ANNO 1-N.6-ROMA 8 MAGGIO 1937-XV • ~la te noi, tuoi figli, o Abissinia, leveremo d'accordo gli scudi, con un nostro solo rutto faremo mancare al nemico la forza per camminare, il fiato per parlare! .. (Dal J>Mma di Tait Aluà, autore della Storia d'Etiopia•) , Abbiamo proposto all'Italia di cedere al Negus una striscia di territorio fino ad Aiuab, in modo che l'Abissinia abbia uno sbocco sul mare.. I nostri metodi non sono egoistici•· (Edn1, alla Camera dei Comuni, 1° lugho '35). • L'orizzonte internazionale non tarderà a schiarirsi• (Htrriot, 15 sett. '35). • La Homt Flttt è entrata nelle acque del ::'vtcditerraneo • (Dai giornali, 17 sett. '35). « Gli abissini hanno scavato lungo il confine larghe buche simili a quelle per catturare le belve: in queste buche cadranno in trappola le ta11ks italiane che oseranno avanzare• (Nnn Chronide, 24 sctt. '35). Ras Ourku, cugino del Negus, è sicuro che il popolo etiopì<'o potrebbe sconfiggere gli italiani in cinque anni, ma dato che vi sarebbero troppe perdite di vite umane, l'Etiopia si accontenterà di sperare nell'opera della flotta britannica• (N. Am. Nnospapers Allianu, 29 sett. '35). • li Negus ha firmato oggi il decreto per la mobilitazione generale etiopica, da lui stesso preannunziata alla Società delle Nazioni in un telegramma. Quando l'ordine avrà effetto, sarà mobilitato mezzo miliom: di uomini, a cu, s<.: ne aj(giun (er.ao• no altri 250.000 (Ev~ning Standmd, 30 sett. '35). • Si ha da Gibilterra, che la corazzata britannica • Quun Eli2a!Hth •, di 3 1.000 tonnellate, è giunta in quel porto, proveniente dalle coste britanniche• (Agenzia ReuttT, 1° on. '35). • Quando con l'aiuto di Dio, ha detto il Negus, questa guerra sarà conclusa vittoriosamente, i mie, soldati verranno ricompensati con l'Eritrea e la Somalia Italiana, per i loro servizi al Re dei Re• (F. Am. Newspap~rt Allianu, 2 ott. '35). Il Negus ha mviato un dispaccio a tutti i capi militari ordinando di tenersi pronti a marciare da un momento all'altro. La capitale etiopica è eccitatissima• (Exchange Telegraph, 2 ott. '35). • La prima fase delle sanzioni, secondo i giornali inglesi, comporterebbe la chiusul"a del canale di Suez• (Co"1e-re della Sera, 2 ott. '35). • Le truppe italiane oltrepassano il Mareb • (Agtnzia Sttfani, 3 ott. '35). fl Negus ha proclamato la mobilitazione generale. La concentrazione delle truppe abissine nel quartier genel"ale del principe ereditario è stata ordinata per il J2 ottobre, (Age,zzia Re1Jter, 3 ott. '35). • Oggi il Negus ha concesso il perdono a settemila carcerati per pene varie, per• ché. vengano incorporati nell'esercito• (Agenzia Reuttr, 3 ott. '35). .. Ieri, alle ore 5, le Divisioni dell'Esercito, le Divisioni di Camicie nere e quelle indigene, hanno oltrepassato il confine fra Badchit e Megheb (Age,1zia Stefam, 4 ott. '35). Io vi mando il mio cuore e i miei oc• eh, • (Ailt Se/aJsit alle truppe, Agenzia Reuter, 3 ott. '35). I preti copti vanno per la ~a.pitale e per i villaggi vicini a narrare agli indigeni la storia di Davide e di Golia, per fu coraggio alle popolazioni (Bn"tish UP'llted Press, 4 ott. '35). Il Negus ha fatto portare i gioielli della corona nel posto segreto, presso il Ghebì • (Daily Telegraph, 4 ott. '35). Nel settore occidentale, le nostre truppe hanno occupato Dolo cd altre località limitrofe• (Agenzia Stt/a11i, 5 on. '35). Un centinaio di persone, adunate nei pressi dell'Ambasciata. italiana. di Londra, ha emesso stasera grida ost,h all'Italia chiedendo l'applicazione delle sanzioni (Agm::ia Stefa11i, 5 ott. '35). All'apparire delle truppe italiane, bran• eh, di scimmie, che si trovavano nella boscaglia, diedero d1 piglio a grossi s~ssi e aprirono una fitta sassaiola contro I aggressore, costringendolo ben presto a precipitosa fuga (Nrn;s Chronicle, 6 ott. '35). Stamane 6ott.,all'alba, le truppe del 11° Corpo d'Armata Nazionale hanno ripreso l'avanzata, ed alle ore 10,30 sono entrate jn Adua 11 (Comunicato N. 14, ? ott. '35). • Continuano incessanti alla frontiera egtzi;sna i preparat1,·1 mihtan inglesi, con esercitazioni di carri armati e costruzioni di piazzuole per cannoni, manovre navali, auee e terrestri e sbarco quotidiano di materiale bellico• (Ahram, 8 ott. '35). • L'URSS ritiene suo dovere confermare la sua decisione di fare onore, in comune con tutti gli altri stati membri della Società delle Nazioni, agli impegni che il Patto impone a tutti, senza alcuna eccezione • (Dichiara-:ioni a Gùiewa di Potunkin, ambasciatore sovietico. ottobre '35). • Protesto contro qualunque guerra CO• loniale: richiamo ai sacri principi dcli' '89 e alla memoria del nostro immortale Jaurès • (Il rappresentante di Haiti alla Società delle ~fazioni, 10 ott. '35). • Benes ha potuto varare l'atteso Comitato d1 Coordinamento delle sanzioni. Dopo vari progetti, l'ufficio di Presidenza ne ha proposto un secondo, composto di tanti membri quanti sono gli stati rappresentati nell'Assemblea: 52 • (Agenzia &11ttT, 15 ott. '35). • Il piano di guerrlìi italiano in Etiopia è conosciuto dagli abissini (Timtt, 10 ottobre '35). • L'Italia ha violato il CO'V~t1allt e il Patto Kcllogg. Non verrò mai a patti con l'Italia (Dichiara~Umt del Jùgu1: Daiiy E.,·preu, 11 ott. '35). • Ilo l'onore di annunciare, riferendomi al paragrafo primo della proposta numero due, in data 11 ottobre 1935 del Comitato di Coordinamento, che il Governo di S. :\I. Brit.1rn1if <1 ha dt>ciso da ogl,{i di autorizzare l'espc,rtazionc di umi, munizioni, e materiale da guerra in Etiopia• (Eden al Segretario della S. D. N.. t I ottobre '35). • Stamane, alle ore 7,15, le nostre truppe sono entrate nella città santa di Axum • (Agenzia Sttfani, 15 ott. '35). • Nella seduta segreta di stamane del Sottocomitato Economico, il signor Eden ha formulato la sua proposta, che è una vera proposta di blocco. Egli suggerisce a tutti i membri della Lega di proìbirc l'importazione di tutte le mercanzie provenienti dall'Italia, quale- che sia il luogo di spedizione di tali merci (Agenzia Stefani, 16 ott. '35). • Non si può dire che la Lega sia fallita finché i provvedimenti del Cot.·enanl non sono stati provati. Stiamo ora provandoli, e per quanto riguarda il governo britannico, abbiamo sinceramente e energicamente procurato di portarli al successo• (Sir Samuel Hoare alla Camera dei Comuni, 22 ott. '35), • La Nome Fleet è sempre nel Mediterraneo. Ginevra si prepara ad applicare le sanzioni. Nulla è mutato• (/..' b1tran1igeant, 22 ott. '35) .