LA dissolutezza cominciava a essere un lusso che i grandi non potevano permettersi nemmeno ncll' Inghilterra oligarchica della fine del sec. XVIII: la propaganda rivoluzionaria dell'agente francese Chauvelin aveva gettato nei parchi dei patrizi il seme di male erbe democratiche e e le langage de Brutus » rischiava di svegliare echi noti in un paese che aveva imparato a fulminare i monarchi coi fulmini del Dio puritano della Bibbia. Ma, incapace di comprendere i tempi nuovi annunciati dal suo amico Fox, Giorgio, principe di Galles1 sciorinava fra Cariton House e il padiglione di Brighton una magnificenza straviziata che stupiva anche i profughi di Versailles. J½llissimo, « de la beauté lymphatique et figée de la Maison de Hanovre >, e di modi affascinanti, fino a che la ubriachezza non lo aveva ricondotto al• la brutalità dei suoi avi tedeschi mezzo lanzichenecchi, il principe non aveva che una sola ambizione: essere ricono· sciuto come cii Primo gentleman d1Eu• ropa ». e una sola preoccupazione: il vestiario. La .ma elegan7.a era infatti celebe-rrìma, e solo osava criticarla il sorriso gelido di Giorgio Brummel. Egli fu « the Snob Royol • di Thackeray: cioè, fra the military Snob, e the clerical Snob e gli altri tipi di snob! lo snob degli snob, il protosnob ne Libro degli snobs. Non usava mai lo stesso paio di fibbie per scarpe tutta la giornata e, una volta usatolo, non se ne serviva più per tutto l'anno; Barbey d' Aurevilly ci assicura che si faceva fabbricare i guanti da quattro artisti diversi, tre per la mano e uno per il pollice ; ed aveva per il suo parrucchiere lo stesso rispetto che Carlo V aveva per Tiziano. La sua vita ovattata di cinismo e di epicureismo sarebbe stata compiutamente felice, se non fosse stato per i creditori. Quando questi si facevano troppo esigenti, bisognava ricorrere alla Camera dei Comuni per un aumento di appannaggio, e allora in tutta Londra caricature e satire farevano il conto di quanto costavano ai contribuenti le cravatte del principe e le 1,ue amanti. :NOTTE DI :NOZZE A SAINT J AMES I nomi di queste erano cosi noti come quelli dei suoi cavalli da corsa: ma più grave ancora era che la voce pubblica dicesse che egli ne aveva <iposata una segretamente, malgrado l'Act o/ Settlement che impediva all'erede al trono di soosarc una cattolica, qual'era questa siV1ora Fitz-Hcr• bert. A quel tempo nemmeno l'autorità di Pitt poteva ottenere l'emancipazjone degli odiati papists: il popolo era ancora rimasto alla Cospirazione delle polveri e alla e Femmina scar• latta>, e il sospetto di simile matrimonio bastava perché si parlasse di cambiar l'ordine di successione al trono. Per fermare la piena di impopolarità che minacciava di travolgere il principe, non vi era dunque che un mezzo: il matrimonio con una principessa protestante, come conveniva al futuro sovrano dell'lnghiltera anglicana, della Scozia presbiteriana e dell'Hannover luterano. Il Re Giorgio 1 II mit:e le sue condizioni: se il figlio accettava di sposare, gli avrebbe pagato per l'ultima volta tutti i debiti. Fra Windsor Castle e Carlton House si trattò a lungo: il {>rincipe era davvero spot:ato con la signora Fitzherbert, e ora, ne• mico del matrimonio come era, vedeva sorgersi davanti la po~ibilit~ ra: ra di avere addirittura due mogli! St difese come meglio poté 1 parlò di ri• nunciare ai suoi diritti a favore del du• ca di York. Ma c'erano j creditori. La <;ignora Fitzherbert gli promise di non pubblicare mai l'atto del loro matrimonio, ed egli mandò lord Mal• mesbury a portare al Re la sua capitolazione: « Il suicidio mette fine a molti dissesti, ed io mi uccido col ma• trimonio >, disse beffardamente. La diplomazia del Regno fu incaricata di trovargli la sposa