------ tite di foot ball, e confondete i precetti di Cri,;to con le regole della bodylirie. •••••••• ~ ! ~ ~ ~ ~ ~ ! ~ ~ ~ ! !! ~ ~ ! . .;;.;;...... . .. ., . Addio, o candida Albione dei ban• chieri, dei mercanti, dei fabbricanti di cannoni e di marmellate, dei cortigia• ni, dei vescovi, degli ammiragli, dei vecchi clubmen dignitosi e impassibili, dei generali dalle giubbe rosse e dai berrettoni di pelo, di quello ste,;so pelo che spunta e cresce rigoglioso sullo stomaco di ogni Inglese ben nato. E, soprattutto, addio o Inghilterra dei miserabili avanzi umani accatastati come mandrie scabbiose nei sordidi slums dell'East End di Londra, dei sobborghi di Glasgow, di Birmingham, di ~1anchester, di Liverpool, dove l'u· manità inglese rassomiglia (finalmen• te!), ma in peggio, più cieca, più tri)te, più nera, pili umiliata, più vile e be• ,)tiale, alla povera umanità d'Europa, che una millenaria tradizione di ci\·iltà morale, politica, letteraria, reli~iosa, scientifica, incita ormai (finalmente!) a non voler più sudare, a non voler più soffrire, lavorare, combattere per riem• pire di lingotti d'oro le casseforti della Banca d'Inghilterra. LA FABBR.lOADELLE MENZOGNE Calais, maggio. \ \,j EL MOMENTO in cui tu11i J ' noi, giornalisti italiani a Lon• dra, lasciamo l'Isola d' Albior!e e c'imbarchiamo per Calais, dal ponte del piroscafo mi volgo ver• "0 le crete bianche della coc;tiera di Dover, e una voce di saluto mi rom• pc S!"(>ntanea <hl petto. Addio, Inghilterra dai verdi prati 01• lati d'orizzonti argentei e azzurri, dal• lf" (('!ve di querce rosseggianti nell'aria tenera, dai couages variopinti affon• dati in immoti gorghi di vertura lungo le rive di placidi ruscelli, di 'iereni fiu• mi di chiari laghi, d'immen~ praterie, <.:i mari procellosi dove piegano il fian. co all'onda nera bianchi velieri fregiati d1 nomi di cani e di cavalli. Addio, In• ~hilterra dei mercanti e dei banchieri della City, dalla tuba posata in bilico 1oulla fronte, dalle cravattine a far• falla annodate al sommo di un petto <'Opcrto di peli rosei. Addio, dolce pae• '-C dalle mani candide e dalle coscienze s;porche. ~(e ne vado, e ti "aiuto. Ti saluto col sorriso sulle labbra, e parto col cuore in pace. Good•bye. ;\on ',('J tu che mi mandi via, sono io che me ne \'ado. Addio, dolce Inghilterra del!' Arcive• '1 --covo d'York, che dalle labbra sottili ,pira parole di pace e di fratellanzJ umana, e leva piamente al cielo neb• bio"-0 uno sguardo puro, dove l'amore or'{oglio~ per i figli d'Albione vince la pietà e il disgusto per tutti i milioni di po\·eri natiuts sparsi nel mondo nel• l'ombra rol"a dell'Union Jack. Addio, puritana e fari,.aica Inghilterra del mio caro Arcivc..çovo di Canterbury, eh,. in un ~iomo di aprile, passe~({iando nel ,uo parco, mi discorreva con egual to• no di voce dei Pilgrim T a/es di Chaucer e del problema degli slums~ delle ~uperstizioni dei cattolici continentali e ddla pura e Jibera fede delle vec• d1ie spmsters di Albione, della gencro,a, liberale, umanitaria, filantropi• ra, altruistica Britannia, il più disinfrttato pac"e del mondo, e della mi,;:erah1lc, ingrata, sporca, ~retta, avara Eu,opa. Parlammo anche di verginità morale, e l'Arcivescovo elevò un inno alla e vergine C06cienza inglese>. Vi saluto, o immacolate ragazze britanniche, tagliate sul modello della virgmea Regina Elisabetta, vi saluto, o casti e puri studenti di Oxford e di Cambridge, che disdegnando gli amo• rosi giochi dell'adolescenza, gli sguardi invitanti delle belle fanciulle, i ri'-i procaci, i denti bianchi, le labbra ros'.>e,vi dedicate all'ideale ellenico dell'amici• zia alla cravatta verde di O,car \\"il• dt,' ai cal1.-0ni di flanella grigia a campana, e camminate con rno\'enze graziose e distratte lungo }e rive del Tamigi, del Cherwell, del Cam, limpidi d'acque all'ombra dei salici piZtn't't:nti. O seduti sulla sponda erbosa dell'I~ola .\frsopotamia leggete Sofocle nel te-sto ~reco curato e annotato dal prof. ~1ur• ray, declamate i versi di Rupert Broo· ke con l'accento oxoniano ravvivato dalla pronuncia di Granchester, discor• rendo fra voi con piccoli, gentili, gra• zio,;;i, delicati, inimitabili gridi guttu• rali, e dite « how how, cip cip, yes yes > come tanti uccellini fuggiti dal nido. Vi saluto, o tenerelli undergraduates del ~fagdalcn College, del King's College, dell'All Souls College, e me ne vado, portando nel cuore il rimpianto e il disgusto della vostra filosofia profu. mata di Pond's Extract, del \'05tro irn• ~rialim10 C.h::>10Jt;t\o.\o, C\:11,.l •;o,tr.i Jì. lantropia rasata di fresco. , Addio, Inghilterra delle Public Schools di Eton, di Rugby, di Harr◊\\0, di \Vinchester, addio, cari boys in pa• glietta, o in tuba e frac, addio, o pueri etoniani che il 4 giugno canta• te in falsetto il Flortal Etona nei verdi prati do\·e fu promulgata la Grande Carta della libertà britannica e della schiavitù del mondo. Addio, gentili gar• zoncclli che vi preparate, giocando il cricket, a diventare un giorno i servi• tori di uno Stato e di un Impero di cui siete i padroni, e a mitra~liare col Addio, caro e simpatico Montagu Norman, Governatore della Bank of En~land, generale in capo di quella fa. mosa «Cavalleria di San Giorgio> fino a ieri invincibile (e ancora potentissima nei paesi europei dove sopravvivono la dcmocra1ia giudaica e il liberalismo dei plutocrati), che ha tante volte invaso il Continente, portandovi la distruzione, la miseria, la corruzione, la malafede, l'inganno, il tradimento, la servitù, e la moda maschile. Addio plutonica e saturniana Inghilterra dei lingotti di oro, degli alamari d'oro, delle coscien• zc e delle dentiere d'oro. ~fa, sopratttitto, addio o vecchia e gloriosa In~hilterra nera e nebbiosa, sordida e tetra, che \·ivi di salari da ne• gn ndl1; miniere della Black Countiv, dove i macilenti e rachitici figli dei minatori, dagli occhi grigi e vuoti, sì preparano fin d'ora ad a\~lvere un giorno degnamente e decoro:;amentc, secondo la più pura tradizione britannica, il loro compito imperiale di lavoratori a~• serviti alla disoccupazione e alla fame. Ti 5aluto, o dolce, patetica, sentimen• tale, vereconda Inghilterra dal cuore tenero e dai talloni duri, dalle mani candide e dalle unghie a punta, dalla fronte bianca e dal cuore opaco, da~li occhi chiari e dallo s~uardo cupo, dalle labbra rosee e dalla bocca vorace. CORONATION OF THEIR MAJESTIES KING GEOR.GEVI & QUEENEUZABETH lDY s~~an4~King:thet.lrl~hat lD)u;-~tt,~--------- '~ ~~e (,orri(,o sulle labbra, in nome ctella t11gh Church, del moneyed men della City, e delle aristocratiche tradi1.ioni della <:cuoia di Eton, i poveri paria di pelle scura e di pelle bianca che portan tatuata sul dorso la carta geografica e po· litica del British Empire. Ti <:aiuto, o delicata e sensibile Inghilterra dei par- ;ons, dei pastori anglicani in lunga re• dingote nera, dal colletto inamidato, dai capelli tagliati alla bo:ceur, che me- ~olatc i sermoni domenicali alle par• Addio, me nr vado : parto col cuore allegro vcM, un pac¼: più giu\to, più umano, più onc<.to e pietoc:o, dove la correttezza sì chiama urbanità, e non ha niente a che fare con l'ipocrisia; dove la lealtà non sì predica dai giornali e dai pulpiti, ma si pratica quotidiana• mente, ,;:emplicemente, come regola U· mana nei rapporti fra uomo e uomo; dove il scn~o di giustizia nazionale e intcrna:donale non subisce gli alti e bas• ,.j drllo Stock Exchange. Parto per un paese più dolce, più equo, più gene• roso: più povero - senza dubbio - di denaro, ma più ricco di cuore e di dignità.; meno armato - senza dubbio - di cannoni, ma più armato di virtù e di spirito di sacrificio. Parto, in.somma (e ti saluto ridendo, o candida Albione), per un paese che non ha bisogno della Home Flcct per stare a galla, specie nel :Mediterraneo. JOHN ANTINOIU MORTIMER • PREPARATIVI PER L' JNCORONAZIONE ILDOMIDNOIOLC , "J ON SI APPREZZA:'-10 nel lo.o J ' giusto valore le decisioni della Conferenza di Montreux per l'abolizione delle Capitolazioni, se non :.1 risale al trattato anglo•egiziano del 26 aprile 1936. Esso stabilisce, pnma di tutto, che l'occupazione militare dell'Egitto, da parte delle forze armate di S. :\il. Britannica, è terminata. La Gran Bretagna riconosce l'Egitto come• Stato sovrano indipendente e s'impegna ad appoggiare la sua richiesta di ammissione alla Società delle Nazioni. In cambio, l'Inghilterra ottiene un'alleanza perpetua, in virtù della quale se una delle due parti venisse a trovarsi impegnata in una guerra, l'altra parte e verrà immediatamente in suo aiuto in qualità di alleato 1. La chiarezza di questa clausola dispensa da commenti e dispensa soprattutto Ginevra da qualsiasi inter• vento. S1 capisce che Londra non trovi nulla da obiettare al patto franco-sovie• tico. L'aiuto dell'Egitto all'Inghilterra, in ca~ so d1 guerra, non comporta !'obbligo di inviare delle truppe, ma quello