ILMERCURIO cronaUcnhaenziarie Sdoppiamento dellA Presidenza della B.R.I. I.a scissiparità non è soltanto il modo di gcncru1onc d1 organismi inferiori, Una sua notevole manifestazione si è a\'ut11 in ~no a quell'organismo prcsum1bìlmcntc superiore che è la Presid_enza della Oam::,i dei Regolamenti lntcmaz1onali. Vero è che ili affari sono m diminuzione; ma quando s.1 viola una legge biologica, se ne possono violare due. l'na volta s1 diceva che la funzione crea l'organo, ORgi pare che la mancanza d1 funzioni crei lo sdoppiamento dcp;li or~ani. La canea dt Presidente si è infatti sdoppiata in quelle di presidente del Consiglio d'Amministrazione e d1 Presidente della O.R.I. Alla nuova carica di Presidente del Consiglio è s1ato non,_inato Sir Otto Nicmeyer, J;ran baccalarc di restaurazioni mone• tarie, consigliere della Banca d'Inghilterra, membro del Comitato finanziario della Società delle Nazioni e Consigliere di altre Banche, nonché (s1gmfica11,·a coincidenza) della , V1cken Armstroni;:: • (e poi si parla di cu• mulo delle cariche). A Rir Otto t: affidata la dire1.ionc poli11ca dell'Istituto di Basilea, e si attende pertanto da lui che siano intensificati i rapporti con Ginevra, ohre che con Londra. A Presidente della Banca è stato nominato J, W. Beyen, in sostituzione dell'altro ol:m• dcse Trip, Go,·crnatore delta Danca d'Olanda. li si((. Bcyen viene a Basilea da Rotterdam. Auguriamo al sig. Beyen, cui spetterà la direzione tecnica degli affari bancari, di contmuare a dirigerli per molti anni ancora, e di tcendere pni il Reno, per bersi in patria le sue ultime tazze d, cacao olandese. La "N.D.C." Una nuova sigla t: improvvisamente apparsa in In~hiherra: N.D.C. Nel paese dove le sigle hanno sempre avuto la maggior diffusione, dove la D.O.R.A. ebbe un'esistenza quasi fisica, do,·e la radio è 8.8.C., la furovia S.R. o G.W.R., e persino gli scrittori li chiamano G.B.S. e G.K.C., non si parla che della N.D.C. I giornali ne son pieni, le lettere al T1mn la trattano con estrema confidenza, e in Borsa e in Parlamento la si diacute con la solita acredine. Non meraviglierà di sapere che più o meno tutti brontolano contro la 1'.D,C .. Quando si saprà che essa è una nuova tau.a. 11 Cancelliere dello Scacchiere, Ncvillc Chamberlain, redigendo il suo progetto di bilancio per l'anno finanziario 1937-8 (che è cominciato il 1° aprile 1937), ha dovuto constatare che né l'aumento normale e naturale del gettito delle imposte, né l'aumento dell'aliquota della tassa sul reddito, portata da 4 scellini e 9 pence a s sccllmi per sterlina, ossia dal 23,75%, al as%, sarebb<ro bastati a coprire le maggiori spese causate dal riarmo. Gli mancavano un paio d1 milioni di sterline. E, tenendo in riserva la possib1htà d1 emct:crc dei prestiti, egli si è voiuto intanto assicurare l'equilibrio del bilancio, istituendo la National Drf~nu Contrihution, il •Contributo per la difeaa nazionale~. In sostanza, questa N.D.C. è un'imposta progressiva sugli extra-profitti industriali; e mira anzitutto a limitare e in parte a confi- &carc gli extra-profitti derivanti dal riarmo. Nella sua forma tecnica essa auomiJZlia straordinariamente alla nostra imposta progres• siva sui dividendi. Come da noi, saranno esenti da imposta gli unii che non superino il 6% del capitale (capitai standard), o la media degli utili dell'ultimo triennio (profits stand1rd1). E come da noi, l'aliquota crescè:rà co .. Je successive quote di profitto realizzato: sarà del 20% per i profitti tra 116 (o tra la media del triennio) e il 10%, del 25% per quelli tra il 10 e il 15%, del 33 e 1 3°{, per quel I i superiori al I s %. Le differenze, trascurando alcuni punti minon, sono due e amh<duc significative: da noi si tassano i;i:liutili dittribuiti. non quelli ua/i;zati. Si tase.a il dii.