(CONTilUJAZ. DAL NUMERO PRECEDENTE) 'INTER~11NA81LE sfilata degli appartamenti di palazzo Rospiglio,~i,troppo sontuo!>i, troppo dorati, troppo carichi di tappezzerie, aiutava la ~tudiata imponenza della Principessa. Tuttavia, graziosa e gaia, essa sapeva dirigrrc con maestria il suo mondo, e amabilmente accoglieva nel suo palazzo quel gruppo scelto di signore, che <l'Annunzio chiamò le « dame d'oro>. Anche !lua sorella, la principc!><-,a di Fiano, volle darsi delle arie. t:na sera es~ s'impuntò nel negare a certi ambasciatori il posto che a loro ..penava alla tavola reale. Ci fu un ~olo privilegiato, l'ambasciatore di Germania. Era il decano del Corpo Diplomatico, sta bene; ma questo non ba,tò a placare l'ambasciatrice di Francia. La marchesa di Noailles, sdegnata che in sua presenza si fo~- se così presto dimenticata la guerra del '70, se ne andò dalla sala, as,.ieme con Lady Paget, amba~iatrice d'Inghilterra. Del resto, la presenza dei Sovrani alle feste nelle case private non durò a lungo. Favoriti~mi, rifiuti, precedenze, riseh.iavano di mettere, in quel pollaio di qualità, un disordine appunto da pollaio. La "Contessa fatale" 1 principi Doria Pamphili ricevevano di rado, ma sempre in maniera brillante. li principe Giannetto e o;uofratello, il principe Alfonso, serbavano la SC· <lucente gravità, la garbata magnificenza dei signori della Roma papale della Rinascenza. Alti, elC'ganti, aitanti, stavano diritti come le belle colonne che, nel loro palazzo del Corso, reggono 1ue1 portale che il principe Alfonso aceva lmtrare ogni mattina come uno smalto prezioso. Le cene erano servite nelle quattro lunghe gallerie che inquadrano il cortile d'onore, in una fanta-.ma~oria di servizi cesellati di smalto e d argento, di doppieri, di pitture e di dame splendidamente parate. In un angolo, il ritratto di Innocenzo X, dipinto da V'clasquez, splendeva col lampo dello sguardo nero e del vestimento di porpora, Fu dopo un ricevimento in casa Doria, che l'imperatore Guglielmo II, durante una sua vio;itaa Roma, rivolgendosi alla dolce principessa Emily, figlia del Duca di Newcastle, la ringraziò della sua regale accoglienza, scusandosi di non poterla ricambiare altrettanto sontuosamente nel suo palazzo dì Potsdam. Sempre più brillanti, serate, feste, balli riempivano le notti romane col cigolio delle carrozze sul selciato, coi canti e le musiche che spandevano le finestre \oc.chiuse. I pesanti cortinaggi, le mensole scolpite, gli specchi fioriti di ghirlande e d'amorini, tra i paraventi e i mobili giapponesi, guardavano scintill .re nella luce sommessa delle numero'ie candele le spighe dei gioielli e i pennacchi di piume. Passando come dee o come imperatrici, le beltà di m<r da confondevano i loro profumi di Cipro, d'eliotropio o di violetta. La contc~sa di Santa Fiora portava con pallore doloroso il misterioso fa,;cino di quel soprannome di e Contessa fatale>, che illustri e tumultuo,;,e avventure le avevano meritato. La principes ..a di Vcno ..a, in un riflesso iridescente, simile a quello delle sue perle, metteva in mostra le sue belle spalle, e la principes- ~J. Ode,;calchi Rucellai sfoggiava la sua bionda dolcezza fiorentina. La duchessa Sforza Cesarini, nata Vittoria Colonna, traeva dalla sua origine spagnol.1. l'ombra dorata della sua pelle e la tenebrosa profondità del suo sguardo. Entrambe passavano lente da un salotto all'altro, sorridevano a tutti e spargevano agli adoratori la grazia del loro sguardo o un poco della loro compagnia. Il principe Maffeo Sciarra Colonna, versati\Simo nei piaceri di Roma e di Parigi. dongiovanni impenitente, aveva voluto arricchire la propria vita con numerose emozioni. Dietro il suo palazzo del Corso, aveva fatto co~truire da una parte il teatro Quirino e dall'altra gli uffici del suo giornale La Tribuna, che gli era costato più di 200.000 lire d'al. lora. Era deputato e possedeva una delle più belle collezioni del mondo, che vendette a pezzo a pezzo ali' t.