Omnibus - anno I - n. 7 - 15 maggio 1937

(DAL NOSTRO INVIATO) Ola.tra, ma.g,rto D OPO ALCU;S;E ore di viaggio noiosissimo e penoso, sotto un sole cocente, giungemmo ad un gruppo di case. Ci fermammo davanti ad un distributore di benzina. \Veizman suonò tre volte la trombetta e da una ca~ dipinta di ro\So apparve un vecchio signore che cì ~aiutò con molta gra\·ità. « Salom ! > e Salom anche a \'Oi, mister Korach >, rispose il mio compagno, molto rispettosamente. • Il vecchio innestò la canna di gomma al nostro serbatoio. Come la faccenda della benzina fu sistcmata 1 \Veizman, invece di premere l'acceleratore, (i appoggiò allo sportello. « Non l'avrei creduto addetto alla benzina, caro professore, oggi! Con questo caldo si starebbe meglio sotto la doccia >. li vecchio sorrise dignitosamente. e La regola è la regola, e deve C"-sere risp<:ttata. Ognuno dì noi non deve avere preferenze, caro \Veizman ». Non capivo di che regola si trattasse. Mi fu spiegato allora che nella colonia ebraica alcuni mestieri manuali ve. nivano esercitatii secondo il turno, un po' da tutti. Questa volta era toccato a un professore di pedagogia di distribuire la benzina. Costui non mostrava affatto di essere annoiato della sua professione occasionale, anzi 1 ostentava una particolare ~razia nell'attaccare e nello staccare il tubo del serbatoio. Per lui, in questa terra arida e sabbiosa, il maneggiare quell'ordegno era una affermazione di principio. E poiché lo ~uardavo con insistenza e curiosità, rivolto dalla mia parte con aria modesta e sorniona c~clamò : e Le sembrerà curio~o che un profc!.- sore si adatti a distribuire la benzina, ma non c'è nulla di strano. I lavori manuali sono oer noi uno svago; alternandoci in queste funzioni, sopprimia- ..mo le distanze e i privilegi delle classi». Capii d'essere già entrato nel regno della utopia, e sorridendo monnorai: "Tutt'altro! il vostro esperimento mi interessa estremamente ». Weizman mise in moto la macchina; ma mentre stavamo per partire, il vecchio professore ci pregò di attenderlo. Chiuse con la chiavetta il serbatoio della benzina, indossò la giacca· che aveva lasciato su una seggiola e, appoggiatosi allo sportello, chiese di essere accompagnato in città. Attraversammo una lunga zona di campagna disseminata di piccole case hi;mche. Di tanto in tanto apparivano vili' 1i in stile svizzero, brmgalows, cotlages con cancellate di ferro e reti me• talliche, dietro le quali apparivano poche piante secche e polverose. Sembrava di attraversare una città balneare in pieno agosto. Dalla strada salivano vampate di calore. Ad una curva incontrammo i primi negozi con grandi 5eritte in ebraico. Una guardia in divisa di tela annaffiava un giardinetto di agavi, di fiori gialli e di bugainvillee. Un gruppo di ragazzi nudi attraversò la strada oer farsi cogliere dal getto d'acqua. Da un negozio wci in fretta una ra• gazza in mutandine color cachi con la camicia bianca e gli occhiali affumicati. Sostammo davanti a una edicola. Uscì un giovane piccolo e grassoccio, dei capelli rasati e il viso lentigginosoJ che consegnò un pacco di riviste e giornali al professore, e disse e Buongiorno. La Weltbiihne non arriva più». Riprendemmo la corsa. Entrammo in un quartiere razionale, di case a tre piani, con _grandi finestre orizzontali e terrazze angolose. A un certo punto, il professore fece cenno di fermarsi. e Sono arrivato», ci di-..sc. < Sarei molto onorato di ospitarvi>. _;IJon avevamo niente da fare, e tornare a Giaffa per trascorrere la sera coi nostri amjci inglesi, era una cosa che facevamo da mesi e non ci attraeva più. C'incuriosiva di più la ca1a di quc• ~to strano personaggio. Scendemmo dalla macchina e se• ~uimmo if professore nella sua villa. Egli spinse il cancello del