Omnibus - anno I - n. 6 - 8 maggio 1937

"' - • - • • ..., --- PALCHETTI ROMAKI SIJYJ:ONE LA SIGNORA SIMONE, a11rice francese, ha fatto nello spazio di pochi anni due volte il giro dei nostri palcoscenici. Questa assiduità cela forse un fine di propaganda? È ben a fine di propaganda che la Francia, durante la guerra, ci mandò Félix Mayol, obeso Coridone, che cantava: Tout le long, /e long du Missouri Sous lts gro,rds mimosas fteuris ... salticchiando sulla scena con passetti da musmé e spargendo baci in platea come una vecchia cianfrosa alla sua ultima serata d'onore. Anche in fatto di teatro, la Francia ha di megho. Perché non ci manda Jouvet, Bary, lo stesso gelido e antipatico Duilio? Se non migliori in assoluto (queste zone di arte impura sono le sedi predilette della relatività) costoro se non altro differiscono dal solito ,alimento in scatola per stomachi borghesi•. Le opinioni sono di granito. Le stupide maggioranze di fuori pensano gl'ìtaliani in ispecie di mummificati epigoni dei Cani.cci, e negati alle necessità e seduzioni del progresso. Cosi pensa Blum, così pensa Jouhaux, cosl pensano i capocomici. Inutile nasconderselo: al cristallizzarsi d1questa opinione hanno potentemente contribuito i nostri stessi zelatori del « buon senso italiano• {che inabilità e che danno!). Comunque, e mentre Londra, Parigi, Berlino, Nuova York si scambiano con voluttà di buongustai le più stuzzicanti svogliature intelleauali, le sole derrate buone per noi sembra debbano essere o una rappresentanza della Comldit-Françaist, o una statua di Real del Sarte, o la compagnia della signora Simone. Chi ci spiegherà perché i nostri giornali scrivono madame Simone e non • signora• Simone, e perché d'altra parte scrivendo madame Simone non userebbero gli equivalenti Htrr Emil Jannings o seiior Benavente? Sottigliezze che a noi ._..__:;fuggono. Madame per certuni è espressione d1 grande cosmopolitismo. Nd doppiato di certi film, il personaggio donna è chiamato madame in evidente oma~gio all'internazionalismo del personaggio stes• so. Del pari, e merHre in film di ambiente anche lontanissimo dall'italiano, il richiamo telefonico rimane il nostro • pronto!• or _tonale, quando 11 film si svolge in ambiente di alta internazionalità, i telefonanti si fareb~ro scardinare le mascelle, piuttosto che rinunciare al più elegante all61 allò! -.. Misteri da aggiungere a quello della signora che seduta davanti a noi all'Argenli,ia domandava a una sua conoscente se • aveva visto Mauriu •, del viaggiatore che unandoci in a_utobus ci dice pardbn, di colui che per salire al terzo piano chiede al portiere l'a.rcienslir. A penetrare il mistero dell'Acheteust di Stève Passeur, bisogna richiamarsi alla vita intima dell'entomologo Fabre. Questi era l'Omero degli insetti, ma era pure un vecchio sadista che studiava la vita di questi animaletti meno per amor di scienza, che per dare sfogo a certe sue riprovevoli curiosità. Gli usi alimentari dello scarAbeo stercorario gli dettero alcune belle soddisfazioni, e più ancora gli amori dello scorpione languedocense. Fabre non si contentava di godere in solitudine. Di notte, sotto la luce ossidata dell'acetilene, raccoglieva una nidiata di nipotini intorno alla casa di vetro degli scorpioni, e sotto pretesto di mobilitare la costoro mente, costringeva quegli innocenti variamente attempati dai cinque ai dieci anni, ad assistere agli accoppiamenti orrendi