Omnibus - anno I - n. 4 - 24 aprile 1937

O ■ NtBUS IL SOFM DELLE musE STORI.A DI l LIBRI di Antonio BJldini non sono molti, ma nemmeno pochi. Scrittori come questo, che nelle parole e nelle virgole mostrano una misura rara, finiscono col darti l'impressione di una avarizia addirittura eioica. Poi non è cosl. Baldini libri ne ha scritti da non bastar le dita della destra e della sinistra a contadi, e si.1mo certi che ancora, quandochessia, continuerà a scriverne, senza nessuna fretta, magari senza nessun piano. Baldini scrittore misuratissimo scrive quando ne ha l'estro. Al punto che, se prende la penna, ti viene il sospetto che lo faccia mettendosi contro di sé, contro la sua pigrizia. E nemmeno questo è cutto. Baldini fa il pigro, arriva a fare il '.\-lichelaccio; ma è tutta una finzione. Forse=più che scrittore pigro è lo scrittore della pigrizia. E non di una pigrizia disprezzabile. '.\ttichel.lccio ha doppia faccia: t1 sembra un sempliciotto, lui che la sa lunga, quanto Lodovico della Tranquillità. Al termine di quel libretto che s'mmola Michelaccio•, Baldini s1 difende. La di. feia è scritta con cordiale ironia, eppure H è ironico fino ad un certo punto. Qualcosa gli preme ed insiste. L'arringa finisce così: , ... questa cosa vi raccomando di tenere presente: che se voi pnvaste della sua libertà .\1iclz,laccio, fra qualche tempo il suo posto sulla scena sarebbe rimpiazzato da Lazzaro11,. E non sarà un guadagno per nessuno L'equivoco è scan. "ato: :\lichelaccio non è Lazzarone; è di rana diversa. '.\la a Baldini non basta, e prima di licenziarsi, nell.t pagina avanti quella dell'indice, mette a modo di epigrafe: Dico intendiamoci - Fosse pure Il mio paese popolato sol di straccioni e di briganti - Italiano vorrei rimanere•. Ora occorre guardare d1 che razza sia :Vlichelaccio. '.\l1chel.1ccio man~ta e be\'e e va a spasso. Quando nacque, sua madre morì perché poppava troppo. Suo pa.drc prese una sbornia per fcstefitlitÌare la nascita e una sbornia per d1ment1care la morte; finché anch'egli ubriaco morì affogato 1n un fosso. Andato con lo zio contr.:ibbandiere, che era un \·ccchio mai tr,rnquillo, il nipote gli consiglia: Zio, non te= ne incancare •. ::\lorto lo zio, e per caso capitato in mezzo ai soldati, non si avvede della battaglia; come m mezzo ai briganti della .Montagna non si avvede di loro. È proprio stando con quei briganti alla buona che '.\1ichelaccio ebbe ad mcontrare un '.\1ichelaccio più Michelaccio di lui. Veniva d1 Garfagnana dove era Commissario del Duca. "'.\-lichelaccio d1 faccia a Lodovico Ariosto non può che crovarcisi bene. . :\ta IJ favola d1 Michelaccio ha un senso preciso. '.\tl1chelaccio non è Lazzarone. '.\lichelaccio la sa lunga, quello che vede non lo impressiona. Dove è del tutto l'idea che lo scrittore h:i dell'Italia e degli Italiani. L'Italia è terra di gente sensata, spesso addirittura sapiente; e non per un dono del cielo, piuttOSIO per lunga cspenenza. Per Baldin1, l'italiano è un popolo vecchio che sa il fatto suo. Sa l'he si vive una volta sola e che bisogna dis1mpegnars1 con onore e con allegria. Così quella d1 '.\fichelaccio è una pigrizia apparente. '.