li MAGGIO 1937-XV O ■ NIBUS T>AGINA 7 IL SOFM DELLE IIIUSE DISVEVO N BACIO dato alla moglie vale alla Patria e all'Umanità più che Waterloo, e una levatrice è pili utile di un l\foltkc ! » Que ..t.c parole ,i h.·ggono in un .nticolo anonimo compai·,o ,;u di \lii curio--o e gìornak• d'on:~1,iom':. -.t:lmp.1to a [1ic-\tC il ·17 no\'t·mbn· 18cu. L'a1ticolo, ricco di motti (• di f1 ini. è intitolato e Cinqu.un'.mni di matrimonio» e, come tutti gli altri <omponinwnti, in pro,a e in \C'r-,i, di qut·,to -.tr,mo e numrro unico :t, fu ,_., itto, pn-,umibilrrn·ntC" eia un an1i1"0 di fami~!i,1. p<.·r rfichrare le noz- ✓C ermo dC'i nmiu~i Bona e Alc-.,andm X. Scorrendolo, ,i trO\•ano qua e là altri afori,mi -.ullo ,tcs\0 tono. < Spr,,o l'<·rni,rno è una nrcc.;;sità. Duhito molto, ad l',1 mpio, che Leonida a- , tThhc prl'fcnta la morti.' ad una di- ~nito,a 1·itirat,1, 'l' avc"c an1to po..,,ihilit;\ di farl.1. E dubito ch'egli avrcb- ~ ~aputo viv<'rC frliccmcntf' cinquant'anni di viL'\ matrimoniale». -i, dunque,\ un in\"ito a inne~~iare a Bona e ad Ak·"";rndro 1 che i loro cinquant'anni di \"it., m:urimoniale avevano ..,aputo viverli felicemente; ma in,icme - e ciò di,piJ.C'C anche una t•,alt.vionc d<'lb "ita mediocre: b beata e luoghi,:)ima concordia matrimoniale di Bona e Ak"andro X, nuovo mito, C'-l'mpio alle future gcncm1ioni, viene po~ta, '-i.J. pure per il ,;;uo valore sociale. al di --opra dell'croi..,rno di Leonida. Si vede ma chi non lo ,;apcva? - d1e nel '93, undici anni dopo la morte di Guglielmo Olx:rdan 1 il fa,;rino dell'antico motto « chi per la Patria muor ,·iv;uto è ;N,ai > ~i and.t\'a 'ip<'~ncndo, .u11i eia gi:1 quasi del tutto ~pento, anche ;.\ Trieqc. :\la l'a~ilr e grave motto garibaldino rin.i,c-rrà, nel 1915, con l\•roi,mo cli tutta una. folla di ~iovani lt'i(·,tini, nati prnp1 io in quc-gli anni di ,t,,opimcnto, tra il 'go e il 1900. ~la non incominciamo col dir male dq{li autori di <1ut:..,togiornale d'occa- -.io11C'. nonni o padri, for,f', di qualcuno di q:.1ci ~io\'ani. Re:-.ta qud bacio; ,ì, quel h<u:io dato alla moglie e che e: \'aie alla Patria e all'Umanità più che \\'awrloo > e quella le\"atrice e: più utile di un :\loltke >. A quc,to articolo anonimo segue un frl•gio ".>ul~mto ddl'epoca, e al fregio il titolo di un nuovo "<ritto: « Che co- ~a ne dite-... > Si "corre la prima riga, u1curio'-iti. e Che cola ne dite della vi• ta, vecchi onorandi? >. « La \'ita > ! « \·cechi onorandi>! Che ,trana inffl-.. ,ione di \'OCe, fra 1an1i .al..,etti arl<'cchinc-,chi: un'in(kv,ionc ~rave e imicmc bonaria. Sentite: e Chr co-.a ne dite della vita. ,·eNhi onorandi? Soi giovani la ,[udiamo, la analiniamo, ,pinti tanto dal de:-.idcrio di tro\"arci la parola, l'tdf'a che ci condul·a alla ..oddi,fazione di'lla nmtra ambizione, quanto d.illa niric•,itù di Ca ..... ;mclra, il dr ... iclcrio di prcvedrrc, il tcn1a1ivo di dl'durre dalla li·ct<' genera le il nmtro piccolo de,tino. Sarebbe tanto fatiic di comprrndere d,il nostro pas ..ato chr il no\tro d<''-tino ,,\r,ì cli ~tudiarc- la \ ita e di non comprend<'rla pcr.-hé non ;wremo laputo \'Ì\'C'rla >. .\Ile ultime ri~he, quc!'ita voce ci è par ..o di cono-.cerla. Quando, e dove, l'abbiamo g-ià udita? I ,tinti, amcntc l\1Crh:o corre in calce all'articolo: un nome che ci "-Orprt"nde : 1talo Sve\'O. ORTESEE MORETTI NNA MARIA ORTESE, nata nel millenovcccntoquaw,rd1ci, pubblica un volume d1 racconti, e lo inmola Angelici dolori (Bompiani, :Vlilano, 1937). Nei suoi racconti l'Orte,;e dà la storia della sua adolescenza, non come distesa cronaca, ma !'