coda del croc;tacco partì espandcndmi nell'acqua una nuvoletta di fluido ro,;sastro che investì in pieno mu(O il pescegatto. Per qualche momento Gino non vide altro. Poi rivide il crostaceo: risaliva con l'affannoso remigare delle molte zam• pc contornando in lenta spirale la nu- \·oletta ro"astra la quale si andava di• radando come il fumo di uno sparo. Apparve finalmente il corpo del pescegatto. Giaceva immobile sull'alga, la bocca ancora spalancata: il fluido rossastro era certo velenoso, e lo aveva uccii:.oin pochi istanti. Il cro'itaceo cominciò cauto a scendere verso il corpo del pescegatto. I bottoncini neri e lucidi dei suoi occhi già fissavano la preda con avidità, Intanto ogni tratto lumino,;o del . pesce veniva rapidamente spegnendosi : segno che con la vita si perde anche la fosfore~cenza. E cosl assomi:$liava sempre più a un vero gatto d1 terra, un gatto nero che tranquillamente dormisse accanto al focolare. Sotto la bocca del crostaceo pendevano mollemente alcune antenne. Quando fu vicino al corpo del pe<;.eegatto esso raddrizzò queste antenne, le irrigidì come pungiglioni e remigò puntando sul cadavere, certamente per trapassarlo e per suggerne il sangue. :Ma istintivamente Gino aveva afferrato il sasso sotto cui J uha riponeva i siluretti, ed era uscito con impeto dalla caverna: prima che il crostaceo infilasse i pungiglioni nel corpo del pesce~atto gli gettò il sasso addosso e .lo uccise schiacciandolo contro la roccia, Il pescegatto ora era tutto spento, Gino lo prese delicatamente per la coda, attraversò la valletta, giunse all'imboccatura, e lasciò scivolare il cadaverino nell'abisso. Poi tornò lentamente verso la caverna. Da quanto tempo non era più uscito da solo nella valletta! Si guardò intorno, e si accorse di non provare nessuna paura. Non si spiegò perché, di che avcc;se temuto cosa a lungo. Vide, in alto, seminascosta tra le alghe quasi sul ·ciglio della valletta, una ~pugna. Juha non si serviva di spugne. L'avvocato pensò che poteva usarla come capezzale: a dire il vero le ~lghe erano già morbidissime; ma non importa, L'avvocato risall a colpi di braccia lungo la verde parete, raggiunse la s:pugna, cominciò a staccarla dall~ roc• eia. Ed ecco, sentì l'acqua sopra 11suo capo scos~a come da un'ond~ .. Gu,~rdò: effettivamente la volta gngia s 111crespava e c;ubito cominciò a fremere tutta. Spa\'entato, Gino lasciò la spuc:-11::i per ritornare alla cavem~, ma c~- me un fiume roo;w apparve 1mprovv1- 'iamente sopra la sua testa: un fiume, una cateratta, una pioggia di piccoli fitti'i~imi animaletti scarlatti, lun~hi e ~ottili come ,af'tte, e non dissimili, benché più piccoli, dai prelibati mollu,chi a siluro che non mancavano mai al suo pasto. (1) Il torrente delle saette rosse passò rapido, obliquo, sulla valletta. Ed era appena 5<:0mparso verso la nera profondità, e ancora l'acqua fremeva del pas- ,aggio, che nella stessa direzione, come inseguendo, o come se le saette fuggiso;ero spaventate al suo approssimarsi, apparve una vera frotta di sirene. \'idero subito l'avvocato: e sorridendo nuotarono senz'altro ver'io di lui. L'avvocato per suo conto fu molto lieto della loro compana. Fino allora aveva creduto che Juha fosse la sola sirena vivente nel mare. E dalla gioia che provò vedendo tante altre sirene che venivano ver!IOdi lui, capì improvvisamente che con Juha, dopo le prime volte, cominciava ad annoiarsi. E certo il terrore che prov;,.va quando rimaneva solo era dovuto a questa clausura, questa segregazione dal consorzio delle altre sirene in cui Juha (chissà perché, forse per gelosia) lo aveva mantenuto. Le precauzioni ch'e,.