CA.ROLE in cucina D ()PO un giorno d; viaggio interminabile, arrivai al bivio di Santa Monica. « Per favore, la strada dell'Est? > 11 gar1.0ne ,he stava seduto fumando, con 13. schiena appoggiata al muro, non n'-posC. Alzò soltanto una gamba per ir1dicanni la direzione. Capii che la California apparteneva al Messico. Ero invitato in casa di Carole Lombard, alle ~tte, per l'inaugurazione della nuova villa. Certamente il garzone ,_j era 5baglialo. Non riuscivo ad orizzontarmi tra i tanti bungalows, quando vidi tre o quattro vecchie automobili fenTIC a u11 ingresso. Domandai a una ra~azza che passava dove f~sc fabita~ione della Lombard. « E: que- ,ta ... n1:.posela ragazza. Suonai due vol1r il clacson, ma nessuno apparve alla t><?rta:pensai ancora di aver sbagliato. Ricordavo la Carole di due anni fa ..1 ~ua casa illuminata, le automobili 111 pcnnanenza davanti al cancello. Suonai ancora. Apparve finalmente una negra con la ro~ctta bianca sui capelli. Sì, era proprio l'abitazione di Carole Lombard. Nel giardino c'erano latre ,porche di calce, una scala distesa ,ull'crba e un paio di scarpe da oper .lio. La pompa del giardino, abbanConata 'ìulla ghiaia, scolava acqua. La negra mi lasciò appena varcai l'in.~rcS'.'OI.nfilai la prima porta aperta <' ,e;irai per la casa S<'nza incontrare n('\'ìuno. Ad un tratto, mi pari·(• di udire delle ri<;a. Andai in quella dire• ;,ione; dietro una porta le ric;.ate 'U '-t.'11tivano più chiare: aprii. Era ia cucina. Due cnonni schiene mi apparveo i :,i aprirono come un 1:.ipario, e in for1do vidi Carole curva ,ulla cucina elettrica: mi ,orri--e strizzandomi l'occhio. « Adew> chi'\Sà cosa andrete a rac• contare a Nuova York ». Era una giornata buona, una giomata molto familiare. « La'ìciatemi finirr questo budino; parlate intanto con le ;,ie, Jamc) ... \'oi non conmcctc Jamcs? > f.rano due zie della \'irginia. Della famiglia di Carolt', chi,.sà pcr(.h(:, ,i C()noscono soprattutto le zìr. Le due V('('Chir ,.ig-nore mi rivols.cro un '-Orri~o del 18qo. Ero vrnuto per tra,.correre un porne: ri~!{iodi allegria e prevedevo (!'ià di doverlo pa,'3n- in cucina acc;.rnto alle \.lff(hie. Un -.it!norc anziano apparvt' dietro la fiiwç,tra e bu,.,.()ai vt'tri « Ecco un altro zio!> di"~ Carolr. OAROLE LOKBAB.D ridendo. Entrò un ometto sui cinquanta1 molto arzillo e festoso, con un abito a scacchi e un gilé bianco. « Un amico di mia nipote forse?» chiese inchinandosi verso di mc. « Conosce solo uomini, lei ! Non ha mai avuta un'amica ». e A proposito», seguitò lo zio, « sai che John adesso ha un bel garage? Un giorno o l'altro ti verrà a prendere e giura che tu lo sevuirai ». Carole Lombard si voltò verso di noi con occhi sbarrati e interrogativi. « Sì, ti verrà a prendere e tu ci andrai. Voi non la conoscete ... Non oasserà un anno che tomcrà nel Michigan>. « In villeggiatura », aggiunse Carole allegramente. « Già, in villeggiatura... Come se John non ti stesse a cuore ! > « Sai cosa hanno detto del tuo ultimo film? > intervenne una zia. « Hanno detto che sci un mucchio d'ossa». ri~n~~i 1 ~ot~s~~etto? > chiese Carole, « John l'ha detto». Carole ci spinse fuori nella stanza dalle grandi vetrate; e per qualche minuto non si 5eppe più nulla di lei. Nessuno parlò più. Le vecchie zie si misero a guardare nei ca,.setti con curiosità; lo zio cercava nella radio la lezione d'a~raria della domenica, ma invano. I ca,.'ietti erano vuoti come tutti i cassetti delle attrici ; la radio non lasciò U'icirc nc.ssun suono; fo~e era guasta da mesi. Un puzzo di bruciato entrò nella stan1a. « li budino è andato>, disse il vecchio, « lo sapevo! ... > JI cielo intanto s'era oscurato e grosse nuvole scendevano sulla pianura. « La pioggia è vicina>, fece lo zio accos.tandosi. al 1 la finestra. Di lì a poco, gro~'ìlspruzzi d acqua batterono obliqui sui vetri e Carole apparve mila porta. « Non è riu~cito, il bud.ino >, piagnucolò; « del resto si capiva ... Caterina ha voluto uscire e mi ha ]a-.ciata '-Ola con qm:1 fornello ... » Si Ja,ciò cadere su una poltrona come se recitasse una <;C<:ndai e Secolo XX >. Xe.,.,,unoebbe il corag·J?;iodi dire una parola : '-i udiva solo lo scro.