O ■ NIBUS IAftJtHI E I iWEiDJI (CONTINUJ.Z. DAL KUMERO PRECEDENTE) ER MOLTO TEMPO i Neri non avevano frequentato se non il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede : ora i giovani si arm<:hiavano nelle ambasciate presso il Quirinale, pur giustificando que'itc loro incursioni come relazioni private. I Neri non avrebbero mai consentito a entrare nel salotto di una dama di Corte; i giovani entrarono in dimestichezza con quelle che, pur abitando la capitale, erano al servizio della Regina in altre città, approfittando del sottinteso che dava diritto ai Sovrani d'Italia di regnare su tutta la penisola, meno che sugli Stati della Chiesa. Dunque, le Dame di Palazzo accreditate a Napoli, Palermo, Milano o Venezia, e che non prestavano servizio a Roma, erano in buoni termini con la Sa,pta Sede, la quale riconosceva al Re la sovranità sugli altri Stati dell'Italia. Ci si incontrava pure nei salotti che non avevano un colore determinato. Dalla principessa Bandini, che riceveva magnificamente e aveva delle bellissime figlie. Una, la principessa Elena Rospiglio~i. alta e flessuosa come un ~iunco, aveva sposato il principe Rosp1gliosi, e molto Nero>, e l'altra, la seducentissima duches,;a Nicoletta Grazioli, andava al Quirinale. Si andava dalla Principessa ·nel Drago, figlia morganatica della Regina Cristina di Spagna e del Duca di Riançares, la quale, madre e nonna, serbò a lungo i lineamenti di una bellezza perfetta. Dolcissima1 essa sopportava con infinita pazienza un marito avarissimo e rude. Fu lui che una volta dette una solenne lavata di capo al portiere del suo palazzo, alle Quattro Fontane, perché nel suo conto settimanale metteva un soldo di spesa giornaliera per il e polmone > del gatto. e Non ammetto simili strava- ~anze >, urlava dentro i suoi mustacchioni bianchi e irti. e Se sorci non ci sono, inutile tenere il gatto; e se ci sono, il gatto non ha che mangiarseli! >. Il conte Giuseppe Primoli, Gegè, sapeva riunire allora, come del resto lo fece sempre di poi, le personalità più eminenti della letteratura e dell'arte; il suo salotto era uno dei pochissimi, a Roma, in cui ci si riuniva per conversare, e ove si strinsero i più amichevo:i vincoli tra Francesi e l taliani. Suo fratello Luigi, Lulù, non gli somigliava affatto e non aveva in comune con Gegè che la passione per la fotografia. Ciò che gli rimaneva di amore dedicava a una raccolta caotica di statuette di Napoleone, da quelle in pasta di sapone a quelle scolpite nei porta-ombrelli. Bianchi e Neri s'incontravano pure nel salotto di qualche straniera, e quel. lo della signora Leghait, moglie del diplomatico belga. fu per molti anni il brillante ritrovo di tutte le eleganze. Spirit~issima, slanciata, molto amata, Gabriele d'Annunzio l'aveva paragonata a un e ammirevole serpente tentatore>. Riceveva i grandi e i piccini, e i miei primi ricordi di feste infantili ri,;;algono a quell'epoca, perché la signora Leghait ci colmava di regali. Più tardi, vennero a Roma parecchie signore americane. Americane molto duttili e di molto stile, che la società romana adottò senza ritardo. Mrs. Lee, Ivli,;s Kemp, Mrs. Hurlbcrt, Mrs. Wurtz, sono per tutti noi nomi altrettanto familiari quanto i nostri. I" marchesi del baldacchino" Fu in casa di queste americane che noi frequentemente danzavamo da bambine e da giovinette, fu in casa loro che sbocciarono parecchi dei nostr. flirts. Quasi tutte erano signore di una certa età, non di altro preoccupate che di divertire la gioventu, e questa, o Nera, o Bianca, o grigia, invadeva i loro salotti. Tutte avevano preso dimora nei più bei palazzi di Roma, dei quali abitavano il e piano nobile>. Sa. rcbbe stato di cattivo gusto abitare in un palazzo di Roma altro piano di quello nobile, il solo cui si accedeva dallo se.alone, il solo che avesse una sfilata di sale decorate di affreschi, il solo che avesse grandi finestre, stanze immense e vestiboli vasti. Queste dame ricevevano esattamente come le Romane. Stessi prìncipi 1 stessi elenchi di nomi, stesse formule, stesse livree. La sola differenza era nelle anùC:\mere, ove esse non avevano diritto di collocare un baldacchino. Il baldacchino sorta di dado quadrato che sovrasta~a