• • La parola d'ordine etiopica è la seguente: Fuori gli Italiani dall'Ogaden e poi da tutta l'Africa (Exchange T~l~graph, 23 ott. '35). • Lord Strabolgi, di parte laburista, ha detto che quella di Ginevra deve essere un'azione collettiva contro il fascismo• (Agenzia &11ter, 24 ott. '35). « Il governo britannico non ha mai esclJso le sanzioni militari navali in via c(j principio, e come ultimo mezzo di coercizione, se le sanzioni economiche falliscono• (.Hanchtstn Guardia,a., 24 ott. '35). « Non vi è in Etiopia la minima disposizione a parlare di pace. li :,.;egus dichiara che non vuol cedere senza combattere nemmeno un pollice del Tigrai, ed esclude di acconsentire a lasciare all'Jtalia anche le terre già perdute (Paris-Midi, 25 ou. '35). • Applichiamo all'lt~lia le satizioni, anche se dovessero trascinarci alla guerra • ( Wi/liam Kea,i, al Congresso delle Trade Unions, 28 ott. '35). • La Lega decide d1 applicare le sanzioni dal ,8 novembre (Age11::iaSttfa,ii, 3 novembre '35). • Le truppe italiane sono entrate oggi a Macallè (Agenzia Stefani, 8 novembre 1935). • Quando la vera battaglia sarà cominciata, io inviterò glì operatori cinematografici ad andare al fronte. Ora non posso permetterlo. Le nostre ritirate sono strategiche• (Dichiara::io,ii del Xegµs a un corrispondente della N.A.N.A., 11 novembre '35). • ~on è accaduto nulla, Qualche bomba al giorno e basta. Noi stiamo aspettando, niente altro che aspettando. Da quando gli etiopi, vincendo i loro istinti. generosi, hanno imparato a non sparare agli aero16 PAGINE UNA LIRA IL VINCITORE E I VINTI plani, gli aeroplani bombardano la sabbia (IVthib Pascià, 11 nov., N.A.N.A.). 18 novembre. Inizio delle sanzioni. • Centomila etiopi hanno invasa la Somalia italiana, e Macallè è stata sgombrata• (j\,fanclu1ter Guardia,,, 27 nov. '35). • ~ prevedibile il ritorno allo stalu q110, ivi compreso il ritorno delle truppe italiane nei confini eritrei e somali, e la concessìone d'un porto all'Abissinia• (Daily Herald, 30 novembre '35J. • Anche stasera la R.euur annuncia che a Famagosta, nell'isola di Cipro, sono arrivate quattro cacciatorpediniere. Indizio questo che la pressione non è diminuita• (Dai gion,ali, 8 dic. '35). • ~ superfluo sottolineare che, per quanto riguarda il Governo britannico, noi vogliamo raggiungere due obbiettivi: il ristabilimento della pace e l'autorità della Lega (Edm al Comitato dei diciotto, 12 dic. '35). I st:~ni~ro=ic:~~ ~~ 1 r ?\J~%s~:roHdo:g~ ~; avuto un piccolo incidente pattinando a Zuoz in Engadina, ove attualmente soggiorna. Ciò gli ha impedito di rimettersi in viaggio• (Dai giornali, 14 dic. '35). , Le donne italiane consegnano la fede• (Dai giornali, 18 dic. '35). • Sir Samuel I loare ha rimesso in serata a Baldwin 'le sue cLimissioni da ministro degli esteri • (Dai giornali, 18 dicembre 1935). • S. ,\f. il Re ha approvato la nomina di Anthony Eden a ministro degli esteri• (Agenzia &uter, 23 dic. '35). • I!: moralmente indispensabile l'embargo sul petrolio• (Daily Htrald, 3 gennaio '36). • Si ha notizia da Addis Abeba che stasera giungerà colà il nuovo consigliere politico che prenderà il posto del generale svedese Virgin, Egli è americano e dot• tore in diritto internazionale• (Daily Teltgraph, 6 gennaio '36). • L'Arcivescovo di Canterbury annunzia che ha mobilitato gran parte delle chiese protestanti europee, per protestare contro la guerra abissina• (Agenzia &uttr, 9 gennaio '36). • Il governo inglese ritiene che le attuali sanzioni siano efficacissime• (Daily Te. ltgraph, 13 gennaio '36). • La battaglia del Canale Doria si è conclusa con la nostra piena vittoria• (Comunicato N. 99, 17 gennaio '36). • li temperamento britannico pos,iede una fede robusta che permette all'Inghilterra di superare qualsiasi tempesta, e questo temperamento sarà il medesimo anche per le difficoltà che si possano attCndere per l'avvenire. Si deve partire da due presupposti: che l'aggressione non deve aver successo, e che i membri della Lega, agendo insieme, devono essere forti e uniti• (Edett a Leamington, 17 gennaio '36). • Oltre un'assistenza morale ci occorre un intervento energico mediante il quale la guerra sarà vinta• (JVoldt ,\lfariam al SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE Consiglio della Lega, 20 gennaio '36). • Il Negus, avuta la no?izia di un aeroplano italiano che sorvolava il suo quartier generale, si è precipitato fuori del palazzo e, afferrata una mitragliatrice, apri il fuoco. Non riuscl però a mettere un solo colpo a segno. L'aeroplano girò tranquillamente su Dessiè, poi scom• parve• (Agenzia &uter, 21 gennaio '36). • Il Negus ha ordinato ufficialmente una seconda mobilitazione generale• (Agenzia &uter, 2r gennaio '36). • Le nostre truppe hanno occupato Neghelli capitale dei Galla Borama • (Co• municato N. 103, 22 gennaio '36). • Il Comitato dei diciotto nomina un sottocomitato di esperti per lo studio delle sanzioni sul petrolio• (Agenn·a SteJani, 23 gennaio '36). e Si apprende che ad Hollywood si sta studiando un film in cui sarà protagonista Anthony Eden. Il soggetta è di Charles Kciton, il quale si è proposto di descrivere la sensazionale carriera diplomatica del capitano Anthony Eden• (Evening Standard, 22 gennaio '36). e Gli abissini sperano molto nelle piog4 gie che sono il loro principale alleato• (Daily Telegraph, 27 gennaio '36). • Il Negus ha oggi avanzato le sue proposte di pace. Egli chiede: il ritiro delle truppe italiane dal territorio conquistato; il pagamento d'una indennità per i danni e le spe!e; il riconoscimento dell'Etiopia come stato sovrano. In cambio dcli 'Oga. den domanderebbe uno sbocco nel mar Rosso• (Agenzia &uter, 28 gennaio '36). • La celebre pitonessa londinese miss Margueth Vanessa ha predetto la vittoria completa delle armi del Negus. Gli italiani perderanno buona parte dcli' Eritrea; il regime fascista sarà travolto• (Paris-Soir, 31 gennaio '36), • I sottocomitati ginevrini presentano il rapporto sull'embargo del petrolio• (Agenzia Sttfa11i, 7 febbraio '36). • La sesta flottiglia di cacciatorpediniere britanniche è tornata in Inghilterra dal Mediterr.1neo, per permettere agli uffi. ciali di andare in licenza• (Agnizia Reuter, 12 febbraio '36). e \lfacallé è minJcciata dalle trunpc abissine• (Daily f/rrald, 14 febbri.io '36). • La battaglia dell'Endertà è vinta. Sull'Amba Aradam sventola la bandiera italiana• (Com,micato r26, 16 febbraio '36). • Il governo etiopico spiega che la rotta dell'Endertà è stato un episodio della ben nota strategia etiopica: quella cioè di ritirar-Si per indurre il nemico al corpo a corpo• (Daily Ttlegraph, 21 febbraio '36). • Le sanzioni producono, in maniera continua, l'effetto che da esse si attendeva> (Eden alla Camera dei Comuni, 23 febbraio '36). • L'effetto delle sanzioni è cumulativo e continuo, e deve in ultima analisi avere un 'importanza nel raggiungere quello che è lo scopo principale della lega: la cessazione dell'ostilità• (Eden alla Camera dei Comuni, 24 febbraio '36). • Questa guerra è una cosa che si tra• scina molto, molto, molto a lungo. La vittoria del Marshal Badoglio non è mai esistita. Non è credibile che Ras Mulughietà avesse concentrato 80.000 uomini sull' AmbaAradam•(Timu,24 febbraio '36). • Le truppe del 1° Corpo d'Armata hanno conquistato Amba Alagi • (Comu11i,ato 139, 28 febbraio '36). • Le signore e i signori siano tanto gentili da sottoscrivere un prestito privato in cartelle da 10 sterline ciascuna• (Da una circolare del Dottor Martin, 29 febbraio 1936). • La seconda battaglia del Tembien si è conclusa con una schiacciante vittoria• (Comuriicato 143, 2 marzo '36). • La guerra non fa che incominciare• (DUc.orso del Negus, 4 marzo 136). • Le armate etiopiche sono costrette a muoversi qualche volta, ma solo per sfuggire al terribile odore dei morti delle battaglie precedenti• (Co,,111nicatoufficiale di Addis Abtba, 6 marzo '36). • Ras Mulughietà sta marciando ~a Guai• dia sull'Amba Alagi con truppe fresche, per appoggiare l'attacco di