Omnibus - anno I - n. 7 - 15 maggio 1937

SUL CASO MOTTA ' F.OENDO immediatamen- ~t\~~~i~r~~~i~?:ff::~~r~:: ottenuto in pieno, meglio lasciarla con questa idea del pav:0 1 si diede a fuga prcciptto:iJ. su per il sentiero. A testa bassa, :urvo tutto avanti, salendo i ~radini della mulattiera a lunghi balzi, fu subito alla cappellina. C'era un bivio: a dcHra un viottolo ridiscendeva. Ma onnai lo slancio lo portava a salire. Continuò a sini,;tra per il sentiero delle Grazie. Su, su, forza, forza fin che il cuore regge, su -,cnza fermarsi, senza voltarsi, su. Il cuore batte fortissimo. Il respiro manca ad ogni balzo. Ma su, su: senu pcn;,:arc pili a nulla, su, lontano da Mari:ia, da tutti, che non possano più raggiungerlo. \'<:deva ~otto il suo passo sfuggire il terreno rossastro biancastro, le pietre dei gradini, i ciuffi d'Crba. Sentiva il ~anguc battere qelle orecchie, nel col• lo. A tratti chiudeva gli occhi, pensa• va : « Palumbo, neanche Palumbo po• trcbbe tenermi dietro •· Ed ecco, senza preavviso, sente la testa girare> le ginocchia tremare, pie• gare: ha appena la fona, l'ultima forza di gettarsi nel fitto di un noccioleto, a fianco della strada, gettarsi boe· coni, chiudere gli occhi, abbandonare il capo sulla terra. Batte il cuore, batte ancora forte, il sangue batte nelle tempie, nella gola, nelle orbite, e pare di udirlo frizzare :ome freisa dentro il cervello. li respiro è profondo, vorace: recupera rapi• :fornente l'aria che mancava. E a poco a poco rallenta, s'acqueta. La guancia riposa su uno stra.no capezzale : erbe fresche e molli miste alle fragili, secche foglie dell'autunno lontano. Oh finire, fin.ire così. fu breve felicità. L'avvocato Motta ~lc<w,1;.imr;nobile e stQrdito nel noc,;i,Qlcto forse per mezz'ora. Ma poi ad uno ad uno, e quasi insieme al minuto pun• gichìo delle foglie secche contro lo .~ote, e alle durezze del terreno, qua una pietra, là un ramo, tutti gli abituali e tormentosi pensieri gli ritornarono. Se avesse potuto vivere sempre lì, giorno e notte, senza mangiare e sen1.a bere, sc:nza provare fac;tidio fisico né dim~10 alcuno, sempre lì immobile bocconi nel noccioleto ... allora sì. Ma bisognava pur scendére, ricominciare a vi\'ere, tornare alla pen~ionc, rivedere uomini, donne, Marisa. E anche, mettiamo, se non tornava alla pensione, se andava da un'altra parte, e se non tornava mai pil1: né a Milano né allo studio né alla madre : anche se da quell'istante cambiava vita e nome ... ma- ~ari vagabondare e mendicare, ebbene che cosa importa? Sarebbe mai riu- ,;cito a soddisfare il suo incessante de- ,;idcrio di amore? a liscire da se stesso? a liberarsi da quell'angoscia che lo spini:;-cvaverso tutte le donne? S' udivano lontani nella campagna chioccolii di galline, richiami di fanciulli: purtroppo il mondo era abita• to, gli altri esistevano. E un rombo improvviso s'udì, rapido crebbe, empì tutta l'aria. Passava un aeroplano. L'avvocato non si mosse, non volle guardare. L'aeroplano s'allontanò restituendo al luogo quell'illusione di pace che aveva distrutto col suo passaggio violento ed iniquo. Ahi, come lottare contro i secoli, la vita era in ogni modo invincibile. L'avvocato Motta si rialzò: mise gli occhiali decidendo d'ora innanzi di portarli sempre, decidendo cioè di rinunziare per sempre alle donne, e di vivere casto, tranquillo e rassegnato, come un frate senza fede. E intendiamoci, un vero, un bravo frate che non pecchi nemmeno col pensiero. Ricordò le fotografie che aveva nel portafogli e