Omnibus - anno I - n. 6 - 8 maggio 1937

JCAN R.ARLOW R ELL'l:S:\'ER:--:0 del '35 capitai a Dallas. Non avevo indi1 izzo di amici, all'infuori di John Carpcnter. Jean Harlo· . prima di partire, mi aveva detto: « Se andn.te nel \\'est, fategli una visita ; è un uomo ruvido mio nonno m.1 '>e gli parlate di me. ve ne faret~ un .:1mjco ». Decisi perciò di vedere quc- ,to vecchio mi~antropo. Sul!' elenc<', John Carpenter non figurava, ma non fu difficile scoprirlo. E~li abita\•a una vecchia ca<:.adei tempi del primo Roo- ~t:\'elt oltre i §randi giardini del ).[u- ,eo di Storia Naturale. Un vecchio cameriere venne ad aprirmi con aria meravigliata: « Chi de!lidcrate a que,ta ora?> « Cerco il signor Carpenter, vengo a nome di sua nipote>. ~ :\[i dispiace, ma il signor Carpenter è 111 viaggio per F ort \\' ort >. Sapc\·o, da parte di Jean, che que,to vecchio non usciva di ca<:.a da anni, ed in,i,tei: « ).1a '-C sta sempre in ca,a ! ;. vvertitelo, vi prego, che ho una lette ·a per lui! > i' cameriere restò incerto per un attimo, poi mi introdus<:.e in una \a.,:a <:.ah pìci:'a di grandi poltrone <l..:~li alti ~ch:c.1ah. « A,:pctti un momento>, mi di,,.e, e ,;j allontanò. Lo vidi atl'.icdar~i ,ulla v~randa e gridare: e Signrr Carpenter ... qui abba,;so c'è un signore di Hollyw<-od, con una lettera di vo\tra nipote! 1 Pa,;sò qualche ,;econdo ,enza udire n .. po.,ta, poi il cameriere si avvicinò e mi di,,;e: « Xon potreste tornare tra poco 7 li ,ignorc non vuole interrompere il 5UO viaggio>. « .\.fa come•, domandai mera\'Ìe"hato, « non era andato a Fort \Vort? • « Sì, c'è andato e non c'è and~to ... » e \Qrridcndo imbarazzato, <:.eguitò: « E un po' difficile spiegarvelo, ha ancor:i cinque chilometri da fare>. Xon riuscivo a capire. Era giunto il momento di sacrificare un dollaro; ne valeva la pena. Seppi infatti che il vecchio nonno di Jean Ilarlow, da più di dicci anni, per teneni in ecerci1.io 1 percorreva ogni giorno, su e giù nel cortile, alcuni chilometri. Egli aveva fo. .,a10 le di\tanze, e sapeva che un certo :1Umero di pas,i corrispondeva al vi:i~- ~io tra Dallas e Fort \\'ort, un cert'altro numero al viaggio fino ad Ha, rysburg o Dennis, e faceva questi viag1;i m cortile. « Questa mattina il signore è partito per Fort \\'ort », di.,se il cameriere, «venite>. .\ttraversai la sala, e lo <:.eguii fino al• la \·cranda. Vidi allora nel cortilr un vecchio signore alto, dai capelli bianC"hi, che a,;..omigliava ,;tranamenu.• a Field'.t. camminare spedito v<."N> il muro di cinta. Giunto che fu all'estremo limite del giardino, girò e venne nella nostra direzione a rapidi passi. La mia pre,enza non io turbò; ci pas<:.òaccanto. girò ancora sui talloni, poi riprese la marcia. Cominciarono a cadere gro,;sc g0t·:e d'acqua che battevano <.,ullc piastrelle con un rumore di schiaffi. JI vecchio, imperturbabile, continuò a camminare e ~ridò: « L'impenneabilc ! >. li cameriere cor-e in ca<:.a e ritornò con un impermeabile di tela cerata nera. Glielo 'Strappai di mano e r:u;giun,i il vecchio, ch'era a metà del cortile. « Ecto l' impermeabile, ,;ignor Carpcntcr >. gli di,ci. « Questo è il mio impermeabile, e va O!'ne, ma \'Oi chi ,ictc? » « Sono Jame~ Beli, un amico di vostra nipote, ed ho una lettera per voi >. « Oh ! gli amici d1 mia nipote : sono tanti \ciagura1i ! Ne ho conoc'iciuti anche troppi, per a\'er voglia di cono- \Cere anche voi >. E infilatosi l'impermeabile, s'alzò il cappuc.:io sul capo e riprC-!>Cla marcia. lo lo seguii. « Pos~o accompagnar,;i ?