\l1chelaccio è l'Italiano quasi GUIDOGOZZANION INDIA AL FEBBRAIO alla fine d'aprile 1912, Guido Cozzano fu in India, a cercare un clima favorevole ai suoi polmoni malati; e forse anche con la speranza di raccogliere ma• terialc da ser\'irgli all'opera cui in que~l1 anni egli attendeva, e che restò incompiuta; 11 poema Le far- /ali,. Aveva promesso d'inviare corrispondenze alla Stampa • di Torino; ma non ne fece nulla. Sulla via del ritorno, ,cn\'eva alla ~ore-Ila: Jo sarò a Tonno il 6 o 7 maggio. Che cosa si fa? Andremo direttamente .id Aglié? r meglio: anch~ per sottrarsi agli amici, e a1 giornali, 111 quali avevo promesso corrisp0ndenze di tt.mi i gc. neri, e non ho mandato una sola parQla ~. A mente riposata, si mise a lavorare sulle ,ue note di via~g10; e le corrispondenze appar\'ero sulla Stampa nel 1914: l'ultima il 17 novembre. Raccolte m volume dopo la morte del Gozzano, col titolo: Verso la t:rma d,I mondo, uscirQno nella primavera del r917; ma I tempi erano poco prop1z1 a questa qualità d, pubblicaz1on1. Accuratamente rivedute, o~S,l'.1 ricompaiono, con lo stç'-SO tuolo, nel quarto tomo delle Opere di Cu1do Gozzano (Ed. Treves, :Vfllano; Lire 15). Si ta~Jiant> le pagine, si posano .1{1o1cchi qua e là; poi la lettura ci prende. Il libro è fresco, \·ivace, come se fosse ,taro ,cntto 1er1. ti Goz7ano non s'era messo in v1aJ,Cgio. provvedendosi d'un faticoso bagaglio d1 per caricatura: una caricatura non scher• zosa. Preso il tratto essenziale dt un personaggio, lo si carica al fine di renderlo più e\'idente. Una idea così nobile dell'Italia e degli Italiani, ha un suo corrispondente nello stile dello scrittore. Baldini sempre si giova di una prosa letteraria. La tradizione letteraria è quella che lo rende tran~ quillo. La sua letteratura del resto non sta nel riprendere e ripetere i modi tradizionali; ma piuttosto nel tro\'are nuovi modi che della tradizione hanno iJ tono. Tiene ad essere senz'altro uno dei tan• ti: un buon scrittore italiano, vissuto nella prima metà del secolo ventesimo, sebbene avente radici nel diciannovesimo. Per Baldini \•aie quello che lui dice di Malaparte. Vuol sentirsi nella storia; solo la storia di Malaparte è piena di soprassalti, quella di Baldini assicura sonni quieti. Nel secolo XX viveva a Roma uno scriw:,re romagnolo di sangue ... Ecco il suo ideale. I libri di Baldini, o risultano di articoli come quello di • Amici allo spiedo• do\'C sono ntratti di scrmori e di artisti, da Papmi a Spadini, o di brevi racconti, o di racconti e articoli insieme. l,;no dei libri più belli, Nostro Purgatorio•, è di pezzi mandati dal fronte a giornali e riviste. Michelaccio va alla guerra. 11 22 maggio del '15, mentre se ne va a spasso con una cara persona, intravede sul gior• nate d'un passante che la su.1 dasse deve partire.• li primo pensiero fu: Cl'I· &\'rei consolato questa Elvira; 11 secondo fu: la guerra sarà lunga. Allora mi strinsi di più sotto il braccio la cara anima spaurita e la portai per vie più tranquille ... Quando arrivammo a casa nostra cominciammo a piangere in piedi uno sulla spalla del• l'altro. Siccome ci volevamo un gran bene posso sostenere che la cosa non m1 fa vergogna. Ero s0ldato di fanteria e in seguito ho veduto la morte da \ icino più d'una volta•. '.