Omnibus - anno I - n. 3 - 17 aprile 1937

> 17 APRILE 1'>37-XV O ■ NIBUI PAGINA 1 DIECAI NNDIELLCAARTDAEL AVORO ~~~~00~ DEL DUCE ML SSQJ.I:,.. I procede per ~r,ld1. :,..;e) ~!~~lcnr~. 18 c~~~~~ 0 fa~• dd.:,:~~',::,:~~ hol,;cn1ca del soc,ahsmo,. s1 af. lerma la necessuà d1 un ~indacalismo n.i~ionalc e si .rnnunciano le Corporat:ion1, pres1J10 del la\ON) e dclln produzione. .'.\la è nel dicembre del 1921 che il Partito precisa il suo pros.:ramma d1 la,·oro <" prende posizione di fronte al sindacali,imo. Il Fascismo non può contcstarc il fotto storico dello s,·iluppo delle rnrpornz1oni, ma vuole coordinare mie s,·iluppo 1u fim nazionali. Le corporaz1om , anno promo<;-.e -.ccondo due ob"1eui, i fondamentali e, ci~. C()0\C esprcs- '-ÌOnt' della 1-olidarie1à n;1✓.ionalc e come meno di s, iluppo della produzione. Le corporazioni non dc;,bbono tt•ndi:re ad annc~are l'indiqduo ndla iolletti\ità, lt\ellnndo 3rbitrariamente le capacità e le forze dei ,inJ,toli, ma ,mzi a \aloriz1.arlc e .1 S\'llupparle In questR ,chematica dichiarnzione sono parolc <ld Duce non n ,ono tutti .Q:h elemcnu d1 una dottrina, ma .{.:h spunta da una Jottrina. Ci sono dei {{ermi. C'è l'accettazione dd patto sindacale e il suo coordinamento ,u tim nazionali ... C'è la considerazione della prodU1:1onc , di cui le corpornzioni debbono e,i.~·re lo strumento rev:olatore. C'è, mfine, la ripulsa dell'egualnarismo socialiMico e l'ade- .<ione al concetto delle necessarie \'arietà e ~erarchie. ~on Yi si rarla del metodo di at1uaz1onc del sindacalismo fascista. I,() si ritien,;: d1 competenza delle corporazioni. A questo proposito ,cmo mdispensahili alcuni chiarimenti. Se è , NO che lo Stato fascista vieta, nelle sue le)?~i org,miche, lo '!òciopt>ro e la serratR, è altrettanto \'ero che a tale d1,•1eto esso pen.enne solo dopo a\'ere predi\po,;ti tutti i mcz;,i idonei ad assicurare per \'Ìa pacifica e normale il cons4:'guimento di tunc le giuste aspirazioni operaie. Sia di fatto che nel 1924 si tbbero veri e propri scioperi fascisti nel \'aldamo e nella Luni~iana e che in quel medesimo anno il Duce propone\·a e illus1ra,·a nel Gran Consiglio un ordine del .'fiOrno nel quale lo sciopero non solo non era (ano O~J.i:t':tl0d1 una aprio1 istica ne:gazione, ma veniva dichiarato ltcito in alcuni dettrnunati casi. Si dice,·a, infaui, che allo scio• pero, tranne che nei pubblici ser"izì, si poteva fare ricorso quando tutti i mezzi pacifici foti.ero stati tentali in\'ano cd esauri1i, poich~ lo sc10pero danneggia i datori di la\'oro, incide sui bilanci operai e arresta il ritmo della produzione, del che approfittano immediata• mtnte le viJ:tili concorrenze straniere per ostacolare la nostra indispensabile espansione economica nel mondo•. Da queste premesse si deduceva la sostan71ale e radicale differenza fra lo sciopero fa. scista che ~ una eccezione cd ha in se stesso i suoi obiettÌ\'Ì definiti• e lo sciopero socialista che fu una reRola cd è sempre considenuo e praticato come un atto di cosiddetta Slinnastica ri\'oluz1onaria a fin, remoti e irral;~iungibili ,. Si stabi11,·a da ulumo che chiamandosi lt corporazioni foscis1e, ed tssendo, in rultf, una grandt e originale crtazione del Fascismo, lo scioptro dovc"a avere • I 'autorizzazione preventi\·a degli organi supremi delle corporazioni e del Panno . Ecctzionc, quindi, lo sciopero, non rtgola. Rt~la dove\'a tssere e restare la collaborazione fra le classi e collaborazione reciproca, poicM se il collaborazionismo non è reciproco, tsso è una frase o una mistificazion(' •· Insieme