Ras Cassa e di Ras Sejum • (Comunicato ufficiale di Addis Abeba, 6 marzo '36). e Le truppe tedesche entrano nella zona smilitarizzata della Renania• (Dai giornali, 7 marzo '36). • Da Addis Abeba l'esodo dei prodenti ver,o le colline è cominciato fino dall'alba• (D0aily Telegraph, 9 marzo '36). • Bruno e Vittorio Mussolini sono stati decorata di medaglia d'argento, sul campo• (Ager,.zia Sttfani, 14 marzo '36). . • L'ammiraglio Fisher, comandante la flotta britannica del Mediterraneo, è partito per l'ln~hilterra, via Malta, a bordo della corazzata Q11un Eli::abtth • (Agenzia R,mt~r, 20 mano '36). • Macallé italiana sta vivendo le sue ultime ore. Vinta la battaglia dell'Amba Alagi, l'offensiva generale si è scatenata dietro il fronte• (/ corrispondenti inglesi dal Quartiere generale etiopico, 27 mano '36). , Unità nazionali e reparti eritrei hanno occupato Dcbarech. Il teno Corpo d'Armata ba raggiunto Socotà • (Com1micato N. 1681 30 marzo '36). e Si annunzia da parte dell'Ammiragliato il ritorno dal Mediterraneo della corazzata Rodney, di tre cacciatorpediniere, di un sommergibile, e della nave deposito Titania. L'ammiragliato non attribuisce nessun significato speciale a queste mosse, che, esso dice, sono dirette a rimpiazzare gli equipaggi per le consuete licenze di Pasqua• (Agenzia Reuter, 30 marzo '36). e L'armata del Negus è sconfitta nella zona del Lago Ascianghi • (Comunicato N. 171, 1 aprile '36). • La colonna Starace occupa Gondar • (Comu11icato N. 173, 2 aprile '36). e Gli abissini hanno una civiltà che data d \ 2595 anni, e, sotto molti aspetti, han• no un codice di moralità che gli europei farebbero bene a seguire• (Lord Morley, Camera dei Lords, marzo '36). • Non avendo il Negus annunciato il suo arrivo alla capitale, la sua automobile è stata scambiata dai soldati abissini per un'autoblindata italiana, e presa di mira da scariche di fucileria, durante oltre dicci minuti• (Wapamaa, 8 aprile '36). • La flome Fleet è affaticata all'estremo, e il suo soggiorno nel.. Mediterraneo è già costato quasi tre miliartli di franchi• (Londor, Paris Agency, 9 aprile '36). • L'Italia comunica a Ginevra l'abolizione della schiavitù• (14 aprile '36). • Le nostre truppe sono entrate stamani in Dessiè • (Agenzia Stefani, 15 aprile '36). • La banca d'Etiopia si trasporta a Gibuti• (Dai giornali, 20 aprile 136). • Le misure proposte dal comitato di coordinamento delle sanzioni hanno una efficacia reale nel senso che intralciano considerevolmente il commercio italiano e riducono i mezzi finanziari necessari a proseguire la guerra• (De Vasconullos al Comitato degli Esperti, 22 aprile '36). • L'apparecchio del Capitano Galeazzo Ciano tocca terra nell'aeroporto di Addis Abeba, fatto segno a una violenta reazione antiaerea• (Agenzia Stefani, 1° maggio 1936). •Noi combatteremo fino all'ultimo uomo; riorganizzerò le mie. trup,x e ..;or.l01tl• terò ancora; non negozierò mai diretta• mente coll'Italia• (Dichiara;ri~ del Ne• gus, Daily Herald, 1° maggio '36). • Certo l'Abissinia potrebbe resistere an• cora nelle provincie occidentali• (Evming Standard, 1° maggio '36). • Il Negus avrebbe messo in vendita la sua villa Prato di Fiori a Vevey, in Svizzera• (Daily Expreu, 1° maggio '36). • Sebbene io sia stato costretto a ritiranni dal fronte Nord, nulla è perduto, e la mia armata rimane capace di combattere fino all'ultimo uomo. La nostra ritirata non è conseguenza della sconfitta. t stata necessaria solo per la difficoltà delle co• municazioni e la mancanza di ambulanze• (Discorso del Negus; Daily Telegraph, 1°maggio '36). • I cittadini di Addis Abeba si preparano questa sera ad opporre l'ultima resistenza alle colonne italiane. Nel pomeriggio il c.hitet ha riunito intorno al Ghebì, a udire la chiamata dell'imperatore, tutti gli uomini capaci di portare le armi. La folla rispose entusiasticamente all'appello gridando: Noi" andremo!• (Agenzia Rtuur, 1° maggio 136). • Secondo quanto annunzia il ministro britannico ad Addis Abeba, l'imperatore, accompagnato dall'imperatrice e dal principe ereditario, è partito per Gibuti in ferrovia. Prima di lasciare la capitale il Negus ha avuto un colloquio col mini• stro britannico i,ir Sidney Barton • (A· genzia Re11ter, 2 maggio '36) . e I corrispondenti inglesi di Addis Abeba non hanno esitato anche stamane dall'annunziare al mondo, con l'ultima tras• missione della radio dì Addis Abeba in regime abissino, che 1I Negus monrà da prode e che la guerra non è affatto finita (CorTUre della Stra, 2 maggio '36). • e Riorganizzerò il mio esercito e ci batteremo di nuovo• (Di.scorto del Ntgus, 2 maggio 136). • Molti di voi, come mc, pensano stasera all'Africa ... Qualunque sia la lezione degli ultimi sette mesi, noi dobbiamo impararla con profitto• (Eden, a Leamington, 2 maggio '36). • Le truppe italiane entrano in Addis Abeba• (Agenzia Sttfarii, 5 maggio '36). • La guerra è finita, l'Etiopia è italiana• (5 maggio '36). e La situazione a cui si trovano di fronte, con noi, tutti i membri della Lega è difficile e costituisce ragione di disappunto• (Ede11, alla Camera dei Comuni, 6 maggio '36) . • I territori e le genti che appartenevano al\'impero di Etiopia sono p<>sti sotto 1a sovranità del Regno d'Italia. li titolo di Imperatore di Etiopia viene assunto per sé e per i suoi successori dal Re d'Italia•. Questo è il romanzo di BENIMTOUSSO
" U rag~u dOflftbbero UUciarsi i,ri:sjo,~ da uo- ,n1,r1 di -.,,edia ttd, pit,ri d, 11perinr~a t di tatto 11 (Dal volume di Lfon Dhrm: D11 mariagt) Salama.nea, maggio. I N QUESTA GUERRA CIVILE. che è la più sanguinosa della storia, mezzo milione di spagnuoli sono stati uccisi o feriti in battaglia o nelle retrovie. Ma essa dovrà continuare senza compromessi fino alla vittoria delle forze nazionali>, mi ha dichiarato il generale Francesco Franco 1 capo del nuovo Stato e generalissimo delle forze nazionali, ricevendomi dopo sci mesi dall'inizio dell'offensiva su Madrid. Per la prima volta, oggi, il generale Franco ha parlato pubblicamente degli eventi che caratterizzarono l'avanzata delle sue truppe sulle strade e nei campi fangosi d1 Guadalajara e S:- gucnza : eventi che Madrid rossa h:.i celebrato come un trionfo 1 ma che egli ~menti5Cc dichiarando che si è trattato di e una vittoria inesistente>. Con questa dichiarazione, il generak Franco fa svanire le speranze sorte a Madrid r,he l'offensiva contro Guaoalajara abbia potuto indebolire la sua. volontà di vittoria. Ne110 ste~so tempo, il suo categorico rifiuto di ottenere la pace per mezzo d: nrgoziazioni, mostra la futilità d'ogni attesa che 10 scontro di Guadalajara 1 la prolungata durata della guerra e il blocco del e non intervento> possano portare alla disfatta delle sue forze. A queste dichiarazioni a importanza internazionale, il generale Franco ha aggiunto, per la prima volta 1 il suo pc-r- ,;onalc commento \ul valore bellico delle ta11ks e de$1i aeroplani in questa e guerra mondiale in miniatura >. " Una vittoria Inesistente., 11 generale Franco, il Caudillo, com'è .chiamato dai suoi, nella sua sempuce uniforme, senza decorazioni e insegne, ;;alvo le spade di generale incrociate sulle maniche, appariva fresco: e il pa~so era giovanile quando si è alzato dal suo enorme tavolo, tutto coperto di carte topografiche militari 1 per vcninni incontro nell'aula del palazzo ve• -:covile dov'è il suo quartier generale. Prima d'OJ,.!OJaltra cosa, desideravo farmi spiegare da lui le ragioni per cui .Madrid rc-siste ancora 1 e ho incomin- <iato il colloquio facendo un raffronto tra l'assedio di Madrid e quello di Pa~ rigi del 1871. e Non vi è nessuna analogia>, mi ha risposto il generale, e tra la presente offensiva su Madrid e quella su alcun'altra città nel passato 1 tanto meno con quella del 171 su Parigi. e La racrionc- è, chiara: ncll'a,;;sedio attuale un nuovo fattore ha fatto la sua compar,;a: la cicca bestialità degli stranieri che comandano e formano le co- '-iddettc "brigate internazionali". 