•,'d~do, sotto qualun• que forma sia erogato: ma non l'utile prudentemente accantonato per rafforzare le riserve delle società. Si limita quindi il • potere d'acquisto• trasferito col dividendo al capitalista o risparmiatore, raggiungendo cosi un fine sociale e monetario di grande intcresst", ma non si multa la preveggenza o la buona amministràzione di un'impresa, che riesce a miRliorarc i grami risultati del triennio scorso o a far fruttare le riserve palesi cd occulte accumulate in lunghi anni di cauta gestione. Questa prima differenza essenziale fa sì che non colpiscono la nostra imposta le acerbissime criuche che son state rivolte al Cancelliere Chamberlain, da quasi ognt .settore dell'opinione pubblica, salvo che dai laburisti, sempre lieti di un'imposta, che almeno in apparenza, colpisca i redditi di •capitale•· Per la Stoclt Exchangt Gaztttt, OrJlano zelantissimo degli interessi della Borsa, la nuo,•a tassa ha e quasi tutti i difetti possibili e immaginabili• e costituisce addirittura una• macchia• nella carriera di Chamb<rlam; e l'tcoMmisra alla mod<J, J. M. Keyncs, dal canto suo, elenca quattro • ragione• voli• mconvcnicnti del nuovo balzello. La seconda importante differenza dal sistema italiano di tassazione dei sopraprofitti ~ questa: che, Còn aliquote meno severe (~ concesso un limite di esenzione dell'8 anziché del 6%), son tassati m Inghilterra. anche Rii extra-profitti d1 privati e d1 ditte, e non solo quelli delle società. È questa una consep;ucnza, o mcgho un necessario complemento della prima differenza, in quanto si mira cosi a ridurre 11 • potere d'acquisto• del singolo individuo percepicnte il reddito; e al tempo stesso, a evitare la sperequazione di una tassa che colpi~bbe un'azienda solo per la forma giuridica m cui è costituita. Ma ne nucono nuove difficoltà e nuove sperequazioni che il le~islatore italiano ha accortamt'nte cvi• lato. Da noi t: tassato chi ,-iscuote, non chi guadagna. Il reddito viene colpito quando viene immesso nella circolaz1one, quando en• tra nelle tasche del contribuente. Chambcrlam ha preferito tassarlo quando vien prodotto, quando appare come saldo attivo in calce alla parte passiva del bilancio, Non occorre sottolineare la diversa portata psicologica, e quindi anche economica, dei due s1stemì. Le critiche mossegli hanno indotto Nevillc Chamb<rlain a promettere che ne terrà conto nella redazione definitiva del progetto di legge. Evidentemente, alla ,•igilia d1 succedere a Baldwin come Pr,mitr, il Cancelliere dello Scacchiere non vuole lasciar un troppo cattivo ricordo di $é. ;\la, date le prcmeHe di cui abbiamo fatto cenno, potrà t'gli conciliare l'accettazione d, certi compromessi collo sperato e necessario gctlllo di due milioni di sterline per quest'anno e di 20 milioni di sterlme almeno (c'è chi dice samnno assai d1 più) nel 1938-39? Utilità delle colonie Giorgio Monara, nel •Giornale degli Eco• nommi •• scrive che nelle interminabili discussioni S\'Oltesi mtorno al problema CO· lon,ale, i rappresentanti dei grandi imperi ai sono sforzati di dimostrare che 11posse$$0 di colonie è un fattore di debolezza politica e militare, è un rimedio inefficace all'csuh<- ranza demografica metropolitana, è una passività, - piuttosto che un'attività, - economica per la nazione possidente. In tutte queste dimostraz1om v'è