con l'azione politica del Go,·erno e con qutlla amministrativa dei Comuni, il sindacalismo do,·eva essere riguardato come ·•un mezzo potente per v:mngiere alle masse profonde dtl popolo italiano e per allargare su di ehe la base ,H Regimt •. Si afferma in modo pertn• tori, il nesso indissolubile fr1- economia e poht1ca, fra l'evoluziont ddle classi t la potenza nazionale nel quadro inviolabile dtllo ~tato. Si era già &\'anti, ma si era ancora a mtzza strada. Era necessaria una totale chiarificazione della dottrina; contro gli equi\'OCÌ della sociologia degli ultimi cinquant'anni, ;\Iussolini prende una posizione decisa. Accettato come un dato insopprimibile il fatto dell'or((aniz.zazione operaia, ne abbatte, sul terreno teorico puma e su quello sperimentale dopo, la macchinosa sovrastruttura ideologica. In Gtrardua, ntl 1925, precisa con singolare chiarezza il suo pensiero di fronte alle scuole socialiste. · I... 'an1i1esi diretta cap1talismo-proletariato, di origint mu'.'<ista, esula completamente dal' sindacalismo fascista, il quale l'ha praticamentt suptrata nd campo agricolo e ha tientato di superarla, col famoso Patto di Palazzo Chigi, ancht nel campo industriale•. li pre- ,upposto della dottrina socialista è del lutto negato. Concependo l'emancipazione del lavoro attr.tverso la lotta di classe, i soc:1alis1i erano portati ad afftrrnare la divisione della wcietà in due classi i1riducibìlmcntc •~·erse e la solidarietà internazionale dei lavoratori. Posizione assurda e smentita d•ll'esptricnza. "on esistono, non esistenmno mai due classi in assoluta e permanentt antitf'si. :,O:elmondo moderno, le classi sono innumerevoli, in continuo movimento e in continua trasfonnaziont. I trapassi da una classe ad un'altra, da un etto ad un altro, sono cosi rapidi, fre<;1uenu e inavvtrtiti, che sfuggono_ perfino agh osservatori ptù esperti. D1 qui l'1mpossiI ANNO,, NOII, 3, 17 APRILE 1937-IV I OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12·18 PAGINE ABBONAMENTI Italia• Coloul,1ano L. 46, temettNl L. 23 Elto1ro1au110 L, 70, umutre L. 36 O&lfl JtJMERO UNA LIRA Muoaorhtl, dherui e (otograSe, au~h• ae 11oupobblleaii, uou II Ninlt-ai,eono. Dirulou: Roma • VJa del Sudario, 28 J.m..-labtru:lo.111: llilauo. Piana Carlo Erba, 6 loc. A.Doa.J.:dferlts .. OJIJIKDU"JI • 11.llaao b1l11à, per il socialismo, di assecondare e di favorire, oltre un certo limite, l'e\'oluzione ,ocrn,Je. qud proi:rcs~ perpetuo, che emancipa scii individui dalle posizioni iniziali d1 ch1..,c. Di modo che, toccalo quel limite massm10 d1 benessere consentilo dal capitalismo, , law,ratori non do\'C\'ano uscire dai quadri del proletariato propriamcntt detto, ci~ del proletarmto manuale, per non recare un apporto di nuove forze alle classi borghesi. Solo I 'un1forn11ti1 del lavoro manuale poteva consentire la lotta conlro il c;ipatalismo sul piano mondiale. Contro quesu tendenza inumana e tremendamente reazionaria, come quella che prttcnde\'a di fissare un lim11c insuperabile al proi,:rcsso, rcàg1\'a la vita, reagi, a lo ._tesso social1\mo dall'interno, nello sdoppia• memo delle ..cuole e dell'Internazionale. :O,olo la nazione e non l'internazionali!.mo pote\a intendere I trapassi d1 cla!'l~e, dar 'oro un senso e una politica dignità Quindi accettazione dell'idea di patria come realtà tan- .'(ibilc e intangibile, il che t':o.clude .'