>volgendolapiuttosto secondo , capricci della sua fantasia. Tutto diviene straordinario, anche le cose e la gente più a portata d1 mano. Eroi ,;ono i fr.itelh della fanciulla: sia quello che percorre veramente I mari e che sposa un'indiana; come l'altro, Manuel, che h percorre ,;olo nell'1mmagmaz1one. Una <itdnZaqualsiasi, con la finutra sul porto d1 Napoli, può d1\'Cntare presto tina foresta tropicale o un'isola m1stenosa. Angelici dolori è quu1 un diario di amore. Amore di una fanciulla verso le cose d, que-.tò mondo, che le appaiono tanto belle. Bello il fratello Manuel,• nervoso giovanetto dalla testa araba ; come ,on belle le lacnmc che nei momenti di 1:-in"uore fanno chinare la testa. La raqaiza si innamora: glt occhi della persona amata , girano per la casa e brillano sotto una porta,. Anna Viaria Ortese ha Ja sua no\•Jtà d1 scrittrice in questa sua dote da --~ • ':-1.' . ... .,,. '' ' ,, ' -· .J .,', l Allora, prima ancora di finire l'articolo, ci coglie una viva curiosità per que~to giornale d'occa,;ione intitolato « I.a famiglia >. che alla prima occhi:1ta ci aveva fatto ..,oltanto sorridere per via dei r;;uoi frcg-i e comici, a greche, a ghiriJ;ori, a ..,tipiti, a fiorellini, a copp<.·, a figureue. Che co(a manca in que!i.to giornale d'occa..ione, di cui mi è capitata per car;;o tra le mani foN: l'unica copia che ancora c,;ilta? Xon manca nulla, co- .r,1e non manca neviuno. La letteratura trie..,tina del tempo c'è tutta. coi 1;uoi mac~iori e i suoi minori. C'è Riccardo Pitteri e Alberto Boccardi, Willy Dia'> ed Edoardo Polli; e c'è la voce 5eria e quella faceta. la voce forte e quella e,;;ile. C't' anche una ,·ocetta gentile, ma d'uomo, ohimè, che mormora a Bona e ad Alrt-.andro: « Eccovi, o egregi, un mazzolino. Graditelo ~eppure j;~:"~~ho;!rdt 0 fT~r~•.c ~•i~~~ff~~ ;i~ amico pen,.iero; ,perando che, in quello giorno di letizia pieno, lo unirete al ,('rtO te(,utovi dall'amore dei figli e dei nepoti. \:i è torno torno una ghirlandetta di viole dal lieve profumo, dalle C(lrolle- redine come la virtù pudica della fanciulla. \.i ,;ono bocciuoli di ro- '-é purpuree, fra~ranti, annodate da un rametto di ,emitiva; accennano alla pubertà>. Diamo un'occhiata a quel foglio ri• piq~·ato che, aggiunto al giornale, vi ~t::n-a chiu'-O dentro tutto raC'colto in ~é. t. un foglio di mmica. « Inno di ~iuhilo > ~i legge in te-sta. Poi: « Andantt· fe,.toso, andante mae1;toso, pili mo~~o qua~i allegro>. Cerchiamo, '\Otto Jr nott·, le parole. veder tutto bello, e di sentirsene contenta ed insieme attristata. :\la l'Ortese conosce anche troppo le possibilità della sua fantasia. Se non ne avesse consapevolezza ne, suo, racconti tutto sarebbe più semplice. Ha il gusto delle pene che vengono ad una adolescente e ad una ragazza sensilule dal troppo immaginare; poi sa che in tondo non si tratta che d1 fantasmi. Ci desCrl\t: in che modo e in quali momenti le favole le vengano in mente. Son ci racconta favole. Spesso qua e là arriva a S\clarc il gioco: E io pregando le cose reali e il lavoro che aspettino, m1 trovo a bordo della nave, la quale è vuota e le sue sartie cantano di felici speranze invocando la terra d'Eroi ... Che è come dire: Ogni tanto, annoiata dal la\·oro e dalle altre -.eccature quotidiane, mi