> gli chie\Ì. i\ta il vecchio non rispo~c. « Se andate a Fort ¼'ort, ~ietc sulla mia :,trada >, esclamai ridendo. li vecchio si vol,e dalla mia parte e mi guardò con aria sospetto~a. Tutta- ,..ja lo accompagnai nella marcia. « Beh, cosa volete? > chic"-C dopo un lungo ,ilenzio. « Parlarvi di vostra nipote». « Se è per la sua mano, non voglio \Cntir chiacchiere. Se li faccia da '>oh i suoi pasticci. I maritt se li scelga d.1 ,;é, come ha fatto finora •· « Amo la vita tranquilla >, dissi io,« e conosco vostra nipote troppo bene, per correre certi rischi ! » Il vecchio iorrise: incominciammo co<:.Ìa conversare di Jean Harlow. « Ilo conosciuto ,;olo il ~uo second,J marito, Paul Berne. Era un uomo patito, con due grandi occhi da malato di fegato, un sentimentale, credo. Appena lo ,..idi, mi diso;i : questo finisce male I E non mi \bagliai. Due mc)i dopo il matrimonio, difatti, ,;j uccise. Ricordate? Jean certamente non ebbe nc,;-,una colpa, ma come poteva un uomo di tJuarantadue anni, e per di più gelo--o, 'iposare un diavolo come mi:i nipote?> La pioggia cadeva fitta, io ero fradicio. Finalmente, il vecchio esclamò : « Sono arrivato». E rientrammo in casa . Il cameriere portò un catino d'acqua, o;lacciò le <:.carpe al padrone, gli tolse le calze, gli acciuffò i duP piedi, r glieli mi~(' nell'acqua calda. TI vecchio ,;o)pirò. L'acqua fumava. Avrei voluto fare anch'io altrettanto. « Dunque, vi dicevo che Paul Berne era un giovane simpatico, un po' ti• miJo, e gentile, ma vi dico la verità: no_n era •adatto per Jean. Mia nipote, io la conosco: ha ereditato le stranezze di suo padre. t:na volta tentai di domarla, ma non ci fu verso. Fu al tempo del suo primo film. Un giomo, vidi per caso un suo ritrauo nella vetrina di una ~arta. Era qua<:.i nuda ... una vera vergogna! Feci annullare il contratto con Ali Roch, pagai una somma spavento1:;a, e riuscii a non far proiettare il film. Credevo di averla persuasa a restarsene a ca'>a, ma quella dopo otto mesi ricominciò da capo. Allora capii che non c'era più nulla da fare e l'abbandonai al suo destino». « Saprete, però, che ora sta per \po- ~arsi una quarta volta? » « Non voglio saper nulla>, ri<:.pose. < Io sono un vecchio che non capi<.,ce piì1 il mondo onnai : un moralista, ,e vokte, un vecchio puntano! » ~l[i congedai dal misantropo quando udii la 'lirena di un'officina vicina. Era già l'una. ~ell'attraveNare le stanze della vecchia casa, arredata con mobili dell'ultimo Lincoln, c;corsi, appe~a a una parete, in una vecchia cornice nera e oro, una fotografia a grandez,a naturale di ,Jean Harlow, in costume da bagno. In 'juella stanza ~vera e malinconica, e due gambe bianche di Jean !lpiccavano come sullo schermo del n..,. ckefell<r Theatre. JAMES W. BELL (Cot,yrit,ii by •Hollywood Nrw J~.• ~. f>a l'Jta/io, d• •0,,.m'b..,,). UN NUOVO FILM DI ACCADDE UNA NOTTE, il fortunatissimo film di Fn.nk Capra, finl,·a, co.me tutti ricordano, .oon !• rottura dt un fidanzamento proprio davanti all'altare, e le nozze unmcduue d.ella fi(tlia di lfO miliardario con un giornalista americano. In • Amore in corsa• (L0tt ,n tht run - Regia di Van Dykc) la rotturn del fidanzamento avviene all'inizio del film. Joan Crawford, la ricca ereditiera, questa volta non ha da combattere con i genitori, e i genitori d'altra parte non sono preoccupati per la sorte della figlia. Tanto~ vero che non compaiono nemmeno in scena. Libera e incontrollata, la fanciulla procede a passo di corsa di avventura in avventur1il, con Clark Cable, Franchot Tane, e due spie internazionali alle calcagna. In aeroplano, in treno, in automobile: a Londra, a Parigi, a Fontainebleau, a Nizza. Dopo tanto correre, t'immagina