Omnibus - anno I - n. 7 - 15 maggio 1937

- • ■ . - O ■ NIDUl!I ,,,. --- ( ILSORCNIOELVIOLINO) t'IUH Il DOMENICA ali'« Adriano•• dinanzi a una sala mezzo vuota, ebbe luogo il concerto più importante della stagione, e l'ultimo che registriamo. Insieme all'Ouverture n.2 del maestro Alceo Toni, al Quadro sinfonico tratto dall'opera « Dibuk > cli Lodovico Rocca, venne eseguita per la prima volta la Si,ifonia n. 2 (elegiaca) di Francesco Malipiero, opera recente e imponantis- ,ima nel campo della nostra musica rnodçrna, e sull'eccellenza della quale non abbiamo questa volta alcun dubbio. Trattandosi questa volta di una autentica affennazionc, di un chiaro )uperamcnto, di un miracolo insomm:1 che non ci aspettavamo. La seconda parte del programma era dedicata all'esecuzione dell'Edipo Re, opc,a vocale istrumcntale di Igor Stra• vin~ki. l!;!or Stravinski. ~ae~tro caro, im• 1rwn,.lmentc bizzarro. \"icn gili dal tirlo. Rt:incarnazione divertentissima. J I C:cnio mascherato, ma riconoscibik: colui che non si vedeva più da oltrt• t inquant' anni, che credevamo morto. Il genio antico dell'arte, sempre lo stt.•,,o, sotto travestimento - in né• glig,:, e nìcnte affatto imponente, -· ma ~rcmito di vìta come un obice: di Crl('-1gia,di di!ltru-zione e di morte colti<'. un obice. Tutto è nuovo in lui - non è la tecnica che ricordiamo - ma l'aria, l'aria che evapora dal suo teatro. Che vibra1.ione "ecca : i nervi soltanto. E quale moltiplicaziqne creativa: che incroci di ra7..za, quante nascite. Tutto germina, ruzzola, si scatena sul quadro musicale. Delizia di ritm.J, mescolanza d'armonie che vanno a toccare le corde retro- ~tanti la microscopia polverosa e le cellule- infiammabili del nostro io. L'Edipo di Stravinski varrebbe la pena d'un capitolo che noi no,l saremmo mai capaci di scrivere, tanta è la franc-heZ7.a,lo spirito vivo, la pla<t.ticità, il tiro ben a~giustato di questo musici<;ta. Egli si sposta ogni volta da un punto di vista a un altro: duro, preciso. A 11gni nuovo lavoro, nuovo problema e uuova soluzione. Gli attribuiscono dei programmi, ma programmi non contano, è l'uomo che conta : lui solo conta, perché ci si irorderà tutta la vita d'averlo cono- ~ 1uto di persona. Stravimki è il liberatore della musica i'ha liberata dal peso, dalla corpulen~ dall'agglomerazione. · Egli ci dà il cri~tallo, la polvere euforica, la sorg(•nr.e radioattiva della ,011orità. La sua mu,;ica è di origine elettrica, I redda nel caldo come la grandine di 1·state. forza, semplicità e meravi~lia di la. vorazione. Materia pura, disegni, e stampo ori- ~inale della sua fucina. Stravinski ha· un'unità misura a lui propria : delle distanze~ dei vuoti, e ,empre il numero uno. Non c'è traccia d'intonaco. Delle fessure nerissime fra l'una e l'altra pietra, e incisioni profonde suJ!e quali la luce istrumentale brilla e l'om- .-,ra si liquefà silenziosa e s'ingolfa. Nell'Edipo tutto è nel senso verticale. l'iccolo, staccato, divino campo di co- !onne1 e troni e obelischi. F une1;,to loco. C't: un'atm0sfcra di solennità reale e non intellettuale, non voluta), di solennità che c'è materialmente, e qua.;j 1<;pira l'or~re del bello, la paura del bello desertico e abbandonato. )fon c'è niente che nuttui, e si pietrhi, niente di coricato, di orizzontale. Tutto sta dritto e fermo. Come nella trag~dia greca o nella mitologia