ANNO I· N. 9 - ROMA 19 MAGGIO 1937-XV E LIBERTÀ. I ONO :\IOLTl e 1 tutti egualmente interessant( i problemi che ha trattato 11 ministro Alfieri nei suoi due recenti discorsi alla Camera e al Senato discutendosi il bilancio della Stampa e della Propaganda. fra l'altro ej;tli ha avuto il grande merito d, pone nei suoi veri termini una questione che ha carattere pregiudiziale: quella della libertà di stampa. In ogni paese, ha dichiarato. ti ministro Alfieri, la stampa è l'_espress1one del rejlime che quel paese s1 è dato. È quindi naturale che nei regimi parlamentari la stampa rifletta le varie correnti d,. opinione. che fa,~no capo ai •nn~oh part1t1 e che 1 governi concedano a1 giornali quelle libt"rtà e quelle licenze, che sono proprie del sistema. Ed è egualmente naturale che un partito al potere non limiti 1n nessun modo apparente quella libertà di pa?ola, di critica, d1 offesa, di cui avrà neces<;ith a sua volta non appena si sarà aperta una successione e r-itornerà, a sua volta, all'opposizione. Del tutto diversa è la situazione in un regime totalitario quale è quello fascista, do\e il governo non è l'espressione di un partuo, ma di tutta la nazione, che trova nel partito una dottrina, una fede, una coerenza, che non consentono eccezioni. t.:'n re~1me totalitario afferma una verità assoluta, all'infuori della quale non vede che errori e confusioni. :\'on pub a,:ere, pertanto. quelle tndulgenzc, quelle tolleranze, che sono semplicemente il risultato di uno ~cenicìsmo che non sa che cosa sia la verità e che, in questa ignoranza, si affida al COMO delle cose, destinate a produrre da sé, per una spdcic di generazione spontanea le Sl",luzitmi tnt'>mo a11equali si affaticano gli individui e la colletti\·ità. In que- \t1 r(!j,!Ìmi 11 partito, qualsiasi partito, è un errore organ1zzato, perché tutti quanti, nessuno escluso, concorrono, in ,·aria misura, alla creazione della verità, La tolleranza, nelle forme estreme della licenza anarchica. è una premessa rndcclinabile, perché è la condizione stessa della vua. Poco importano gli ,;;perpcn di energie morali e di beni materiali che essa comporta. Sono inevitabili dal momento che non si ~a che cosa sia la verità. Sono, nella mi- ~liore delle ipotesi, il costo• di questa affarnosa ricerca, che !>Ì esprime, m ultima ar .uisi, nella maggioranza, cioè nella forza, perché la ma.i;tgioranza non coincide, per definizione, con la verità e con la certezza morale. Contrapporre la stampa libera dei regimi parlamentari alla stampa dei re• g,mi tctalitari, non ha senso, perché tale contrapposizione, come ha detto benissimo il ministro Alfieri, si risolve in un volgare sofisma, in una volgarissima petizione di principio, in una pura e semplice contrapposizione di regimi. Il problema vero è un altro. Si tratta di vedere non se la stampa italiana sia libera, ma se siano liberi i giornalisti italiani. I giornalisti italiani sono fascisti; speciali requi31ti politici e morali condizionano, in Italia, l'esercizio di questa professione, una disciplina ne regola le\ icende e i modi. Per dire tutto in breve, la prnft:ssione ~iornalistica è esercitata unicamente da persone che aderiscono al Regime senza riserve mentali, senza nostalgie di altri tempi e d1 altri ambienti. Ne consegue che la libertà dei giornalisti italiani si risoh:e, né più né meno, nella libertà di coscienza. E questa nell'accettazione spontanea, disinteressata, di una legge che è polttica e morale, e morale pnma ancora che politica. È per questo che la stampa italiana è unicamente al servizio del proprio paese. Non c'è posto, nel giornalismo italiano, per quelle attività che servono intereHi di classe contro la collettività e, meno ancora, per quelle collusioni plutocratiche che non di rado, come è nella loro natura, antepongono interessi internazionali a quelli nazionali. Non esistono, da noi, giornali al soldo dell'alta banca che non ha patria, giornali sovvenzionati da imprese o da governi stranieri. Non occorre nemmeno rilevare che questa disciplma volontaria, fatta di fede e di ragione, non esclude affatto le inizia, t1ve e la collaborazione del Regime. Si discute anche in Itali", fermi restando i fini immutabili della :'.'Jazione, e se queste discussioni non sono cosi frequenti come sarebbe desiderabile, la colpa non è certo del Regime. In due discorsi ai giornalisti italiani d1 alcuni anni or sono, uno a Milano e l'altro a Roma, Mussolini definl 1n termini chiarissimi I compiti del giornalismo italiano e non pose davvero dea limiti ai diritti dell'intelligenza e dell'ini2:iat1va. È desiderabile che il giornalismo italiano si regoli sempre secondo quelle massime e quelle diretti,e. Il PAGINE UNA llR.d SPAGNA 1917 SPAGNA 1937 SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE « Non essendo io ancora nelfetci dell'in• ue11ttOt1(,mi acconten1oò di raccontar(•· A. DuMAS figlio. S o:--.:o uscito dalla Spagna for<;e venti giorni fa. Quc1,to è ,;tato ad lrlln. Vi ero arrivato l'otto febbraio. E questo è stato a Poi• Jcn,;a, Isola di ~fajorc-a. Era il gi0rno della presa di .\lalaga. E stata anzi la prima notizia çhc sono venuto a '-apci-c. ,harcando dall'idropo,;tale. « ,Malaga ha rido tornado hoy. Ar• nba E1parla. IV. Italia». Tutto quc,.to era scritto col gesso1 sulla la\'agnctta dc~li arrivi e partenze degli aerei ; la I.,\ agna c-ra esposta al so!C', sull'ingre5-"'° dell' ..-\~enzia, accanto alla Do- ~ana. Alla fonda una 1,quadriglia di idrovolanti da caccia. Un carabi11ero ~duto su una poltrona di vimini, il <:olle-nodella tunica sbottonato, l'enorme pistola « parabellum :t sul ventre ~rande come un barile, ci ,;aiutò con un ,;orriso. « Arriba Esporla.' :t gli dicemmo. « Viva I tali a! :t mi rispose. E .,j alzò per andarmi a vistare il passaporto. Così cominciò quell'avventura. ..,\lancavo da .\1ajorca dal 1934, tre anni ~iu'ìti. Allora mi rro· fermato a Palma, due ~iorni. ora ero a Pollen~a. Andava tutto bene. ,\,fj trovavo in Spagna, e tutto dopo for,;c sette mesi dall'inizio del .Houmic,llo che, come tutti sanno, ,;i è iniziato il q luglio 1936. Di tutto il pae. ,;e non ,WC\'O che una conoscenza super• ficiale, come .si dice. Una conoscenza da marinaio: scali, giornate pas,;ate nei porti, Palamos, Barcellona, Vakncia, ){alaga, Siviglia. Tre volte a Barcellona; ai tempi dell'Esposizione, subito dopo l'allegra repubblica del '31, e nell'emuc del 133. Due volte a Valcncia. Un'altra volta a\'cvo traversato la Spagna dalla fron• ticra portoghese a quella francese. ~li ero fermato a Salamanca, cd ero cor• 'SO fino a Madrid. Insomma non cono- ,;c('vo la Spagna: c'ero stato. Ades'-0 vi ho trascor.,o tre mC'si, e neanche la cono~o. t;n mio amico vi ha abitato dieci anni, e non ne '-il niente neppure lui. Cioè, racconta molti fatti 1 aneddoti, particolari, ma se gli domandate: «Che cosa è que~ta Spagna? »1 risponde e E chi lo ~a? ». i Quien sabe? Tradotta in spagnolo è una frase che ,oona meglio. Misteriosa Spagna. Per questo il rapporto che mi appre- '>to a !