-■ F; ----- ( PALCHETRTOI MAN) I ~~&:>a DBVI VAI? LA O I FFERENZA tra i personaggi di Lodovici e gli altri che ci lar((iscc la drammaturgia nazionale, ~ una dif- /l!rtn~a di anima. L'anima ~ malfamata, Fa parte delle ~ fisime del nord,. A momenti te la ridurranno a , manifestazione d'internu.ionalismo •. Che ,11le che Agnolo Firenzuola abbia voltato la fa\'ola di Psiche in sospiro d'amore? Tanti pregiudizi fanno barriera intorno all'anima, che quando uno scimmione tipo i\lomrnsen salta su a dire che all'haliano l'anima manca,, sembra Il per Il non gli si possano opporre documenti di confutazione. Strano destino il prodotto nazionale! li surrealismo parte dall'Italia e passa in Francia, onde ritorna in Italia con etichetta francese. L'animùmo parte dall'Italia e passa nel sospiroso settentrione, onde ritorna in Italia con etichette d'i!iunim10 e d'intimismo. Nei paesi d'ibsenismo trionfante, l'ibsenismo è una bestia mansa e sdentata. Non cosl nella sua terra d'origine, O\'C per effetto della persistente reazione an1ibseniana, le donne. con grave pericolo dei commendatori loro mariti, sono tuttora delle bombe <t'ibsenismo pigiato e ine$ploso, Povui commendatori che si credono padroni della culatta! Dei protagonisti di Isa, dov~ vai? dirò pìù tardi, ma di Diana, sorella di Isa, mi toc:ca dire subito,come del tipo più comune dell'ibseniana nazionale passata 3IJ0 stato di pericolo pubblico. L'intimismo ~ conseguenza dtll'ibsenismo. DerÌ\'Bt1 entrambi della ,nl'nU imprtss,omsta. lmpressionismo è l'arte applicata al tempo. Diversa dall'arte come creazione, ossia stllccata dal 1empo. [nserila nel tempo, l'opera impressionista - appunto come il tempo .:i non ha nf principio nt Ane. :'.'Jonprincipio nè fine una pittura di Pis.sarro, mentre un quadro di Raffaello è conchìuso in sf. !'\on principio nt fine una commedia di lbse.n, di Vildr111oc questa di Lodo\·ici, mentre alla fi~ delle opere di Shakespeare è determinato con precisione il momento in cui cessa il tempo '"particolare li dell'opera, e si rientra nel tempo comune: • Sieno rimos.si questi cadaveri, e oi;t:nunodi noi 1orni alle sue abituali occupazioni•· Non a cuo Ludo•·ici ha 1os1ituito il titolo primitivo della sua com• media: Incrinatura, titolo chiuso• e non impressionista, con Isa, d()t;e r.:ni1, titolo discorsivo e impressionista. Lodovici ha staccato una • fruìone di tempo•, l'ha portata sul palcoscenico, l'ha ripartila in tre atti. S'intende quindi che il solo alto che ,·alga in st e per sé (non faccio questione di qualità) e giustifichi il distacco dell'in1era frazione, è il secondo. Gli altri sono appena dei laterali •. Lodovici propone con potenza e persua1ione il problema del matrimonio, e in tutta la sua integrità, ossia come problema di anima e corJ><>. Questi problemi esistono, sono i supremi regolatori della vita, e non è certo l'at1eg,1Ciamento sfottente• di qualche nostro scctticuzzo che ne aiuterà la soluzione. In paesi di ibsenismo protestante, Isa avrebhe chiesto il divorzio, o, come Ì"ora, avrebbe mrilata la porta di cau. Isa invece, moglie di Marco e smanie spirituale• di Luca Munte d1 rnatrmatica (una lode particolare p('· •a finissima usociazione di ~matematica• con amore spirituale 1) rimane nell'arida casa, accanto all'arril'ista suo marito e agli 1pottivi suoi fil(lioli: il che non è merito soltan10 del clima cattolico nel quale è costretto l'ibsenti.mo di Isa, ma di climi meno diretti, come 11 clima dell'unh·irismo matronale, e soprattutto il clima del sacrifiClo, per il quale le nostre donne sembrano avere una speciale predilezione. Ecco il punto! (I quale