Omnibus - anno I - n. 4 - 24 aprile 1937

O ■ NJBIJS PAGINA 3 Profughi spagnoli nelJa cattedrale di Malaga. LAPRINCIPESSA IliLONDRA OPO un breve soggiorno a Vera Cruz, Leandro trovò lavoro in una. di quelle immcmc fattorie dcli' interno del Messico, tanto grandi che a volte non se ne intui,;c-f' n('mmr-no un proprietario. 11 padrone era una donna, cono\ciuta in tutta la regione col nome di Princìpcs,;a di Londra. Venuta al .\.tes,ico vent'anni prima, come governante inglese, dopo aver farto un po' tutti i mestieri, aveva r,1ito con lo sposare un vecchio po,sidenic dell'interno. Morto il marito, le va-,tc pianta~ioni di cot◊ne rimasero ~ue e da quel giorno, ,;j può dire che e.""a governò l'intera regione come un uranno: un c~ercito di uomini armati, profughi di tutte le galere, era ai suoi ordini e l'ubbidiva ciecamente. Vicino a lei, stavano srmprc tre o quattro amministratori, giovani elcg;rnti <'hc d'anno in anno ,i rinnova- ,·ano, e tra questi i più influenti erano et·rti tipi ,nelli eh,:; non c:.aprvano nrm- !neno ben cavalcare, ma in compen,o mdo,;.,avano ~iubbe ,trette ai fian(hi e <,1lzoni di vc.·lluto. portavano catcninr d'ar~ento ai polc:.i,e pi,tole dal maniço di madreprrla alla cintola. Xci primi me,i, Lrandro non riu- ·d mai a vedere la Principessa. In certe notti, quando i <"an('elli della ,tac- ' iona1a rrano chiu,i, e tutti ,1avan tapp,1ti in ca~a a hcre e a raccontar Morie, ,j udi\.•ano colpi d'anna; poi. di tanto in tanto, pa,.,avan vicino molti avalli e cavalieri ~uidati da una donna che a~itava un fru,;tino con un hraçcio incredibilmente lun~o. « I;. la Principe<;c:.a che va nell'interno della piantagione >, dicevano i caµi mandriani. In tutta la fa~rnda, l'uomo pili rJ,pettato era un certo Pedro, né contadino né ç:walir,e: uno ~trano pcr- -.onag-~io che ridt>v.l di tut10 t~ c-hc era ,olito parlar,· e prcgarf' un'jmma~inl' ..;_1rra che porta\·a nella tasca dri pantaloni. Quando era di catti\'O umorr, pa~,a,·a il dito c:.uifulminanti d1•1l(' <"arluf"ce allincat"."' sulla cintola comt• su ·rn,, tastiera <'apan· di moni c-omprrn• ,,hili a lui c:.olo. P<'dro l' Leandro divc:-nncro amici. Quando s'incontravano, il \'ecchio di• cf'\"a al ~iovanc: e: Buttati un secchio d'acqua sulla tf'qJ "<' Vl·di la Prin<'ir,w,;c:.>a. L·na c;cra la padrona ~iunw a ca- \'JII() e a,·eva ai fianchi due gio,.·,rni dai haffi hruni. Entrò impettita c;uJla -dl,t. ri!tida cnme una statua. Sc("<;Cda c-.1,a!lo, ,i dire.,~c ver-.o i mag-anini don· o-.,('rvò minutam,.nt(' o~ni coc;a. Tro\"C·, Lt>andro che facrva i conti; lo ~u,irdu uu momento, poi ordinò ai ~10\·ani dc•I ,1·~uito cli dare un'orchiat:i. ai Jilm. IHfin<·. 1ivolt.1 all'italiano, e hie~<> fon \Oct· impron·i-.am<>nte aff.lhik: « Di doH' c:.ei? > «-Italiano, ffiioro >. ri,po~ Leandro. « Porta((' i lihri con voi •· c:.(•guitò lri Prindpc-.,a con VO<'<' ac:.pra vùlta ai dur dt>J w~uito. « E a ri1m•ndrrli \"Cl• ra1 domani ~era al Palano>. a{!giu1v,t• 111 un di .., 1t·to italiano. fi,~ando Lt·andro. L:1 ,ua dopo, quando L('andrn andb • 1 riprcndt•rP i librL era qua,1 nottr. ma si fece notte alta prima che vcnjs- 'ìCro a chiamarlo per introdurlo dalla Principes'kl. La signora lo attendeva in una bella sala dove appariva un grande pianoforte a coda, su .. 