gre- < a. ~d,po! La?C°:°nte_? I pcrsona.l:{gi muoiono in p1ed1. S1 tramutano in ,1atue. Allo stes~ modo quest'opera rnonu. mentale di Stravinski finisce, all'improvvi-,o : in piedi. '.'ton è a dire quanto ci sia graditQ C(altare la scelta di questo programma, tpeciaJmcnte per quel che rieuarda la fluida Sinfonia di Francesco ~-falipiero, e l'Edipo Re di Stravinski: due O· pere diversamente ardue e splendide, alle quali non mancò un'esecuzione dirci quasi perfetta. L'orchestra, il coro, i solisti Giovanni ~!alipiero, Gilda Alfano, Armando Dadò, Bruno Sbalchiero, Gu'$tavo Gallo, e l'annunciatore Valerio detli Abbati, rurono tutti degni del grande momento muticale. DiriJ.reva il concerto Bernardino :\Colinari, e fu una buona giornata anchi> per lui. BRUNO B.ARJLLI si sono portati da casa. Ma appena la partita con1incia- finirà alle sette d1 sera col punteggio di H goalr a 33 e con un mmimo di cinquanta giocatori partecipanti - le lenze•• le pdlaccc, prc,1algono. Sono ragazzi stracciaci,bestemmiatori, prepotenti e ladri, csper~ ti tanto nel gioco quanto nell'inventare gli scherzi più atroci. Presso alla • porta • sta in permanenza un secchio d'acqua sporca per i signorini• che patiscono il s.'lnguedal naso. Oltre il Marchese• Z1rolacomanda la piazza 11Conte Bidone, e \'i fa le sue memorabili sortuc il comllaRiOdell'1 Er~tta secca». Con .'.\lattei,Corbjons, Loprctc. Sciavi e altn campioni già noti, non manca aRl1appuntamenti Fuh io. • StRnorino, di nascita e di educ,1zione.e lenza• per qualità di gioco e irrequietezza d1 caraucre. A distanza di annt, flcrnardmi potrebbe fare il conto dei suo, coetanei d'allora, come J le1ne delle lenze• di DùS$eldorfche. arrampic..ue con lui sul monumento dell'Elettore, guardavano passare I francesi e il tamburino I .egrand. Se P<!terfini fucilato a ;\lagonza, 11 ,\larchcsc• infatti ~ stato m\'itato d1 recente in tribunale per svtlare ai giudici il sei:cn•todi una conversa1ione a mimo armata; e più d1 un nobile del Parco è staio, come Kunz, nommato membro au,vo di una casa di correzione•, dopo alcune nnponanli scopcne geografiche nelle tasche d,,.I r,rou1mo•. L'alb(-reta deeadde quando il t:1ocodel calcio fu rilenuto pericoloso e \'enne sostituito Ja una blanda palla.canestro avanti lettera. rorella del f.poco co1cerchiem delle educande. Le balie sfila\'ano solenni. le guardie poltrono sedersi tranquille, nell'aria c'era come un odore di savoiardi con l'alchermes. Le lenze, avevano emigrato dopo l'ultima furibt>ndapartita. I •signorini• potevano vuo• tare sul prato il secchio dell 'acquo rossa. Professionismo calcis1ico. li puro», ciol: il dilettante, scompare, le società si conten• dono i giocatori a colpi di b1glietu da mille. Dopo un dissenso con la Lazio•, Bcrnudmi si decide nel '26 ad accettare, a malin. cuore, le ricche offerte dcli'• Jnternaz1onale• (ora Ambrosiana li). Le partenze, s'è visto, tono ormai all'ordine del giorno, ma l'andata a Milano d, Fulvio assunse allora un'impor• tanza notevolissima sotto l'aspcno tecnico e Sp0r11\'0, llalia se1tentrionalee Italia centrale e meridionale avevano costituito sino allora, nel fatto dello sport, quasi due paesi distinti e 1pcs.sodiscordanti fra loro. In alto, si diceva - e si calcavasull'antitesi per amor polcmico,- nuccvano e crescevano i veri campioni, gli atleti di classe; al centro e m basso pullulava invece una massa