consente di lodare incondi2ion:1tamcnte non solo la scena magi- <itralescritta da Lodo\'ici, ma la altrettanto ma((istrale interpretazione della signora Emma Cramatica. ~ella scen3 del secondo atto, Emma Gramatica manifesta qualità più libere, più pure che in ahre s<:ene, in altri lavori. Perchtl Perché m qutsta scena non c'è clima di sa. er,ficfo, non ombra di quel dr,/orismo che mi rende,a inaccettabile la rccituione di Eleonora Ouse. Ques1e qualità finiscono, ahim~!, con la fine del second'atto; e quando alla fine del terzo Emma Gramatica tira su il collo e atte~gi.a la bocca a sapore di mQrte •, dusi~mo e dolorismo fanno la loro tri,11; riapparizione. C'è s1retta affinità tra la recitazione di Benaui e le decorazioni di ferro battuto che adornano le porte dd teatro Eliseo. Trag- ((0no ambedue dallo stile floreale. Finché c:11 autori non si de1erminernnno a scri\'ere copi,,ni 'l:pecialmente intonati al temperamento di ~1cmo (che 51gnifica ;\!emo !) J3 recitazione di questo attore rimarrà sempre m margine•, e costretta a un movimento a cavaturacciQli, che arrotola le parole e le rende incomprensibili. Vn ,olo appunto ho da fare a Lodo\·ici;quale triste opinione el,lli nutre della nostra bor- ((he..ia, da imputarle ancora un;i stretta com• plicità con l'Appassionata di Ocetho\·en, quan• do ormai non c'è ca,a appena appena bor~hcie, 1n cui per rit;oro6e ragioni di aJ<~iornamenro Becthown non sia statQ soUituito da Cari.. 1imi, 'iC non addirittura dal solitario c.1nto dcll'anuco greco ad .o\pollo? L'in'{res,o dell'Elisco non i!-hello. l.a sua -.om1i:flianzacon lo stabilimemo termale 1n cui Felice Cavallott1 usa\{I recarsi per la doccia quotidiana, non bi,sta ad abbellirlo. l'erch~ 1mhrutt1rlo ancora con un pannello colo,salc, in cui Em,na Cramat1ca e .\temo Benas,i sono figurftti m itpecie di condannati della Ghepcù, cinque minuti prima della fucilazione? Se l'estcdc.i. fouc equamente ri- ~pcttata, tutù noi che .saJivamo quel/.i 3tra le- ,ca!" dell'Eliseo &\rcmmo do\uto indictrt-((~1rirecon orrore, e chi a piedi. chi in tram, chi con l'Astura, tornare alle nostre .th1taziom, pri\andoci di /so, dqn ,oi?, os- ~ia di un'opera che onora il teatro italiano. ,t\l,0€RT0 SAVl:,.."10 IOVAN:-,..11 Raicevich mi aspettava a casa sua alle tre del po· meriggio. L'uomo più forte del mondo indmsa una leggera giacca di pigiam:1, azzurra e casaITnga, slacciata ml panciotto. Sta ritto accanto alla scrivania, con una mano appoggiata su un libro. Riconosco il suo viso aperto e leale, l'attaccatura ancora giovanile dei capelli che gli scendono in mezzo alla fronte come quando vinceva i campionati del mondo. Ci trovia1 ;>1• in un piccolo studio che a tutto fa pcn~are fuorché alla dimora di un lottat0rc. Si direbbe piutlCKtO uno studio di procuratore legale. Una scrivania ingombra di giornali e fascicoli. Scaffali con libri. Un divano e due poltrone di cuoio. Quadri, fotografie alle pareti. Tutto ordinato, spolverato, rassettato; attraverso le tendine gialle si intravedono i palazzi grigi e monotoni di via Alessandria. Un'aria onesta e linda spira in tutto l'appartamento. Quando la cameriera col grem• biulino bianco mi ha fatto rntrarc nella severa anticamera, mi pareva di andare a far visita ad un profeswre di diritto. :\ila invece siamo proprio nel covo del leone. Ecco Raiccvich. :\ili accoglie con un inchino garbato, mi stringe la mano delicatamente quasi avesse paura di fanni male. ='folla fino a que~to momento, di tutto quello che accade in questo appartamento, fa pensare alla lotta greco-romana. La fama e i trionfi di Raicevich hanno riempito gli