di fornire alle forze britanniche operanti sul suo territorio e tutte le facilitazioni e l'as• sistcnza in suo potere, comprese l'uso dei suoi porti, aerodromi e mezzi d1 comuni• cazionc •. Tale obbligo ha luogo non sol~ tanto in caso di guerra dichiarata, ma anche nei casi • d'imminente minaccia di guerra, o timore di cri111internazionale 1. Non c'è altro da prevedere. A giudizio di Londra, l'Egitto, per quan~ to Stato sovrano e indipendente, non è ancora in grado di assicurare la libertà e la sicurezza del canale d1 Suez, ritenuto e una v13 essenziale - delle comunicazioni imperiali. Per questa ragione l'Inghilterra s1 è aM1curata11diritto d1mantenere d1ec1mila uomini nella zona del canale e quat• troccnto -piloti. In caso di guerra o di minaccia di guerra, questi contingenti potranno essere aumentati a seconda delle circostanze. Fra vent'anni si vedrà se l'Egitto sarà in grado di assolvere da sé a questo compito. In caso di contestazione anglo-egiziana deciderà la Società delle )fazioni. Forte di questa garanzia, che riguarda l'avvenire, l'Egitto sì assume intanto, dc• gli oneri non indifferenti: la costruzione di caserme nella zona emilitare I inglese del canale, di strade e militari, che mettano in comunicazione tale zona con Alessandria e il CaiJ'o, e di ferrovie • militari I a doppio binario. Nessun dubbio che, nel pensiero di Londra, queste opere sono destinate a provare la capacità costruttiva dell'Egitto, Stato sovrano e indipendente. Che cosa ha guadagnato in cambio l'Egitto, oltre, s'intende, la dichiarazione di Stato indipendente e l'imminente ingresso alla Società delle Nazioni? Non la sovranità del Sudan, che l'lnghilterra perdette nel 1883 in seguito alla rivolta del Mahdi e che lord Kitchener poté riconquistare solo con l'aiuto egiziano, e nemmeno l'_cffeuivo condominio, perché la convenzione del 1889, richiamata in vigore dal trattato del 1936, prescrive tassativamente che il governatore generale del .Sudan • sarà sempre un inglese 1, D1 sostanziale l'Egitto ha guadagnato l'abolizione delle Capitolazioni. Non occorre ricordare le loro origini e il IOf"osignificato nei paesi islamici. Non essendo il Corano, che_ è, ad un tempo, un testo sacro e un codice, applicabile ai non musulrnani, era necessario che questi fossero tutelati dalla ryropria legge nazionale, per non_restare fuori di ogni legge. Il sistema capitolare, determinato dalla differenza di
organizzazione sociale e politica esistente fra musulmani e cristiani, costituì il presupposto necessario perché nuclei europei potessero vivere ed esercitare nei paesi musulmani la propria attività. nell'interesse loro e di quegli stessi paesi. Su questo terreno l'Inghilterra è stata veramente larghissima. L'articolo 13 del trattato anglo-egiziano riconosce apertamente che e il regime delle Capitolazioni attualmente vigente in Egitto non è più in accordo con lo spirito dei tempi e con lo stato presente dell'Egitto•· Questa l'origine della Confe1cnza di Montreux, chiusasi la settimana scorsa e che ha sanzionato l'abolizione delle Capitolazioni. Che cosa si è sostituito al regime capitolare? Un regime transitorio di dodici anni, durante i quali i tribunali misti continueranno ad esistere ed eserciteranno, oltre la loro presente giurisdizione giudiziale, la giurisdizione della quale ,ono attualmente investite le Corti con• solari. Inutile scendere ai particolari. Spalleggiato dall'Inghilterra, l'Egitto non si è impegnato a nulla di definitivo. Le formule adoperate dai suoi rappresentanti sono formule di cortesia: il governo egiziano • è disposto•, • non ha difficoltà,, ecc. !:: stabilito che, abolite le Capitolazioni, l'Inghilterra si asterrà da qualsiasi ingerenza per tutto quanto si riferisce alle relazioni fra l'Egitto e gli stranieri, che detengono, fra l'altro, l'assoluto monopolio dell'industria e del commercio. • S. M. il Re e Imperatore riconosce che la responsabilità per la vita e i beni degli stranieri in Egitto incombe esclusivamen• te al governo egiziano, a norma dell'ar• ticolo 12 del trattato. Giusto. Senonch~ una convenzione, annessa al trattato dell'agosto 1936, stabilisce le immunità e i privilegi delle forze armate britanniche. Gli accampamenti britannici saranno • inviolabili,, sotto il controllo •esclusivo• delle competenti autorità britanniche; nessun membro delle forze armate britanniche sarà sottoposto alla • giurisdizione criminale dei tribunali egiziani• né alla • giurisdizione civile• di questi tribunali per questioni derivanti dal suo ufficio, ma spetta esclusivamente all'ambasciatore britannico decidere se la questione è sorta • da un dovere d'ufficio,. Sono dei veri e propri privilegi capitolari che sopravvivono ad esclusivo beneficio degli inglesi. Aveva ragione E. W. Neumann, indiscussa autorità in materia di questioni m~ditcrranee, quando scriveva nel suo libro • Thc Mediterrancan and its Problems • queste profetiche parole:• Rimane il fatto inn~gabile, e rimarrà sempre, che la Gran Bretagna intende tenere i destini dell'Egitto nelle sue mani fino a che il Canale di Suez manterrà la sua importanza politica, strategica e commerciale sul benessere dell'Impero britannico•· Il Neumann è uno dei migliori amici dell'Egitto. PER LE FESTE dell'incoronazi<me di Gior• gio VI, l arrivato nel porto di Southamplon un uomo dal/' aspetto mode,to e rude, tipico dei man·nai britannici. Egli si chiama David Young ed i un discendente degli ammutinati della nave inglete Bounty che nell'opn'le dtl 1 789 sbarc6 nell'isola di Pitcairn nel Pacifico, e vi fece ra.ua. Mr. David Young ne i l'at• tua/e gOf.Jernatore d l ttato invitato anche lui, a Londra, a rapP,etentare i 210 abitanti dell'ùola, tuttì aute,uici pronipoti de/l'tquipag• gio dello Bounty. Prima di sbarcare wt wolo della madre pa• tria, qutsto si,rgo/are perso"aggio si l fatto cogliere dall'obbitttioo dtl fotografo mmtre si lroava il bn-retto in ugno di saluto e con un raggiante sorriJo sulle labbra, Evidenttmmte n-a mollo contnrto di essoe il pn'mo abitante di Pitcairn chefosse mai venuto in Inghiltt:rro. Dopo il pt:rdono, l'o,iore. C'l voluto un secolo e mezzo, ma infine anche l'ultima macchiolina l scomparsa. LE DIVE DEL CINEMA scioperano. ù comparse, qutllt roga.ue che fanno di tutto per apparire un attimr., in primo piano, ,niMt:ciano i produttori. Ad Hollytc:ood. gli stabilimenti Paramount hanno corso il n'schìo di dootT interrompere la lavo-ra::io11dei importantissimi film, perch4 itJasptttatamnrte alcune gi()f)ani ragakze si sono fatte at·anti dicendo di non pottr continuare a p,ettare la IMO opna, ,e "on vtnivano accettate c.n-te condizioni. I direttori di tutti i gra,idi 1tabilimentì cinematografici sono preoccupati di questa no• vità di metodi. E c'l di più. Lo sciopero diviene di moda. Pruto vedremo J\1ima L<Jy, Jum flarlow, Carole Lombard vantarsi dei propri ,mprOflfJisiscioperi. Ct:rtì metodi s0t,'1Jersivi ri• ,chiana sempre più di essere adottati, non Jnr i&opi pratici, ma per snobitmo. Così alcuni atton· si sono dichiarati in favore dei roui, r«andosi perfino in Spagna. Non si tratta "emmnro di astuzia pn- farsi un po' di pubblicità. Il caso è dive-rso: sì tratta dì pn1,•erti• mnrto ingiustificato e gratuito. ALLE TRUPPE na::ionaliste, tntratt a Malaga, si 10110arresi un giovane soldato e una ragazza. Con grande sorpresa il soldato ha dichiarato di essere una donna e di essn-e sortlla della sua compagna. Si tratta di due coraggiose ragazze di ima illustre famiglia spa. gnola. Sorprtse ntl luglio scorso dalla rivoluzione, una di tue, la pirì giot:ane per età, ha indossato w1 abito mmchilt t si ( arruolata. Dopo di cW ha prtsentato ci compagni la sorti/a come sua moglit. Pare che in momenti drammaticissimi, il falso ,,n'litt co,mmista abbia difeso la fafsn consorte con indiso,tibile t:fri. litd. Le due ragazze ha,ino narrato lt loro avVffllurt, dtscrlvnrdo le tn'stissime condizioni di molte giovani spagnole, costrette a dit·tntare a,nanlt di militi rossi. Qt1aJ1dOun milite si in• namora, accado110scene selvaggie. Spesso le due sortllt ttntarono di raggiungere le file dtl generale Qutipo De Llano, ma /se cid ero /X)SSJ.bilpeer quella trat·tt11ta, rtslot:a diffi• alt per l'altra. D ■ NIBUS PAGINA Z ~illffifilillfil ffi Wfil LE DUE SPA<JNE E PARLIAMO della Spagna. Da molto tempo nmand1amo l'adempimento di questo ingrato dovere. Troppe ragioni ca facevano esitare: l'oscurità dei motivi profondi, da cui la tragedia trac origine, la complessità dei problemi internazionali, che vi sono connessi, l'inccrtt'Zza dell'IV\cmrc, e, soprattutto, la terribilità della lotta. Non possiamo rimandare ancora. La tra. gcdia spagnola è, ormai, parte troppo prc• pondcran1c della tragedia europea. E, pro~ priamente, quel che la Spagna è oggi, potrà essere l'Europa domani. E runico insegnamento certo, che si tragga dalla crisi 1pagnola, è che qucll'1m·olucro di uggezu, che