volon1crosaed esuberante, digmna tutta\•ia d'oJ,?nino7.ionetecnica. Pa. reva insomma che la virtù spon1,·a non osasse spingersi più m là delle ultime case della valle Padana. FOLV10 BERtU.RDOO SUL 11l'rt DI IIURKO" Remardmi. •nve~, p".'imo eampione ro• mano di fama internazionale, col suo trion• falc ingresso nell'• t:nivcrsità calcistica italiana• - la vecchia • Inter•, - seJ;enala fine di quf'I separatismo sportivo e l'avvento di una tecnica del calcio veramente italiana. Studente e piccolo impiegato di banca, or• fano povero, Fulvio a vent'anni parte per Milano, a quasi tremila lire il mese. A malincuore; il viaggio fa paura, sembra un tra• dimento a Roma, In fami(lliaquella decisione mette malmconia; la sera della partenza, tutti piangono in casa come se fosse mono qualcuno. Scrio, parco e modesto come è sempre rimasto - anche quando la domenica trentamila pef$0ne s,:ridanoil suo nome, - Bemardini mmicnc per st poche hre per le sigarette e i giornali, e col rcuo mantiene la famiglia. Trova aneora il tempo e il modo di stupire i pubblici europei, di frequentare la Bocconi, di farsi rompere una .'{amba,di preparare la laurea (un titolo ormai raro com~ dimostra Turpino che non erra, ossia l'arbitro e g:eomctraBarlassina che tutti gli anni compila un'agendina del calcio italiano con la vita e I miracoli d'ogni giocatore). IL CAMPIONE DEL PARCO ~ I., CA.\-IPIONATO ~ finito e la città del calcio sembra trasfofmata in un enorme furgone Gondrand in viaggio da un punto all'altro d'Italia. Famiglie intere di giocatori fanno le valige, dall'America del Sud arrinno, coi tenori, i confcrcn- .:icri e i grandi commercianti di grana.- glie, i campioni italo•americani, accompagnati da misteriosi signori - gli atleti dell'c cxport•import • - che hanno sotto il braccio pacchi di ritagli di giornali urugua.iani, argentini e brasiliani, contratti in bianco e mte[viste già pronte. Sulla banchina del porto passeggiano ncr~ vou.mente, con un cablogramma e una fotografia m mano, i dirigenti delle AOCictàd,istinti industriali che ogni anno si mangiano una filanda o una villa per tenere alto il prestigio sportivo della provincia. Appena il piros-cafoattracca e M1gucl, Luisito, Francisco si sporgono dalla murata, scoppiano gli applausi. Gigli e Pastonchi, ignari dell'equivoco, si dànno una toccatina alla cravatta e sorridono b,t;ati alla gloria, Ma Oernardini non figura nei racconti e nelle liste• gialle, della stampa sportiva. Fui~ vio Bcmardini, il • capitano li della • Roma 11, ventisei volte , naz:.malc•, il popolarissimo atleta che ha il suo nome scritto col geMO e con la pece sui muri di tutta la città; l'uomo al quale i ladri rubano la • Balilla» e subito, appena s'accorgono eh'~ 1ua, gliela riportano davanti a casa con un umido biglietto • Scusa, Fulvio,; ~ fedele a Ro1nae alla • Roma• e non accetta per nessun motivo d'cncre messo all'incanto come un cavallo dopo il D,,,by. Nel gioco del calcio, diventato pure da noi, nonostante le mascherature e gli eufemismi, un mestiere riconosciuto, quello di Bcmardini ~ ancora un nome e insieme un grido d'incitamento al quale ricorrere nei momenti disperati di una partita. Fulvio ~ I 'epigono della scapigliatura sportiva; l'ultimo campione di una razza di atleti, colta e popolare, cresciuta nell'uni\·crsità. e nei giardini pubblici, legata alla propria città e ai propri colori