della mantid!, la quale prima I fa suo• 11 maschio in senso metafo• rico, poi lo • fa suo• in senso molto reale, manducandolo a cominciare dalla testa. Tra i nipotini dell'Omero degli insetti c'erano Stève Passeur, madame Simone, Gilbert Courtefigue. Venuti in età di ra• gione, costoro pensarono di parodiare a uso di 001 spettatori gli amori dello scor• pione languedocense, a quel modo che, invertendo le parti, le pulci ammaestrate mettono in parodia alcune operazioni di noi uomini, come marciare per quattro e sparare 11cannone. Cosi nacque l'Acheteuse. Nella parte d1 Elisabetta, madame Simone somiglia a una mantide, più di quanto è lecito a donna somigliare a uno scorpione. f: dal trasferimento totale dell'uomo nel personaggio, che si riconosce l'attore. Alla parte di maschio sbocconcellat~, Gilbert Courtefigue {quanta assurdità 10 questo nome!) è costretto nonché dalle brame d1 Elisabetta Fontanet, ma sopra tutto dalla rivoltella d, Gedeone, guardiacaccia e tiratore scelto. Magnifico maschione vestito di velluto scannellato e calzato di stivaloni porcini, Gedeone nutre per Elisabetta u_n am?re superi~re a quello che il guard1acacc1a nutre d1 solito per il proprio padrone. Giacché E_li- -'abeua dal fondo della sua verginità osaifica~a, sogna robuste e inebbri_ant~ dedizioni, perché non cerca d'arrang1ars1 con Gedeone anziché rovinarsi l'esistenza col Counefig\le? M1sten del cuore femminile, misteri della ripugnanza eh~ han.no. c~rtuni a schivare le situaz1on1 semphc1 e chiare, misteri soprattutto di quell'« ibsenismo sessuale • che sembra essere 11 carattere fondamentale dell'odierna drammaturgia francese, e particolarmente del signor Stevio Passatore. Segno confortante, il maschio da noi non è disposto ancora a barattare la qualità di possessore con quella di posseduto. Un signore anziano alla mia sinistra, reagiva rumorosamente al cinismo clinico {significa: «d1 letto•) di madame Simone. A destra, una signora d'accento toscano mormorava a suo marito: «Che te ne pare, Gigi? A me hodesta Elisabetta m'ha l'aria un po' schifina •. Strana la reazione come a ofjtsa ptrsorralt, per tutto quanto èsula appena dalle abitudini comuni. O non siamo tutti d'accordo forse che il teatro mostra le cose per contrasto? Dal dramma più sozzo si può dedurre un fiore d1 purezza, come alla fine della visitazione delle fogne di Parigi, è offerto al visitatore un bicchiere • d, quell'acqua•• ma illimpidita dal filtro. Quale ragione in un teatro per il verso dtlla norma? Se il fondo sessuale sul quale si svolge il teatro di Stève Passeur non è proprio quello che sognano le buone mamme per le loro figliole, il teatro di Sofocle è anche più lontano da esso sogno. Non nutrendo io apprensioni sulla saldezza della mia castità, nessun preconcetto mi ostacolò nella passeggiata per il piccolo labirinto di interessi famili fi. nanziari e sessuali, che Stève Passeur ha allestito a nostra edificazione. Fittissima trama di interessi umani, nei quali con eguale serietà sono contemplati quelli pure che di solito passano per futili, o assurdi, o innominabili, l'Achewae è oltre a tutto uno dei più recenti e somiglianti ritratti della Francia e della sua arcicompiuta civiltà. Torno ali'« ibsenismo • di Sthe Passeur. Diversamente dall'ibsenismo originale, che come fenomeno protestante è sdentato e vegetariano, l'ibsenismo di Stève Passeur è carnivoro e fornito Ji una magnifica dentatura lupina. ALBERTO