un barlume d, verità, ma ~lo un barlwne, come nella perorazione del ricco che espone al povero tutti i rischi cd i pensieri inerenti al possesso della ricchezza. Ma il povero pensa: • Vorrei ben cambiare i miei grattacapi con i tuoi•· E così i paesi privi o poveri di colonie, senza negare la sussistenza di alcuni degli nantaggi addotti, rile,ano che questi sono compensati ad usura dai molti vantaggi del possesso coloniale: vantaggi che i possidenti amano lasciare nel- ) 'ombra, quando s1 discute sull'argomento. Una nuova pubblicazione della Soc1cu\ delle Nazioni, sul Comm,rào inun,a::ional~ d, alnmtJ mauri~ primt ~ durate a{,mr,itarr per pani d'origin~ ~ d1 consumo, fornisce nuovi elementi per lo studio del dibattuto problema. Per 1ren1acinque merci, che mediante opportuni raggruppamenti si possono ridurre a ventiquattro, sono ivi esposti dati sulle c1portaz1oni dai paesi produuori e sulle importazioni, divise sc<:ondo la provenienza, nei prmcipah paesi consumatori. Forse, per nessuna merce è rapprescnta~o proprio completamente il commercio internazionale, ma per tutte le merci è indicata, senza dubbio, la ... IL PICCOLO RE massima parie di esso. La Sezione economica e finanziaria della Società delle Nazioni ha cercato, nei lim11i del possibile, d1 riassumt're in cifre totali per ciascuna merce Rii scambi internazionali; non ha dissimulato, però, le lacune e i difetti di questi calcoli, che soltanto con una minutft analisi delle statisuche dc, paesi esportatorì ed importatori, e tutta_• via solo ìn parte, possono essere completati. Ora, tra ventiquattro merci considerate in questo riassunto statistico, ,e ne sono otto per le quali le colonie contribuiscono alla esportazione mondiale m proporzione superiore a 6o%, ahre otto per le quali esse vi contribuiscono in proporzione superiore a :to~'o. ed mfinc sci per le quali vi contribuiscono 1n proporzione non inferiore a 10%. Queste constatazioni di fatt(\, conclude il l\1ortara, - attinte a fonte ... non sospeua, attestano, meglio di ogni elaborata d1scus• sione d, opmioni, quanto sia fondata la tesi dell'inutilità economica delle colonie: tesi che, d'altronde, de"e far sorridere, a tu per tu con se stesso, - ogni suo avvocato che non sia un pcrfeno cretino. I I _lii UN G'IORNO Gilui il snnpliu st nr stat•a a stdrr~ mila riva di un fi11mc Giunuro died <lech, r gli d1itstro st t.•oltue trasportarli sullt s1u- spt1llt fino alla rii;a oppoJta t gli off,-,rono ,n comp,ruo 1111 d1rhem p,r dasnmo. G,uà aatn0 il cotrtratto ,. can·cato11Julle sptJlif il pruno àuo lo trnsportò, t poi tornò indlnro. Q11ind1 s1 cnricù ,J stcorido àuo ~ trasportò n,icht qurl/o; ~ cosi trasportd ,I tu::o, il quarto; ma a poco a poco SI stancat•a. Q11ondofu il turno d~ll'ultimo n'uo G111à, l!iunto proprio nd mn:.:o dtl fiunit, SI unti stand11ss1mo; t, allora, buttd giù dallt spalle ,I Circo ,. fo lasdd amrl'gart. Qua,ido gb altri àuh, comprrsrro qualt sorlt fout touata al loro com,pa~no si mùrro a gridort contro G,ud:, .Wisuabil~. cht ha, fotto, tu dtl nostro frattllo'I Prrchi lo hai lasciaro arrmwarr? •· E Gmà rispou: • fl: mutilt lltigart. Facciamo comt st no,i itJ tn:tui ,,.asportaro ,. dt,umi un dirhcm di meno•· QUANDO il mtst d1 ramadhiin fu prossimo, Gmà ,-,fletté t diut fra sé: • lo dn:o stf!uirt l'trm,pio degli 110,rumpii t voglio farr il digiuno comt loro. E per /art il conto ,sarto dt'i giorni pr,ndtrò una manmtta, la rrascondtrò "' un atlJ,!OloruondlJo di'l giardino, td ogm ginrno t:i ge11,rò dentro 11nsauo. Qutmdo Ot,,"TIÌ rnllJ:iunl() fa c,fra d1 trnrta, sarò