1..i ,t..i..-ano w,.-venti• na di rivoltelle allineate per ordine di grandezza, dalle più piccine con il manico. di madreperla alle più grandi a doppia canna. Seduta ad una scrivania in un angolo stava la signora, e una lampada illuminava il suo volto di giovinetta orribilmente invecchiata. « \'ieni qui, italiano, !lai che li tieni ~ne i conti, tu? Ti metterò a capo d1 tutta la contabilità. S'intende se mi dai retta. E avrai una bella pai{a ». Leandro disse a mala pena: « Grazie • ; dentro di sé non ~i sentiva sicuro. In quel momento. un contabile apparve nel vano della oorta; fece un kg_~ero inchino e si fermò in attesa. e C~i ~? Chi 5j l>Crmette? ... > gridò la Pnnc1pcssa, e borbottò fra i dentj: « .\lacaco :,. Poi c:.ialzò con tanta f~ria che rovesci~ la sedia. lndi'ìpCttl~a, p~csc _dal piane_>una phtola, e .l{hela tirò _dietro. Il giovane fuggì. « Cos'hai da ridere? > disse Ja si- _'{nora ri\·olta a Leandro. Ma la c;ua voce era ritornata calma. In 5iJenzio lo guardò a lungo, poi parve riflettere dentro di c;é. e PrC'ndi i libri >, disc;e infine « darò ordine perchf ti mettano ai' nuovo !>O'ìto. Torna fra sette giorni. Ora vatte11e >. Torna~do ai magazzini, Leandro ,illun.~ò d1 men.o chilometro la strada per evitarr le abita1ioni dei piantatl)ri meticci. Durante il cammi·10, ricordò con ra~tidio eh<• ~li occhi della PrincipC'v•a ('rano c:.e\.·erei vizi0:-i. Entrato nella sua camera, ,;;orrio:cdi {fU<'>ttvei~ioni e ~i coricò. .Ma gli occhi della vrcchia, anche j11 c:.onno, non lo lasciavano. Ri\'iùe la Principt:"c:.c:.~a'duta al tavolo, e alt'impro,rvi'ìo i tratti di quella megera ~i ingentilirono: il naso si fece fino fino i capelli divennrro d'oro, di un or~ dai :ifles,;i anurri 1 e gli ocd11 'ìpkndenti C"Omequelli di un.:\ g-atta. e \·icni, vieni, Leandro>, diceva la g-iovane. Leandro 'ìi avvfri.n.l e feci· per abbracciarla, ma in quell'i~tantr jJ vi,o diventò di nuovo grinzo~o e pieno di orribili C"hiane \·iola. * * In un luogo di coloni, dove capita. vano molti '>Oldati e ol)("rai eh<' v<'l)Ìvano "Pe.,,o da una faunda non troppo diqantc. Leandro tra'iCorrrva le- ,;;ere-. Durantt! lr fr<ite, nC'llt o,u·ri(' si faC<'vano C"ombatterr i galli; in un'arena all'aperto si urridf'vano tori l'uno dopo l'altro, fra grida cli gioia r di furore- degli •Mani "pettatori, e spe~- ,;;o le pi,tol<' \cattavano comr se aHsscro , ita propria. Ogni ,rra, ogni ora le lotte si acccnd<'vano furibonde <' nello st<'-,;;sotC-'mpo qua,;i ino,;;c:.ervate; qualche bottiglia ~altava .;('mpre \Otto il piombo; le feriti', comunque fo,,.ero, non parcvan pili quelle co~· tragidlC' che noi pC'n'ìiamo. Anzi, fuori df'ila J>Orta o dirtro il bancone del har, rrano c:.C'mprcpronte certe grandi catinelle di acqua e ,;aie o di Lintura di iodio, che servivano bene alle molte ferite che quegli ubriaconi di tanto in tanto si