anni della mia adolcsccm:a. Vedevo sempre sui giornali fo. tografie dei suoi bicipiti potenti, del suo torso erculeo. Eccolo qui davanti a me adesso : un signore sulla cinquantina, ben portante, con una discreta pancia, correttamente vestito. Gli guardo i polsi poderosi ingentiliti dal poli;ino della camicia a righine. I poi,., abituati a sollevare in aria omaccioni nerboruti e riluttanti del peso di 140 chili. I famosi bicipiti sono nascosti tra le pieghe del pigiama azzurrino. Due grandi album di fotografie sono sul tavolo. Raicevich li sfoglia lentamente. Osservo i pollici lun~hi, poderoi.i1 da frantumatore di ,;puroli di marmo, dalla pelle leggermente ::t\ vizzita, pelle di uomo cinquantenne. Guardo le 'illr orecchie spesse e ru\'idc, ridotte, ~ecialmentc il sin•;tro, in una massa dura e callosa come un cuscinetto. Gli son venuti i calli alle orecchie a furia di strofinarle contro gli avambracci dei suoi <l\"\'Crsari che, per trent'anni di seguito, lo afferrarono invano per la nuca, cullandosi nella speranza di abbatterlo. Del suo p~~ato gloriow non gli rimans;:ono adri.~o che quc'itC foto• grafie e questi ritagli di giornale ingial• liti dal tempo. Lottatori del I go~ in mutande di lana felpata scendenti fin oltre il ginocchio, le giarrettiere tese con un sosP.'·tto di cartolina pornografica. Ecco il tcrrihilc gigante ,;erho An• tonich, un marcantonio alto due metri e dicci. coi capelli suJlc ,opraciglia, i polpacci da i.caricatore che 'icappano di sotto due cal1...oncini da scolaretto comt· qoclli che pon.a Coretti nrllc vccchjr illustrazioni del Cuort. Questo gigante vcr:ne abbattuto da Raiccvich ne-I 1907, dopo un combattimento lunghbsimo. Ve-~ le dieci di sera, dopo alcune orC' di lotta, la giuria aveva proclamato vindtore Raicevich; rn::i il gi- ~ante ~crho protestava enrrq'icamentc. L'incontro \'Cnne ripreso dopo l'uscita d(•I pubblico. 11<'1 teatro d<'wrto, e fu lungo ,. tcrdhilf". Solo v<•f"«)I<' du<> di notte> .\ntonich -.i pi<>~ò. GIOVANNI RAIOEVIOH Curvo sulle fotografie Raicevich rivive le lunghe ore faticose trascorse sull'imbottita polverosa, con le mani attenagliate attorno ad un collo taurino, quando le masse ~elatinose, sudate dei suoi avversari venivano sollevate e abbattute sordamente sul tappeto, in una nuvoletta di polvere. Jndimenticabili serate del 1907: nel silenzio sospeso della sa.la, mentre i muscoli dei lottatori erano gonfi come vesciche e luccicavano di sudore alla luce abbacinante dell'acetilene, si sentivano nettissimi, con un rumore di sculaccioni, gli schiocchi delle mani che cercavano una nuova « presa » abbattendosi sulle cosce e sui fianchi grassi dei lottatori. L'attenzione di tutto il mondo era protesa in quella sala calda e ansimante. Dalla porta· socchiusa sull'anticamera giungono rumori calmi familiari, rumori di casa borghese. li passo della cameriera, il tonfo della porta sulle scale. Sono passate quasi due ore e Raiccvich è rimasto ancora con me nel suo studio, rievocando e sfogliando vecchie ~otografie_, molte d~lle q~ali egli non rivedeva aa parecchi anni. La luce della finestra comincia ad impallidire. Forse c:arebbe ora di andar via. Ma Giovanni chiede alla cameriera: .