(li interna- ~ionafo,nli impegnativi e politici des11nati a frnntumani alla prima occasione• e, conseccuentcmc.:ntc, subordinazione delle masse sindacali fasciste alle esigenze pacifiche o guerresche della n:u.ionc •· Non v•~ nulla di arbitrario in qucsle proposizioni. Se la nazione è oppre:!lsa, la massa operaia è oppressa Se la bandiera ddla nazione è: rispettata, anche p:li operai che appanengono a quella nazione sono rispettati. La gerarchia delle nazioni si rinrbt:ra sulla posizione delle loro classi operaie •· Capitale e La,·oro non sono più due forze in lot1a irriducibile, ma due ~tnunenti al servizio della nazione. Oi qui la loro perfetta parità giuridica, "....., .nica, politica e morale. E la loro subordinazione a1 fini prossimi e remoti della nazione. Ne"lsuna elevazione ~ prtclusa, nl'ssun miglioraJnl'nto ~ soltantn ritardato, anche se • le condizioni della clasi.e operaia SQno lei;i:ate alle condizioni Ji sviluppo del suo proprio capnalismo •, perché la nazione non pub prescindt.·re dal destmo dellt moltitudini che lavorano e perch~ il suo interesse immediato e mediato è quello di mscrirlc nel HIO organismo e nella sua storia •. Altrettanto den dirsi dei datori di la\'oro. • Un c11p1talista intelligente non può sperar nulla dalla miseria. Ecco pcrch~ i capitalisti intelligenti non si occupano soltanto di salari, ma anche di case, scuole, ospedali, campi spor• tin per i loro optrai •· La lep:ge J aprile 1926 sep:na 11 passagl{io dal sistema sindacale al sistema corporativo. Dopo a\.·ere fissale le norme per il riconoscimtnto dei sindacati, istituisce i contratti collettivi d1 lavoro. La più rivoluzionaria delle lett:gi, fu definita dal Duce. E giustamente. Essa esclude da ogni rappresentanza sindacale tutte quelle associazioni che, pur avendo mleressi cospicui da difendere, non siano composte nl di datori di lavoro n~ d1 lavora.> tori. L'art rol'> 4 delle norme per l'attuazione della legge è perentorio. Le associazioni che s, propongono la tutela degli mtcrcssi materiali e morali dei loro soci, quando questi non siano nl datori di la\'Oro nl lavoratori, non pouoro essere legalmtnte ricono11ciute a1 termini della legge J aprile 191.6 •. Ne consegue che quanti realizzano la fiJ{Ura del rentitr, pur continuando a far parte del paese reale, sono esclusi, come tali, dal paese ltgale economicamente inttso. Affermazione precisa. che preannuncia la seconda dichiara~ione della Carta del La\'oro: Il lavoro, sotto tutte le forme orR:anizzati\·c cd eSf'cutive, intellettuali, tecniche, manuali ~ un doverc sociale•. Erano già in esscrt e in movimento le condizioni necessarie per una compiuta e sistematica formulazione dei diritti e dei do,·,eri del lavoro. :'\ella riunion,e del 6 febbraio 1927 11Gran Consiglio riaffermava categoricamente il diritto dello Stato a deuarc J,e nonne rego• latrici della produzione e del lavoro nazionale secondo i principi dtl nuovo ordine, le cui premesse si contengono nella lcgislaz1one sulla disciplina f(1uridica dei rapponi collet11vi •· Poco più di un mese dopo, 1'11 febbraio 1927, s1 teneva presso il :'\lmist,ero delle Corporazioni la prima riunione per lo studio e la riedazione della Cana del Lavoro. Veni,·ano comunicate le direlli\"e fissate dal Duce per l'eh:1bor-azione da part,e degli espeni. A dieci anni d1 distanza, quelle dir,ettive conser,..ano tutto il loro primiti\'O valore filosofico, morale e sociale, e racchiudono in si tutte le norme ideali per l'interpretazione della Carta del Lavoro e per i suoi svolgimenti futuri. ~on si esagera m alcun modo quando si afferma che quei principi nella loro immediatezza e nella loro mtuiz1one del divenire sociale vanno oltre la stessa Carta diti Lavoro. Si affermano energicamente