facevano reciprocamente. Quando gli indiani avevano bevuto, occorreva chiuder bene i cancelli, baJMc ..1lic mr1ndric, e muoversi poco e bene annati. Una sera, appena giunto dalla Principcss.'l per la consueta resa dei conti, Leandro fu fatto entrare subito nella sala, e trovò la padrona che f rustava un indiano gigantesco, inginocchiato sul pavimento. La donna era terribilmente eccitata e Leandro sul momento la credette ubriaca. i\1a la vecchia licenziò l'indiano come se fino allora avesse conversato affabilmente con lui, e si volse a Leandro con un dolce ~guardo. Lo costrinse a bere del mm, e gliene versò perfino un bicchiere sulla testa. « Rinfor,..a i capelli >1 diceva, « rinfor~ i ca1>elli, italiano! » Poi lo congedò senza a,·ere ri'ìcontrato i conti della settimana che Leandro aveva portato con sé. « Li guarderemo domani sera i conti », aggiunse la Principessa salutandolo, « tanto tu verrai qui a pas,are la notte, invece di tornare in maga12:ino. Vieni alla solita ora >. Leandro, incontrato Pedro, gli raccontò ogni cosa. Ma il vecchio rise e ~li donò una penna di gabbiano, perché la mcuessc sul petto : « Protegge dalle \'ecchie >, disse scrio; « tienla con te», aggiunse ridendo. Poi, cambiando voce, riprese: e Oramai ti sci mc""◊ da parte una bella somma fatti fare i ba~a-~li e parti presto. Chi va con la Principesc:.a una ~era, ha un triste de- 'ilino. Prendi il tuo cavallo, attravcr:sa la piantagione e va verso il fiume fino a Catalao; lì prendi il treno. Da' retta ai miei conc:.igli, tu non conosci la Principessa>. « Perché debbo partire? Che \'uOi che mi c:.ucceda? > rispo\e Leandro. « La \'Ccchia gallina mi ver)erà un po' di rum sulla testa! Ecco tutto>. Quella notte molti capi della mandria della Principc,;~a morirono avvelenati. e la ~ua furia ,;;j river~ò su tutti c:.pccialmente su Pedro. ' A notte alta, alcuni uomini lo andarono ad arrr~tare e il vecchio li c:.eguì con un sorri'ìO che non -era né tri~tc né spa\'aldo. All'alba cominciò il proceo;.,;oe, Pedro fu ac:.c:.oltdoal Tribunale. ~[a lasciato in libertà, fu tuuavia accompagnato a ca ..a da tre ,;oJdati. Giunti all'abitazione del vecchio, i ..oldati, invr<'C di frrmar,;i, invitarono Pedro a pro,;;eguirc vcr,o la prateria. L<•andro, ch'era alla finestra di ca~a, lo vide allontanar,i scnu ribcllionr: prcc:.c allora, un cavallo e li 'ìC_~uìper S<'Oprireciò che sta\"a accadendo. Da un'altura fece appena in trmpo a vedrre la sctna : i tre soldati imi.;,tcvano perrhé il ,·('cchio c:.ali.s.c a cavallo, e gli indicavano la pr.:it,.ri., comr J)<'rc,;ortarlo a fuggirr. P,·dro non era più indifferente r pareva rac-c,..m,rndarsi J)('r restare. Alla fine, fu co~trctco a partire; Leandro lo vide ..alir(' in arcione e com:-re a galoppo wr"o po• nrlltc. ~1a il vecchio non an•,,1 fotto ancora cinquanta metri, <"he du1• fudlate dei soldati lo facevano cadere da ca\'allo. E udì la voce di Pedro ,;ridare: e Cani! • Jl tribunale lo aveva assolto per mancan1a di prove, ma la Prinripes~a ave• va pcn,;ato a chi affidarlo per accompagnarlo a