-.tendere sul mio soggiorno nella penisola ha bisogno di quelle due date. Comincia con la presa di :Malaga, e finisce con l'inizio dell'avam·.a•ta nazio• nalista sul fronte basco. Di quel che accadde prima non ne so niente; dopo parlano gli av\'Cnimenti. Nli accontenterò dunque di raccontare. Sarà un racc-onto, e in buona fede. Con questo vo• glio dire che non è e,;ciuso che vì si pos,;ano trovare alcune inesattezze. Co• mincia a Pollema·, in una mattinata di ,olc, continua a Melilla, Cadice, Siviglia, e ,i ferma a Salamanca, riprende '-LII fronte di Guadalajarn, parla di Saragozza, Valladolid, di tanti altri paesi, e- finisce ad I rUn1 in un pomeriggio di pio~gia. Non sarà. neppure una storia molto pittoresca. La Spagna è il paese del pittoresco, come dire il paese della monotonia. Il pittoresco è stato sempre il nemico dell'uomo. Il contrario dell'uomo come individuo, come caratte• re. Ho ~mprc diffidato dei paesi pittoreschi, troppo colorati. Dirò anzi che non mi wno mai piaciuti. La Spagna è come l'Oriente, o forse è già Oriente, lin paese che, dove è pittore!iCO,ha tro• vato una forma, e in quella ~i è esaurito. Un paese che cambi~ tutte le notti. Ogni mattina, ~vegliandosi, e aprendo la finestra, è divcNo. Guai a lasciar~! andare, guai ad affczionar~i alle proprie idee : bisogna prenderle e lasciarle, di continuo, in un flusso e riflu,;so, in un movimento di maree, in una fatica di wndaggi straordinaria, i fondali vi cambiano ~mpre. E. un giuoco affa• ,;.cinante, ma vi si può con'-umare una esi,;tenza. u~cito dalla Spagna. mi trovo press'a poco nella ~ituazione di quel nobile profugo francese al quale si domandava che cosa avesse fatto durante il Terrore: e Ho vissuto», rispose. Avevo sempre pensato alla Sp~a come a un paese di borghe~i. Borgfie- .,j: e cioè tutto il contrario di militari. .\ti ricordavo di un ~iorno a Valentia che vidi una banda militare tra\'ersare la città, invitando il popolo alla corrid~t. Que1,to nel 1931. Sci anni fa. Intanto guardavo le divise: di tela, in pit·ni,;simo inverno, e portate con moJ. ta libertà di interpretazione. ~,fa quel· lo che più mi colpì fu il sentinni dire che quella banda era presa in affitto dall'imprc~a della corrida. Soldati ~ ne vcde\·ano pochi, allo• ra e negli anni ~eguenti, nelle vie. Si incontravano im•f»CC'molti ufficiali, CO· mc del resto moltissimi preti. ~1a quell'esercito che, a non contare il ~ifa.rocco, mai si era cimentato in una vera guerra, e interveniva invece nella po• litica del paese, mi ~cmbrò un'ìstituzionc borghese, una professione più che una milizia. Ecco una nazione, mi dicevo, che s'è tenuta fuori dalla guerra mondiale, che è uscita a fatica dalla guerra del Marocco: ecco un popolo che- ha fornito il suo. ultimo sforzo nel '98, a Cuba e alle Filiµp1rit:, t. da <1ilora ,;j è rìtirato dalle guerre. Jnsom• ma: un popolo borghese. Un esercito che è solo un corpo di polizia, una massa di manovra per colpi di stato. Una razza che non ha più sangue. Il sangue l'ha lasciato nelle Fiandre, in Italia, nelle Americhe. Il meglio sangue ,;e l'è cavato con l'Inqui• sizione. L'Inquisizione è st::i.to ìl grande sala~w di sangue della Spagna. Gli autodafé l'hanno impoverita di globuli rossi. Ora di quel gusto del ,;angue gli restano le corride, dove muoiono pil1 bestie che uomini, dicevo. Unanottea Melilla Tornando ora in Ispagna vedevo dunque minacciata la mìa bella teoria sulla razza spagnuola? Non restai a Pollensa che un paio d'ore. Ma non vi vidi che gente armata. Carabintros, guardie civili, falangisti, in una parola: pistoleros. La sera ero già a Melilla, in Africa. L'idropostale, che avrebbe dovuto arrivare a Cadice poco prima del tramonto, si vide costretto a rimandarvi il suo arrivo al giorno dopo. li vento era contro di noi. Aveva già ritardato l'arrivo a Pollen..a, ritardò quello a Melilla. Così passai la notte nella capitale del Riff. La sera era calda e ventosa, la città illuminata a giorno, le terrazze dei caffè rigurgitavano di gente di ogni risma e condizione, gli uomini erano tutti in divisa. Un'orgia di divise: divi'ie coloniali, berretti ro5,o:;j e azzurri, divise del T ercio, divise dcli' Esercito regolare, della Marina, divise di falangisti. Tutti gli uomini dai sedici anni in su, armati di pistola. Anche molti,;simc donne, specialmente le ragazze, portavano la divisa. Le edizioni especiales del T elegra• ma del Rìf andavano a ruba, le strade erano traver~ate da gruppi di gio• vanotti e di ragazze che gridavano: « l'wa el ge,1eralisimo! > e Viva l'Esercito! >. E si rimandavano il grido della Falange: «Esporla!>. « Una.1 :t. «: Espaiia ! >. «Grande!>. « EJparla! ». « Libre! >. « Arriba Esparla! ». Era la -.era della Torna rie JHa~ lago, come ho detto. La notizia non era ancora oficial ma comunque era. arrivata. La fiesta c'era, in oqni modo. fo guardavo con commozione quella ,;cena patetica e imieme familiare. I feriti erano numero~i,,.imi; la
~arza delle fasciature spiccava, sotto la luce elettrica, abbagliante come il gc1ho. Braccia al colto, stampelle. Quella città addirittura su un altro comincntc, se si vuole, ma roccaforte di Franco, della Legione e dei partiti di duecha, era impazzita dalla gioia. Famiglie o interi parentadi occupavano le tt-rrazze dei caffè, facevano res- ~ intorno ai vassoi d'alpacca, iierviti da camerieri con al collo gli scapolari della Virgen del Pilar, della Virgen de los Remedios, di San Estéban e degli altri santi nazionali. Gli arabi passavano, a frotte. avvolti nei barracani, con il loro sorriso fermo e splendente, la stella verde ricamata sui mantelli. « Viva los moros ! ». e F1ua los moritos ! :t. Gridava la gioventù di Melilla. Quelli, na..,condendo le fasciature <;ottoi barracani, si &chivavano e :;parivano nei vicoletti. E tuttavia avevo ritrovato la Spagna: la Spagna dei Circoli ~1ilitari e Commerciali, dei caffè, •:klle sedie in mezzo alla <"itrada,delle signore vestite di nero e delle ragazze con i fiori nei capelli unti di brillantina e carichi di profumi pesanti. A un certo punto si fece un grande ,.iJenzio · un ~ilenzio tanto fondo che il profumo di quella notte africana, il profumo dt•gli alberi del parco poco distante dal CC'ntro della Ciudadela, profumo di gelsomini e d'aranci, ,;,j fece ,;,trada ,;,ino " me, vincendo il tanfo drll'olio non raffinato di fui è impre- ~nata tutta la Spagna, le sue colonie e i :;uoi protettorati. Gli altoparlanti delle radio, uno per ogni caffè. uno per ogni Circolo, uno o~ni venti metri, tutt'imieme si raschiavano la voce. « El excelcntisimo uiior ge,ieral Don Go11;:aloQue1po de Llano, gobernador de la Andalusia y Jefe del glorioso Ejercito d,•l Sur >, comincia\·~ la !.Ua charla di tutte le sere: « Bue11as noches, u,iores, bucnas noches, seiioras », cominciarono tutt'imieme gli altoparlanti. E la charla sobre la zoma de .\fa/aga cominciò. Mattinataa Cadice L'indomani ero a Cadice. Stesso entusiasmo, o più forte ancora, se si può. Arrivai a Cadice dopo una trasvolata lx•Jli,.c.ima: lo stretto. Ceuta, Gibilterra, navi da guerra, vapori, Almcria, Mal.:t~a, infine Cadice. Il porto gremito di soldati, le navi attraccate. ~ le enormi pile di materiale, c:ata..tc, ca~st·tte. camion appesi alle t?;fll. ~fr la '1picciai abbastanza presto con la Dogana, con la Polizia, con tutto il rc:-.to. ~i trasportai con tutti i ba~agli all'Hòtd dc Francia. Finalmente l'Andalu:;ia. La 'iCcna che mi ,_j pre ..cntò nd patio <;tC'i'iOdell'albergo era la sc- '{ucnte. P,·ima di tutto il patio andalmo. E il patio andalu'-<>è un cortile, p,1\ imcntato di marmo bianco, una fontana parimenti di marmo nel mcz- 'IO. e ~ni coo;a. all'altezza del tetto, ricoperta da una vetrata. Tutt'intorno, a ogni piano, girano k· ~allcric, le balconate in stile arabo. [,e:• pareti sono ricoperte di maiolica: a:;ulcjos, ,i chiamano le piastrelle. ):cl patio una quantità strabocchevole di o;cdie di vimini, di poltrone, di diYani, di tavolinetti. E in un angolo, "cdutè a quelle <"iedie, for~ dicci o dodici donne, vestite di nero, con coccarde monarchiche al petto, tutte intente a cucir<.'