giardino. Pestammo una ghiaia nuda e bianca ; le piante erano annaffiate di fresco; un cane levriero s'alzò pigro dallo stuoino dove leggemmo e Salom >. Entrammo in una grande stanza f re• scaJ dal pavimento di maiolica azzurra. Le pareti erano bianche e apparivano in certe cornici di metallo strani dis("gni. In fondo, una grande veranda ,i apriva su un campo di terra viola, dove s'alzavano le annature di ferro di una nuova costruzione. Più a c;ini- ,;;tra, un campo quadrato d'imalata. JI professore c;i to),;;e la giacca e ci pregò di fare altrettanto; poi, scuc;ando,i, ~comparve. lo e \VeY,man 0"-'-<."f'·ammola ,tan- \ 15 MAGGIO 1931-XV O ■ NIBOI PAGINA SI za, che insieme era un ingresso e un salotto. In un largo scaffale, laccato di bianco, appariva una lunga fila di volumi rilegati. Wcizman ~i avvicinò alla prima fila e lesse : e Heinc, Hcine, Heine, Heinc ... ». < C'è anche tutto Romain Rolland ! » segÙitò \\'eizman, con ammirazione. \(i misi anch'io a guardare i titoli dei libri : un vasto campionario di tutta la letteratura europca 1 da Gidc a Malraux1 da Einstein a Trot-..ki. Un grande disegno appariva dentro una cornice laccata di rosso : era un paec;aggio cubista di Capri. In quel mentre, apparve il nostro Professore seguito da due donne, una sui cinquant'anni, l'altra c;ui venticinque. L'una dal corpo stanco, cascante, grasso, da comare tedesca; l'altra magra e alta, dai capelli ricciuti e una grande bocca -..enza rossetto. Quest'ultima indossava un paio di pantaloni di tela ro..-..o-ruggine e calzava sandali di paglia. « ~1ia moglie Rebecca, e la <:ignori~ na Giuditta, no,tra amica», pre,;cntò il professore Korach. Ci sedemmo intorno a un tavolo di metallo e di vetro. Entrò una l- mbinetta di cinque o ~ci anni, seguua dal fratellino più piccolo. Corsero tra le braccia del professore, poi tra quelle della -..ignorina Giuditta. < Sono i no~tri bambini », dis"-c la signorina. Non compresi bene a chi si riferisse quel nostri, ma non cercai di approfondire. Il profe-..sore era molto loquace e fu lui ad iniziare la conversazione. Quasi prevenendo le mie domande, con J'oc. chio fisso sulle dita che teneva intrecciate e immobili, iniziò una disquisizio. ne sopra i benefici della nuova civiltà ebraica. « Sono appena vent'anni da che la nostra colonia ha cominciato ad espan• dersi, ed oggi Tel Aviv conta ben settantamila persone, e la colonia intera quattrocentomila. Il nostro popolo ha una grande fede nell'avvenire, e i nostri figli saranno migliori di noi : e i figli dei fi~li, forse, realizzeranno quello che è il nostro sogno. Lavoriamo solo per loro. Vedrete tra trenta, o quarant'anni, che sviluppi prenderà la nostra colonia. Il lavoro è il principio di ogni cosa, ma noi non dimentichiamo mai che il lavoro non basta, se non è accompagnato da quelle occupazioni inteJlettuali che elevano l'uomo e la donna e li fanno divenire es.seri civilizzati e moderni>. E qui il professore ebbe una sosta soddisfatta. Ci offene un bicchierino di liquore che, ci avverti, era stato fatto in casa, dalla signora Korach. Poi corrugando le sopracciglia, come se stesse per. ra~contarci qualcosa di straordinano, riprese : « :-:esnma città, forse, vanta come la nostra un numero così elevato di biblioteche circolanti. Noi amiamo molto la cultura. Leggiamo tutto; siamo al corrente di tutte le tendenze scientifiche e sociali del mondo intero. Le nostre conferenze, i nostri concerti, le nostre rappresentazioni teatrali sono sempre aperti a una folla assetata d'istruzione e di cultura. Voi dovreste venire a una delle nostre serate, quando ci riuniamo e parliamo di letteratura, di filosofia, di medicina. Ognuno di noi esce da quelle serate mieliore. I nostri continui scambi d'idee arricchiscono la mente, come