111 I AlfNOI, NUJI.8, 8 l<AOO!O 1937-XV 1111 OMNIBUS I I POLITIOAE LETTERARIA I SETTIMANALEDI ATTUALITÀ I 11======1 ESCE IL SABATO IN li.-16 PAGINE ABBONAMENTI It&l.iaeOolonletanno L. 45, ume1tre L, 23 .Eai.eroI anno L, 701 ume1tre L. 36 0011 KUMJ:aO UI.I. ua.t Kno1criul, dlaagnl e fot,grafi&,anch• u non pubblicati, uon 11 miitailcouo, IH.rutou: Boma • Via d•I Sudarlo, 28 Amm.laistru:lou: lf.ilanc • Piana Oulo Erbt.i 6 loc. Aaoe. uttrtc• " OJDfDUI " • lli.l&D.o BLUM: "Dopo la lezione, faremo qualche esperlmento di pedagogia pradca nei ilardlnettl ,. e Quando i nazionali hanno difeso una località o una città aperta, fino al punto in cui bisognava scegliere tra la distruzione e l'abbandono, hanno sempre scelto l'ultima via. « A Madrid 1 invece, gJi stranieri chf" organizzano le" brigate internazionali" sono gli unici fra tutta la popolazione che possono vivere e nutrirsi convenie11tcmente, e perciò non si curano se la città possa essere distrutta, né si preoccupano di tutte le sofferenze degli spagnolì che combattono accanto a loro». e A quale fattore >1 ho domandat0, e ascrive ella la strenua resistenza opposta dai Ros1,i dopo che le truppe nazionali raggiunsero Madrid, mentre prima le stesse truppe hanno potuto letteralmente divorare la strada da Badajoz a Madrid? > e Quello che già le ho detto>, ha replicato il generale Franco. « è la spiegazione di tutto. Noi abbiamo sempre battuto i Rossi in campo aperto. ~a, raggiunta Madrid, cioè una città spa• gnola terrorizzata. intinùdita e preparata da parte delle "brigate internazionali " alla resistenza, siamo stati CO· stretti ad investirla. e A quegli stranieri non importa sC" la. città sia ra..a al suolo; ma noi vogliamo impedire tanta rovina. Ecco la ragione del lungo e terribile assedio >. Una grande carta del fronte era step sopra un tavolo da disegnatore. Ho indicato sulla carta la località di Guadalajara, dicendo che sarebbe stato cstremam<.>nte interessante che il generalis11imo potesse dare la vcr'!ione autentica della battaglia e della sua ripercussione sulla guerra. Senza C'-itare, il generale ha risposto; « La stampa r0<;sa di tutto il mondo, e la .propaganda demo-bolscevica, fanno libero spaccio di falsità e di bugie . La verità ~ che le nostre lince sono avanzate di molti chilometri sul fronte di Guadalajara e si mantengono salde in quel settore, senza cedere terreno. e Un piccolo errore d'interpretazione di un ordine dato a una colonna per l'abba1_1dono della città di Brihuega, posta in una gola dominata da colline in mano al nemico 1 fu la causa della ritirata di quel reparto di truppe, e obbligò l'intera linea a rettificare le sue posi7.ioni senza pressione nemica. e Questo fu il solo incidente av\'enuto: un piccolo reparto delle no:,tre forze poté essere catturato col favore della notte, e il nemico magnificò il caso per attribuirsi una vittoria inesistente>. n terrore rosso Torniamo a discorrere delle gravissime perdite della guerra. e Secondo i nostri calcoli >, mi dice il generale Franco, e le perdite, in morti e feriti, sofferte dai Rossi si possono valutare approssimativamente a '200 mila, mentre da parte nostra ne abbiamo avute solo 35.000. Inoltre 1 più di '250.000 persone sono state barbaramente trucidate dal terrore dei Rossi >. Gli ho chie~to quale sarebbe stato !l trattamentc fatto ai Rossi dopo la loro capitolazione finale. e Trattamento secondo la legge>, mi ha risposto il generalis,;;imo: e rigida giuo;tizia per coloro la cui colpa criminale sarà provata, larga generosità verso tutti gli a.Itri >. Ho chiesto allora quanti stranieri fo,- sero prigionieri delle fone nazionali 1 e quale sarebbe stata la loro sorte. e E stato generalmente riferito che al principio della guerra >. ho soggiunto1 e l'e~ecuzione immediata di tali prigionieri, còlti con le armi in mano sul campo di battaglia o nelle retrovie 1 sia stata largamente praticata 1 ma che dopo la caduta di Toledo il tratta.mento (': cambiato, e si imprigionano solamente>. gato il generale Franco, e li facciamo ricondurre al loro paese d'origine. Sappiamo che la maggior parte, ingannati dalla propaganda rossa, sarebbero fclid di Ja,.ciare la Spagna, ma è reso loro impo,;sibile dal terrore rosso. e l prigionieri sono stati sempre rispettati. Ricordo 1 per esempio, quel che accadde al principio dc-Ila guerra, a Navalmoral dc la :\fata, in provincin di Cacercs, dove un intero battaglione si arrese. Una metà di questi uomini sta ora combattendo nelle nostre file, dietro loro in,;i'ìtCnte richiesta. li resto è ancora a Navalmoral, dove riceve il trattamento più conveniente>. Insegnamentidella guerra Possiamo a trattare la questione del blocco e del e non intervento>. e Crede possibile >1 ho chiesto, e che le potenze straniere che aiutano i R~:;- si pos,;ano inviare tanti rifornimenti di anni e di munizioni e tali effettivi di truppe da influire, in modo considerevole, sul finale esito della guerra? :a, e!. certo >1 mi ha dichiarato il generale Franco, e che i rifornimenti di materiali e di uomini sono effettivamente della mas,;ima importanza, ma io rimango dell'opinione che le guerre non si vincono soltanto con le armi 1 ma con la fede e con l'entusia,.mo nella propria cau'-a. !. interessante notare che la maggior parte delle risorse belliche, con k quali noi combattiamo, sono state da noi catturate ai nemici >. Il generale, che ha onnai più esperienza di qualunqd.c altro comandante militare dei moderni usi della guerra, nega che le forze aeree, come molti esperti militari hanno considerato fin qui, possano avere un peso assoluto e decisivo in una futura grande guerra. « Le ~erre future>, ha os.servato il generalissimo Franco, e non saranno perdute o vinte ncll'aria 1 per quanto l'anna aerea debba avere un'importanza di primo ordine. e D'utilità più ristretta considero le tanks, chi! debbono avere un impiego specialissimo, e perciò accessorio e protettivo della fanteria 1 la quale rimane pur ,;empre la regina delle battaglie :,. Queste dichiarazioni ri0ettono un'esperienza vissuta, e sono quindi d'importanza capitale. Anche più interessante è stata la sua risposta, quando gli ho cl.etto: e Alcune autorità militari a'-seriscono oggi che le anni di difesa, e più particolarmente le mitragliatrici, i cannoncini di trincea, e in genere le armi portatili della fanteria, annullano praticamente l'offesa, e che nella guerra futura, con forze relativamente eguali, il risultato ~arà simile a quello dello "stallo" negli scacchi >. e Dissento