ASPETTO più importante dcli' America è il suo futuro. Parlare dcli'America come di un vasto cantiere non è improprio; però nella parola cantiere è contenuto un significato di volontà e d1 disegno prestabiliti, che non si attaglia agli Stati Uniti; nei quali, nonostante la vistosa organizzazione, sarebbe davvero difficile ritrovare il filo conduttore di una volontà e di un'ambizione consa.pevoli. In fatto di cantieri, soltanto quello proverbiale della torre di Babele si presterebbe a qualche significativa similitudine. Ma lasciamo nare il moralismo inevitabile in tali paragoni; piuttosto a proposito degli Stati Uniti si potrebbe parlar di scena di teatro. L'America è il teatro immenso e impreparato di un dramma o di una commedia che sembrerà improvvi• sata, e i cui attori non sono ancora nati. La gran differenza tra l'Europa e gli Stati Uniti sta proprio in questo senso di prologo che dà l'America tutta intera; mentre in Europa, a sentir certi pessimisti, si starebbe già se non proprio all'epilogo, per lo meno all'ultima scena dell'ultimo atto. Negli Stati Uniti, come in un teatro pochi giorni prima della rappresentazione, c'è stridio di seghe, rimbombo di martelli, andirivieni di macchinisti e di carpentieri, gente in maniche di camicia, megafoni, quinte traballanti, luci incerte, voci di comando e di protesta ; invece in Europa, sopra la ribalta dai lumi affiochiti, i fiori appas!>iti, lanciati dalle platee già entusiaste e ora sfiduciate e intorpidite, si disfanno nell'afa dei successi millenari e gli attori esasperati, arrochiti, sudati, coi visi contratti sotto i belletti disciolti, avvicinandosi il finale, lasciano le argomentazioni patetiche e ragionevoli e mettono mano al le spade tintinnanti. Questa la visione, come ho detto, dei pessimisti. E non c'è dubbio che, almeno per l'America, abbiano ragione. ln America, lo ripetiamo, dal Labrador alla Terra del Fuoco, tutto è prologo. Prologo le colonizzazioni portoghesi, spagnole, francesi, inglesi, olandesi, prologo le rivoluzioni dell'America latina e la guerra civile dcli' America del Nord, prologo le emigrazioni italiane e slave, la grande guerra, la crisi e ogni fatto più recente. Si pensi all'Europa, alle lente colonizzazioni mediterranee e si capirà che quattro secoli sono veramente pochi perché una civiltà esca dall~ condizioni primitive e naturali, cd entri nella storia. Gli Americani sono ancora attendati, ancora non s'è consumato il connubio tra gli uomini e la terra, tra gli uomini e l'acqua, tra gli uomini e i luoghi. Per dare nome e carattere ad una località, non basta un cartello sopra un palo ; per creare un paese non basta impossessarsene; gli Americani sono ancora nomadi e tra loro e la terra che li ospita ci sono rapporti di tornaconto, ma nessuna confidenza. Prologo dunque l'America; ma di quale specie di dramma? Ho sempre pensato che i profeti null'altro fossero che dei fantastici dotati di logica rigorosa e di sperimentato senso storico. Le cose che verranno sono ~ià scritte nella trama cangiante di quelle già avvenute. Bisogna sapervi leggere. Il passato dell'America, così all'ingrosso, è l'Europa stessa. Di modo che si potrebbe determinare il futuro dcli' America esaminando tutte le diversità che la separano dall'Europa. A questo proposito occorre subito dire che l'emigrazione degli Europei in America non fu soltanto un fatto economico. Fu anche uno sforzo potente e mistico verso una lontana e desideratissima palingenesi; un'aspirazione- tenace a liberarsi dai mali europei o, per lo meno, a crearsi dei mali nuovi tutto diversi da quelli dell'Europa. Ora, giova notarlo, le premesse e i postulati dei primi emigranti sono state, attraverso le vicissitudini di più secoli, ferreamente mantenute. Del resto, come avrebbe potuto avvenire diversamente? Una casa sorge secondo le sue ba.si, ogni incominciamento è già un destino. Pacifismoe amaaltarlamo [ primi emigranti fuggivano l'Europa oltre che per ragioni economiche anche per il desiderio di alcune libertà. Essi volevano liberarsi dai privilegi delle caste aristocratiche e dalle imposizioni delle monarchie as.mlutc; dalla guerra, dagli eserciti, dalle carestie, dalle