casa. * * Leandro lasciò la /at.enda quella notte stesc;a quando la padrona l'aspettava. Cavalcò fino all'alba, ~n1.a incontrare segno di vita. Dopo ore e ore, finalmente alla sua destra apparve una strana capanna, costruita su palafitte. Vi abitava un vecchio che lo accolse di cattivo umore. « Per andare a Eusenada avete fatto molta str:tda di pii'1>, disse costui. « Siete lontano venti chilometri ~- Ai piedi delle palafitte c'era una barca; un porco stava sdraiato all'ombra e diverse galline beccavano qua e là. Leandro, dopo avere legato il cavallo, si sedè accanto al vecchio. l_I vecchio cominciò a dic:.corrcr..:, e chts(à perché, proprio della Principes~a. « Al !vles~ico i grilletti delle pistole sono facili a !iCattarc, hanno l'acciarino asciutto. Ma il )lessico è un paese per chi è giovane come te>, conclu~c. La mattina dopo Leandro partì ,;enza aspettare che il vecchio u,;cisse dalla sua capanna e, dopo cinque ore di cammino, giun,;;e in vista delle prime cac:.edi Eu~enada sulle coste del Pacifico. Durante la notte aveva c:.ognato San Francisco e pensò di potersi imbarcare al più presto. - Arrivò a San Diego di sera; le strade erano quac:.i de'.'>erte,ma la città aveva un brulichio nac:.co~to. Entrò in un bar, do\'e .-,edevano alcuni meticci, qualche americano e molte donne indiane e bianche vc,titc di '-eta, con penne di c;truzzo nelle folte capigliature. Una di qu('~tc .,j avvicinò a Leandro, e vedutolo CO"-Ì impolverato come era, e.,cJamò indicandolQ : « Ecco uno dell'interno, ragazze! >. F. avvicinatac:.i a lui gli chi<'"-C: « Hai dei duros? » GUGLIEL~!O PETRONE STORIA BREVE U.V TALE at•rt·a uno bella amante t ,ie tra molto geloso. E 11n giorno giunu ,naspettato a cma d1 lrr t la trot'Ò co11un suo :~;;co~ ~;t'J;o!i~:g!u~·::~ ~i 1;11/ 0;"~n~hr~= circostan:zt fosuro tc1li da non last:iare mssisure alcut1' dubbio si,/ peccato t s11Igrado di ruo, purt tifa ntg6 brat.·amentt og11i cosa e giim3 , spngi11r6 cht non ts,stet·a o/ mondo do,ma più fedele di lei. No11 si placata perciò lo sdegno di /111, rhé anzi I ,mpuden:za dr/la donna lo esaspnm.-a ancor più dtll'offesa pa- tita. E allora la bella, quando tbbt prrgcJto, picm!o, g/1,roto, s11pplielllo, td tbbt t"isto ri11sàr t·ane lt pregJ,i,,,-t, i picmt, e i giuramenti, quando tbbe esa11rito tutte lt sue risorst stn:za attentre cht il cuort di lui 11 addolcisse, pro• ruppe, olla fint, dolente:• Oh! amico mio! Si t"tdt clu no,i m, ami più. C'rtdi più ai tuoi QCthi tltt allt m,t paroft ~ . I URANTE il luglio 1~36, dopo quattro anni di semmario, tor• nai a San Pedro che è il mio paese natale. ;\,(ancavo da tanto tempo e avevo molto desidrrio di rivederlo, sebbene non vi avessi che mio zio, commerciante di bestiame. Con grande sorpresa trova.i il luogo diverso da quello che mi ero figurato. \'i regnava una grande miseria. Gli opera.i di una fabbrica di la• tcrizì, che era la migliore riso~a del paese, sedevano inoperosi nei caffè. A cac:.a, mio zio mi accolse non con freddezza, ma con una certa ironia. Mi disse che per salvare il mondo i preti non