che verrà il ripoao. E infatti, la ricca ereditiera, finirà per sposare il giornalista. Dunque, come da questi rapidi accenni si vede, siamo alle solite. Un film commerciale, con un regista di prim'ordine, che non si vergogna di uguire le traccie di una produ~ione ormai stantia. I personaggi, gli ambienti, le situazioni, au per giù quelle che conosciamo da anni. Con quale ottimismo e intraprendenza gli americani insistano fino alla noia nel camminare sugli stessi binari, fa davvero stupore. Sembra che essi si siano imposti come legge la famosa regola della moltiplicazione di più fattori: variando l'ordine di essi il prodotto non cambia. I fattori in questo caso sono naturalmente i registi, i soggettisti e gli attori. Tuttavia, c'è sempre, in ogni film, un momento, un fatto, una trovata, che salva l'opera e permette al regista di rivelare le proprie qualità. In • Amore in corsa• è la scena della notte trascorsa nel castello di Fontainebleau. Noi siamo perfettamente persuasi che nei soggettisti e nei registi americani ci sia un piccolo grano di pazzia che li redime da tutti I peccati. Si veda in questo film. La ricca ereditiera e il giornalista. innamorato capitano nientemeno nella reggia di Fontsincbleau. Aprono un cancello, s'introducono nel palazzo, si aggirano per le sale buie e deserte. Nella camera da letto dt:I re un carillon suona il minuetto di Paganini. La Crawford comincia a danzare, Clark Gable l'accompagna; si è messo in testa un gran cappello seicentesco con le piume e sulle spalle un mantello di velluto. Improvvisamente. giunge il guardiano del palazzo. I:: un vecchietto che simula di avere sempre con st un cane da guardia e come se queslo davvero esistesse, mentrccht vive solo nella sua immaginazione, lo chiama, lo accarezza, lo sospinge. 11 vecchio sorprende i due estranei che danzano, ma mvece di meravigliarsi, comincia a danzare anch'egli con grazia e nobiltà di movimenti, quasi fosse un gentiluomo di corte. Poi trae fuori una pistola, e volendo dimostrare 11 due spaventati che è scarica, se la punta all'orecchio. A tempo, il i;:iomalista riesce a deviare il colpo che va a colpire la parete. Per nulla persuaso, il vecchietto preme ancora il grilletto contro la tempia e questa volta il colpo non parte. Imbaldanzito, spara allora in direzione di un magnifico ,,aso e il vaso va in frantumi, Con quanta destrezza e felicità sia condotta questa scena, è difficile dire. Forse dal tempo di Iluster Keaton non vedevamo qualcosa di simile, tenuto su un piano di irrealtà e di sogno, ma che pertan10 riesce \·erosimile e plausibile più di tant'altre scene normali. Per il resto, il film è fone inferiore a tutti gli altri che abbiamo visti del genere: disorganico, pieno di epi10di ingiustificati e di personaggi senza rilie\'O, La recitazione invece è ottima. Joan Crawford inquieta, esaltata, innamorata, non si sa come, in cosi vertiginoso avvicendarsi d'avvcnture, trova modo di mutar d'abito una decina di volte. Di Clark Gable è inutile parlare, tanto la sua recitazione ha raggiunto ormai quelle elementari qualità necessarie a un buon attore: 11non far notare che recita. Franchot Tone, nella sua parte di giornalista disgraziato e infermo, ha momenti d1 indignazione contro l'av"ersa fortuna, di una comicità rara e discreta, ...... Dll tlm 1oma.lo "Beotiriell1 di bronao" (l'rodorlorie italiana) INCONTRO COLFUHRER A BDIMIO incontrato in una b1rrer1a ~:"';:,~.~!"