-.cio della piov«ia e i clacson delle macchine. Carole era stanca; ci avrebbe cacciati. via volentieri; quella pioggia la obbligava a trattenerci. Chi'i,.à quanto ._arcbbe durato ancora quel ,.iJcnzio; ma le zie erano arrivate al piano di ~opra e q udì dapprima aprire ~li armadi, ooi un fraca,.,.o d'inferno. Ci ~uardammo stuoiti. « Lo 'iO >, cti,sc il vec:-hio; « qut>llc due, quando ,i buttano -,ui ca,.,;rttì non le ticnt> più n('s,uno ». ' :'\on pa,,ò molto che le zie appar\'cro avvoltr in grandi pcllicrc di ennc-llino e di vi-.one. Sorridevano fra timidr e vanitmc ~wan;,ando a pav~etti mÌ\urati. « Co<;a avete rotto?> chic~r Carole. « :--:irnte: t' caduto il conerchio della (·a-..,adi zinco delle pelliccerie ». Ad un tratto (C'ntimmo ra'-parc contro la porta con insi'ìtcnza, poi abbaiare. ~1 a];,,a1e, apC"rta la porta. veO ■ NIBUI OE NUOVI FILM B[HHOV[N ABEL GANCE, regista di e lin t;:rande amore di B~thovcn >, è conosciuto da coloro che - hanno buona memoria, per due film dati in Italia a distanza dianni. H primo, «]'accuse>, è del 1919: eravamo bambini quando lo vedemmo nella sala affollatissima del Corso Cinema. Una pubblicità enorme lo aveva arlnunciato. Era un film di guerra, pieno di enfasi, lunghissimo, confuso e tremendamente lacrimoso. Sono pas- ...liati qua,;i vent'anni e noi rammentiamo !.Oltanto una scena, in cui i soldati tedeschi penetravano nella stanza di una fanciulla francese. Se non sbagliamo, quella fanciulla rimaneva incinta e succedevano poi co<:eincredibili. Quando uscimmo, gli spettatori si ac;ciuga- \'3110 gli occhi gonfi di pianto. Nel 1926, al Teatro Capranica, fu proiettato l'altro film di Abel Canee: « Naooleone ». Lo schermo per l'occasione era stato triplicato, e a malapena la parete di fondo riu-.civa a contenerlo. Certe scene di accampamenti e di battaglie si dovevano vedere contemporaneamente sui tre schermi, a dare il senso di una vasta distensione. Molti profetizzarono in quel tempo grandi cambiamenti nella cinemato~rafia: invece per allora nulla mutò. Il « ~apolcone > di Canee era interpretato da un attore ossuto, dagli occhi frenetici e dai denti guasti: gli spettatori rima~cro oppres~i dalla rettorica, l'abbondanza, la smaniosa volontà di grandcZ7.a che Abel Canee impiegava. r pareri sul regista francese furono da allora in poi discordi. Chi lo ritrneva un genio addirittura, e ne ammirava lo spirito mistico, simbolista, potente. Altri, a maggior ragione, ridevano del 'ìUOfarraginoso, c;mi~urato e petulante romantici'ìmo. Si facevano i nomi di Hugo e di Zola, -.i parauonava il regista a un altro retore dello $Chermo, Fritz Lang, autore dei « Nibelunghi> e di « Metropolis ». li critico francese Charenc;o), a nuesto proposito, raccontava l'incontro dei due ree-i,ti a Parigi: « Quanti metri di pellicola vi sono occor,i per il vostro Metropolis? » domandava Abel Canee a Fritz Lang. « Centomila >. « E a mc tee.