I 11 APRILE 1937-XV OMNIBUS PAGJNA 9 ~~@3@CD&3~CD di' Tito A.Spagnol I l PRETENDE che ognuno di noi a.'bbia un angelo custode. ' Se ciò è vero, il mio deve essere e pignolo e e scattino » come si d1n'. ìn ca,erma, gemello d'uno di quei ..er~entini capaci da 'iOli di far rigar diritta una intera compaP-nia di pecore matte, perché Dio non voglia si fo<i.SC di<itratto un momento, con tutte le occa,ioni che m1 c.ono capitate, chi '-a co,a ,arebbe accaduto di me1 nel tempo in cui vivere ~01 ..'.\. bu,.sola mi pareva il modo più bello di vivere. Alcune mie speranze sulle quali avevo puntato tardavano a maturare, e intanto il gruzzolo 'iCCmava. :Ma ad Hollywood la prima regola è quella di ,alvar b. facria, ed io non potevo a ne,.,un costo la-,ciar capire ch'ero in difficoltà. né d'altro canto intendevo abbandonare la partita. Questa fu la ra~ionc per cu1, guidato da un amico, un bel giorno tra,;;ferii le mie valige dal vecchio e glorio'() Christie H0tcl di Hollywood, a Tempie Su-eet, nel quartiere mc~~icano di Los Angele-;, ultima propaE{gine occidentale d'ella città !ite.,a vcr-;o Hollywood e, per me, punto ,;;trategi<o, poiché il tram del Sun~t't Boulevard mi permetteva di rag~iungcre I [ollywood quando volevo. in meno di mnz'ora. La .,oJuzione ~i dimo,trò ottima. Pe• rò i ~:iorni pa5Savano, le ,;peranu se- (tuitavano a re;tar verdi, e le mie ri- ,crv<' intanto erano giunt<' agli ~goc• cioli. sicché la nece~,ità di un altro ripiegamento ,i im~e. Dall'albcrguccio di Tempie Strcet, mi ridu,,i allora in casa di una vecchia, chr dava da manl?:iare e da dormire J>('r mezzo dollaro al iriomo a due o tre individui di borsa lc:-ggcrae di stomaco solido, e fu in tal lu~o che conobbi Pat e Joe. La ca~a ~0rg<"va in un vicolo ci«o rhe ,i apriva 111 Tempie Strect. Era in lq{no, a due piani, e l'appartamento della nostra padrona era al secondo : un corridoio. una camera con due letti, quella di Pat e Joe, un -.a.lotto. una rucina, dove pure dormiva la ,·c-rchia, e in fondo al corridoio, dietro una tenda, un lettuccio ripi~abile e un cantcr no fonnavano quella che tutti, inquilini e padrona, i;;i0<;tinavano a c-hiamare la mia camera. Ma con mezzo dollaro non ,i poteva aver altn:~prt•tf"e, rwanche in una ca'3 me,~icana. Era primavc-ra. Giornate tri'ili. Pio• vt:va ~cmpr<:. Pokhé la mia stanza non aveva fine..,trr. ero ro,tretto a port..'lr i mif"i ~artafacci in ~lotto, dove Joe t· Pat ~iocavano interminabili partite .- carte. AttraveNO i \'etri <"ntrava una luce fievole e .~iallognola. Le cai;;e vicine del quartirn:, nrre t."'. ~i<?:e, tutte di lrgno, ~rmbravano baracche abbandonate in mezw ai giardinetti e alle ort,tglic incolte. La terra sciolta dall'ac- '1ua ,correva in rivi di brodaglia color ~ialappa, tra le '>lecch(:"delle ,taccio• nate e ,i ,;;pandeva ,ull'a.~falto ~fondato della strada. raccogliendo1ti in piccole poac. O~ni co"a era malinconica e incerta, dentro e fuori di noi. Tt·m• pie Street è in collina. In fondo, al di là dei tetti neri digradantt ,ul pendio <'hc i;;rendr \'Cf'iO Broadway, s'inquadrava nella finestra il cubo di mam10 bianco del Palazzo di Giustizia, un huildtng di s<.-dicipiani. L'ultimo di e,- ,i. alto due volte gli altri, er:t a !