\1ichclaccio fa il suo dovere e insieme resta un uomo. :\'ostro Purgatorio"· fatto di articoli, è un libro unitario dalla prima all'ultima pagina. Michelaccio per partire si alza presto. Addio mia cara cuccia•· Ecco una esclamazione ed un rimpianto che non potevano mancare. Tacere \·oleva dire non solo non essere sinceri, ma anche diminuire sé stessi. • :,.;ostro Purgatorio• sono scritti nati a poco alla \'Olta; e così La vecchia del Bai Bullier •, quasi UTl' servizio giornalistico. Come servizio nacque, e un pochino resta. Quel tanto di mestiere accresce il prezzo del hbro. Poi sempre di articoli apparsi su quotidiani è un libretto in onore di quel '.\lichelaccio letterato che fu Lodovico della Tran• quillit~ •. Balriim vuol bene a Lodovico Ariosto: ci trova un giusto alibi. Baldini è alla fine uno scrittore di elogi. Con Michelaccio• elogia il buon senso degli Italiani, con e Nostro Purgatorio•, i soldati; e con • La dolce calamita• la bellezza delle donne. Antonio Baldini forse ha scritto più di quanto sembri. Fa di tutto per essere creduto un restio alla penna, e alla penna torna quando più non ci speri. Si mette a scrivere, non sai se per scherzo o sul scrio; 11 Era una bella giornata di apnle ... ~ e facendo il verso ai ragazzi di scuola continua con serietà. Oppure c'è la miniera dei romanzi di appendice. Uno dei suoi scritti principia: ,, Correva l'anno millenovecentoventitrè. In una notte tempestosa tre uomini andavano di corsa per una strada della vecchia Napoli fra lampi, tuoni e saette ... ~. Egli è di quelli scrittori che hanno un loro personaggio ìntomo a cui fanno girare tante cose di questo mon• do. Michelaccio e Lodo\·ico: quello igno• rante e quello istruito, che soro della medesima nazione. ARRIGO 8EN€DETTI erudizioni. Se n'andò 1n India, con l'an1• ma e 11 corpo consunti; perfettamente convinto della futilità drt tentativo d'uscire dall'ingranaggio della sua vita consueta, con le sue stanche curiosità cd impossibilità. E non si sforza d1 dissimulare le sue ignoranze, di sottolineare le sue simpatie. Le cose che \'ede sono spesso buffe ed assurde •. • 8uffa cd assurda questa torre, CIJ'condata d'alt1 palmizi.. Buffi ed assurdi, questo automobile e 001 che sostiamo su questo pendio•· Xon ha nessuna falsa \'ergogna a palesare, davanti ai maggiori monumenti della civiltà indiana, che in gran parte quel passato gli è impenetrabile, oscuro, addirittura ostile. Rimane, insomma, il solito Cozzano, attento, scrupoloso, che sdipana con un sorriso ironico la sua modesta filo• sofia; e dalla terra del colossale, del mo• struoso e del sublime a getto contmuo, c1 manda il suo ultimo avvcrt1mçnto, il suo sospetto, fine e gcnttle, delle frasi grosse e delle adesioni confusionarie ed ammanierate. Sull'arrivo a Coa, si mette alla ricerca d'un missionario, fratello d'un suo amico d'infanzia. Goa la douradn; cento volte \·isitata con la marna, durante le inter• mmab1h leziom di matematica, con l'atlante aperto tra il banco e le ginocchia: ora passando attravel"So l'istmo di Suez • e l'oceano Indiano; ora circumnavigando J'Affrica su un veliero che toccava 1I capo d1 Buona Speranza, ;\,Jadagascar .. : •. \la che cosa trova, al posto dell'antica regina dell'Oriente? Strade interminabili, alternate d1 palriz1.i e li) SAPR.:\ mai percht Corrado Go• von1 ha escluso dalla sua Antologia, am:i Splmdore dtlla /)Oma 1tal,ana (Hoeph, Milano, 1937, L. 20), Cmo da Pnno1a, e Pandolfo Collenucc,o, e Giovanni Della Casa e Michelangelo, e Tommaso Campanella, Gabriello Chiabrera. Francesco Redi, Pietro :\terastasio, Paolo Rolli, Vmorio Alfieri, Vinccn:t0 Monti; mentre vi figurano Cino Rmuccmi, il Rucellai, il ).Jcnz1ni, il Filicaia, il Testi, il Crudeli, l'Alurdi, il Mercantini. E chi saprà mai percht, avendo tolto cosi riccamente dal- ! 