>· stero, nascondendo le tel~ arrotolate jn fondo al baule a ogm suo viaggio a Parigi Quei capolavori andarono ad arricchire altre collezioni e servirono a pagare le perle meraviglio~~ di cui onorava il collo delle sue p1u belle conquiste. li principe Ladislao Odescalchi, principe a Roma e magnate in Ungheria, era un vecchio scapolo che traeva dal suo albero genealogico una barba rossa da Carlomagno, arruffata e lunga. oltre la giacca, e il cui di• sordine ve.stimcntario era compensato dalla ~ener0<;ità inverosimile con la quale copriva di gioielli le elette del suo cuore. Il conte Giovanni Savorgnan di Brauà spendeva altrettanto entusiasmo nel dirigere i cotillons quanto suo frate Ilo Pieu-o a conquistare alla Francia il Congo. L'infiltrazione americana nel mondo romano cominciò col matrimonio del principe di Vicovaro Cenci-Bolognetti e di Miss Spcnccr, e del principe Brancaccio e di Miss Field. Queste signore portavano bellezza, eleganza e una dote considerevole, il che le collocò immediatamente nella società e nella Corte della Regina. Le antiche principesse romane fremettero, e ritardarono apposta la loro presentazione a Corte, per non passare dopo le nuo~ ve venute, le quali, per di più, si fregiavano d1 titoli principe.l'lchi troppo recenti. La grande infedeltà La grande infedeltà al Santo Padre venne dai Colonna. Fu il secondo «:hiaffo che il Papato ricevette dalle loro mani. In passato, Bonifacio VIH, nel suo pala1.zo d' Anagni, aveva subito la crudele offesa sulla sua guancia, per mano di Nogaret e di .Sciar~ Colonna. Oggi, benché il maggiore dei Colonna avesse serbato la sua carica di Principe Assistente al Soglio, i fratelli si C'rano messi al sezvi.zio del Re. Uno era entrato nel Consiglio Munkipale e più tardi diventò sindaco di Roma, l'altro entrò nell'e~rrcito, salì di grado, fu eletto senatore e diresse i] Circolo della Caccia, che, sotto la presidenza del Sovrano, diventò il circolo esclusivamente riservato alla 50eietà cBianca>, mentre quello drgli Scacchi era il cir• colo della ~odetà e Nera ». Questi due circoli, collocati sul Corso uno ~i fronte all'altro, non avevano legami tra loro, e se i loro membri scambiavano tal- ' O ■ NIBUS fAGJNA ~ volta per i.strada qualche amichevole frase, e~si non varcavano mai la soglia vietata. Solo nell'ultima ~tt.im;i. na di Carnevale si mettevano in co-- munc pazzia e allegria. Dai balconi si tiravano allegramente stelle filanti SO• pra i carri variopinti e infiorati, rni quali troneggiava un Bacco panciuto o una Flora incoronata, o combattevano ~uerrieri antichi e tribl1 di negri. E quei a~f,~~ia le&~~=:annao ~~e u~f ~>:src~i Ballo mascherato multicolori, che per pochi giorni almeno teneva prigionieri nelle sue maglie ostilità e rancori. Ma con la fiaccolata del giovedl grasso, quelle liane di carta bruciavano tutte assieme in una grande fiammata, e riaccendevano così il fuoco per un 'attimo sopito. In prossimità del Tevere, nelle vecchie strade papali, i palazzi romani sonnecchiavano. Tuttavia, di tanto in tan. to, le grandi dame dell'antico regime rialzavano orgogliosamene la testa e largivano agli intimi e ai fedeli il privilegio di serate di grande eleganza e d'impeccabile distinzione. L'elenco degli invitati era esaminato col massimo rigore, e i nomi di coloro, soprattutto fra i $"iovan.i,che troppo spesso si erano fuorviati nelle file della società rivale, erano inesorabilmente cancellati. "Monte Ararat" La principessa Altieri, moglie del comandante le Guardie Nobili, teneva molto alla sua parte di e capo• della società e Nrra :t. Trattava con disprezzo coloro che non erano abbastanza ossequiosi. Non concedeva la punta delle dita se non con pruden1.a estrema, qua,;i tcmesç_edi contaminarsi. Molto autoritaria, costringeva i suoi invitati a non conver,;are se non con le perc;one che es~'\ ste.'sc;a~scgnava a ognuno. Si arrogava il diritto di criticare uomini e co'-e. lina delle Guardie Nobili di Su2. Santità, brlJi...simo gio\•anr, elegante e as,;ai sprc~iudicato, a\'C\'a la facoltà <li di!ipiacfrlc. Epperò cs<ialo tratta\'a - confe.,._ava lui st<.