~~iato. Fra le colonne <tiintr<'ccia,·ano gro,- ,i· inferriate. dietro le quali ,;;plcndeva• no i vctn. L~w;;ùerano le carcC'ri preventive. Atrcxe idea. quella di tenere 1 prigionieri in <1uclla specie di ~abbia at·rea, dalla quale dominavano tutta la città ~tenninata, piena di gente Jj. IX'ra, e dove, a notte, f{iung<'vano i rine,si delle luminarie al neon delle mo- ~1re dei teatn, dei cinc.-ma, dei ristoranti, dei dancinv di Broadwav, a-.sieme all'eco delle mu,;;iche e del chias,;;01;;v0ocio ddlc baldorie notturne. Un tanfo di vecchiume impregnava 11~alotto, corrompendo il profumo delle 1101,tre~i~arette. Il tavolo 0"-('illava -..cricchiolando sotto i ~omiti di Pat r d, Joc. Cn tappeto frusto e macchiato lo ricopriva. Le pa~ti erano in carta ~ialla a fiorami lilla. Per tacito accordo Joe e Pat \11:.'ranori5ervati l'u- ~o del tavolo, e a me avevano lasciato il divano, ~ul quale mi stendevo pancia in gil1, quando ~cribacchiavo, o pan• eia in ',U quando leggevo. li divano )i poteva tra.!ifonnare in letto, nel ca• "'° che veni,;,,<ieun altro inquilino, e attr.tver-o il velluto rogno~o che lo ri- \ ,•:,llva, si spri~ionava un leno di matnav"i impregnati di sudori accagliati e uu t·tereo odor di cimici. Ma di qm·· ,te non c;c n'era.no, e forse qurll'odore era w!tanto quello del crine fe,mentato sotto qualche pingue natica nelle torride notti losangelane. La padrona stava sempre in cucina, ove tutto il pomeriggio impastava le tortillas, focaccettc di farina di granturco condite con sugna e cotte sopra una · lastra rovente, sbattendole imtancabilmcnte tra le palme delle mani, e il monotono cic ciac di questa operazione s'accompagnava allo ~gocciolio della pioggia dalle gronde bucate. Ella ci dava da mangiare codeste to..rillos in luogo del pane, e gran pi.tttt ._, fagioli con chili, una sorta di peperone che infoca la bocca e le visceri, e fa bere (misuratamerne. Con tanta acqua nelle budella e con i nostri pen,ieri da rimuginare in testa, pa~sammo i· primi giorni ~nza quasi scambiar parola tra coinqu.ilini. Pat e Joe alternavano le carte con i dadi, in partite che non finivano mai, a una sigaretta l'una di po.)ta1 oppure legl?:evano il Los Angeles Exami11er, 5<:oi-rendo le innumerevoli colonnr <legli economici, alla ricerca di qualche offerta di impiego. I loro com• menti alle notizie erano molto succinti e sbadati. Joe chiosava sovente la lettura di qualche articolo fatta a mezza ,-oce con un immenso sbadiglio. Pat invece era più fanta-.i~o. ma le sue os- ~ervazioni spc~so le lasciava a metà, interrompendosi con una scrollata di ,palle o con una fi__,;;chiatina. Pat era bruno, sottile, nervoso. Aveva un diploma, di contabile o di merceol<>Ro,credo, e ,;i rodeva le unghie. Que"'to C(ercizio, nel quale era infaticabile. gli aveva sviluppato i due muscoli mascellari che abboz7.avano sotto la pelle tirata delle sue guance, come due ~ros~e nocche. Joc invece era biondiet:io, lardoso e ingombrante, con una carnagione rosea punu.:~~iata dalle lentiggini e due occ-hi che tiravano allo zafferano, Era uno di quei tipi che si incontrano nei corridoi e nei camerini delle arene, intorno agli atleti, affaccendati e 'lbraitanti, e che non ,;;i sa mai che cosa '.liano: ~ allenatori, o a· genti di pubblicità, o tirapiedi. Pretto finimmo col diventare amici. La miseria, come il pericolo, accomuna ~li uomini. E poi, un giorno. Pat. che aveva gettato un'occhiata c;opra la bu· \ta d'una lcttl'f'3 o~~tvandone il francobollo, aveva fatto la (Coperta che io ero italiano. Fino ad allora mi av<'vano prc-\0 per un me~icano, udC'ndomi par• lare lo ,pagnuolo con la padrona. « ~lia nonna era un'italiana >, egli a- \'Cva detto, tutto contento. E queo;to fatto mi ammi~e di colpo nella loro intimità. perché anche Joc (i ricordava d1 3\'er a\'uto qualche amico italiano in s.tamba, a Ctfca 1 dove era nato. :--:on pioveva più. N'tl pomeriggio, ma 'lpccialmentc alla ,era, ,i prese ad uscire asc;ieme. Vagavamo per il quartiere, quakhc volta ci (i spingeva veNo Broadway o andavamo a '-C'dcrci sulle panchine di Per,hing Squarl', ma più ,pes\O, dooo aver gironzolato per -,tancarci, ,i finiva in un caffcuccio ~rdido, dove ~i ,tava a guardar giocare a biliardo. Lì c'era una lx·lla ragazza che ,erviva al banco, e altre che facevano la vita. ~ell'aria fumo<-a, ogni tanto \Ì diffondeva l'odore pungente di una ~i.l{arctta di marijuana, la droga allucinante che u)ano i me~(icani, e da un u'>Cioloper il quale entravano o uscivano dei tipi allampanati e guardinghi, venivano 7..affate di un odore '.iimile a quello della cipolla fritta. Seppi poi ch'era odore di una qualità di oppio molto ,cadente. Qualche volta, ma sempre più di ra• do. io prendevo il tram e andavo a Hollrwood per sentirmi ripetere le ,;olit!' cose, e Pat e Joc certi giorni partivano, dopo aver c;cgnato con la matita una fi.17.adi annunci economici, in cerca di impirgo. Cna .,era, ritornando da Jlollvwood, li trovai in c;.alotto rhe confabulavano a ba!'l~a voc<'. Il mano di carte era sparpa~liato c;ul tavolo. Al mio apparire <''-s.i tacquero, rimcttl:nd~i a gioc.are. lo mi buttai ~ul divano. Ero avvilito e ~lanco. Jn tasca non avevo più che trenta dollari, un'altro mese di vita. Ma onnai avevo imparato che i mc~i pa~ano pre,to, i;;enza che si concluda nulla, anche in America. S'rra :illora nel '11, in piena crisi. Acce'lii una ,igarctta. Cli altri due .'tioca.vano, ma non coll'ardore che ci mettevano di ~lito. « Ebhene' > chiese ad un tratto Pat. rivolgend~i a me, « ~'ulla di nUO\'O' ». Rispo~i ~lo con un gesto, ,;;piccando la ccn<'rt' della ,igarctta col mignolo. New York • Poliziotti blindati in Jatterla • « Shil ! ... Dovunque vai : shit .'... » commentò Joc, beffardo e amaro. e Non l'avete ancora capita:> ... O per capirlo, occorrerà che la mangiate? ... Fa le carte, Pat! > ~la Pat invece si levò in piedi e venne ver,o il dh·ano. «: Di', vecchio, non ne hai abbastanza anche tu di ingozzarti di fagioli? ... Co- ~a ti frutt..1, scribacchiare tutto il giorno?