Omnibus - anno I - n. 3 - 17 aprile 1937

O ■ NIBUS PAGJN,A a l[ri11A,1L~IIII E l■R.1•0880 ILSORCNIOELVIOLINO di musica @UESTA J,1ostm, la quam Nazionale di musica contemporanea, è l'uovo di Pasqua dei musicisti a mezza strada fra la ~~~:::.::c~1:;:~,: ~=!~a' ; '.~: di sosta a un pubblico di • volontari •, du,antc otto concerti consccut1vi e inevitabili Un concentramento tempestoso di progressi e di paro,sismi istrumentali che fan venire il mal di mare. Insomma è l'agglomerazione, l'ingombro, l'imbottigliamento d'una annualità esasperata di gemo. Smngi, stringi, quando si sfascìa non partorisce nemmeno un topo. Mostra delle forze locali, che 5')0 quelle dell'abitudine, alla quale non ci possiamo abimare. I pezzi grossi di questo settore, che si può chiamare delle verdi speranze, son ,empre quelli. Sempre quelli i loro nomi, che non vanno né avanti né indietro, e rimangono stazionari a fior d'acqua sotto i: lume malinconico d1 una discreta, ma perseverante pubblicità. Raggiunta una certa notorietà, rcstan là, quasi a riva, ma non arrivati. Salvi e non salvi. Naufraghi o conquistatori? Nessuno potrebbe più rimetterli 1n piedi. La colpa non è di loro e non è nemmeno degli altri candidati che scompaiono a picco negli abissi del dimenticatoio. Son legati tutti insieme, buoni e cattivi, a rete d'avanscoperta, organizzati a filo doppio: se gli uni tiran su, tutti gli altri tiran giù, e col peso morto c'è poco da fare· periranno anche i primi. In quanto al pubblico, poiché non si fa niente senza il pubblico, vennero all'uopo requisiti, oltre I parenti vicim, tytti gli esemplari viventi dell'albero genealogico d'ogni candidato in lizza e condotti nelle vetuste sale consacrate alle Muse. Vecchie, tradizionali accademie romane, farcite d'illustri memorie, dove si respira ancora l'uimra pedagogica, il fanatismo istituzionale, l'illusione invelenita di due• cento anni fa. r biglietti erano a ufo., perché come si sa i nostri contemporanei affrontano da dieci o venti anni il problema dell'arte e non lo risolvono mai, neanche in sede di incassi. Nell'ombra bassa arrancano le tartarughe musicali, e certi lumaconi cornuti si rifugiano durante la stagione umida a mucchi colanti nei cantoni di queste sale famose; ecco le teste d1 morto dell'epoca Salandrina che agonizzano inchiodate qua e là sulle spalliere delle sedie. Là dentro tutto fa cilecca. Il fosforo non s'accende, la dinamite non scoppia, la miccia non piglia fuoco, tutto frigge, sfiata e si spegne - entusiasmo, talento, amore - sotto grumi di rettili lubrici, fra lettiere d'animalacci in letargo. :,.J'ellaluce velata dalle tele di ragno i pipistrelli che fan tremolare nell'aria la loro vestina talare. ( topi di biblioteca cascan giù dalle cornici sbatacchiando sulla terra che pullula di rospi vecchissimi in surtout verde da accademici. fntanto i civettoni col petto di velluto e 11 monocolo ti fissano dalle nicchie oscure. ~ il regno del tedio. L'antro del sussiego impagliato. (;;lasala d1 Santa Cecilia. Noi la vediamo così. L'abbiamo sempre vista così. Là dentro fra uno storico intorpidimento la ,\llostra che si svolge senza fine; lo stra~ zio delle ore che non passano. La noia - montagne d1 noia, - il mare oleoso della noia ululante, mostruoso, anonimo, come lo incontri, se viaggi, nei pressi dell'Equatore. E niente visibilità, La Mostra dunque s1svolse lungo i g1orn1 di un'intera settimana, su per giù, tucta cosi: salvo qualche brillante ecce~ zione. Si distinsero fra la plebe dei nomi di musicisti che non han forse altro diritto che quello all'esistenza privata, i nomi già conosciuti di :\lassarani, di Amfiteatrof, di Vincenzo Tommasini, e di alcuni al~ tri (comprese due donne), le cm opere durarono a splendere nella memoria un attimo ancora dopo che il concerto era fimto. BR\INO