~~"") """"'"""'"""''"""'--, M>/OC':,G.10 t9H XY; ''-------=-----•"'"'.m••·-··=··"'--'"-"·~·'~··"''····~~"·--·"'" O ■ NIBUS P.AGJNA 14 SUL CASO UN TRATTO, non vi• de più !vlarlene, ma gli apparve Herta Crcssrv1ch, la dattilografa del Bignami. Ecco, la stringeva fra le braccia; schiacciava la bocca contro quella bocca lungamente sdegnosa... Ma non era vero: coi dcntt mordeva il cus.:ino. Come una girandola pazza, vedeva più in fretta, più in fretta, alt~ do1me. Herta diventava Rosina, Rosina Carla, Carla la signora del treno, la signora del treno ~iarisa. A momenti, aveva <.'omc l'impressione fulminea di string~•re davvero un corpo di donna : e subito questo corpo svaniva. L'avvocato <"ra ~olo. Poi, nuovamente, gli pareva, non era più solo. Era solo; non era più -.olo. Solo. No. Solo. No. No. Era .:,0l0. Tutto era svanito. Riudì il mare. la risacca. M:a anche il mare. dw cosa voleva dire? Anche il mare ,..ra :stupirlo, vano. Il (ilcnzio e il buio non gli facevano ptù paura. Venict~e pure la morte. La morte non era troppo diversa dalla vita. Un gallo, lontano, cantò. L'an·ocato Motta abbandonò la tc\ta ,ul cu~ciuo; ma non aveva neppure q,glia di piangere, e s'addormentò. CAPITOLO QUIIITO NUDO, i calcagni sollevati, le ginocchia divaricate, le braccia 1ecte, il bu:>to cretto, ~fario Palumbo lenti~imamentc piegò per 1., venticinquesima volta ~ulle punt<· dei piedi. Quando giumc con le natichr a 10ccare i calcagni : « \ ·enticinquc >, dis~e ad alta voce, e come una molla ~cattò in piedi. Andù allo ~pecchiò. Gonfiò il torace, gonfiò I b.icipiti, si conttmplò a lun~o e, ai 1;0hto, con enonnc ,oddi-.fa7io,w. Lè\'Ò le braccia, Co!>Ìda continuare in .1.lto la linea del proprio corpo. Si imn.aginò nell'attimo del tuffo; un ('01'• po armonico, liscio, unito: un blocco -.,olo, un fuso, un pe..c.e, uno ~qualo. Proprio non capi,-a perché ~lari~a. la q~al~ non era poi una ragazza molto d1ffinle, perché ){aric;a gli resic;tr-.-..e. falumbo era un r.1~azzo orgo~lio,o. C<u-trg-giava Maric;a da parecchi giorm. ma '-l·grctame-nte. Jn pubblico non 11• u\a\'a maggiori ,zentikne che allt~ .,lt1t> ,ignorine. Xé mai cnc:wa cli re- -.tar ,olo con lei. Co-.ì, la nott(' pa-.~a1.t, avt"va in"i'ttit6 p<'r prirno con l'av- ~·,K;lto .:\._lottap<'rché vrni~~C'a. pt·,rnre , .~ranch,. :\fa una ,-olta in bare-a, ,olo di fronte a Mari'ta, a\'rva tentato il rnlpo, ~icuri..,simo di riu,cire: r )f.,- ri~a, ridendo, schcr-zando, non ne an•• v., voluto sapere. « Che strano! > pensò Palumbo rimi.randoci un'ultima volta nello c;pccduo, Infilò la ma~lia. gialla, i p:.rnulo:ti an.urri' cli lino, i sandali. lJ•<: d~lla ,Uri/a c andò deci!io all'uscio di ~·la· ri-..1.Bu,..,ò. . « Chi è? > rnipo~e la ,·occ cii )[,1. ri,'l. e Io. ~fario. Apri >. e ).[a no, c;ono ancora a letto. \ :1i. Cl "ediamo alla spia~gia >. e .Ma perché non apri? > e Perché non ho voglia di al1anni. Ciao>. c. Ciao>. ~lari,"\ udì il pac;~ ginnac;tico di Pa- !urnbo che -.i allontana,,a nel corridoio. :\Tnn na a letto: era alzata e ,·c,tita e -.i prep.Hava ad uscire. Avc\'a mentito pcrC'hé da qualche giorno Palumbo cornint:'iava a darle noia. fo.,tendiarnoci. Palurnbo non le era antipatico. In fondo, non lo esdudcva. )fa. la irritava 1uc:Jr11nperterrita sicurezn di sé, qutl1 pn.