~a prendeva non erano dunque dovute alla paura del pericolo: ma alla volontà di nascondere l'avvocato, Le altre sirene, '-arà stata una frotta di circa una ventina, erano in tutto e per tutto simili a Juha. Le code ar• gentce, la carnagione azzurrastra, i ca. pelli violacei. Ma i loro occhi non erano tutti uguali, e ce ne era di quelle che li avevano molto più grandi di Ju• ha. Una li aveva larghi, verdi e terribili, pieni di una luce di smeraldo. Entrarono tutte nella valletta circondando l'avvocato, e dagli sguardi ammirati e sorpresi ch'esse avevano per le pareti e il soffice fondo d'alshe e le colorate lanterne dei polipi, Gmo capì ch'esse non conoscevano il luogo. Una di e-.~e, era una sirena un po' più piccola e magra delle altre, si accostò a Gino, gli ,arrise, lo abbracciò, lo baoò sulla bocca : e poi con un gesto improvvÌ'iQ gli tolse dal capo qU:alcosa... Gino non s'era mai accorto di avèr sul capo ciuella ·cO,a: una pezza, un tessuto biancastro, non capiva che CO'ia. Ahimè! ricordava ancora i fatti an• tichi della sua vita, i libri letti da bam• bino, suo padre che fumava i Minghetti; ma cominciava già a dimenticare le cose recentj. Era il fazzoletto con cui Marisa gli aveva fasciato la testa, quella lontana mattina, per difenderlo dal ~le. Nella torpida vita con Juha dentro la caverna egli non s'era mai accorto di avere ancora sul capo quel fazwletto e ora che la s:rena magra glielo aveva strappato dal capo, non ricordava più che co'-a fos,e. Non ricordava neanche più chi fosse Mari'ia. La sirena magra era molto bella e aveva un'espressione più allegra, più vivace e più cattiva di Juha. Con l'evidente scusa di ritoglierle lo strano tessuto, l'avvocato le si slanciò contro. La ~~~,d~ ,r~~z~~l~~~~o F 1 :a~~~ct~al':~~::: to riusciva nel suo vero scopo, e cioè la ribaciava sulla bocca. Ma la sirena magra pas.sò subito il fazzoletto a una compagna. E istintivamente l'avvocato si slanciò su questa compagna : baciò anche lei. E co~ì via. In un momento le sirene si erano messe in cerchio, e si passavano il faz. z.olctto di mano in mano dietro le schicne1 e l'avvocato passava dall'una all'altra, e con la scusa del fazzoletto tutte le baciava. Ora si accorgeva : benché, tutte belle, differivano una dall'altra né più né meno delle donne con le $ambe, e ce n'era con i capelli più chiari, coi capelli più scuri. Occhi, vi~i, sorrisi, si alternavano rapidamente sotto i baci dell'avvocato: e nel rapido nuoto, passando da una all'altra, cominciò a ricevere forti sculaccioni dalle code delle sirene. E fi. nalmentc queste si mandarono l'avvocato attraveno il cerchio, giocando con lui come con una palla. Ora non più la magra, ma quella dagli occhi di Sf!leraldo lo ~tti:ava specialmente. Egli cercava d1 nmbalzare più ,pcsso pos~ibile verso di lei. Avc~a gli occhi grandissimi, verdi e scinllllanti : era gra~sa, i grossi seni le pendevano e i suoi capelli erano d1 un violetto' molto scuro, quasi nero, Essa sorrideva ambiguamente all'avvocato ogni volta che questi le rimbal7.a. va contro e non mancava