e senza alcuna possibilità di equivoco, la parnà di diritto fra le classi sociali, giammai conseguira dai regimi liberali e demosociali • e si proclama solennemente la solidarietà fra tutti i cittadini di fronte agli mlcressi superiori della Patria, i quali pertanto diventano 11limite e la norma di ogni diritto indi\'iduale, da qudli della proprietà e del profitto a quelli del la,·oro e del salario•· ~ la fine dtll'arbitrio, il tra. monto dell'individualismo, che in assenza d1 un criterio superiore ai singoli e alle classi porta\·a al liberismo anarchico, alla sopraffazion,e dei forti contro i deboli. Chi ha detto che l'ordinamento corporativo distrugge il cittadino nel lavoratore? Ascol1,amo il Duct, Primo corollario appare quello che mediante l'istituzione dtgli organi centrali corporativi 1I Fascismo è il primo regime il quale valorizza i lavoratori, chiamandoli a partecipare al regolamento della produzione, non già al controllo delle _singole aziende come pretendeva 11sindacalismo ilnarchico, ma al controllo d1 tutta l'azienda economica nazionale•. Non è quindi vero che nell'ordinamento corporativo l'individuo scompare, non è vero che il lavoratore ha soppresso il cJUadino .. t vero il contrari~, perchi auraverso 11 sistema corporauvo 1I controllo dei cittadini, che sono tali in quanto lavoratori, si attua sempre e dovunque. Nel \'ecch10 ordine libtrale-democratico, nonostante il sisttma parlamentare, il controllo era un'illusiont, una menzogna, un'impos11b1lità tecnica. La separazione della politica dall'economia legittimava tutti i privilegi di classe e d1 categoria; lo sdoppiamento del cittadino elettore del produttore, faceva dello Stato la gtstionc di pochi privilegiati. Mussolini ha operato la sintesi. In queste direttive del febbraio 1927 non è soltanto 11fondamento della Carta del L1woro. C'è di più. Ci sono 1um i presupposti della I iforma costituzionale Crampi e coliche del leone d'Inghilterra. COMUNITÀ TEDESCA. ' E GIU:-.:TO in Italia il dottor Roberto l..ey., '.reato. re e Fuliru del • Fronte tedesco del lavoro•, che è una delle istituzioni più originali della Germania hultriana, ma che taluno confonde col • Servizio tedesco di lnoro • o immagina addirittura come qualcosa di analogo alla O. N. D. Il 30 gennaio 1933 Hitler assumeva la ca. rica di Cancelliere del R~1ch e aveva principio la rivoluzione nazista; esattamente 11e mesi dopo, sona\'a l'ultima ora per il sindacalismo tedesco d'ogni colore. Il 1° maggio d1 quell'anno il Partito naziooalsocialista celebrarn per la prima volta la sua festa dtl lavoro - non senza una certa poesia nel richiamarsi al trionfo della prima\'era e alla rinascita di tutte lt forze vitali secondo l'antico mito solare germanico - e il 2 maggio !e squadre d'assalto occupavano le sedi delle principali organizzazioni socialdemocratiche, nt scacciavano i dirigenti e prende,•ano possesso dei patrimoni sociali. I Sindacati demoliti Continuarono ad esistere I sindacati, quali organismi burocratici, nelle mani del Partito, ma ormai colpiti da paralisi inguaribile. Una nuova idea andava concretandosi, un nuovo principio d1 organizzazione unitaria d1 tutte le fon.e della produzione, stnza più alcun riferimento alla lotta di eluse. Così è sorto 11• Fronte del lavoro•• ma la negazione della lotta di classe doveva ben presto essere portata fino alle estrtme conseguenze pratiche: venuta meno la ragion d'essere tradizionale dti sindacati, - armi ntllc mani del lavoro contro il capitale, e nelle mani del c11pitale contro il lavoro - ogni forma