Omnibus - anno I - n. 3 - 17 aprile 1937

1 I I _I O ■ NIBUI PAGINA lO n J t!i tutti, uq.:ini. giudici .. avvocati, pro• curatori, cancellieri, chiudei bottega ~ ,rndar-.cne per due me,;,1 al _mare! a1 monu, alla villa del cognato tn Bnan· ,a: finalmente il Cancelliere con la ..oquel ro,,ore in vi..o che lo avevano còlto in tribunale, quando s'~ra ~rovato da• vanti a Que,ta. Tuttavia, (ICcome era ,empre un_adonna_. con ~~(.(.a ,C ulminea e furtiva ,1 t0I\R gh occh1ah. L avvocato \fotta ave\·a que(.t'abitudine ogni volta che acco!ltava una donna, qualunque donna che proprio non fo("ie decn"pita o repu~nante. « Allora », concluc.e Carla mentre u.. ~civano dal bar, e ridendo quac.i C(!n· vuhamente, « allora che cosa devo du:e a Ine~, avvocato? Quando è _che rifacciamo un'altra gita notturna JO macchina? ma stavolta n•>n and:amo più ai la'{hi ... le portav,cro dic;grazia ! :t « Mi rincre<;Ce >, di"c.e .Motta. « :\-la prendo oggi le ferie. \'ado a Lévanto a fare i ba~ni >. « \'a tx-ne, allora.,. al suo ritorno! Pazienza vuol dire che Ines a'-ptt· terà ! > SUL CASO I I ' ~ I MOTTA lita \"OCC "omme!'-sa e roca, che è me1 aviglia gli intere~~ti ~ano a,Khc di lontano attr.1.veNO l'ininterrotto chiacl hicrio dri colleghi, chiamò« Dominion i - Caputo ... Dominion!• Caputo >, t: l'avvocato Gino ~fotta, ravvolgcndo-,1 ndla toga, ,i face\"a largo tra la piccola folla 't.:hc gremiva il corridoio, e pe: nc:trando nell'aula riu..civa a portar,i ,otto il banco e ad ascoltare l'Illmtri,- ~1111O Signor Prl·,idcnte che "msurrava: « Dominioni.Caputo : rinviamo' > e a n,pondergli con eguale '>lMurro: « Rinviamo>, Il Tribunale prendeva le ferie. FrizLa ragazza venne incontro ai due _avvocati che "cendevano dalla macc-hma. ::\'el wle, c;orrideva ,occhiudendo gli OC· chi e raggrinzendo la pelle del vi,;,o. For,e non era più bella, in quella "morfia. ~la col ..olc, col vento, nella mo• mf'ntanra g-aiezza della città, era (.impatici,.(.ima. L'a\'\'OCato Que,ta la ,aiutò ~uardandola con ~ioia. con tenerezza. ~ lotta le diede la mano tremando; ma Carla. (.en1.a accorger-,i di 11'tllla, lo pre"e "Otto braccio e ~li d1<;se forte: Per veder bene gli ~calini, ~i fennò un attimo e c;irimi,c gli occhiali. Sal_ìa• da~io, "°"pirando. Le ri'-<lte crud,elt di Carla gli echeggiavano ancora all orec~ chio, lo crucdavano, gli davano una pena c1ua"i fi(.ica. E ora, dovendo (aiutare il \"ecchio, non poteva evitare neanche la dattil~rafa. 'l(J\01AIU0 Dt.LLl. 1'RIMI:. Dl.l:, P'l'~TATI!-. • Cav1.10,ato C1110 ,\fotta, g1ova11, t noto proJosioniJto m1lontst, i misttriosamtnU uomparso al :18 ftugno 1936, a Uvanlo, dovr si rra ruato in ferie. Egli i sto1to visto pu l'ultima volta da una sig,iorinn, .