interamente >, ha dichiarato Franco. « Si potrà sempre manovrare, e il successo sarà sempre dalla parte che pctrà disporre d'un Comando abile, mtelligente e pronto all'iniziativa, e di truppe che abbiano valore, anima e fede. e Durante i primi mesi della guerra, noi abbiamo combattuto con enorme inferiorità di uomini e di materiali. Eppure, nonostante che le proporzioni fossero di r o a r I vincemmo il nemico. « Però, 1,opra ogni altra cosa, non dovete dimenticare che, nel caso della ~~ac~n~ 1 r! 1 Jt !i :~~ ~~t,1:ii;tii~~ens~!t~i wstenitori, e sono costretti a combatte• re contro il loro sentimento. L'altro 50 % combatte sotto la sferza dello scudiscio russo e con le mitragliatrici internazionali alle spalle>. La sorte di Madrid Di fuori, viene il '-UOnod'una mu,;ic.:t militare che marcia veNo il quartier generale per il cambio della guardia. Ad un tratto, la musica è tagliata da un sibilo prolungato: la sirena che annunzia un'incursione aerea. Il sole trae bagliori dagli elmetti dei soldati e dagli strumenti della band.t che continua la sua marcia. Prima di congedarmi, chiedo : e Ecccllerna, vi è pos,;ibilità di ne~oziati pc-r una pace di compromesso. > France~co Franco è in piedi, e parla con accento netto e vigoroso: e La vittoria non si mercanteggia :.1 esclama fortemente. « Verrà a noi con la fif~ delle ostilità. Non possiamo ammettere negoziati o compromc~si >. e Può ella fissare un tempo-limite alla Fresa di Madrid? > 1 generalissimo mi risponde : « Madrid può essere pre,;a quando \Oglio. Non è cosa che m'importi fissarne il tempo ogni volta > H. R. KNICKERBOCKER World Copyright 1937 by K,,,g Ftaturn Syrt~ d1catt, ~. fi" l'ltal,a, d, •Omn1bu1t. EDE!I a BRIJIELLES I L PATTO DI LOCARNO mori di morte improvviaa il 7 marzo 1936, e ci~ il giorno in cui le truppe _tedescherioccuparono la zona dcli• Renania, che era stata fino •llors, per effetto del Trattato d1 Versailles, demilit•riznta. Seguirono_ attivi ed intensi negoz11t1 1 fincht I Goverm francelt:, inglese e belga convennero di mantenere in vita per quanto li concerneva gli obblighi di Locarno fincht un nuovo Patto occidentale nQ{l venisse concluso. Questo •ccor_doprovvisorio fu oonsacrato m Jetterc che I tre Governi ai scambiarono il 1° aprile. Da notare: l'Italia, che era, allora, sottoposta alle cosi dette sanzioni, si tenne da parte. I negoziati per la nuov• Locarno si sono poi trascinati in lungo fincht il Belgio ha creduto d1 dare un nuovo orientamento alla sua politica estera. Esso ha chiesto_agli altri due Governi d1 essere liberato d•gh obblighi derivaii.ti da Locarno e dalle lettere del 1° aprile e di continuare a godere della loro garanzia. E i Go\emi francese e inglese hanno, con la dichiarazione del 24 aprile, accettato quest• nuova 11tu-1:ione. Ma sono rimasti fermi per il Belgio gli impegni derivanti dal Covenant di Ginevn, e che sono specificamente ricordati nella nota. Dopo di che il signor Eden si i recato • Bruxelles per chiarire la 11tuazione. E i discorsi, che egli deve aver fatti al Governo belga, si possono ri1numere nelle poche e semplici parole che seguono: • Punto primo. Noi, Governi inglese e francese, abbiamo liberato il Belgio dagli obblighi di Locarno. Ma restano sempre a carico del Belgio gli obblighi dem·anti dall'art. 16 del Covenant (mutua assistenza), e ci~ il Belgio i sempre tenuto • prestare la sua assisienza a quello Stato-membro della Lega, che fosse vituma di un'aggressione. Come adempirà il Belgio i detti obblighi se I• Gum•nia aggredirà l'Inghilterra o la Francia? • Punto secondo (che i una conseguenza immediata del primo). I Governi inglese e fran~ cese sono 1mpegnat1a far si che i rispettivi Stati Maggiori procedano a scambi di vedute per la prestazione dell'assistenza: ossia preparino di concerto i piani militari. :'vtaquesti piani sono subordinati all'adempimento da parte del Belgio dei suoi obblighi societari e al modo in cui il Belgio li adempirà. In termini ancora più semplici: metterà il Belgio 1 1uo1 poni • disposizione dell'esercito inglese, i suoi aeroporti a disposizione dell'aviazione e della difesa antiaerea franco-inglese, in una parola il suo territorio a d1spo1i:uonedegli eserciti e ddle aviazioni frsncomglesi? E che farà, se aeroplani tedeschi diretti su Londra son·oleranno il suo territorio? A s,econda che ciascuno d1 questi problemi venga risolto in un modo o nell'altro, mutino i presupposti tecnici dei piani degli Stati Magi,:iori inglese e francese. Ora i piani militari non possono essere 1mpro\'visati in un giorno. Essi sono il frutto di una lunga preparazione e di accurati studi. Perciò noi, Governi inglese e francese. intendiamo sapere in tempo e m modo sicuro che cosa 11 llelg10 farà. l nostri Stati M•g~1orisi regoleranno in const'guenza •. ~ 1uperAuo •gJtiungere che il Belrio non sarà cosi libero nella scelta della via da seguire, come sembrerebbe d• questo immaginario discorso IL PATTO OCCIDENTALE LE negoziazioni franco.belghe hanno avu. 10anche per ogl!:etto il nuo\·o patto occidentale di sicurezza. Quale contributo pub o de\·e prestare il Belgio alla elaborazione del nuovo strumento diplomatico? Abbiamo sono gli occhi tre commenti di tre giorna• li: tutti e tre, AOttO di\'ersi aspetti, significati\'i. Dice l'Ourn.:alore romano: • Secondo quale Se questi stranieri vengono volontariamente nelle nostre lince,, ha spie- r sovrani di cera al Museo di Madame Tussaud cuno la nuova Locarno potrebbe avere un punto di partenza che si può dire belga: ci~ il riconoscimento anche dalla pane della Germania delle 1tesse garanzie che Par1g1e Londra hanno fatte a Bruxelles con la not• del 24 aprile•· Or• la Germania, que1te garanz,.,, le ha già $pontaneamente offerte e non c'è che da fare uso dcli• su• offerta. Ma la diplomazia fr,nco-mgleAe mira appunto 11!0 scopo di evitare che l'offena tedesca venga utilizzata. In •Itri termini 11 negoziato per la nuova Locarno ha subìto, nel suo corso, una radicale trasformazione: forse, originari•mcnte si voleva giungere ad un accordo con la Germania; oggi si vuole giungere a un accordo fuori della Germania, anzi contro di essa. E se ci fosse qualche dubbio al riguardo, varrebbe a ehminarlo il rilievo del Dally Ttltgraph - (e questo i il secondo dei commenti, ai quali abbiamo accennato), - secon~o 1I quale• gh accordi militari 1nglo.fn.nce11, fu. llltl nel marzo 1936, sono desti.nati a n1luppar1i sempre più e a divenire un contrappeso dell'use Roma.Berlino•· Se questo i il pensiero di Londra e di Parigi, non i for1e una ironi• parlare ancora di una nuova Loca.m~, ossia di un Patto al quale dovrebbe partecipare la Germ•nia? Infine il Giornale d'Jwlia ha rilevato - (e questo è 11 terzo commento) - che , il problema del Patto di Locarno è on. ridotto ai suoi termini essenziali della definizione dei rapporti fra Ja Francia e la Germani• 1ul Reno; bisogn•, dunque, evitare, dopo questa S<mplificazione,di creare altre ragioni di complicazioni•. Se non incorriamo in errore, ciò significa: se si tn.tt• della frontiera francotedesca, ci possiamo metter d'accordo; se, attraverso il patto frane.o-sovietico,ai tira in gioco la questione delle frontiere orientali, non ci possiamo più intendere. Se questo fosse il pensiero di Roma e di