SAVINIO DEL VANTAGGIO GLI ASCAIU, i dubat, i tripolini girano la czttà; sia che proudano 1n silmz,o, o che vtngano avanti cantando le ntnu, si mostrano di!lnitosiss,mi. Hanno l(randt rlspttto dtlla loro dit.'i.ra. Camnrmano in gruppo t in nltnzio drttro l'uffiàalt itali.ano; ma poi tcco che all'improt1T:i.roIn loro calma finìsu. C(mlt st l'ufficiale cht li guida m;tsst dato un ordine Non marciano pirì tranquilli, t comincia una piuolo corsa accompagnata dal canto. Trottano piano comt ragazzi. Così visitano la città. E scmprt sono nlid,, .ria al passo che d1 corsa, al punto da apparire indii/lrnrti i;erso la belltz::a t la nOtJitàd1 RQtn.a. St sono 1ant1, la strada ditJrnta camt una p,a.::::ad'arnu. Ne divengono i padroni. Se in pochi, si tmgono stretti t ptr la mano. Nn luoghi di grande t,affico, 11 ftrmano wl marciapitdt in otte,a. Quasi foun-o m rit•o ad un fiume. Nt. abtn·amo visti tre in un mc,go.::zino. f/a11no doto un'oc• chiata alle mtrà, tontt e t·ar,t da bastart, nei loro patii. ptr comprart millt b11ol;hanno acquistato uno piccola bomg(la d'acqua dr colomo, e, scopatosi il capo, t:e rha11no t.'ersata sopra. S',nttt1de che tutti intorno r,dn..•ono. Allora anch'ts.r1 hanno riso, .rnrza r,untimento. ALLE spallt di Piazza Nm:ona c'i Pia::za Tor Song11igna. Le drmoliziom sono a tal punlo cht non s, comprtnde se domani qutsto luogo sarà piazza o t:ta. C, viene aJsicurato cht pnil btnt d1 Piazzn Navona nu0t.·1tdifici ridaranno al luogo il pr1m1tit:o ospttlo. Dovt è il stgno d'11n cr,ter10 ottimo ptr 11 ri.ranomtnto di certi tdifià romani /radia t cadt.11t1.Oro 1n Pia:ua Tor Sanguigna rt'1a un palazzetto rosso con un'1mmng1t1t sacra all'altt::za dtl primo piano. Dt1 piuoli tmtti adornano la 1.\.1adonna. Sotto c'è una sal.romtntnia, ton la porta adornata da una fila di prosc,uttl. VERSO MEZZANOTTE, la b,"trra Drthtr 1i ri~mp1t. /..a cl1tnttla i dt t:ort~ cattgorU: attori, Clnto1t1, pola,à, lttteralt, • ruropt1 trrantl •, qut1t1 ptr lo più francesi, almeno per cirtad,nanza. L'ottort, lo ,cnttore o Il rtgi.rta romam che ospitino un qualunque fore1t1tro tJe lo conducono 1mmaneolnlm.ente. Se ,l forest1tro i itoliano, t.e lo conducono per dargli la pr01·a dt comt si t.'lt't a Roma,· se ttrtitU i straniero, Il finti d1t'trso: la birreria Drthtr i la nughort t.1etrma per far vtdt:re agi, amici e 01 ntmin che rozza d1 rtlaziom si abbiano. J\1oi il lttttrato, il rtg11ta o l'attort si untl lttterato, rtgista e attore, come mangiando lt piri 1111,pidesalsicce del mondo col contorno d1 crauti. LA ti-ilapopolare nei quartini romani i di~- sa da quella dei quartieri popolari dtlla pt• riftria. Nella R(lma papale, lt pù:cole t t·tcch1e ca1e ttmono il confronto dti pa(aul grandi e antichi La. povero gtnte nt i umiliata. Pare cht 110 stmprt pn andarsent; tomt non .ri stnta in caJn sua. I quart1à1 popolari dtl centro rn una città modnna /ranno un dtstino: spopolarsi. t nel/e stradt nuat.·e che gl, opera,, g/1 artigiani ritscono a trot:art un modo d1 t'lta stabile t per nitntt 11miliantt, IN VIA TORRE ARGENTINA, in un locale adattls.rimo per 11nbar o per un bar. biert, c'è un • luna Park•· U due porte d'ingreuo hanno lampadt rosse e verdi. Dentro, le ragazze au:ol~ono , tiratori preparando le ~arab'"t- Chi mira giusto ha premi· bottiglit, petllnr, tolon,a, sapone, e ptrfino ualigt. Sulle pareti t.·ermciatt stanno alcunt scn·u,. Ne .rt• gnaliamo una; Libro e :\-1oschetto, cht non si .ra dot.