\JoriJo Por10, ospite, comt' lui, drlla penriont r Annt1 ,\/aria"'• co11,lo1ta dal signor Rrpetto. Un mne di riarche non dà risultati, e 14 prtun,a di pe1cua111 ndle acque di Uvanlo la.scia mpporrt una ttistiuima {me dtll'a11• uo,010. Egli 4ppartune a distinta /amig/10. lt Jlu due Jorelle son,. mO'lllCht; suo madre, Donna Couan.:a Taino di Taìno, è vedova d'un iflu,trt ma,tistroto. Appunto per utan:a della modr,, le indaguu ventono pro•egu,u. Il doti. Sri/fi, commwario ddla R. QurJhHa di Milano, si reca a Liuanta, ed intnroia il si1nor Repetto, la uinori11a Porro r l'in1e1nn Boulli, amuo Jrllo scompauo. RIJulla che il Motta ha incontralo la Porro, già sua conoscente, 11 giorno prima della su.a spari~ionr, le ha fatto un po' di corte, e all'indomani, du• ra11tr una pasugiiata a due sul monte, ha tottato di baciarlo Rnpinto dalla uinor1na, si ; allontanato di cona, e non è !lato più visto. Rua101i ml 11,0.go della uompar• sa il commusarro trova 111 ·una cappellina unn busta st,acciota, inUstattJ all'tivvoctJIO, r 1Uurmt alcune foto1rafir di signorine mi- !,:rnni .. ·d un ,,1ratto di .\1arltne D1elnch. L"rnclaginr non dà altro risultato. Il secondo rapitolo drl roman~o c1 tra1porta in un wllegio femminile suiuero condotto da iuorr, fra le quan sono le due SO· rrllr dr/lo uomparso. F. l"oTtJdella preghiera uralr drltr Rr;,,r,rnde ,\-ladri. OPO LE LITANIE, rcci- rn tarano la Salve Re,;-ina, ,I. Credo, gli Atti_di Fede, di Speranza, dt Carità. Si raccolsero un minuto in silenzio per un breve E"ame di Co,.cienza, e poi di~sero l'Atto di Con1rizione. Poi un De Profundis, poi dieci Requiem. Fmalnu.:ntc ~tt:re Fontanes -,i levò se- !?"nand<><.i: « Bnudict10 Dei Omnipottntis, Pa• t,is, Filii t·t Spi,iws Saruti, desceridat wper nos t't maneat semper ». «Amen», ri')po,cro le ~bdri finendo di -.e~nar,i. E piano piano, ad una ad una, ,i le\·arono e uscirono in ordine dai banchi. ~la due rimastro: lontane una dall'altra, inginocchiate nella cappella de,erta. Allora una piccola, giovane <;uora tor• oò indietro qua"i correndo, e andò da una delle :\ladri che erano rimaste e ,1 chinò al (U0 orecchio e le su(.surrò: « ~ladre ~lotta, la ~lère Supérieure n ,·uole parlare :.. Poi, ,empre correndo, andò dall'altra, i· ,i curvò al suo orecchio, e le <;U"'iiUrr·ò « ;\ladre ;\fotta, la ;\(ère Supérieure n n1ole parlare >. Le due ;\fadri :\fotta (i con~iumcro in fondo alla cappella, presero l'acqua ,anta. ft:ccro una ~enuflessione perfettanwme contemporanea, e uscirono n<."ll'atrio. Qui le attendeva la ~•(ère Fonia• tH•~- .\veva in mano un giornale pie- !.!'i.lto: .-. .\/es filles », su,':lurrò quando e..se le !111·0110,·icine, « il /aut prier. P,ur ;,l"au, oup. Il parait que ce mintt ler r, fJUIIIS ». Le- due ;\ladri ;\lotta impallidirono. l..1 ;\lère Fontancs continuò, sempre in frniice"-C: « Sì, i pe~cecani. Voglio che, con •',1iuto di :'\'ostro Signore, voi ..iate particolanncntc forti nella circostanlilQuc,to è il Corrine della Sera di ~[j. !ano, ìl numero di avantieri, 5 agosto. Potete leggcl't', ~ volete. Avete il mio prrme"-<.0. Tenete. Se vostro fratcHo il ,i~nor avvocato è veramC'nte finito in c1uc\to orribile modo, non ci re,.ta più < he pre~are la );°ostra Santa \'ergine perché il buon Dio mi~cricordi<>'So gli perdoni e lo accol~a nel Regno dei Ciu,ti, come ha raccolto Giona quando u,cì dal ventre della balena. Buona nottC'. Che Jddio vi benedica. Pre_~atf'>. ,\ notte alta, e for-..c nei medr,1mi i- ,tantl, le due ~fadri Motta rbbero pre<,- ,;a poco il mcde..,imo sogno. ~ladre :\iargherita, la pili an1iana. do1·miva nella camerata delle pic(ole. ~ladre Clotilde, la più giovan<", dormiva nella camerata delle grandi. Dormivano ciascuna in un letto di ferro circondato da un baldacchino di tela bianca che le na~condeva alle bambine. Si spogliavano al buio, ve<.tivano le gro,,.<;ecamicie da notte chiuse al collo e ai poli;i. si mettcvan? le cal7;e da notte :era. d'e-.tatt', ma 1I colleg:o era in Svizzrra e fareva freddo, entra• vano tra le ru\;de lerizuola, e monnorando ~iaculatorie ~i addormentavano rapidamente. ~la il Demonio la notte aleg_~ia anche in quelle sante ca"<', e penetra nei candidi baldacchini dellr ;\ladn, per ,w•rrirk· almeno nei ~i. ;\largherita .,,;dc a un tratto molta acqua. t.:n pro- !(lJ .ilti .. ,imo 1 "curo mare in trmpe- ... ~,._n•o --------------- ~ ti, lazzi, auguri. addii s'incrociavano tra SOLDATI i collcRhi. Gli stes-ì giudici partecipavano all'allegria generale e, di tanto in tanto, mentre l'udicnla proc;edcva re- ~olare, rispondevano con meni •orri,i e inchini d'intclli~enza agli a\,..·ocati amici che li intcrroga\"ano con brevi e allegre parole : \la. Ella era nell'interno dì una naH~. e 11 livello dei cupi flutti "aliva e ,;;c('ndeva nei piccoli tondi fine:.trini {avc,·a navi~ato da piccola 1 un'e,.tate. tra Ge-- no\·a ,. Barcellona). Ella non era '-Ola nella nave. Era con sua madre, ~uo pa• dJ"t, !lua "orclla, e c'era anche Gino ....uo fratello. Tuu'a un tratto l'aria "i o,cura, -,'ode un grande boato, e un lunizo urlo di terrore da tUtll i pas,e~~eri la forza dell'acqua rompe i fine,trini. Penetrano i flutti. La nave ,'inabi(.~a. !'.. la morte prr tuui. E lei vuol di1e una giaculatoria: Gcs1l Giuuppe .\!aria 1·, do110 il cuort e l'anima mia, ma non può perché attraver,o il fineitnno entra infilandolo iz-iu"tOgiu,;;to, come un enorme pollice infila \m anello. entra un pe'ìcecane e ~i "lancia su di lei per divorarla. Quando il pe,cecane con la mo"truo~ te,.ta e la bocca ~iunge a toc• carla, dal terrore, fo~e gridando, ,j destò. S'accof(;e che era un sogno; ,i fece il ,cgno della Croce j dis,c subito la giaculatoria che non aveva potuto dire nel sogno; e pcmò che il pc-.cecane lo aveva vi<.to in una illmtrazione dell'Histoir~ Naturelle delle ~randi; ,olo all'ultimo le venne in mente il pcrchi del sogno : Gino. Gino! con un brivido, come ,e una voce l'avvertis,c che in quel momento l'anima di Gino correva qualche terribile pericolo, balzò dal letto. -,'ins::-inocchiò ,;.ul freddo pavimento e cominciò a pregare per lui con tutto il cuore, piangendo molte lacrime, e ,ollevand°"'i tutta a Dio e in\istendo e implorando Dio pcrchr" ~ah-a,;;(.ePanima di Gino in ogni modo, sah-a..,~el'anima di Gino. 111alva(.