> « Chi sa cosa farci ! > esclamai mettendomi a ridere. « ~fa neanche voi fate qualche c01;;adi meglio, sembra! >. « Ehm !... » sospirò Pat con una smorfia biu..arra. Poi, senza smettere di guar. darmi, cercò di addentare l'ultimo pezzetto d'un'unghia, invano, facendo con i denti lo stessO verso d'un coniglio che rosicchia una foglia di lattuga, mentre Joe, spaz7..ando con un moto deciso le carte ch'erano dinanzi a lui sul tap- ~to, puntava un gomito sulla tavola. Si pizzicò due o tre volte le narici, -.crutandomi con i suoi occhi giallastri, prima di aprir bocca, come se volesse pe,armi. e Che ne diresti, ~e ti trova<Ki,doma• ni, un bel quinterno di dollari in ta- ~ca? > « Ohè ! Queste cose me le sogno la notte! » risposi, tirandomi su a (edere. « Dico sul serio, invece. Che ne diresti? Il modo ci sarebbe ... > e Va via! E come? ... » « Io e Pat ci stiamo pensando ... Abbiamo in testa un colpo ... > e t;n colpo? ... Che colpo? ... • « A una banca, per esempio ... » « Dico, Joe ! Ma•siete impazziti, ra~ gazzi? > monnorai. Involontariamente avevo abbassato la voce, e dovevo essere anche impallidito. Né l'uno né l'altro rispo.,e. Joe incominciò a far ciondolare il mo grosso capo a destra e a sinistra, intanto che le sue labbra si gon• fiavano, di di-;gusto. « Te lo dicevo, io 1 > <".~lamò infine volgcnd~i a Pat. Poi tornando a fi~~ar me, ~~gi1·me con un tono che dicc.,,a tutto il contrario delle parole: « Abbiamo -.cher,..ato, vecchio. Donnici ~opra, fai conto d'essertelo sognato, e cerca di non ricordartene più, come s:uccedc con i "-Ogni.Intt\i? > Fece uno c;chiocco con le dita, abba~ò lo sguardo e si mise a raccogliere le carte in mazzo. Pat seguitava a roder,.,i l'unghia. Ci fu un lungo c;ilenzio. Senti,·o che avrei dovuto dir qualche cosa : ma che cosa? « U$.C.ite?> chi~i dopo un poco. imbarazzato, e per finirla con quel ,;;ilcn• zio che schiacciava. « No! > grugnì Joc. Dopo un minuto ero in strada, ma lasciai subito il quartiere per scendere verso il centro. Avevo bi~o di luce. Le viuz1:e ,emibufe mi inquietavano. Ad un tratto, giù per Hill Street, mi mi.si a ridere. C'era da ridere. Affànnati, briga, lavora, soffri, e tutto qucno ti rende come premio l'occa,ionc di assaltare una banca ... Le rifl~~ioni di questo genere mi ac• compagnarono per un bel po' quella notte, a~'iieme ad altre. Pat e Joc era• no due bravi ragazzi, ma infine la loro risoluzione non poteva stupinni tanto. Era una cma maturata pian piano, non un'idea irnprovvha, e nessuno meglio di mc poteva comprenderlo. Erano quasi due anni che e~«l si logoravano in quell'esistenza. precaria, ed era quanto bastava per affievolire 01ZTirie~istenza. Io la facevo da un paio di mec;j, e già ne ero intossicato. Che avrei potuto fare per loro? Un bel di~corsctto? Vedevo già i pugni di Joe per aria, minaccianni: ]oc non amava le di• qcu.~~ioni.Quanto a me, c'era poco da pcn,Me. [I poliziotto di Tempie Street ci ..l'-t'\'a. orm:ii visto troppt· volte in- ~i('me. Onnai ci salutava quando ci si incontrava, e ~e quei due avessero davvero combinato il loro 1;;cherzo, chi ,;;a ~e la poli1:ia m'avrebbe Ja.,ciato tranquillo. Tn quei giorni avevo fatto richìc:ita di una proroga del pcnnesso di "O!