Berlino, vi sarebbe ancora qualche possibilità di accordo. Ma 11 Daily Ttltg,aph, parlando di accordi mrlrtari anglo-francesi sempre più stretti rn umtrnpposto all'as.se Roma-Berlino, si è ••· 1un10 l'incarico di sgombrare il terreno di ogni superstite illusione._Per quanto temerario sia far profezie, osiamo fame un•: 11 Patto occidentale non si concluderà, perc.ht nessuno lo vuole; o, c.iòche è lo stesso, perché ci•scuno lo vuole a suo modo. OMN'IBUS A.BSE ROMA-BERLINO Lasse Roma-Berlino non è una improvvisazione, ma una realtà operante, che risponde aob~iett1vi precisi e a metodi rigorosi. La sua potenza deriva principalmente dai presupposti ai quali obbedisce: nessuna transazione col bolscevismo e decisa avversione ai patti di mutua cssistenza regionali, che, rientrino o no nel quadro della Società. delle Nazioni, costituisccmo un pericolo permanente per la pace, dato che hanno la ,•irtu di estendere I possibili conA1t1i ai settori più remoti. Il metodo preferito dalla collaborazione italo-germanica è quello degli accordi a due, dei patti bilaterali, che rispondono a interessi reali e sostanziali, a situazioni permanenti e, come tali, al riparo dalle funeste influenze delle ideologie universalistiche. Il metodo italo-germanico ha dato già i suoi risultati. Ha assicurato !Tutegrith. e l'indipendenza delta Repubblic;t austriaca mediante l'accordo austro~tedesco del1'11 luglio sco~o; ha favorito. l'intesa fra la Jugoslavia e la Bulgaria, che, superando dissensi assai gravi, hanno concluso un patto di amicizia perpetua; ha determinato l'accordo fra l'[talia e la Jugoslavia, dissipando equivoci e malintesi che altri aveva interesse a tener vivi; ha contri• buito a rendere più facile il nuovo regolamento dei rapporti fra l'Italia e la Turchia, rientrata più attivamente nel circolo europeo; ha conferito alla Piccola Intesa, mercé l'accordo it:ilo-jugoslavo e l'altro bulgaro-jugoslavo, un carattere di autonomia e di mdipendenza verso quei patroni che se ne giovavano come di uno strumento antigermanico. Certo, la Piccola Intesa di oggi non è più quella di ieri e non è senza una ragione che si parla di possibili accordi fra l'Italia e la Rumenia, di una ditente fra la Rumenia e l'Ungheria. Tutto ciò è stato possibile in quanto, e solo in quanto, esiste l'asse Roma-Berlino, che ha ristabilito l'equilibrio. Quale equilibrio? Basta confrontare le conseguenze dell'asse Parigi-Mosca con quelle dell'asse Roma•Berlino. Nessun dubbio che il primo si è rivelato uno strumento tremendamente dissolvitore. Ha fatto perdere alla Francia tutti gli amici. La Polonia si è allontanata dal sistema francese, e nemmeno il recente prestito a scopi militari pare sia riuscito a ripristinare la situazione di un tempo; ha mdotto il Belgio a staccarsi dagli ultimi impegni locam,sti e a sottrarsi dal patto militare francobelga del 1926; ha afficvoliro le relazioni fra 1n Francil!. e la Jugoslavia, fermissima a negare il riconoscimento ai Sovieti; ha messo in allarme la Rumenia, che ha sa4 criticato Titulesco alla pace e alla tranquillità, Invano la Francia si studia di rifarsi dello scacco subito presso la Piccola Intesa lavorando in Polonia, che, secondo i disegni del Quai d'Orsay, dovrebbe diventare il centro di un nuovo aggruppamento centro-orientale, perché la Polonia non ,•uol saperne della Russia, a nessun costo, e perché la Rumenia non è, non sarà mai tranquilla per la Bessarabia. In questo quadro generale va considerata la visita a Roma del ministro degli esteri del Reich barone von Neurath. t probabile che il nuovo patto occidentale, di cosl lenta elaborazione, e le questioni di Spagna abbiano occupato le conversazioni dei giorni scorsi. r}nche su tali argomenti le direttive sono chiare e immutabilt: ritorno allo spirito autentico di Locarno, senza riferimenti a qualsiasi patto orientale; integrità territoriale e indipendenza politica della Spagna, incompatibili con qualsiasi asservimento, occulto o palese, all'influenza moscovita.
L GlORNO in cui entrammo in Addis Abeba, con le trupoc, fu senza crepuscolo: dal grigio della giornata piovosa, si passò subito alla notte. Dovemmo piantare le tende nel fradicio <li un prato, sotto una pioggia monotona. Nella città c'erano più di dicumila pcl"!)onc,da quattro giorni asserragliate dietro i nrnrctti di cinta e le siépi di filo spinato. Dimenticati la civiltà, l'amore, il danaro, l'odio, stavano rintanate nelle legazioni, bivaccavano nei parchi, sperando in due cose ,oltanto: nelle mitragliatrici che po')- scd<"vavo e nell'ari ivo degli italiani. Di questi diecimila, il primo che conobbi fu un certo Ncbe:nzhal, che i,i dichiarò giornali!ita, corri\pondcntc dell'agenzia llavas. Quella sera stcs~a voleva anche lui telegrafare qualche co.)a, ma le due stazioni radio - la più pie• cola in città e la più potente alla peri• (cria - erano state devasta.te. Seppi dopo dal cavalier C., che da tre a011i era al nostro servizio infonnazioni ac.J Addis Abeba, che sorta di giornalist .. ro~se questo Nebenzhal. Elegante, pro• rumato, capelli ben pettinati cd impomatati, gli occhiali di tartaruga sul piccolo naso, rispettoso, ma sicuro di sé: ~~~cl~~~o est ~~ii[~~·l:~~t:u~~f '1c1~ vantini e faceva la spia. Quella sera non te-lcgrafò, ma a lui debbo la pruna nottuma ricognizione in città, la vi..ita alla legazione di Francia, la cono~cenn d'alcune persone ,•d anche l'aver pmuto trovare una bcll..t camera in un lieto e piccolo albergo, nascosto in un giardino di rose: e La ~1ascottc ». Lrna mattina, incontrai Nebenzhal per strada: mi condu,;;sc i,ubito alla legazione franCC'-C-.Entrammo dal ca11rello p,-incipalc, dife~o da quattro mitrai:;:liatrici, dopo d'aver confabulato a lungo con il capoposto, un giovane sottotenente. Duemila per.one erano raccolte là d"ntm, uomini, donne, bambini, poveri c. ricchi, nfr,cuglio di razze e di hni;ual!l!t : non molti i france)i e poi ambi. greci, turchi, albanesi, polacchi, rus...,i e tanti altri. Barbe i~pide, fucili ,ulle ,pali<'.. pi,;tole alla cintola, voci rolhc, s~uard1 traditori, come appaio110 1 pionieri in certi film americani: tcppa~lia, che nella felicità di non avere più l'incubo degli a,;salti notturni, non -.apcva di.. -.imularc ora l'unjco de,iderio di rivedere il botteghino lasciato nel luridume del quartiere indigeno, o in \·ia ~lakonncn, o vicino alla piazza Arat Kìlo. In città 110n era rimasto ne,,uno, o sC','auto coloro a cui la di(~a della propria roba ~tava a cuore più della vita -.te,;'-a.Qualcuno. infatti, era morto la'-Ciandosi sorprendere ad una finc- .-.tra o dietro ad una porta. ~la quc,te paure non le ebbe i( ~i~nor Eliazarian, proprietario del caffè accanto alla "ta- ✓1one fcrro\·iaria. L'incontrai quella ..e.