~Gino per l'eternità. Clotilde in\·ece vide due pr\Ceca111: bianchi,.~imi. ~i rotolavano sul verd(• prato del parco del collegio. Il prato, a erba rn~a corta. era rotondo e 1..on• ves\o come una la~a cupola ,chiacciata, e scende\,\ le~gennente dalla parte del viale. I due pe,cecani ,i rotolavano in ,u e in gill, come e(.scri umani, e ~i flettevano e facevano mille ;.(heni e moine. ~fa erano ,chifo,i, orribili. Con le lar- ~he bocche, quando ._j rivoltavano \ulla pancia, ride,·ano fis'>ando lei. Clotilde. Clotilde era. -sob nel grande parco, fenna nel vialetto m~hiaiato, e ~ardava i pco;;recani. e provava tanto orrore che tremava in tutto il corpo, ma non poteva muover<-i cd era CO(trena a guardare continuamente i pcc,cecani. Poi una campana "uonò (~uonò fone davnro il carillon dell'atrio, lontano. attra\'ef(;O le camerate, le ,cale, il ~onno) e i pe"("'ecani wanirono e poi ~ubi10 wanì anche il prato, il parco, il -.og-no, e Clotilde continuò a dormire. E la mattina quando "i we~liò. la ;\{a. donna nella (Ua bontà non le pe1mi"e che ricorda<..;;cun ~ogno CO<;bÌruno. Nota di reda2ione Dobbiamo una spicgnione ai no,1ri let• tori Questo romanzo, che abbiamo incornincia10 a pubblicare dal primo numero di Omnibu;, non è, strettamen1e pulando, oper3 di una penona sola I (;irca un mt"sc fa riCC\"t"mmo da Torino un manoscriuo raccomandato: mittt"ntc certe- profcnor Francesco Pa\lavcra Il Pal\avera, che in una lettera di accompa,namento sì auiodefìniscc sc,ittorr•scirn;:1ato, ci era completamente ignoto. Per curiosità, pro• \·:tmmo a lel!'.gerc le prime pagine del suo manoscritto: ci interes~b talmente che CumUlO costrtlli a finirlo. Abbiamo quindi pen• <ato, pubblicandolo, di fare cosa gradita ai noHri lt:ttori Tuttavia, siccome il Pallavera entrava troppo bru~c.i.mentc in materia, pruuppontndo quasi m:I lettor,. la conoscenza dclrar~ome~to, 3bbiamo pre!ifato il nostro collaboratore :Mario Soldati di «:rivere il primo capitolo, ricordando al pubblico la ~compana dell'a\'v. :Motta, e quelle circo- \Unze cht dopo tanti mesi tutti abbiamo potuto dimenticare. Il Soldati ha procedu_to a quc<to \a\'oro cercando d1 attenerti il più possibile alle idee del Pallavera ; m,1 anche aiu1ando~i coi giornali del momento, e con una privata inchiesta a ~filano, nel _giro d1 alcuni amici dcll'an \folta Quindi ha rielaborato l'intero mano1critto, dandod una forma lccttraria cd espunl!'.cndone tulle qi..elle inlOngrucnzc proprie della cul•ura degli ,u11odida1ti, alla cui nobile schier.1 il P.tllavcra scnza dubbio appar1icne. Ecco la le11cra che accompa~nava il mar,O\Critlo dtl prof. Pa\lavera · On D1rr;:ione di e Omnibus>, Ruordou 1/ caso Motta? La s,orsa rstatr i maggiori giornali drl Rezno si occuparono di questo mut111osa scomparso. Poi, com, accade, non potendo forni,, sp1r1aàor11, lacqu,ro. E 1l miHao continuò. Continuò fino al tiorno 6 dello scorso