'Orlando furioso, nulla egli ha creduto di togliere dall'Orlando inttamorato; e perch~ nulla dai cori dell'Aminto e dalla grande li• rica del Tasso; e percht Onofri vi ha più parte qu11i di D'Annunzio, Capasso più di )..lontale, Angiolo Silvio Novaro più di Saba, Ettore Romagnoli quanto Niccolò Tomma• seo, lui, Go,·oni, più di Ungareui e di C.:am. pana messi insieme; e di Palaneschi appena il rumore, con la Fontana molata. Oh pur si \'Orrebbe credere al gusto di Govoni, e passargli tutte queste distrazioni e spropor• zioni; e d'avere accolto un Paolo Nobile e d1saggradito Enrico Pea. e ~tassimo Bontcmpdli, $barbaro, Rcbora, Vigolo. Si \·orrehbe credere. Ma di Franco Sacchetti come ha potuto dimenticare la Cauia, madre della metrica nuova, e quei leggiadriss1m1 madri• gali; di Parini il Mmaggio, di Leopardi .4 S,l,:ia, di Foscolo il Vrlo d,ll, Gro:::ie, di D'Annunzio quasi tutto il meglio? Kulla valgono, lo so, quesu nostri interrogativi e queste dub1ta21oni. GO\'Oni, beato lui, è tanto sicuro di st. Egli può poter dire di avere , una stima veramente diabolica• del suo gusto• e della sua • valutnione ; e che ha di proposito \'Oluto • scartare inesorabilmente• • tuno quello che puzzava d1 abborrna lcttera1ura •. Quante erre per sigm• ficarc il suo spregio per A Sifoia, per il Velo dellr Gro~i,, per !'A.mima, per tul!O il 0UO\'O che gli~ sfuggito del Petrarca e di quasi tutti, senza dire di quella douina di poeti rifiutati! Da che viene a Govoni un1a certezza? Dal semplice gusto? Oh no! 011 un concetto suo, proprio suo, della poesia; un chiaro conceito: contrapposto a queJli, • complicati e \·aghi e del Gentile e del Bertoni {ha paura di nominar Croce}. Sentite dunque che franco parlare: La poesia ~ un sentimento lirico (ci~ eccitato ed esaltato: ecco qui la netta differenza tra la poesia, nella sua ecr.itn1one, concitazione, esaltazione, e la prosa, posata, distesa e ragionevole!) di amore, dolore. c:1oia,disperA7ÌOl'I"'f,ede, Me~,·!g!i:J, eccetera, espresso efficacemente con parole calde fantas1iche colorate e musicali•· Sarà forse in quell'• t'ccctera • da cercar la ragione per cui Volle un giorno il Leone - tuua quanta conoscer quella gente - di cui il ciel l'a\·ca fatto padrone• ~ un principio poetico che ,·aie più di • Silvia, rimembri ancora•· Sarà. t certo intanto che Go,•oni. quelle parole calde fantut1che colorate e musi• cali•. eccitate concitale esaltate, ha creduto di trovarle in gran copia sopra tuuo nei poeti contemporanei, nei suoi confratelli; a giudicare dal larghi1Simo posto che ha dato loro (150 e più pagine, contro 350 di quasi sci ,ecoli, e secoli mic11male). E nonostante, ha il sospeuo di non aver fatto abbastanza. Sell'uhime righe della Prefazione, questo si legge: • Se ho un rimorso è di non averne accolti [dei giovani e giovanissimi, la • nos1ra meraviglio,a prìmavera •] un nJJmero anche maggiore . E li accolga. in una seconda edizione, che c1 auguriamo prossimissima. A patto, però, che certi poeti, quelli sopra tutto a lui più \ icini, non li smorzi troppo, non li presenti in figura si trir.mente dim(':ssa. Dino Campana, ora, con la sola Prttu pro• 1111nad~ du poiu, 1u1to è, tranne Campana. t:, perfino, Pietro Paolo Parzanese. O Go• \'Oni ,·ole,a proprio questo? GIUSEPPE DE ROBERTIS cadenti, vuoti come teschì, e di verzura seh•aggia che tr~bocca da muraglioni di• rupati. Abbazie, cappelle:, rume religiose, più tristi delle ruine profane. Sotto una voha a sesto acuto, rimasta 1n piedi come per miracolo, s'illude un attimo d'essere m una chiesa diroccata d'Abruzzo o d1 Romagna. .