·,;ero che ci sta o fa,t fra tant~ tl1in. cagl,eru. .MASSIMINO J C,t I GL MONTE SACRO sono accampati da g-iorni gli Eritrei che aspettano di sfilare nella gran festa dell'Impero. ,\uravcr;.ata Piazza Bolivar dove, sotto gli auspici del generale ,;ud-americano, -siorganizza un rwnoroso mercatino rionale, il passante non ha che da alzare gli occhi per abbracciare con lo "guardo il campo dei « moretti >. Sul• la vetta e tra le pieghe erbo,;c del colle -s1vedono muovcni irrequieti e nervo- ..,j come gro~!>eformiche rO'.'>!>nee,re, gialle, verdi; insieme col fumo delle cucine si leva un canto ,;tridulo e insistente che ,;a di stregoneria e di 1.ingarC5Co. Uno Moccato bianco, piantato in fretta, basta a dividere la quotidiana realtà della « Città giardino> dalla poesia c,;otica veriuta, per la gioia degli impiegati, ad ;.ncorar,.,i su que.sta altura. Di qua dei pali le greggi dell'ultimo pa,;tore fa,;ciato di cosciali vcllosi; di là, i cammelli giallastri custoditi da strani soldati col turbante in testa e il pugnale legato sotto il gomito. Il sonetto dialettale e la canzone di oltrrmare. J n mezzo, la pro,a domt!.'>tica, tra commerciale e burocratica, della « Città giardino> che non sa ancora 1 iavcni dalle ultime novità stilistiche. Zaptiè, ascari, cavalleggeri, meharhti; galla, amhara, scioani, col tarbusc ros- ,;o o il turbante ad asciugamano arrotolato o il chepì a vaso da fiori con l.1 penna di falco in cim..1.,sono qui tutti, per il popolino, dei « moretti », -.empliccmentc. Quasi un gran corpo dì ballo da melodramma verdiano che debba lavorare all'aperto in un imponente -.peuacolo di ma,;,;e. La notte, ~Ile villette standardiu..atc delle Cooperative statali, capi divi5io• r~e, i~pcttori, archivisti, s.i rivoltano nel letto, -parlottano assorti e stentano a prender ~nno. Ogni pensiero è per quella nuova città, colorita e tumultuosa, alzata in un batter d'oc.chi per dominare e incantare l'altra che si sten~ do al ba.sso. Sul riposo placido della Città delle Pratiche, variata sinora dal- ' .-..,.., \ Un meharista (fot. Pineschi) le t(ioie economiche di un giardinetto striminzito e di una domenica borghec:c, è pa,;sato come il maleficio della '\trlla cometa: la gente non donne più tranquilla. A ~1onte Sat ·o si cena in fretta per salire al campo a famiglie affiancate. Davanti all'ing~so e al corpo di guardia i ragazzi, che hanno imparato dalle pagine a colori di Bcltrame a di- <;tinguere un'arma dall'altra, una raua dall'altra, confondono e mettono nel -..1.cro il padre che teorizza a vuoto e non ha mai saputo bene la geografia. Arrivano anche languide e trasognate le coppie dei fidanza ti, e gli ascari malati, che ravvolti nelle mantelline stanno freddolosi agli orli del campo, le ~uardano da dietro il filo spinato e k c;cguono con l'occhio umido del cane. Davanti alle osterie e alle botteghe i romani aspettano le u,;citc dei moretti. \·anno in camion a prendere coperte e paglia, e cantano; tornano e cantano. In piedi, coi tarbusc in bilico come sccdùclli :rnlle teste a prugna, 5Cmbrano mazzi di zolfanelli da salotto e mettono la febbre nella borgata. Inquadrati visitano anche i monwnenti; li guidano sciumba.sci canuti, con le barbette fatte di trucioli bianchi e grigi, che camminano molleggiandosi come i sergenti di marina dei film americani. Sono fieri e marziali ma i ragazzi li guardano nei piedi e battono le mani dalla