bastavano. Da principio non capivo e credevo che f~e diventato anticlericale, sebbene nella mia famiglia tutti fossero stati ~empre religiosi. Ma nei giorni che seguirono capii di che si trattava. Lo zio era comunista i era iscritto ad un gruppo trot~kista, leggeva molti giornali sovversivi cd era nemico di Stalin che, ~~condo lui, portava la Russia alla rovma. feci amicizia con un certo Alfomo e ci rivedemmo. Lui stesso veniva a trova1mi. Aveva la smania d.i parlare di politica, conosceva molte cose a mc ignote. )1i parlò di Gil Robles. lo avevo udito quel nome raramente, ma diventò quello dell'uomo che, secondo la mia immaginazione, avrebbe salvato la Spagna. Vole\'o sapere notizie su di lui, e imparai a capire quali erano i giornali che ne parlavano bene. Un giorno, su uno dei fogli sovversivi che leggeva mio zio. trovai contro Robles molte ingiurie. Dicevano fra l' altro che aveva un difetto fisico. Ne rimasi a.mareggiato. Un giorno, un possidente dei dintorni fu minacciato, e mio zio cominciò a dire che certe cose non dv\·evanc succedere. Io mi misi a ragicnan• con lui. Credevo che fosse la \·olta hucna per poterlo convincere. Mo. (1uello era risoluto. Diceva che gli spagnoli sono dei lazzaroni, che il comuni'ìmo bisognava .farlo come lp facev:mo gli alti; europei, per esempio i france-si. Io non sapevo da che parte rivolgermi. O pensavo a Gil Roblc:s, o pregavo la Madonna. Feci molte preghiere perché Dio allontanasse dalla Spagna una ~ran~e. ~.ciagu.ra. Fui ;,reso da trasporti m1'ìUc1. Talvolta mi alzavo di notte. Faceva molto caldo quando vennero le; prime notizje. Eran? _no~i1.ievaghe; dicevano che 1 comuni.-.h d1 certe città avevano ammazzato molti ufficiali. Ra~contavano episodi di sangue accaduti sulle navi, Si cominciò a parlare del generale Franco. Fuga notturna Una mattina, una •·donna venne a dirci che durante la notte erano accadute CO<ieincredibili. Alcuni giovani comunisti, c~trati 'in casa del prete, lo avevano uCCl\o. Da allora <"ominciai a capire quello che accadeva. .Stc1:nm? r~ascosti in casa per alcuni g1orrn. \ emvano fino a noi noti1ic di mass."lcri; certi proprietari erano stati u_cci•i insieme alle loro famiglie . .\,iio zto aveva ~ol? una speranza: poter mandare a chiamare un tale che era un capo comuni.,ta suo amico. Scrisse una kttera per lui e la affidò ad un ragazw. Il ragazzo andò e tornò dicendo <"hequello era \tato ucciso in co:rb;.Hti mento contro i marocchini. lo non sapevo che fare. Durante la notte la nostra casa fu invasa. Ci rifugiammo in granaio e sentimmo ,·ociare e frugare le !"itanzcvicine. Le donne di casa urlavano. Ad un certo punto1 non potendone pili, sce,;i le scale di CON. Non a,evo la tonaca, Fug~ii per la cam1~agn_a e. corsi fino a perdere il fiato. D1 mio zio non seppi più nulla. Da allora la mia storia e molto !>Cmplice; arrivai con grandi stenti a Huetc. La cmà era piena cli miliziani. Lì fu abba"-tanz.a facile potc1mi arruolare-. fui a,.,(.