ogni volta dì colpirl~ a mezzo il corpo con un improvviso cd abile scatto de!la coda. L'avvocato alfine non ~1 trattenne: afferrò con tutte e due le braccia la coda della sirena gras'ia: ma quest~ la liberò facilmente e come per nsposta gliela sbattè sul viso facendogli male e stordendolo cmì che egli cadde lento ,;enza sen"i nel fondo della valletta. Si riebbe subito, e capì che non era niente di grave; ma aprendo .';'li occhi \idr davanti a 'ié Juha e poco più ,PAGINA t◊ in làJ discoste, tutte le sirene che g~ardavano lei con visi ironici e di nmprovero, ferme a mezz'acqua col lieve ondeggiar delle code. . Juha era tristissima: abba'i'-Ò gh OC• chi, e larghe lacrime azzurre le rigarono le gote. L'avvocato, giacendo imtnobi!e e stupito, come un bambino preso 1.nfallo, guardava ora Juha e ora le sirene, e rifletteva o;e fosse più grave la sua colpa di fronte a Juha, di essere uscito dalla cav~rna e di averla tradita così leggermente: o la colpa di Juha di fronte alle sirene, di aver tenuto celato in quella valletta la preda di un uomo. Guardando Juha l'avvocato provava rimorso. Ma s1 diceva che se Juha non fo"e tornata, egli avrebbe vi,suto mol: to volentieri con la sirena grassa dagh occhi di smeraldo, o con la piccola magra. E temeva che la frotta delle sirene 'ie ne andasse improvvi,;amente com'era venuta, lasciandolo solo con Juha, e dover ricomfociare daccapo quella noiosa vita coniugale. Perciò scrutava con grande apprensione i volti delle sirene, cercando di capire che cosa stavano per decidere. Finalmente Juha, che piangeva sempre, si curvò su di .lui stendendogli una mano come per rialzarlo ; ma non lo aveva ancora toccato che intervenne la sirena magra dal sorriso cattivo: con una spint..1.allontanò Juha, poi prese l'avvocato sotto l'ascella e lo rialzò. Allora la frotta delle ~irene si divi,e in due gruppi: uno circondò Juha e l'altro l'avvocato. L'avvocato si trovò in mezzo a due ~irene : una lo pre~e per la mano de- ~tra e l'altra per la sinistra. Si~ilmcnte vide che facevano nel• l'altro grnppo con Juha. La sirena magra guizzò a me1.2'acqua nella valletta ver,o il nero sbocco, volse appena lo sguard<:>in~ietro, e ripie.,.,.òla coda in alto : poi lasciando scattar~ la coda balzò, partì ~ome ,'-!na freccia, scomparve tuffandosi nell immensa voragine. I due gruppi la seguirono. L'avvo• cato pas,ando dava un ultimo sguardo commosso alle quete pareti verdi, ripensando la prima volta .c~e gli _er~no apparse, nido dì br('ve felicità, Poi d un tratto non vide più che le schiene e le code delle siren~ : nuotavano sop;a sotto intorno a lui, nuotavano nel! acqua nera veloci obliquando come se vole~• ,ero raggiungere il centro dell'oceano. ?\"on avrebbe saputo dire da quanto tempo le sirene nuotavano trasPortan: dolo verso l'abisso. In formazione d1 cuneo, a\"vicendandosi alla punt~, fendevano i flutti più in fretta che isolate. L'avvocato, nel mezzo del gruppo, trascinato da due sirene che lo tenevano per le mani come sulle nevi tra due provetti scivola il novellino, ":~leva. rì. sparmiar fatica alle due gent1h guide! e s'ingegnava di nuot.ire anche lui come .22.!-~v~.2.