una' tenda con lo stemma della Casa, si conocava contro il muro ~i fondo. Davanti alla tenda, una specie di bancone vestito di lana rossa orlata di gallone giallo, era coperto di tela ceuna rata e serviva da vestiario. Sollevata la cortina ros.sa, si ,copriva una branda sulla quale di notte dormiva il domestico di guardia. Il diritto al baldacchino era riservato ai principi romani, ai quattro marchesi, che per questo privilegio aggiungono al titolo quello di e marchesi del baldacchino~, e alle famiglie papali che fino al , 870 avevano diritto al titolo, rango e appannaggio di principe. li baldacchino conferiva inoltre l'onore di appendere ai due lati della carrozza un parapioggia e un cuscino sostenuti da cinghie, e destinati alle passeggiate e alle orazioni campestri del cardinale, che nelle famiglie romane non mancava mai. Ai privilegiati del baldacchino, spettava pure il titolo di e: don > o di e donna> per i cadetti della casata. La caccia alla volpe, il tennis e il golf si aggiunsero a facilitare i ravvicinamenti e i matrimoni tra i due campi. In ir;eguito,venne l'abitudine di riunirsi a ballare e a cenare al Grand HOtel e all'Excelsior, e cosl la mescolanza fu perfetta. Si finì per trovare che ciò era più divertente e meno costoso. A una a una1 le case, sia dell'antico, sia del nuovo regime, chiusero le loro porte. Roma già prima della guerra aveva preso l'aspetto di una qualunque città cosmopolita, non serbando del suo sontuoso pas,,;ato se non una seducente rimembranza. Con una formula più moderna, taluni dei più bei palazzi sono aperti oggi~iorno ancora; ma se i lampadari o gl illuminatori e indiretti> riSua Maestà Vittorio Emanuele lii Caccia alla volpe neUa campagna romana ,chiarano ancora i soffitti a ca,;scttoni dorati, le cornici con gli affrc,l'.hi mitologici, biblici o storici, sono sparite le donne belle ed alte~ che portavano per quelle sale la loro grazia maestosa e il loro strascico di raso, e in luogo di quelle si veggono donne gra- ... ziosc e giovani, preoccupate e avide, intorno alle tavole del bridge o del trictrac ! Oltre a ciò1 le Romane vere non ci sono più; poiché quacri tutte le donne alla moda sono ormai o straniere o di un'altra regione d'Italia. Se non si riformano gli statuti dell'ordine di .Malta, non ci sarà più, nella generazione che sorge, un solo e avente diritto >, perché quasi nessun signore romano ha sposato i quarti neces,;;ari ! L'ultima pompa Ma la magnificenza di Roma non deve morire. Pur essendosi piegata alle circostanze, CS'-aha !erbato intatto il proprio orgoglio. Le dimore signorili rivestono di tanto in tanto per noi gli abiti di gala e si svegliano come per incantesimo dal loro sonno indolente. Il Duce per il primo ha voluto che Roma riprendesse la grandiosità della sua trad1zone, ed i ricevimenti '-Ontuo,;;iche egli offre a Palazzo Venezia o al Campidoglio agli ospiti illustri che convengono nell'eterna città ci riportano alle epoche del maggior fasto romano. Alcuni fra i gran signori romani seguono t•~empio. Al matrimonio della principessina Colonna 1 celebrato qualche anno fa con un giovane spagnuolo, il principe Alfonso Pio, fummo convitati a rivivere la pompa dei tempi passati. Tornarono fuori le fiammanti livrt'e della famiglia, rosso turèhino e oro, rivedemmo i valletti incipriati fermi su ogni gradino ,del largo e grandioso scalone, lo svizzero al portone con bicorno e coccarda reggente la lunga mazza con pomo d'argento; fu aperta tutta la sfilata delle ,;a}c tappezzate di capolavori, e la cerimonia nuziale fu celebrata nella galleria grande, in mezzo a un concerto di affreschj 1 di quadr; 1 di statue e di fiori. Sci principi della Chie"a in abito rosso scorta\'ano il Cardinale Pac..:elli, se-~ grctario di Stato di S. S. Pio XI, che dovc\'a benedire la giovane coppia, scguìto dal principe Chigi, Gran Maestro dell'ordine di .Malta, dai prelati e dai gran signori della Corte di Sua Santità. Le LL. Altezze Reali il Principe e la Principessa di Piemonte furono presenti alla cerimonia, circondati dalle Dame di Corte del Quirinale, con le iniziali di diamante appuntate sulla spalla. Le ambasciate delle due Corti e l'aristocrazia romana delle due parti si