ttnnaio, dala in cui io conobbi la tirrirà. Onorrr;ole Dirtttore, ho 1mpie1ato pochi i1orni o scritiere lo narra~ion, che Le a<• eludo insitme a un mio ntrolto Joto1rafico t" ad alcuni rilatli di tiornale vozl,a perciò perdonarmi le facili1à dello stile, e 1/r rvtntuali errori di Slnlassi. Alo sappia chr, Jt" m1 pubblica, Ella 1) fa un'optro utile tJ motte ptrrone; ,) rende omatglo tJ una vaità funto• mtnU misconou1uta ,\f1 vozlea rrrdue De lri dev. e obb.mo ProfeHor Franctsco Palfdvera se rii lore•sctenl•ato Via Giulio, n . Torino Crediamo ora opportuno presentare ~cnz'altro il racconto del pro! P.ill:t.vera, così come lo ha rielaborato il Soldati. ~la te• niamo in redazione il manoscritto orii;i:inalt, :t. di1p01i:r.ione di chiunqut dt~idcri con• ,ultarlo. CAPITOLO TERZO LA. ~tATTINA di "abato 27 ~iui:no 1936. XIV E. F., vcr-o le ore dieci. mc!'i.'-.l a <;entenza la cau(a Cogliati-Cogliati, tra il bru,!o che gli avvocati facevano sulla "<?g-ha dell'aula; amme'-..e le prove tco;;t1moniali nella cau-.a Robecchi-Tos, tra il parlottare dei dbtratti g;iudici dietro l'alto bancone; confennate le deduzioni di cui all'articolo :z:zg Codice Procedura Ci\·ilc e pertanto rinviata la cau<;a Quirico-l½rla, ai finestroni le alti"~ime tende lumino,;;.cdi wlc ondeRgiando al caldo vento della prima estate; per a<.~en• za del convc.-nuto rinviato a dopo le ferie lo .. cambio delle conclu"ioni tra Fa• rinelli e Celcsia, una ~aia premura di rhiuder botte_g-adominando il pcn...iero r1 professor Francesco PalJavern, scrittore -scienziato. « \·a in macchina lei? > « Ala,,io? > e Cortina? > « Pona la famiglia? > « Lanzo d'Intelvi? > « Pa,,o San Giacomo, > I ~iudici capivano que.,te domande pili dal moto delle labbra cht.>dal ,uo• no della voce-; e il de,iderio aiut.wa la loro pcr~picacia. \"crdis~imi declivi, fre~che \·aliate dove l'aria frizza e il ,ok brucia senza "caldare, ">Or~enti gelide tra mu!lchi e rocce, odor di pini, ripide <:0~tepietro~e, vette, \"Cnto, neve e il cerchio immen,o delle Alpi, <.:re..,te accn·.,llatc e frasta~liate in ogni -.emo come flutti di un mare in tempe,ta impro,-vi,amente pietrificato: tutto que• \to, o -,piagge, o quete camp::u;~nc.e- la• ~hi, vede\'ano e de,;;ideravano impazientemt'"ntc giudici, u<.cieri, cancellieri, av• vocati e procuratori. E ne veniva insolita '{aiezza, come un gu,to di libertà, anche al noto odon.--delle aule, inchio- .,tro1 polvere, legno vecchio; anche all'aspetto delle aule, in quella mattinata di fine ~iu~no, al wle che entrava dagli alti fine,troni 1 e al nero tumulto dee;li avvorat: in t~a, agitati 1 sudati e ,·ocianti. L'a,·v0<·ato Gino ;\(ona, alto, pa..,ciuto, pallido, occhiali, hafletti, si a,ciue;ò il ,udore e tornò vcr,.o il gruppo dei colk~hi. lmprovvi~mente "entì comf' una "')tretta al cuore, e una fiamma calda che gli ~aliva al volto: « Barbacci-Sam. pietro >, aveva mormorato il cancellif'• re. e l'av\"OCato QuC<;ta era appar,o, -·mer~endo dalla folla dei