- centomila per il mio Napoleone », ri- ~pondcva fieramente Abel Canee. Non 'ìaopiamo oreci1:.amente quanti metri ,ci sian voluti per fabbricare e Un grande amore di Beethoven ». Ci è sta• to detto, in ogni caso, che nell'edizione originale il film ragt{iungeva la lunghcua di 5.000 metri: tre ore di spettacolo se non erri .mo. L'edizione che abbiamo veduto, è ridotta a circa la metà. Vi si narra, come dice già il titolo, del grande amore di Beethoven per una sua allieva : Giulietta Guicciardi. Amore sfortunato. La ragaZ?.a si spo-.a infatti con un nobiluccio vanitoso e frivolo: il conte Gallcmberg. Disperato Beethoven si rifugia in un mulino e pen:>3perfino al ~ui:::idio. Per fortuna si scatena una tempesta: al clavicembalo il musicista trae ispirazione dal sovvertirsi degli elementi. Tuoni, lampi, grandine, nuvole nere e pauro,e: Beethoven inva(atO e febbricitante suona a non più finire. Tomiamo un momento indietro. All'inizio del film, se ricordiamo bene, dovremmo C(,,\erc nel 1801. Bocthovcn aveva allora pas~ato da poco la trentina. Harry Baur. nella parte del mu-.i• cista, non dimostra di avere ...reci1:.amente quell'età: ci ~embra anzi che egli sia più vicino, mettiamo alla ~es1:.antina che non ai trent'anni. D'altra parte, la mole massiccia, ingombrante, bovina, dell'attore, nei panni del giovane Beethoven ci sta tutto 'iQtnmato un po 'stretta. Difetti trascurabili? ForDA ''lNFLAZIONE11 1 FILM DEL CENTROBPERUiENTALEDI OlNEMATOORA.FlADI ROMA, demmo entrare mogio mogio, inzup• pato d'acqua e di fango, Billy che sgoc• ciolando <.altò su una poltrona. « Po\'tro Bill)'! Povero Billy ! » Billy continuò a tremare e a sternutire, guardandomi con due occhi pentiti. Carole s'alzò in fretta, avvol~e il cane in una coperta e lo dette allo zio. Poi uscì di corsa e rientrò con il /On. Lo zio girava per la stan7.a, col cane in braccio, avvolto nel panno. Si cercò la spina elettrica, ma non si riU'iCÌa trovarla che in cucina. Qui Billy fu a'ìciu• gato col soffio caldo del /On. Qur~to contrattempo aveva mr,-.o di buon umore Carole. La pio~gia intanto era ce..-..ata. BillJ mangiò il budino affumicato; lo zio Tony trovò la chi~,·e dei li,1uori la 'ìcn·a ritornò e le ,a.;10,~c lam1Jad~ dt'lla via illuminarono le fo~lic umide del giardino. Carole di...c..: e \'i ,;iete annoiato, Jamc..,? ;\"on è mia la colpa ... Piov<'"J. e ptr di più c'erano i<' zie·». c... cii che era già nottr. Allo wolto di Tempie Strrct i fari d<'lla mia Ford batterono contro una fTrande riclanu di di-.chetti di \'etro che riflette\'ano quc..,ta '-C'ritta: «Anrhr Carole Lomb.ud beve l'Old O,·.-rholt •· JAMES W. BELL (Cop)right /,_\· l/Dl!),'f,:Md Sn /11( r, prr l'ltofi<1, di • Om11ih111 •) VITADI CARUSO GLI AMERICANI voF?liono onorare Caruso, e niente di strano se essi a tal fine ricorrono. al cinematosrafo. Dopo la II Vita d1 Pasteur•• avremo qudla di Caruso: la scienza e l'arie del canto, v1s1c col medesimo occhio inneg:abilmentc mijenuo. Come l'ilalia del Rinascimento onorava I suo, eroi altraV('fSO pittura c scuhura l'America contemporanea ricorre alla ccllu: Ioide. ln1an10 una cosa ~ certa: solo attraverse il film, gli americani per ora possono man1f~stare le loro semplici idee, le loro imn\ai;i:m1 per nulla complicate, anzi volte ad effetti precio:i: mfinc i loro entusiasmi verso a,·venimcnti e uomini Caru!IO è un loro eroe. In Eu~opa, do\'e nacque, fu sohanio apprezzato; m Amcru::a ebbe d1 più. Con estrema ~~~:~: ~~;n~t.i~7:z~•~i~ropa stima, l'America :,.;oi tah-oha c1 mernvigliamo della curiosità eh~ il film amcric~no ha .sempre dei fatti pn,·at1 altrui. Quasi la troviamo pcllcl(ola e d1 essa si vede solo l'aspetto ridicolo. Al CC:ntrar10, nel film americano la vita intima non vuole 11odd1sfarc l'attitudine al pettegolezzo. I pcrsonag~1, essendo visti sempre come eroi, av\·1enc che la nla intima dell'eroe, i suoi atti più secondari, sono per diritto dominio dcll'interei;samento d1 tutti. Al pubblico americano piace