metto a fantasticare per divertirmi. La prosa d1 questa sinj;(olare scrittrice C piena di aggettivi che servono. più che all'evidenza della rappresenzaz1one, a conservare una certa musica. Aga:etti\'I di gusto, se non d1 origine, dannunziano. D'Annunzio è pr..:sente con grande naturalezza in Anna Maria Ortese. Nella nota d1 copertina, ella ci fa sapere: "°on conosco n~ 1greci, né I latini; poco i moderni; nulla o quasi i modernissimi. D'Annunzio è per me, con reverenza, un'lgnoto "· '-:on è un mezzuccio per prevenire un ' ' " Jl bello è una gran bella cosa " Salve, salueJ coppia felice! Di tal dì beriedetta l'aurora. Stendi 1 o ciel, la tua man protettrice su quel cn·n cui la neve or infiora! Il numero unico è tutto co-.ì. Sgraziatamente mi.. to di serio e di pagliaccesco, di sentimentale e di babbeo. Unica i~letta, nonostante la scarsis~ima aui tudinc dello Svevo a scrivere pagine « d'occasione >, quella dei « vecchi onorandi ». Torniamo dunque alla voce grave e bonaria, e ascoltiamola sino in fondo. «Oh! voi certo non dite - continua l'autore trentaduenne di Una vtta - che la vita è tutta bella nè la vedrrte attravcno ai rosei veli dell'illu'ijione ! Fu certo dura talvolta, addirittura c+olorosa tale altra. La vita è lunga e, in due, ,i complica. Ella, signora, tropoo spesso avrà dovuto lenire i dolori di dentizione, prc,;en1iare, incapace di aiutare a degli ~viluppi polmonari che s1 fanno col grido e col pianto, roba as~ord~nte e inevitabile. E anche pèr Lei, si'!:1◊re. ci ~aranno .stati dei periodi difficili e ,;e non altro tutte quelle paia di stivali da rifondersi a fine d'anno Le avranno fatto pensare e-on simpatia ai tanti pet'ijimi~ti che vi'5ero divef'(amentc: da Lei, a Budda, tanto pessimista ad ( nta non a\'Clise dei figliuoli e andasse lui ~tcs~ scalzo. « Ma certo non vedete la vita neppure tutta nera, e, al pensarci ne ho un piccolo brivido, ~areste anche capaci di ricominciare. Il dolore anzitutto è come l'acqua, quando è pa<;sato non macina pili. « Gli si guarda dietro e, ,;;enza lagrime negli occhi, ci si accorve facilr1ensospetto. Qualcuno deve aver fatto il nome d, D'Annunzio, e la fanciulla con semplicità ribatte che non lo ha letto. Ma è proprio tale ignoranza che le permette di raccogliere con candore quel tanto di dannunziano che è ancora nelle nostre lettere. Lo stile dell'Ortese ha origrne dannunziana e senza pentimenti. Si sa invece i pentimenti di tanti scrittori che proprio per !'lcnt1rsiD'Annunzio addosso, glt sono ferocemente contro. L'Ortese non conosce né Forse che sl, forse che no , né le Xovelle della Pescara Scrive Ignoto , con la maiuscola, senza timore d1 provare cosi c,ò che vorrebbe smentire. ~lolti gli scrittori Haliani che m questi tempi ricorrono ai simboli. L'elefante come simbolo pare che abbia fortuna. Quello d1 Sem Benelh era pieno d1 preoccupazioni; questo d1 Ylorett1 ci appare pili alla buona; eppure il lettore dalla prima all'ultima pagina si domanderà che senso voglia avere. Intanto è certo che ~arino \.forctta ~ol dare per mezzo dell'elefante un significato alla storia d1Anna. La no!