BARILLT I a1 • e • prio un funzionario del consolato ita• liano. La Medri esultò: e Lei può rcn• dermi un grande servigio. Basterà ch_s \Criva una lettera a suo figlio in cui ,zii ,piega tutto :t. L'a(Tascinante sieno• re ebbe uno dei suoi sorrisi a doppio fondo: « Non c'~ neanche bisogno. t in viaggio per l'Italia. Ha avuto una breve licen7.a e viene a vedermi >. Alcuni giorni dopo si pre..cntò col figlio. Il giovane era un incanto. Alto, biondo, elegante, c;embrava un ameri• cano. Si trattenne a Faenza alcuni ~iomi, quanti ce ne vollero per impa• dronir-1i del meccani,mo della eredità e prese dei minu2iosissimj appunti, Disse eh<-Domenico Tambini era certamente Buffalo Bill, che a Filadelfia tutti lo o;apcvano. Aveva perfino veduto il Tam• bini in un ristorante pochi giorni prima che morisse. Con grande meravi• glia del padre, aggiunse che il calcolo dC"llaeredità era \lato fatto male. Mancavano all'inventario alcune fabbriche di c;carpc che il Tambini aveva nel sud. Erano celebri in ruu--. l'America. Sollc;• vò una gamba: « Sono scarpe Tambi• ni ». La Medri pianse di contentczz:\. Cento milioni invece- dei 45 annuncia• ti:(": c'era da la,;ciar ..i. prendere dalla \'Crtigine. I documenti spariti Proposta per la rinascita del teatro. (Fot. Roberti). Partirono. Il padre accompagnava il fi~lio a Roma. Si ~arebbe imbarcato per l'America la ,;tessa ..ettimana. Naturalmente non si rividero più. La :\ic• dri non ha mai voluto dire il nome dello ,conosciuto. La causa civile da c,c;a intentata è duraia anni ed anni. L'infelice s.ignorìna vi ha spe--0 tutto quanto aveva, circa 6o mila lire. Ci c;i è me~sa di mezzo la guerra, la quale ha contribuito a mandare ancora più in lun~o le ccxc. Alla fine, nel 1916, quan• do tuue le difficoltà c;emhravano onnai -.ormontate, l'avvocato Frontali di:·hia• rò alla <,ua cliente che onnai era inu• tile continuare a spC"ndere drl denaro. L'eredità non e,i\tC\':t ! 1t g rnrn~@lJlr~ dz'.Bujfalo Bz'II • UFFALO BILL' E: venuto a Roma due volte. La prima vcr... o 1 1 'Bo, io ero ancora ragazzo. l>oi di nuovo nel 19v6 e fu allora che lo conobbi. Andai a trovarlo nella ~ua tenda. > J n piedi dietro un banchetto di marmo, nell'angolo più oscuro e recondito del caffè, il proprietario del «Greco> !ita piegando pazientemente per quattro, uno dopo l'altro. dei tovagliolini di carta. Le iraccc lasciate a Roma da colui che mandò in visibilio col c;uo circo l'Europa di quarant'anni fa ,;j riducono probabilmente ad una fotografia che chiunque può vedere esposta in uno dei corridoi del « Greco > e dedicata al proprìetar;o: To Kubinelli, complimct1ls. La fotografia è finnata col vero nome e cognome, William Frcdcrik Cody, e controfirmata con quello 3'-sai più celebre di B"flalo Bill. In un'altra fotografia 1 che il .,;~or Gubinclli con~crva gelosamente nel suo archivio, c;i vedono seduti intorno ad una statuina di Mark Twain il colonnello americano con un paio di quei pdliro,,;e dw egli portava in giro pc.•r il mondo. Chiediamo al signor Gubinc-lli c;e ha mai c;entito parlare della origine italia• na di Buffalo Bill. « E: una ,·ccchia ,toria. Onnai non la ricordo pili. Mc la raccontò una volta un prete, don Mario Zoli, che ,;i OC· cupò a suo tempo della faccenda. Deb• bo ancora conservarne l'indirÌ7.7..0 tra le mie carte. Proverò a cercarglielo, c;e vuole. Si tratta di un tale che morì m Ame1;ca lac;ciando una groso;a er('• dit..ì ai \UOi parenti italiani. Dicono c-hc ro~,e Buffalo Bill... > n defuntodi Flladelfla Anche don :\1ario Zoli ci parla della eredità di Buffalo Bill come di cosa ormai sepolta dal tempo : « Bisogna n. salire al lontano 1911, > racconta. « Fu in quell't"poca che morì a Filadelfia, in tarda età e ,cnza credi diretti, un ce110 Domenico Tambini che la traclizion<' identifica con Buffalo Bill. Questa tra• di7ionc è ancor viva nelle provincie di Panna e di Faenza. Il valore della ere• dità la.s.ciata dal Tambini, con~i-.tente in terre, in ca,e e in azioni della ban. ca Vilcoor. raggiungeva una 'iOmma c-he fu calcolata al cambio di allora in 45 milioni di lire. Come <1uc..ii 45 milioni non c;iano ,;tati ancora iota• ,ca1i da colei che !