promise di disfarsene. A passo cadenzato cominciò a scendere il sentiero. l\1a quando giunse alla caooellina immaginò il ritorno alla pensione. Sarebbe stata circa l'una del pomerig• ~io: tutti i villeggianti a tavola, i saluti1 gli scherzi, le facce, e Marisa e Palumbo e gli spaghetti: no 1 no, non \i sentiva. C'era quel viottolo, lì, che scendeva al mare ma chissà dove: forse a Framura: forse a qualche baia de,;crta. Ebbene, avrebbe preso di lì, alla ventura. Ma prima di avviarsi, guardando la cappellina, ebbe un'idea. Cavò il portafogli, e dal portafogli tutte le f_otoirrafie delle donne, e la busta gialla con la cartolina di l\1arlene. Le stracciò, tutte, in due p~zzi. ~oi salì s~I $!radino della cappelhna e infilando il braccio nella cancellata posò le ultime fotografie stracciate tra due vasi di fiori finti, sul piccolo altare. Guard? l'af• fresco. Era la Madonna. Dolce VJ"-O ro- ~o nel paradiso pallido e scrostato, e il manto rosso bruno. Senza volerlo, pensò di aver fatto come un vòto: il vòto di rinunciare alle donne, e non pensarci mai più. Gli venne in mente di farsi anche il segno della Croce, ma resisté alla tentazione. Siccome non credeva più in Dio, segnarsi gli parve una burletta: e avrebbe \'Oluto poter'-Ì segnare sul serio. Diede un ultimo sguardo alla Madonna. Deciso, cominciò a scendere per ìl viottolo. li mare scintillò improvviso sotto gli ulivi, tra fronda e fronda: e vicinissimo. L'avvocato si fermò, sorpreso di essere sceso così rapidamente. Era la vetta di un piccolo promontorio. Il scntiero1 piegando a sinistra, riusciva dall'ombra degli ulivi sul ciglio di un'alta scarpata: terra biancastra, arida, abbagliata di sole. Affacciandosi, l'avvocato vide una piccola baia deserta. La bianca scarpata terrosa era S0!otenuta per tutta la lunghezza da un basamento di grandi rocce grigie : e le rocce Eavano sulla ghiaia della spiaggia. Non vide nessuno sulla spiaggia : né bagnanti né pescatori né loro traccia, capanne, abiti, ret; o barche. Tutto, nel sole, era deserto, silenzioso e immobile, salvo il frangente e il suo rauco e solitario fragore. Alcuni gabbiani volteggiavano ora alto ora basso, dalla terra alla crcc;ta dell'ondc, e viceversa; e a quando a quando il loro squittìo risuonava, selva~gio e sinistro, tra le pareti della chiu~a baia. Il sentiero, ._imilca una via di capre in alta montagna, precipitava a zig zag, e poi moriva Ira i ma-.5i del ba1oamcnto roccio,;o. Il mare era un po' agitato, e d'un azzurro così denso e fresco negli avvallamenti delle brevi onde che l'avvocato, sicuro questa volta di non essere vi~to da nessuno, pensò di prendere un bagno. In pochi secondi, disceso il sentiero, giunse. alle i;:pçce; aiutandQ}i çon .lç mani le scavalcò, e fu infine sulla spiaggia donde la baia gli apparve com'era tfl·'l'Caità. Dalla \·ctta del promonto!"Ìo infatti egli aveva potuto scorgere soltanto ciò che a\'cva dinnanzi e da un lato: non ciò che aveva sotto, ossia il fianco del promontorio. Ora questo gli apparve: una parete ripidis,;ima di roccia scura, liscia, unita. ln vetta era il bosco degli ulivi. E alla base, invece di spiaggia, una tumultuosa catena di scogli più chiari che si protendevano nel mare, e l'onda molti ne cavalcava 1 lustrandoli e scurendoli. Proprio all'estremo limite del promontorio que!lti sco• gli facevano come una lunga lingua che scendeva nel mare tra mobili ciuffi di spuma : e toglieva la vista del golfo con tutti i suoi fitti paesi e il lontano splendore di Genova. Pareva, al di là della