>tra tradizione narrattva è la più schiva dai simboli, come se la lingua ita• liana non s1 prestasse a magie. Un ele• fante resta un elefante. Amta degli Elefanti (\1ondadori, Milano, 1937) è uno dt:1 tanti romanzi che, per avere a protate come esso vc,;1a bene, renda il ?i..:colo uorno maggiore e migliore, pili intema la vita e più colorita. Quando è pas~ato. è come ~e fosse toccato ad altri e allora, ne ,.ja lode alla nostra nobile natura, il dolore cambia nome. E poi, non ne dubito, ci "3ranno stati anche dei piaceri e, certo, la signora porrà fra questi certi momrnti di quelle dcnti.tioni e di quegli sviluppi polmonarì, e il signore, con la loquacità dei vittoriosi, mi parlerà della gioia ch'è la lotta per la vita e il lavoro ch'è, dice lui, no:, la schiavitù, ma la principa!r ma• nife(;tazionr dell'uomo lihc-ro. « Intanto ambidue hanno ora il piacere di raccontare molte co~e che chi \ i,se solitario non conosce, ma neppure c<;si, credo, possono dare un giudi1io sintetico su questa vita che analizzarono con tanta lentezza. Dicono: Oggi ci fcstceeiano T)('rché la vìsta della nmtra felicità rende più bella anche la vi1a altrui e incuora gli altri ad imitarci. e: Ter~itc nella folla, monnora: Dopo t:inti anni una lx-Ila festa è dovuta loro>. Non ".>siente già, in que~ta pagina del 18q3, l'autore di Senilittl, il romanzo che u<.,rirà nel 'q8? E più ancora (strar,o perché quasi trent'anni ~eparavano Svevo d.1 Zeno Cosini) quello della Coscien::.a dt ,(eno, il romanzo aooar-.o giu-.ti trent'anni dopo, nel 1921? Si ripone il ~iomalc, ma una fra1;e non ci abbandona; è il nemiero, fone, da cui è nata Sei •lità: e Il nostro destino ~arà di studiare la vita e di non comprenderla perché non avremo -.aputo viverla >. P. A. QUARANTOTTO GAMBINI gonista una donna, fanno ricordare la signora Bovary. Al contrario non si ha a che fare con un romanzo di carattere. Il romanzo di Moretti non ha protago• nista. n racconto della vita di Anna è un modo per dare confint a certe immagini e a certo lievissimo umorismo. Quel che a :vtoretti importa più d1 ogni persona umana. La nascita di Anna e la sua morte sono confini temporali ad un racconto che altrimenti, non avendo uno sviluppo dram• mat1co, avrebbe potuto continuare all'infinito. Già dai pnmi capitoli dell'rnfanzia d1 Anna, si vedono I segna di quella che viene deua poesia crepuscolare. Grande tenerezza e attenzione versò le cose piccole, umili. Anna è vista bambina, g10- ,·ane. sposa, vedova, dal principio d1 questo secolo ad og.q:1.Tante sono le cose di questi ultimi tempi che .'.\1orett1 rie\'OCa cronisticamente. Tante da sommergerne 11 personaggio. Le pa~ine migliori sono dove Moretti riunisce attorno ad Anna le cose ca.re più a lui che al personaggio. Anna cre!lcc, sposa un uomo anziano quasi per caso; restata vedova, passa d1 esperienza 111 esperienza. Si mette al corrente con l'arte, vuol essere benefica, al punto da trovarsi in situazioni grottesche. Spesso Anna diventa una girandola piena di colorin1. Amva ad aver un amante, non s1 ,a se per amore o se per sperimentare questa possibilità d'ogni donna. Visita le città italiane, perché le viene m mente che le città italiane esistono. Assiste ad una rappresentazione della Figlia di Jono al Vittoriale, soprattutto perché il biglietto costa mille lire. Questo c'è d1 vero 111 un !Umile persoIL TROTSKISMO DI PASTERIIAK I O A \'UTO più di una volta l'occasione di citare rn alcune rasse.gne di lettere russe il nome del quarantenne Boris l'astemak, che è indubbiamente il più !,fntnde scrittore russo contemporaneo, e che supera in pureua e rigore rnui i tentatl\'I m \·erso e prosa dei gio"ani scrittori so,0ict1ci. Pasternak fino a pochi anni fa fu quasi