ASCEVA l'alba del quarto giorno. Ormai \utto era perduto1 ma non volevano arrendersi. Arrampicati sul tetto1 aspettavano i soldati che sarebbero venuti appena fatto chiaro, cioè tra poco. S'udiva da lontano il crepitio delle mitragliatrici. Un angolo dell'orizzonte era rosso, ma non del colore del giorno nascente: d'un rosso carico di fumo e di fiamme cht' s'alzavano, turbinavano, assumevano f?rme strane. A destra, dov'era il quartier generale repubblicano accerchiato e sul punto d'essere preso, pezzi di muro crollavano nel viale con fragore mostruoso. Sul tetto di un edificio pubblico, in una strada cupa e stretta, due uomini aspettavano la morte. Quattro giorni. Com'era mutata la situazione ... Tutt'intorno la distesa dei tetti della città appariva come una pianta unita e silenziosa, come un immenso tetto unico sopra la moltitudine che dormiva, che russava tranquillamente, ora che tutto era terminato, la fine era prossima e la repubblica vinta. Quattro giorni; e quella ondata di volontari, accorsi ai loro posti con una feroce allegrezza, era onnai dispcr~~. catturata, uccisa o rifugiata nelle mo11tagne. Corica.ti sul tetto, con la rivoltella pronta, i due uomini aspettavano il nemico. Uno era il tenente Dolan, un esile giovine di ventidue anni, vestito d'un abito blu, acquistato proprio per la rivoluzione, e onnai tutto sporco e a brandelli; il suo pallido viso d'adolescente era stravolto e segnato dall'insonnia e dalla paura della morte. L'altro era il sergente Murphy, un operaio forte e tarchiato dal collo di toro, con una faccia larga e abbronzata, la ma- '-Cella quadrata e prominente come un artiglio rovesciato, i due occhietti grigi sprofondati nella carne scura, il na~o schiacciato i era un fanatico deciso, freddo e irriducibile. Coricato sul ventre, Murphy aveva appoggiato il petto sulla gronda e la testa contro la base del comignolo che s'elevava a destra, a un angolo del tetto. Teneva l'arma all'altezza dell'occhio e guardava davanti a sé, a.spettando con odio disperato che si mo- !trasse una testa. Ancora dodici cartucce. Poi la morte. Tutto era finito. A che scopo vivere? Dolan, col ginocchio piegato, il tallone sono il seC:ere, teneva anche lui la rivoltella. Ma la canna pendeva verso la gronda ed egli batteva i denti. Non voleva morire. Anche a lui l'odio rodeva il cervello : odio di quei soldati pronti ad appiccare il fuoco alla strada un pa' più lontano, e che aspettavano il giorno per scivolare di casa in casa fino a lui. Ma egli non voleva morire. E il terrore gli faceva crocchiare le mascelle. Pensava fobbrosarnente ... Pensava ai due cadaveri lungo la scala, i due cameratì uccisi la sera prima, quando, da un camion che passava, pieno di soldati, era stata lanciata una bomba. Era scoppiata con un rumore di tuono. Urla. I difensori della casa avevano perduto la testa, s'erano precipitati sulla strada per arrendersi. Dolan avrebbe voluto seguirli. Ma Murphy era al suo fianco, alla finestra dell'ultimo piano; e Murphy aveva tirato una volta, due volte, tre volte, e tre prigionieri s'erano abbattuti sulla strada. Aveva tirato ancora: un grido nel camion, e mentre il veicolo s'allontanava a tutta velocità, un corpo vestito di panno verde, descrivendo un arco, era caduto dentro il camion, sulle spalle degli altri soldati che s'erano coricati per schivare i colpi. Adesso erano soli, tutt'e due soli. Dolan era solo con Murphy di cui aveva paura. Era lui che avrebbe dovuto tenere il comando, ma il vero capo era quel bruto dal collo di toro. Non c'erano più gerarchie, e Murphy era un demonio. Egli aveva appoggiato la rivoltella sul petto del giovane e gli aveva sputato in faccia : e: Ti consiglio