- Do· ve sono le fotografie del cinematografo?» La cameriera capisce a volo, sa di che si tratta. Arrivano due grossi pacchi legati. Sfogliamo adesso grandi fotografie del periodo cinematografico di Raicevich quando, subito dopo la guerra, insieme al fratello, fondò la Raicevic/1-filrn. Furono girate una ventina di pellicole. . L'impresa andò male finanziariamente e Raiccvich ci rimise tutta la sua fortuna, ammontante a vari milioni, accu• mulata durante tutta la sua carriera. Vaste fotografie raffifurano Giovanni in azione nei film dcli epoca. Intento a trattenere un'automobile che vuol partire, occupato a roteare, a braccio teso, .c. :ignori vestiti di tutto punto con cappotto e ombrello; con diecine di perSin~ic~~~~~n~11~;it~~~t~~ :~~i sle~L tori della Cines dell'epoca di Mario Bonnard 1 di A. Capezzi e di Lyda fiorelli. Queste fotografie gli sono costate dei milioni. Eppure egli le scorre senza rancore, con un sorriso malinconico. Si rivede \'CStito da antico romano, da « Re della Foresta» coperto soltanto da una pelle di leopardo, i capelli lunghi trattenuti attorno alla fronte da una striscia di stoffa 1 in frac e gibus, da cavallerizzo. Egli le guarda e non rimpiange nulla. I milioni sono .§fumati ma non gliene importa niente. Peni.a ~oltanto alla sua giovinezza, ai ,;uoi muscoli, con una cena malinconia, ERCOLE PATTI GIOVANI!!RA!CEVlOHNEL 1906 ( ILSORCNIOELVIOLINO) IJlll RUSSI Firenze, maggio. TUTTI i monocoli più scintillanti, le fronti altere infiammabili e i nasi di cartone e di cera più lustri dello snobismo internazionale, tutti i purgati scheletri di celluloide, e le rosse parrucche a nido di gazza, ro,·es.ciate su crani illustri - tutta la multimillenaria e pur sempre giovane folla, commossa d'esser sempre cosmopolita, e di non aver mai naufragato, sbalordita di mal di mare, di tramonti, di miraggi, di bellezze climatiche e di champngn~. - il gran Mondo insomma, quel che non conosce frontiere, e si chiama il fior fiore, la crema del Mondo, eccolo tutto riunito in questa sala immensa del Teatro Comunale di Firenze, dove avrà. luogo la seconda serata dei fa. mosi • Balli ruui •· Un'aria di gala fantastica e immortale, di carnevale fuori del tempo, regna su questo pubblico spettacoloso. f ntorno a noi t; il trionfo della buona educazione, del tatto, della varietà. squisita, e dell'agglomerazione senza peso: profumi, sorrisi e piume. Arte, sensibilità, disinteresse, intelligenza, ammirazione e libertà. si son rifugiati qui, contenti d'esserci. Mezza Parigi è qui. Come se si trattasse di ricominciare un'altra vita. È l'inizio di un'èra nuova? In tanta affluenza e avidità intellettuale vediamo per certo un segno dei tempi politici che corrono. L'Europa intera s'è ridotta a Firenze, e gli europei non resistono più ai loro posti d'origine. I?; un vero fenomeno sociale che registriamo con orgoglio. Bisogna pur confessare che l'atmosfera della vecchia e linda Firenze c'entra per qualche cosa in tutto questo successo, e c'entrano anche la gentilezza, l'ordine pubblico. e la tranquillità. sovrana che regna nel nostro Paese. Fatto sta che nella Sala arcipiena del Comunale e in tutti i locali annessi di questo enorme Teatro, che tanta larghezza di vestiboli, di pavimenti lucidi, di accessori e di dépt11dances diverse fanno rassomigliare a quello dei ChampsElysées, la folla elegante, innumerevole, e lieve del Maggio Fiorentino, circola, sfila, ondeggia, fa spuma di ventagli, emergendo le spalle nude e i petti rigogliosi, mischiata alla rinfusa romanticamente come un mazzo di carte. E passano dinanzi ai nostri occhi man mano stupefatti gli Assi della musica, le Regine della moda, il Sette Bello, i Re di danari, o anche il Cavallo di Spade, cosl gloriosamente che si può senz'altro affermare che la partita è già. vinta prima di cominciare. Ma veniamo finalmente ai• Balli Russi li. La storia del Balletto Russo è vecchia come la storia del mondo attuale. Sul corpo di questo Balletto ci son le stesse cicatrici, sul petto le stesse medaglie e nelle