. a ricamare. a ')fogliare giornali. ~li h<htÒuna occhiata per capire rhc- ,i trattava di gente di qualità: mo- ~li e sorelle di combattenti. Erano tutte b<-lle; tutte linde, le vecchie e le ~iovani. e tutte avevano sul viso una t·spre<:.,;,ioncridente. Da 'iCttc 1tl(·,i aspettavano la fine delb ~uerra, la vittoria finale di Franco, t' l'opportunità di poter tornare alle proprie cas<·. Da ..cttc mesi vivevano in quell'aln<'r~o, con il 'IOio conforto di qualche h.-ttera dw arrivava dal fronte, di qualdw notizia e della loro rrligione. F.r.1110 malagunias, di ~Calaga, pa.s- ,,ne tran·r'lo gli incendi. le <:.trag-i,le fuc il.;zioni. i bombardamenti. Sfug~iP .,i ro...i.,.. lno;ciando le loro case C' i loro h('ni. ma 11011 lr !oro nbitudini. :\'on <"iÌ cloh•vano pili, più non si lamentavano, fo1st• non a\·evnno mai pianto. I loro ,·ohi pallidi ("rano rima~ti -.otto quel fiurnr di c;an~ue lisci comt.: piC'trc ,;,otto lt· ac:qt1c di un torrente. Alcune a,·c- ,-.r.no avuto morto il padre, o il fratello o il marito per m~rno dei rm,;i. Cna. ..i.gnora ,1ve\·a i ,uoi figli dall'altra partt'. t' non ne <:.aprvaniente. 1Utt,wia se nr sta\·ano lì. con il loro ..o.rri,;,o dolce. le loro mani curate. Sorrich-nte ,tatua di pietra. rnncchiata del ,.me;ur dei "acrifizi, la Spa~na ;mende, .i la fint• ddla guerra. St'n1.t imp.azicnza, ctttendna. Era quc•..,toil suo "<'greto? \ ndando alla !>t:izionc n prendere il tn·no per Si,·i~lia la città mi H'nnc inrontm tutta tempestata di manifC"ìti: Baio un cielo df' Imperio La trad1c,on vuefot!. C.,otw un ciclo imperi.tic. la tradizioni· ritorn,1. La Tradizione ritornava, io ,md.Ho ., Sivi~lia. G. G. NAPOLITANO . /' •.Jt' / I I f• .,.~, ,-; ~ , I~ .... ; ·• DOPO LA GARANZIA RUSSA · "In fatto di garanzie, lui non me ne dà molte, ma. posso star sicura che quando ha bisogno di soldi si fa vedere" IL FATTO FRANCO-RUSSO ef&~ ~l!~fi\. p~~ ~~ ~~-.:lr~~ &CONTI FATTI. che cosa ,i è concluso a Parigi durante gli inc-ontri fra Slum e Delbos da una parte e Litvinov dall'altril ~ &:condo il comunicato ufficiale. ~i è ancora una volta constatato e lo !itato amichevole delle relazioni fra i due pae..,i, nonché la comunanza di ~ropi della politica france!.C e della politica dell'Unione \Ovietica. >. Parole d'uso. Ma oltre tale comtatazionc il comunicato annuncia che i colloqui di Parigi hanno servito alle parti per riaffermare « la loro fcdcha al patto che unìsce i loro due paesi ». Questo è già qualche coc;a. Senonché non si pnrla affatto. nel comunicato, di quelle convcf"'nzioni fra i due \lati milg~iori. che dovrebbero portare ad accordi addizionnli di carattere militare. Perché? Perché il ministro della guerrn Daladier vi è risolutamente o,;tile, d'accordo, in tale atteggiamento, con Delboo; e con tutte le correnti mod(T;ltc- del minìo;tero e dello stesso Fronte popolare. Pare che la Russia. dopo tante imistcnze, <:.Ì<:.iaras.segnata a rimandare tali inteo;e militari (contemplate, si noti. d,\I Patto fra.nco-(;()vietico) a miglior tempo. Questa la situazione nei suoi termini schematici. Nessun dubbio che la Russia c;egna il pac;<";eQche que:.to accade pt'rché fortissime correnti di pubblica opinione incominciano ., domandarsi in Francia c;e il patto con la Rmsia non co-.titui\ca un errore. Si dirà che questo patto fu opera del Barthou. un comervatorr. ma è facile replicare che un patto con la Ru<;Siaregolato da un go\·erno moderato è coc.a del tutto diver-.a da quella che può es.sere o diventare in un regime come l'attuale, cc;pres- "iom· ·del Fronte popolare. in ..,eno al qu,1IC" i comuni.,ti ec;crcitano un'inAuenza preponderante come- ~i ,·edr ogni ~iorno. SALTA LOCARNO Si pensa in Francia, ne~li ambienti piì1 equilibrati, che dai tempi in cui Cl<:mt'ncenu. enunc:iava la famosa troria dt:I filo di ferro col quale bi'iO(rnava cin.:ondarc la Ru,;,sin. si c;ja fatta molta strada, troppa :;trada. Alla Confcr<"nza di Genova del 1922 la frand:i fu fra i pnesi che moc;¼'ro le maggiori difficoltà ad una ripresa delle relazioni con la Rmc;in. Fu in con,e~uen1a di tJli difficoltà che durante la Confcrenn ~i ebbe la conclu,ione del trattato rus1.()-tcde.,codi Rapallo, rhe contribuì ad accentuare ..,emprc pili I' avvero;ione frane<"~ verso il J;OVP.rno<";Qvictico.Il trattato di Locarno. il br<'ve idillio frnnro-tt'dc..,co. l'entrata della Germania nella S. d. ~- attenuarono la temiont, ma non troppo. Successivamente, fu Brì.r.nd che anche p<'r controbilanciare l'intimità ru"so-tcde<"iCa,ristabilì le relationi diplomatiche coi Sovicti. Come si pa~)Ò dall'mtilità all'alleanz:i odierna nel ~iro di pochi anni' I~ storia recente. Il pili forte im1mho alle relazioni franco-ru,"c v<'nne dalla Polonia. Allorché nell'estate del 1931 furono annunciate le trattati,·e fra la Franci,1 e la Ru,;,c;iaper un patt~ di non ~g~re"- "ione in certi amhienu hance~• \'I fu uno ~•coppiodi indignazione, rivolto innan1i tutto contro Briand. che- fu ron- ,;,1drr,1to poco meno che un traditore dell'alleanza franco-polacca. ~(a ben prc,.to le prote!.te delle dc~tre francc,i dovettero moderar,i di fronte alla con- \ta~azione che le trnttative franco-ru.;.\e erano :itate condotte in perfetto accord,> con la Polonia e precisamente in coordinazione con quelle analoghe fra la Ru,,ia e la Polonia medesima. Si ebbe, anzi, questo fenomeno: che la Polonia, fino allora la potenza più <HltigC'nnanic;ta 1 moderò qt1esto suo atteg~iamento tradizionale, ~iungendo fino alla conclusione di un patto di non a~grr\c.ione con la Germania, di modo c~e la trsta del movimento antigermanico fu presa dalla Russia imieme con la Francia. Ì\on mcrnviglia, dopo ciò, che 'ii ..,ia poi addi\·enuti all'alleanza franco-rus.,a del 2 maggio i935. che ..e- ~na il capovolgimento della situazione del dopoguerra e il ritorno alla situaziom. anteriore alla guerra. Le conseguenze di questo capovol.~imcnto r1on tardarono a far-i "<'ntire nel complicato giuoco delle azioni e reazioni '-ullo scacchiere europeo. Incominciò la Polonia. \·ennero appunto dal paese che a\·eva dato il primo impulo;oal riavvicinamento nella fa..e anteriore, le ri- ~ervc e gli impedimenti alle ulteriori collaborazioni. E se ne compr<"ndono facilmente le ragioni. Faceva comoèo alla Polonia il poter contare sulla neutra• lità rus,;a di fronte alla Germania t' ,ul1:i. neutralità germanica di front 11la Rus'-ia; ma non le conveniva un'alleanza franco-russa vera e propria, che rischiava di metterla al teho posto e qua ..i. di ridurla ad un'appendice del si- 'itt·m? Parigi-Mosca. ~e andavnno di mrzzc i ~uoi intercs.si e, più ancor~, ii pre..,tigio di cui esc:a è gclo<"ii58irna. Al tempo H<'SSO si rompe\'a quell'equilibrio polacco fra la Germania e la Rm- <:.ia, :il quale Pilsudsky teneva enonncment<:. I o;ucce~ivi atteg~iamenti della Polonia, la politica del ministro Beck. altal<"n<rnte fra Parigi e Berlino, non hnnno .1ltra origine ed altro sig-nificato. I francesi hanno un hcl prec;tare danari alla Polonia per il \UOarmamento; ma la Polonia. a parte c:he non permetterà mai il passaggio di eserciti nmi attraq•r.o il mo territorio, non entrerà mai nt:1 ~iuoc:o franco-sovietico. La politica n'rso Berlino ,..,impatie J. parte), c:ostituic;ff un contrappeso, un modo di es- ,cn· della o;uaautonomia. Poi è .,tata la volta della Germania, chC'ha fatto il colpo re11.1nodel 7 mar1.0 dell'anno ,;corso allegando, fra l'altro, che il patto franco-ru..,,o rompeva l'equilibrio fatico<:.a.mrntc con\Cguito undici anni prima a Locarno. Così <:.alta.va in aria Locarno e non "i riusci\'a, non ,i riesce ancora, a formare- la Locarno numero due. LA FRANCIA ISOLATA La di'lo;oluzione del sistema locami• "ta determina\'a un orientamento tutto nuO\'0 e inatteso da parte del Belgio. Di fronte al pericolo di complica1ioni derivanti dal patto frJ.nco-c;ovieti• co e dall'aso;istenza automatica. esso dichi.