•gnato ad un battaglione compmto quasi del tutto da giovani che coi~ mc ;ion avevano mai prC"ìo le a_rm1. Tutt1 1 _parlavano di grandi vittone; e anch 10 fingevo di c,seie contento alle notizie che arrivavano. ~1a ave• vo un mio piano. De.,idcra.vo arrivare al fronte e poter pa~,are nelle lince nazio!1ali. Seppi che Cii Roblc\ era andato m Portogallo. Di settembre, arrivai a ~{adrid. La città aveva qua!ii un asoctto normale ~cbben~ in tutti. i quartieri apparic:.srr~ 1 ~cgn1 della rivoluzione. Dormivamo in una ~a,crma dove nel luglio erano avvenuti combattimenti sanguinoc:.ic:.-,;;i. mi. Notai ,;u di un muro ma'cchic ro'.'>- t.e, capii che era sangue. Un mili,,ianO andalu-.o mi raccontò che C<'ntinaia di ufficiali e soldati nazionali erano \lati fucilati contro quel muro. ~..-(a non rcqammo molto in ca,cnna. Fui co\tr<>t• t<?ad andar~ s~l fronte di Guadalajara. >,;on partec1pa1 a nessun combattimento. l rossi avc\'ano grande paura dell'avia1ione. La ferocia dei miliziani mi (j mani• festò chiaramente a ~1adrid un pomerig~io di c:.cttembre. Cammina\'O per una -.trada ac:.c:.afìrC'qucntata, nelle ore di libera mcita. [ negozj erano aperti, con merci C'ìposte come in tempi normali. Solo alcuni avc\·ano segni di c:.acchc~gio. Ad un tratto, notai un movimento di ~ente. Da una ca.~a traevano alcune pcr"°ne e non capii di chi si trattas\e. Credetti che al solito a\'essero scoperto uno di quei pistolcros nazionali che dai tetti 'ìpara\'ano a tradimento sulle truppe di passaggio. Cc n'eran di m1-.teriosi e di irnprcndibili. 1 nvccc vidi che tutti ridevano. In vetrina Si trattava di tre monache e di due frati. Erano stati scoperti in una cantina. Furono spinti in mezzo alla strada. Gente accorse da tutte le parti. I cinque religio\i venivano schemiti; ma qua~i ,i \arebbe detto che nessuno pen- \ac:.sedi far loro del male. All'improvviso. udimmo il carattcri~tico rumore degli aerei nemici. L'umore della folla cambiò. I cinque furono spinti verso un neg-ozio di s10ffe che aveva le vetrine \·uote, non so se per saccheggio o per liquidazione. La folla allora si mi-.c a gridare. I cinque religiosi sparirono per un momento, poi riapparirono dentro la vetrina che li conteneva appena. Una monaca aveva le ~ottane in capo; un frate !itava col naso appiccicato contro il ve-tro in una c:.mor fia orribile. Gli aerei cominciarono il hombardamcnto, e tutti presero a fu~a-ire, nelle cantine e sotto le volte. I cinque disgraziati dovcv~,no gridare ; tutt:wia non ~e ne udivano gli strilli dato il grande fragore. Io, ~ebbene angosciato da quello spettacolo, mi trovai in u11;1 cantina con donne e uomini che pare• vano aver dimenticato del tutto quello che fino a poco avanti era stato il loro divertimento. Quando uscimmo, due dei cinque erano morti n~lla vetrina in frantumi. Solo due volte andai sul fronte di :Madrid. Una volta a nord e un'altra ad O\'est. Era, la nostra, una compagnia di gente giovane e inesperta, e non venivamo impiegati mai. Le sere erano molto calde sebbene fosse autunno. Ogni tanto si udivano violentic;sime fucilerie. e: poi silenzio i poi lievissimo il canto dri ~rilli. Una notte udimmo invece