scogliera, che fosse l'Oceano: e all'avvocato, il quale vinto dall'incanto del luogo passeggiava p~r la spiaggia senza pen,;a.rc per ora a ba~nars1, pareva che la ba1a fosse in un isola disabitata, l'Isola Misteriosa o l'Isola del Tesoro, ch'egli piccino aveva conosciuto nei libri. Volgendo alfine le spalle alla scogliera tornò lento sui suoi passi per rag• giungere un non lontano tratto_di spiaggia che era rena fine. Ma subito st fermò beato e come stordito dalla solitu• dine e dal sole, dal vento, dal mare. li vento staccava fiocchi di spuma di sulla cresta delle onde, e li sollevava, li portava come nuvoletti di polvere spargendoli per l'aria. Ad ora ad ora di questi spruzzi investivano l'avvocato, che rimaneva fermo, lasciandosi irrorare, gustando sul viso la salsedine, e socchiudendo gli occhi dalla felicità. E gli pareva allora, bene ascoltando 1I fragore che lo avvolgeva del mare sulla spiaggia, gli pareva di distinguere in quel fragore, ora piano ora forte, secondo dove battevano le onde, come una confusa armonia di voci ora lontana ora vicina 1 un lungo accordo ondeggiante di voci rauche e argentine, ma che parevano una voce sola, una voce sola ascoltata molto da vicino, vicinissimo, e in certi attimi sentiva dall'accordo addirittura sciogliersi e salir-.! una lenta eguale melodia. Improvvisamente sentì di non essere più solo nella baia. Si voltò e con un tremito di orrore nel filo delle reni vide davanti a sé a pochi pat1.:sis,draiata su uno di quegli scogli a fior delle onde, calma e battendo sullo ,;coglio con involontari animaleschi schiaffi della coda, una sirena. Poggiava un gomito sulla parte più alta dello scoglio, e l'altro braccio lo teneva lungo il corpo fino a toccarsi con la punta delle dita le ,;quame ributtanti delle cosce. Ma ora lo alzò e guardando l'avvocato lo posò sullo <-coglio, e cominciò con la mano a carezzare il liscio spie-olo dello scoglio come una signora sdraiata ,;;u un divano accarezza un cuscino. Era bionda, coi lunghi capelli rie• ciuti che le <.eendevano sulle spalle ampie e rotonde. I ,;rni erano gro~'-i, alti e di una turgidezza incredibile. Il viso era quello di una bellissima donna. Con i grandi occhi verdi e le labbra c;trctte sorrideva mentre fi~sava l'av\'ocato. E ciò che faceva orrore non era tanto la parte inferiore, così di vero, di vivo pesce, ma proprio gli occhi e il sorriso, il viso umano, intelligente, pensante, appena si rifletteva che quella donna era congiunta, anzi era essa stcs~a un pec;ce. F.lla continuava a so1Ti<lere; e non di5toglieva gli occhi un istante da~li occhi dell'avvocato. L'avvocato avrebbe voluto, ma non poteva non fi,sarla, anch'egli, senza tregua. E, la mmica che prima gli era parsa delle onde, ora, lo vedeva benissimo · era la sirena che cantava a bocca chiu~a, mentre ~arrideva e lo fi<-sava. I suoi occhi \'erdi a\·evano dentro una luce, un sorriso per nulla beMialc. E~sa pareva conoscere i tonnentosi desideri dell'avvocato, e gli diceva con lo sguardo che es~a poteva soddisfarli. Placare per sempre. Fissando quegli oc• chi, l'avvocato pensò: « Ella sa tutto di mc, ella può tutto su di me ». E sentì insieme, poiché la coda ebbe un balzo più alto rica,;cando più ~noramcnte sullo scoglio, insieme la paura che ad un tratto ella spari<:.setuffando5i negli abi(si, e il de,:,iderio che sparisse. Provava nello stes~o tempo una spasmodica attrazione per la sirena, e un profondo disgusto, una volontà di ribellarsi, di colpirla con un sa,:,so, di fugg-ire. E sentiva che toccava a lui decidere. 