d'organizzazione sindacale divenun·a inutilt. li 1° dicembre 1933 il dott. Lcy annunciava la nuO\'a concezione alla quale il Fronte dov,eva ispirarsi: l'organizzazione dti produt• tori tedeschi non poteva avere ormai altro scopo che l'educazione, l'istruzione e la mutua assistenza fra lavoratori e fra da1ori di lavoro. Cosl l'istituzione dell'ArMiufronl tigmfica che oggi, m Gtnnania, nel classico paese delle imponenti esperienze socialiste e dei santificatori della lotta di classe, più non tsistono a1sociazioni profeMionali. Non è che all'organizzazione sindacale sia stato dato un senso o un contenuto del tutto o in parte nuovo, com'è accaduto in Italia; essa è stata, invtce, dtmolita dalle fondamenta. Ma, come tutte le rivoluzioni dti popoli civili, quella nazista ha distrutto per ricostruire. N,egato il sindacato come strumento per la definizione, tutela e disciplina degli mteress, delle catiegorie produttive, il Nazionalsocialismo ha creato, per quest'uhime, una nuova organizzazione che, sulla base della sua caratteristica dottrine politica, raggiunge quei medtsim1 obbiettivi. 11 Nazismo ~ il regime dei FUhr~,, dei capi o condottieri, in ogni settore dtlla vita sociale; e ogni F,ihrn-, da quello che sia, solo, più in alto di tutti, a, molti che nt riprendono via via, in iscala discendente, le funzioni, ha il suo seguito d1 gregari, la sua Ct/olgscha/t. Oggi in Germania ogni forma di organizzazione su qualsiasi fronte, politico, economico, ,ecc., si sostanzia in un rapporto fra il capo• e i •gregari . Ciò bisogna tener presente per comprendere che cosa è il • Fronte del lavoro•· Comunità di vita polo, ma aoche, e prima di tutto, a quella comunità di vita che si realizza nell'azienda alla quale il la,·oratore dà la sua fatica. Ora ogni comunità, dalla più grandt che comprende l'intero popolo tedesco nella sua unità di sangue e di territorio, fino alle più piccole e più semplici, - do\'e questa unità deve concretamente riprodursi, - ha nel rispettivo FUhrer colui che ne interpreta lo spirito e la volontà. I teorici dtl :-Jazionalsocialismo paragonano il rapporto fra i membri di una f(,munità, e il Fflhrtr di essa, a quello fra i soldati e l'ufficiale che li comanda: l'unità dello scopo e la solidariietà dei compiti non cancellano la di\·crsità delle funzioni: il capo è il capo, e i gregari sono i gregari. Il Fronte del la"oro mira, data questa concezione, a porre in rilievo l'tlemento solidaristico, a far penetrare nello spirito degli operai e di tutti i produttori la coscienza del loro compito comune, quale risulta, per ogni membro della comunità tedesca, dall'unirà del sangue e del territorio, e quindi dep:li ideali, della fede, del carattere, della ,·olontà. Fedeltà e onore Alla diversità delle funzioni dà rilievo 1I nuovo ordinamento giuridico dtl la"oro, basato sul principio della fod~ltà e dell'onore. Fedtltà del Ffihrer dell'azienda alla sua missiont di capo: nell'adempierla consiste il suo onore. Fcdchà dtl lavoratore al capo: nel seguire fedelmtnte il capo, consiste l'Onore del gregario. Rivive cosi una concezione giu• ridica dti tempi romantici e ltggendari in cui il diritto tedesco, - come si sostitne in Germania, - non aveva ancor subito gli in• Russi del diritto romano: ri,•i\·e nel stcolo ventesimo la concezione tipicamente germanie& del ., contratto di servizio e di fedeltà•, non ultimo esempio dell'ammire\·ole sfori.o che il ~azismCI sta compiendo per ritrovare m ogni campo le esprtssioni genuine della razza tedesca, :-;on c'è da meravigliarsi se i critici hanno parlato di ritorni feudali, paragonando il F,ihrer dell'azienda al sìgnore t i Ja,·oratori ai vassalli, ma è un paragone del tutto esteriore. . :on bisogna sotto,,alu~ tare l'idealità etica che sta alla base di questa costruzione giuridica, né dimenticare che le forze spirituali sono quelle decisive in ogni caso. t ad ,esse, ,essenzialmente, che il• Fronte del La\'oro • si rivolge. \V. C. $, LA POLEMICACOLONIALE I L GLXFR . .