sociali {p•role che sanno di vecchio) da un amore geloso e ingenuo, da un orgoglio combattivo e cavalleresco. L'ultimo mosc.hcttiere rimasto sul campo a batterai per la Re~ina. Che ~. per lui romano, Roma, squadra e città: giallo rosso assoluto. e Dell'inRucnza dei preti e dei daini sul gioco del calcio in Italia li: in una storia sportiva, curiosa ma esatta, questo capitolo non dovrebbe mancare. Bemardini, come molti 1uoi coetanei, comincia a tirare i primi calci al pallone nel cortile di un ricreatorio cattolico. sotto l'occhio di un bra\"o prete che non ha paura a portarsi in canonica dei ragazzi con le suole rotte e un vecchio • Scroom •, deforme come un melone. Dopo il catechismo, 111c•ppa al Parco dei daini a fare le piì)tumultuose partite. Che l:i teologia e lo sport ponano andare a braccetto lo certificano, a Roma, in quel tempo i preti scozzesi. Venivano compunti, in fila; all'albereta e alla vista del pr:ito si trasformavano d'incanto: levati in fretta sottane, cappelli e mutande, apparivano belli e muscolosi in ca1%0hcini, già pronti a trasci~ nare i giocatori dcli', Audace, nel vortice di partite, calci negli 1tinchi e colpi magistralì. Poi si rivestivano, rimettevano l'indice nel brc\·iario e s'allontavano a capo basso. I • preti macellari •, i • preti scarponi• furono la meraviglia dei ragazzi che sognavano una parrocchia a Glasgow, col umpo di calcio a due passi dalla chiesa. In ogni città italiana, i preti sono in un certo .sensoi primi allenatori, e i daini dei giardini pubblici il primo pubblico straniero. Siamo nel '17, la piccola società si chiama •Esquilia •, e Fulvio, che ha undici anni, supera tutti i compagni. I dirigenti della e La- .tio•, informati, vanno a vederlo, ne sono entusiasti e lo adescano col regalo d'un paio di scarpe da football e un corredo intero da giocatore. 11 ragazzino cede ed entra, a tredici anni e meno, nella prima squadra di una delle più vecch.iesocietà italiane. Vi rimani per sette anni, senza vedere il becco d'un quattrino, Dopo le partite regolari, quelle irregolari, balcaniche aJl'albcrcta. t una 1pianau. dove giocano, o meglio combattono sino al tramonto, come in campo aperto, due partiti: i •signorini• e le • lenze li. L'unico motivo che fa tollerare i • signorini• - haMo le mutandine e le maglie di bucato, le scarpe coi bulloni e la retina per i capelli - è proprio e solo quel pallone che Nel '28 lascia ;\,lilano prima del tempo e torna a Roma, • capitano • e animatore dc.Ila •Roma•·• E .quai se 1emo,·i •. Non s•~mos.so nl si muoverà più, ormai. Ful\"io ha trovato il suo uhi comutam al Testaccio, do\e ogni domenica, per \'irtù sua, aristocrazia, clero e terzo stato •i pacificanoe s'abbracciano. A lui soprattutto, accaloratosostenitore dello sport romano, si dc\'e se le parti1e •Roma-Lazio, si consumano in una atmosfera rovente che non lascia immuni nemmeno ~li inurbati, Alla ,i'tilia del palio cittadino, egli cammina con una scorta di bravi• come un signorotto spagnolo e non si mt1mid1scené si meraviglia se, prima della g3ra, gli viene recapitata una lettera della ,\fono ntra con oscure minacce. Il • vecchio li Fulvio trentunenne, al quale il pubblico chiede ancora un miracolo: di •vegliare la Roma• che dorme e di portiula alla vittoria. Fulvio, il capitano: i •romanisti•, e forse anche i •laziali,, se dipendesse da loro, un monumento glielo farebbero volentieri. Dove? Fossimo interpellati, noi opteremmo pe1 il mortifìca10 Parco dei daini. t:n hel monu• mentino che sbalordisse le bahe e le go\"ernanti, rinfrancasse le• lenze li dell'uluma lc,•a e mettesse 1I rimorso m cuore alle guardìc nemiche del pallone. GIORGIO VECCHIETTI ' '-. ~ . ~ .