invasioni armate; dall'intolleranza relit;iosa e culturale; dalle differenze sociali; dalle concorrenze e dai punti- ~li nazionali; in generale, da tutte le obbligazioni che in Europa l'individuo ha sempre avuto rispetto alla nazione, allo Stato e alla religione e all'ordine sociale. Apparentemente, si operava in tal modo la mrdcsima librr.i~ 1ionc dell'individuo e delle forze individuali che in Europa avvenne c:oprattutto nrl c:ecolo decimonono; ma con quc,;t::i differenza: che mrntre in Europa tale libcra1ione rhhc un c;:irattrre laico, culturale, politico e doveva poi degenerare in anarchia, in America si colorò, come s.i è detto, di una confusa aspirazione ad una palin~enesi totale; creò, infatti, nuove e più dure discipline; si accompagnò finalmente col fatto importantissimo, veramente biblico, della colonizzazione di immensi territori selvaggi e incolti; non per nulla infatti il tema principale della prima letteratura americana da Melville a Hawthorne è il contrasto e la lotta tra l'uomo e le forze naturali. L'America era una ingrata e dura terra promessa; ma le volontà dei padri dell'emjgrazione andavano rispettate. E in sostanza, furono rispettate. Da questa tenace fedeltà ;:ille premesse antieuropee dei primi emigrati, nacque in gran parte la diversità degli Stati Uniti dall'Europa; diversità per un Euto sopra un mondo fondamentalmente barbaro e pdmitivo, e paiono destinati a sopravvivere ad ogni più o meno fondata critica novecentesca e a sbocciare molto lontano, non in un sistema politico come preconizzavano i pensatori illuministi, bensl in qualche movimento religioso. Qui del resto sta tutta la differenza tra l'umanitarismo degli Americani e quello degli Europei ; in Europa si afferma come reazione e rivoluzione, tardo e intellettuale; in America prende l'aspetto di un sentimento profondo e primordiale, e si presenta come incom.inciamento 1 come punto di partenza. Strana sorte delle idee; che tardive e osteggiate in un luogo, altrove sono adottate come vessillo e parola d'ordine. Il mito del progresso e dell'umanitarismo rifiutato in Europa, viene dall'America preso come punto di me. Ne segue, importantissimo fatto, che a differenza dall'Europa le categorie spirituali della reEgione e della cultura non sono sottoposte al fatto nazionale, né considerate in funzione politica e statale, ma si sviluppano secondo le loro leggi e le loro necessità, in piena indipendenza, del tutto sganciate dagli interessi collettivi. In compenso, poiché l'America non ha conosciuto né il Rinascimento né il Romanticismo, il senso della collettività è fortissimo e primordiale, quale in Europa forse non è mai esistjto. L'individuo americano preso da solo è povera cpsa; ma le masse americane singolarmente compatte e comunicative possono essere sconvolte da profondi sommovimenti, onde di un oceano immenso. Come gli uragani che senza incontrare ostacoli percorrono e devastano l'America umana; che avrebbe un'importanza soltanto numerica e come tale conterebbe poco o nulla nella generale economia della comunità. La Russia e l'Asia, è risaputo, sono i paesi della morte facil~ e spesso gratuita, inAitta con leggerezza e accettata con indifferenza. Di fronte alla santità dogmatica di certi principi o all'empietà non meno dogmatica di ceni capricci dispotici, la libertà e la vita di un uomo in Russia come in Asia sono sacrificate tr~nquillamente, come cose senza valore, ombre di un mondo di ombre nel quale soli sono reali i miti ideologici e religiosi. n collettivismo L'Asia ignora l'uomo; è suo destino confonderlo con la natura o abbassarlo come strumento. Ora tutto il contrario è avvenuto e avviene in AmeriJfl8TIOI8ll0 AJIII.ERIOAN-OIL, PASTOREEVANOEIJSTAOEOROEHENSLEY,TENENDOIli )U}i0 UN SERPENTE,KOSTR.AIL POTEREDE.LI..!SUAFEDE A UNAFOLLADI TEDELI INVASATI ropco strana, turbante, oltremodo difficile a definirsi. Avvenne che mentre l'Europa era e continuava ad essere un bellicoso e inquieto agglomerato di nazioni armate, orgogliose, sature di culture particolaristiche, governate da Stati forti e accentratori, divise da insanabili e tavolta assurde liti razziali, nazionali, religiose, politiche, cultural.i e sociali, dominate