~~endo le gambe a tempo coflTc vicine cocfc. . E si ricordava di quando bambino la balia e la mamma, sollevandolo per le mani, gli facevano scendere le scale dell'antico palazzo in via Gesù senza toccare i gradini, di pianerottolo in pianerottolo. Era bellissimo, pareva di volare. E anche adesso pareva di volare: dolcemente planare in u~ l~nghissimo \'iaggio attravef""O la liquida oscurità. Man mano che scendevano, la nerezza dcll'acque cresceva. A ogni rapida occhiata verso l'alto, Gino vedeva gradatamente smorire la fioca traspa• f'Cnza grigia, come se lassù calasse una improvvisa notte : e capì ~he prest(_)le sirene avrebbero cominciato a v1ag- $Ìare in quelle profondità dove la notte e nerna, e non serba più sintomo o ricordo della vita aerea. I colpi delle code smuovevano nell'acqua nera, accendend?li come scin_- tille, miriadi di copèJ><?d1f~sforesce,nu. L'avvocato si accorse d1 res~mare ~n a~- qua divena: un'acqua piena d1 mi: crobi che, smossi, s'illuminavano e P?I subito spegnevano. A volte, nella, scia delle sirene che lo precedevano, 1 copèpodi gli entravano in bocca ancora accesi : sensazione curiosa, come quando si respira un raggio polveroso di sole, che attraversi la penombra di una stanza. Ma cessò la zona dei copèpodi, e il viaggio prosegul in un'oscurità 0011"!- pleta: salvo le code squamose delle sirene, che luccicavano di naturale fo. sforescenza. Non nuotavano da molto tempo in quest'ultima regione dell'oceano, che subitamente s'arrestarono, e in grande scompiglio confondendo i due gruppi, s' ammassa~ono una sull'altra come gregge che incontra un improvviso ostacolo, e rimasero i1:1m~bili, fissando coi grandi occhi lummos1 tutte verso uoa sola direzione. L'avvocato s'affacciò tra le spalle delle sirene che gli erano dinnanzi, e guardò anche lui. Una lunga forma, bianca di latte, era apparsa sulla sinistra, in me:izo all'o~curità: s'avvicinava, rapidissimamente, ingigantiva : risaliv~ fi)an_dodi. ritta, e fra poco avrebbe 111croc1atola rotta delle sirene. (1) Si trattava evidtnltmente dei chetolnati, o sagittae. l'iuono in /ami1lie di mizliaìa , migliaia di /ndi~idu~, _mizr~ndo in banchi dalle suptr~c1 a1h ab1m t v1c,ve,sa. Il lo,o u .. 1?rt i pallido e ros,o nelle uicinanu della sup,rfici,, , diventa sempre più rosso man mano eh.e essi scendono nella profondità. Sono forniti, 01 due lati dtlla coda, di aletle trasparenti si.mili_per la forma ai timoni di una torpedine. Queste aletle vibrano velocemente, fumono, e producono così quel moto di p,opulsion, che Jpingt i banchi di questi moll11schi comt improuvui torrenti attraverso i flutti. (F. Pal\avcra, noia originale). 9. (continua). MARIO SOLDATI elle il JJJ•,•~ :-.o tli fll>IJ01111111.e11to t1ll,• JJJ•o111•i,• ,. i V i Hl e lii e Il H i I i Il o Il ve1•1•tì ti Il lii(• Il I Il I O 11é JJ(!I• fJli (I b b l>IUIIII t• Il I i 19:J,; in ,·,n•.fito. 11é JJt•1• i Il Il O 'C i Il IJ IJ O Il ti lii t• li I i ,filt>IIOHt•1•itli t•11t1•0 il :J() gi11g110 /!J:1--.~ I". D011111s 1·,11•/e uellfl ,,,,..,u, e nel !I i tt1•tli Il o. tt1•t•II iU"I I 11l'fl t" fll'l't>tlfllllt"U IO, ti i l't"(IOl'f" (,; io 1•0111i fJasabella ,,,,,,1,;1,,,,1,11•ft ,,, te,·ui,•ff "'"'''"''"". ("tlili: ;,, • ,,,.,,,,_ UiNlit-ft, tlil'("IIOl'e .IJ•t•lli• tello f •• t•fl!J""" /,. !J(J Fil • I lflt'fU'i /f"lllllliUili, l'i('flllli, tli /JIINIO 1110(/("J•uo. tli1•elll'i('(" /~•. llONflU"lli l1u·i,11•e 1•i,•l1i,•HU" tli ttbb,nu1111euli ,,, t'fl/Jlifl """ /,:tli/tnoittl<:" IJ(J.flt·.~ .~•. 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