c"to cht r/ mtst sarà 1trminaro, il ulrbrtd, la ftsta con la gmt~ dtl t•lllagg10 •. Ftrt comi' at:rr•a d~tto, ~ ogni giorno gerW un sasso 11~lla marmitta .. \1a la figba lo t'idt; l', profittando t/,.1/a ma assnr::a, gettò ntlla marmitta tm pugno d1 sassi. E' "" giorno erano msreml' p,,, ptrsont di'/ t·illaJ[gio. t sorse fra loro contestaz,ont, tosunmdo alcuni eh, fossno trasco,si rmdici giorni dtl mtst, t altri che nl' fossero trauorsi solo dire-i. lnlf'rt•tnnt, allora, G,uà t disu. • Non disputau. Aspettar~ solo un momtnro, ,. 10 tJi portMò una ,101i::1acerta•. Coru a· casa, prtte la marmitta, la t;uotà ~ contò i saul cl,,. vi rra,io d,ntro, C,111ovmt1.' Giuti rifletti ,. disse fra si: • s~ dico a qutl/a grnte cht son trauorsi c,,itot:tnti giorm dd mcst, dlra,mo eh, snno sumo. lo non autlto ni il conio dl'lla marmitta. nl Jr parolr. dello l(l'ntt. La tosa m,- glio,-t i semprt' la via d, wu::o. Dirò loro un ltr::o •· TonlQ ind1ttro t disst:, Siomo oggi al q11aranttsimo giorno dtl mnt •· 1),tti ristro t q11olcunogli rispose: li ,,,,,,. in(l'l'Onon ha cht trtnta giorni•. E Giud rispose: • Q,u-l che t'I ho tlt'ttO ~ra per l'equità e per la misura, !Ho st ml attntgo al computo ddla marnutta, il mtu ; assai _t,iù tu,wo r siamo, o,wi, al centm·~nusimo xiorno dtl mere ns~tlato •. UN GIORNO. un t.tcd,io conJadino uatJatJa nel suo rampn ima fossa f>" piar1rart1i un albero. Il tolt ~ra alto nd ci'tlo e la u"a rra dura, ~ il t:uchio sudava f>h' In fatica troppo peumtr p,r lt sue poche for~e. Passò d, /cl 1/ ,.t, t gli dust Jtup,ro: • Veuhio, Mrché fatichi cosi? SMri tu di mongiart il f,.utto di q,ull'albno? Molt, e molti anni dovranno pa1.;are prima eh~ esso d,a frutto, , la tua Vita l al tramonto•. • Oh signorr •, risf")st 1/ v,ahio. • altri piantarono e nm mangiamo; noi piantiamo, ~ altri nm11guat1no. Il rt, sorprrso dtlla ritposta, gli disst: • Braw! • e ord,n6 clu gli dtsstro mille denari. .-S,i,:nore •, d11ie alloro il t'l'cthio, • comr ha f")rtato presto frutto qrusr'albero! ~. • /Jrm-o! • disst ,/ rr ancora pi1ì sorprtJo e ordinò cht gli ti deutro alrri ,,allt drnarr. • O r~ •• dlsst a,icora il cont!ldino, • quel cht c'è di più urano 1nn0,; du qutst'albl'To abbra dato dut rauoltl m Utl anno.•. E il re, incantato da tanto spirito. 1(/i donò altri milltJ drnari, t partì. UN SIGNOI?E at•n·a un t•rt·o, cht tra l'uomo più pigro r piu sbodoto che si fosse ma, visto. Un giorno lo mondò a shrrgor~ dtft commutioni. li servo andd in giro, p,.,J,.,u tempo, ~. alla fint, tornò a casa ,, dtltt dut tommission,. una sola at·t,:a shrigata. li padront, allora, pudttre la pozi,.nza, t, dato di piglio a 11nbmtont, lo picchio d1crndo: • Quando. io r, affido una commissione fu nt d~1 far d1ir •. Poco dopo il padrone si ammalò e ordinò al svt:o d1 condurgli un m~d1co. li ttrt•o andò ~ po, 10,-nòconducendo 1111 medico con un altro uomo. Il padro,re gli ch,~st clii fosse l'altro td rgh rispo1r.: • Tu mi hai bastonato e mi hai ordinato di farr d11t commissiont"p,.,. una. E io ti ho condotto un medico, e u Dio 11guari~u è ben~. E st no,i ti guarisu quest'altro ti scatJe-rdla fossa•. UN GIORNO un 11omoprt'ltst d1tssrrt pro• /tra. Un ,:u,.,.rio,mo amico.gli disst:•Tu sci profeta? E qi,o(e è i/ ugno dtllr t11t t:irtù pr0Jrticl1t? Qual, sono i tuoi miracoli?• • Il mio miracolo, ,eco/o: tu sei dtro di un occhio, t io ti ,a«rò subito l'altro. Poi p,.tgherò lddio ptrchè ti ridia la vista, t tu tJedrai •. Rispose il g11ercio: • lo al'do un::'altro cht tu sci profeta•.
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