>i proclama la discC'll· dente dirctLc'l.di Buffalo Bill, è la in• crrdibilc ,tor ia di Lucia Mcdri. la Tambini di Faenza, che da vcntLY.:i an• ni li a,petta con cri,tiana ra.,,c~nazionc. « Ebb! incarico dalla Mcdri di occu. pa1 mi drlla eredità. Scri•).siin Am!'rica. La copia del testamtntO, pervenuta al comune di Faen7..a e comc~nara alla (allora) venticinquenne ,;ignorina, era autcntira. L'ercdìtà c'era. ma occorrt'· va e"plctarc tutte ·1c pratiche nrcc,,a. riC"per venirne in po<.SC\:Kl. C quello che r('C('fO ~li :\\-VOCati cl(>)b mia povera amica, ma l'eredità non ,;i è mai mossa da Filadelfia. Più tardi, quando tutto fu messo a tacere, la Medri mi scri~e una cinquantina di lettere. Tutti i ner• ~onaggi della ,toria vi erano dipinti CO· me in un romanzo. Mi mandò anche l'albero genealogico della ~ua famiglia. « Non starò ad annoiarla con la de· scriz1onc dcli' albero genealogico. Le ba~ti ~apere che in Faenza ,;j mo)tra ancora il podere « Fomacelle », ora pa~ato in altre mani, e la cac;a dove ~arebbc nato Buffalo Bill, ma dove cer• tamente è nato Domenico Tambini. il quale emigrò negli Stati Uniti insie• me col fratello Giu~eppc. li caso volle che, ve~o la ste,._.,. epoca, altri due fratelli Tambini, un altro Domenico e un altro Giu,cpoc (o Giovanni) la.sdas- ,ero Compiano in provincia di Parma per l'America. Di questi due fratelli non si è ,aputo più nulla. In provincia di Panna sono molti quelli che si clan• no alla prores~ione del girovago. Uno dei Tambini di Parma sarà appunto diventato impresario di circo. Fu così che quando nell'ospedale di Ridgway, in Pc-nmy)vania, _si speme Jlel 19o8 il fratdlo mmorc d1 Domenico, Giuseppe Tambini, la minore e-redità di quest'uJ. timo ~i trattava di a.pp<'na 26 mila lire andò a finire nelle mani di tre o quattro c.orclle Tambini che rurono rintracciate a Compiano. Con molta probahilità il Giuseppe di cui queste ,ort>lll" erano parenti (il quale ad ogni modo non è il morto di Ridgway), avrà avuto un circo, un circo alla Buffalo 8111, e di qui c;arà ,orta la leggenda che vuol nato in Itai=a il colonnello americano. Una volta accreditata, la lcgc;:<'nda non avrà impiegato molto a pa ...;.are da Giuc;cppe a Domenico, dal• le 26 mila lire ai 4-:) milioni, e da Compiano a Faenza. « La Mcdri, che è una Tambini per parte di madre, ha anche tentato di rivendicare a sé le 26 mila lire di Giu• ~"ppc. Ma inutilmente. Pare che l'avvocato Federico Frontali, lo ste<i'-0che ebbe ad occuparc;i in ~eguito della mag• ~iore eredità, abbia la~ciato trascorrere i trnnini. Si vede che la fortuna a~c;i. ,te i Tambini di Panna. Proprio in questi giorni es~i ~i agitano per una nuova. eredità. Non mi meraviglierei !'he ,, 1ratta'i"iC ancora dei 45 milioni di Buffalo Bill •· Unvisitatoremisterioso li ~<''tUito del racconto 'di don Mario Zoli pr("cip1ta dcci,;runcnrc ver~o il ro• ma117c-~co.Un ~iorno capitò in Faen• za un di-.tinto si~nore che vi prese in affitto un villino da lungo tempo di~abitato. Era l'epoca in cui in casa di Lucia Medri, in via Castelli 131 fcr• veva il lavoro per allc~tire- l'esercito di pratiche e di documenti ncce'5ari a vrnirc in J>O'"C''W della eredità. [I vi.limo non era lontano dalla abitazione ddla ~kdri. Una :-era, con una '<Usa qualunque. lo ,cono'ìCiuto vi c;j fece in• trodurre. Ben presto le -.uc maniere compill'. il -.uo fine ~orri'-0, conqui:-ta• rono le (impatie della signorina, che insi::,tè per vederlo più -spesso. Nelle lct· te1·e ,critte allo Zoli, quando l'incanto era ormai rotto, la ~edri lo descrive dotato di e tranquillità diabolica >. O~i volta, prima di entrare, .. e ne ~tava impalato 'Sull'uscio a presentare le (CUSC. Era un abilissimo conversato• re. Parlava di prererenza in piedi, te• nendo un o~getto qualunque in mano e guardandolo, oppure pa(scggiava, o p.i-,-,ando da una stanza all'altra. « Par1~.va ('Ome uno che ,ia stato in più mondi >, scrive la :\iedri con quel fiu. :~ d;;~~r!