\Ja tre scimmie oscene occupano il \'ano dell'abside, una frotta di minuscoli pappagalli corre sulle og1\'e; non l'edera, non la lucertola amica animano la pietra morta, ma uno strano rampicante, e i camaleonti diabolici, dagli occhi str.ibici ... Dall'alto un cocco ha mtrodotto nella chiesa una foglia immensa, e l'agita lento, proiettando in terra l'ombra di una mano che bene• dice•· Nella decrepita biblioteca del con\'ento d1 Goa, s1 reca a domandare dell'amico missionario. Morto, gli rispondono. Dietro le spalle del padre, dietro l'alta sedia a brdcciuoli s'apre la vetrata; cd appare un cortile alberato, dove una schiera di monelli indigeni, dai volti più. foschi nel camice bianco, fanno esercizi ginnastici, accompa~nati da una specie di canto li. turg1co. Odore d'incenso putrido, di tabacco, di tempo e d1 santità; odore di fion sconosciut; e di miasmi tropi- " cali .... A volte, rielaborando i ,uoi '":lppunt1, il Gozzano s1 permette qualche mnoccnte in\·en,;ione. Così immagina d'aver passato a Ceylon il '-;atale del 1912; mentre sappiamo chç s'imbarcò per l'lndrn, da Genova, sul Rubattmo , nel febbraio, cd ai primi del mai;:-,:l:i01912 era già torAntonio BaldlnJ (dlse2no di Maccari) LIBRI TEDESCHI CAROSSA t l,;LTl:\10 libro di Hans Carossa ha avuto un successo mspera10 di \'CO• ~;~~~ n:~:~1;it•~=I ~:~~~n~:sàtn:"~;~ rat{g1unto le quarantottomila copie. l..n autore fine, pensoso, tuno dedito a esplorazioni delicate e profonde di anime, affidate a una maestria impeccabile di stile, può dunqJJe interessare JJn cosi ,·Hto cerchio di lenori? Indichiamo il caso a chi fa ricerche e statistiche sulla crisi del libro. Questo volume di Carossa ~ assai caralte• !'1snco nella produzione dello scrittore ba• \'lrese. Egli ha avuto l'accortena di non far neppure comparire la parola • romanzo•= si ~ accontentato di mettere nel titolo: Se• grtti d,i/o t:ita matuYa (G,/i,imniue dts rft. fn, Lebms, lnsd-\'erlag) con chiAra inten• zione autobiografica, e, sotto, quasi un pretesto lievissimo, forse dc1tato dal pudore, ha aggiunto:• Dagli appunti di Angermann •. :--;aturalmente questo Angermann non esi• ste: è Carossa stesso. Eppure nessuno dei libri d1 Hans Carossa, i quali tutti hanno frequenti e felici c;,unti narrativi, neppure il • romanzo• Ar:1 Gion, possiede un cosi chiaro e ricco urna romanzesco, come questi Segreti•. Tutto il libro consiste nel • giuoco difficile•, che tre donne intessono intorno a un uomo maturo d'anni e d'esperienze. Un uomo di stJJdi, fine, che ebbe già un'attività pubblica e ora vi\·e in pensione, nella sJJa campagna. Le tre donne sono: Cordula, la moglie, malata e un po' nervosa; Barbara, una giovane vicina, che è tutta •presente•, cioè vive tutta ncll';lttimo che passa, ma non per st, egoistica111t·nte,sibbene con una sua strana conceziom- altruistica e vibrante di umanità; infine !°amica di Barbara, la mi• steriosa Sibilla. Il giuoco delle ire donne mira, in ultima analisi, all'esclusione reciproca; quello delruomo all'armonia. Ma è armonia non sentimentale e neppure estenato a casa. '.