si chiama civihà, ~ ben tenue e fragile e che la follia è usa, più vicina a noi d1 quanto crediamo, e può, da un momento all'altro, spezzar le dighe, che secoli di con. v1venu sociale hanno costruite, e irrompere sulla scena del monrio. Il signor Salvador dc Madariaga ha pubbJj. ca10 tempo fa ncll'Obserr;er un lungo articolo, in cui dimostra\'8 l'origine strettamente spa• ~noia della tragedia attuale. Egli premetteva che entrambe le parti in lotta avevano diritto al rispcllo, se non a11'ammir12:ìone universale. Az.ai'ia era l'uomo d'onore, uno spirito di• sintercssato e ricco di alte doti, il cui amor 111tellecwa/,s per la nativa Castiglia ha ispi~ rato alcune delle più belle pagine della mo. dema prosa •pagnola. Largo Caballero un uomo la cui vita è stata interamente dedicata alla classe operaia; la cui tattica è andata mutando dalla collaborazione opportunistica aotto Primo dc Rivera alla rivoluzione non compromettente sotto la repubblica; ma la cui strategia è rimasta ferma e fedele al credo marxisiico, in una lotta che è durata tutta la sua vita, che è un esempio di pcrse\·eranza, dt disinteresse e di unità d1 propositi, Fninco un soldato esperto, l'uomo della disciplina, ammirato e rispett.ato dall'intero esercito, per le sue qualità d'intelleuo e di bnivura; un uomo che fino allo scorso luglio a\.cva resistito a tutti gli inviti a lanciare di nuovo l'cscr• cito in un'avventura politica, del tutto li~ro da ambiz.ioni poli11chc, dotato d1 un senso alto e chiaro del doHrc e di un patriottismo etemplare. Questi, secondo dc Madariaga, I capi. Guardiamo i gregari. Dall'una parte la gio• vcntù delle classi lavoratrici e un considerevole numero d1 studenti, combattenti con lo splendido coragfi!:iodella gioventù. Dall'altra, volontari di tutte le classi che dai ranghi degli insorti levano il grido: Arriba Fspana, e i cadetti dell'Aldz.ar. Come possiamo noi liquidare - si chicdcV2 dc Madariaga - tanto eroismo, tanta fedeltà a un compito spontaneamente scelto, par• lando con dispregio d1 • plebaglia roua • e di • sghcm ribelli•? Non è forse evidente che, da entrambe le parti, una visione e un ideale avanzano sul fronte delle schiere com• battenti, come le bibliche colonne di fumo sul fronte di Israele? LA COLONNA DI FUMO F IN QUA l'articolo non è che un puc• rile tentativo da parte del signor de Madariaga di mantener buoni rapporti con entrambe le parti. Puerile il fine, puerile l'argomento; il quale, in sostanu, si riduce a questo: chi.';siccome, in Japagna, si combatte con coraggio da entrambe le parti. cosi da entrambe le parti ,·i deve essere un ideale. E dc Madariaga non ai chiede affatto quale dei due ideali sia al giusto e quale l'ingiusto. Ni si chiede se qualsivoglia ideale possa mai valere a far perdonare a un partito o a una fazione orrori come quelli commessi dai rossi per lo meno nella prima fase della guerra civile. In sostanz.♦ dt Madariaga appartiene a quella piccola schiera di intcllc1tuali spagnoli, che hanno cosl validamtntc contribuito a fare scoppiare la tempesta, e che, poi, quando la tcmpe~ _ e scoppiala, si son tnitti da parte, protestando:• Ma noi non ,,olevamo questo!•. Unamuno passò ai nazionalisti e riebbe la cattedra; poi se la fece togliere di nuovo, e, alla fine, è morto. D1 Ortcga y Gasset non si hanno notizie. Dc ì\fadariaga, più duttile e più scaltro, appena comi~ciò la tragedia, se ne andò a Londra; e là rn~gna e scrive articoli, come quello che qui si riassumt, Lo scopo del quale è cosl trasparente, che egli stesso crede necessario domandarne perdono: Mi si perdonerà se dirò che nello stato at. tualc dei sentimenti in lspagna, questo mio riapetto, questa mia simpatia per entrambe le parti è il modo più sicuro per isolarsi com• pletamentc; perché l'unica cosa che le due parti hanno in comune è l'eguale odio per quel pui;tno di spagnoli che le capiscono tutte e due e che darebbero la vita per una trci:tua d1 cinquanta anni fra le due 1rreconciliabili Spagne •. E anche questa difesa è puerile: perché se è \·ero che lo stato degli animi in lspagna oggi è tale che chi ttnti di tcncrSI a eguale distanza dalle due parti corra il rischio di essere odiato da entrambe, cosi non sarà domani; e quella delle due parti che sarà riu~cita vittoriosa, dovrà pure ricordare che 1n piena mischia il prof. dc ~ladariaga non disconobbe che Az.aòa era l'autore di alcune delle più belle pagine della prosa spagnola moderna, e che Franco era un nobile soldato, dotato di un alto senso del dovere e di un patriotusmo esemplare. Quanto poi alla tat• tica e alla strategia d1 Caballero la distinzione ci sembra sottile: in sostanza, poiché sotto Primo de Ri\·era a ri~llarsi si correvano ri• schi seri, il cosi detto Lcnm spagnolo non si nbcllò, anzi collaborò; e sotto la repubblica, poiché a ribellarsi non si corrc,•a alcun peri• colo, si nbcllb; ma questa - dice dc ì\ladar1aga - era tatttca. La sua stratei;tia rimanc,·a ferma e fedtle a Marx La sola cosa che risulta. cena dalla parte che abbiamo riponata de\l 'anicolo è che de Mada.riaga., Quando scrivev11,non sapeva quale delle due pani avrebbe nnto. E questa in• certezza è la colonna di fumo che marcia in testa alla sua prosa. CASO SPAOIOLO -.,rA VI t una parte dell'articolo di dc .&t'& Madariaga che ci sembra estrema• mente importante e che, se non in• corriamo m errore, sfiora quello che si può dire d nocciolo della crisi spagnola, o almeno uno degli aspetti principali di esso: cd è quella in cui si rivendica l'origine e il carattere strettamente spagnoli della tragedia odierna. Mtuiamo da parte - dice dc Madariaga - tutte le complicazioni e le sopra.urutturc eu• ropce, che si sono aggiunte a quello che fondamentalmente è un caso strettamente spa• gnolo. Certo la Spagna non ~ nella luna, e le ondate del Fascismo e del Comunismo si sono rove:.cia:c sul suo tcrruorio e hanno me• acolato le loro acque rabbiose in questa tcr• ribilt contesa. Ma sebbene le due fonc ne• miche possano avere avuto qualche influenza 1ui movimenti n~ionali in confl1tto, pure esse non hanno agito come modelli che in proponionc relativamente piccola. Allo stato attuale delle cose, la tragedia spagnola sarebbe aV\·cnuta anche se così Lenin come Musso• lini non fossero mai esistiti: le sue fonT\C sono genuinamente nazionali, e si può anche dire che gran parte dt1 auoi aspetti tragici e, in un certo senso, insolubili derivano da qucll'irreduc1b1lc residuo di •ispanismo .., che nitntc: ila da fare col Fucismo, e mente col Comunismo. Come abbiamo premesso, questa parte del• l'articolo colpisce nel segno. Ma de Mada• risga, subito dopo questa intuizione, si perde in digressioni. E si dilunga, per esc:mpio, a dimostrare come la lotta che si combatte in lspagna non abbia niente da "edere con gli ideali anglosassoni di li~n.à e di democrazia. Dimostrazione di cui non è chi non veda la superfluità. Ma non chiarisce affatto in che consista quel!'• ispanismo•, in cui egli \'edc - e a ragione - l'origine e la ragione della tragedia odierna. L' ISPAIISMO QUELLO che dc Madariaga chiama re• siduo irrcduc1bilc di • ispanismo• è il carauerc spagnolo, quale e, si presenta attraverso secoli e secoli di una stona dra~ 1matica e glorios.a. Un individualismo un particolarismo eccessivi, fino alla indisciplina assoluta, fino all'anarchi11; una doppiezza e una ipocrisia unza eguale; una crudeltà ferina; un panissitismo inguaribile, l'odio per il lnoro ordinato, l'amore per la razzia e il brigantaggio, sono qutsti i tratti salienti del carattere spagnolo. E, accanto ad essi, capa• cità d1 dedizioni cupe e fanatiche a un ideale, a una fede, o, anche, a una supet$tizionc. Se quei tnini, che si potrebbero dire negativi - l'individualismo anarchico, la crudeltà, la poca laboriosità, - abbia Ja Spagna cristiana e modcma ereditati dalla Spagna musulmana o se, invece, essi siano mali congeniti del popolo spagnolo può esser dubbio. Certo sono costanti nella storia spagnola. La Spagna musulmana si spezzò in una folla di piccoli stati, che si dilaniarono l'un l'altro; e, all'interno di ciascuno stato si dilaniarono tribù e tribù, famiglie e famiglie, prttendcnti e pretendenti. Nello stesso tempo, i reucci cristiani quasi mai riuscivano a tenersi uniti contro il comune ntmico; e persino Isabella e Ferdinando riuscirono a unire le loro fon.e, ma non i loro popoli. Ancora per secoli e secoli dopo di loro, Aragona o Biscaglià, Na. varni o Catalogna difenderanno con accani• mento i loro fut:ros e i loro privilegi. La crudeltà degli emiri t dei califfi, che uccidc,•ano con le loro mani i figli e i fratelli, che facevano ammucchiare le teste dei nemici uccisi e su quei macabri mucchi facevan salire il muezzin a dire la preghiera della sera, passò a un Pietro il Crudele e a un Enrico di Transtamare, che sgozz.ano sotto la tenda, come volq:ui assassini; e passerà ■I Fronte popolare di Madrid, di Oarccllona, di Valenza. Ma il vizio peggiore, quello che creò un abiuo incolmabile fra la Spagna e la moder• nità, fu la inettitudine al lavoro e all'industria, il costume di ,,,vere sulla terni del vicino, la razzia elevata a istituzione, la conqui&ta e la gut";rra cornc mezzi ordinari di vita. I mori erano vissuti per secoli gucrrc,ggiando e razziando i cristiani; poi i cristiani vissero per secoli guerreggiando e razziando i mori; e, quando i mori furono cacciati, guerreggiando in tutta l'Europ11 e portando via l'oro del Mcs• SICO e del Perù. Le lunghe guerre estenuarono la nazione, e l'oro amtricano passò attraverso la Spagna, senza fermarsi, • comt l'acqua sul tetto di una casa•, e andò a fecondare le Fiandre. 