sapere per immaijini b. storia d1 uomini che hanno battuto un qualsiasi ,,_ a,rd. Caru<10 è quello che ha battuto 1utt1 1 rta,rdr della voce. I.a memoria che .u:li italiani hanno di Caru10 non è ,.. n-ce affatto le~~f'ndarìa. Tutti l'anno che fu un .l(ran tenore; si afferma che nessuno arriva a parci;igiarlo; ma in fondo ognuno rammenta di lui anche la voce nasale che 50nc da \ cechi dischi. Oppure Caruso vuol dire, per molll, rammentare tempi 5trani con donne cariche di piume e uomini dal soImo duro .. I suoi coetanei scn1ono disprezzo pu quegli anni che furono loro; i venuti do~o, con meno cattiveria, si limitano a sentirli buffi. Non deve essere così in America. Anche là ~agari il pusato ha sempre tono; rna proprio pcrch~ ha torto non gli ai porta rancore. In America, Caru!IO ha fedeli che mai offenderanno la sua memoria. Per il film d1 Caruso si vogliono far grandi cose. Si ~ destinato ali 'opera un milione di dollari. La Scala sarà ricostruita di sana p1an1a, e con la Scala i principali teatri del mondo. Anche ~apoli, avrà a tutto rilievo un ritratto americano. Questo il punto debole. Per noi Italiani sono \"Cri infor1uni tali ricostruzioni. Già ci 1rnmagin1amo come saranno ricostruite le Strade dove sar'A fatta in1ravvcdere la giovine1.za d1 ~aruso. Un gicwinotto canta, finché un fore"il1erc d1 passallf(IO s, ferma cd esclama: Ecco Caruso •. Agli Americani piacCl_')n0 favole congegnate m questi termini. ?\apoli non !!anno vederla in maniera diversa. Anche se sono capaci d1 venire a documentarsi sul luogo per essere vernieri. l\ta la verità dci:cli Americani. altro non è eh(' qu('lla della loro i_rnmagma1.1one, Presa da una sciocca trad11.1one letteraria un'immagine romantica e falsa dell'Italia, la consen:ano ancora. Quest_i popoli K~'"ani che dovrebbero essere i più hber1 d1 men1c, resu,no talvolta 1erribilmtn1e ~ch1a"i di enomll luoghi comuni. A. B. se, ma tiriamo avanti. Beethoven diventa sordo, si contorce e grida come un toro ferito. Qui Abel Canee ha avuto la grande idea. Per far capire il sopravvenire della sordità del music1~ta, egli fa smettere i rumori intorno a lui. Va al clavicembalo? Nessun suono proviene dallo strumento. Esce in strada; c'è un fabbro che batte l'incudine. Beethoven vede solo il ges'0, ma non ode il rumore. La trovata in fondo non è da buttar via: se fosse senz'altro ac• cennata, così per un momento. ~a l'abito del regista è di strafare, cari• care, imistcre, portare fino all'osse~- sione e alla nausea ogni cosa. Gance \'Uol da:-e ad ogni costo, e con ogni mezzo, il significato più riposto delle sue trovate, ha paura di non essersi spiegato abbastanza, alza la voce sempre di più. La sua mancanza di mi• sura, di discrezione e di psicolCW'ia, è irrimediabile. Coadiuvato da un gigione della forza di Harry Daur, egli ha raggiunto, in questo film, cime di incomprensione che ne~suno forse raggiungerà mai. Beethoven è un gran musicista? Ecco che egli è costretto al clavicembalo dal principio alla fine del film. Ogni eoi~odio della sua vita de\'e diventar fonte di ispirazione per la ,;ua musica. Non c'è nulla da fare. La musica, naturalmente, è straordinaria, m,:1 per fortuna non è di Abel Canee. Gli attori, spinti sul piano inclinato dell'enfasi, sono tutti all'alteu.a della volontà del regista. Smorfie, sospiri, gemiti, svenimenti. Harry Baur è quello che è. Con un regista pieno di discrezione come Chenal, dette la figura del ~iudice htruttore Porfirio in « Delitto e Castigo>, piena di verità. Qui la sua fi(!Ura taurina ricmoie tutto lo schc::rmo e non lascia tregua. J I -.uo naso storto, le sue palpebre enonni, le sue labbra gonfie e pendule, la sua parrucca mal-e incollata, dc,tano i1wolontariamente un srnso di ripulsione chr non trova compensi nena recita1.ir .e. Soltanto la scena della morte riesce in alcuni momenti a rag({iungere una certa. efficacia. ).fa qui, per conto ,uo, Abel Canee come il solito ha avuto pama di non csser;i fatto capire abbastanza. « Non è un semplice mortale che se ne va all'altro mondo», de"e essersi detto. Ed ecco la maschera di Harry Baur trasfigurarsi, illividir,i: gli occhi diventano neri, il volto si vela, ~i allarga, ondcgeia, fìncllé è sO!