-1.ra,·a,per bocca del suo re, che intende-va isolarsi in una neutralità garantita dalle maggiori potenzr, 5enza ,1,.._umerc garanzie di neo;sun genere vrr.,o ~li altri. Si è cercato di c;pie~are questo nuovo orientan.Jnto del ..Belgio con la rina,;,cita delle tendenze gcrmanofile così vive presw i fiamminghi e certo questo elemento psicologico non è eo;traneo a quanto è accaduto; ma la ra~fonc, vera, deci"iva, di tale mutamento va ricercata altrove e, precisamente, nel patto militare franco-sovietico. Anche il Belgio, all'infuori di Locarno, aveva un accordo militare con la Francia; ma tale accordo non faceva che ribadire e rafforzare gli obbiettivi e i metodi di Locarno. Come tale era circoscritto nel quadro di Locarno. Senonché il giorno in cui la Francia si è alleata con la Russia, e in quel modo, e col Fronte popolare al potere e con le ingerenze in lspagna, il Belgio ha 'iCOrto nel suo legame con la Francia un pericolo grave, il pericolo, cioè, di essere coinvolto in conflitti del tutto eo;tranci agli interes,i $UOicd a quelli ste~i della Francia. Ed ha ripreso la sua libertà d'azione. Cltima la Piccola Intesa. Non è vero che la Piccola Intesa si sia disgregata per le machiavelliche inAucme dell'ftalia. Lo dicono a Parigi 1 dove non c;irie- )C:ea concepire una Piccola Inte~a se non agli ordini della Francia nell'accerchiamento della Germania. L.t Piccola Intesa è ritornata alle sue origini. ae;li obiettivi p{"i quali si costituì, lasciando ai singoli compo11enti la ma,;,sima libertà di azione nelle loro relazioni con gli altri Stati '-tilla contraddire, naturalmente, in queste relazioni, àl comune programma 1 che è, tutto sommato, la dife~a dello statu quo territoriale nei confronti dell'Cnghcria e l'oppo~izionc al ritorno de~li Abi;.burgo. E per questo chc nell'ultima riunione del Consiglio della Piccob. Intesa è stata respinta la proposta di Praga di estendrrr ~li ac:- cordi attuali ad un patto di mutua a~. ,;htcnn in funzione antigermanica. AL SEGUITO DELL'INGHILTERltA La ,;,cmplicc osservazione dC'lla realtà e più forte di qluhia,i comidera1:ione. Il patto con la Rm<;Ìa ha fatto perder<· .11la Francia tutte le :iue amicizie continentali,. ohblie;andola, in pari tempo, ,1 metter-.1 al <;('guitodell'Inghilterra in una posizione di evidente iiubordinazionl'. E,;,..,a cc-rea di riprendtr,i Javorand<? n P~a~a cd a. Vienna. Dopo avere m111<Lcciatloa Pu.:cob. lntl'"a con lo spauracchio della rcstaurazionl· ab,;,l:>ur- ~ica, contro la quale ba<;tano ~(u ..soli- n! e Hitler, si le\'a a campione dell'ind1pcndenza au<,triac..'lq, uasi <:henon esi- '-te'isc l'accordo austro-tedesco dell' 1 1 luglio 1936. E~trema ri"°r-a, un acCt?rdo economico fra ~li Stati della Piccola Intc~a. l'Austria e l'Ungheria. In. questa direzione si muo\·e Hodza, il mm1:,.tro ceco:;lovacco. E w1 ritorno al ~polto piano Tardicu per la e rko,1ruz1onc • dcll..l Penio;ol.1balcanica. \·era rc!:iurreiione, :,.ul terreno economico dell'nntico Impero absburgico. Chi ci'guadagnercbbe sarebbe Praga. in forza delle economie complementari. E un'a<;- surdità . .Ma siamo sempre nel ~iuoco della Rus!.in. Dietro Prnga c'è ~iosca. Da qualunque parte ~i muo,·a. la Francia non ritrova né autonomia, né libertà d'azione. ~(mca non porta fortuna. Fa paura. NELLA FRA.SCIA merfd,onule so,ro 11umuo11 i profughi Sf>tlflt10ld1'ogm parllto. Tuttal'ia è 1nurn1anu t'edur quali siano i metodi dà rossi nei riguardi dà lom compatrioli profughi. Alcuni d, ns;, /UfJ!1ll dalla Catalogna o dm Paesi Baschi, dau le condù:loni dl'lle ntu) catalane t' basd1t, hanno riu1.:uto ultunamente la lettera che tradu<Ùlmo: Camerata ... (ugru ,iomt t cognome) Il Com,rato Anllfasàsta Spagnolo di questo cireondario lo mt"lta a p.aruc,part olla pross,ma rruniont cht at·rà luogo ,I... (data) al Bar ... , alle ort :10. A partire da questa data, sani considerato come fascista chi non mten.·trrd a qut'lta rwmont. Il Comitato. t accluso il b1Jlltetto d'mgreuo •. EDGARDO H0<n.·er i 11capo dell'l"'ffiào f,- deralt' dl'lle rnchlnt, rr11n111alt1·a, le a dire è ,_lcontrollore d, tutti I delitti cht m:t.•mgono ne, quarantadue Stati nordomerù:am. Con l'amto di alcuni suoi collaboratori Edgardo f-1001:l'r ha compilato una stahstrca cr1m11111alenalitica e ragionata. Risulta eh,, durante il 1936, ,,, t11m gl, Stati l.:niti sono stati commtS1i 1.333.526 delitti, eo11,ma media, d,mq"'• di un dl'litto ogni quaranta mmut,. Sl'n:a contart. 1'111ttt1de, i dl'lrtti sp,Cn"oli, q11rlli che corrilPondono ai. nostri fr"II d1 polli o di bicidntr. Edi:ardo lloo,:er calcola di, sr commettano in. Amtrrca 111f1urto con scauo. og111 di,c, ,mma1, un /,irto umpl,a og11idue mmut,. /11 q11anto poi ai /urtartlli, comt borse1tl(i, uc., uno ogni q11arantauco,rdi. l i. S!G.VOR Rama::zott1_, consigliere muni. cipdlt d, Parr"g,,ha rid11amato l'atun:;1011e dtl Prt/etto della Senna m di un probltma importantissimo: li sesto Circondario 110nha diritto. in stgu1to alla lel(ge dtlle 40 ort, che a qllattro /rmtrali al giorno, mentre il Sindaco ricn.·t glornalmtnte sette domande di sepollllra, con la co11stgucnza di dot:ernt n·ma,rdare tre al giomo dopo, e cosJ t1ia. Spesso si ha cosi, fra la morte te' la s,poltura, un ritardo di ben cinq11tgiorni. Ora una disposi;ionr dtlla P,t/tttura di Polizia ts1"gt ':"inurramtnto dentro le ,18 ore di qllei cadat:t-ri che non abbiano la bara foderata di piombo. Come faranno le famiglit che non ham,o abbastanza soldi (Hr comprare caue impiombate? Oltre a contravt·emre alla ltg((t, si trot:ano costrette a tenusi rn ca.sa Il lor~ defunto in condiwioni igieniche nramnltt' pr,occ,1/>{1nt1. Attiro l'atrm:ione dd Prt/ttto ... PER ASSICURARELAPACE 1937: L'lnl(hilterra s'arma a precipizio, ma la stampa inglese sostiene che gli armamenti inglesi sono soltanto il mezzo migliore per assicurare la pace. La Francia ,•arma o, per dir meglio, dal 1918 in poi non ha mai smesso d1 armarsi, ma la •tampa francese sosuene che gli a1mament1 francesi sono il mezzo migliore per usicurare la pace .. 