11 picaro trascinò per secoli i suoi cenci gloriosi per tutti i campi di batta.glia d'Europa, finché a Rocroi cominciò ad as. salj:giarc la sconfitta. & quando non vinse più guerre, quando non ,·i furono più continenti da depredare, quando non vi fu più gloria, nmascro i ccnci. Così il picaro si tramutò OMNIBUS !!: 1 AN110,. Nllll. 7. , .... oo,o 1937-IV r1 IINIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE lL SABATO IN 12·16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Colonie i anno L. 45, temeatrt L, 23 Eit.eroi sono L. 70, ,emen~ L, 36 OOJft JIUIIEI.O UNA LIRA Mno1C1rlnl, dlaegni e fotogn6e, anche te non p11bblicau, not1 11 re1m11ilco110, Dlresion.a: Rtima • Vla del 8ndsriti 1 28 lmminl1b'ado11•: Milano• Piuaa Oarlo Erba, 6 Soc. .lnOR. E4itr1ce " onmus" . llllu.o 11 ..._ _________ ...J
APOCRDIFIUONEXRE 20 giugno. ; [) EITY era ne1vosa, stamani. e ! · non è voluta ,;;cendcrc dalla 'iua : [ \ ,;;tanza. Non c'era posta per ~ me. Ilo aperto il giornale, dopo tanti giorni. Nulla è cambiato: tutto procede come prima. M'accorgo che ero davvero un simbçlo; ora ç.ono un uomo e po,;;sogodermi, non fos\'altro. la pace di queste chiare mattine. Ho giuocato a tennis per un'ora, ma il campo era cattivo e le palle ,i inchiodavano sul tcrrc-no. 21 giugno. André mi ha chic,to la mia valigia di di<ichi e gliel'ho mandata og~i ,tes- '-0. Che strano ragano! Sta tutto il ~iorno ~eduto davanti al grammofono. come ,e non ci fosse nulla di meglio da fare, a questo mondo! Rientrato in ca,a non ho trovato Bc-tty. « La ,ignora è mcita con l'automobik >, mi ha d('ttO Katharine. I [o girato per le ,;tanze, in cerca di un orologio che ha una lancetta inceppata. Finalmente l'ho trovato in un ca~,;ctto della ,;crivania. Col tempc-rino mi -.:ono mc,;,o a ,tuzzicarlo cd ho finito per romp('rlo. Domani lo porterò ad aggiu ..t.ar<', Tutta,·ia que,ti piccoli lavori manuali di,·ertono. \'oglio, d'ora innanzi, fa1e qualco..,a. dedicarmi ad un'occupazione, <1ualunque ~ia : l'ozio mi uccide. 22 giugno. f:. ,;tata una fortuna andare dalrorologiaio. i:: un mc,;,ticrc straordinario, delicato. cidli,;,imo e eia pcr-.onc compo- ')!(', quello di a.~~imtare orologi. Ho comperato molti piccoli strumenti e una. lente e quattro ~vc~lic italiane. ~1i farò un piccolo laboratorio. 26 giugno. Betty è ostile a que,to mio nuovo lavoro. ma io mi ci appassiono ~ni giorno di più. Ilo a~giu,tato un vecchio orolog:io a ch1a, C": credo d1 avere una particolare di,;,po,izione a que,;to me- ,tic·re. \'inccre le delicate molle di una ,, ('~lia :: u11a pic-a,la ,ittoria. 28 giugno. Bctty è rimasta a colazione fuori. :\on· ho avuto voglia di far nulla per tu:to il giorno. Tood rr.i ha "Critto dall'India. e la ,ua lrttcra mi ha la,;c-iato di catti\'o umore; non per quel ch'eg:li mi .1ice, ma perché il '-UO nome è legato a tanti ncordi. Si ricordano troppe CO'-e a que~to mondo! Bi,ognercbbc non avere memoria, o. almeno. non a,·cr nulla da ricordare, come Katharinc- che non ,;a do\·c ,ia nata. né quando. Certo, Katharine è una ragazza ..trana. e Perché ». le ho chic'-to. « fai tutto quel che ti diciamo? ». e Perché è il mio me,;tiere », ha risposto. e lo faccio la cameriera ». e ~1a non hai mai voglia di ribellarti?». « E per che fare? per perdere il po- ,;;to? St: tutti ,;;j ribellas~ro, staremmo fre,;chi ! ». S'io lr dico : « Ka tharinc, volete ve• nirc in cuttcr? » lei mi risponde: « Xon ci ,;;ono mai qata in mare ». « \ ·cnitcci. allora, pro,•atc ». c Io non pro,·o, perché non ho mai pro,·ato >, ti"pondc. « ~fa 11011 proverete mai? » in,;isto. « E perché drhbo provare? » esclama. t-. '-trana la ra,,;,cgnazionc della gente umile. 30 giugno. Betty è ritornata a ca~a di cattivo umore. ~on rie\CO ad aggimtare la sveglia italiana. Bi~ogna ridarle il cuore, forla battere. :\on po-.:,;o\·edere oue~ti oggetti '-<.'nza\'ita. Bctty ha ,!?;ridato: e: Smettila! vuoi pa,;..,arc la tua \'ita ad a~gimtare sveglie? Di\'cnterai la favola di tutti! L'ex re che aggiu,ta gli orolog-i ! t:n::i. bcll::i. fine! Xon capisco, poi, che gu,;to ci sia! >. Sì, c'è un piacere, un sc~reto piacere a toccare con le pinze la delicata \'ita di un orologio: è una chirurgia anche CJUC\ta. ).1a Betty non può capire que.,te cose: c1sa vive per il mondo, per gli amiciJ per gli ,;pecchi. Che strana donna! In realtà noi stiamo poco a,;,;icmc, ma non riu~cirri a , ivcrc, credo, senza la certrz1a ch'ella è onnai mia. 2 luglio. Giornata melanconica. }.fare gri~io, nubi nere e luce sinistra. Per tutto il giorno .. 'è attc,;o il temporale annunziato da tuoni lontani, poi il ciclo s'è fatto "'ercno; d'argento. ~•on "'ono uscito di ca"a, e ho tra'-COr'ìO il pomcrig-gio ten• tando di lcg~rre l'ultimo libto della \\'oolL ma invano. Qur,,,to ,cirocco mi ha \po,,,,at0. Debbo di,trarmi a,-.olutamente. Anche Kathai-inc mi con,igli:-i di lllUO\"lTmi. 4 luglio. Bctty \'Uolc andare a \'ienna domani. ma non mi ,ento di partire. I via~gi mi in\'ecchiano, chi,,;à perché. Donei ,;crivere a Londra, al notaio. rn:i non ho voglia di parlare di affari. Tutto ciò che riguarda il mio pa,.sarn mi annoia tremendamente. ~i ,;ento molto lontano da tutto, ormai. Non ho rimpianti, e ~ono sincero nel dir ciò. E non ho ncmmeno illu(,ioni. Sono nl riparo, dopo la tcmpe~ta. 8 luglio. llctt\· è voluta pnrtire, a tutti i co ..ti. Piutto,;,to che vederla co-.l a,;tio,;a ho prt'frrito partire. Il dai:ti:tio è ~tato tri- \te. Le nubi nnn e-i hanno lasciato che per un'ora, (,ulla S,·i?J:tra; p<,i abbiamo incontrato un temporale. Abbiamo dormito a \'ienna, all'J (0tcl. Betty ha ,oluto far ~apere al portiere chi fo,simo e i foto~rafi sono accor~.i dopo poco. Betty è indi<;crcta e vamto ..a. Que,;ta notte Bctty è stata allr~ra. thrvamo be"uto un po', è vero. Abbiamo fatto chia ..,o. Sì, quando Brtty be\"C è dclizio,;a. Correva per la '-tan1..a. avvolta nella pelliccia, facendo l'or,;o. 9 luglio. I liquori di ieri ,;era mi hanno IMciato la bocca 5'ecca e amara. Ilo mal di capo. Oggi, purtroppo, dovremo raggiungere il castello. 12 luglio. Siamo da tre giorni nrl ca,;tcllo. \ "ita tranquilla, un po' monotona, ma la tranquillità è ,;cmprc monotona. Ilo incontrato lo ,;~uardo di Katharine. :'.'\on è la prima \'Olta. Di tanto in tanto, incontro i suoi occhi. J no,tri ospiti sono simpatici e Betty è allc.~ra, ma non credo che ,eguiterà ad cs,;crlo ancora per molto tempo. È un'allegria vi1iata, la- <;ua. Non ,;o, <:cnto che qualco,a non ci lega pili come un trmpo. Ho fatto co,;truirc una grnndc gabbia per i coni~li. Queste bestiole m'appa~~ionano. A poc(1 a poco sto <;coprendo ch'io ,:_ononato per vi\'crc in campagna. Londra è lontana. ormai: non ricordo che il ,·olto di mia madre quand'ero ra~ano <' i giorni tra ..cor,;i ~ui prati del Sus'-Cx. 15 luglio. Og~i è arrivata. da Canne .., Katharine. l I \'Ìaggio le ha gio\'ato. come dire, l'ha imbellita. Non m'ero mai accorto che i suoi occhi cclc,;ti sono splendidi e che il ~uo pa(,,o pe,;ante e aperto ha un fa,;cino. 18 luglio. Da quando è arrivata Katharine, c'è più allegria. La ,;ua conversazione mi diverte; il ,;uo modo di vedere il mondo è grazio,;o, candido e insolente, ~e ,;j può dire. Cara Katharine ! 20 luglio. La caccia non mi di'"erte e Bctty, al contr:i.rio, non vuol far più altro. Que• sti baroni ,;ono medioevali ; ridono e mangiano con furore, come per la prima volta in \'ita loro. Nes,uno ,a giocare al golf, tranne l lenric, ma I lenric è troppo curioso; le sue domande mi indi,petti,;cono. 22 luglio. Non leggevo i giornali da varii gior• ni. Il e Timcs »... questo vecchio caro giornale non rie:-.co più ad aprirlo (cnza il batticuore ... Chis,;à perché. Nel numero di oggi ho vi,:_tol'annunzio di vendita di un castello nell'Esscx, Eliza 4 bethan Country Scat : cara Inghilterra! ... 