·...,unzionc di irre,:\libilità. Pt'r cc• dergli, \'ole\'a \'Cdcrlo umile, supplice, alml'no un po' incerto, come tutti gli .1ltri uomini. Per il momento, gli preferiva quel babbeo di :\lotta ... Sì, l'av\'oc.,w: co,ì infantile, timido, sti7JO'iO e ~('lffo, ma che b guardava coi gro-.,i orchi cli miope pieni di ,;tuporc <' di rt"li~ione, come se \'t~de~~ in lei una rt"~ma. Pensando all'avvocato, :\lari(a ,rnti\a il suo cuore di raga1...:a <:.anae -.pemirrata ,;cioglie~i in un'improvvisa, ic::nota tenerena. A\•rebbc \'oluto ,trin- (:f'rt tra le sue mani quella faccia di b.unbinone; e carezzarlo, sorprenderlo, ,tordirlo con una libera abbondanza d'amore che il poveretto non supponr\ a neppure : e \'edcrlo. cotto lr can·ur. in pochi ~iomi, grada1arm,11tl' 1111francato, all1ctarc;i, far,i e"igcntc e ma~cliio. E qui, lo dohhiamo ammcttrrc, at• tr.n.<·r,ò l:t mente di :\fari(:t. anche il 'l1'mÌc·ro di un matffmonio : m.1 rome •rn'iclf'a c;eco11Clariard t\'cntualc: comt· un'ipott>i non tra~curabile nel ca,o rhr ~1ringtndo-.1 intimi rapporti tr.\ lr1 t ·,h,·O(at(,, la co,a dow•.-.((' pron•dnc· m \ i, l'nd1·vole \oddi,;.fa7icinr. G11ard;1va dalla finc,tra. J'inaln11·n1c vide Palombo attraversare il giardinetto e sparire nel vicolo che conduceva alla spiaggia. Allora scese neHa sala da pranzo e ordinò la colazione. Era già tardi. La sala era deserta. Sui tavolini ricoperti dalle bianche IO· va.glie erano i resti delle colazioni dei pemionanti. Il sole entrando dalle am• pie finestre scherzava sulle chicchere e sulle posate. Rimaneva nell'aria un odore di marmellata, burro, caffellatte. E un che di sospeso e abbandonato, come il ritorno di una mattina già vissuta, una mattina lontana dell 1infanzia. Lucia, la cameriera, entrò silenziosa, posò il vassoio col caffellatte da• vanti a Marisa, uscì senza dir nulla. Marisa cominciò a mangiare. A un tratto, alzando lo sguardo, vide sulla soglia, in fondo alla sala, immobile, patetico, vestito di grigio scuro, l'av• vocato. L'avvocato si frugò in tasca, prese gli occhiali, se li adattò sul naso, e guardò in giro per cercare il suo posto. ~1a vedendo )1arisa, immediatamente si tolse gli occhiali e fece alcuni pas• si verso il tavolo più vicino. ~arisa lo chiamò: e Avvocato, buon giorno! Come va? Pe~ché si ~iede così lontano? Venga qut, venga al mio tavolo. Siamo soli, ci facciamo un po' di compagnia '. > L'avvocato esitava: « Grazie ... grazie ... > e .Ma venga, diamine, non mi lasci sola! '6 A lume di na,o, u~ando gli c;chienali delle seggiole carne mancorf('nti, di sc~giola in seggiola rav\'ocato riuscì ad e\'1tare un ravolv dopo l'altro e finalmente a raggiungere Mari..,a. e Caro avvocato, ~i accomodi qui :t. Gino obbedì. Sedette. Il ta\-'olo era piccolo, cd egli ,i tro\'Ò vicinis!>imo a :\(arisa. La poté veder lx·nc anche senza. occhiali. Con~1era bella, in una canucetta fn,c;ca d1 rnu ..,oJa: il seno colmo e color rnmr che s'indovinava tra i candidi wolazzi inamidati, Marisa d'altra parte notò il \'Olto tri1itict..,imdoell'a,vocato. Pallido flactido pe,;10. Lr occhiaie marcate. La barb~ non fatta. Lo ,guardo as,ente. e Ma che cos'ha, avvocato? Xon sta bene? > e Niente-, niente: ho bevuto troppo Hanotte >. « :\la perché non si è fatta la barba?, « Co-.a vuole che mi farcia la harba ! .