di restare con me. Mi capisci, imbecille? Comando io e non ci si arrende! > Questo era avvenuto la sera avanti. Che notte! Lunghi silenzi, colpi lontani, topi per le scale, Murphy ~he ~i ,arrampicava sul tetto bestemmiando, detonazioni vicine; s' erano issati insieme sul tetto un'ora prima; e adesso aspettavano la morte. Non ci si arrendeva. Dolan pensò a sua moglie. Dio, co: me tutto ciò era strano! Erano_ fassat! quattro giorni o quattro anni. Egh non l'amava più. Era uscita dalla sua vita. Si ricordava soltanto delle sue mani bianche e fini, delle sue guance de• licate e rosee, delle sue ciocche bionde girate intorno alle orecchie, de~ suoi grandi occhi di un azzurro pallido,. e anche dell'impossibilità di farle capire quel che succedeva. Non l'aveva av• vcrtita di nulla. Non le aveva nemmeno mandato una riga quando, nel lasciare precipitosamente l'ufficio quattro giorni prima, aveva rag~iunto il suo posto. Non avrebbe capito nulla lo stcsço. Pensava a lei solo perché ella rappresentava il mondo, in confro:ito al deserto in cui si trovava, tagliato fuori dell.1 vita, solo con un mostro. Perché? Sì, perché non chiamava aiuto? Perché non puntava l'arma sulla schiena di Murphy steso al suo fianco, e non tirava ferocemente, coi denti serrati, lo sguardo fisso, finché le sei pallottole non fossero penetrate in quel corpo maledetto? Sarebbe stato libero. Avrebbe potuto slanciarsi per le scale, scavalcare... No, non sarebbe mai stato capace di scavalcare quei cadaveri per le scale. S'inginocchiò, battendo i denti : la testa lo faceva terribilmente soffrire e tutto il suo corpo pareva che brucias• se: i nervi vibravano, il ventre pesava coi visceri di piombo. Di minuto in minuto, temeva una crisi di follia che l'avrebbe precipitato in un abisso sen• za fine, popolato di demoni che avrebbero bestemmiato, ucciso, urlato per l'eternità. Murphy non si muoveva. Aveva il corpo rigido, e la carne pendeva libera intorno ai muscoli contratti : pareva una bestia in agguato. Il giorno crescente imbiancava e riscaldava la città. S'avvicinarono dei suoni. Fu dapprima un fruscio di ruote gommate, poi il battito sordo d'un motore d'automobile che si fennò improvvisamente, seguito da un calpestio. Murphy brontolò, s'alzò sui gomiti, e scostò leggermente i talloni. Girò la testa a guardare Dolan. I suoi occhi iniettati di sangue erano socchiusi. « Eccoli>, disse, e: arrivederci; ci rivedremo all'inferno>. Sem:a schiudere le ·labbra, ebbe un riso silenzioso che gli fece tremolare la pelle flaccida delle ~ote. Fissò.ancora Dolan per qualche istante, poi s1 n• volse, serrò i denti, e puntò l'arma _in direzione dei suoni. Anche Dolan s'lfrigidì. Strinse le mascelle, spalancò gli occhi e cessò di pensare. Venivano. Non erano ancora visibili. A cento metri, la via stretta girava a sinistra : di qui essi sboccarono rasentando un muro, di fronte a una vetrina buia con un'insegna bianca: « Vlalsh droghiere >. e Walsh droghiere>, in lettere bianche, sterco di cavallo che si seccava sulla strada, il muro : ecco quel che guardava successivamente, e con fare d'ebete, Dolan. Di colpo, apparvero due uomini in uniforme verde: camminavano lenti ai due lati della strada, col fucile spianato, il cheppì di traverso : uno dei due masticava una lunga paglia bianca, ed entrambi, col naso in aria, ispezionavano le finestre. Si fermarono, s'interrogarono, e il primo alzò la manq destra, la tenne alta un attimo, la portò avanti, la trasse indietro. Il segnale d'avanzata. Poi ripresero a camminare. Due altri uomini apparvero, poi altri tre, tutti lenti, coi fucili puntati. Murphy brontolò, e il suo corpo fu 1. Nasceva l'alba del quarto giorno ... • sco~ di nuovo da un riso silçnzioso. Il nemico era in trappola. Avrebbe atteso che fossero a portata, e avrebbe fatto fuoco. E Dolan ... Li aveva appena visti, che il cuore si mise a battere violentemente e il cervello a riflettere. Non li temeva più. Aveva dimenticato ch'erano suoi avversari e che da quattro giorni combatteva contro di lùro. Non era più un rivoluzionario. Era un uomo in balìa d'un a"sassino e d'un pazzo, e la sola sua speranza d'essere liberato era in loro. Tentò di chiamarli, d'agitare le mani, ma pareva che la terribile impresa del suo compagno gli avesse inchiodato la lingua al palato e tolto ogni ener~a alle braccia. Non poté che rabbnvidire e muovere le labbra livide senza proferire un suono. I soldati si avvicinavano. Vedeva brillare i bottoni delle loro uniformi e la strana impressione d'indifferenza dei loro volti, quasi facessero una semplice passeggiata. Perché non sapevano che egli era in pericolo di morte? Perché non avevano un po' più di precauzione mentre... . Murphy s.i mosse. Stese il braccio destro. La canna della sua rivoltella ~i abbassò. Stava per tirare. Con un urlo, Dolan si gettò sul corpo disteso. Murphy si rivolse a mezzo con una sorta di grugnito, premendo il gomito conn tro le coste del suo esile compagno. Questi fu rovesciato indietro e scivolò sulla ichiena fino alla gronda e rimase così, col viso alzato, gli occhi negli ocPAGINA o ., chi di Murphy, che gli appoggiò la rivoltella sulla fronte. Una secca detonazione. Dolan credette d'esser morto, ma il colpito era Murphy. Apri smhuratamente la bocca, e per un attimo s'afflosciò, poi si riprese movendo in modo bizzarro il lato destro del corpo. Tutto il lato sinistro era p.lralizzato : aveva avuto una palla nel petto, in alto, a sinistra, vicin0 alla spalla. Avevano tirato dal basso. Dòlan lasciò ricadere la testa, rimas~ immobile. Continuava a creder~i morto, e il cervello gli turbinava \'ertig;- nosamente. Vedeva cerchi rossi formarsi davanti alle sue palpebre chiuse, pesi enormi parevano appesi alle sue membra, che lo tiravano in basso, mentre il resto del corpo restava sul tetto. Il silenzio era terribile, non ..i udiva pili nulla. Dopa aver sparato, i soldati s'erano rifugiati sotto un androne, un po' pi\1 lontano, a sinistra. Murphy aveva tirato due volte alla cicca, senza colpire nessuno. Le pallottole erano andate a schiacciarsi contro la dr~heria 1 facendo due piccoli buchi nell'msegna, l'uno di fianco all'altro. Ci fu d'improvviso una nuova detonazione e il corpo di Murphy ebbe una contrazione. Gettò la testa indietro e portò la mano alla gola. Era stato an~ cora colpito alla spalla, vicino al collo. Subito il sangue filtrò attra\·erso il camiciotto turchino. Aprì la bocca, lasciò pendere la lingua, poi le labbri\ gli si chiusero. Strizzò l'occhio sinistro, e, con uno sforzo immenso, alzò l'arma verso un comi~olo in faccia. Un breve silenzio, po1, per tre volte, tirò. Risonò un grido di dolore, un uomo levò le mani in aria, si piegò in due, cadde in avanti col corpo rotto dalle convul. sioni. Un altro fece un salto in av~nti, si piegò nel tentativo di trarre a si- il fento. Murphy tirò di nuovo: il ~econdo soldato scomparve, colpito foNe anche lui. Un po' più lontano, una mitragliatrice entrava in azione: una pioggia di pall~ttole si abbattè intorno a Murphy. fischiandogli alle orecchie. Egli si abbassò e restò :mmobile. Ad~so 1 da ogni parte, tiravano contro d1 lui. Pezzi di comignolo, scaglit: d'ardesis. gli cadevano sulla schiena Ma non era colpito, e aspettava. Fu allora che si ricordò di Dolan. Biso$""ava finirla con quel traditore. Senuva le forze diminuire, solo una parte del suo corpo