\Ila a Ceylon, e sul Picco d',\damo, egli fu; e precisamente in un piccolo bungalow dove già dimorò il Kronprinz, quando era a Ceylon per la caccia all'elefante. Curioso scenario, misto di semplicità e di comodità europea; e abbellito da ur, giardinetto, dove il guardiano coltiva con grande amore alcuni grami gerani d'Europa, tutti storditi dalla fierezza del clima e umiliati dalla flora circostante. In questo eremo, la mattina del supposto Natale, giunge il suono della campana delle \11iss1oni. Qui fa un po' capolino il Gozzano cinematografico. Per la prima volta, da. che son lontano dalla patria, • sento in cuore una trafittura leggera, appena percettibile, ma insistente e importuna come il primo rodìo del dente cariato: è la nostalgia ... •. Lo distrae subito la sua curiosità di descrittore di cose morte (Ciarpam, così raYo alla mia ,\1'11sa), nella scoperta d'una quan~ tità d'oggetti trapassati, sulle mensole e ai muri del b,mgalotv: una pendola Rol>ert, suppellettili dell'Impero, incisioni di Amsterdam del diciassettesimo secolo: roba del tempo della dominazione olandese, quando I mercanti giungevano all'isola favolosa, dopo un anno d'avventore su malfidi velieri, intorno all'Affrica e net man dell'India. Per feste$!;giarc l'ospite, sulla tavola pseudo-natalizia, è stato deposto un fascio d'orch1dee. Da un orefice si d1reb• bero ideate le orchidee che ho dinanzi: petali di lacca policroma, pol"Verizzata di mica, gole fantastiche di drathi nipponici; petali gibbut1, cornuti, panciuu, nell'interno iridescenti come le tinte in• tra\'iste nei tornei aperti delle bestie ma• celiate; il fascio dà l'incubo della peste e del malefizio; e nell'afa pomeridiana emana un fetore msostenibilc. Faccio allontanare 11 mazzo ... ; quanto \'olen• tieri lo cambierei con un ramo natalizio d'agrifoglio spmo!.O a bacche rosse, o tica. E armonia m senso superiore: • dt-m6• mca •, nel significato d1 Goethe-. Quanto m questo g1uoco difficile, nonostante la sua al• tezza spirituale, , 1 possa e"~re rimasto di conceuuale e, in certo senso, d1arido e quanto invece c'~ di ,•ivo, di sug:gestivo, di sottil. meme 1rascinante, dovrebbe mettere in luce un vero esame critico. Qui ci contentiamo di dare qualche accenno più o meno malizioso, percM il lettore sia invoi;i:liatoa leggere, 1n• tuendo fin d'ora di quale natura sia la su~u,:e• stione d1 Caroasa. Qualche ,•antaggio •, dice Angcrmann, , mi pare che ce l'abbiamo an• che noi anziani: le donne si confidano con noi con più abbandono e •1r-ccntà che con 1 loro giovani compagni di vna. Oggi nel pomeriggio è venuta la signorina Barbara ... •. E ancont, alla fine del libro, Angcrm,inn• Carossa. contemplando le tre donne, osserva: :,.;c,suna delle tre~ divent:1.tain quest'estate più povera spiritualmente: ognuna ha appro• fondito la sua umanità ... •· :\la chi voglia toccare fin dalle pnme pagine il fondo del libro e insieme sentire l'unità spiruualc che lega non solo tutte le parti di queuo \'Olume, ma quest'uhimo di Carossa a uno de' suoi pr ·,i, in cui parlava di •Un'infanzia• (la s, ·' legga queste parole: • Diventiamo ma• tun e mcominci1mo ad appassire, ma la morte non c'~ ancora e qualche cosa, di là da ogni esperienza, può accadei e: un crescere più aho, una vita più pura può incominciare. Si, una situazione drll'an1ma sembra possi• bile - io sono ben lontano dal conoscerla, ne ho solo un accenno - una