da un concetto della vita riAcsso e intellettualizzato, l'America diventava un paese umanitario, pacifista e democratico, composto di razze le quali, nonostante alcune inevitabili rivalità, non sembrano escluders~ né combattersi al punto da mettere in pericolo la compagine della nazione, privo di vere tradizioni, tutto pervaso da un concetto immediato, antistorico, religioso della vita. A questo punto voglio ricordare che non si darà mai abbastanza importanza al pacifismo e umanitarismo democratici e progressisti dell'America. A noi Europei queste parole di pacifismo e umanitarismo ripugnano e paiono ridicole perché ci ricordano soprattutto certi falliti esperimenti spiritualizzanti e politici; certi tentativi pieni di buona volontà che urtavano contro tradizioni e forze ben altrimenti antiche e solide; certi perso~aggi non sempre disinteressati e comunque sempre abb3stanza ridicoli. Ma in America pacifismo e umanitari- ~mo sono il logico risultato di quelle lontane premesse dei primi emigrati e non si esauriscono davvero in certi fenomeni pseudo-religiosi che i corrispondenti giornalistici nee-li Stati Uniti non mancano mai di prendere in giro. Il pacifismo e l'umanitarismo degli Americani per quanto melemi e irreali pos- <.ano sembrarci hanno radici profondissime e portano lontano; in essi s'è rifugiato lo spirito abbastanza sublìme dello «stupido» <.ecolodecimonono, dal quale gli ste<.siEuropei, ,emprc impa1ienti, si sono affrettati a di~taccarsi; ec:<.i,ono l'innesto di c<-rto ottimhmo razionale e scientifico del Scttcccnpartenza per tutta la sua civiltà, Si pensi per analogia al cristianesimo rifiutato dagli Ebrei e ripreso dai Latini e dai Greci, al buddismo scacciato dall'lndia e trionfante in Estremo Oriente. Alla luce di codesti esempi vien fatto di dubitare che nulla al mondo possa, come si dice in gergo filosofico, venire superato; e si è tratti a vedere la civiltà umana come una trama estremamente complessa in cui è difficile distinguere dove cessi un colore e un filo e ne incominci un altro. Comunque è un fatto che certi miti ottocenteschi che in Europa sono oramai completamente svalutati, in America sono in piena fioritura, né sembra che il loro sviluppo possa essere arrestato o sviato. Di questo fatto si deve tener conto quando si danno giudizi sugli Stati Uniti; o quando si specul;:i sul loro attee-~iamento di fronte a questo o a quest'altro avvenimento di portata mondiale. Lemuse Gli Stati Uniti confinano a nord con il Canadà, a sud con il 1fossico, a ovest hanno un oceano e a est un altro oceano; di modo che avendo oltre ai confini Stati deboli e pacifici, oppure smisurate estensioni di mare, possono dirsi ancora più protetti e isolati dell'Inghilterra prima che il progresso meccanico e l'aviazione non avessero accorciate le distanze e svalutata la condizione insulare. Ne viene come risultato che gli Americani sono pacifisti non per reazione contro gli armamenti, come in Europa, non per stanchezza di guerreggiare, ma per natura 1 senza accorger-ene, come si è biondi o bruni. Per lo stesso moti\'01 oltre che per la pacifica corwivenz:i. di tante razze dentro la medesima nazione. ~li Americani non conoscono quello che in Europa si chiama da un secolo nazionalismo e che vi è sempre esi:!!titocome rivalità e paragone di cultun.· e nazioni differC"nti.,sida una parte all'altra, certi fatti anche insignificanti .!:Convolgonodall'AtlantiM al Pacifico le innumerevoli popolazioni americane; le quali mettono in questa partecipazione alla vita pubblica un primitivo fanatismo privo affatto di riserve critiche e di riflessi individuali. Anche in questo l'America è sopra un piano diverso da quello dell'Europa. La questione dell'individualismo inteso come un modo cli vita egoista e intellettualistico, o come superomismo, laggiù non è mai esistita, mentre in Europa c'è tutta una polemica a favore e contro un sistema di vita collettiva che a ragione si potrebbe chiamare americano. E così anche per questo aspetto l'America comincia dove l'Europa fi. nisce. Anzi a proposito di collettivismo e di masse americane giova fare ancora alcune osservazioni per distinguerli dal collettivismo e