trovavano mischiate nell'assistenza. Dal 1870, fu quella la prima volta che Bianchi e Neri si trovavano riuniti in uno stesso rice\'imento, componendo onnai una sola società romana, una sola società italiana. E 9uella mattinata lummosa e solegg-iata vide, inginocchiata ai p\edi degli altari 1 la coppia unita dall'amore, i cuori uniti nella pace! Una delle case romane e Nere> più intatte, che già da molti anni non riceve pili, ma che fu tra le ultime a chiudere i suoi salotti, è quella dei Lancellotti. La principes~a, nata Elisabetta Aldo• brandini, serbò a sé per molti anni la , sera del martedì grasso, per il ballo che la società e Nera > stimava il pii\ elegante dell'annata. Gran signora, la principessa 1 morta recentemente, serbava ancora il suo purissimo profilo di madonna e la grande dolcezza del suo ,;;guardo. Dalla sua avola, La Rochefoucauld1 essa aveva ereditato la grazia francese del portamento e dei modi. Il ballo del martedì grasso, nel• l' austero palazzo che illustra con la sua nobile e semplice architettura il quartiere popolare dei Coronari, nd cuore stesso della vecchia città, era l'avvenimento atteso tutti gli anni. Le danze tenninavano a mezzanotte precisa. Era servita allora una cena di magro, che ogni volta era una rinnovata meraviglia leggendaria, La cena si prolungava molto avanti nella notte, e sulle tavole apparecchiate ,;;cendevauna dolce luce dall'angolo della sala ove brillava di mannorco nitore il Discobolo di Mirone. E quando moriva l'oscillant<"chiarore delle candele, l'alba nascente poteva entrare da padrona nel cortile del palav,o dal famo'-o e portone >1 che una sola volta all'anno, eccezionalmente, apriva entrambi i suoi battcnri. Il portone aperto fl principe Filippo Lancellotti, il cui attaccamento alla Santa Sede e l'in• transigen7,a politica erano incrollabili, aveva dato ordine che si chiudesse il portone del palazzo, il giorno seguente alla presa di Roma da parte di coloro che egli chiamava gli e usurpatori>, e aveva fatto giuiarc alla propria famiglia che il portone rimarrebbe chiu'-o in segno di lutto, fin quando il Papa non ridiventasse il 90vrano della Capitale ... Gli anni -:onc, passati, e il principe Lanccllotti non ha potuto vedere il suo portone nuovamente aper• to. li giorno della concili ..z. ionr tra la Santa Sede e il Quirinale, avvenuta per volontà di Pio XI e di Benito 1',lussolini, i figli di Filippo Lancellotti, il quale dife~e fino alla morte con la pa• rola e per mezzo del suo giornale La Voce della Verità i diritti inviolabili del Sommo Pontefice, si decisero a togliere i chiavistelli.. Quel giorno, un vento di follia corse per tutto il rione: bimbi, donne, uomini irruppero gridando nel vestibolo e nel cortile del loro palazzo! La -colomba aveva 'ìpiccato il volo dal Quirinale per deporre 11ramoscello d'ulivo ai piedi del Sommo Pontefice, e sulla loro città, che il Papa aveva benedetto, era scei;a la pace, con la uocc bianca di Savoia. CONTESSA PECCI-BLUNT 1~11m1M quindicinale di divulgazione cinematografica Roma . Ula Lazzaro Spallanzani, 1a . Roma TUTTA LA VITA DELLO SCHERMO. TUTTI I PROBLEMI DI TECNICA. DI CULTURA E DI PROPAGANDA E DELLA MODA, TRATTATI CON BRIO SCINTILLANTE DALLE MAGGIORI PERSONALITA DEL MONDO CINEMATOGRAFICO. CULTURALE E TEATRALE GRANDI CONCORSI PERMANENTI PER ·soGGETTI E ATTORI CON RICCHI PREMI · UN FASCICOLO DI 44 PAGINE ILLUSTRATISSIMEE MAGNIFICAMENTE STAMPATE IN ROTOCALCO, LIRE 2 ABBONAMENTO ANNUO, LIRE 40 MANLIO LUPINACCI IL SOGNO DELLA DUCHESSA DI BERRY 11 1 LIORI VERDI,. Lire 10 L'A\'VENTl'ROSA ESISTENZADI UNA DELLE PIÙ SINGOLARI FIGUREFEMMINILIDELL'OTTOCENTO RIEVOCATA DA UNO SCRITTORENUOVO,CIIEIIAGJ\ uATO Al LE1,'0RI DI OMNIBUS PROVA DEL SUO TALENTO EDGAR A. POE GORDON PYM E ALTRE STORIE TKA0l7l0/lil: DI 0t:Ul/\0 CUffl.U ~-O Cl.IO \ ITTOtll(\I ~ BIULIOTECA ROMANTICA,, Lire 20 I l'IÙ STU'EF ACENTI RACCONTI DELL' OTI'OCENTO CELEDERfll. \II IN TUTTO Il, MO~DO \IA POCO CONOSCllnl IN ITALIA A. MONDADORI - MILANO tomini, eventi e orrori dalla caduta della Monarchia ai nostri giorni. La più eom1>leta ed impressionante fotografica documentazione apparsa finora I t a I i a EDICOLA, L. 4
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