- ra '-tC'-"a.Se anneno o gr<•co non capii bene i era alto e gra,;,c;o,scami~iato, co1l una moglie che lo vinceva 111 quella \ua a1ia violenta e grada-.sa. Eg-li aveva tutto na,;coc;to in cantina, mn bn,tava ino,trnrgli il danal'o, perché le prov• viste riappari,.,cro: uova e u_,hiJky, salarne e carne, vmo e birra. Quella notte v,-r\ i ~li uflìcinli francesi. ~i unti poche ore prima del no,tro ingrcs~, al com:i.ndo delle truppe sudanesi, rarcontando strane avventure della c;ua vita, ove la c;pacconata e la vigliac~h~- rin ,-j na,condcvano dietro a grnnd1 n- ~atc. Sfrutta\•a il momento, con pai.ze prct<'<i<d' i prcai e di imposizioni, m<l bastava un pugno sul tavolo per farlo tornare quieto r dolce. E,·a difficile capire l'origine di quella g<'ntc. A vcdrrli, come li vidi, con quell'aria di chi è scampato al terremoto, pareva che, aperto un conto con la poli:zia del proprio paese, ,;e ne fos- (('ro venuti Quag~iù con l'audacia della dispera7ionc, spinti oiù che dalb famr, dalJa vergogna. Eliazarian era di quc~ta rau,a. Di gente a questo modo, e pili buffa e più mic;terio,;a, la città era piena. Tutti avevano l'aria di essere veterani della guerriglia, abituati al saccheggio, all'incendio, alla violenta distruzione: erano <;tati dieci, venti volte dentro a ~imili CO)C, ora come parte attiva, ora come parte o;occombcntc. A completare il quadro, erano piovuti nella capitale trafficanti di ogni ~rta: e bastava andare alla e ~{ascotte > per vederne qualcuno. Dei tre alberghi, l'c Europa» era una grande baracca vicino alla stazionc · l'c Imperiale» una vecchia co- ,tr~z!one, con lo stemma im1>rriale in capo ad oi:;-ni letto, nei pressi della piar.1-acentrale; e e La ~\,fa,;cotte» dalla partf' del nuovo ghcbì, na invece più bello e più moderno. Co~truito come una villetta wirara ad un ,;;olo piano, appari\'a fra il verde di u~ gra!1d~ giardino. Padroni nano certi con1ug1 Jacob~n: lei bionda, occhialutaJ con modi lezioc.i; lui, invece, piccolo, magro, c.ilenzio~. uno di quelli che na- ~rono per portar coma a c;pa,;\O.Tedeo;chi, ordinati e puliti; brlle ,;aie, beli" stampe allt.• pareti, un pianofortr a coda (la signora imparò subito a suonar e Giovinezza>), e tappeti e molti libri. Avidi di danaro, pronti a qualsiasi forma di commercio, erano anche proprietari della farmacia e Centrale ». Vidi il loro nome su una prima lista di sorvegliati e seppi che la coppia serviva al negus il tè alle cinque e che 1>0igli offriva, per la fim1a, contratti riguardanti forniture di mitragliatrici, materiale belga, se ben ricordo. Non negavano i due Jacobson tutto ciò, ma speravano di passarla liscia, assicurando che le forniture erano state fatte molto tempo prima della guerra e che le armi le avevano date ~nza caricatori. Avevano conosciuto tutti gli uomini d'una certa importanza che erano +:{![):: O ■ NJBUS PAG-CNA j ~lati nella capttale durante i mesi della guerra: dal giornafota Knickcrbocker al banchiere Rickett; e su un album questi bravi signori avcvan messo la loro firma e qualche frase gentile, e~primendo il de~iderio del ritorno. Quando entrai per la prima volta alla e .. \,fascotte », ventiquattro ore dopo l'occupa7.ione della città, c'era soltanto una vecchia tedesca sorda e cretina, che diceva ja~ ja, e rideva per nulla, circondata da quattro o cinque servi indigeni, che giravano scalzi e silenziosi. Pareva riaprissero l' albergo dopo anni ed anni di chiusura. ).{entre aspettavo la bionda signora Jacobson, venne un grasso signore dalla faccia stranamente infantile, vestito di scuro, con un grossissimo brillante alle dita, il più grosso che io abbia mai veduto. Si presentò: « Ingegner Bcondard, svizzero, mi occupo di miniere>. Beondard parlò accendendosi in volto: da tre anni era in Etiopia; aveva regolare contratto stipulato direttamente con il negus, e quel farabutto! > diceva oramai Bcondard, e poteva scavare dove più gli piacesse, saggiare il terreno, esplorare e sondare. :Ma le angherie che aveva dovuto subire cmno state molte, diceva, il danaro speso troppo, e tutto per colpa del potere centrale. e Appena stavo per concludere qualcosa, ecco un ministro, un funzionario o il negus stesso, sempre pronti a troCOl.&.ICTIOII DI MiMOl.11, iTUOII ÌT OOCUMIIIT. ~OV■ t ■■TI■ .._ &.'•t1TOl&I 01 i.,, Otllll,_I N01'01ALI LAURANCE 'LYON LE PRESTIGE DU POUVOIR • »on·aa., -.,ounMoftllfcwqr OOCllll'I.. lt -6,e .. I pu1'■f>M 11'ft: pt,,1cw.. ,...... Comte01unmu,. PAYOT, PARIS Il libro che H negus teneva sul tavolino da notte LIBERTÉ • foALITÉ - fRATERNITf - SOLIDARITÉ A.·. :',.·. E.·. S.·. L.·. A.·. D.·. G.·. O.·. D.·. F.· . R:. LJ k\ LUMIÈRE D'ÉTHIOPIE O.·. d'Addis-Abbeba, le .(E:. l:.1 Le Vé11:. M:. de la .R:. [7 La Lumière d'Ethiopie, au T:, C:. F:. Modulo d'lscrlzlone alla massoneria etiopica Abissiol in fuga var cavilli, a far sospendere i lavori, a far correre inchiostro e carta bollata. Volevano altro danaro, non volevano che un europeo sfruttasse il suolo etiopico, temevano intrusioni! » Beondard aveva una miniera a novanta chilometri da Addis Abeba, e voleva sapere subito come il Governo italiano avrebbe regolato la sua fac. cenda. Da buon industriale non voleva perdere un solo minuto e già tentava di sapere se ci fo,;;~eun mezzo... . Gli dissi di star calmo e tranqu1llo, e che desideravo intanto bere qualcosa. Alla e Mascotte> c'era un bar, nella prima sala, ed io lo vedevo attraverso i tendaggi d'una vasta porta. Bcondard si alzò, corse dietro il banco, toccò tut• te le bottiglie, m'offrì questo e quello, con mano esperta, con occhio abituato a distinguere etichette di liquori. Bevemmo un primo, un secondo bicchierino, e presto dimenticai ch'egli ~i occupava di miniere. i\1olta gente veniva alla e ~1ascottc », sostava a prendere il tè, un liquore, un bicchiere di birra, ballava e scompariva. Tutti i .giornalisti stranieri, bloccati dal rapido vol~ere dei fatti, vi bazzicarono nei primi giorni, poi capirono che l'aria era ostile e diradarono le vi'iite. Ci veniva l'inglc"e S., da qualcuno ritenuto l'ideatore della interruzione della !)trada al passo di Tennabcr, e poco mancò che una sera se ne tornasse via mal conciato; ci venivano due tipi - lui americano, lei spagnola - che s'erano innamorati e sposati da una .,cttimana, non potendo attendere luogo e momento migliori; e cì venivano anche una svedese, mingherlina, dipinta come una terracotta, con due occhi viziati, sempre intenta a fumare sigarette in un lungo bocchino d'avorio . Una volta confessò d'essere stata l'amica del conte Cari Gustaf von Roscn, un pilota svedese che l'aveva abbandonata proprio nei giorni più drammatici. Cercava protezione e mostrava la fotografia del e suo Carlo>, un bel ragazzo, dal volto dell'attore Murray, e ripeteva: e Non è un avventuriero, non è una spia, credetemi ». Von Roscn era venuto per servire la Croce Rossa svede~e, e aveva fatto solo qunlche volo per trasportare qualche ras, qualche delegato "ulla linea del fronte. D'altra parte, volare non si poteva per la mancanza di una organizzazione. Un po' lei se ne intendeva, perché in lsvezia ,;'era specializzata nei lanci con i paracadute, e da tempo viveva fra gli aviatori. Raccontò che Babichcf, il pilota meticcio, capo dell'aviazione abi"sina, era costantemente ubriaco, e che il capitano Jlaytcr, ex pilota privato del principe di Galles, non aveva mai voluto arrischiarsi in volo. Trovava sempre qualche scusa per restare a terra. Alla e Ma.scotte » c'era, in quei giorni, un francese gigantesco, con un muso di pugilatore, capelli tagli::i.ti a spazwla, occhi piccoli; indo---:ava strani abiti, stretti, corti, d'un taglio antiquato; cd andava dalla sala da pranzo alla cucina, dal bar al giardino come fos- ~e il padrone. Cercai più. volte di parlare