dalle masse di al• tri paesi quali la Russia e le nazioni asiatiche. E chiaro che masse e collettivismo nel ,enso di moltitudini enormi e livellate sono sempre esistitc1 per lo meno in Asia. L'Impero zarista russo era un organismo tutto sommato col• lett.ivista; specialmente prima dell'abolizione del servaggio. Fin dai tempi di Dario e di Artaserse, le masse sono state la caratteristica delle nazioni e degli eserciti asiatici i intendendo con questa parola alcunché di passivo e di inabile, sopratutto se paragonato alla snellezza e all'agilità dei reggimenti greci. La Cina stessa, sotto gli imperatori come ora sotto la repubblica, fu ed è un paec:c di masse anarchiche. Finalmente la Russia sovietica proclama in faccia al mondo la sua fede in una vita interamente collettivizzata nella quale tutto ~ia fatto per le ma~se e ~oltanto per le rna~~c.Ma tutti questi collettivismi più o meno riusciti nulla hanno a che fare con quello americano; perché tutti ~rnza di,tim:ionc partono da un solo con~apcvole o incomapcvole pre,up1>0,to la ,opprcc:,iom· r b n1·~;11Ìf'llf' drll' individualità c;:i. t _(i.oa dirsi, il collettivismo americano sboccia da un esasperato individualismo; cd è inseguendo un ideale di libertà assoluta che gli Americani hanno ottenuto risultati affatto opposti a quelli che perseguivano. [ntanto basta dare un'occhiata a tutta la legislazione degli Stati Uniti per accorgersi come essa ~ia stata fatta principalmente con lo scopo di proteggere l'individuo contro gli abusi e gli arbitri dei governi e delle leggi. Anzi l'individuo in America è talmente protetto, e quella legislazione cosi scrupolosamente rispettata, che gli abusi e gli arbitri sono quasi sempre commessi dall'individuo a danno della comunità; la quale tuttavia è tanto permeata di concetti individualistici che preferisce soffrire piuttosto che ricorrere a quei provvedimenti, in verità molto semplici, che potrebbero mettere riparo alle infrazioni più flagranti e intollerabili. Si pensi agli indici della criminalità negli Stati Uniti, i più alti del mondo, alla protezione, peggio al favore che sono accordati ai delinquenti, all'impossibilità in cui si trovano la polizia e la magistratura di mettere la mano sui colpevoli noti e riconosciuti dei delitti più atroci; si pensi all'ammirazione spesso dichiarata delle folle americane per quei criminali. Né bisogna dimenticare che la maggior parte dei delitti in America sono dovuti a persone normali, senza tare, spesso di intelligenza superiore alla media; sono cioè dovute agli sfrenamenti di individualità forti e insofTcrcnti1 non alle dcgen~ra~ioni o agli accecamenti delle passioni. Lo stesso individualismo, di cui la criminalità è uno degli indici più vistosi, si ritrova del resto in ogni manifestazione della vita agli Stati Uniti; da0a cultura liberale e razionalista in cui sono ~rmprr c~altati i valori della libertà C" della dignità umana 1 al cinema in cui ,i o,;~crva il frnomeno delle « \lelk > uomini e donne; d;:illa ¾:Uola, che comr l' più che in In~hilterra mira a sviluppare la responsabilità individuale, alla politica jn cui per~nalità spes:!10 mediocri arrivano a poPolarità incredibili; insomma in tutti i campi, l'America mette la personalità al disopra delle masse; anche quando, come è spesso il caso, la personalità non esista affatto. Eppure, ed è qui che il parado,so americano appare in tutta la sua sin~ golarità, l'America è ben il paese delle masse, il paese della vita collettiva organizzata collettivamente. Sembrerebbe dunque che al collettivismo imposto con tanto sforzo e tanta oppressione in Russia e altrove, l'America sia giunta naturalmente, senza teorie, senza imposizioni, attraverso gli sviluppi di condizioni liberissime ed elette. E in verità l'efficenza collettiva in America è degna di ammirazione; come le ruote e le viti di una gran macchina, tutti gli individui concorrono per la loro parte a far funzionare l'organismo sociale ed economico di quel paese, il più vasto, il più complesso e il più fattivo che ci sia al mondo; a quello che i Russi non ottengono con gli aguzzini della Ghepeù e con la rigidità dell'ortodossia marxista 1 gli Arr1ericani sono giunti