23 luglio. Detty è ncn•o(a. come <;Cmpre. La sua voce mi irrita. i suoi modi mi disturbano. I lo preferito affrontare la curio- ,;Jtà di Henric, piuttosto che restare con lei. 25 luglio. Katharine stamane cantava: « Verde prato. tappeto dell'amore>. Betty è partita per tre giorni con i nostri mpiti. Sono felice. Questa donna mi è in~opportabile. Credo che llenric le faccia la corte. :\'on sono affatto geloso. Non rimpiango la mia ,·ita degli anni ,corsi: tutto ciò che ho fatto mi (embra così naturale e giu,:_to che non posso aver rimorsi: mi sento leg~ero, libero, come un cavallo che non porta più sella ... Tutto ciò che è accaduto doveva accad<"re, Bctty è stata il pretesto i solo 28 luglio. Brtty mi ha ,critto una breve lettera: ~razie al cielo mi annunzia che IL DUCADI WINDSORMENTREOIOOOAA GOLFA SANKTWOLFOANO CTelefot.Ggnfiel è co5trctta a ritardare il ritorno. Finalmente ha cessato di piovere! Sono uscito: l'erba ancora umida brillava al sole. Katharine correva nel prato inseguita da un piccolo terrier. Ho pre'iO anch'io ad inseguirla, e correndo siamo arrivati fino alla fontana, nel bosco. Poi, sfiniti, e.i siamo gettati sull'erba. Ma all'improvviso ecco uno scroscio d'acqua. Allora ci siamo rifugiati nel tronco svuotato di un vecchio albero, come accade nelle vecchie fa. vole. Sali•:a l'odore della terra bagnata; Katharine rideva convulsa, senza guardanni. Poi ha cominciato a dire che aveva freddo. Era tutta fradicia di pioggia. Le ho passato il mio braccio sulla spalla. K..1tharine non ha detto una parola e si è fatta rossa. L'ho baciata. Un bacio lunghis~imo. Poi è fug- ~ita, attraveNando il prato, sotto la pioggia che scrosciava. Sentivo che ciò sarebbe accaduto, da trmpo. Io ritorno dav,·ero giovane ... 29 luglio. Non ho più visto Katharine: nessuno riesce a vederla. Mi è stato detto che è andata in paese. Sono salito a cavallo, ma non mi è stato possibile raggiungerla. Siamo senza luce: il temporale ha cau.,.ato qualche danno ai fili, forse, e le sale del castello sono illuminate dalla luce calda delle candele. Mi sembra di essere ritornato ragazzo ... Non voglio ricordare ... L'ombra del vecchio castello mi ha tentato; sono salito fino alla camera di Katharine ... a tastoni. Certo, certo, questo non è un procedere da gentiluomini, ma io sono un uomo, ecco tutto ... Ho bussato alla sua porta leggennente ... Una \'OCC spaurita ha chiesto: « Chi è?•· Ho aperto, ...la stanza era buia, appena rischiarata dal riflesso della )una. No, nemmeno un piccolo grido ... Katharine mi aspettava... H. J. STORIE BREVI ~MPAGNl•, diu Kalinin in 1m comizio \..I di propaganda, • vi par/ud oggi dtl porto the abbiamo rtuntnnn,te Df>"tO al traffico. Ogni giorno approdano cinquanta pirostafi, alm· cinquanta partono ogni giorno tarichi di merce•. Dalla folla si leva una tJOU: • Compagno Kalinin, non è vtrol lo latJOro ntl nu0t10 />()rtoe non ho mai visto tntrare o uscirt un solo piroscafo!• • E comt puoi saprrlo tu, eh~ non ltggi i giornt1li'I• UN A contadina russa tJa alla fin-a t wdt Ptr la prima volta in t1ita tua un cammello. Lo guarda, lo riguarda pn ima mtzz'o,a, Poi, uuotn,do la tt.sta tsdama: • t ~ma cosa trtmtnda! Comt hanno conciato i cavalli qutsti dannati bolscevichi!• PERCHS VI LAMENTATEI• chim Kalinin a un contadino. • Tu ci promttti il parad.,,,,, t. noi siamo stn.i,a uarPt•. • Sti un minchiont. Chi ti ha mai dttto tht in paradito si />()rtinolt uarpt! • IL MONUM AL PROFESSOR ovve,•o I DIRITDTEILLVAEDO S ULLA • Gazzetta del Popolo• di qualche giorno fa, è apparso un nuovo articolo sul •caso• dc-I monumento al prof. Antonio Marro. Si tratta, a prima nsta, di un soggetto di cronaca cittadina: ma a guardare un poco a fondo la questione, ne aalta.n fuori riflessioni che possono a\·ere un certo interesse. In poche parole, l'antefatto è quetto: la vedova del compianto prof. Marro, illustre psichiatra, circa due anni or sono \"Olò in ciclo a ricongiungersi con l'amato sposo, e lasciò la sua intera sostanz.a, ingentissima, all'Ospedale di San Giovanni di Torino. Opera altamente filantropica; ma c'è un codicillo, un lascito. L'ospedale ha l'obbligo di far costruire, nel cimitero di Torino, un monumenlo in memoria del prof. Marro e dei suoi familiari, e la somma stanziata a qucalo scopo è molto notevole: mezzo milione. Nulla di strano nemmeno in questo; la clausola eccezionale è un'altra. Per l'erezione del monumento, la testatrice prescrive venga bandito un concorso fra gli iscritti alla Promotrice delle Belle Arti, ma che i giudici non debbano essere i soliti professori, o gli accademici, o i membri del sindacato degli artisti, ma due amici di casa della defunta signora, due distinti avvocati che la scomparsa giudicava persone di buon gulto e di competenza. Questa faccenda di sostituire gli artisti laureati con degli amici di famiglia, non era andata a genio al mondo artistico torinese, Che gli awocati pc,nsino a curare le cause, si diceva, e lascino le giurie d'arte a chi se ne intende. Ma, giusta il testamento, il concorso si era fatto, i concorrenti erano stati molti, e i due avvocati si era.n trovati alle prese con una mole non indifferente d1 roba. Ci doveva essere un po' di tutto, a quanto pare: rappresentazioni plastiche di tutte le scuole e di tutte le tcndenu, nomi illustri e poco noti, teorie e metodi disparati; compito difficile per la giuria, dunque. Ma i due amici eran guidati da una stella sicura: la loro comprensione personale e, ancor più, i gusti ar• tistici della Defunta. Niente idealità astratte, niente acrobazie spirituali: il monwnento doveva essere una chiara celebrazione della vita e delle opere del prof. Marro, un riassunto in marmo nel quale tutt; pote!ISero leggere come in un libro aperto, senza lambiccarti i cervello. E cosi i due giureconsulti scelsero il bozzetto che presentava queste caratteristiche nel modo più lampa.nte, quello cioè dello scultore Adagna e del pittore Terzolo. Purtroppo n<ui l'abbiamo sott'occhio, questo progetto, ma cc ne facciamo un'idea dalle descrizioni apparse sui giornali del tempo. Il bando del concorso, minuziosissimo e scritto di pugno dalla Defunta, diceva: · li monumento doord ricordare il mio cor,1pianto r,1arito prof. Antonio Marro, i miti gtnita,i, la mia tortllinn t mio zio Gir,s~pt Rmca •· Il \'incitore aveva (leggiamo nelle cronache dell'epoca) effigiato • il prof, Marro cht mi4 sura un ttschio, fra lt figurt simbolirht dtlla Scin,,:a t dtlla Vt"ritd, discinte t prospn-ost; gli alcoolù:ati, il deli11q1unttrriminalt visitato dalla desolata moglie, t "" bimbo tristt cht è la figurttta più ft.lict dtll'ad11nata; ntllo sfondo il pa,saggio di Limor,e Pinnontt, t su tutto ,.; i l'Ettrno Padrt bmtdictntt•. Una s~cie d1 biogr11fia romanzata, a quanto si ,·ede, e messa su con que\Jo che il cronista chiama tn·to 1)Uismo ottoc:~nttsco. La repubblica delle arti di Torino lanciò fuoco e fiamme dinnanzi a tal \·erdetto, ma il regolamento era chiaro e non ci si poteva far niente. Contro il giudizio insindacabile dei due avvocati, per volontà della Donatrice, non erano ammessi ricorsi, e il fortunato , 1incitore atava.già per guadagna.rei il mezzo milione e per dar mano 111 paesaggio e al Padreterno benedicente, quando, a metter i bastoni fra le ruote, intervenne la commissione municipale pel cimitero che, per ragioni estetiche, ne vietò l'erezione nel sacro recinto. A Torino, dopo due anni, ci sono ancora in piedi cause legali e discussioni. Non sappiamo il destino di questo contrasto tra Arte e Diritto; ma nemmeno sappiamo con quale criterio la Commissione Municipale di Torino giudichi l'opera di due artisti, vincitori di un concorso. Una Com missione Municipale che decide della .scelta dei monumenti da collocarsi in un cimitero, deve tener sempre presente che alla scultura funeraria non sono nccenart eccessi\·i pregi artistici. I vedovi o le vedove, o i parenti del defunto, hanno il pieno diritto di commemorare i loro cari nella maniera che loro più piace: la scultura. funeraria rientra nel mondo degli affetti e non della critica d'artt. La Commissione Municipale di Torino dimentka che un Cimitero non è una Galleria d'arte moderna, ma un giardino di lacrime. Se la vedova Marro si era affidata al giudizio dei due avvocati, vecchi amici di casa, è segno che li riteneva degni di interpretare i suoi stessi sentimenti e gusti; e non solo i suoi, ma quelli del defunto professore, in onore e ricordo del quale il monumento doveva essere eretto. I due avvocati, ubbidendo al proprio gusto e al proprio sentimento, hanno ubbidito a quelli della vedova. E chi meglio di una vedova può scegliere il monumento funerario al proprio spoao? L'arte funeraria ha uno stile ben definito secondo il tempo: in una società borgheu è logico che i monumenti funerari abbiano quel particolare stile che riflette i gusti e la fantuia delle classi borghe1i. La vedova di uno raichiatra non pote\'a non immaginare un monumento funebre dove non ci fosse la Scieru..a., la Verità, lo zio Giuseppe Rosea, la sorellina e il bambino triste. Piuttosto che disturbare la sacra memoria dei cari, le Commitsioni artistiche cerchino di tutelate la dignità dell'arte cittadìna, sp~- cie in Torino, ormai deturpata da orridi progetti e da sistemazioni improv"isate. M. A.