\ che co,a "-èrve? > ~fari,a ,roppiò 111 un,\ ri,ata ,quillantc: I e Ah! Ah! Che (imp,llito ! ~L, sa che lei è un bcll 1originalt' ! A C'he co~a \erve far,i la barb;.,? ~fa non lo ,;a chl' alle ragane gli uomini con la barba lurH{a non 1>i.1ccio110>? e .\ppunto. Co-.a m1impo1t."'l?> « P<'rché? lei non vuole piacere a ne~,una? > e lo? Xon \'Oglio? > L'avvocato ,1 f cnnò, indeci"-O; e poi. .thba,,ando lo ~guardo e cominciando a g:iochercllare con della mc)llica di pane che era sul ta\'olo: e Ebb{•m.\ a lei lo p0,)O dire ... ,. e Dica, clic~l». t: ... ~1 lei lo po'-SO dire pcrrhé lei è conw una ..o.rdla ... ,· e Sì, caro>, e i,;tinti\'amcnte :\farict.1 posò una mano sulla mano di )lotta. ma quc,ti la ritras~c come <cottato (<rt·dc,·a che :\fori ..... -i lo compati(,e, e non \'01(.·va que~ta pietà: nel tempo stc,.,,o, però, parlava come '-t' la volcs,c). « ... lei è come una sorella, p('rché for-.e mi capisc, ... e mi capisce co,ì, \en:z.a bi~ot;no di pcn\arc a mc... per• ché, tanto. lei pcma a ... th 1 lei ha t..i.nta f.{<'nteda pc-n~are! > ~lari\."\ di nuovo scoppiò a ridtre: e Sa che lei è fanta\tico ! Fonnidabile ! Non ho capito niente di quello che mi ha detto ... Lei è un br,wi"imo a\·• vocato, lo '°: ma '-C lei quando fa le aringhe ... > c. Arringhe,, mormorò suo malgrado :\lotta. « Arringhe, ,ì, \Cu~i, due erre ... 'IOno una bella ignorante! )..fa è lei rhe mi fa perdere la te~ta ! Aringhe ,ono • pcc;ci... > e E poi non faccio mai le arringhe ... ~la occupo meramente di ci\'ilc >, continuò ~lotta sempre suo malgrado e ~enza darci peso. ){a fu proprio que<:.tn dichiarazione profe~,;;ionalc-,seria e mo. de~ta, che più incantò ~lari..,a. ,\li occupo muamente di civile. Che caro! Con quc-1 tono ~crio e tranquillo . . Mi occupo nuramcnte di cit·ile. Che sill,'lpatico ! E poi ~lari\a non ~apcva bene che co,a \'Ole..,.e dire meramenu. Percìt, il m1_·ramcnte le piace\'a tanto. ,\hramnllr ! Che stella! Lo anebbc ba• fiato ,;ulla bocca dall'entu,ia\mo. ,\fr. ramn1te: Palumho non avrebbe saputo dirlo, mrromt nte, e neanchl· Jlinge- ~nrr Bmrlli 1 Xon precipitiamo, (i di~~C"tuttavia ~fari,a. E, poiché a\'Cva finito la colMionc, ,i al,ò e prendendo un br.1.ccio clf'll'a\'\'OCato: «Andiamo, avvocato, venga con me!» e Dove? Alla spiaggia? No1 non ci vado!> e Ma perché? > « Perché no, mi lasci stare, la prego>. e E ìo invece non la lascio stare. Lei è triste, lei ha qualche cosa, e mc lo deve dire. E me lo dirà. Non vuole andare alla .!>piaggia?Non importa. Neanch'io ho voglia di andare alla spiaggia. Ne ho basta. Sempre la stessa gente ... Un'idea! Andiamo a fare una passeggiata! > « Una passeggiata? > esclamò Motta sbalordito. « Sì, una passeggiata io e lei, noi due: soli. Vuole? Bellissimo, qui in montagna, sul sentiero delle Grazie. Torniamo per l'una. Bellissimo, bellissimo, non mi dica di no! Andiamo! > L'av\'OCato si sentì ~•ringere il cuore. Cominciava a intravvedere come un barlume: for:1e ~fa risa aveva una sincera simpatia per lui. Una passeggiata? Una passeggiata sul monte loro due soli? Ma era l'occasione! Era l'oc• casione lungamente sognara. E doveva capitare quando meno se l'aspettava! Dove, a capitare proprio quella mattina che aveva la barba lunga; che aveva dormito male e poco; che era stanco, affranto e debole. Sul più bello non a\'cva a\'uto fede. L'avvocato ripensava a Carla, !neo;, Que-.ta, la di~graziata gita in auto ai laghi. ~[a intanto 11:arisa lo aveva preso per una mano e lo aveva trascinato fuori dalla pensione, su per una gradinata che tra ca(a e ca!