··~i ~~ ~ ~~\•~ \ ... ~"'" BAOOIDI CALLIORAPIJ.SPORTIVAAL TE8TACOIO ( PALCHET~TOIMANI) DALSLOALITUDINE ALLA LUCE RICORDO un film veduto meno di dwci anni fa a Pari~i, nella tra1h11ione fra cinematografo muto e cinematografo parlato, (' quando il film si era arricchito appena di una ,onoriJ.Zazionc propria e per CO'-Ì dire interna. Era un film Paramount che nella ver-;ione francc,;c s'intitolava ,\1ensongts e nell'italiana Tradimento, ma io prcferhco A1ensonges che, se pure casualmente, c.Ò,uiene la parol.\ e sogno>. Le parti erboo distri• bui te tra Emi! Jannings, nato a esprimere l'ottu,;o dolore del bue, Gary Coopcr, ignoto allora come brillante conquistJ.- tore e in una parte brcvis<;ima di amante che muore con una maschera <;ulla faccia fo--a nel riso del dio C0mo~, cd Esther Ralston, adultera di co~ì puro aspetto, che vederla é'·.pcrdonarle era tutt'uno. La regia di Lewis .Milestone aveva inquadrato il dramma ncllr prealpi bavarc(i, del marito e padre felice che alla tragica morte della moglie scopre e il tradimento di lei, e che uno dei due bimbi non è suo. Quale? Il « frutto del peccato» Jannings crede individuarlo, ma mentre '-la per calare su lui la vindice mano, l'errore ~i manik~ta e, illuminato dal bene, il vedovo ~tringe entrambi gl'innoccnti al pet• to. Una mu~ica disperata e dolci<;sima1 una mu<t.icache mi ~i è appiccicata nel• la memoria come una carta moschicida, avvolgeva quc!-.tOdramma di alta rolitudine, questo dolor<' errante per gelide aurore montane, per sconsolati campi di neve, per dirupi infernali. e che, orrido e spietato, vinceva a poco a poco il male e piegava alla dolcezza del perdono. Che conta il soggetto? Press'a poco è que(tO medesimo soggetto che riappare in Solitudine di Lucio d'Ambra, rappresentato dalla compagnia Zacconi al teatro Elisco. Con questo p<·rò che. nf"lla \·enione dambriana, il « brutto» del soggetto ha la parte del leone. I figli non sono due ma tre, e grandi senza la tcncre7..za dell'infanzia 1 la gra;.ia dell'innocenza; l'involontaria colpa del figlio spl1rio è gravata oltr(" a ciò dalla colpa volontaria di un furto di titoli (quale impronta ha lasciato l'orrendo Bernstcin 1 quantunque vivo ancora, sui n?stri malleabili drammatur{!'hi !) ; l'ambiente non ha il gemiitlich della montagn~ e dei rifugi alpe(tri, ma l'odioso e il ndir?lo delle abitazioni borghesi. Che importa? ~ il « diretto di cottura> che determina la differenza tra q.uesto dramma e quello. Che gente ci sia la quale per ro7..zczzadì gu,ti ~i nutre ancora di cibi crudi, non si o~a pur• troppo contestarlo. Stupisce tuttavia che siffatti spettacoli di crudivorismo sicno offerti come opere d'arte. Il dramma il brutro della vita. la lotta col male n'on d!ventano art.e se non per un processo dl trasformazione <poetica», che in arte è ciò che in culinaria è il « cuocere a lento fuoco>. Davanti a que1,te piat• te crudità che nemmeno il fascino '-Orrcggc della barbarie, il no~tro '>tomaco '-i contrae e ricu<;a il nutrimento. Potrei, come altre volte, mettere a nudo gli aspetti buffi di