in una delle cento corti elettorali, ducali e margraviali che costellavano la Germania del Sacro Impero. La scelta cadde sulla ventiseienne Carolina di Brunswick, figlia di una sorella di Giorgio l I I e del famoso duca di Brunswick, valoroso e poco fortu• nato capitano della Prima Coalizione. Lord Malmesbury si mise in viag~io per sposarla per procura. Trovò una tedesca come cc ne sono tante, bion• da, con gli occhi celesti, le forme che attestavano la buona salute. Intorno a lei la Corte paterna offriva la visione dì un quadro di Fragonard nella cornice di un'etichetta puntigliosa: il duca e la duchessa vivevano per conto proprio con allegra disinvoltura, imitati da tutti i cortigiani; la sola per• sona che si preoccupasse di parlare con l'inviato inglese della ~iovane fidan• zata e del suo carattere era la con• tessa Hertzfeld, amante in titolo del duca: « la princesse n'a pas le coeur dépravé >, diceva questa suocera in partibus infidelium, non ha mai fatto nulla di male, ma è senza giudizio ... 8i.5ogna che il principe si faccia rispettare e la tenga stretta, altrimenti el• la si perderà ». Ascoltandola, il nobile lord cercava di allontanare dalla sua memoria ufficiale altre informazioni che lo avevano purtroppo indiscretamente raggiunto, storie di paggi adolescenti, di giovani ciambellani, di una malattia che aveva tenuto la principessa lontana dalla corte per qualche mese, e dopo la quale ella era riapparsa più fiorente che mai. Il matrimonio per procura fu celebrato a Brunswick; quello vero nella cappella di Saint Jamcs, 1'8 aprile 1795. Come Petronio, dandy avanti lettera 1 il principe di Galles aveva voluto giungere all'ora del « suicidio » libando con gli amici e i clienti, e ora nel corteo nuziale procedeva offrendo il braccio destro alla sposa, e il sinistro al duca di Bedford perché lo sostenesse. Il popolo applaudì per tutta la giornata, e vedeva nella principessa coronata di rose bianche una vittima buttata dalla politica nelle braccia del vizio. Poi gli sposi si ritirarono, e i paggi rimasero in anticamera coi doppieri. Quel che accadde in quella notte di intimità fra l'ubriachezza e i c~1ttiviprecedenti non fu mai completamente risaputo: all'alba si udirono dalla carnera degli sposi voci alterate, poi ne fu visto uscire, sconvolto, a pa,;si precipitosi, quasi in fuga, il principe di Galles. Co~cro voci diverse ... L'indomani lady Cholmondeley comunica\'a alla sposa che il principe non avrebbe a\'uto pili nessun rapporto con lei. "A DELICATE INVESTIGATIO:N" e A nove mesi meno un giorno > da quel mistero nuziale nel quale forse i medici anebbero potuto dire la loro parola non meno dei moralisti, nacque la principessa Carlotta. L'evento non modificò la po1;izione nella quale la principessa di Galles si era trovata all'indomani del matrimonio: la ripu• gnanza del marito, l'ostilità della Regina rnocera, l'impertinenza della Corte continuarono a farle il vuoto intorno. Ella si ~forzava di riempirlo a suo modo: nella sua rc~idenza di Blackheath ir;embrava di stare in un brefotrofio. Raccoglieva intorno a 5é tutti i bambini pO\'eri del borgo, li ospitava, li alle\'ava. e i rari vi1>itatori torna\'ano a Lon• dra e dc~cri\'evano $?li appartamenti p1t·ni di moccio~i starnazz..,nti. i mobili dei salotti sempre ine-ombri di pop· patoi, fasciature e scodelle, si può immaginare con quale successo di allegre risate fra gli amici del principe di Galles. Ma raccontavano anche del11altro, con malignità meno ìnnocua, e il prin• cipe un bel giorno (erano passati intan• to dieci anni dal matrimonio: gli anni di ~arengo, di Trafalgar e di Austcrlitz)1 poté presentare al Re Giorgio l'accusa contro la mo~lie di adulterio e di parto clandestino. D'ordine del