1n lui era la libertà di gcttar,i da una o dall'altra parte. Oh! con quanta violenza non fi,_~òegli allora la mostruo(a coda : si mise gli occhiali pe1 meglio vederla, e le ,;quamc vide, le larghe squame argentee, bluastre, ricoperte, pareva, di una ~cre1ione oleosa: quanto le contemplò, sperando di provare finalmente tanto orrore da vincere 11ir'l(!a11tdoegli occhi· e cll:!IIC rabbra, e a\'crc la for-L.1di ~tatcar-.i da quel pcuo di spiaggia, e fti.g~ire da quella terribile baia. E una voce dentro di lui, mentre la musica della ,:,irena continuava ad avvolgerlo, una voce diceva: « :\'"on bis~na, Gino. ).°on bisogna. Ti danni, co,;ì. Guarda la coda. Guarda la coda. È male. È male. Abhi la forza, Cino, resi,;ti >. Ma già non vedeva pili perché dove,- sc rcsi,;rcre. Perché era male? Perché? Perché non conceder,;i alla stretta di quelle bianche braccia, bianche, pallidi,:,,;ime, quasi verdi 1 molli braccia avviluppanti della sirena? Perché non abbandonare il capo stanco della lunghi<-)ima solitudine su quel seno ri~toratore e consolatore? Perché non fi,:,sarepiù da vicino, pili eia vicino sempre, e ~enza più bisogno degli occhiali, quegli occhi sorridenti e ,;apicnti, quegli occhi verdi, a1.zurri, scintillanti, che comandano. po<..~icdono, libf'rano "tla ogni cruccio, a,;,;oh-ono da ogni responsabilità? Perché non mì~chiare la bocca con quella bocca spegnendovi la mu,:,ica, ma riudire forse una mu,;ica più pro• fonda baciando: come una ninnananna, riaffondando nella felice incoscienza? E anche la coda. ade,.so, non gli faceva più soltanto schifo: insieme cominciava a provare una strana \·oglia di !,entirsela contro il corpo. ' Senza accorgersene, l'avvocato ._;era avvicinato, si era avvicinato alla sirena: ora con un solo passo avrebbe potuto toccarla. E già le scarpe e i calzoni erano dentro l'acqua. Ma ancora esitava. Non era il coraggio che gli mancava. Questa volta no'h era più il coraggio. Anzi, sentiva come per un improvviso capovolgimento della coscienza, e forse per una rivelazione del senso morale, che il vero coraggio era dall'altra parte: il vero coraggio sarebbe stato saltar fuori dall'acqua, andarsene, fuggire, fug~ire. Esitava proprio per questo: sperava ancora di ,1verc corag-gio e di saper rinunciare alla sirena. A un tratto l'aria tremò: rapidamente come un boato l'invase. La sirena continuava a fì,;<-arel'avvocato. Ma questi al1.ando lo sguardo vide un gro<;- so aeroplano pas.-.are ba,.so rombando sopra il suo capo, passare al disopra del bo,;co degli ulivi sfiorandone le cime, sparire di là dal promontorio, e il rombo ces~are in~hiottito dal ,ilcnzio. La sirena non pareva e5,,;cr,;iaccorta di nulla. « Chi sei? ~ le domandò allora l'av• vocato fi,;sandola ne.~li occhi e pronto a g('ttar,i tra le sue braccia. « .Juha •, rispo,;e la sirena sorridendo e ~coprendo una fila di denti bianchissimi e acuminati : « Vuoi venire? • « Juha ! • disc;e l'avvocato Con un gran ,;ospiro: l' mentre credeva di non aver ancora crd1110 e cli potcr,;i ancora ribcllarr, srntì contro il petto flu<'i duri seni, e si trovò stretto da quelle braccia fredde e umide. Pensò alla coda ,.f1e ancora non lo toccava, rabbrividl. e Non aver paura•, gli dis"'iCallora la sirena: e Appena sotto non sentirai più freddo•· Ciò detto lo strimc più forte: scat• tando su se ste,;sa, ficcò la coda tra le gambe ali' avvocato, gliela ripicchiò, ~altò sulle reni, e si gettò con lui a capofitto nel mare. Nota di Redulone A quuto punto ci /i1uriamo beniJJimo la rto4ione dt1 lettori che hanno seguilo le puntate del caso /.