un buon c~ercizio ginnastico sviluppa e rassoda i muscoli. t questione d'esercizio, caro signore. In Europa non si coltiva abbastanza lo spirito. Lei è italiano; conosco bene l'Italia. Sono stato a Capri. Conosco Edwin Cerio e ~arinetti. Presto 1 verrà qui il maestro Toscanini: è il genio musicale più complesso d'Europa». Qui il professore interruppe il discorso, e, visto che nel bicchierino c'era rimasta una lacrima di liquore, lo portò alle labbra e lo pulì. « ~oi siamo tutti affrattellati da un unico scopo>, \eguitò. e Cerchiamo di realizzare sulla terra il sogno dei nostri antichi profeti. li mondo guarderà domani verso di noi e prenderà esempio>. Continuò su questo tono per alcuni minuti 1 -..enzacambiare accento, e scn73 che noi osa\simo interromperlo. Ci spiegò così come la loro società fosse co~tituita su nuove basi, completamente diven,e da quelle della civiltà capitalistica e induc;triale. Non divisione di classi, non sfruttamento di pochi sui molti ... Ognuno, in quel paese felice, lavorava secondo la propria capacità e tutti c;idedicavano con entu-..ia~mo ai lavori considerati, in altre parti del mondo, meschini e umilianti. «Il piaCl're del lavoro manuale». ~piegò il profc,;;~ore, « è superiore ad og-ni altro. \ ·oi vedrete pe~one c-he in altri tempi praticarono profc-..~ioni int<'llettuali, ~~ì impic~'ltr in co~truzioni rdili1if'. di ~tcrro, di elettrifìcarione. L<' donne, come gli uomini, hanno, in que- "-tO compito, eguali doveri. Esse sono redente dalla schiavitù del pregiudizio che le fa sottoposte e incapaci>. ~,[cntrc il professore parlava, guardavo di tanto in tanto l'espressione del volto della signorina Giuditta. Pareva ch'essa ascoltasse quelle parole per la prima volta e si persuadesse della loro verità. Faceva segni d'assenso e apriva la bocca come per ripetere a se stessa le parole del professore. Anche i bambini avevano ascoltato silenziosi e riverenti. Quando egli ebbe finito, la signora Korach avvertì timidamente che il pranzo era pronto. Ci alzammo, e sedemmo intorno al tavolo apparecchiato. Una zuppa di verdura, una fetta di cacio, un bicchiere di latte. ~langiammo in silenzio. I bambini divoravano le pietanze con avidità. La signora li sorvegliava attentamente, badando ch'essi non si sporcassero i vestiti. A una richiesta della bambina di avere ancora un po' di verdura, rispo- "-e freddamente no. Sgridò la ragazza che serviva in ta\·ola e si alzò due o tre volte es"' stes~a a prendere l'acqua. Il professore e la signorina erano seduti vicino e di tanto in tanto egli l'accarez. zava amorevolmente. « I nostri_ rapporti sociali sono liberi, senza pregmdizi », riprese più tardi il profes:.ore con lo stesso tono didattico di poc'anzi. e La nostra vita è su un piano di sincerità e di amicizia collettiva. Anche i rapporti tra i sessi », disse guardando per un momento la signorina Giuditta, «sono senza impacci convenzionali. I giovani e le ragazze imparano ad amarsi liberamente. Nessur ·1 costrizione li .soffoca. Già si vede nella nuova generazione come i loro rappor~ ti siano spontanei. Convivono insieme, studiano; e si avviano a diventare cittadini disciplinati e lavoratori. Niente fantasticherie, inquietudini, sogni. Noi educhiamo i ragazzi secondo le norme pedagogiche più moderne e scientifi• che. A quindici anni ragazze e fanciulli leggono trattati di economia sociale, GOYE~NMENOTF PALESTINE (NTPANCEINTO THf CU5iO,-.•S •·.... x.- ..._,'( :O!~"' "':,;.:.,; .~·J:>'"'I ,.,J1 K..U,l)~_).1.,?.,.J•.J},JI~ ll<tOSU~f IS P0OHl8HH>. [XCfPTTO : i'"'' :·~ì't/):'I , : .~,,~ THIfOllO'lll'G PIDSO~S•. f. TloOS( '&''<0 l'J.Yf 11/StJrri!SS tO HII"! U(f Af lii! OHIC(S 0~ Tl'I Olt.lOIMfllTS 5HV.t.TIDIKStM Tl'f !liClOSU~I OOCUM!lif.UY PIOOf Of fH( NATUQ( Of TMI l1J51"'m !!i ~1·x ~-~:> :)"~•"':1v :"l~,à. I i',"':.:: :-•~.;.,..,. ·•~t,'1)1 :·-m:::,1,• .""