contcntez1..a. Hanno imparato a distinguere tutte le varie qualità di sandali che quc-lli portano. Sandali gro,;,;j e duri da frati cercatori: sandali ro,;a e traforati - a stella, a croce, con l'orlo a giorno - come quelli che i figli dei signori portano al mare. Pas,;ano cant:indo per via Nomentana lK.'ortati da un nugolo di ciclisti, gli autohu~ si fermano, scoppiano gli applau- ~i come tornassero da una battaglia. Sono 'itali invece a portare al giardino 1.oologico una scimmia zanzibarina e .. una iena di Adigrat, addomesticata come un cane. Gli ascari dalla fusciacca gialla e rossa sono i prediletti : i colori della « Roma>. I ragazzi domenica scorsa li por• tarono al Te~taccio a fare la fantasia in onore di Bcrnardini. Hanno scoperto che l' « Oh, oh, li abbiamo imbriacati >, grido di guerra della « Roma>, somiglia molto alla nenia degli zaptiè. Ogni battaglione ha il suo portafortuna: un bambino di cinque o c;ci anni ve,;tito da ascaro, zaptiè o meharista. I ragazzi di Monte Sacro gli imcgnano ad andare in bKicletta fra capitomboli c schcrLi proibiti. Soltanto un minmcolo « gregario > delle bande s'impone : col turbantino e la penna in testa, la fusciacca cti seta aBa cintola, gli orecchini, i denti bianchi e (!'liocchi vivi d:i lupo, scmbra uscito dalle pagine delle « Mille e una notte>. Suscita quell'ammira1ione e quell'invidia che i perso• nag~i delle favole hanno sempre destato nei ragM..zi. 11 piccolo -cavalleggero invece, con la cuccuma fiorita in te~ta, richiama alla memoria tcc:ti meno immaginosi e sug. gc-.tivi. moretti, dopo le prove dello sfilamento, fanno la fantasia attorno al generale Tracchia, con una cantilena jntenninabilc. Vogliono uscire: « I monumenti non mtc1essarc sempre. Volere comprare, comprare>. Comprare medaglie e pia~tre luccicanti, orolo~1. cat<'nclle, mantelle da ufficiali, ombrcl!i incerati, solini duri, da portare nel pae• se, dopo il congedo. li generale sorride ma nicchia. Generale, lac;ciali fare: lascia che la dinastia degli Spinichino una volta tanto div<'nti la più elegante sartoriJ. dcli Africa italiana . GIORGIO VECCHIETTI ~ A PAR1~E più lenta e numerosa del pubblico romano frequenta sempre ancora i concerti sinfonici dell'Adriano, e occupa in massa i posti della grandissima sala rovesciandosi man mano fin contro il palco orchestrale, così come gli armenti biblici accorsi da ogni punto fan ressa in foltissime colonne e si abbeverano schierati lungo le rive del fiume. Intere famiglie e parentadi d'ogni grado e importanza sopraggiungono e si spingono fra i ranghi delle sedie e delle poltrone. Quanti aspiranti a questo incasellamento intellettuale! È un vero spettacolo sacro, addirittura un quadro dei tempi di Mosè. La rupe del Messia non c'è, ma c'è il podio del direttore. Al posto delle tavole con i dieci comandamenti c'è l'alto lcg• gìo con su la gran partitura. E c'è la bac• chetta magica, anzi ce n'è tre o quattro. Siamo qui anche noi per assistere al concerto dell'orchestra dei sinfonici di Vienna, diretto da Oswald Kobasta. L'occhio rubicondo e il nasino a patata, il maestro Kobasta rassomiglia come una goccia d'acqua al nostro gioviale Gianduia, la maschera torinese. (nfatti lo abbiamo conosciuto precisa• mente a Torino, tre anni fa. Del resto, Kobasta è anche altrettanto grassoccio e vivo quanto un poney di circo equestre, quando sta ritto sulle due gambe posteriori. Fu nei locah dell'EIAR che lo conobbi. Rotolava, per cosi dire, dall'uno all'altro di noi con la più dinamica allegrezza, precipitandosi incontro alle nuove conoscenze. Era già fin da allora l'animatore di vocazione e di mestiere. 