·fotta. EJSi saranno te11tati rl1 getta,e qutlto foglio con l'indispettita convin41one di esscrt stati mi1tificat1 Chiediamo perdono: auicMriamo i nostra lettori cht si tratta, in fondo, di superare una difficoltà liei;iuima: e per aiutarli pubblicJ11omo 1nteg,almtnte il segunte pa1saggio del manouritto Pollavera. Dal manoM:ritto Pallavera Chi senza sapcr nuotare cade in un'ac• qua profonda muore annegato. Forse perciò la ccicn1.a nega che il nuoto sia possibile al nostro corpo? Tuttavia, ndla storia del genere uman ..., fu certo una lunga èra in cui nessuno sapeva nuotare. E finché non si scopr) il semplicicsimo nuoto gli 5Cicnziati sostennero che l'uomo non poteva galleggiare. Così ancor oggi gli scienziati sostengo• no che l'uomo non può vivere sott'acqua. Ma ciò non significa che l'uomo non pos• sa rcspirare sott'acqua. Significa soltanto eh(" gli uomini non conoscono ancora il modo di respirare sott'acqua, cosi come un t~mpo non conoscevano il modo di galleg• giare. Respirare sott'acqua è cemplicissimo, cosl come semplicissimo è galleggiare. Basta non a,•er paura e fare proprio l'opposto di ciò eh(' l'i\linto comanda. A chi cade in ac• qua ~m:a saper nuotare l'istinto comanda di agitarsi scompostamente e freneticamentc, come per sfuggirc all'acqua: cd è questa agitati(,ne che fa colare a picco il disgraziato: laddove abbandonandosi all'ac• qua e giacendo immobile e placido, pcr il principio di Archimede galleggerebbe senz'altro. Cosi chi è forzato a K:endcre nelle profondità subacquee causa qualche incidente o av,•cntura della vita, tratticne istintivamente il respiro sfon.andosi di non lasciare entrare l'acqua. Trattiene il respiro ere• dendo che l'acqua sia la sua moftc. Mentre la sua morte è proprio la mancanza d'acqua. A furia di tenere le labbra e le narici ermeticamente chiusc, il sangue che i polmoni dovrebbero periodicamcnte purificare per meuo dell'ouigcno, s'avvelena producendo la morte. Mentre bastcrebbe semplicemente inghiottire nella tracbea l'acqua, che come è noto contiene poeo meno os• sigeno dell'aria, e si continuerebbe a re• spirare. Bisogna infatti ricordare che l'ossigeno atmosferico non giunge ai polmoni per entro un libero canale, ma passa attraverso i bronchi, i quali sono un vero e proprio filtro dell'aria. Se mediante un'opcrazione asportassimo da un corpo umano l'apparato bronchiale, questo corpo c<',scrc:bbe ipso facto di ,,ivere, perché ttnza il filtro dei bronchi il mezzo atmosferico è ahrettanto noci,o al nostro sanguf' df'l mezzo acqueo. Ma abbiamo i brotuhi. Ora, che altro è il bronco umano non la branchia piscca? Si tratla di apparati in tutto e per tutto analoghi: spugnosi, reticolati, lamellati, ah-eolari, capaci (mediante un processo chi• mico che qui sarebbe troppo lungo illu• strare, e che del re:)to è spiegato in qualunque trattato di anatomia), capaci di filtrare l"aria o l'acqua rifiutando l'azoto, il carbonio, l'idrogeno ccc. ecc., tutte sostanze micidiali all'organismo dei mammiferi né pili n~ meno che all'organismo dei peK"i, e lasciando passare unicamente l'ossigC'no, che è l'clf'mento indispensabile 1:llla vita di ogni animale. Certo, tra la respirazione af'rca e quclla acquatica, sono differenze importantissime. E tali da produrre, se uno vive sott'acqua molti annì, sostanz.iali cambiamcn:i nell'organismo di un mammifero. Il caso del· l'avvocato ~fotta mi ha interessato soprattutto a queM0 ria;uardo, e