\LE COl~RJ;-..:G, in un discorso che ebbe lar~a risonanza, affem1ò con grande energia il diritto della Germania ad ottenere la restituzione delle colonil' che ad es"ia furono rubate al termine della .'(uerra. Subito dopo il mmis1ro Goeb• bels espose la stessa pretesa con lingua{,!;{,!;Ì0 non meno ener~0co. Seguì una lun.u:a ed aspra poltmica !tulle colonie e sulle matérit prime· la stampa tedesca la svolse col con"lueto suo spirito diedutti,·o e con la sua non meno con~ueta tenacia, e la stampa in'{les<' ri!tpose con Crtseente malumore. L'ambasciatore ,·on Ribbcn1rop miziò comersazioni ufficiali a Londra, con Lord Halifoi,. e, prima di a,·ere una ri,posrn qualr.ias1, si recò in Cetmania. e pronunziò a Lipsia il noto discorw, m cui rihadl la tesi coloniale del Reich. La ri1posta mglesc non si fece attendere a luni:,:-o.Chamb,;:rlain, in uno de.u:h ultirni suoi articoli, a(- fem,ò che l'ln~hilterra ha. ora, in sue mani una parte dtlle colonie tedesche per la sem• pi ice rap:ione che vinse la guerra (quin mm:ime sua nsr rrnirbm1t qual' e.\· hostlbus cMpisstnt) e che non le cederà; e Eden dichiarò ai Comuni che il Go,·trno in~lesc non prende in considerazione lt richieste di ce'l"lionc d1 territori coloniali. :-.:on occorrc,·a ,essere gratfd dr-rr per prevedere che l'ln~hilterra awebbe, alla fine, risposto come ha risposto. :\la, allora, pt>rché la Germania acce!te una_pol_emica 1nu11lce 11cm s.olo risultato è stato d1 spingere ancora. un poco l'Inghilterra a prendere posi• zione al fianco della Francia> :,.J'oinon discutiamo minimam('nlc se le rlch1es1e coloniali tedesche siano giuste. Riteniamo, anzi, che lo siano. \ la se non i.i vuol fare la guerra nll'lnghiherra, è inutile chiedtrl" colonie all'lng:h1lterra. t un errore in politica chiedere ciò che non si può prendere con la forza. Torna alla memoria quel che s<"ri, C\'ii, alcune diecine di anni or :o.ono, 1,ord Grey a Teodoro Roose,·eh: Il modo tcdtsco di iniziare una com·ersaz1one è di marciarvi sul piede per attirare la vostra attenzione, se ,·01 non siete in guardia. Dopo d1 che I tede$ch1 sono 1ut1i sorprtsi e anche 1rritat1 se la conversazione prosegue difficilmente•. ::-.J'aturalmente è da pre\'edere. ora, che la convcnaz1one • continuerà. E continuerà esa1tam1:n1e come dice\·a Lord Grey con squisi10 eufemismo: •difficilmente•. :\la c'è un'altra quesuone: se gli inglesi hanno messo i piedi (e lt.: mani) in ogni anl(olo d1 questo anp:uslo mondo, come è possibile al resto dell'umanità rnuoHrsi ,en7a pesi-are quei pit'di e quelle mani? FRANCESI E INGLESI PlllLIP CARR, ~ià corr1sponden1e da Parigi dell'Obsert•er, e che, come tale, ehhe modo di 'lludiare a suo a~io la Francia e i francesi, ha pubblicato, nel primo numero di quest'anno di Jmcr,mtional Affalrs, un articolo sulla situazione francese, in cui, fra l'ahro, elenca, con molto umorismo, 1 vari ostacoli che rendono agli inglesi difficile comprendere la Francia. In croppc cose i due popoli sono differenti. E prima di tutto nelle cose fisiche della vita quoti<1iana In Frnnc1a il traffic.n va a destra, 1n\'tCC cht a sinistr I.e finestre si aprono ,crso dentro, in,·ece che \·erso fuori o all'insù, e tutte hanno le persiane. Cna casa di città, m Francia, somiglia a una baracca, costruita come è mtorno a un coni le interno: a ciascun piano sono famiglie separate; al piano terreno "lono le botteghe; tutto il fabbricalo è chiuso td è custodito da un portiere. Nessuno, in Francia, fa il br,ak/ast e tutti vanno a casa per la colazione di mezzogiorno ... Gli inglesi prendono il Porto prima di pranzo, il dolce dopo il formaggio, e lo champagne con le frutta, o anche nel pomerig:.u:ioin occasione di cerimonie. Poi ci sono i bt:n radicati pregiudizi inglesi su! conto dei francesi: e cioè che in essi non si possa aver fiducia, mentre, in realtà, un impegno per loro è un nro \'Ìncolo; che essi Siano 1mmornli nella loro ,·ita sessuale, mentre, in realtà, nessun popolo ha una vita d1 famiglia così <1e,·era; che essi siano fisicaml'nte logori, e il facchino della Gare du Nord, che si canea sulla spalla tutto il vo11;1robagaglio. douebbe bastare a smentire questo errore; che essi siano cauolici romani, mentre, m realtà, la Chiesa riunisce solo un quano della popolazione; che siano militaristi, mentre d, fatto amano la pac4:'; che siano instabili in politica, mentre i frequenta mutamenti di Primi :'.\linistri in Francia sono do\'ut1 al fauo che nella Costituzione non c'è il modo di sciogliere la Camera prima del termine, e, quindi, manca il principale moti\'O che induce i membri della Camera dei Comuni a mantenere in ufficio il Govemo. Quattro fatti fondamentali deve tentrt ben prestnte chi voglia comprf'ndere quel che accade m Francia, e soprattutto le cose enormem~nte importanti che \!Ì sono accadute negli ultimi mesi; e cioè, che la Francia è democratica; che è agricola; che è individuali• sta; e che la vita francese si accentra in Parijt:1. \ ...... ,_ Quindi il Carr S\'Olge bre,·emenle ques11 quattro ttmi, sempre mettendo m rille\'O le differenze tra Francia e Inghilterra, tra francesi e mglesi La Francia è democratica. Voi direte: Si, ma anche la Gran Uretat:{na è democra11ca. t democratica in politica. ;\la la Francia è dt·mocratica in tutta la sua ori;canizzazione ..ociale; cd è democratica fino all'osso; e la Gran Bretagna non lo è. I rapporti fra ufficiali e soldati _ncll'_eserci10, fra padro_ni e imp1ega11 nella nta c1\'1le r1&entono tutti d1 questa eguaglianza ::.ociale. E le constJ(ucnze sono m parte buone e in parte ~atti, e. ':e deriva una certa facile camar{l(/t'Tte fra gente d1 diversa condizione economica; ma ne possono dcri\arc anche risentimento e in"idia; ne deriva, nella vita industnale, la manc3nza di quel sen~ che ha il datore di lavoro in lnghiherra di esser responsabile del hcni.:S!ll'rt' dei suoi dipendenti ... Il fiero ind1vidualisrno del francese ha contnbuno a fare· della Francia il paradiso materiale del ricco irresponsabile e del padrone in sudore•; ha creato una spinta genera14:' al guadagno; ha contrihmlo alla creazione della piccola proprietà; ha fatto pre\'alere le piccole indus1rie e le piccole officine ndlt cntà. Sulrimponanza dell'a'(ricoltura nella nta francese è mutile spf'nderc parole. Ln predominanza di Paril;1 è una del_le co~e essenziali da ricordare non perché '\13 importante dal punto di vi!>taeconomico, ma perché è in1poriante dal punto d1 vista politico.. 