situazione del1 'anima, simile a quei rari momenti di sera quando una siella fiammcizgia ad Oriente e il sole non è ancora del tu110 caduto. Nella prima infanida qualche cosa di simile avve• niva: allora era il mondo esterno decisamente di\·iso dall'int,mo di noi e la stella dell'eternità indugiava ancora un po' a brillare, mentre già uliva il primo mattino della nostra vita terrena •. Questo non è romanzo e nep• pure autobiografia: è la poesia di Carossa. B. TECCHI con un ciuffo di vischio perlato•· Con questa bonarietà di rappresentazione, con questa facilità di ritorni sui motivi soliti della propria fantasia, il Gozzano c'introduce nella casa d'un ricco indiano a vedere certe danze religiose~ ci guida nei templi di Madura, fra gli elefanti e le \'acche sacre; e a dorso d'elefante, in compagnia di due cocotus francesi, che recano i conforti di Venere alle guarnigioni affamate, c1 fa visitare le an• tichissime città settentrionali, ai confini dell'impero del Gran )1ogol. Dopo tante visioni mam1oree, d'abbagliante candore, c1 conduce infine a una città tutta rosea: Giaipur, costruita, per capriccio d'un ma• rajah, tutta d1 pietra color rosa, a delicati fiorami bianchi. E ci dà alcune delle sue pagine più belle, su Bcnares, la città sacra del Gange, con i suoi roghi funebn e i suoi lavacri. Non c'è da meravigliarsi se un cosl appassionato animalista ha anche avuto la mano straordinariamente felice, descrivendo ,, 1 signori dell'India,;; che naturalmente non sono gli Indiani, e non sono nemmeno gli Inglesi, ma sono semplicemente. gli animali: avvoltoi, necrofori del1'1mperoj corvi ladri e spazzaturai; scim• mie, manguste, cobra ed elefanti. Il turista che sale in ascensore ad una delle linde stanzene nei grandi alberghi d1 Bombay, di Calcutta e di Rangoon, resta sbi~ott1to dinanzi agli avvisi alle pareti: Non lasciare m giro g1oiell1. Guardarsi dai corvi. Chiudere le finestre pri• ma di uscire•. Crede ad una esagerazione. Ma può facilmente disinceran,i, Incontrando un europeo, gli elefanti da lavoro si .soffermano, scendono a lato della strada, lasciano libero il passo, e protendono la probo'lcide m atto di pre• ghiera. E se ricevono una moneuna, sostano alla prima baracca di fruttivendolo e consegnano la moneta, per avere in cambio dall'mdù una focaccia di riso muf. fita o un ca~co di banane fradice. Come le 11■11 IN HEBDOMADE 52 pensieri sulla. storia. dell'Europa. 20. LJ,;;cendo dalle generalità, pacifi• co, nell'assetto del predominio mondiale dal '70 al '14, era soltanto un errore, pacifico, com'è della sua natura, contraria all'c~senza ..cmpre attiva della verità fu l'errore del cmiddetto materialismo storico, e dcll'idtali,;;mo filosofico scaduto a positi,·i!Jllo ,;;cientifico. Invece di qualità proprie e \·itali, di limiti ne• ce,sari, di spirito inconfondibile, pro• priamcntc di gerarchia delle varie CÌ· viltà, fu fatta una cla. . sifica, prefissata una scala pedagogica, pre!!critto un progr:i.mrna o « pro,petto >, ,;;ccondo il quale l'umanità doveva arri\'arC' a fruì• re dei comodi, degli -.trumenti e dei metodi pratici europei, rinunciando a tant'altra e ben maggior parte di sé, per pacifica e naturale evoluzione. 21. Avrebbe dovuto ba,.t:irc la pre• vi,ione economica a ~fatare l'ottimismo del periodo pacifico. Infatti non cr., vero che i popoli !