~re che hanno le donne per \'~tiva di blu o di verde, più spes,o di nocciola, e maneggiava una canna nera col pomo d'argento. Le vi ..i1e ,i fecero sempre più frequenti 1 fino a di• ventare quotidiane. Onnai girava per le qanze come uno di cac;a. Toccava tutto. Si infonnava di tutto. :via ciò che lo intcrc ..-.ava in modo pa1·ticolarc erano i ritratti di faf(liglia. « Non ci ho capi• to mai nulla delle parentele-». diceva e la :vledri a spiegargli la discendenza dei Tambin.i. Si venne c~ì alla quc-,tionc della eredità. Quando egli seppe delle diffi. coltà che la c;ignorina incontrava al consolato di Filadelfia: « Filadelfia? ~a io ho un figlio a Filadelfia >. Il ca• ,o volf'va che questo figlio fo,~e pro· La ,;;ìgnorina lo c;congiurò di ,;pirgar,i. L'av\'ocato si pa~o;ava la mano ~ulla front": tra oberato dal lavoro e non potc"a perdere più il 'iuo tempo dietro una eredità imma~naria. « Come, Ìm• ma~inaria? E i '-<>Idiche ho ,pe ... i? >. La "i~norina finì con l'avere dei so'ipctti e un bel giorno chie¾' all'avvocato che le rr~titui, .. c i documenti. Nuove diffi. cohà, nuo\'C -.eme. Fu a quel tempo che cominciò a c.,crivere le sue lettere allo Zoli nelle quali trattava tutti di birboni e di in~annatori. Il po\'ero avvocato era mono tragicamente e in cac;a di lui non furono più trovati i documenti della eredità. Ou<'~ti erano anche \pari• ti dal Comune di Faenza e dal Mini• ,;,tcro dC"~li EHeri a Roma. « Con molte probabilità, > conclude don :\iario Zoli accompru,1andoci alla porta, « le vi,ite del misterioso indivi• duo non furono estranee alla çparizionC" dei documenti. L'eredità è anc-ora a Fi• ladelfia? t. ciò che non ..,aprei affenna• re. Quello chC" è certe è che all'epoca di qucc;ta c;toria Buffalo Bill era ancora vivo. :\1i è ca•litato di ke:~crne una bio- 'trafia poco tt:mpo addietro. f.:. morto nel 1q1., cd t' ct•oolto drntro una rupe del Colorado, in alto sulla montagna, nei prcc;,i d<'lla città di DenYcr. Sono i luoghi che lo han vir.to con-rre ml ,uo cavallo, al tempo delle avventure ... > S. DIEMOZ Buffalo Bill coi suol pellirosse al Carrè Greco. ( PALCHETTI ROMANI ) SCHILO e Shakespeue sono nsort1 di conserva e lenendosi per mano entrano di colpo nel tea• tro di Guglielmo Giannini. Il sipario si apre sull'ombra deserta. Chi sta per entrare? Il Delitto! Un p1ccolo scroscio di vetri: l'Ignoto avanza sul linoleum con passo lungo dt pantera. Finché ... O prodigio! 11 lato mortale della radio sta in questo, che ogni tanto essa caccia fuori una voce d'oricalco, per annunciare le più piatte scemità. Guglielmo Giannini non avesse altri menti, gli nmarrebbe quello supremo òi aver scoperto il destino tragico• della radio. Che significa? S1gn1ficariportare in teatro quell'alto terrore, quella terribilità, quel ruggito non di gola ma di fantasia, che la chiacchiera sdentata del teatro borghese aveva ridotto a leone da scendiletto, a coccodrillo di gomma, a dentiera scardinata. Quando la passeggiata ondosa dell'Ignoto fu troncala dalla 1:ou dtlla radio; quando s'iniziò tra Ignoto e Radio un duetto da far rizzare i capelli, io capii che la Porta d1 bronzo del Mistero si era riaperta dopo tanto, lo spettro di Amleto aveva riacquistato diritto d1 c1ttadmanza fra noi, il ronfo spaventoso delle Erinni era per ricommciare nella notte del tempio d'Apollo. Con la radio m ispecie di divinità scenica, ritormamo al coturno, al coro, al dtus ex machina. Non come parafrasi ed estetismo, ma come fatto nostro e storicamente legittimo. Gli uomini seri s'indigni:ranno che Eschilo e Shakespeare sieno evocati m omaggio a un dramma giallo"· Qui 1 sottintende 11 riconoscimento dei valori nuovi. In quanti siamo a capire che il giallo è la più pura tragedia del nostro tempo? 