O ■ NIBUS ~ t IL SOFM DELLE m:usE INCONTRI CON IIIARDDRIIID D ICIASSETTE luglio 1914. Caldo .:ufissiante. Medardo Rosso, di passaggio per Roma, non cede alla tentazione di riposarsi do• po colazione. Ha appena finito di mangiare che monta sopra una carrozzella e si fa condurre all'abitazione di un suo giovine amico, in fondo a via Nomentana. Traversa a piedi un giardino bruciante di sole, sale centoventicinque scalini e si trova alfi.ne in una stanza ombrosa, mezzo disfatto dall'asma e dal calore. L'llmico è di là che dorme. La di lui moglie è qui che riposa in una poltro• na ; e 'Considera un po' ansiosa quell'omone con$'estionato c~e s~uffa come un mantice mentre s1 asciuga con grandi gesti e grandi fazzoletti la testa, la faccia, il collo. Intanto l'uomo tenta di raccapezzarsi nel buio della stanza, e scorgendo la donna dice brevemente: e Son Rosso >. La signora non lo conosce di persona, e che è rosso lo vede; ma chi sarà mai? e Son Rosso>, ripete il visitatore. Ah, ora la signora ha capito. « Lei è Medardo Rosso>. Il marito è sve~liato d'urgenza. Feste, saluti, complimenti. Dooo di che si incomincia a parlare di arte e la conversazione, condotta su terni tanto ardenti, dalle ore canicolari arriva di volo alle ore della brezza serotina, sulla rotonda di una trattoria a Ponte Nomentano. Rosso rifà la storia della sua conversione all'imprC!sionismo. Anzi del suo unico precorrere l'impressionismo ~n scultura, Quelli venuti dopo di lui lo hanno e saccheggiato>. « Hanno fatto come dei borsaioli che rubano un portamonete ad un buon diavolo e si accorgono dopo, con rammarico, che la vittima è un povero rispettabile dabbenuomo. Ma intanto vogliono dividersi il piccolo bottino e ognuno cerca di farsi la parte più g~sa >. I suoi convincimenti artistici si affermarono molto presto in lui. Era ragazzo e ~tudiava i classici in un Museo di Milano. Un giorno, egli racconta, in un momento di riposo e di malcontento, si era appoggiato al oiedistallo \ di una statua e guardava davanti a sé nel vuoto del lungo corridoio. Tutt'a un tratto la sua attenzione fu attirata da un gruppo di persone che si avanzava. e La luce in·,estiva quelle figure e creava due masse distinte ugualmente possenti. Una di luce, sui corpi, una di ombra sul terreno. Appena le figure uscivano dal raggio della luce, subito ~e11·~~bi~~~-si i~~~re:vaann°0n~~n~gl~~: e subito balzava il loro risalto. Io pensai : potrei toccare quei corpi. Non potrei ìnvece toccare quell'ombra. Eppure essa è viva e assoluta come il corpo che posso palpare>. Da allora Rosso non pensò che a realizzare il suo ideale plastico. Creare, cioè, in scultura, la tonalità. Dare dellr impressioni ottiche j non tattili. e La &'rande statua, quella alla quale tu giri mtorno, è uno sbaglio. Tu domandi anche ad un ragazzo : "Che t'ha detto?" "Mah! è rimasto come una statua!" Vedi: l'intelligenza istintiva che afferra di colpo la verità>. SOFFICIIN ANTOLOGIA ~ STATA opportunissima idea, di selezionare e disporre, in un denso volume, prose, più o meno note, d'Ardengo Soffici. La bontà dell'idea e della riuscita si conferma da cib: che anche quelli, come noi, che fedelmente da trent'anni se• guono lo scrittore, e di quanto egli ha pubblicato forse non lasciarono sfuggire una riga, questa antologia se la godono come una festa; segno che la letteratura del Soffici sostan1.ialmente è più fresca che mai, mentre si ravviva di qualche potatura intelligente e delicata. E contento può essere il De Robertis, che ha compiuto la fatica di scegliere e ordinare il volume (Ardengo Soffici: Fior fiore, Pagine suite t ordinate da Giuseppe Dt Robertil, cd. Vallecchi, Firenze, L. u). Al quale se poi non arrida tutta la fortuna che merita, vorrà dire soltanto che il pubblico è davvero una bruttissima bestia. Quante simpatie, in questo trentennio, per l'arte del Soffici, e per le sue imprese di divulgazione culturale. L'impressionismo pittorico francese, e Rosso, e Rimbaud, e Laforguc, ecc., ecc., non li aveva fatti mica, né li aveva scoperti Soffici. E si può anzi esser certi che a lui era impossibile trattarne senza una qualche diminuzione preliminare; se~• za ridurli, inconsapevolmente, alla propria misura, a una facilità un po' ingenua, e I monumenti, i gruppi statuari per lui erano inconcepibili. Li chiamava i fresse-papiers, Del resto tutte le opere d arte di grande moie gli davan fa. stidio. e Ci son parole, c'è una parola : ci son toni, c'è un tono; indimenticabili; su cui si crea da noi stessi rimeditandoli. E ci son grandi quadri, lunghe liriche di cui nulla resta e nulla importa. Se un artista ha da dirti una cosa, non valgono i molti discorsi. Perché mi vuoi far leggere un libro se quello che hai da dirmi è una frase? Ah, mes ami.s, lavorare n'est pas un amusement. E tu riesci a fare quando neanche tu sai quel che riesci a fare>. Rosso tornò da quesù amici dopo quasi dieci anni. Li aveva di tanto in tanto raggiunti, durante le peregrina• zioni della guerra, con qualche te1egramma di questo tono : « Ciaou. Stretta di mano a te e tua donna•, oppure: e A te e tua donna et vostra creazione del bene oggi et sempre :t, Nel gennaio del 1923, Rosso era di nuovo a Roma. Montò ancora in una carrozzella, e via a cercare i suoi vecchi giovani amici che allora abitavano fuori Porta San Giovanni. Anche qui, più di un centinaio di scalini da salire; benché fosse inverno, Rosso entrò nell'appartamento sudato e affannato co• me in quell'estate lontana. Si sedette presso la stufa, le gambe larghe, il ventre che traboccava dal sedile, un fazzoletto bianco legato intorno al collo. Si interessò di tutte le novità della casa, della famiglia, del lavoro. Più tardi, alla Casina Valadier, Rmso contemplava il tramonto eccezionalmente lucente. e Il cielo viene avanti; il paesaggio va indietro>. Egli era sempre attento a cogliere le risoluzioni artistiche di ogni spettacolo e di ogni immagine. e E quello, che cos'è? Un calamaio?> Faceva finta di non riconoscere ìl monumento a Vittorio Emanuele. Gli fu facile da questo punto di partenza trovare nuovi spunti per un attacco alle statue di tutto tondo. Era diventata una specie di fissazione, la sua. E sì che le aveva studiate e amate in gioventù; e le aveva imitate fino al punto di riuscire un falsificatore di gran classe. Una volta scolpi un Donatello con tanta abilità che un esrrto del British Museum non indugi a comprare la statua e a pagarla orof umatamcnte. Ma Medardo Rosso era più ambizio::.o della sua abilità di artista che di quella di mercante e si affrettò a rivelare il trucco all'acquirente, il quale ebbe tanto spirito di tenere per sé il falso Donatello e di interessarsi alla vera arte di Medardo Rosso fino a trattare l'acquisto di una delle sue cere. Soltanto che per questo secondo affare sorsero difficoltà insormontabili. 11 cliente vo~ Jeva pagare un vero Rosso meno di u11 falso Donatello. e Eh non, mon cher. Donatello non mangia, non beve e non si veste più, per fortuna sua. Mi mane-io. bevo, compro vestiti e vado in giro. Se mai, è di più che mi dovete pagare :t. e Ah, l'argent, l'argerit! > Anche il cameriere si diverte e si è messo vicino al tavolo per ascoltare. « E gli strozzini? Si dice tanto male si dovrebbe forse anche dire, un po' grossa. Ma, al medesimo tempo, di quanta felicità egli sapeva investirli; e d'un senso di vita :11tillantc, primaverile, Incapace a propagare, senza deformarla, una convinzione intellettuale, a mettere nei veri ter• mini un problema di gusto, Soffici, attraverso alla propria letter-atu,a ed a quelle esemplificazioni critiche, proponeva qualcosa assai più importante: un tono di vita, una maniera d'essere, un capriccio, una spavalderia; e, almeno per un periodo, il suo esempio fu contagioso. Nell'immediato anteguerra, Soffici fu il nostro scrittore più rappresentativo e magnetico. Della stessa eredità futuri.sta, non ha sopravvissuto che quanto s'era filtrato nella personalità di Soffici e, per cosi esprimerci, ne aveva ricevuto un crisma pae~ sano. Un errore di Soffici fu, indubbiamente, d'aver voluto foggiare, li sul primo prin• cipio, una specie di proiezione romanzesca della propria personalità. D'aver preteso di consacrare, con un racconto in diversi volumi, il mito di quella sua giovanile irruenza, di quella sua lirica spa• valderia. E fu, come tutti sanno, l'errore del Ltmmo11io Borto. Ma bisognerà pure tener conto di certe tendenze dell'epoca. Né ci sarebbe da meravigliarsi che Soffici avesse tentato di fare per l'Italia, e forse più specialmente per la Toscana, qualche cosa d1 simile a cib che, per l'Europa decadente dell'anL'AVANOOARDlA ti IL RlPOOJO DELLE ZITELLE degli stroz.zini, Ma sono persone egr<'- gie: persone preziose. Soltanto loro ti danno il denaro nel momento che ne hai bisogno. Diventano odiose soltanto il giorno che devi restituir loro il denaro>. Passano tre donne. Rosso le guarda attentamente mentre si