sue gambe le stesse stanchezze artritiche. Non si sa proprio come possa tirare avanti. Senza patria, senza radici ormai, a traverso guerre, rivoluzioni, e crisi, e defezioni, questo corpo di ballo continua, con un pugnale piantato nel fianco, la sua marcia danzante da un continente all'altro; ma il suo problema è lo stesso che assilla il mondo:« o rinnovarsi o morire li. Non è dunque con i vecchi scenari, con i vecchi motivi e spettacoli che questo organismo vetusto potrà sostenersi a lungo; né con questa musica tiepida e diluita che va da sé dai tempi degli zar e ci par buona ormai tutt'al più per risc111cquarci le orecchie. Quei disegni, quegli accenti di cantilene orientali si adattano anche troppo al nostro orecchio annoiato, se lo conciliano senza suscitar più meraviglia né resistenza alcuna. Ecco che siamo giunti dopo tanti anni d'entusiasmi smodati a non sentire più niente. Nonostante la foga magistrale e lo slancio dei danzatori 1 il quadro del • Prmcipe Igor•, per esempio, non ci fa più né caldo né freddo. E all'apparire di così graziose ballerine il nostro cuore Continuò, l'altra sera, a battere in stretta economia: appena quel tanto che bastava per tenerci S\1egli a guardare. Gli clementi sonori e scenici di questi Balletti• su per giù son sempre gli stessi di quelli dell'Opera Russa. Campane della Santa Pasqua, partenze per la guerra, danze e furia a onda continua, stragi popolaresche, e poi le barbe interminabili dei neri preti ortodossi che alzano a due braccia sul proprio capo le Tavole delle Sacre lmmagini; ma la puntualità. di tanti episodi e momenti ormai convenzionali rendono lo spettacolo monotono con• tro ogni nostro desidcno. E non sarebbe davvero più valsa la pena di scriverne e di occuparsene, se l'altra sera non fossero spuntati alla ribalta del Teatro Comunale due balletti nuovi di zecca, che di russo non avcvan più nemmeno l'etichetta: 11 primo intitolato • La scuola di Ballo . E l'altro:• Symphonie Fantasque•. Nella • Scuola di ballo li gli scenari e i costumi sono del Conte Etienne de llt':l\1mont, gran nome dell'aristocrazia francese. La musica è del nostro vecchio Boccherini. Si tratta di una pantomima danzante, sfaccettata e piena di dettagli minuziosi e interessanti, dove vedemmo realizzate cose di un gusto piccolo, concreto e uttle agli effetti della coreografia. Seguiamo quest'azione coreografica di battuta in battuta, assetati di questo filo d'acqua limpida nel deserto. I colori di fantasia sobri e puliti e il quadro d'una chiarità mattinale fanno appunto pensare che si tratta di un pittore dal sangue blu. La musica tenue, svelta e graziosa di questo balletto venne sottolineata dai prodigiosi danzatori della troupe con una leggerezza tenera, muta, deliziosa, che suggeriva l'idea del cauccilJ. La prima ballerina fu d'una sveltezza e d'una comicità. veramente indescrivibili. In quanto alla• Symphonie Fantasque •, musica a Programma di Ettore Berlioz, la composizione coreografica assume proporzioni e novità. di effetti sempre più vasti. Consta di diversi quadri e dura quasi un'ora d'orologio, sempre divertente, frenetica, piena d'ebbrezza e di poesia romantica, e tuttavia condotta con mano leggera attraverso meraviglie d'invenzione inesauribile, fino a un rinale che riunisce insieme l'eleganza e l'orrore e il genio dei tempi di Baudelafre. Questo nuovo e importantissimo hworo dovuto al talento raffinato di Leonida ~assine ottenne un successo straordinario. llRUNO llARILLI DEL VANTAGGIO GLI ASCARI, i libici e i 1omati, dopo i giorni ulebratin', hanno avuto l11Mra r,- sci.1a. Hanno smesso di euere