191-.: l'n nito indietro nel tempo: '"enmr~ anni or sono, esauamentt' il primo agosto 191-., la Francia mobilitava. A sensi delle connnziom franco-russe, la mobilitazione si• gnifica'"a automaticamente la guerra. L'ordine fu lanciato alle 15,H· E subito V1\'iani lanciò un appello alla nazione francese •• in cui dichiarava testualm1mre: La mobilitazione non ~ la guerra. "elle presenti c1rcostanu, essa. al contr.rm, appare come il mezzo m1ghore per assicurare la pace nell'onore•· C'n quarto d'ora dopo il Go"·erno tedesco. a!la sua volta, lanciava l'ordine di mobilitazione e. il giorno successivo, le prime pattuglie tedesche passavano il confine. Il miglior mezzo per assicurare la pace• aveva aj:11to. GUERRAE PROPAGANDA e H r abbia scorso il Romanzo d1 un anno• pubblicato nel numero dell'8 maggio di questo 1o1:iomale,sarà nmas10 stupito di apprendere quali amene idiozie alcuni 1o1:1omali inglesi abbiano pubblicato durante ti conflino italo-etiopico: ad esempio che gh abissini sca\·nano buche. simili -a trappole per gli ammali feroci, e che I carri armati itaÙani v1 cade,·ano dentro e \'eni\ano facilmente catturati; che gli italiani si 1mbatte\'ano in grandi tribù di scunmie e che, a'"endole scambiate per abissini, aprt\"ano contro di e,;se il fuoco. finch~ le ,;c1mm1e li respmge- \·ano e li mette\"ano 1n fu~• a sassate .\la eh, sia abbastanza ,·ecchio per ricordare le idiozie che la stampa francese e mlillcse pubblicò durante la guerra mondiale a scopo di propaganda contro I tedeschi. avrà semplicemente constatato che, da una .1,teneraiione all'altra, mutano le armi, la strategia, la tat1 ii·a e mula la guerra e 11 modo di farla: solo una sola arma non muta: la propaganda $ono state pubblicate delle vere e proprie an1ologie d1 menzo,i;i:ne e di sciocchene apparse 1u1 giornali francesi durante la guerra; t' anche in Germania un giornale d1 ex combattenti, Das Reidubann", pubblicò nel 1930 una raccolta analoga di menzogne e di sciocchene apparse ,;u, giornali tedeschi. t !tuperRuo a$f2iungcre che le menzoime e le sciocchezze tedesche diffen.scono profondamente da quelle francesi. Anche nel mentire e nell'arte d1 essere stupidi si ri\"elano il cara1tere e il genio di un popolo. In sostanza, i giornali tedeschi brillarono nel forn,ulare proR:ramm1 d1 conquiste e d1 espansione pazzeschi e nel farli appanrt: ai;z:liocchi del popolo tedea.co come di !ltcura e imminente reali.zzaz1one; in,·ece, per ric.chezza di fantasia e per 1mpront1tudine nello sfidare 11 buon senso dei loro lcw,n, i ~iornali francesi superarono, come si suol dire m ger1,:o ,;portivo, ogni record e AOnorimasti ancora. fino a oggi, imbattuti Si ~ don1:o jliunlilere ali 'anno di R:rAz1a 1937 perch~ la stampa in~lese m- ,·entas.se, con le scimmie combauenti a susate contro gli ualiani, qualche cosa che potesse reg:gere il paragone con le ,,orielle del bra\'O carabiniere belga •, del territoriale che ave'"a ,·oglia di ridere o del tenente porta1ore di una lettera. Stralciamo dalle ricche antolol(ie, che abbiamo sotto gli occhi, appunto queste tre storielle, Sono saggi insigni di questa speciale let1eratun1 il tempo non ha per nulla appannaio lo idore della loro idiozia classica. PRIMASTORIELLA S 1:,.: DALLO scoppio delle ostilità, s1 disse che la Cemrnnia, presto o tardi, si sarebbe doYuta 1rovare in Rravi difficolù per scarsezza di \"i,·eri. La ~ente d1 buon senAO pensò che queste difficoltà si sarebbero impo&ee quando il raccolto da qudl'an.no fosse esaurtto, e cioè nella prima\'era dell'anno successivo. ln\"ece si imposero solo quattro anni dopo. \la 1 giornali francesi, fin dal primo RÌomo. annunziarono che la Germania, in fatto di ,·,veri. era già aQ'.liestremi, che , soldati tedeschi si arrende,·ano m massa e che la resa a discrezione per fame d1 tutto 11popolo tedesco era solo una quet11onc di giorni. Ed ecco l'amena storiella che il .\1atm e I' lntraniigrant raccontarono nspetrn·amentc 11 16 e il 17 agosto 1914, cioè appena due settimane dopo l'inizio delle osulttà: 1 AOldati tedeschi s1 arrendono facilmente e in gran numero per fame. E un comunicato ufficiale cita questa frase d1 un bra\"o cara• bimere belRa, che ha i;-ià.,-atto molti prigionieri: "Ormai io non porto più il fucile. lo parto solo con una tartina, la faccio \·edere ai tedeschi. ed e~si, come la vedono, mi 5t'· guono ''. IL TERRITORIALAELLEGRO QL'ESTA SECO~DA storiella è tratta da una corrispondenza dal fronte, che appan·e sull·Jntransigta,11 del 1 dicembre 191;i: L'altra notte, la lanterna per il puntamento dei pezzi, nella direzione dell'obiett1\"0 o della zona da bombardare, ~ stata buttat3 a terra da un colpo di vento. Allora un tcrn10nalc si è offerto ptr andare a rimetterla a posto. Egli è andino. e ha cercato a tentoni il picchetto al quale doYe\·a fi!'!sarla. Alla fine, ha fregato un fiammifero, ha acceso la lanterna e se la ~ posta sul capo, Rridando: " Ci siamo. Fa1e fuoco". :-;eHuno tira, " Fate fuoco. dunque'' Se si tirasse, il disgraziato \"Crrtbbe ridotto in poltiglia. Il territoriale torna, tutto gioviale, presso il pezzo. "Sei pazzo .. , .i:,h dicono i compagni "Ti anemmo portato \"Ìa la testa". E 11territoriale, 1empre sorridendo: ,; Che fa I Purchi s1 rida un poco! " . SOTTOTENENTEGENERALE QL'ESTA TERZA 1toriella è la più bella dt tutte. Mai la fantasia e la_stup1dagume umana si levarono ms1eme a St• m1le altezza. La narrò Ceorges d'Espar~• nt"ll'/n1rans1geant del 3 settembre 1916; cd è merito della rivitta U Crapo1111/ot l'averla raccolta e ripubblicata quindici anni più tardi per la g101a e per l'ammirazione della posterità. Dopo un duro combammento nelle Argonne. un giovane sottotenente andò a portare un plico al l(enerale comandante la divisione. Era una d.:,menica. L'alloi,:s,::io del generale era stato mdi\-iduato dal nemico, e le granate ne avevano persino strappato la tenda. 11 racconto, come si \"ede, procede minuzioso e c1rconstanz1ato. Il generale vide un giovane sottotenente fermarsi dmanz.i a lui, il corpo rigido sul1 'attenti, , talloni congiunti. il bnicciQ destro proteso in a,anti, una lettera in mano. Questo atteggiamento così marziale dimostra,a un tale ossequio a1 regolamenti, che 11 generale sa fermò incantato. " lo ,·edo che. ", disse, ma tacque subito, perch~ proprio m quel momento lo scoppio di una granata asporta\"a la mano del sottC'ltenente all'altezza del pugno e la lanciava alla distanza di ,·enti metri ... Ed ceco quel che accadde allora, e che bisognerà scri,erc a lettere d'oro sul ferro. se St racconterà questa storia Il sottotenente abbassò 11 braccio mutilato. marciò ,·eno la sua mano amputata. vi mise sopra il piede per riprendere la lettùa - giacchi le dita si erano rattratte, - si raddrizzò, tornò dal suo generale con lo stesso passo di prima. nello stesso at1egg1amento marziale, e si fermò rigido sull'attenti, , talloni congiunti per consegnare il plico: ma, qut-'ita volta. lo offri con la mano sinistra Solo allora !IÌ accorse di wffnre, e II sentì male MORALE QC'ESTE TRE storielle non sono che un modestissimo sa~gio delle antolog•e r,h i,:uerra. Per più d1 quattro anni ~i -.camparono d1 ~iffane cose e il mondo vi credette. Per dir meglio, il mondo si di..,ise m due pani, delle quali l'una credette all'antoloj!'.ia francese e 1·a1tra alla tedesca. Quale mem,·iglia se la stampa inl(le'le', '"enti anni dopo, ha n.ccontato che I carri armati italiani fìnwano nelle 1rappole per le belve e .::he le scunmie met• tevano 1n fuga gli 11aliani a sassate? t istrutm·o rileggere i 12:iomali dei tempi 1 d1 guerra. Si constata la verità di quel detto che mente \"ali,:a a dare un'idea dell'infinito, quanto la stupidaggine umana. E l'impressione di stupore che proviamo. ogg,, nel leggere quelle stra\aganze di nnt, anni fa ci in!tegna quale impressione pro,·erà chi, fra ,·ent'anni, !lfo.i:,lier¼ 1 nos1ri giomah e leli,l:i;rerJà!cune dc!Je amenità che oi;;iz:s1i stampano. 0:\1:-,:rnus ANNOI, NUIII.9, 29 IIIAOOIO1937-IV OMNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI lt11it. I Colon111anno L, 45, Hmettrt L, 23 Estero: anno L, 70, 1emntr1 L. 36 OONl !fD'MERO UIU LlRA lhnoacriul, diHgni e fotogra6t,_ anche ~, non pabblioati, non II rntlta11cono. Dlreslont: Roma . Via del Sudarlo, 28 Telefono N. 561.636 Ammlnl1truio11t: Milano • Piana Carlo Erba, 6 Telt.fonoN. 24,808 Soc. boa. &dltrlct .. OMNIBUS... amuo SPA-GN INFIAMME Figure, eventi e orrori dalla caduta della monarchia ad oggi. Con 1.30 fotografie. Lit·e 4 in tutte le edicole e librerie del Regno. RIZZOLI & C. EDITOR1 · MILANO