per vie scientifiche e razionali, con l'educazione liberale e la legge economica della più incontrollata concorrenza. Ciò, ripeto, è degno di ammirazione; ma, nello stesso tempo, per tutti coloro che apprezzano certi valori propri alla civiltà europea, non scevro di amarezza. Perché se gli aspetti brutali e oppre1tosividel collcuivi.!omo russo ci lasciano scenici quanto al risultato ultimo dell'esperimento, la libertà e naturalezza con le quali s'è formata ed è cresciuta la civiltà degli Sta ti L'niti paiono convincerci dell'avvento inevitabile di una condizione di vita meccanica, collettiva, amorfa, retta secondo le leggi economiche e scientifiche; quale Aldous Huxley ha tentato di descrivere nel suo libro Brave New World. n nuovoconformismo Ancora, il protestantesimo è giunto in America ai suoi ultimi risultati. mor odo in un conformi,;mo ateo e ·materialistico, oppure in un sincretismo laicizzato, oppure, ancora. in un miracolismo orientaleggiante; di modo che le m.use americane, mancando loro ogni mistica s~atale e nazionalistica come in Europa, s1 po~ono dire, quanto alla religione, affamate e disoccupate.E questo,forse, è il fauo più importante degli Stati Uniti. [I basso livello materialistico e edonista a cui sono giunte le masse in America, pare preludere ad un rinnovamento religioso. I mali dell'America paese per molti versi terribile e fune~ bre, sono cosi profondi e coc:ì umani, ossia fuori di ogni piano politico e ~ociale, che pare improbabile che una rivoluzione politica possa metterci ri• paro. ~anca del resto una tradizione una cultura da cui tale rivoluZ.:on~ potrebbe prendere le mosse; si sente che soltanto un rinnovamento religioso potrà rimediare alle magagne di questa civiltà primitiva e collettiva, antistorica e antipolitica, organizzata. eppure anarchica. Dove la ragione ,i rivela impotente si crea sempre il mistero e l'aspirazione al miracolo. Ora la civiltà americana non è riparabile con i mezzi della ragione pt.:rché oltre tutto non c'è nulla da riparare. [n certo modo esc:a è perfetta e tutt'al più va rifiutata nella sua interezza, in blocco; ciò che di solito fanno i viaggiatori europei che si meravigliano non ingiustamente della infelicità di codesto paese assetato unicamente di felicità. Ora un rifiuto totale equivale ad una po~izione religiosa i cioè senza compromessi e senza speranza nei meni umani. 1 n questa singolare condizione sta anrnra una delle differenze degli Stati Uniti dall'Europa; dove in"ccc tutto pare sempre rimediabile con la sola opera umana ; almeno da parecchi secoli. Gli è che in America i mezzi umani sono talmente potenti e scientifici da escludere ogni dubbio sulla loro effica.cia; così che viene il ragionevole sospetto che i mali dcli' America siano altrove che nel sistema politico o nell'ordine sociale, più profondi, nascosti nell'animo stesso dc;.ll'uomo americano. Tutte le critiche che si muovono di solito ali' America non sono contro la sua civiltà, perfettissima e ammirevole davvero, ma contro l'uomo che questa civiltà produce. Ci si meraviglia a ragione che tutti gli acquisti combinati della scienza e della cultura, tutta la civiltà occidentale portata al suo più alto ~rado di perfezione abbiano potuto produrre l'uomo americano, quest'essere senza personalità, troppo spesso asservito ai bisogni materiali, vivente alla giornata. E. mai possibile che quest'uomo spesso sfornito dei più alti e valorosi attributi umani debba essere l'erede ultimo e definitivo di una famiglia tanto gloriosa qual'è quella occidentale? Domanda destinata, almeno per ora, a rimanere senza. risposta. Anche perché, come 5'è detto, in America non siamo che al prologo; e quest'uomo americano, contro il quale si appuntano le critiche dc~li Europei, non è forse altro che un bambino. ~1a la concluc:ione di questi ragionamenti non può es~cre che ottimistica : perché, a differenza di molti altri paesi cosidetti di avvenire (ma quale avvrnire ?) ci sono tutte le condizioni perché il futuro dell'America '>iasplendido e ~lorioso, non indegno dei tcmni mig-liori della civiltà di cui c;i proclama l'ercdr. ALBERTO MORAVIA
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