questo spettacolo, porh a uno a uno al fuoco dC'll'ironia. ~fa oggi domina l'accoramento. Ripenso con tristezza all'opacità, alla vacuità di Q';'CII~ parole, di quegli atti, di quei gc- ,ti. Ripenso a1lo sforzo pietoso di appi- ~liarsi al pathos più trito, alle ba~sczzc umane. per trarne una scintilla. Ripen- ~o alla disperata ricerca della commo- ;,ione, la quale, crudele si ostina a ct:- laT)i. Ripenso allo sfo~to al falso allo stonato di quella rccitazi~ne.allc ~auccdini, ~i (ingulti, a tutto quel ccatar• ro <t.CC111coch:.e non trovava riscontro se non nell'enorme quantità di catarro che gor.s;ogliava nel petto degli ~petta• tori. e che sulle voci del dramma '>pande~.::t.come un'ombra pauro(.a di bronc~u.te. Ripemo alla mi.seria di quel mo• b1ho. « tra due età~, e « gentilmente fornito da ~ma ditta di via Ripetta ... ». Fenomeni c_omc questo, la sola teoria delle wpravv1venzc riesce a spiegare. t a caso forse che nelle spoglie del senatore Ardem.a, Ermete Zacconi s'era truccato da Felice Cavalloni? Zacconi, che a s~o tempo è stato interprete po• t~nte d1 Os~aldo e di Re LearJ oggi è l'mvolontano vessillifero di tutto il cava,llotti~mo che oscuramente ma tena. ccmentc ~opravvive nell'imo di molti italianì. Ed è questa comunione d'ideali eh~ giu'>tifica l'annoniosa, f1atcrna, entusiasta, plaudente, osannant(' trionfale adesione del pubblico a que'i sentim_cnti co~ì puri e co-.i inutili, a quei gc- '-tl così generosi e destinati al fallime:1to, a quel parlare gcngivale 1 a quella retorica da ossobuco e da sborni;:i di lamhru<t.ço. Dice un aforisma ~he la donna è un libro senza né indice né f ronti..,pi7io. Di questo profondo apoftegma, la si• gnorina Ernes Zacconi è la vivente e grazio,;is..,ima testimonianza. J I \'Olto di collegiali nei collegi, i militari nelle ca- ~crme, e un poco anche chi non è né collegiale né coscritto. Una \'Olta, qlll.'\11 occhi pieni di sogno, trasportati sul cartone dei calendari e attaccati alle ~elide partii delle ammini~trazioni. met- .tcvano un raggio di sole nell'animo triste dti ragionieri. Vennero i calcndad 900 con le loro sàgome massicce. L' an- ('he quc~to <,ogno fu infranto! Erne-s Zacconi appartiene a una specie H·rribilc: la donna che si annoia. La noia di Ern("<; è sdegnosa e orgogliosi,..,ima. Dall'ombra delfa platea è dolce ,, a~o per noi mi'lurare la lunghezza dei suoi ro'lti !-.badigli di pantera. Tal\'olta, e mf'ntrc i maschi sbraitano sul proscenio, Erncs ~e ne va zitta zitta a seder,i nel fondo della scena} e là, di~tratta, a~'-cn1e, aspetta.. La donna, ha detto Nietz,.che, è la consolatria dr! gu(-rriero. Ma quando il guerriero è app<'na uno scemo smobilitato? Diversamente dagli altri teatri di Roma, l'Eliseo ha questo di particolarmente confortante, che sul più bello delb e noia :t rappresent..'lta 1 ti offre una sorprc~a no,t rapprese11tata.. Così, nell'atto secondo della Prima Legione, un principio d'incendio venne a rompere per un po' la monotonia di quell'orrore nero. E CO'-Ìpure nell'atto stcondo di Solitudine, la sorprc~a venne in forma di un bellissimo gatto che <t.alia onde la <;<:alettadel palcoscenico, induf!iò alla ribalta, vibrò la coda e fiutò il dramma con narici d'annamita. indi scantonò ~ictro la quinta a pa<t.sidi ~rande carnivoro. < I?. niente », direte voi? ... D'accordo. .