ne farò oggetto d1 studio squisitamente scientifico in un opuscolo di prossima redazione. Per ora basti ricordare che l'uomo sot• t'acqua, pMrchi respiri l'acqua, non prova frcddo f' non soffre di schiacciamento dal• la preuione dell'acqua sovrastante, a qualunque profondità f'gli si trovi. Negli abissi oceanici vivono animali delicati e fragilissimi come i sifonofori, o addiri1tura trasparenti e molli quasi carta ve• lina come le larve del labichlh)'s earinatiu: si tratta di creature cosi deboli che ci giungono nelle reti rido1te a brandelli, e non fu mai possibile pcscarle intere. Eppure vi\'ono a 2.000 metri sott'acqua! Non dovrebbe l'uomo, che è tanto più grande e robusto f' pf'r così dire coriaceo, sopportare naturalmente un'eguale pressione? 11 fatto è che la respirazione acquea produce un automatico cambiamento I nella pressione interna dei visceri: la aumenta, la rinforza, bilanciando la pressione esterna dcll'acqua, e ristabilendo un perfetto equilibrio. , Lo stf'sso dicasi dc! freddo. Che cos'è il freddo se non un senso di squilibrio fra la temperatura interna del nostro corpo e la temperatura ambitnte che ci attornia? La temperatura dell'uomo che respira acqua marina scende immediatamente di parecchi gradi, raggiungendo a un dipresso la temperatura del sam;uc di un carcharhin,u o di qualunque altro grosso pesce. Occorre infine ricordare che i cetacei, i quali non sono mammiferi, ,,ivono e respi• rano a qualunquc profondità; e studi re• centi mcttono in dubbio che essi vengano alla superficie a rifornirsi d'aria, come dice la l<'i.:;i.:;cnda.Poiché la balena, che è for- ~c l'animale madrf', da cui derivano per suc:- ceuive tra,.forma7ioni tutte le altre specie, dall'uomo alla lucciola, la balena non è an• cora st:1.ta oggetto di seri:,. oss('rva1..ione scientifica: e molto è ciò che se ne dice e se ne po("ta, pochissimo ciò che effetti• vauwntC" ,e ne constata e controlla. Il fatto è scmabile, perché, da1a \a grossezza del suo corpo f' la misteriosa profondità in coi ella vi,e, finora è stato impos~ibik osscr• varc da , icino i suoi costumi Ma quando l'uomA Mprà eh(" egli può a'!"~irarsi nei mari Col>lcome in terra, ceco che le balcnr non gli parranno più strane c- mc-no cono~ibili dti pacifici elefanti. 7 - f co11tl1wa·. MARIO SOLDATI PREMIO SABAUDIA " ... Per acclamare un nome usolatamante nuovo balJato alla ribalta della letteratura lt&li&DI ". (La Terra) " ... Documento della rfna• scUa pontina, ufuo, fruco, sincero e 10,ruso d( umana pou(a ", (Popolo d'Italia) ",.,Ubro cht dimostra quale fattore costitu(sca nell'opc• .-a d'arte l'Istinto delta spontaneità". (Corriere della Sera) ~ onruTIJJJ 8 ~ DIARIO DI UN MEDICO DEL DOTTOR VlNCENZO ROSSETTI Quuo non l on rom&nJ0 1 d un& noria romansat,&, t on diario eh• anranrao rteordJ Id ,p!aodi, nl: lm• ::!:::• d:~aeo~~d!!, la dn°:i::•;~~~onnoeo r:!:l•p: ()&dt, 1 primi la,ori di bonlrca ldt&ollea tino all'lnanguuione della Pro•. dl Littoria, IA•oro duoqae eh oonhoil-oe l'Hle•o fedeledoeoment.ariodillo dono t!ta.- b~~db~&iè~b!13~br:°i:,::e~al:!~~n:d~e1e'a!'::~:~ CON J4 TAVOLEE 2 OARTINETOPOOR,LII.I U * BOMPIAHI * < fragrante com• il fiore> È richiamo di pulito e di sano,: poesia di profumo per la biancheria, igiene deliziosa per la toeletta e il bagno • Si vende in tutte le profumerie. Fate attenaione al no111e • alla 111arca. A. NIGGI & C. - IMPERIA , Il martedi e il venerdi leggete sul "BERTOLDO" la più spassosa cronaca del Giro

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