uclusivamenre poeta, e cominciò come futur1,ta, ma più nel senso di Chlicbniko\' che d1 Maiako,•ski, vale a dire con una gn.nde compos1c22a formale e con una fantasia che rendeva a un clima di solenne cd ermetico intt>llettualismo. Proseguendo su questa via, a,•c,a dato più tardi dei T,mi e Varia:ioni, sul nulla e sul caos, pieni del senso grne del Verbo. Ma subito dopo s'era ri,dato anche narratore, con e'>identi influssi di Rilke prosatore, da lui tradotto, e d'ahre esperienze occidentali. da Joyce a Proust. Il miglior frutto di questo lavoro furono il lungo racconto l..'fo/anzia di Lut:nr, mirabile rievoc:u1onc d'una adolescenza femminile. e il Sal1·acondo110, trasfigunu::ione di ricordi di vita e di lcttennura, in un clima al di fuori dello spazio e del tempo. Molto meno noto è da noi il nome di Elia Sclvinski (ebreo, come pure Pasternak), fon. dlllorc della scuola più avanzata della lirica attuale, il co11rut1i\'ismo•, che alle sue origini aspini.va a diventare il linguaggio più moderno della nuova esperienza sociale e politica. Ma come si sa, dopo le prime passioni per le arti d'avanguardia, Lenin fece macchina addietro, e i novatori furono d'allora m poi sempre accusati di • degenerazione bor~hesc•, mentre Trouki continuò a mantenere le sue simpatie per gli artisti di estrema sinistra. Nell'ultima riunione del consiglio degli scrittori so\·ietici, il mediocre narratore proletario Fadeiev, autore del romanzo I.A Sfaulo, ha attaccato ferocemente tanto Sclvmsk1 quanto Pasternak, accusando il primo d'indipendenza stilistica rispetto alle esigenze espressive del proletariato, che vuole. la semplicità e la chiaretta, e il secondo d'assenteismo politico, d'indi,·idualismo contcnut1s1ico.Le prc.«denti lodi loro attribuite dall'attuale sospetto• Bucharin son divenute un atto d'accusa, ma i due rei hanno fatto atto d'onorevole 11immcnda,e il povero e grande. Pasrernak ha dovuto anche giustificarsi d'essere Stato in contatto, duranh! il suo ulumo soggiorno a Mosca, con l'autore di • Retour dc l'U.R.!-,.S. •• la pecorella sperduta Andrt': Gide. LA MORTE DI ZAMIATII U\'/ GIORNALE russo dell'emigrazione m'ha dato la triste notizia che il dicci mano, poco più che cinquantenne, è morto a Parigi Eugenio Zamiatin. Ri. cordo ancora con quale grazia spiritosa, durante un soggiorno a Praga, mi parlò dcli.i sua vita e della sua opera, di teatro e di cinematografo, di let1eratura e di politica, d'arte e di scienza, percht':egli era insieme scrillorc e ingegnere (aveva costruito in Inghilterra alcuni dei migliori rompighiaccio so, ietici). Do,·ete sapere che il teatro è come una donna, e come le donne ~ fatto di tre parti: corpo, ,·estit, cd anima. Son peccatore, e ,·i parlerò prima del corpo, che è fatto del complesso degli attori. Ebbene, qui andiamo benissimo. In quanto ai vestiti, siamo veramente all'avan"uardia della moda teatrale: i nostri registi sono, una volta tanto, 1 migliori del mondo. Ma per ciò che riguarda l'anima .. Prima di tutto, questa ~ una rarola che da noi ~ divenuta sconveniente: e 1n secondo luogo il nostro repertorio ~ assolutamente privo di senso e Ji spirito, non~ altro che un aborto mt:schino, ricchissimo di tendenze e d'ideologia, ma po\·crissimo di potsia. In quanto alla Ruuia d'oggi, i miei rapporti con l'U.R.S.S. sono un po' tesi da quando ho &er1t10il romanzo utopistico Noi, un a11acco a fondo contro lo spinto di caserma, contro