con questo misterioso personaggio, ma con molta abilità scompariva, appena capiva di cadere nella rete. La ,;ignora Jacobson non amava par• Janic lei che pur era così loquace : sapeva' che da un anno era ad Addis Abeba, che da un anno era cliente dell'albergo, che di quando in quai:ido scendeva a Gibuti per tre, quattro giorni ; ma, perché amasse trasco~re:e I~ sua vita in Etiopia, con quell ana d1 gran signore, e non se ne andasse al Cairo od a San Remo, nC$5Unonemmeno lei - lo sapeva. Poi si seppe che il ~ignare si era occupato mo!to da vicino del rifornimento dell'e~erc1to del negus (scarpe di tela, giacche, berretti, zaini); e se ne andò con uno dei primi treni, appena riattivarono le lince. Di quc!)tc figure, allora la città ne aveva parecchie: erano rimaste bloccate ad Addis Abeba, improvvi<:amcnte, <:cnzaaver avuto il tempo d'andarc;ene. Un servo indigeno mi guidò ad una ca~ctta dietro alla e Mascotte», per fanni ~edere dove alloggiavano i medici svedesi. Erano tutti scampani, lasciando valige, reni, arne,;i, macch_ine e higlietti da visita. In un ma~azztno avevano me~so cnsse di medicinali, di bende, di cotone idrofilo e scatole di fialt·tte di morfina. Andai più volte per vedere se nn riu~civa di trovar qualcuno di qu<:~timedici; ma il luogo era sempre de~rto, l'indigeno ch'era rima- -.to a gunrdia, ripeteva sornione: e Partiti, partiti :. ; e con la mano faceva u~ gr,to che parc\'a t.e ne fossero andati in cielo. Poi la città fu invasa dalla folla di quelli che erano JtaJi r\nchiusi nelle lcg:11.ioni,dur~mtc I giorni del sa~chcggio. Non imprecavano e non_ st mostravano nemmeno preoccupati; pareva wltanto che uc;ci~-.croda un lungo incubo. Tornavano alle loro catapecchie, toglie-vano adagio le n~accri~,. P';'livano, rimettevano a posto I mob1h, nappcndcvano le insegne delle loro mi~erc botteghe e riprendevano a vivere con una animale!-ca inco~cicnn. Da poche ore non echeggiavano oiù le ~uc~latc n~lla capitale, e già due ncgoz.t d1 ba~>1crt' e quello d'un fotografo erano all opera, asprttavano nuovi clienti_: ';llla lif!- ~ua nuova cd un danaro mai visto prima d'allora. I I magazzino di 1'-lohamed Alì era stato salvato: tutti i commes~i erano al loro posto e v{'ndevano: vestiti, cioccolata, biscotti, pa~ta1 zucchero, inchio~tro, orologi, scarpe. Il grande emporio di Mohamed Alì era servito - e que-.to lo -.i diceva ~ià allora - come- punto di partenz.l e recapito per intt·rccttazioni e per servizio di c;pionaggio. L'c Intelligence &rvice > ne sa certamente qualche cosa; comt' qualche cosa deve saperne quel greco Tiomatikos che sino a qualche tcm1>0 bima, ~veva' diretto la filiale di Dire Ò~~Ìa gente insomma che incontravi una volta conoscevi, salutavi e poi non rivedevi Più. Due figure sole mi re\tano nel ncordo 1 chiare ed insi~tenti. La casa di Nadim Erernsoy, addetto militare turco, era stata saccheggiata; le 1>0rteaJXrte, le finestre divelte, cd io stavo curiosando, quando arrivò una ragazza, la segretaria del padrone di ca·~a. Spalanca gli occhi, getta qualche lieve grido di sorpresa e si mette a piangere, balbettando poche parole. Va da una camera all'altra come una sonnambula, affiittJ, il volto pallido; in: dossa un vestitino misero e sporco; pol giunge in una sala, le poltron~ sono sfondate, la tavola è spaccata, 1 quadri sono tagliuzzati, i libri buttati all'aria: intatto, in un angolo, è il piano• forte, nero e tetro. Ella si avvicina quasi timorosa, alza il coperchio, muove rapida le mani, tenta un motivo, poi - come sorpresa da una pazzia - siede e suona ; suona ridendo un tanF;?o. L'altra è il tenente Moffa del Piemonte Reale, che capitò alla e ~fascotte » per caso. Entrò un pomeriggio, la faccia bruciata dal sole e dall'aria, i baffi lunghi e rigogliosi, il frustino. in mano. In sei mesi, con una banda 111digcna aveva cavalcato dallo Sciré: al Tigrai, e poi sino a Dessiè e da Dcssiè ad Addis Abeba. Mi chiese se avevo una camera, se in questa camera c'era uno specchio grande, dove ci si potesse vedere dalla testa ai piedi. Voleva vedersi, stanco di adoperare un pezzetto di specchio per farsi la barba. E si divertì come un bambino appena fu davanti allo specchio. ENRICO EMANUELLI INGRE J VERSO l'alba la nostra colonna, superata la collina del Mercato! si trovò di fronte alla conca d1 Dcssiè, ch'era una specie di catino circondato da alti eucaliptus. Attraversammo un ponte incompiuto; nel torrente, ragazze seminude lavavano la biancheria pigiandola con i piedi, com'è loro uso. Dalle montagne ritornavano i paesani ndlc loro capanne e molti soldati abis,-ini fuggiti dal fronte. Alcuni portavano ancora il berretto imperiale, altri il pas,;amontagna o l'elmetto belga. Venivano avanti con stracci bianchi su alte pertiche, cd erano preceduti da preti e da piccoli capi sui muletti bianchi. Uno portava sulla testa una grossa pietra in segno di sottomissione. Entrammo a Dessiè. La città non esisteva. Era un paesaggio di tucul e <li strane case di terra indurita, col tetto di vecchie lamiere ondulate. Apparivano nella piazza tre sole case. di pietra: una la fannacia, l'altra un emporio, e l:1 tena un bazar indiano. Il ghebì si al7.ava su una collina ver• dc di eucaliptus cd euforbie. Da questa altura, il principe ereditario aveva assistito al nostro ingre(.So. Giovane, gracile e melanconico, con due grandi occhi da mosaico bizantino, il principe, vestito all'europea, era rimasto indeciso fino all'ultimo momento ,;e arrender,i o tUggire. Senz..'\ più truppe, accompagnato dai portatori di fucile, e da pochi ..,crvi, egli aveva deciso infine di obbedire al padre che lo chi.tmava per imbarcani. Così aveva lasciato la sua casa. Entrammo nel ghebì deserto. Il pavimento di legno era disseminato di moduli per telegrammi, di grossi pacchi di 'itampati e di mucchi di paglia ; ovunque si trovavano indumenti militari, pacchetti di medicinalì, e scatolette di conseiva. La carta della tappezzeria a fiorami era stata qua e là lacerata, e lasciava scorgere una prima rifoderatura di giornali inglesi illustrati del 1930. Si potevano vedere, così, ragazze in barca sul T.:imigi, giocatrici di tennis e inser1.ioni di whisky. J n una credenza della camera da pranzo, trovammo alcune \'Ccchie botti,:(lie di liquori f rancc:ti. Mi affacciai alla finestra e scor-.i una macchina cinematografica Gaumont, abbandonata nel corridoio. Lì accanto, era c.aduto dal tetto di lamiera un passero che annaspava i1wano. Appena mi ritra!)St dalla finestra, scorsi la madre che volava a cerchi sul piccolo pas~ero tentando di aiutarlo. In fondo al coffidoio, una porta grigia metteva in uno stanzino a calce. E qui appariva, sorretta da una armatura in legno, una bagnarola di tela. impermeabile, simile ad un abbc\'cratoio da campo. Era quella la stanza da bagno del negus. Uscii sul ba.Icone. I soldati giù stavano alzando le tende intorno al J:(hebì. li ,-.jlenzio di poco prima era coperto dalle grida dei militi. Tutta la valle cominciava a popolani di lumi bianchi. Gli apparecchi onici si chiamav'¼no da una collina all'altra con lampi brevi e lunghi. Qua e là i fuochi ro,;;,;;dj<•l Il• cucine, e lontano vociavano le torvé che procedevano coi muli. P. Z.
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