{giomo, e ci voleva un niente per vl'<lermcla negare. Co,ì, quando rientrai in ca~a dopo un paio d'ore, ave- \"O ~tabilito ogni c01;;a.Pat e ]oc erano ancora alzati. e Domani me ne vado », di,;;i;;ajpDCna fui in ~alotto. « Ancora ci ,tai pcn"3.tldo? > 1,ghi- ~nazzò Joe. Alle volte ~i è indotti a credere che veramente ci sia una. mano mi~terio--a che preordina le co.,e umane. L'amico che mi aveva consigliato il quartiere messicano, m'aveva già offerto di andare a stare con lui, ma avevo rifiu• tato perché abitava dalle parti di Beverley Hill, in un luogo dove il tram passava a pili di tre chilometri. ~1a ora non mi rimane\'a altro che accettare la sua ospitalità, e gli telefonai il mattino dopo. \'enne a prendenni a mezzodì con la sua caffettiera, e quella mcde~ima sera volle che l'accompagnas.-,i in ca,a di certi \uoi amici, ad una riunione musicale. C'era Capra. Gli venrti presentato, e la con-.cguenza di questo incontro fu quella che quattro giorni dopo entravo negli studlos di Gro. wcr Street. Probabilmentr, ,em.a. l'offerta di Pat e Joe, la nùa breve canie• ra cinematografica ad Hollywood non sarebbe mai incominciata ... Si dimentica prc\tO. A'iSOrbitodall'appa.s,ionante lavoro che non mi la1,ciava cht' la t1cgua di p9'he ore di sonno, le ombre di Pat e di Joc affondarono nella mia memoria. Le '-Cttimane e i m(."'<-i p:i.~"arono. L'rstate era venuta, l'affocante e arida estate l°'1ngcl,tn:i. con i suoi e;iorni brucianti e le sue notti odo• ro!iC di amare erbe selvagge, quando una sera, sulla terrazza a mare dello $tabilimcnto di Santa Monica, incontrai Pat. Sedeva a un tavolo, 3.\'iiemc ad una raga1..za 1 che riconobbi subito : era quel• la che ~rviva al banco nel caffè mes• .,jcano, do\'!:' ,i andava a pru;sare le no• ,tre ore, dopo cena. Si alzò, mi venne incontro, mi strinse la mano. Era un po' brillo. Levò di tasca una fiaschetta e mi versò in una chicchera un dito di gW. Intanto io avevo '3lutato la ragana. « E Joc? » chiesi a Pat, dopo essennj ~eduto. Egli ammiccò. « Andato all'Est, dopo quell'affare, ~ai... >. Io M>bbalzai~ulla seggiola dalla 1,or• prc~a mentre Pat credendo un'altra cosa, '~oggiungcva: '« Oh, non c'è pericolo! Nina sa ogni cosa... >. e Ma sono io che non .so nulla! >. «Come? Non hai letto i giornali? Fu il ventidue aprile ... Saving Trust. .. Angolo Seven e Grand Avenue ... >. Parlava con lo stesso tono d'uno che dice,se: « Ricordi? Fu a Verdun che mi dettero la medaglia ... , E io, \enza volerlo, certo lo guardavo ammirato, poiché egli sorri~e, compiaciuto, mentre pdma la mia ignoranza lo aveva fatto aggrondare un po'. « C°'ì ora sei ricco! > esclamai. e Ma va via! > egli ri~po~e con una smorfia. e Niente, non c'è rimasto qua- ~i niente, ed erano 15.000 dollari uno ,ull'altro ! Ma sai cma è capitato? La polizia!. .. I ladri gro!isi ~on loro, te lo dico 10 ! >. e Non capisco ... » «Già! ~[a sta un po' a sentire ... Io e Joc, dopo che tu filasti, .si mise l'occhio sulla Saving, angolo Seven e Grand Avenue, perché Joe era venuto a sapere che lì ne tengono sempre un mucchio. Bene! ... lo e Joe ci studiamo il posto, ma l'affare pareva difficile. Hai presente com'è? La porta della banca è la terza in Seven Strcet, e sull'angolo con Grand Avenue c'è sempre il coop di guardia. Ora con un poliziotto unpalato a meno di venti pa$s1, non c'è verso di cavarsela ... > « Pare anche a mc >. «Sicuro! Ma Joe è in gamba, ~ai! Figurati co~ mi dice ! e Di', Pat, e :ie prova~imo a tirare il coop dalla nostra? >.. « Superbo! Ma come si fa? Se non ci vuol sentire, cosa succede? > dico io. E Joe : « Lascia fare a mc. lo ci ho naso con gli uomini >... E infatti, qualche giorno dopo, Joe torna a caGt e mi dice : e Combinato! Ho trovato l'uomo che fa 'per noi. Mi ha capito a '-'Olo! B un irlande,;e, ro,;;.