viveva, la morte era prossima. Ma, prima, avrebbe .a• vuta la pelle di quel mascalzone. ~1ano piano, ~irò la testa, facendo scivolare il cranio sulla ç-ronda, per non alzarlo sopra i tegoli dove venivano a schiacciarsi le pallottole. Dovette portare il braccio destro sotto il gomito e alzare il ginocchio sotto l'anca. Gli ci volle del tempo, ansimava e gemeva per l'atroce dolore delle sue ferite. Dolan lo sentì muoversi e lo guardò con terrore. I movimenti di Murphy l'avevano fatto ritornare in sé, come un uomo tratto brutalmente da un sogno d'incubo, da un rumore fatto nella sua camera. Alzò la testa, vide Murphy col viso insanguinato e la canna della rivoltella che si avanzava lenta verso di lui. Lanciò un grido, e, aiutandosi coi gomiti, fece un salto indietro verso la gronda ... Murrhy ebbe un grugnito e, rapido, si sollevo per mirare e sparare, Ma, nell'attimo, la testa gli fu rovesciata indietro, la pallottola della rivoltella partì e andò a perdersi in aria, mentre egli ricadeva battendo pesantemente col cranio la gronda. Col cervello bruciato, non ~i mosse pil1. I colpi cessarono. Da un punto all'altro della strada i soldati s'interrogavano. Dolan, immobile, guardava il cadavere di Murphy. Si sarebbe ancora alzato per mettergli le m:rni sulla testa? Ma al pensiero di trovarsi di fronte i soldati, il terrore lo riprese. Erano ancora per lui dei nemici. Un sudore ghjacciato gli inondò il corpo : si schiacciò ancor più contro il tetto, quasi volesse insinuarsi fra i tegoli prr nascondersi. Con gli occhi chiusi, trn.ttennt" il respiro. Ci fu un silenzio, un silenzio lunghissimo. D'improvviso, udì un rumore sul tetto, dietro di lui. Balzò in piedi, levando le mani sopra il capo. Poi cadde in ginocchio, "i pic$"Òin avanti, e si mise a barbugliare a~tando le braccia. e Conducetemi, conducertmi via. Non ho ucciso. Non sono stato io. Era un pazzo. :Mia moglie, mia moglie! Giuro davanti a Dio, che non ho sparato! I cadav<'ri sulla scala ... .e stato Murphy. Conducetemi via di qui! > Erano in due ad ascoltarlo, a meno di tre metri. Solo i loro visi, le loro braccia e i loro fucili erano visibili. Due figure crudeli e impassibili che lo fo~vano freddamente. A poco a poco, egli vide che l'espressione di quelle figure diveniva più minaccio~a, più implacabile, vide quelle labbra schiudersi e quegli occhi corrugarsi. L'uno dei due disse : e: Finiamola con questa canaglia >. A bruciapelo, tirarono entrambi contro la testa. LTAM O' FLAHERTY (Traduzione dall'inglese di R. C.) STORIA BREVE Un lù aveva fatto costruirt itt Egitto d,u minardi e aveca ordi,iato che chiunque passruse li dovesse benedire; che chi passasse senza ~nedirli dovesse morire: ma che prima fossero soddisfatti due suoi desiderii, appena li avesse manrfestali, e immediatamente dopo venisse messo a morte. E questa ordinanza durb lungo tempo. E tm giorno giunse in quei pressi u,i fu/- Ione, che veniva dall'lfriqyah e aveva con si un asino e un randello. Costui passò presso i minareti, e non li salulb. E subùo le guardie lo arrestarono e lo menarono avanti al re. 1. Chi ti ho. impedito di salutare?• gli chiese il re. •Re•, disse il fullone, 1. io sono 11nostraw niero e vengo dall'lfriqyah, e altro no11desidero che di vivere alla tua ombra e di otlenere del bene sotto la tua protezione. Se avessi saputo che bisogna salutare questi mi .."lreti, io li avrei salutati con mille genuft,srio11i •· 1. Domanda tulio quello che vuoi•, disse il re, 1. e l'avrai, a eccezione della vita e del trono; e poi sarai messo a morte•· Il fu/Ione pregò, supplicb, si umilib, si inginocchiò; ma non serv~ a niente. Quando, alla fine, comprese che 11011c'era scampo, disse: « lo chiedo, prima di tutto, dieci mila denari e un corriere sicuro•· Gli /11 dato il denaro e f11 condotto a lui il corriere. 