l'uccisione dell'individuo. Lo sttmpai all'csterp, proprio qui a Praga, ma mi continuarono a sopportare percht': sono uno r-p,:, nagg10: che è sempre disponibile. Se un giorno le fosse venuto in mente che esiste la possibilità di suicidarsi, c'è il caso che si sarebbe tolta anche quel capriccio. Andata a Parigi, Anna visita un'istituto di bellezza e si fa fare un'operazione. E cosi via. Ma questi passaggi continui di avventura in avventura non servono a chiarire il personaggio. Servono all'autore per darci l'inventario delle cose di questo mondo. Intorno ad Anna, Moretti aggruppa un po' di tutto. Ci dà, anzi, per raccontati, i fatti che avrebbero illuminato un 1:arattere. Moretti commenta quello che accade, ora con ironia, ora con un po' di sent1menrnlismo. Non racconta quasi mai. Gli importa tutto aJ più rappresentare, con certa fedeltà alla cronaca, 11tempo in cui Anna vive. Anna passa sulla terra dal principio del secolo ad oggi. Anna è un punto di riferimento: è sempre una donna di quei tempi •. Di quali tempi ? Di tempi che possono essere ieri e oggì. Anche il futuro diverrebbe in Marino Moretti cronaca spicciola. La storia di Anna non è quella d'una donna qualsiasi, ma tutto in ogni modo resta generico e comune intorno a lei. Moretti è scrittore, come pochi, antieroico. E Il stanno i suoi pregi: i pregi della sua prosa non a caso grigia e sciatta. Ma talvolta pare che lo prenda il timore d1 essere scnttort' monotono e comune. L'elefante alh 1.1Jcosadi eroico che non si cap1sc, moralità del racconto vuole st., ·, .t 111 ciò: Anna vorrebbe essere u,: ,;nnna eccezionale, una eroina, e in\"ece il çaso la fa restare una donnetta. 11modo di scrivere di Moretti è tale da ridurre a piccolo borghese anche (specialista tecnico). Se v_ol_etreidere, vi dirò che io sono staro imprigionato due vohe. una sotto lo zar, e una al pnncapio della ri- \'oluzione, e sono stato chiuso nella sh:Ha prigione e nello t11cssocorridoio, quasi nella stessa cella. Voi mi domandate chi 'lono: io sono uno che dice m&le di tut11. \·o, chr l'a,ete tradotra in italiano, conoscett: quella novella in cui dico tutto qut:llo che pcn'io d1 quegli •insulari• che m'hanno msc~na10 a costruir rompighiaccio. Ne ho fatto anche una riduzione teatrale che ha avuto mollo successo, IA S«ieu1 degli onorrr:oli campanan. [n No, ho condannato quel mondo che la mia generazione ha concor,o a creare... Ora sto scrivendo una tragedia su At11la. pcrcht': i nostri rempi somigliano mol,to a quelli dell'invasione degli Unni. Perciò la mia vita è tuua paradossi e con1radd1zioni: nei primi anni della rh·olwione mscgna,·o contemporaneamente ingegneria nan1lc al Politecnico, e • tecnica ' della prosa alla Casa delle Arti di Pietrogrado. Come uomo di teatro, mi sono interessato di una no,ell:l popolaresca di Lieskov, Il ,\-fanàno d, Tuia, l'ho sceneggiata e l'ho intitolala La Pulu, percht': si tratta di un mirabile artigiano di Tuia, la Toledo russa, che ha co<itruito una minuscola pulce d'acciaio. Il rcf,!ista Oiki ne ha fatto uno spettacolo bclli$simo. Amo appassionatamente la tecnica e l'inJ,:cgncria, il cui inRusso è evidente nel mio stile, ma amo ancora di più la vita e l'anima umana ... Perciò odio gli uomini-macchine e ho sempre combattuto contro di loro. Del resto prima o poi, anche nel loro ingranaggio entra un corpo estraneo ... •. Mi ricordo sempre il suo volto, mentre mi diceva queste