allontanano. « Tre tipi. Ciascuna con un'elegan• za sua propria. E una camminatura. Io capi!tCo la gente a guardarla cammina• re. Si pretende legger la mano. Ma il piede e molto più !!igni6cativo. Il piede fatica, il piede porta la persona, il piede risente l'emozione dell'individuo. Guardate una persona che cammina in preda ad un'emozione. Non vi accorgete come procede ineguale? >. La cammina tura gli fa venire in mente le scarpe e Rosso racconta questo grazioso aneddoto. Passeggiando per un boulevard parigino, eglì incontrò un giorno una cocottina calzata molto malamente. La fermò. e Eh non, ma chlrie. ça ne marche pas. Tu hai delle scarpe troppo brutte per il tuo mestiere. Vieni con mc ». La condusse in un'elegante calzoleria e le pagò un magnifico paio di scarpe. e 1\1aintenant ça va :t. E andò. Andò bene di certo, perché a distanza di poco tempo egli rivide la sua protetta in carrozza. Era vestita con grande eleganza e ostentava fuori delfa sottana un piedino finemente calzato. e Sicuro, l'abito fa il monaco. Quan• te volte la fortuna di un matrimonio è dovuta ad un abito ben tagliato, E ci si dimentica del povero tailleu, •· T.T.T. tegucrra, fu il Jea,1 Chn'stophe di Romain Rolland: l'odissea del giovane geniale e generoso, che per contrasti esterni cd interni arriva infine a trovare sé stcsso, e ad equilibrarsi, modificandola, nella circostante realtà. Come non sarebbe impos• sibile ravvisare, sia in Lemmo11io che nell'Uomo finito dt:I Papini, quel tanto di residuale superomismo ch'era compatibile con l'atteggiamento •vociano•· In Soffici, la vocazione pratica sempre fu vivacissima. Volontario in guerra, e due volte ferito. Fascista militante. E, in tutti i tempi e tutte le occasioni, predicatore. Lcmmonio Bort!o avrebbe dovuto rappresentare la gesta d'un Lemmonio-Soffici che, in arte, in letteratura, in politica, nel costume, e nella morale spicciola come in quella grossa, • radd1rizza le gambe ai cani•. Miseramente il personaggio soffrl delle sproporzioni fra la propria forza (inclusavi la capacità d'intendere la missione cui s'era accinto) e quel mondo sbilenco e corrotto al quale voleva imporsi, come il pedagogo s'impone al ragazzo inerte o riottoso. E fu come se il donchisciottismo di tutta la situazione del libro, dal personaggio fantastico si riassorbisse nello scrittore. Poiché Soffici non aveva avuto il coraggio artistico di realizzare che, in uns. quantità di circostanze, Lemmonio era falso e ridicolo, egli dovette in qualche modo patir la beffa, in persona propria, di cib ch'egli a\·cva tollerato nella persona di Lemmonio Boreo. UNROMANZO PIERO (;AUUA è autore di romanzi e racconti. • Mozzo• è la storia di un ragazzo, scritta magari un po' alla Dc Amicis; benchl da essa non fossero cadusi certi effetti, intesi a garentimc la modernità. • Mozzo• era comunque un buon racconto, ebbe un premio, e da allora tutti impararono ad un.re per Gadda certi aggettivi, come •onesto•, •chiaro•, •nostro•, •cristallino•• ccc. Dopo è venuto un romanzo sto,ico di :noie ragguardevole e d'impegno inferiore:• Gagliarda•, che V\JOI stare fra Nievo e Stc-ndhal. Fu il segno dei tempi. Si è avuto un momento, nella cronaca della nostra letteratura contemporanea, in cui si è preso d'assalto il romanzo. Per amore di patria tutti gli scrittori volevano scriverne uno: per amor d'Europa, gli stessi miravano allo stesso fine. Da una pane l'Italia, cui manca una musa; dall'altra l'Europa, che, più fonunata, ae la tiene tutta per si. Mai come scrivendo un romanzo, gli scrittori ita• liani si sentirono patrioti e universali. Certo i lettori contemporanei prediligono il romanzo, non solo come modo di divertimento. Anni fa le vite romanzate parvero dover sostituire le opere d'invenzione; ma invece non facevano altro che surrogarle. ~ bastato che due o tre editori italiani si mettessero a far tradurre, pcrchi il lettore italiano testimoniasse subito la sua preferenza per opere di fantasia. Il romanzo oggi ha lettori in Italia, sia caso di Mauriac, o di Lawrencc. Si legge perfino il romanzo italiano; almeno quelli come Sortllt Maurassi. :--Jonsi ha per i romanzi ita!iani quei trasporti di ammirazione e di affetto che ogni giorno ai dimostrano ,..crso gli altri ,..enuti di fuori, sia tradotti che in originale; comunque Palazzcschi ha saputo, romanziere e novelliere, guadagnarsi i suoi lettori. Tutte le obiezioni a Soffici: obic1.ioni da caffè letterario, più che di vera e propria letteratura critica, quando si guarda bene, nascono da questo scambio. Oggi, una quantità di gente, con aria superiore, sorride di Soffici: soprattutto, di certi suoi dottrinari semplicismi, di cene sue oneste e marchiane contraddizioni, di cene deprecazioni un po' enfatiche. Sono questi i suoi• borcismi •· Non se n'è liberato finora; e ormai, forse, non se ne libera più. Sono i suoi • praticismi •; ch'egli assume in una quantità di funzioni, e, come nell'Elegia dell'Ambra e nell'Adtmata, perfino in funzione di canto. Che cos'è, infatti, il gessoso e isolato neoclassicismo di coteste poesie, se non il ,isultato d'un proposito d'esemplificazione polemica? Quando, in prosa o verso, il Soffici dimentica i prngrammi e non pensa a legiferare, il suo stile è tutt'altro, ha altro calore e colore. Ed è lo stile di Soffici. Ora il gran merito di quest'antologia, è di presentarci un Soffici completamente redento di quelli che abbiamo chiamalo i suoi • boreismi •· È il Soffici senza la scoria; che in lui, per fortuna, pub staccarsi dal buono, molto più agevolmente di quanto accada con altri scrittori. Ridotto alle parti che contano. e sono poi quelle naturali e visi\'C, anche il Ltmmonio Boreo sembra rinato. Si deve a Renato Serra una prima descrizione adeguata dell'arte di Soffici. Il Serra colse quest'arte, o come egli pre• feriva dire: questa •qualità,. di Soffici, proprio sullo sbocciare; nella sua assoluta 11cmphcitli-, pri\·a d'ombre, d'echi interiori, senza dialettica né contrappunto; e osservava: • tanto è semplic,~, che si di- • rebbe solo una sensazione •. • Soffici non è né un'opera, né un geMa unti gli scrittori che ai sono mcs.si con impegno a scrivere romanzi. Gadda tcrissc •Gagliarda•, come per dare una prova della sua parte<:ipazionc a un problema nazionale. E ora pubblica • Festa da ballo•· Il primo era un racconto che mostrava visibili i suoi precedenti letterari; quest'ultimo mostra an• ch'csso esperienze non meno librt:achc. • Ga• gliarda • intendeva dipingerci un'Italia, già intravista nelle • Confessioni di un Ottuagenario• oppure nella • Certosa d1 Parrna •; con addirittura una bat1aglia e la conquista d'un'isola; mentre ora gli scopi di • Festa da ballo• sono più modesti. Più modesti, sebbene sia la volta per Gadda di servirai di certe sue letture che potrebbero far ricredere coloro che usarono per lui gli aggettivi di •chiaro•, r piano•, • no:11tralc•. In que1to Gadda milanese, si scopre un po' di HuxJey, di quello più sarcastico e emico; e in genere alcuni autori anglosassoni. Tutto. in questo breve romanzo pubblicato dalla Casa Ccschina, si riusumc in una festa da ballo, La famiglia milanese degli Almucrzi, spagnola d'origine, i cui antenati, a quel che ne dice l'ultimo e sccuico d1scc.ndcntc,·• svaligiavano i viandanti nelle forre della Sierra di Guadarrama •, dà un grande ballo, cui per la prima volta nella storia della Casa partecipano pt:r invito gente di vicinissima origine umile. Pescecani, • pan.-cnua •: arricchiti, in:11omman,on nelle forre delle sierre ca.stigliane, e·~ co:111la vecchia padrona e signora della casa che inorridisce; mentre il nipote di lei ~ della .situazione il commentatore cinico e implacabile, Vengono avanti due ricche ma poco aristocraticht: signorine, di quelle che, entrando nei saloni degli Al• muerzi, credono arrivare in ciclo. Eppure i tipi di questa commedia milanese 1n una notte del dopoguerra restano generici. Alla festa interviene un certo• pretendente•, sempre vi.sto da lontano; attraversa le sale un principe; non manca l'uomo d'umor nero e con la lingua. pungente; come il ragazzino 1ilcnzioso e tor\°o, che, per la prima volta, indossa l'abito da sera. V'è tutto quello che può esurvi in una commedia che ha per centro un ballo aristocratico con intcn·cnto di pescecani e borghesi. Veno la fine, il racconto acquista andamento patetico. Dapprima i due personaggi meglio definiti, Enrico degli Almuen:i e il suo compagno Lorenzo, conversando mediante paradossi, ci facevano veder Gadda tutto intento a ,·olcr essere crudo e senza tremiti; poi, alla fine, il cuore non gli regge più. Agli spogliatoi sta dì guardia una bambina piena d1 sonno, e quando tutti all'alba se ne vanno stanchi e poco contenti di s~. Gadda ce la fa vedere innocentemc.nte addormentata. Lo. renzo, che~ un po' il sentimentale della commedia, , in punta di piedi III spinse fino alla saletta. La bambina cn1 ancora là, seduta sulla