~:~!' ·~ , seduto al nostro tavolo; erano poche ore da quando egh ave\·a rimesso piede a Roma, Gli abbiamo naturalmente chiesto qualche notizia 5ul suo soggiorno tedesco, cd egli ci ha risposto con molta semplicità, Sono andato in Germania in occasione della prima di Mario che, come sapete, non è altro che il mio film Vuchia Guardù1. È stato un grande successo, per me veramente inaneso, dopo le accoglienze normali a\'ute da questo mio lavoro in Italia. I tede~chi si appusionano al film politico in modo particolare. • Gocbbcls vide Vtcdiia Guardia e ne restò tanto entusiasta da informarne Hitler. L'impressione di Hitler pare che non si11stata minore, se dopo averlo visto più volte nella sua residenza pri"ata di Monaco, ha disposto per una serata di gala, I.a proiezione è ayvenuta in un grande cinema di Berlmo, doYe le bandiere itaha.ne erano unte, quante quelle nazionalsocialiste, e la facciata era tutta tricolore. • Appena entrato Hitler, l'Ambasciatore Attolico mi ha presentato. Il Fiihrer, presa.mi una mano, e trattenendomela a lungo, mi ha detto testualmente in tedesco:" Ho visto più volte il suo film nella. grande solitudine di Derchtcsgaden, fra il biancore delle ne,•i e il fragore della tempesta, e ho potuto arri,,arc a comprenderlo R fondo. Ne sono rimasto commosso. Ho compreso palesemente da questo film che un'unica origine e un'unica naturs affratella i due movimenti, quello fascista e quello nazional-socialista. Giudico questo uno dei film più importanti della produzione mondiale, fino ad oggi, Ho ordinato che sia visto da tutto il popolo tedesco''. • Per tutto il discor,o il Fuhrer trattiene la mia mano nelle sue. Dopo, è la volts di Gocbbels che dichiarc: "Questo film si è meritato da parte dei gerarchi della Germania nazionalsocialista l'attnbuz1one dei cinque predicati riuniti: quello della politica, quello dell'arte, quello della morale, quello della tecnica e quello del commercio, cosa mai avvenuta fino ad ora per un film straniero in Germania, e pochissime volte per film del Re1ch". Questo, prima dell'inizio della proiezione pubblica. La sala era gremitiHima. , Quando Hitler si è mosso per prendere posto, tutti gli spettatori si levarono in piedi silenziosi. Come il Fohrer si è seduto, anche gli spettatori sempre silenziosi si sono seduti. E allora ~ principiata la proiezione . •Il pubblico era attentissimo. I tipi e gli episodi buffi sono stati accolti con grandi risate; mentre un applauso secco, segno di libero sfogo ad una commozione troppo dominata, ha sottolineato l'episodio di Mario e del pazzo. Il pubblico tedesco ha compreso a fondo il significato di quel momento. Forse nessun altro pubblico è sensibile ai simboli quanto quello germanico. Fra i complimenti e gli applausi mi sono trovato ad udire clo~iare come perfettamente simbolici certi episodi al contrario semplicissimi. Del resto, le ragioni per cui m Germania il film politico, in generale, ha l'interessamento delle platee, sta nel fallo che i tedeschi prediligono i film simbolici. E un film di propaganda non si può reRgere altrimenti. Mario perciò è stato seguito con interesse sempre maggiore dalla prima all'ultima scena. • Accanto a mc sedevano gerarchi tedeschi, che già a"evano visto più volte il la,·oro. :---e conoscevano tutti i particolari e l'avvicinani degli episodi importanti venivano pre&nnunziati a busa \·.oce. li successo è cresciuto di scena 1n scena. Quando apparve la scena della morte di Mario, nella sala si fece un grande silenzio. Nella penombra scorgevo faccie lucide e attente. Finalmente un grande applauso. Un applauso ordinato e solenne•· Da 110acclat.orl di tette di Boro10", dlrttto dal Buon& TOtl Pluun (E, N. I, 0,)

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