Re, quattro pari del Regno consiglieri privati, lord Ellenborough, lord Erskine, lord Spencer e lord Grenville, partirono per Blackheath: « The delicate irwestigation > fu il nome che rimase alla loro missione. Interrogarono amici e amiche della principessa, camerieri, pescatori. Nulla fu confermato in modo positivo: r.rò e• merse chiaro che a Blackheath a principessa non s1 era occupata soltanto di trovatelli, ma anche di ufficiali di marina. Tuttavia il Re la volle riaccogliere a Corte e le concesse di stabilirsi a Londra, e Londra ebbe così tre reggie, J;Juella di Saint James, del Re e della Regina, quella di Carhon House del principe di Galles, e quella di Ken~ington della principessa di Galles. Fra queste due ultime, era una gara di di• sordine: il principe con i suoi da11dies, che qualche volta avevano tutta l'aria di mignons~ le sue darne e le sue attrici, la principessa coi suoi musicisti di terza categoria, e i suoi artisti da strapazzo. La reggia di Kensington era « una delle case di Londra dove una signora non può farsi vedere». Si diceva che lord Perceval 1 il capo dell'opposizione, avesse pronto un libro di rivelazioni scandalose, si parlava ovun• que della « delicate inuestigation > at• tribuendole risultati precisi. Però, strano a dirsi, l'ormai patente scandalo del• la vita di Carolina a Kensington non raggiungeva le claS5ipopolari: per que• stc, i disordini del marito creavano l'in• nocenza della moglie, della povera moglie abbandonata. Sibili ostili si levavano al pas~aggio del principe di Galles, ma quando la carrozza di Carolina attraversava i Quartieri popolari, tutti ~i scoprivano: « God bless our good princess.' » dicevano i proletari. UN CORRIERE CHE FA STRADA Re Giorgio I I I divenne pazzo. Quella rntclligenza regale che per l'ultima volta nella storia inglese aveva voluto imporre agli oligarchi del Parlame11to la volontà del Capo di Stato, si era andata a poco a poco paralizzando nelle idee fisse; poi era sopravvenuta la fol• lia vera e propria : il vecchio sovrano fa~eva dignitosi inchini agli alberi di \\'mdsor, e vestito di frusti abiti neri pre~iedcva le cerimonie e le udienze di una Corte invisibile. Il princioe di Gallrs divenne Principe Reggente: ma al suo fianco la Rci!ina Carlotta, e un pnin de sucre da11s du brocart », 1,cduta fra i cu,;cini del suo trono in modo da 1,em• brar dritta in piedi, continuò a regnarr nelle solennità, mentre Carolina rimaneva i1;0Jata a Kensington. Tutta Londra festeggiava i Sovrani alleati, vincitori di Lipsia. le ri\'istc e le parate seguivano i balli e i banchetti, ne<;suno si ricordava che il Rc~~cnte dc-1Regno ave\'a una moglie. E \e qualcuno, lo Zar Alc~~andro o qualchr parente di Germania, se ne ricorda\'a 1 veniva ~arbatarncnte infonnato che il principe di Galles avrebbe considerato come una ~cortet:ia verso cli lui qualunque ;,t• tenzione mostrata alla principcst:a di Galle,. Carolina era più estranea all'Inghilterra di una viaggiatrice cli pas~a~~io. e \'i era più rnobbata di una signora qualunque delle e middle rlasus » : l'amarezza di quc ..ta condizione le mggc-rì di andar<;cnc. Sarebbe ~tata mrno esiliata ovunque n(t1 avesse avuto fissa dimora. Né il principe di G?lles né il primo ministro lord Liverpool le fecero nessuna obiezione quando ella annunciò la sua volontà di trasferirsi sul continente, « allo scopo di ridare la pace al principe, e a sé stessa quella tranquillità d'animo di cui per tanti anni era stata privata >, scrisse con dignità. E se ne venne in Italia, sulla quale durava ancora una settecentesca nomea di costumi facili e indulgenti. Aveva ormai quarantacinque anni passati : bella non era stata mai, ma ora la maturità le aveva aggiunto una compiutezza carnale, e