sua tcranna di paglia, con le mani intrecciate sulle ginocchia, la testa un po' reclina da una parte, la treccia nera, col suo fiammante nastro, pendula dietro la spalliera della seggiola, e dormiva•. Qui Gadda vuol mettere la sua brava moralità. E anche, vuole chiudere il romanzo con un quadretto d1 suo gusto. Resta ora da vedere quale successo potrà avere questo roman1.o in un vasto pubblico. t certo che Gadda non segncri un'cccc-zione fra gli autori contemporanei; comunque può darsi che il suo libro tro\·i fortuna presso i lettori di romanzi tradotti. I quali ,i dh•idono in due categorie: quella che non si arrischia più in là dei classici del romanzo, tnsponati in edizioni popolari, ci~ che resta fedele a Tolatoi, a Dickcns, a Dostoic"ski, a Balzac; e l'altra che si ~ buttata au Huxlcy, Carossa, ccc. t chiaro che potr11nno casere per Gadda alcuni di questi ultimi, Ma• gari rimarranno male per cena bonarietà italiana ancora. fra le righe di • Festa da ballo•; ma andranno avanti. Gadda è insomma fra quegli scrittori italiani che con grande sforzo vogliono guadagnare l'Europa; e che guadagnatala non hanno in mano una grandiu1ma conquis1a. Ora cinici, ora sentimentali, ora crudi, ora patetici sono sempre in contrasto con s~ medesimi. La natura li portereb~ ad casere brava gente; una seconda natur11 li trattiene e li spinge altrove. Finchi veno !'ultime righe si lasciano andare. Basta una bambma addormentata per dare un avvcrtiment .., lettore: siamo ancora quelli di prima, anche se si ~ fatto di tutto per non parerlo. ARRIGO BENEDETTI • nere: è un dono. Una cosa fluida; un • colore schietto; bisogna avere qudla ccr- • ta facoltà nelle pupille per sentire il va~ • lore e il piacere d'una frase sola, but- • tata là e che si regge di per sé, traspa- • rente, limpida, solida, senza pasta e sen- • :rn ritocco; come la pennellata di un vero • pittore, che basta che cada sopra una • tela, che scorra modellando sé stessa, ed •è già bella•. 11 Serra scri\,eva nel 1914. E l'arte, la •qualità• del Soffici, sono o~gi quali il Serra le vide, immutate. Nell'aderentissimo saggio che fa da introduzione all'antologia odierna, il Dc Robertis giustamente si richiama al giudizio serriano. Occorreva soltanto svolgerlo e precisarlo; riponandolo sulle occasioni che determinano i più felici momenti di Soffici (• Il • primo avviso del suo ritrovamento l'ebbe • a poter godere la vista della campagna .. , • Veder la campagna era per lui subito • un ritrovar sé e i colori adatti per di- • pingcrla ... •); non meno che su altre occasioni, di cui abbiamo già detto, che toccano invece Borco. Non poteva, in tale operazione, desiderarsi mano più ferma, ad un tempo, e leggera. Come il disegno che il De Robcrtis ha tracciato dello svolgimento di Soffici, è mosso, spazioso, ma senza sforzature di distanze e contrasti; né il carattere di questa produzione l'avrebbe, infatti, consentito. L'antologia, a tale riguardo, si presta a curiose considerazioni. Non crediamo che di nessun scrittore con questa vitalità potrebbero mescolarsi pagine composte a distanza di tanti annì, frammenti che appartengono alla g1oventll prima ed altri della piena maturità; riportandone. come qui. l'impressione d'un discorso continua• to senza stacco di tempo. senza mutamento d'umore e senza grnndi sorprese stilistiche. CHOPIN E LA SAND lll HA LETTO un po' di Ruui del1'0rtoccnto, aa di quale straordinaria adorazione gli Slavi hanno fatto sempre uis:gctto la figura di Georgc Sand. Chi poi ~ stato in Polonia, s'è certo accorto che in nessun paese del mondo l'amore per un genio nazionale raggiungt i limiti c:11trcmi con cui i Polacchi venerano il loro Chopin. Sicchi prima o poi era naturale e fatale che si tentasse di rievocare in qualche modo la relazione sentimentale che legò il c.omposi~ tore dei • Notturni • e delle • Polonaiscs • con l'amica del dottor Pagello e di Dc Mus• set. Questo compito ~ stato recentemente assunto dal giovane scrittore Iwaszkicwicz, che ha scritto una commedia che viene rappresentata stabilmente con successo al • Piccolo Teatro• di Varsavia: Un'tttatt a No- )umt. La commedia rievoca il momento in cui la pas..siont:è al tramonto, e coglie i due amanti in una villeggiatura fuori Parigi, prima della tcparazione definitiva. A dire il vero l'autore ha dimostrato un ceno tatto, cd ha saputo trovare una fusione abbastanza felice fra un clima generale di verità umana, e il senso sempre presente che si ha a che fare con dei personaggi fuor del comune. Però non ha voluto privare gli spettatori del piacere di assistere a un concertino privato eseguito da Chopin redivivo. Il regista si è gettato con estro entusiasta su questa scena, e il truccatore si è fatto in quattro, e c•~ riuscito, per dare alle muchcre dei due- geni, l'attore Ziembinska e l'attrice Potocka, il mas• simo di fcdchà iconografi.ca e riproduttiva. "IL SALE HLLA TERRA" L'anno scorso lo scrittore Josef Wittlin, già noto come poeta lirico per un bel I .bro di Inni e come traduttore, per aver \'Oho in versi polacchi nientemeno che l'Odlss~a. fu premiato due volte per due volumi usciti nell'anno. Ma il premio più interessante fu indubbiamente quello assegnato dalla cosiddetta Accademia degli Indipendenti al suo romanzo il Salt della T~rra, di cui è uscita in questi giomi la traduzione tedesca, con prefazione di Joscf Roth. Nessun scrittore poteva esser più adatto a fare da prcsc.nta• tore del libro di Wittlin, dell'autore della Marcia di Radttdy, perch~ Il Sai~ ddla Turo ric\·oca anch'esso, se pur nel conio di una sola generazione, la decadenza e la caduta dell'Impero degli Absburgo. Tanto Roth quanto W1ttlin provengono dalla Galizia polacca, cx-austriaca, e 11 primo è divenuto scrittore tedesco p1rch~ ebreo. Entrambi sono stati testimoni oculari della grande catastrofe: ma il pacifismo di Wittlin (a differenza dell'antimilitarismo del • buon Soldato Svejk • del ceco Hasck) è piuttosto il disfattismo tattico d'una minoranza etnica che mira al proprio riso.rgimcnto nazionale. Ma il libro di Wittlin supera le contingenze, cd esprime la fatalità della guerra e della mone con un sc.nso di rassegnazione virile, che dà un vero respiro epico al romanzo. LETTERATIIRA DI CONTADINI Ha suscitato grande intcrc.ssc in Polonia il fatto che 11 giuri del settimanale Wiadomosci Lit~raclti~ c. del mensile Skamand", duplice. cmanazi&nc d'un mede.simo gruppo di poeti varso\•ini. ha assegnato il suo ultimo premio letterario non al solito scrittore d'avanguardia, ma a un gruppo di dicci contadini, entrati in lizza con un fascio di loro ricordi raccolti insieme da non so qual professore. Più che. di contadini si tratta di piccoli agricoltori che lavorano un loro pezz.o di terra, e che raccontano gli avvenimenti a cui hanno as• sistito, ciò che pensano di quello che avviene nel mondo, e più che altro le loro pene e le loro fatiche. Qualcuno di questi Diari di contadini ~ un documento di simpatica ingenuità, ma per lo più ai tratta di cattiva letteratura, RENATO POGGIOLI Tra i foglietti del Giornale di bordo, eh 'è del 191 s, sono inseriti paragrafi del Tacmino d'Arno Borghi, ch'è del 1933, e del• l'Arlecchino, che precedc- il Giornale, e di Ltmmonio, che precede Arlruh;,to; in$ieme a passi dalla• Gazzetta del Popolo• di questi uhimi mesi, e non prima d'ora riuniti. li • viaggio in lnghiltena •, abbastanza recente, lega benissimo con vecchi ricordi parigini; lega, intendiamo, non soltanto per la nruurale coerenza d'un temperamento, e per l'armonia del lavoro letterario ben c:11eguito; ma come se il Soffici fosse rimasto fermo tutto questo tempo, con in mano la medesima penna. sempre allo stesso tavolino. E non è inerzia; ma è, piuttosto, somiglianza e identità nella felicità. Chi è felice non si muove e non cambia; e Soffici, dov'è felice, è e si sente davvero felice. Non sposta. Gli scarti cronologici, in lui son più facilmente denunciati dai com• menti polemici, dalle satire, dai filosofemi: dalla scoria, insomma, che si trattava precisamente d'eliminare. Si chiederà, allora, se tutta questa attività del Soffici non abbia un centro intorno a cui raccogliersi, un libro che meglio degli altri la rappresenti. Nel quale le sue bellezze sieno anche più vivide, e più rare le intrusioni. Senza far torto al Giornale di bordo e ad Arlecchino, cotesto libro esiste certamente, ed è: Kobilt!k, che l'antologia riceve con tutti gli onori. 'È il libro di guerra del Soffici, e col Purgatorio di Antonio Daldini senz'altro fra i più bei libri della nostra guerra. La violenza degli avvenimenti mette il racconto sopra una strada che cammina da s~. Tracotanza letteraria e guasconeria, si trasfigurano in virtù militare ed umanissimo eroismo. E la felicità di vedere, il commercio con la natura si fan,\o più acuti e appassionati in q, ,ll'aura di morte. 11,. TARI.O
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==