rigidi r spaesati. Hanno comprato valigie, llanno t:isitato Ro• ma, un::a curiositti ma con l'animo fone di eh,', compiuta una faccnrda di qualche 1mportan::a, si permette di occuparsi anche d'altro. Tuttavia occorre rilet1are un fotto. Il coniportan1ento della popo/oziont romana t•trso di cui. Vùibile m tutti /a C11rio11tàctrto ammissibile, anche u spesso in11tilt. E infine la cortesia con cui botlt'gai e cittadini rispondono a richicstt di indica:Jio,ii eccetera. Afa il p,ggio i t1edtrt il gusto infantile con cui g~nt, di ogni ttà si dà intorno ad tifi. p,, toccarli, pn prmdtrli per mano. Questi a/rie.ani si sa comt procedono. Di fronte a chiahnsia non 1mtttono la loro attitudine del tutto ltt•antina. Si ricolg,,no altinttrlocutort con gesti oratorf. Gli tocca,io il p,tto; st'Nbrano blandirlo; ma al eontrnrio non si tratta di confiden::a, an::i di 11n cerin1onialt che dn.•e atJtrt ori'gini t ragioni prtcist. Ora molti romani hanno frainttso. Hanno familiari::.·wto. Quello che t malt. Quello che stona con la marzialità t solennità drlla rit-'Uta di dort,enica scorsa,· e ltando in disaccordo con le roxioni ptr mi q11f'1tisoldati delJ'bnMro sono ,tafi fatti ,:enirt a Roma. Abbiamo t:isto <apannelli di guit, intorno a due o tre ascari. Gtnu d'ogni raz::a. Ra,:a::::i, donntttt, droghieri, tram:irri, ~,fino ml'tropolitani, p,rfino t·ecchi signori <on g/1 ouJuali. Una curiotità troppo prot:incial,. SARE1\1MO mriosi di 1apn-e p,rchi le t•tcchit tedeuhl', 1cest a Roma <ol ealdo, portino quasi t1Ùte uno spolvtrÌ,,o gri!(io, sotto il quale il loro corpo grasso t' 1/aUo umbra pdt grouo e più ,/arto che mm. lla11no scarpNtt lxuu e bianclit. Girono infaticabili da Piazza drl Popolo a P1a::::a Vrntzia. Alla Pmuggiata Archeologica si lltndono 1opra l'trOl'tta. I PRATICELLI intorno al pùtrome di Palazzr, di Giustizia sono pitni d, carte 1mu. Almeno così ogni lunedl. Quasi r'l gù,rno 01:m1t1 s1 fosse at uto 1m pellegritu1ggio dtt:oto a qui'/ be/l'esempio di architettura. / .\"TORNO a Ponu Cai·our, t fino al Pontt .\1arght'rito. ci sono barehe gallexgwnt, e trampol,m. Ct n't un.: della SocitttÌ A11tori •. A mt:::o;;ior,10 e mt::::o gli sporti, I cominciano ad arrit·art. Finrhl 1ono sul L1u,gottt:trt, li cot1/ond1con il resto dl'lla gnitt paà• Jkamentt accaldata. Poi, c.0111rprincip1m10 a tttndtrt la scaletta, scopri che fin da pr11,u, si di1t1ngun:m10 p,r certa mar:ialità nr//',n. ctdert. Portano con si una taligetta. Si spogliano, si mtttono le dita fra , p1td1 con lo steuo gusto con cui pochi mùmti prima. i,, qualche uff1t10 di .\tmistcrc>, se lt ntt1tt1•1mr, nel nmo. FRA VJA dti Coronari t t'ia Tor di ,\"ona, sono itradt e pia.zu ton pala::::, chi' porta11fJnQmi ili"''"· t 11na Rc>maLicrniuima al Ut1tro, a tl11t paui dal Tf't)t'rt', cht mrrita ,I ri.sanamnito. St 1/ risanamento poi at'f'trrl,, ucondo critni non miranti né a ripristim né a tt·entramtnti, ma so/Q intertuanri l'if,!ienc t la fml,Zia, at•ren,o un q11artitrt fra I pùì btlh e fra , più ridenti di Roma. Ora in pia;:::ctfr e 111 strade, f>tr nifnte mnro Mllt di tame strad, e pia3::ettr delta Roma papale, so,i() raga::3/ uah:i t donnt disNnlt. V'è aria di patu, forse; d, quell'aria patsana btlla ntlla t'ici11an~adti campi, tnltt 11d ml':::o d1 una modtrna tittà. ~ASSIMINO . LEO LONGANESI • Direttore responsabile .., \, EDITRIC~ .~o,1:,;101.;s • . \111,.\."J Prripri,là ••IÌ•tir.11 ~ k-llf'ran~ ,i.,..n·,U• Rll.l.01,1 & C.•.\ P"' l'\rte d,.\la ~u.m~. \lilu,,. Rll'ROUlZIO:-.J t-:~F.(òllTF. ro-.; \l\1'ERI.\I.F. FOTOf,R Wll'O • FI-.RR,\,I.\ "•
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