RIOORDI DELLA CONTESSA MARGHERITA BETHLEN G:-iJ ~IESTI ERE ha i suoi lati buoni e cattivi. Ho fatto per dieci anni un mestiere abbastanza difficile: ero la moglie d'un uomo di governo. La co- -.a non è co,ì facile come ,.j crede. Ne viene un'immensa noia. Dalla mattina alt~ .:.era ~i fa esclusivamente quello di c~1 non .,, ha voglia. ).la però il memerr- ha del buono. ~i ha dato modo di fo1e I~ cono~cenza di personaggi intcre~sant1, a1 quali il mondo intero ~i interessa. MUSSQLINI Incomincerò col più interessante Ji tutti. E chi potrebbe essere se non ~(ussolini? Lo conobbi nove o dicci anni ra. durnntt" un viaggio ufficiale che facemmo a Roma. La mia curiosità t>ra eccitata al massimo grado. Quando ~!ussolini venne all'albergo per far vi- \Ìt~\ a mio marito, mi tenni pronta ncll.1. camera vicina, - perché tacerlo? - per sapere tutto non appena ~ ne fosse andato: come s'era svolto l'incontro, com'era, cosa aveva detto ... In occasione di queste visite ufficiali, l'uso vuole che le donne non compaiano. Quale non fu la mia sorpresa quando la ~rta s'aperse d'improvviso e mio manto venne ad annunciarmi che Mus- ~lini desiderava Jare la mia cono- ,cenza. Una rapida occhiata allo specchio, e già ero davanti a lui. Il suo aspetto e,;teriore è, credo, co• nosciuto da tutti. :\la si conosce forse il M"greto di quello sguardo che penetra fino alle midolla, che è così caratteristico? Sono fiera d'essere stata la prima a sciogliere l'enigma: sopra la sua pupilla, una piccola striscia del bianco dell'occhio è visibile. E non so• lo quando abbassa gli occhi, ma sempre. Ho SC"opertola stessa particolarità m sua figlia, la contessa Ciano, durante il suo soggiorno a Budapest l'autunno ,;corso. ~cl no,;tro primo incontro, ciò che potei notare in Mussolini fu la sua estrema cortesia, e i suoi modi affabili. Quella sera eravamo invitati da lui. Entrammo all'ora esaita. Dopo i saluti, egli girò lo ~guardo intorno, domandò se c'erano tutti. t:n mini.stra, tra gli altri, era in ritardo. Il nostro ospit~ mi prese il braccio e, conducendomi nella sala da pranzo, attraverso tre altre ~aie, così speditamente che eravamo da tempo a tavola quando gli altri invitati sopraggiunsero, mi disse : e L'inesattezza è una mancanza d'educazione •· Approvai con un cenno del capo. Sono dello stesso parere. A Budapest sfortunatamente non è condiviso da molti. N'ella conversazione, durante il pranzo, il Duce mi domandò se avevo visitato Roma. :":on ero proprio disposta a r ..arlarecon lui delle bellezze della città. Come! Ora che mi trovavo a fianco del più celebre uomo d' Europa, avrei dovuto sciupare il mio tempo per dimostrargli d'aver sgobbato sul Baedeker' Ri~posi che Pitalia d'oggi mi interessava più dell'antica, per quanto anche questa non mi fosse indiff<'rente. Ciò che suscitava il mio profondo intc• resse, aggiunsi, era la metaforfosi delle anime. Le statue, i musei erano l'Italia del passato; gli uomini, l'Italia nuova. Fin qui, la conver~z.ione l'aveva visibilmente annoiato, ma in questo momento s'animò di colpo. (Fu allora che osservai nei suoi occhi, per la prim., volta, la piccola striscia bianca). La di. stinzione che facevo gli sembrava molto giusta, mi disse, e ciò che interessava più di tutto anche lui era la vita, la vita sotto tutti i suoi aspetti. Da quando è al mondo, ha visto due sole volte una galleria di ~uadri. e Per la musica, è un'altra cosa. > e~clamò poi. I suoi compositori favoriti erano i tre grandi B: Bach, Beethoven, Brahms. Quanto a ~fozart, non gfì piace. Lo tro\"a noioso e carico di fioriture. W .1- ~ncr, finalmente! t un Niagara mu- ~1cale che ~i rovescia nelJ'anima. ~(i dice che la sera, allorché è stanco del molto lavoro, il suo grande riposo, quando è solo, o con qualche intimo, è di suonare il violino. L'animale preferito di Mussolini è il gatto. Credo che ,;ia perché i gatti sono esseri indipendenti. Ama meno i cani che, secondo lui, sono troppo pronti a (Ottomcttersi, senza che ci ,;ja bisogno di conquistare soltanto il loro affetto In generale, ama molto le bestie. Lo interessano. Ho l'impressione cl-reMussolini •ia religioso, che creda in Dio. ~i dice che uno dei tratti caratteristici del nostro tempo è che la fede ha una debole influenza sulla nostra condotta. Una volta gli uomini compivano molte cose e si astenevano da molte altre a cau~a di Dio. ~on è più così oggi, cd è md~ le, pnché la religione è uno dei grandi fondamenti delJo ~pirito. C"n altro tema della nostra conversazione fu che ogni popolo crea i suoi dei a propria immagine. Gli dei che si diedero i Greci erano vani, loquaci, puerilmente crudeli e di scarc;o coraggio. Quelli dei Germani, invece, erano \",lloro<-i.tutti d'un pezzo, e non ter~iversavano. Eppure, benché i Romam fo,;- c;cro tanto diversi daì Greci adoravano gli stt::isi dei. ' « La contraddizione è solo apparente -., ri,;po:ii, « perché i Romani, popolo sprov':'isto di senso religioso, presero semplicemente ai loro vicini ellenici le loro divinità, che in qualche modo adottarono. C'è da stupirsi se un ragazzo non somiglia ai suoi genitori adottivi? » ~1:ussolini osservò che i Romani era- ~o gli Inglesi dell'antichità: gente pratica, che sapeva governare e colonizz:ire i . il resto, la religione e le arti, I ~c_q':11stavanoa prezzo d'oro. Per ogni d1vm1tà avevano un altare. Non ne ri- -.ervarono uno al dio ignoto? « Sicher ist siche,>, fece ridendo. Le sue osservazioni sono sempre ori. ginali. A propo~ito degli ebrei, ad esempio, disse che ancor oggi sono rima_;ti nomadi. E ciò perché la loro fortuna con~iste ancora, per la maggior parte, in beni mobili. E,;si sono la sabbia, e noi la roccia sulla quale la sabbia si spande, e ora la ricopre, ora la lascia allo scoperto. Da qualche tempo essi si volgono verso l'America. perché pre• ..enti.scono che là è l'avvenire. L .anno ragione. Anche Muuolini giudica con. pessimismo l'avvenire dell'Europa. Non posso nascondere la mia sorpre• ~a. Perché, insomma, non \i può dir~ che l'Italia gli abbia dato motivo di essere pessimista. Al contrario! In Italia, tutto annunzia una rinascita. ~ussolini convenne che era effettivamcntc:- così, e non solo in Italia, ma fors'anche da noi, in Ungheria; ma aggi un• se c~'era un fenomeno sporadico, una • eccezione. Basta guardare gli altri paesi! Alla mia meraviglia che un uomo come lui, la volontà incarnata, potesse essere pessimista, rispose che nel su\) ca,;o non era un segno di debolezza. Egli non e;uarda il mondo dietro lenti color di rosa, e ciò che disapprova non lo tollera. Il suo pessimismo è un pes- ,;imismo virile. Muswlini aveva allora quarantaquattro anni. Da cinque anni aveva preso in mano gli affari pubblici del suo paese. li suo viso, mentre parla, è