1--J plebe di Parigi non può dominare a lun,.:o la politica francest, come la d~minò nel secolo XIX (e del resto non ,1 è più, a Parigi, una pltbc, ma piutto_sto una mas!la di operai del suburbio industriale); ma un 1mpro\·,·1so mo- \'Jmento d1 tutta Parigi o della set.ione che abbia pr,eso 11 comando di Parigi può per qualche tempo dominare il paese. ;\la !IOlo per ).IO certo tempo: perch~, nonostante la sua importanza, Parigi, in definiti\'a, non è la Fran~ia. ed è ben lungi dall'essere la Francia agricola, con la quale spesso è m conlra-.to; sicch~, a lungo andare, è la Francia agricola che pre\'ale. E questo è il fondo della situazione d1 _oggi. Un fondo, come si ,·ede, fatto tulio d1 differenze, di còntrasu tra franc~11i e mgleM Le automobili in r-rancia rnnno a destra, m Inghilterra a sinistra. -'· franct·si aprono le finestre verso dentro, gli in~les1 n-f"IO fuori I francesi sono democra11ci, gli in~lesi non sono democra11ci. I francesi 11;onoindi"idualisti ... e gli mglesi? ... La Francia è agricola, l'lnghiltc.:rra è agricola m minima parte; la vita francese è accentrata in Pari~i e quell:1 inglese nQn è accentrala in Londra ecc. E si potrebbe contmuare 11.ll'infinilo. TuttL" queste differenze dowebbero spiegare perché inp:ltsi e francesi stentino a inttndersi. :'\1a il siJ,:nor Carr trnscura di notare una differenza tra la Francia di oggi, la Francia di Uon Blum, e l' lni:thilterra: la quale, in- \'CCc, basta da sola a spitgare perché francesi e in'tlesi, oggi, s'intendano in modo coi.i perfetto; ed è che, oggi, Londra comanda e Parigi obbedisce. 11 giorno in cui la Francia non !'arà più serva di Londra, comt è ora, francesi e mRlesi, daccapo, non si intenderanno più. ;\-la S3rAc~l non prrché le autolllobil i in Francia \'adano a destra e in fnghilterra a 11;imstrJ, o perché i francesi aprano le finestre \'Crso dentro e gli inglesi \'erso fuori, o perché p;li uni mangino p1ima il dolce e poi il formaRl(ÌO e gli altri prima il fonn11.ggioe poi il dolce, ccc. Sarà cosi unicamente perché la Francia non \"Orrà più obbedire ai cenni di Londra PARAFRASI DI LORDCECIL GLI. VOJ\II~I politici. ingl.csi_ hanno spesso, m .'frado eminentl', 11 dono d1 riassumere in fonnult d1 una scm• plicità che quasi si po1rebbe dire puerile le situazioni politiche più complesst e delicate. L"n esempio di questa attitudine alla sintesi ci ha offerto il Visconte Cccii, in un discorso che ha pronunziato tempo fa alla Camera dei Lords, Ne,suno pub miettere seriamente in dubbio - ha detto Lord Cccii - che il Go"ern<> tedesco attuale, quando dict di essere per la pace, intende in rtaltà dire qutsto: Noi vogliamo ottenere certe cose; preferiremmo ottenerle in modo pacifico; ma, se non po• tremo aHrle in modo pacifico, le otterremo come potremo•· Perfetto. :'\la la stessa formula non potrebbe, forse, sintetizzare in modo egualmenle esatto la politica inglese? Proyiamo a parafrasare: Nessuno pub mettere seriamente 1n dubbio che il Governo inglese, quando dice d' essere per la pace, intende in realtà dire questo: ì\oi ,·op:liamo conservare certe cos,e, che abbiamo tolte al resto del mondo, e goderne: preferiremmo conservarle e goderne m pace; ml\, se non potremo constr,·arle in pace, le consen.·eremo come potremo e ne godremo lo stesso•· .Wutato n.omme, dl" ti' fabula narratur ... OMNIBUS I \ ~ / ;\ ; i I ! '""-i''),;-1/-~ ,, I \h r Esso ha per fine, - ripetendo la sintetica formula usata in Geqnania, - di • educare l'uomo tedesco alla comunità•· L'euca del lavoro diventa cosi l'e11ca della vita collet• tiva, l'etica della partecipazione del lavoratore t~desco non solo alla comunità del po- • ..,E ricordate che chi ha fame non è l'amico di Stalin ... 1 (disegno di Maccari).

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