>tituito da un'ahro volto: quello della Jmmortale Amata. e Finalmente mi -.ono spie• ~ato >. pensa -.oddi'ìfatto Canee. e Ora il pubbliro ~aprà che è morto Beetho~ ven ! > L'ha capito anche troppo, il pubblico, pcn~iamo noi, ma ha capito anchr che quci;ti mezzi non ~no i più appropriati per far-.i capire. E finirà come sempre col preferire il film di gangsurs o quelli della coppia ballerina Fred Astaire e Gin~r Rogcr,. MARIO PANNUNZIO TRENKER L t,;JS TRE:s'KER ai fa la barba a quasi 3000 metri; sui prati pascolano le pecore bianche col vecchio pastore, come m un quadro d1 Segantini. 11 d1rct1ore d1 Condottieri• ìndossa un corseuo d1 cuoio e calza pesanti stivaloni di ,,acchetta con speroni d1 bronzo. In quest'ab110 cmqueccniesco, dalla mat1111aalla sera, egli si aR~1ra frenetico fra le comparse. i cavalieri, 1 macchinisti e i truc~ ~~t:i~i Av;~~::~ l~.5'R~:~;i;~!~r~=~~a~e ~~~~I;: pando, con un ,·etrmo colonto, gli effetti lununosi delle inquadrature. Appena nel ciclo le nubi 1i abballottano, Trenker si esalta f' dà ordine di puntare l'obbicuivo. L'inseguimento alle nu\·ole comincia. Il pubblico ricorderà mfattt che la fama d1 questo Rnmde direttore si i reua sulle nuvole, o meglio sugli sfondi di nuvole, sulle albe mistiche, sulle notti 1empt.'stose, sua Relid1 tramonti. Qui contro i profili dolom1tici, in questo paesaggio da cioccolata Tobl('r, Trenker trova la materia della propria 1sp1tazione. La sua anima nordica di Sif.:frido alpinista e di apostolo coronalo di edeltuiss, si abbandona all'utasi premeditata d1 un buon contratto. Al Trenker ba~1.u10 pochi eltment1, .,empre f.:h steu1, per fare tm nlm; clementi che egli sposta come nel cnmporrc un p11::zle. Ca- \'alca1c, bandiere al ,·ento, sparatorie, colu• brm_e, ~e.nto;e più mila me1r.i di pellicola, alcun, m1hom, una corsa m 'ICI, la scalata dt un ghiacciaio, i 1uo1 cinque o ,ei tecnici, già i;i:uide,buona J,:ente d1 pessimo gusto, mediocri allori, duelli, primi piani, e ,•isi duri come i tappi d1 le.u:no del Tirolo. Trenkcr non copia nessuno, ignora anche il Burkhardt; ha ,-isto solo, nelle edizioni tedesche di questo lrat• tata, !e riproduzioni df.'11' Assedio di Empoli• dd \'asari: il resto l'ha inventato sulle basi del Caporilli, GiO\·anni dalle Bande :--:ere nasce forte e selvaF:ttio 1n un pae<le delle Dolomiti; crc<lCC correndo sotto un cielo che ha sempre nU\·olc sfilacc1a1e all'orizzonte. Cavalca per le vigne fino alla pianura fertile; qui incomincia la sua ,·na di guerriero. Ca"aloate, duelli, comba1t1ment1; si fa benedire. dal Papa, ~posa, se Dio vuole, :\lana Salnat1, grazie a un \'alzerino can1ato dal baritono Gobbi, e. governa sag- ~1amente la pa1ria ;',,la r11oma 1I perlido Malatesta, ecc., ecc. La lavorazione d1 Condottieri• i durata sei mesi. Trenker ha ~1ni.to sulle Dolomiti m Germania, Il Firenze, a Roma Un numer~ ~~~17:~1.d:it~~J~~l;,i fièac:~l~~ec~~it;~n e;:,~:'~ contare. Luis Trenkef", dopo ll.u11mann, Ophuls, '.\lachaty, Chenal, è il qumto rc- .u:1s1ache \'1ene chiamato in Italia, Auguriamo che 11successo del pubblico compensi almeno le spese del film. A. :\1.
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