parole. Se dimentico i suoi occhi, nei quali c'era. un molle cd acuto sorriso mon,:?olocd orientale, il suo aspetto mi pare ancora quello d'un nobilf' britannico, signorile e compilo, anche nei modi e nel ve:- Mirc: un altro dei suoi parn.dossi, percht': nessuno ha scritto delle pa(line altrettanto feroci contr-> il John Bui! puritano. E ricordo anche la tenerezza con cui la compagn11della sua vita gu<trd1wacd ascoltava questa simpatica figura di costruttore e di distruttore, questo curioso incrocio di nihilisla e di gentiluomo. RENATO POGGIOLI 111111 IN HEBDOMADE 52 pensieri sulla storia. dell'Europa 25. Dunque, l'economia, sonostrato necessario, dunque un processo economico na1ur2lc e giusto, e l'DO sviluppo politico e mor2le, tendevano all'emancipazione del mondo, che (u accelerala nel '1" dalla fatalità dell'evento. cht': le vie della storia non sono meno misteriose di quelle della pronidenza. Ma che crisi economica e finanziaria, processo politico di sviluppo e d'cmancipatione, fatalità di eventi stond, bastino a fu cadere un impero, fu dimostrato dalla caduta del più nobile fra tutti gli imperi; che necessitino la distruzione d'una civiltà,~ dimostrato falso da quella che persistette e peniate dopo tanta caduta, tante rovine, e in tanto travaglio antico e nuo,·o. 26. Che cosa si ~ sakato di quella civiltà, che per antonomasia t detta antica? Tutto quel che le ~ stato aggiunto. La risposta può parere sibillina, e che giuochi sulle parole. 27. Si fa appello alla civiltà in tempi in cui si teme la b11rbaric. Un t11lcappello fu l'ultima poesia cd eloquenza dei poeti e degli oratori sulla fine del paganesimo latino, nt-i quali la • romanitas • ebbe accenti nobili, paretici cd affettuosi. Ma non mmori, né tardi, ma potenti d'n\'cnire di contro a quc• gli accorati rimpianti d'un grande passato, ebbe accenti, cotesto appello, d'altissimo amore nei Padri e nei gran Papi. Ben lungi dall'intenderla distrutta, la volevano assisa sulla fede c. sulla carità cristiana. Non citerò Agostino nt': Gregorio Magno, ché troppo agevole è farlo ad orecchio e troppo arduo degnamente, ma sohanto quel delicato dialogo Octavius • dell'apologeta cristiano Minucio Felice, documento gentile di pensosa coscienza e di nobile spiritualità. RICCARDO BACCHELLI Pancho Villa, se gli capitasse di scriverne la storia. L'elefante vorrebbe significare forse il continuo contrasto fra Anna e la sua sorte. Da bambina, essa vive accanto ad una madre per nulla eroica, figlia d'un capomastro arricchito. Il padre cacciatore che vive lontano è un poco la sua vendetta. Quando il padre muore, gli elefanti restano un simbolo dì vita eroica. Anna li ama, prima come trastullo di stoffa, poi grandi al vero. Divenuta donna e sposa, vuole un elefante sul scrio. Lo compra e insieme ad un domatore autentico lo tiene nella sua villa in Brianza, finché il pachiderma, credo con sorpresa di tutti i lettori, le ammazza il marito. Nella vita di Anna gli elefanti sono un simbolo e un ammonimento. Eroina mancata, muore; e anche qui per un caso, sotto un 'automobile, attraversando la stra• da. Scioglimento simbolico d'un dramma di cui non si comprendono i termini. Moretti ricorre ai simboli che sempre restano esterni allo svolgimento del racconto. A. BENEDETTI Il 111•0N."i1110. Il Il lii (*_1°0 ti i OMNIBUS Il •" t• i 1° tÌ i Il I li 11 " Il ; " ,.
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