intcre(santissimo da 011.servare: ne emana una forza di convinzione che s'impadronisce irresistibilmente di voi. I suoi collaboratori non lo considerano come i ministri solitamente considerano un presidente del Consiglio, ma con un abbandono pieno di felicità, da uomini i quali sentono che il bene supremo è nel potersi mettere ,1Iservizio di que- ,to essere superiore. VITTORIO EMANUELE III li re d'Italia riconosce le straordinarie capacità di Mussolini, ed è visibile il sentimento ch'egli prova per il suo primo ministro : sentimento non solo di stima, ma d'affetto. Vittorio Emanuele è un uomo molto parco di parole, intelligente ed estremamente preparato e colto. Durante il breve colloquio che ebbi con lui a tavola, - ero seduta al suo fianco, - ebbi modo d'apprezzarne la profonda saggezza e la nobiltà del carattere. Come mi diceva che non abitavo. dentro a Roma, nella reggia, ma fuori della città, gli domandai se con ciò non rendeva più faticoso il suo bvoro. Egli mi guardò negli occhi, sorridendo : « Sono per,;uaso, signora -., mi rispose, « che la vostra casa vi dà molto da fare. Anch'io ne ho molto ... ma c'è qualcuno vicino a mc che lavora senza_ mai ,;tancar-;;;i,e alla perfezione, e gliene sono oltremodo grato>. E lo sguardo che volse al Duce, seduto di frontc a lui, non mi lasciò alcun_ dubbio; ciò che aveva detto, era uscito dal cuore. In quest'istante, sentii d'amarlo, per la sua grandezza d'animo, schiva d'ogni vanità e d'ogni egoismo. XINDENBURG La collaborazione di Brilning e di Hindenburg non era senza analogia con quella del Duce col suo re. Hindenburg era molto innanzi con gli anni qu~n~o lo c?nobbi. E noto che egli era gu m pensione quando scoppiò la guerra mondiale. All'epoca di cui parlo, aveva superato gli ottant'anni, ma faceva ancora l'impressione d'esser tagliato in un tronco d'albero. Brilning era tutto l'opposto. Svelto, morbido, come una lama di Toledo del più fine acciaio chiusa in una guai• na di velluto. Se non avessi saputo chi fosse, l'avrei preso per un ecclesiastico, tanto non ~i ,;entiva in lui la minima ambizione, la minima aspirazione individuale. Pareva che tutto ciò che faceva o diceva gli fosse i,;pirato da un essere superiore. E molto tempo che non ho più sentito parlare di lui. Non mi ~tupirei se mi dicessero che s'è ritirato in un convento. VON SEEXT Ho conosciuto molto bene il generale von Seekt, morto recentemente. Durante i due ultimi anni della guerra mondiale, fu capo di Stato Maggiore RAIIBA Y lUCDONALDE IL 800 OANE dell'esercito di Transilvania, a lato dell'arciduca Giuseppe, comandante in capo. Mio marito era aggregato anche lui allo Stato Maggiore, cd ebbi per ciò modo d'incontrare Scekt più volte. Era un uomo d'alta statura, magro e secco, solitamente taciturno. I suoi colleghi lo chiamavano: der einsame General (il generale solitario). Non si legava con nessuno, il suo unico svago era, talvolta, una passeggiata, solo. Feci anche, a Pest, la conoscenza di sua moglie. Era una donna gaia, semplice, molto amante del bere e del mangiare, ed esercitava in casa un potere assoluto. A senti.re le male lingue, non era senza ragione che il generale Seekt aveva dato l'ordine che, in zou.a di guerra, nessuna moglie di ufficiale pote,;~ rimanere più di un giorno presso il marito. Quel che è certo, è che non fece mai un'eccezione a favore della propria moglie. Pensava indubbiamente che in guerra bisogna mantenere ad ogni costo la disciplina, e per questo non fraternizzava con nes• suno. Ma non è impossibile che fosse anche una maschera. Maschera di solitario o maschera di uomo di mondo, poco gl'importava, purché nessuno pote,;se veder di dietro. Verso la fine del· la sua vita, andò in Cina per organiz· zarvi l'e:;ercito. A meno che non fosse per un'altra ragione. Ma come saperlo. con un uomo come lui? GUGLIELMO II l:n giorno, dovetti ricorrere a Seekt per un favore. Avevamo saputo che l'imperatore Gu$lielmo veniva a vi- ~itare il fronte, m Romania, ma che In seguito a un ordine trasmesso al nostro esercito, non doveva esser ricevuto ufficialmente in nessun luogo, lungo il viaggio. L'imperatore di Germania, capo supremo dell'esercito che, un anno prima, aveva liberato la Tran- ~ilvania ! Bisognava fargli onore. ~i trovavo allora a Kolozv.ir con un'amica, la signora Elemira Bornemisza. Decidemmo di metterci all'opera. Poiché era proibito agli uomini, - in quel momento tutti gli uomini validi erano soldati, - lo avremmo ricevuto noialtre donne! Andammo in deputazione da Seekt e lo pregammo di. fare in modo che l'imperatore ci permettesse, nella nostra qualità di Transilvane, di salutarlo alla stazione di Kolozvir dove il suo treno si fermava venti minuti. In automobile, a meno di telegrammi e di telefonate, riunimmo le più belle fanciulle e le più graz.iose signore di Transilvania, senLa contare una quarantina di giovani cont.~dine di Kalotaszeg, in costume naz10nale, che parevano tante principesse. ~li mi\i al lavoro e buttai giù un di- ..... scorsetto; mia cugina, la contessa Domenica Tcleki, l'imparò a memoria. Fu allora che ci pervenne la risposta : l'imperatore permetteva il ricevimento. La sera, con le belle ragazze e signore della Transilvania, ci recammo alla stazione in corteo. Esclusi gli ufficiali tedeschi, non c'era un sol uomo . .\fa non c'era nemmeno una donna vec• chia: tutte erano giovani e graziose. Il limite d'età era stato applicato con un rigore draconiano! Lo spettacolo che si offrì all'imperatore e al suo seguito fu tale, che se ne parlò per molto tempo in Germania. Il tr no speciale dell'imperatore entr.ò ~ella stazione. Guglielmo II era in p1ed1, davanti allo sportello, immobile. Ne sono passati anni cd eventi, ma lo vedo sempre come in quel momento. C'era forse alcunché di teatrale nei suoi atti, ma presentato bene e con effetto. Nei suoi gesti, in tutte le sue parole, era imperatore e uomo di mondo. E difficile, in simili occasioni, trovare il tono adatto. E un'arte che mol• ti uomini non imparano mai e che l'imperatore Guglielmo P.Ossedeva a un grado tale che non è più stato, credo1 superato da nessuno. Egli diceva ad ognuno ciò che bi,;ognava dire per fargli piacere, ~rio con gli uni, faceto con gli altri, sempre semplice e naturale... Debbo confessarlo: quando, co,i tenti minuti di ritardo, il treno ripartì, eravamo tutte quante un po' innamorate di lui. Ed eravamo anche orgogliose di quei venti minuti supplementari, come se l'imperatore ne aves• se fatto dono speciale a ciascuna di noi. « Hai visto?