\,,~,.,xi·~ •;CH'll rnJ:.:,,"l ..--·~}: ~ ~ ..·~:.·~ -·:~,11rn;., ..,,,..;.;,..,_Jo,.,1_-t~l,,_(\;M.Ji;:.•r,' ... ✓ .i 1 ,:,..,o~~!..J!l~,., .. ,yJ,jJW,,.:J.).• •~(l;,J'u1:.,: ,l'. /((:::;,~:·~ oOS\15SIOII Of l 'UilJD UCOICE l'S'lUI' :•,) 'l;"l;i.:, ,"'IJ"~"'I :r,"t;:-..::, n:,;Jt~ .z 1111«0ì'~l Yd!CVS (USTOM!t.Ct~UltCU, fOtTS :ii•;,~,.'11.:'\?, :)::)l')"'I fl,r~•~; ~1.'.,,.,.,.~.i,,•;.1-..éoi,.-:i,, 'l".,,...J\ .f , --?V-~'A:-' !"tj .,i :;y 1 ':' ') .,i.~'.:>~V.· 0O1111.oCE, OQ fl51olRllS0QOIIUN(I. • .),·~~ n,,."), '\X '>m:'I .....!.J_).'.r.,-j-,. _;i_,v-,t,J ,'/.J ✓,,,.,," L.! -.l--✓1.. .. ;!,•.: :i,,;.. r1,, il• ..:.J)' ~,N (J' .,1 .... \?', ...,.,,,u,,.,.!).,1)1 3. 11101',.U O(;.w.. s M..tr UITIQ T"I CUSTOMS flil(lO~t( .,"llm IN t0m'I~ o; ,. it!CUt P.&\\ IUIJO f11Mll IY 1111 kU(T0R Of CUSlOMS, IJ{ISIAl!) TU~!, THICOHfCfOO ~ CliSfOM~. ox,,,n:.,.;:o;);,:-i>o·,1yor~ 'l~l'., O'OUI .3 01i-v, ~-,nrn.nurc-i :nct11."'l :i~.rOfYI 1' e:~·:·:>,:n. 'l'IIM1 ClM !:uo', ·•. )OJ~ >.iio IRAO PETROLEUMC! L • PRIVATREOAO . ...:..."' ...•.'.-_.,, .!.2..J' ..(. - , ._. ...i_,_. _, .°"J. p1•11 O!IJ n1:in .. n·o1!l 71ì • J~l ✓/\"N'Jl A GIAFFA,OONIAVVISO t IN TRE LINGUE, INOLE8E,EBRAIOOED ARABOI.N ALTO,DJVJETODI ENTRAREALLADOGANASENZAPBRlm!l!O, QUI SOPRAtL'INGRESSOADUNASTRADAPRIVATADELLAOOMP.AONlDAELPETROLIODELL'IRAQ RAGAZZEDI TEL AVlV di fil~sofìai di psicologia, di igiene. Le ragazze conoscono le regole delta eugenetica e sono preparate ad essere buone amanti e buone madri. Ciò non toglie ch'esse sappiano lavorare come noi uomini, anche nei mestieri più pesanti e difficili ». Continuammo a parlare fino a quando l'orologio di acciaio, senza lancette, suonò le dieci. « t!. l'ora di andare a letto >, esclamò il professore. e Su, bambini, prece• detemi >. La signorina Giuditta si alzò, tirò su i pantaloni che le erano scesi sui fianchi e avevano lasciato scoperta, alla cintola, una striscia cli carne olivastra, e gareggiando in agilità con i bambini sall a tre a tre •Ì gradini di legno che conducevano al piano superiore. Tornò poco dopo a salutarci. Aveva messo il braccio intomo alla vita del professore, e, la testa appoggiata sulla sua spalla, ci guardava sorridendo, con la sua grande bocca scura. e Veniteci a trCJvare presto», disse la signorina e mi strinse la mano con -un vigore veramente maschile. Poi, dopo averci accompagnati alla porta, i due si allontanarono sotto braccio. La signora Korach ci segul. Fuori era buio pesto ~ dietro le piante nere del giardino si intravvedeva appena la fonna confusa della nostra au• tomobile. e Aspettate, vi faccio la luce», disse la signora varcando la soglia davanti a noi e scendendo i due scalini. Una piccola lampada rossastra illuminò_ il vialetto di ghiaia. Un gatto, svegliato dal rumore, balzò via spaventato e voltò dietro il muro. « Buona notte », esclamò la signora senza guardarci e senza stringerci la mano. « Siano tanto gentili da batter forte il cancello». Più tardi, in automobile, passando davanti a un cinema illuminato, dove sostavano gruppi di ragazze dalle gambe nude e dai vestiti di cotonina a fiori, :veizman disse: « Strani davvero, quei Korach ! Da due mesi viVo in questa città, e ancora non capisco que. sti co~tumi. Non mi meraviglia che la sign?rina sia l'amante del professore, e abbia avuto quei due bambini da lui non mi meraviglia nemmeno che la si: gnora Korach si sia assuefatta a vivere ac;sicme all'amante del marito, pure es• scndo la legittima moglie. Mi meraviglia piuttosto come tutti e tre siano persuasi di creare una nuova civiltà e di aver detta l'ultima parola in fatto di felicità sociale ». CARLO BEDINl

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