>Oggetti pote~sero ar• rivare neppure ai comodi ; e in secon• do luogo il famo-.o tenor di vita, in ..:ui il pensiero a tint.a umanitaria e mate• rialistica tendeva a l'Onfondere, fal~ando l'uno, umiliando que:,ta, la civiltà; il tC'nor cli vita dC'll'europeo metropolitano si ~iovava e ~i fondava in tanta parte ~ullo <.tato di soggezione indu~ ,triale e commerciale dei popoli varia• mente soggetti, ,ulla differenza del preao a cui vcndc\'an le merci grezze e le compravnno lavorate; che non era difficile prc\'edcrc tempo nel quale la clientela si sarebbe '-"incolata dalla ~ggczionc, imparando la tecnica in• dmtrialc. inventandone di nuove al bi~ sog:no, e in,;,omma facendo da .-.é. 22. La guerra europea ha soltanto, benché immcn~amente, accelerato un procc~~o economico naturale e giusto, cioè inevitabile. Le differenze economiche, fra gli individui come fra i popoli, sono m•• cessarie. ma devono c,,cre giumficatc. 23. Per fissare una scala cla ..,.ificato• ria delle civiltà, bisognò deprimerne il concetto a quello. tutt'al pili, di cm.tu• me, confrontandole a un ente a~tratto, anzi finto e gratuito. anzi cervellotico: una umanità civile csemplata sopra un generico europeo fin di secolo. JI « ci\·ile » delle menti positivistiche, dh enne un fantasma non meno illuso• rio del « selvaggio> degli illuministi, la legge economica un'astrazione qua• le lo ,;tato di natura. 11 modello era gratuito :t0ltanto per chi lo forniva; anzi agli europei fruttava cmpicui « di• videndi ,., e agli altri costa\'a. 24. E anche umano, chi abbia fruito del benessere sullo scorcio dei comodi europei, che ~i dica: - Era un dolce vivere! Per altro tutti gli spiriti vivi e ,·igili, in tanti modi . e per tante ragioni e magari per fantasia 1 erano inquieti. E fu nobiltà dell'epoca e del suo pensiero. RICCARDO BAC:CHl,LLI scimmie che infestano certe città di provincia, e riescono ad imporre decime graVO$e agli ortolani e ai fruttaiuoli del mercato. Un capitolo: • L'olocausto di Cawnepore •, è di speciale attualità. Sulle vecchie raccolte del Timu, il Gozzano ricostruisce la storia del massacro d'inglcsi, successo la notte del 14 mafitg10 1857, un secolo dopo l'occupazione; col tradimento di Nana Sahib, che si prese per osrnggi trecento fra mogli d'ufficiali e funzionari e i loro bambini; e al sopraggiungere delle truppe del generale Ha"eloch, mandate da Calcutta contro i ribelli, ordinò la carneficina dei trecento mnocenti, La fantasia si ribella e la penna si rifiuta. Ma è necessario ricordare quel- • l'ora per comprendere la misura alla quale salì la \·endetta degli I ng!es1: gli indigeni cannoneg~iati in massa; i bramim torturati e appiccati, dopo averli costretti a mondare con la lingua l'ultima traccia di sangue dal luOfitO del massacro. La repressione giunse a tal 'legno che, in lngh1ltcrra stessa, ai Comuni, vi fu chi s'alzò gridando: Ricor- • datevi che quelli erano turchi e bramint •e che noi siamo cristiani•. Le rovine dell'edificio che fu prima un lupanare indigeno, poi un macello di donne e d1 bimbe in~lesi, sono ora coronate di fiori, e custodite come un luogo sacro. O dun Inglesi, che faceste quello ch'era vostro tnste obbligo di fare, ricordate\'i di Cawnepore. Rnntmbtr Cauntpore! E non scandalizzatevi della pa~liuzza nell'occhio del fratello. IL TARLO Abbo11arne1110 speciale a "OMNIBUS" da o~gi al 31 dicembre 19,37 L. 30

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