-. ci dicevamo. e Tre volte l'ufficiale d'ordinanza gli ha fatto notare che bisognava partire, e ogni volta lui, con un gesto della mano, pa• reva dicesse : aspettiamo ancora, abbiamo tempo •· GIORGIO V Sci o sette anni fa, facemmo in Inghilterra una visita ufficiale. Era di prammatica che il re invitasse il presidente del consiglio d'Ungheria a colazione. Il re Giorgio V c'invitò in occasione delle regate di Ascot. S'era fatto costruire sul luogo un padiglione. Questi ricevimenti sono molto meno cerimoniosi delle feste che si svolgono alla reggia di Londra o al castello di \\'ind'!Or. La tavola è piena di piatti freddi che i lacché fanno passare in giro, e ognuno può servirsi come vuole. ~1i ricordo che re Gior$io, il quale era un amabilissimo anfitrione, tese 11 suo au~usto braccio sopra il piatto del ,;uo vicino per offrirmi il piatto nazionale degli Inglesi: una specie di pernice dalla carne molto saporita. Giorgio V era l'uomo più alla mano del mondo. Dopo cinque minuti mi A parlava come se mi avesse conosciuta da dieci anni. Di cose di famiglia, in gran parte. e vero che, per i sovrani, le cose di famiglia sono in rapporto molto stretto con la politica. Lo zar era suo cugino germano. Cosi pure l'im• peratore Guglielmo. La moglie dell'l"x re di Spagna era una principessa inglese. La madre della regina Maria di Romania ugualmente. L'interesse per le cose di famiglia è in loro altrettanto vivo che in un qualunque piccolo bor- $.hese, con questa differenza, però, che 11 quadro è un po' diverso e che le con• ~eguenze degli e avvenimenti familiari -. hanno per loro ben più vasta portata. La regina ~aria mi fece, in pochi minuti, tante domande sugli « avvenimenti di famiglia > nel bacino danuhiano, che arrivai appena in tempo a risponderle. Ella s'era detta certamente! dentro di sé : questa signora viene di là, deve saper tutto. C'era nell'atteggiamento della regina qualcosa di agghindato, di compassato, di molto tedesco, che però lasciava posto, dopo poco, a una grande cordialità. E una ~ovrana che ha dei principiì ; ma questi principii li applica, in primo luogo, a se stessa. Il sentimento del dovere si legge sul suo viso. Buona ,;pos.3, buona madre, buona regina, e, sono certa, buona donna. MACDONALD Ma basta parlare dei re. Per difendermi dall'accusa di snobismo, parlerò d'un socialista. e vero che anche lui è stato un grande personaggio. Primo ministro, due volte. Circostanza atte• nuante : quando lo conobbi, non era pi_ù a capo del governo. t Ramsay MacOonald. Egli era allora a Budapest, per un viaggio di studi nell'Europa centrale. Fece una conferenza al partito soci:1lista di Ungheria, ma la vigilia pranzò da noi, al ministero. Secondo le nozioni ungheresi, sarebbe passato per un socialista da ~alotto. Di poi, mi accorsi che anche in Inghilterra lo considera• vano in tal modo. Non voglio dire che non sia uomo ligio ai ,;uoi principii,ma semplicemente che in tutto il suo es.,;ere, nei suoi atteggiamenti, nei suoi gusti, in tutto ciò che è l'essenza dell'uo• mo, c'è qualcosa d'arist<?Cratico. Fui invitata da lui per 11 week-end 1 a Checkers, accompagnando mio marito nel suo viaggio ufficiale in Inghilterra. Checkers è un piccolo castello, donato al paese da lord Lee, perché il primo ministro abbia nelle vicinanze di Lon• dra una casa di campagna per il suo ueek-end. t. una costruzione del tempo di Cromwell, con un bellissimo giar• dino, quadri dell'epoca, oggetti d'arte; insomma, un piccolo paradiso da gran signore. In un tal quadro s'incorniciava perfettamente Ramsay MacDo• nald come se fosse ,;tato creato per lui. Mi :nastrò e mi spiegò le vecchie pit• ture con tale competenza e tale amo.re, ch'era difficile pensare che non fossero state raccolte dai suoi avi, o almeno da lui. Ramsay MacDonald appartiene, del resto, più al genere artis!a che a~ genere politicante. Non è I uomo d1 un partito, ma un patriotta. La prima volta ch'ebbi occasione ~i parlare con lui, a Budapest, durante 1I pranzo al ministero, gli ?is.,i che il so• cialismo ungherese era diverso da quello inglese. MacDonald parve molto sorpreso. I principii sono gli stessi. In che consiste la differenza? e Ditemi :,, allora gli domandai, e sie• te prima di tutto Inglese o socialista?». e Inglese, naturalmente», mi rispose senza esitare. VENIZELOS Avevo sentito molto parlare di Veni• zelos prima di conoscerlo. Egli cominciò la sua carriera come capo di bande e divenne più tardi primo ministro. Ora scacciava il re, ora il re scacciava lui. Talvolta viveva in esilio a Parigi, tal'altra governava la Grecia da padrone assoluto. La sua vita varia e tempestosa mi diede la curiosità di avvicinarlo. Me lo immaginavo come uno di quei levantini dai capelli neri, dagli occhi fiammeggianti : uno di quegli avventurieri rudi e provati che non indietreggiano davanti a nulla. Vidi entrare, invece, un vecchio signore tutto roseo, dai capelli e dalla barba di neve, dagli oc• chi azzurri ridenti, dal fare bonario, che si sarebbe potuto prendere per un professore. Durante tutto il pasto, nr)n parlò che di pace e di concordia, di disarmo e di conciliazione. Mai, a sentirlo, aveva avuto ambizioni politiche. Si sentiva felice solo quand'era in esilio, a Parigi, dove poteva dedicarsi ai suoi prediletti studi storici. Perché era rientrato nel suo paese e aveva ripreso ancora una volta la pesante croce del potere? Unicamente per trattenere la sua patria, per impedirle di compiere precipitosamente un atto che, - Dio ne guardi! - avrebbe potuto trascinarla in una guerr "'· A uctn·• lo parlare, pareva d'essere a Ginevra, in piena seduta della Soci,"'tà del!e Nazioni ... Per me, lo confe5SO.qi uel tono untuoso non m'era simpa;.ico. Cosl, senza averne l'aria : ~ « A quel che pare >, dissi, e i Tur~ chi sviluppano notevolmente la loro marina da guerra, e fanno grandi armamenti>- Un lampo guizzò nei suoi dolci occhi azzurri, e parve che il pacifico, l'angelico Venizelos s'apprestasse a tagliare in due quei Turchi insolenti, tanto mise vigore nella sua risposta : e Ma anche noi ci armiamo! :,. Un anno dopo, mio marito lo incontrò ad Ankara, dove Vcnizelos stava per concludere la pace con Kemal. Sfortunatamente non avevo potuto partire anch'io, per ragioni di salute. Mi dispiace di non aver conosciuto Kemal Pa• scià, poiché mio marito mi dice che, per il talento e la capacità, non vede che ~ussolini al quale possa essere avvicinato. Quanto ad Ankara, è una città interessante, benché sia a cento leghe di là da Costantinopoli. A questo proposito, mi ricordo d'una osservazione di Mussolini. Mi disse che aveva sentito parlare delle bellezze di Costantinopoli, ma che nonostante tutta la sua bellezza, essa non sarebbe m:ii più ridivenuta capitale della Turchia. « Il {>Ostod'una capitale non è alla perifena •, aggiunse con aria pensosa. e 'E:. come se il cuore battesse nelle dita dei piedi>. Eccomi, dunque, ricondotta a Mu~- solini ... Con lui ho incominciato, ed è bene che finisca con lui ~uesta galleria. di ritratti. R l'uomo piu interessante che ho incontrato nella mia vita. lJna personalità al cui contatto l'intelligenza s'infiamma. Tutd i suoi collaboratori sono unanimi ne11'affermarc che non c'è nessun altro col quale si possa lavorare come con lui. Lo si direbbe un console di Roma, uno dei fondatori dell'impero romano, il quale abbia scavalcato due millenni per sorgere in mezzo alla nostra rpoca. Perché Mussolini non è Italiano. e, Romario. E non solo nel• l'anima, ma nel fisico. Nel mio primo viaggio a Roma, qualcuno mi raccomandò dì visitare una galleria dove avrei visto un busto di Mussolini, molto ben riuscito. Ci andai. Non vidi che statue antiche, senatori allineati l'uno a fianco dell'altro ... Ma d'improvviso trasalii: sopra la toga d'uno di quei senatori, la testa caratteristica di Mussolini mi guardava. La stessa fronte, lo stesso mento, e soprattutto la stessa espressione di forza e di volontà emanante da tutta la perso• na. Continuando la mia passeggiata davanti alle statue, due volte ancora mi fermai, colpita dalla medesima impressione, Per tre volte, più di mille anni fa, i tratti di Mussolini furono scolpiti nel marmo. CONTESSA MARGHERITA BETHLEN
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