11 giallo • - e basta questo a giustificarlo - risuscita nell'adulro I pudori dell'adolescenza. A quali sotterfugi ricorriamo per non rarci trovare col giallo• in mano? Perché ci \'ergogniamo del giallo ,, salvo perché il •giallo• c1mette a nudo come la morte, i grandi dolori, le gioie deliranti? In quali luoghi vi nascondete per leggervi col cuore in gola 11 •giallo•, e spasimare, torturarvi, godere al riparo dell'occhio che giudica? Ripensate la vostra prima sigaretta, il pnmo coniano coi misteri della carne, e tacete. Zacconi truccato da casoaro, Nerio Bernardi camuffato da gazza ladra, nonché la straordmaria truccatura rossa dell'agente Poncelet m ispecie di Roberto Fuss (la Belva) sono altrettante sorprese felicissime. L'attore al 11ati,ralt umano, teatralme11te è fenomeno innaturale: l'attore dev'essere truccato oltre il nconoscibilc, ragij:iungere il tipo. Dall'autenticità e vigore d1 questo spettacolo, Zacconi, come da una sostanza nutrientissima (una \·olta c'era la Somatou) trae più che una gioventù di carne: una miracolosa jout•tnct. Talvolta eccessiva. A certi saltini, a certe piroette dell'intrepido ottuagenario, il pubblico, mgenuo e crudele, ride come a1 film di Shirley Tempie. Perché dar corda all'ingenuità, alla crudeltà della maggioranza? Triste la demagogia politica. Yla la vita stessa non è politica? Per i tre atti della Belt:a Ernes Zaccom (quali segreti in questi giochi onomas1ici: Ermete, Ermes?) passeggia la sua indolenza m vestaglia, i suoi scatti, la sua noia di bella carnivora a corpo lungo, i suoi morridimenti, 1I suo broncio d1 bimba alla quale i camvi •grandi• non vogliono dare I balocchi che piacciono a lei, la sua voce or-a venata di lucori come il raion, ora striata di livori come la stracciatella. Non si creda che tutto nell'interprctaz,one della Belva t: impeccabile. L'opera d'arte si riconosce a1 particolari: teste di An1onello, Drei· Grosclw, Op,ra di Pabst. Molti particolari della B,lt:a SO· no sfiatati, altri fuon corso. La polizia francese è sciattona, non possiede i parabella, il •blindato• dei G.me,i: c'è proprio bisogno di dare al!a pistola dell'agente Poncelet il • plaf• dei pistolom coi quali 1 ciclisti in campagna meltono paura ai cani? Davanti a un pubblico di palato fine, irrealismi di questo calibro (si parla di pistole) ammazzerebbero nonché il delinquente, il lavoro. D'altra parte, appiccicando il codino ski ai nomi dei suoi personaggi russi, l'autore mostra d'ignorare che questa desinenza propria ai nomi polacchi, in Russia termina per lo più gli aggettivi maschili. ln ultimo (ma questa è idiosincrasia pura) dirò che alla pronuncia di nomi e vocaboli francesi da pane di attori nostrani, io soffro atrocemente: residuo di quand0 1I teatro ita• liana non era se non commedia della bor• ghes1a francese tr-adotta in un italiano da gra11dh0ttl. Perché non sanare i postumi che lascia dietro a sé il tifo, la meningite e il teatro borghese? In Piccolo Re, in casa del generale Pisani, come dire in seno a una famiglia che nelle intenzioni dell'avvocato Romualdi voleva essere il paradigma dt:lla bella famiglia italiana con lunghe e tenaci radici nella terra di Enea, la sorella del generale tirava fuori 1 ( pardon • e 1 • restaurant• come s1ar• nuu. Se questo avviene in casa dei genei:,ali. che avverrà m quelle dei sergenti di fureria? ALBERTO SAVINIO

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