quello che Ja. sciava vedere di sé, e non era poco, grazie all'audacia delle sue toilettes, con• scrvàva alla meglio certo prestigio di opulenza, tanto più che in tutte le cit• tà d'Italia dove arrivava, chiassosa e fastosa, si circondava sempre di gente di quella categoria per la quale, secondo Balzac, « una duchessa ha sempre trent'anni > : almeno nel secolo XIX. Si d!vertiva, divertiva gli altri, faceva sorndere e mormorare metteva nell'imbarazzo le autorità au;triachc e i comandanti degli eserciti alleati, che non sapevano se dovevano trattarla come ~ma princinessa di Galle, sul serio, suscitava con i suoi inviti lunihc discus~io~i e i~certczzc nelle famiglie ~lencal1. Ma mfine, gran che di male, m apparenza, non faceva, e il barone annoverese Ompteda, e il colonnello inglese Brown, spediti dal Ree'tentc a Milano per organizzare una specie di lntelligence Service a~le sue costole, non trovarono da descrivere ai ministri di Londra altro che stravaganze. .Quando però la carovana della prin• c~pc1;1;la sciò ~1ilano e si mi~e in viaggio per Napoli, non era arrivata a Firenze che già il diplomatico annoveresc aveva avuto modo di capire che la missione ricevuta dal governo di Londra non sarebbe stata infruttuosa. Da Napoli poi poteva mandare la sicura pro• messa delle rivelazioni aspettate dal ReJ?(?'entc: « C'è stato un forte dissidio fra. la principessa e il suo seguito>, scriveva, « ella voleva mandar via tutti ... colui che cagionò il dissidio si chiama Pergami: una specie di Apollo. di aspet.to !'1acstoso e superbo, alto pilt di sci p1ed1... > e concludeva: « Ho scrit- ~o a suo temp? che si potéva giudicare 11contegno d1 S.A.R. tutt'al più stravagante. Sono costretto ora a ritirare il primo giudizio e se affermo -che la sua condotta solleva il più grande scandalo, son certo che nessuno a Napoli vorrà sostenere il contrario. La principessa è e:1it~ta da tutte le inglesi di famiglia d1stmta >. Questo Pergami antico sottufficiale degli usscri del R~gno Italico bell'uomo davvero, con un bel paio di favoriti copiosi nei quali si perdevano come due affluenti minori i mustacci neri, era partito da Milano come corriere, precedendo di qualche ora le vetture per preparare gli alloggi, ma fin dalla tappa di Ffrenze aveva dato motivo 9i imbarazz?. al ri$orismo di quei pochi. ~rsonagg1 111gles1che seguivano la prmc1pcssa, e a Napoli era addirit• tura comparso alla tavola di Sua Al• tezza. Non solo, ma era lui che organizzava le feste e i quadri viventi che ella ?ffriva ~ Gio~cchino Murat; seguendo 1 suggcnrnentt di questo fanta<:ioso regista, la principessa, acconciata da Dea della_ Gloria, scriveva su un quadro i nomi delle battaglie di ~urat con una penna strappata alle ali della Fama: « il pubblico applaudiva torcendosi dalle ri~a, la Regina di Napoli alzava le sp3:llc, ma la principess,1,. prendeva sul seno quella mascherata >. Forse il fa- ~cino di Gi?acchino Murat fece per un istante vacillare il prestigio baldanzoso di Pergami in quel cuore obeso: Murat se ne dovette spaventare, e mentre prima e~a stato, à tout hasard, pieno di cortes~~ per la moglie del « più antico, de~ prn co~tante e del più generoso » ~k1 nemici di Napoleone, ora, meglio mfo;1,nato _della sua vera posizione, rist,ab11tle _distanze, tanto più che la princ1pct:1>a, 11 suo Pergami e le loro feste e:ano la favola che distraeva le ansi~ d1 Napoli in quella vigilia di Tolentino e di Pizzo. Una sera al San Carlo ella era apparsa. vestita « d'una unica gonnell~ guarn,t~, fermata sotto il petto, senz orn.bra d1 corsetto o di maniche. (!no. scialle ondeggi,mtc al vento non riusciva a rendere decente quel costume >. Il pubblico del /oyer l'aveva accolta con commenti insolenti e frizzanti, cd ~Ila. avcv:a dovuto ritirarsi. Questo ep1sod10 e 11 mutato atteg~iamcnto di M,urat le fecero compren'derc che era giunto il momento di lasciar Napoli, e infatti ~iedc gli ordini di partenza a Pergami : ma ora non pili come al corriere, ma come allo scudiero. Gli aveva infatti conferito questo titolo 1 con una sola, patetica condizione: che si vcstic.1;c,si acconciasse e si muovesse il pili pot:..ibilc come Gioacchino Murat. PRINCIPESSA E SCUDIERO Riprendono coir;ì, principes<ia e scudiero, il loro pellegrinaggio di zingari in berlina. Però, ad un~ àd una, le persone per bene del seguito se ne \'anno. Lady Forbes rimane a Napoli Sir \\'illiam Geli parte promettendo di tornare e non torna, il capitano l·lesse ..,i fa richiamare al rcg~imcntò, il conte te• desco Kcppcl Cra\'en h:t da curare af• fari di .famiglia in HannO\·er, lady Lindt:ay nmanc per ,tra.da a Livorno. :\la lo ~bri~ati\'o Pergami, da \'ero u,;~c,o napoleonico, sa come t:i sostitui~cono le ari~tocrazie emigrate. ha un fratello, Luigi, ed eccolo al servizio della principc~1,a: una sorella, An~iola, « bel donnone, di abitudini ahbastama \'Ol- ~ari1 che parla\'a un italiano di le'!a lombarda > : eccola nominata dama di compa~nia; tutta ,·eltita di 11cro. severa come Letizia Ramolino, sua madre assume la soprintendenza dei servizi, e i domestici la chiamano reverentemente « Donna Livia ». Perfino una fi. glia che Pergami ha avuto da un vago e dimenticato matrimonio ~ chiamata presso la principessa, che al solito si entusiasma di lei, la tiene sempre con sé e la fa chiamare e la chiama « princi• pessa Vittorina >. E poi cugini, figli di cugini, una diecina di parenti per parte di padre o di madre del furbo usscro sono distribuiti in tutti i gradini del servidorame alto e basso della princi• pessa di Galles. Pergami è troppo intelligente per a• girc in questo modo solo per sistemare con buone paghe i suoi congiunti. Egli ha capito quello che Carolina non ha ancora capito 1 semplice com'è: cioè che essi sono spiati e sorvegliati dagli agenti del Reggente, e conta di chiuder la strada alla corruzione del barone Om. pteda mettendo intorno alla sua buona ventura persone che '!'li debbono tutto. Ricorre anche a mezzi di più immediato effetto: colpi di pistola nella notte, ombre che dilegudnO lungo i muri, racconti di cassetti aperti, di serrature for. zate, di chiavi false. Carolina si decide alla fine a rompere ogni rapporto con il barone Ompteda; ma non cambia sistema di vita. A Genova, dove arriva nel marzo del 'r 5, appare alla contessa de Boigne in un singolare apparato: « in una specie di phaeton a forma di conchiglia marina, dorato, ornato di madreperla e di figure allegoriche, trai• nato da due piccoli cavalli pomellati guidati da un ragazzo vestito da Amorino da teatro, si spampanava una grossa donna sulla cinquantina, corta, bion• da e colorita. Portava un cappello rosa con sette o otto piume r~a svolazzanti, una camicetta molto scollata, uria gon• na bianca che non copriva le ginocchia e lasciava vedere le grosse gambe coperte di stivaletti di velluto rosa >. E quando la contessa con lady Bentinck vanno a visitarla, ella le riceve e sotto un pergolato, dove mangiava vestita dì una leggera vestaglia tutta aperta, e servita dal solo Pergami ». Da Genova oassa alle ri\'C del lago di Como, vi acquista dalla cofltcssa Caldcrara-Pino la villa del Garro\'o, e la inaugura con una festa sontuosa, alla quale « non mancò neppure il canto della musa italiana, rappresentata dal 1>oeta Bernardo Bellini » : e Ove il Lario più ridente Specchio fa di Plinio al nido, Caro a Venere e a Cupido Aureo tetto accotlie in sen. Bouherect:ia argentea scena, Gli fa il colle e l'onda inJorno, Ed a lui .sorride il giorno Con un