1. lo voglio c~ tu porti questa somma ne/- I' lfriqyah •, egli disse al corriere, 1. al tal paese. E là domanderai della casa del tal f11llo11e consegnerai questo denaro alla mia fami'glia •· E il corriere pard. Disse il re: • Doma,ida la seconda cosa•· e Io voglio percuotere ciascun di voi con trt colpi del mio randello: uno forte, uno medio, e uno leggero•· !I ~e rifletti a lungo; poi chiese ai cortigram: • Che ne pensate voi altri?• 1. Noi siamo dell'avviso•, essi risposero, 1. che non si debba interrompere il costume de' t11oipadri•. Allora si domandò al fullone: • Da chi cominurai? • 1. Dal re•. Il re scese dal trono. L'altro lefJÒil randello e gli assestò un colpo alla nuca. E il re cadde svenuto. Quando rinvenne, rifletti, e disse fra si: • Se almeno sapessi quale dei tre colpi t quello che ho n·cevuto! Chi se t stato quello ltggero, e ora 1.1ie11e il medio, io mon·ro pn'ma di ricevere il piti forte•. Poi guardò i cortigiani e le guardie, e proruppe: • Fi'gli di donna adultera, come mai pretendete voi che egli non abbia salutato? Io l'ho visto coi miei occhi salutare. Lasciatelo andare•· E i due minareti furono demoliti. I Grandi I Narratori Collezione di oolumi di circa 300 pagi.ne ciascuno, stampati su carta finissima e rilegati in nwrbida pelle verde. Raccoglie le opere più signifu:atioe della letteratura narrativa mondiale, in traduzioni integrali ed accuratissime, precedute da una introduzione che illumina l' au• UJre, il suo tempo, il suo stile. OGNI VOLUME L. 9 (Chiedere condi&ioni per eventuale acqui..,to a rate dell'intera collezione) f: appena uscito il 23° volume: F. DOSTOIEVSKI Un'avventura scabrosa (Versione dal russo di G. Pesenti) Raccoglie tre racconli, il primo dei (IUali dà il titolo al volume, del sommo russo che come arti~ta e come pensatore ha esercitato il più vasto influsso sulle letterature europee, e presenta un Dostoievski pochissimo noto, se non del tutto i~edito, in italiano. Imminente il 240 volume: F. DE CROISSET La Signora di Malacca (Traduzione di G. Brugiotti) Il primo romanzo di un celebre commediografo. Volumi precedentemente apparsi: l. Alfonso Daudet: I RE IN ESILIO (Trad. di G. Aventi) 2. A. Beunett: LO SPETTRO (Trad. di M. Casalino) 3. Sigrid Undset: AMORE E SANGUE (Traduzione di G. Pesenti) 4. Edoardo Peissou: LA STELLA DEI MARI (Tra• duzione di E. Guarino) 5. C. Lemonuier: CANZONE DI CAMPANE (Trad. di G. Lar.zeri) 6. G. P. Ricbter: LA VITA DEL QUINTUS FIXLEIN (Trad. di O. Ferrari) 7. G. Moore: IL LAGO (Traduzione di M. Casalino) 8. G. V. Jen•sen: IL GHlACCIAIO (Trad. di G. Peaenti) 9. G. Prieto: IL SOCIO (Traduzione di E. Guarino) 10. Salvator Gotta: LA SIGNORA DI TUTTI ll. Herbert G. Wells: I PRIMI UOMINI NELLA LUNA (Trad. di D. Cinti) 12. lvau Shmiliof: IL CALICE INESAURIBILE (Trad. di G. Pesenti) 13. Teodoro Storm: L'UOMO DAL CAVALLO GRIGIO (Trad.diO. FerrarieA.Treve,) 14. Knut Hamsuu: FIGLI DEI LORO TEMPI (Trad. di G. Pesenti) 15. G. Courteliue: QUEI SIGNORI DALLE MEZZE MANICHE (Traduzione di G. Aventi) 16. J. M. Ferreira De Castro: LA SELVA DELLE AMAZZONI (Trad. di G. De Medici e G. Beccari) 17. E. James: GIHO DI VITE (Trad. di G. Lau.eri) 18. G. e G. Tharaud: UN REGNO DI DIO (frad. di G. Aventi) 19. T.Footane:L'ADULTERA (frad. di A. Treves) 20. Carlo Diekeos: IL VELO NERO (frad. di G. Motta) 21. Guy de Maupassaot: NOVELLE COMICHE (Trad. di F. Carzamini Mussi) 22. Venceslao Ferntindez Flore,:: LE SETTE COLONNE (Traduz. di G. L. Gasparetti) • RIZZOLI & C. PIAZZA C. ERBA 6. MILANO
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