>a rimontava il pac<:.ee diventava, uscendone, il ~cnticro delle Grazie. Alto era il sole nell'azzurro. L'avvo- ~~~ ;,: 1 r~~d°m~1a:~!~~~io~c~\i~~~h; 1 ~c membra intorpidite e fiacche per la lun- (!a vita cittadina, incominciavano :l ,dngfo·~i e riprendevano vi~orr. Tra- <:.cinato fuori di furia, aveva dimenticato il cappello. Il sole gli batteva sugli occhi. sulla fronte, sul viso: come p<-r bruciarvi le ve<;tigia dei fanta<:.mt notturni. E purtroppo l'avvocato non crc-dt\'a nellr virtù del c;ole.Altrimenti, ba,ta\'a ch'egli si fosse abbandonato a q~1d ra~gio cocente e rigeneratore: il mndo e l'ora di conquistare :\farisa non lo avrebbero prcocrupato. ~(a sì! Salrndo egli contcmplàva i\larita: i bion<li capdli nel ,otc, le fanne ,ode dw :\pparivano ~otto la camicetta bianca e i pantaloni da ~pia{?~ia, le natiche alte e rotonde ... Era lì davanti a lui, un mrtro, dli(· mçtri: ma intoccabile, irra(!g-iun~ibilc come un miraggio. L'a"vocato pemava. Soli in piena camp:,gna: e pareva proprio che :\[aricta ci ~tc..,se.~[a nulla sarebbr accaduto. nulla anche questa volta! Si ,;cnti\·a dcboiis,imo, inetto. Qurl corpo a corpo che tanto aveva dc..,idcrato, ora lo temeva: ora pemava soltanto pili ad evitarlo. E certo l'occa<:.ionCn"on ~i (arrbl)(" riprc,entata. Certo ~fari,a a\·eva nc-r lui ,oltanto un capriccio momentaneo: !>tiz7ita,offesa del suo contc~no, quella sera stc<:.sa~arebbe tc,rnata a Palumbo, ccl amen. e .h\'ocato ! I lo p,wra che tutto quc• (tO ,;ole co,ì di colpo le faccia male >, div,c ~larha fcrmando~i e o,-,ervandolo con tencrcz..-a materna, « e la rec;pon• c;abile sono io che non le ho nranche rl:i.to il tempo di prendere un capncllo. A,petti, facciamo co~ì >. Sfilato-.i dalla cin1a un fa2zolcttonc di ~eta, lo adattò e annodò sul capo dell'avvocato. Gino ,;cntì quelle dita c;fiorargli i capelli, la fronte. E il fazzoktto avr\'a il profumo di ~fari,a. Ah ... se gli rimcis. ,e di rimandare! l,;n'idea: litigare. Accu~arla di amare Palumbo. Dichia1·ar-i g<·lo'iO,e di non voler di"idrre i ,;uoi a• mori con un altro. Se g-li riu-,civa. ~archl~ro tornati alla pemionc ,enza venire ai fcn-i corti: imbronciati. innamm.:1tì: e la ,era poi, la ,;era! L'important<' era rimandare alla ~era. e Co"a direbbe il ,i~nor Palumbo >, fcn· con tono agrodolce portando<i improvvi\amente a fianco di Mari,;a e frnnandola, e cosa direbbe il suo signor Palumbo ~e sapc,;se che lei è \'enuta so• la e-on mc a fare que,ta pa"'<'~giata? > ì\lari~a lo guardò stupita: « Co,;a vuole che dica? ):ientr, non può dir niente >. e Perché? Non è gclo,o? > ì\lari,a -.coppiò a ridere; e E perché dovrebbe e~~ere ~clo,o' :\'on è rnica mio marito e neppure fi. dannto ,._ e :\(arito no, fidanzato no>, di,~e