placido seren ». Del poeta Bellini Bernardo oggi non si ricordano nemmeno le più scrupolose enciclopedie, ma della sua « Cantata sulla faustissima inaugurazione della nuova Villa d'Este » è rimasto per sempre questo nome alla antica villa del Garrovo, a ricordare che Carolina attraverso complicazioni genealogiche risalenti al Mille, era « vaghissimo ger• moglio del ceppo estense>. Col passar dell'estate, nemmeno la e boschereccia argentea scena > basta all'umore vagabondo della principessa: L'attira )'Oriente, l'Oriente di quei tempi 1 che cominciava in Grecia e finiva in Asia minore, e parte con Per• garni per andare a visitare il Santo Sepolcro. Si fermano in Sicilia, giusto il tempo necessario per acquistare la terra della Francina col titolo di barone: è un regalo per Pergami, che come ha• ronc della Francina riesce ad avere anche, non si sa come, l'ordine di :Malta; e poi, cosi ornato e addobbato araldicamente l'antico sottufficiale, fanno vc- ~l attraverso l'Jonio e l'E~eo. L'itinerario romantico di Byron, di Lamar• tine e di lady Stanhopc vede passare la bizzarra coppia seminascosta sotto la tenda multicolore alzata a poppa della e Reale Carlotta ». Ecco Atene, munita ancora di un pascià turco che si ostina a chiamarla Setinè, con l'Acropoli già spogliata da lord Elgin, e le reclute dei corpi albanesi che dormono sui gradini del Partenone, mentre gli « Amici delle Muse> preparano l'in• surrezione invocando Temistocle e lo Zar ortodosso. Ed ecco Costantinopoli, « la benedetta, la pupilla di Allah la ben guardata » dei testi prolissi dei pas• saperti del Gran Si~nore : Costantinopoli di ~1ahmud II, l'µltimo dei grandi padiscià osmanli. I dignitari portano ancora il turbante come ai tempi dell'assedio di Vienna, le grandissime brache, e quando vanno al Selamlik sono preceduti dalle insegne con le code di cavallo; e ancora sfilano per le vie luride, fra i cani randagi, le « orta » dei giannizzeri, che han'no per emblema la mannitta, e la capovolgono nei giorni dì sedizione. E infine, per Ci• pro e San Giovanni d'Acri, la e Reale Carlotta » approda a Giaffa, cenciosa e ricca soltanto di cattivo odore. Per• garni, insostituibile ed autorevole, in poco tempo raccoglie dromedari, tende, cavalieri arabi armati coi fucili ciel• le :Mille e una notte, guide e provvigioni per il viaggio nel deserto della •Ja re~ina di Saba, e partono verso ,!lii lllivi di Get!.Cmani attraverso il pacsafZ"~io brutto cd elementare come lo scenario dei misteri ~acri del teatro medioevale. Più che alla Passione, quando non pen• <:ano a Shcherazade, pensano a Clorinda, a Tancredi: e « in Gerusalemme, li 12 di luglio 1816 >, Carolina principessa di Galles firma il decreto, redatto in italiano da Pergami, che i:-.ll• tuisce l'Ordine di Santa Carolina a Gerusalemme, e per ricompensare i fedeli cavaglieri che hanno avuto l'onore di accompagnarla nel di Lei pellegrinaggio in Terra Santa >. MANLIO LUPINACCI (La fine al prossimo 11umero) MEDITERRANEO· LEVANTE-MAR NERO-ADRIATICO 14 LUGLIO 11 AGOSTO Preui minimi, 1• Cl. L. 4410 • Cl. Tur. L. 2700. 3• Cl. t. 1920 OCEANIA CoNn GRANDE MEPTUMIA ROM A GRECIA · SICILIA · AFRICA SETTENTRIONALE 2 AGOSTO 17 AGOSTO Preui minimi, Ciane Uniee L. I 550 FERRAGOSTO IN CROCIERA 9 AGOSTO 16 AGOSTO Preui minimi: I• Ciane L. 1400 Cloue Turislica L. 700 CROCIERA IN LEVANTE 28 AGOSTO 9 SETTEMBRE Prezri min1m1: Ciane Unica L. 1350 EGITTO PALESTINA GRECIA 2 SETTEMBRE 15 SETTEMBRE Prern m:nimi. I• Cl. L. 2490 · Cl. Tur. l. 1500. 3• Cl. L 1110 '"I T I L I Jt' S OC I ETA' O I NAV I GA I I ONE INFORMAZIONI E PROGRAMMI PRESSOGLI UFflCI SOCIALI E LE AGENZIE VIAGGI A ROMA: VIA DEL TRITONE, 75 · TELEFONI 40854 41429
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