11 direttore d'orchestra, quale deve essere, tale quale è sempre stato, ma tutto tondo, riottoso, esilarato, soffiante fuoco dalle narici: proprio un bravo poney, dopo che ha saltato gli ostacoli e traversato come una botte piena i cerchi di carta del Circo. Corto, tarchiato, dei muscoli che s'arrotondano sotto uno strato di grasso in vibrazione; carni rosa, e dei nervi affio• ranti; una pelle morbida, fine e coperta di peli rossi; le braccia corte, la testa grossa, i piedi piccoli, la pancetta ti~nica, l'occhio pieno d'uno scintillio ottimistico e l'orecchio intelligente; insomma, in tutto l'insieme, Kobasta offre il tipo del Capellmeister largheggiante, sicuro e entusiasta, un pochino sul genere del grande Mengelbcrg. Nella conversazione l'ho udito dare delle definizioni amorose, originali e divertenti dei musicisti che gli stanno a cuore, e soprattutto del suo Drahms, che gli fa spuntar le lacrime. Cosl era Kobasta: gli restava da giusti~ li.care quella faccia rubiconda e quel pie• colo· naso a patata. Alle prime prove è uno di quei dirct• tori pieni di cordialità forestiera che per ingraziarsi l'orchestra strizzan l'occhio a quello che ha la faccia piuttosto ironica, poi arrotolano come una polretta un bacio sui polpastrelli delle dita e lo buttano per via d'aria al primo violoncello per esempio, al fagotto, o al primo corno che ha brillato in un passo difficile. Ma ecco che leva in alto le mani e sem~ bra che si arrenda dinanzi ai suonatori gridando: kamarad. Questa facoltà che ha simile gente, priva di physiqul d11 r6/e, di raggiungere la vittoriosa perfezione attraverso maniere umoristiche e aspetti quasi minchioni, mentre altri, al contrario, si valgono senza fortuna di ciocche corvine che cadono in disordine sugli occhi, di pallori disfatti, di magrezze mefistof ..liche, e di irascibilità barbine, mi ha sempre meravigliato. Mi si può rimproverare di parlare troppo a vanvera del direttore d'orchestra. Può darsi che io non tratti di questo professionista con la serierà conveniente. Del resto, il direttore d'orchestra ha realizzato, in questi ultimi trent'anni, una tal somma di rispetto popolare da poter fare a meno del nostro oscuro contributo. Per me costoro sono dei prigionieri delle stanghette, delle battute, del metronomo; toccano la perfezione continuamente come la mosca che batte contro 1I vetro, ma non può uscire. Decifrano a capo chino, canterellano fra ì denti, vibrando la loro voce contro i fogli della partitura con lo stesso ronzio d'un calabrone che svolazza su una rosa di serra. Ma per tornare all'ottimo Kobasta e alla sua eccellente orchestra dei sinfonici di Vienna, aggiungeremo questa volta al pieno ed entusiastico riconoscimento del pubblico di Roma, anche il nostro riconoscimento, che non è punto indispensabile. BRUNO BARILLI LEO LONCANESI - Direttore respont1abile S.. \, EOITRICR M 0,1,;inus • • \IILA1'0 l'roprirtà arti•ti<"a <"lf"lltriuia ri~rvau RIZZOLI & L • An. ptr l'Arte ddla ~tampa . \lilano RIPROOl.iZI0\1 li:-.EGl'ITE CO!'J \fATERIALF. FOTOCRAt'ICO • FF.RRA'\l.o\ •· ''"""'"''4; Ag. (; Brt'l('lli • ~Mano, Via r. ~JI\Yini. Il) Ttltf. JrM)07 • 56, rue du Fauhourg S1. llonort • Parigi

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