l'av\'ocato fi,(ando :Mari~a e ,orprrn• dcndo,i c;tranarnente energico. « :\fa ... co... 1 crede lei, che io non ilhbia capito'> E :\ lari~a '-Cmpre ridendo : « t. fanta~tico, lei avvocato I :\fa <:.a. che qualunque altra ra~aua. "i offcndeT<'hbe, a ~entir\i parlare co~ì? Capito, Co..:\ ha capito lei? Fmza ! :\k lo dit:t ! , « Ebbene, ho capito ... ho capito che lei e Palumbo vanno molto d'accorQo >. e Formidabile! > e E ieri sera dopo che mi hanno lasciato, sono andati in barca loro due ~oli, e in barca, con la' notte, loro due soli, in barca ... :. e 1vla sì! Ma si! Povero cocco! Bel• lo di mamma, lui! Stella d'oro! Avvocato, se sapesse: come sbaglia ! Ah ! se ~apesse... > e:Lei nega? > e Ma scusi, ma non si ricorda che io ho insistito tanto perché ci venic;sc anche lei in barca? > e E va be', ma appunto : era per non farsi accorgere : era per complimento. Ma io che capivo... > e Lei è uno stupido e non capisce niente! Quando io voglio andare iu barca sola con un giovanotto ce lo dico chiaro e tondo e ci vado senza tante storie! E se io insistevo perché lei ve• nissc, era proprio perché avevo piacere della sua compagnia, mentre invece di restar sola con Palumbo proprio ne avrei fatto a meno : guardi lì! Ma lei no1 cocciuto ... Andiamo, non pensia• moci più. Lei è un bamboccio, un bamboccione, ecco che cos'è! > Parlando giocava con un braccialct~ to d'ambra, a sfilarselo e riinfilarselo al polso. Le cadde. L'avvocato, per istinto e perché (nonostante il fallimento del suo piano) era cont<-nto che Marisa gli parlasse così, si chinò a raccattare il braccialetto. Ma era senza occhiali. E sulla terra abbagliante di sole, non lo vide. Umiliatissimo, annaspò ·sfiorando il terreno con la punta delle dita un po1 in tutte le direzioni, caso mai incontrasse il braccialetto. e:Ma lì, lì, a sinistra ... come fa a non vederlo?> disse Marisa. L'avvocato trovò il braccialetto al tasto. Si rialzò, rosso dalla vergogna, e le conc;cgnò il braccialetto. « Perché non porta sempre gli oc• chiali? > disse Ylarisa affettuosamente. e :Ma io non li porto quasi mai ... li porto solo quando leggo, quando lavoro ... > « Lo so, ma fa male. Cosa crede di stare male con gli occhiali? ~on è ve• ro, sta benissimo. 11a un bel viso se• rio ... c poi ... > Marisa tacque un istante e abbas,;ò le palpebre sorridendo: « ... e poi quando si è vicini vicini, gli occhiali si tolgono lo stesso... > L'av\'OCato sentì salire alla gola come un fiotto disperato. Forse la g-randc ora era giunta, era quella, era tutta sospe~a a quell'unico i,;tante. Sentì la voce della coscienza che quasi coi battiti forti e lenti del cuore gli diceva: Tu devi, adc.,.,o, tra un attimo, abbracciare, b.,ciare Marisa. Tu dcvi. Tu devi. E non potere, non potere. Pemava : nella migliore delle ipotesi, non avrò mai la for,.a. ., la , irilità di Palumbo ... Non gli pa<:.cta\'aprr la testa clw Marisa potesse amarlo proprio per la sua debolezza e la sua imperfetta virilità. Guarda\'a Mari,;a dorata, nel ~ole. fenna e sorridente contro gli alberi e il ciclo. E si sentiva come paraliaato, privo di nervi e di mu,coli. Vede-va, contemplava, desiderava ~1arisa. Udiva il suono dolce e roco della sua voce. Sentiva il !IU0profumo. :\la non poteva allungare il braccio, carenare qu ~i capelli, stringere quelle fonnr, affondare lll quel protumo Jmmobili, taciti 1 i due si fisrnronn un lung:o momento. )lari,a ,;tava per sor• ridere. L'avvocato era pallido, angoctciato, come il vile nell'attimo che bisogna aver coraggio. Un uomo e una donna, fermi in un sentiero qua,;i -.r!