•<150 comt' un dome- !ltico che ave-.-...emandato in frantumi il pilt bel scrvi1io di ca~a. Questo giovane, e le a1tre Guardie nobili della sun str<i~a età, avf'vano ddotto dunque allo Mrctto dote-re le vi1;itc in ca,;a della « comandante», ove per di più il rinfrc~co era magro, le bevande sciapc, le ragaz-.tt ~hadigliavano negli angoli r ci -.i annoiava a mortr. La duchc,..,a Salviati, nata Arabella Fit1,-.Jamt',;, benché di corporatura imponente e !>Oprannominata perciò dalla famiglia e monte Ararat •, era mqho affabile e ~tto i suoi capelli intrecciati di violette brillava uno ,guardo intelligentt' e dolce. Romana per 1I nome chr porta,·a con molto rio;petto, c~,;a serbò ..empre un cuore di france~e, e tra<.mi-..epienamente ai propri figli l'amo1e per la sua patria. Suo marito era l'anima della rcaz.ion" alle idee nuove e lo ,;pirito più clt::ricale di casa Borghc.;c, di cui era il secondogenito. La duchrs,;;a Salviati, del pari che la prin~ cipc,53. Altieri, non approvava la frf.>- quentazione della wcietà e Bianca •, e quando e<;.!.arice,·eva, se la data coincideva con altro rice, imento, era pressoché impo!l\ibile ,;:\·ignar,.,ela. Alla marche~a Lavaggi, che aveva uno dei salotti più grigi e una figlia bionda e ricercatit;._o;ima,-enne idea di ricevere un lunedì, che era stato scelto anche dalla dudteso;a Salviati. Tutta la gioventù dorata e :'\era • era invitata, ma d'altra parte non ~i voleva offendere la duchessa. Ci si accordò di pa~~are un momento da lei, poi alle undici andare al ballo Lavasgi, Ma Donna Arabella aveva mangiato la foglia. Un quarto d'ora prima dclla fuga concertata, essa si piantò davanti alla porta di casa, con I evidente intenzione di non spostarsi. Il tempo passava; l'angoscia torturava i presenti. 11 cotillon stava per cominciare, i ballerini aspettavano. Gli invitati s'impazientivano, furono escogitati degli strattagemmi. Nulla. La duchessa restò ferma al suo posto. Non fu se non molto più tardi, che una gio• vine signora, graziosi~~ima in quel tempo, la marchesa Theodoli, si sacrificò. Si avvicinò alla padrona di casa, addo!I• sata alla portiera di ,·elluto r~~o che nascondeva la porta d'uscita, e intrattenendola in una conver~azione animatissima e divertente, riuscì a dic;trarla e ad allontanarla dal suo posto di guardia. A una a una, caute come sorci, le vittime se la dettero a gambe. Sola, la mar<hesa Thcodoli restò finché la duchessa, vinta dalla stanchezza, consentì a ritirarsi; e quando a notte alta la marchesa arrivò al ballo, il cotillori fu interrotto e la marche~a portata in trionfo. I Borghese, che prima del 187 1 ricevfvano con grandissimo lm,;o negli splendidi salotti del loro palazzo a Roma, nel quale erano pa,;sati sovrani, principi del sangue, cardinali, prelati e grandi della terra, s'erano ritirati nella loro villa sulle alture di Frascati. e non tomavano nrlla capitale se non di rado. La famiglia Borghe~ c-ra CO!iÌ numrroii.ad.Lbac;tare a se o;tC-s'-aD. 'altra partC', quelle ricchrra.