canzoni vecchissime. Sia dalla parte dei bianchi, c:.iada quella dei rossi, si suonava e si ballava. Quei grammofoni mi facevano una strana impressione; quac:.i mi pareva che tutti fo'ìc:.eropronti a far pace. Invece bastava \'olgere uno sguardo in giro per vedere che di pace non si poteva trattare. Nelle trincee c'erano alcune ragazze in tuta azzurra che andavano da un uomo all'altro con sorri5i sulle labbra, ma niente allegre. Seppi che si trattava di ragazze, di bambine. aristocratiche, costrette ~ fare quella vita. Si aa già alla fine di settembre quando potemmo cc:.,;ercin~tradati verso Toledo, dove si comhattcva intorno ali' Alcazar. Cominciarono a ~iungere ~tranieri. Dicevano che anche fra i na• iionali \'i t>rano "tranicri. Dicevano che c'erano perfino dei giapponc~i. ~1a presto capimmo chi erano gli st.ranieri. J françesi ci guardavano con d1.,pre7..zoJ e c:.olo qualche polacco si metteva a parlare con noi, trattandoci da pari a pari. m~~da~iei:~ udi:i~i~:d~~~i :j~;~; ~dmzr cante per una necessaria htrul-ione. Gli istruttori erano o russi o tedc,chi: i tedeschi tutti ebrei. Pre~to fummo presi dalla. vita di guarnigione. Timore improvviso In ca....crma non si stava male sebbene gli stranieri ci trattac:.sero come cana.- ~lie. Un giorno vedemmo alcuni prigionieri. Due erano spagnoli e furono fucilati dietro un cimitero; altri tre, svizzeri, non so che fine fecero. Vel"'"'-O la fine di ottobre, ebbi una 'ì0rprcc:.a. In mezzo alla casc1ma. all'ora del rancio, incon1..rai qucll'Alfon\O che avevo conOliciuto al mio paese. Ci ·guardammo per un momento, e poi ci salutammo. li mio compagno si mic:.c a fare discor~i incendiari: credevo che c:.i fingc\c:.C'comunhta, ma che come mc cerca,,e di fuggire. Non riu"civo a trovarlo fac,·ia a faccia e sfogarmi con lui. Allora il mio dc'ìiderio di fu~girc, che quasi c;i era attenuato, come se io foc.:.i pre'«J daU'ambiente, si rav\'ivò. La notte,_ cercai il mio ami~o. Lo tro\·ai e, ch1am,1tolo in dic;parte, gli confr"-.ai tutto. Lui fu cva,;ivo, ;;.icché un orr<'ndo timore mi prese. Lo la--ciaj c:.g-oml'llto. Pas,ai una notte terribile. 11g-iomo dopo ebhi la confenna. L' n mili1.iano mi di,,;e che quel giovane era <.tato uno d(•i più feroci perseguita.tori di pr('ti. C<'rto di e,sc-rmi denunciato. non c:.ape,·o c_he fare. Cercai Alfon"o per t<'nt:ire dl gimtificarmi, ma non lo trovai, Allora ~olo mi avvidi che era un ufficiale. Dcci~i di fuggire. Spe,'-0 partivano ver"o 1Ialaga autocarri carichi di militi che andavano a rinforzare qud fromc e mi nac:.co.,iin uno di e,-..i. ~ti a,vertirono che avevo ~ba.~liato autocarro, ma poi, quando dic:.c;<ihe la \"Ìta. di ca,crma non la potevo ,;;offrire, finiI'QllO per acclamarmi. Arrivammo a ~lalaga e là mi na~CO'-Ì.In qul·i giorni dopo un violento bombardamento. I~ città f1.1prc11a: mi rifugiai in un.l c.:antina con alcune donne, alle qu,1li ,·onfidai di C\,;;tre un prete furrJ?ito. Arrivati i liberatori, mì pre~entai ,, loi o. e co-.i fui ,;;alvo. MANUEL QUIROGA

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