- vaggio, '-Otto il sole della prima c,tatl\ sperduti fra gli alberi, davanti al mare ìrnmcnso, e al ciclo. ;-.;cJI'aria silenziosa pa~,avano a quando a quando soffi di vento, le fol!lie dC'gli alberi ne stormi\'ano prolungatamente. Non era più nec;\un paC'..,e.Poteva e"-5Crcun'isola ncl1'O<:eano: e il sentit'ro salire al santua,-io cii un idolo di pietra, la,~ù in vetta nascosto tra le querce e i ca!litani. « Andiamo. avvocato ... siamo appc• na alla cappellina>, di..s.e finalmente ~fari~'\, e con una mano sfiorò :\lotta al gomito comr per avviarlo. Gino, a quel lieve ma improvviso contatto, provò un fulmineo corag~io: il coraggio cieco r folle di un attimo solo: pen-.ò: « ~1i butto>, e :\1:arisa \'idc un e,;c;erecon gli occhi fuori delle orbite che si gettava su di lei afferrandola alle braccia come per divorarla. Un cannibale affamato, o un pirata all'arrembaggio, anche per il fa,rzolctto che gli fascia"a la te:>ta. ~larisa gridò: « ~1i lasci stare, av\'ocato ! :\la è matto! Cosa fa!> Cino continuava a stringerla. forte allt• bracC'ia. Si protese, cti cutvò pcf baciarla. :\farisa, spaventata, fece un pa-.~o indietro. Gino la seguì, ,trin~endo pili forte. e Ma mi la'>Ci stare, !.>Cusi..mi f,1 male'> Allora egli la lasciò, \icuro di averla offesa e dhguc;tata senza rimedio. Continuò a guardarla, ma improvvi~amcntr "ienza pilt ne,..,un desiderio. e t. inutile, è inutile >1 una voce mormorava dentro di lui. E sentì di nuovo un irrdren~bile bisogno di piangere, di confc,((:lNt debole r bambino come quando la madre lo avrva abbracciato. l:n nodo alla gola. Gli OC'Chi si inumidivano. Si Ja,;ciò pian~ere adagio ada~10, ~ilrn• zimam<'ntc, mentre :\faricta lo guardava "1upita. ~(a perché? Oh, perché non potrva? Fu un ri~ur~ito ic;tant:l.nco e confu- ~o: collera, vergogna, bi..,ogno di riabilitar.i davanti a :\faric;a : meglio pa1sarc per pa;:::o che per r;ile: ed era uno ,foc:;o, comunque, uno \foc::o: aprì la bocca, cacciò un urto : un urlo lun~o e rauco. 6 - (co,1lhzua . MARIO SOLDATI I ROMANZI DELLA PALMA VI FAIIANNO PASSAIIE ORE DELIZIOSE I ROMANZI DELLA PALMA vi offrono ogni mese un capolavoro dell'arte narrativa contemporanea. Negli ultimi due numeri (L 3 ciascuno) sono apparsi : James Hilton - Cavaliere senza armatura Mechtilde Lichnowsky Delaide A. MONDADORI - MILANO PERCHE' ESSI ADOPERANO IL CHLORODOHT ? 3.) Il FUMATORE Perctii solo une bocce fresce e 1ane permett• di aueporare veremenle il gusto del fumo, ed il Chlorodonr risponde • meraviglia allo scopo, mentenendo inoltre i denti bienchiuim,. •I CHLORO0ONl, le pule denlilricie rinfreteente •Ilo mento ettmin• I• b,u1t• P•lin• 9,ellu1,e • r•nd• I denti bienchiu,mi, • volle 914 dopo 11 primo uio, CHLORODONT iN 1voLUME 12 corte geografiche 700 pog;ne L lQ in tulio tele • EDIZIONI GENIO
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