\-1a la ~orprcsa suscitata da que~to felice diversivo, contribuì a farci cono<;cerc quanto difetta la facoltà d<:lla sorprc~a tra le pareti craniche dei no,ari più geniali drammaturghi. Se nel dramma dambriano Zacco:,.i si era truccato da Cavallotti e noi abbiamo capito perché, nella commedia in un alto Luce di Saba1ino Lopez che completava lo spettacolo, Zacconi .:.i era truccato da Ernesto Renan. ~fa questa non l'abbiamo capita. In questo breve parto della fantasia lopeziana, una giovane dama di compagni.::t. rivela a un vecchio agente <li cambio che es(i rispettivamente <;ono padre e figlia. Nel racconto che la giovinetta fa a chiarimento di tanta rivelazione, il vocabolo « mamma », CO• m'è natural<', rirorre molto (pe'-'-"· Infine, trascinato dall'esempio e dagli affetti ri'-usci1ati, il vecchio agente di cambio afferra il telefono per richiamare dall'albergo colei che ~ sempre « la sua Manù :t, ma s'impappina nella prima sillaba del caro nome, e a sua volta bncia nel ricevitore un ina~pettato: « ;\l.tm ...ma ! ». Col('i che mi è più cara al mondo, la madre dei miei figli era con me a teatro. Impressionata dal continuo scotimento di testa con cui Ermete Zacconi accompagna le sue vigoro~e interpretazioni, la poverina, scmibilr ed emotiva, durò a sbattere e~'-a pure la testa <t.Ottole stelle della notte di ma~gio, finché tornammo a ca~.1 e cominciò a operare il sedobròl. ALBERTO SA v1:,,,•1O DEL VANTAGGIO IL PALAZZO dtl Cardinalt dtlla Vallf' in corso Vittorio t in uno Jtato d1 çporcu:,a t d'i,uurrà cht non t facile t;tdtrf' ogni giorno. I muri, qua t Id inqui,iati dall'acqua ch'ua dallt grondme o che scappa da una tubaziont, lascia d1iazzt d'umz"ditd cht dn,tnlano d, un ~t vtrdt; lt fMrrtant sono scrostart t 1tinu, e la porta, Jquassata, crtpata t 111arcia,più non si chiude td '- appesa ai cardini come un vtcrhio ,traccio. Lt trt file di fintrtre mostrano urti vttri che più non lasciano trasparire la luu, tanto sono wdicl. lvfa è cosi difficile lavart un ,,ttro1 Perchè il Govtrnatore non ;,,,pone che lt im• poslt ddle fintstrt JÌano ritrntt ogni cinque mmi e i vf'tn lawti almeno uno t.-oltaal m.tu1 Sognamo un Governatore cht passeggi a pitdi, e ruoni a tutt, i campanti/i f' dica: • Ehi, lavart I t.•etn'! aggi'uJtare le scale! rtJtaurart i tetti! ... •. GRAZIE al _ci_tlo, ? Jta~a. tolt~ l'aii,olina cht uno spmto di nolnl, ttnflmtnti artistici açtva collocato dm-anti all'ingrtuo di Villa Borghut. U aiuoline fiorite 1ono stmpre start il piatto forte delle giunte comunali dnnoc,aticht: non importa ,e la cittd ha un cattiw 1trt:ia-io di autobus, purchè le unto belle aiuolrne di trha imbalsamata siano annaffiate ogni mattina. Il decoro di una città ttmbra d01.·tr consistere rolo ntlle aiuole, IL PALAZZO .Was,imo, eh'> fra i pU1btlli d1 Roma, non è tenuto con sujfU'itntt cura. I piccoli vttri dtlle fint1trt, oltrt all'ttstre tutti sconntui t rotti, sono rico~rt,' di rtcolare pott•trt. Il passante t indottn 1 crtdtrt cht, u tali 1ono i vttn, in chiuà dt stato si tr01.·t• ranno lt ttgolt, t il cortilf', t quf'l che non ,i t:tdf'. MASSIMINO LEO LONGANESI - l)lrettore respon~ablle S A. EL111IUCE • OM!'-IUl,<; ... ~IIL.\!'-O Propri.-cà .uti\lÌU e ltntu,ria ri~r.~t:a RIZZOLI & (.' • /\o, f"T J'\nt d.-lla '-,umpa. \liha<t W.ll'RODI.-ZIO'.\J l::\oE:;l,t,;111:: fO:,.; \I\Tf.RJ.\U; FOTOGR \Flc:O • FERR \!'-I.\

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