- che in altri tempi le con~entivano palazzi, ville, parchi, oJX'fC d'arte, equipaggi, alleanz<', amanti, o;crvidoramc e gloria, comirn-i.wa110 a conc;umarc.i rapidamcntf. l proce-.,i si a(;"giw1gc"ano ai proc<-,~i.Mrglio nascondete agli altri e a se ~teso;iun decadimt::nto indrgno d'un principt:• Bor1?!1<:- se. Perché un principC" di qut~to nome si con,;iderava allora a Roma di una razza e d'una e~scnza rarc1 che nulla avevano in eomunc col re!ltOdell'umanità. Ce ne fu uno anzi che cercò di dlventare immortale. Mio padrt' rar• contava c:hc il principe :Marcantonio Borghr~e co;sendo)i gravemente amma- !J.to, egli pac;.sava tutti i giorni dalla portineria del palav.o a prendere no• tiz'.e. Una mattina, come al solito) era andato e avl'va avuto dal porticn· la ri,po..,ta che Sua Eccellenza stava me-- glio. Poco più in là s'imbatté in un intimo della fami~lia, il quale, le mani 'iCO!!Seda un tremito 01,;perato, af• frettava il pa..,so verso Ca~a Borghc,;e. Afferrò ncrvo~arnente mio padre per il braccio .e: « Camillo. Camillo •, gli su~urrò, « che orribile disgra1ia ! Quel J)O\'ero :Marcantonfo ! • e Ma comr? > rispose mio padre, cercando di calmar• lo, e esco or ora dal palazzo e il malato !lta molto meglio!. .. » « Come, molto meglio! Sono stato avvertito in quC'Sto momento che Marc ..ntonio è morto stamattina. Povero amico mio, caro amico mio, morto o;em.a -che io abbia potuto rivederlo! >. E s'allontanò in fretta. Mio padre reo;to cli (aw>. Tornò indietro, irruppe nella portineria, inve!itÌ il portiere: « Imomma, amico mio, mi pigliate in giro! Mi avete detto che il principe ~ta meglio, e il Conte di Ciciliano mi annuncia che è morto questa mattina ... • < Eh! che vuole l'&:cellenza Vostra da mc? Sono gli ordini che ho ricevuto ... Sta meglio, sta meglio». E alzando le braccia e gli occhi al cielo, quel bravo servitore aggiunse: e Poiché è andato in Parad1• w, è certo che sta meglio! :t. L'abbraccio d1 Re Umberto Quf'sto ste'-SOprincipe Borghese, durante una serata data da sua moglie, raccontava a pochi intimi il grave pericolo che aveva messo la sua vita a repentaglio. Mentre s'inaugurava la nuova ferrovia di Frascati, la curiosità di vedere da vicino una locomotiva lo aveva ,;pinto in mezzo alle rotaie, nel momento ste,;so in cui il convoglio <stava per sopraggiungere. 11 capostazione, disperato, supplicava il principe di farsi indietro. e Ma io non mi movevo >, diceva Borghese, e perché volevo vedere. Era pure il mio diritto, non è vero? Il treno si avvicinava rapidamente e il capostazione, vedendomi perduto, mi si precipitò addosso, mi affe,rò per il gomito e mi spinse sul marciapiedi. figurate, i lo smarrimento del poveretto che ~i profondeva in complimenti e in iscusc per avermi violentemente e co~ì poco rispettosamenl<: toccato il braccio. Pover'uomo! Sentii tanta pietà per lui, che gli posai amichevolmente una mano sulla spalla. Ebbene, ecco come ho reso felice un uomo! ... ». ] figli del principe Marcantonio furono tra quelli che si conciliarono ben presto col Quirinale. Avevano occlii chiari e belli, erano dignitosi ma sprovvisti di boria, trattavano con molta cordialità il cerchio ristretto e sceltissimo dei loro amici. Con movimento lento ma continuo, le opposte rive si andavano avvicinan• do. Dall'inizio della pe~ante carica af• fidata alla gagliardia del suo cuore, Leone XIII tendeva le braccia all'Italia, sostenuto in questo dai patrioti ardenti venuti con lui da Perugia e che, come lui, avevano sognato pace e amore. Intrighi politici e intransigenti gli avevano impedito - purtroppo! - di attuare il progetto di conciliazione che egli aveva sperato e preparato. Bisognò continuare la finzione della guerra, le quef(')e, le rec1iminazioni e le proteste, $"iac1.. ...gli altri ,;tati cattolici stavano m agguato. Un Papa amico dell'Italia, molestava gl'intcres,i altrui. A passi smorzati ma fenni, in silenzio, il Papa seguiva la sua idea: concludere con la monarchia italiana un accordo degno e durevole. Opera difficile e lunga. Bi~ sognava conservare al Santo Padre l.1. sua dignità sovrana, comervargli il prestigio prc,;o;o le diplomazie straniere, mantenere la supremazia del cirro sulla classe laica; ma senza urtare inutilmcn• te il popolo italiano. Difficile esercizio d'equilibrio che o;olo la finezza di Leone XIJI poteva condurre in porto. Se da una parte il Papa aveva proibito ai cattolici di andare alle urne e mischiar- ~i nelle face<:nde del regno d'Italia, dal• l'altra aveva autorizzato l'ambasciatore di Francia presso la Santa Sede a prc<.icdere in unifo1me, e in compagnia del ~uo collega prc,;;so il Quirinale, la cerimonia ufficiale dei funerali dell'addetto mmtare francese, comandante Loui", nel 1885 : cerimonia che lo costrinse a passare tra due file di uffi. ciali in unifonne italiana e alla prc- ,;enza della Casa del Re. Se permetteva alla stampa clericale scariche di minacce, grida di « situazione intollerabile », considerava con occhio paterno e benevolente l'abbraccio di Re Umberto col Cardinale San Feli-ce al capezz.'\le dei colero!'.i cli Napoli. Manife~to negli atti, se non nelle parole, il riavvicinamento si andava attuando con cautela. Diventava perciò sempre più difficile ai Romani intransigenti moo;trar<-ipiù rigidi del loro Pontefice, e la fusione accelerava il proprio ritmo, con una certa quale reticen1.a negli amb:enti politici e religiosi, ma fuori di quC'~ti con molta mag• giore rapidità. CONTESSA PECCI-BLUNT i • (Lo fine al p,011i1110 n111P1rro) I Grandi Narratori Collezione di oolumi di circa 300 pagine ciascu110,stampati su cart<fLinissima e n·legati in morbida pelle verde. Raccoglie le opere pi,ì significative della letteratura narrativa mondiale. in tradu:ioni integrali ed accurat issirne, precedute da una introduzione che illumina l'autore, ti suo tempo, il suo stile. OGNI VOLUME L. 9 (Chiedere condizioni per evenlu•le acqui.1110a rate dell'intera collezione) t ,appena uscito il 23° volume ddla raecoha: F. DOSTOIEVSKI Un'avventura scabrosa (Versione dal russo di G. Pe,enti) Raccoglie tre racconti, il primo dei quali dà il titolo al volume, del sommo russo che come artista e come pensatore ha esercitato il più vasto influsso sulle letterature europee, e preeenta un Dostoievski pochissimo uoto, se non del tutto inedito, in italiano. Volu.mi precedentemente appar5i: l. Alfonoo Daudet: I RE IN ESILIO (Trad. di G. A,•enti) 2. A. Beonett: LO SPETTRO (Trad. di M. C11Salino) 3. Sigrid Undsct: AMORE E SANGUE (Traduzione di G. Pesenti) 4. Edoardo Peisson: LA STELLA DEI ~IARI (Tra• duzione di E. Guarino) 5. C. Lemoonier: CANZONE DI CAMPANE (Trad. di G. Lazzeri) 6. G. P. Ricbter: LA VITA DEL QUINTUS FIXLEIN (Trad. di O. Ferrari) 7. G. Moore: IL LAGO (Tra• duzione di M. Casalino) 8. G. V. Jenooen: IL GHIACCIAIO (Trad. di G. Pe,enti) 9. G. Prieto: IL SOCIO (Traduzione di E. Guarino) 10. Salvntor Gottu: LA SIGNORA DI TUTTI 11. Herbert G. Wells: I PRIMI UOMINI NELLA LUNA (Trad. di D. Cinti) 12. Ivan Sbmiliof: IL CALICE INESAURIBILE (Trad. di G. l'esenti) 13. Teodoro Storm: L'UOMO DAL CAVALLO GRIGIO (Traduzione di O. Fcrrari e A. I Treve,) 14. Kuut Hamoun: FIGLI DEI LORO TEMPI (Trnd. di G. Pe&enti) 15. G. Courteline: QUEI SIGNORI DALLE MEZZE MANICHE (Traduzione di G. Aventi) 16. J. M. Ferreiro De Castro: LA SELVA DELLE AMAZZONI (Trad. di G. De Medici e G. Beccari) 17. E. James·, GIHO Di VITE (Trad. di G. Lazzeri) 18. G. e G. Thurnud: UN REGNO DI DIO (Trad. di G. Aventi) 19. T. Fontnue:L'ADULTERA (Trad. di A. Trevc,) 20. Cnrlo Dickeno: IL VELO NERO (frad. di G. Motta) 21. Guy de Mnupnssnnt: NOVELLE COMICHE (Trad. di F. Cuzamioi Mussi) 22. Vcucesloo Fenliiudez FIOre-,: LE SETTE COLONNE (Traduz. di G. L. Gasparetti) • RIZZOLI & C. PIAZZA C. ERBA 6. MILA 'O
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