-.o come il diavolo e puzza di whisky co• me una bottiglia. « Che vuoi da mc? » mi ha fatto. « Basta che tu chiuda un occhio, se mi vedrai uscire troppo in fretta dalla Saving, a~.,icme ad un al• tro tipo. > Lui si mette a ridere, e dice: e Quanto?> e Tre parti giu~te, una per uno, :t rispondo io. Lui mi dà la zampa e dice : e Bene, l'occhio lo chiudrrò 1 ma che non ti \alti di farmi lo sgombctto, poi! > e S'intende! Siamo mica !!trulli da fregarci così », gli dico. e tiro un c;ospiro. Il più è fatto. O,-a a noi, Pat ! ». « Più adagio! E ,e ti centono? > e ~o», ric;posc Pat, guardando intorno. Poi prosegtiì : e E tutto andò co• me un olio. Due giomi dopo, a mez• 7odì, Joc e io arrangiamo una macchina davanti al Commodore, e in cin<1ue minuti siamo alla banca. Il coop ci vede arrivare, e volta il capo a guardare in Grand Avenu". Fermiamo, ma lasciamo il motore acce.~o, cd entriamo. C na bazza! NC'-,un cliC'ntc ' Dietro agli ~portelli gli impiegati stan facendo colazione. Io sto vicino alla porta. mentre Joe va alla ca-.~a e caccia la piqola c;otto il naso del ca,s.iere, ~he beveva un bicchier di latte. e Caccia la moneta, o sparo>, ~li fa Joc piano. L'altro si strangola e ,;;pruzza il lattef che a\'eva in bocca addo,,;o a Joe. ma c,bbedisce. Intanto gli altri ~i accor'{ono che anch'io li tengo in mira. Solo una ragazza ~trilla, ma tutti ~li altri zitti, bianchi come piatti. Joc intasca e ~e la hatte. Jo dietro a lui. Un ~c,condo dopo siamo di nuovo in macchina, e via! Svoltiamo all'altro blocco. piantiamo la macchina dinanzi a un ristorante, e cc ne andiamo, come due che fanno un giretto, per il Pcr<thing Square. poi su per llill Stl'('et, a ca~, con quindicimila dollari in ta"ca ! Un incanto! ... > e Sfido! ». e Il più difficile fu fare il solito viso con la padrona, a tavola. Quando portò da i piatti, ,i tirò fuori la pila: erano quindicimila cento e tre. In calll<'1a facciamo i '-alti ~ul letto, dalla ~ioia. poi ,;;ido1me. S'era ,tanchi co• mc 1ie '-Ì ave~se ,caricato quindicimila ~a.echi, almeno io. A notte s'csce. Si compera il giornale e ce la spa1;;.,iamo a le~J:!:erequello che avevamo fatto. Sai che non ci par<:va neanche d'c1;;(cre nati noi? ... Poi andiamo dove il coop ci asprttava, M>tto il muro delle monache, in Sun<;Ct Boulevard. Era buio. E~li prende il mazzetto, e domandi: e Sono cinquemila? >. Aveva ~ià fatto il conto. « Di più. Cinquemila trcntacmque >, ri,ponde Joe. e Bene. ra~z1i' > fa il coop, ~ttovocc. « Questa è la pane per l'occhio che ho promt"lso di chiudere. Ma per l'altro che è rima.,to aperto, co...a,;;i fa? ... ». Porco d'uno stramaledetto .irlandt..-se del diavolo I Che ci volevi fare? Abbiamo dovuto contargli altri cinquemila dollari, uno sull'altro, e poi sai cosa ci dice ancora? Ci di-.<.;ec,he Dio lo accechi: « Be', allegri rat{aZ7i, che vi' è andata bene di trovare un galantuomo come mc> quel fi~lio d'una sgualdrina! ' TITO A. SPAGNOL
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