colleghi. L'avvocato \'irgilio Questa era un ,ecchio compa~o ed amico di ~fotta. F.r.1. un uomo alto, più alto di Motta: ,na(trn. ma torte, o,<.uto. Biondo, con ~lì occhi s::-rigi. Il viso rosso, "angui~o e, nono,.tante l'età giovane, ~oleato dn e;ro,"e ru~he diritte tra gli 1.igomi e gli angoli della bocca. Quando rideva ~copri\'a una dentatura bianca, perfetta. Ride\'a molto "J>C')'-0X. ell'ambiente d("i collee;hi era circondato da una fama strepito l di dongiovanni. Benché lavora,<;e parecchio anche come avvocato, ~i diceva ~cher-w~amente che ile e~li avc"o;;eavuto tanti clienti quante amanti. "arebbe ,tato il primo civili~ta di ~lilano. L'avvocato Quc~ta avanzava nell'aula a pa(...,jlune;hi e lenti. La to~a \ta\'a (ulle ,uc ,palle come ad un attore di Holh:wood 1 o comc a un ragano che "'(; la metta per gioco. Incontrando .\lotta ~li batté come al solito "ulle ,pallt· e gli di'5C con quella ..ua voce ba~,a t.• ~ioviale: « Ciao. Gino! A~pcttami. Andiamo a prendere il vennut imicme >. « \'a bene >, fece ~1otta con un filo di voce. Xon si era ancòra riavuto. li re..p. iro gli mancava. Le ~inocchia gli tremavano. Si ,entiva le ~uance di fuoco. Da cinque ~iorni, dalla sera dello ,cor-.o lunedì, cercava con ot;ni mezzo di e\·itarr Que<.ta: e quando era CO• ,trttto a incontrarlo e a parlargli. e;li faceva quel bcll'<'ffetto. Il \"Cnnut in• \ienw ! Ora non poteva "quagliar"i. Dopo quakht.> minuto Quc..,ta tornò dal banc-o. Po-.aron k toghe, u"cirono dal Tribunak. «Ilo qui la macchina>, di(((' Que~ta. « Andiamo al ,\/ok.a. Ilo un appuntamento con ... » L'avvocato Quc"ta era naturalmente molto di-,tratto: s'interruppl~ per cercare con lo "~uardo la propria macchina fra quelle che ~rcmi\·ano la piazza: -,'intrrruppc e non pro<.c~uì. Ora l'a, - vocato ).lotta avKbbc voluto !)apcrlo. e-on chi Que'-ta aveva appuntamento al « .\loka >. Temeva <ii tratta._,;;cdi una retta ra~azza. che, anC"hc lei dalla \l'ra dello ,cor--o lunt·dì, preferiva non ri- \Cdere. Interrogare l'amico? ~la. e ~<' ,1 tratta\ a prop110 di qudla r,1'!'ana, con chr "CU"a anda.r--cne? non cra una fi{!ura anche peggiore? .\nardc'> timidamente: « Guarda che io ho poco tempo ... parto a nwnoe;iorno meno cinqu<'. lo "ai. F. devo ancora pas.,are allo ,tudio. e a (a,a ». « C n minuto •, di<;(.endendo Que..ta. e .\nzi, faì pili pre<.to, co,ì ti porto in maahina allo ,tudio >. E nel "olr. nel traffico, nel fra,tuono. tra il fitto ,cintillìo delle auto ,_fiorate t' ,upc-rat<·, Queqa dopo un minuto f,t•nò da\"antì al « ~1oka - She1;rr >- L"na donna alta, ma~ra. bionda, vt•· ,uta di un ahito a ~iacca di '-Cta ~rie;ia. chia1 i"ima, rra fcnna all'angolo. \lii marc-iapicck. Il ,olc le facev;\ hrillare 1 capelli romr oro. I .,,i. Proprio k·i. L'a,Totato ~lotta .wn·hlw \·oluto "prnfnndan" millr ffi('tri ,otto H·rra. Tornù a provar<'. doppiam1'T1t1· pt'no,i (l\lt'lla ,trc-tta al cuorr r « Come va, come v,,. a\,·ocato? :'\on ha più vi!itO lne,? > L'avvocato ;\lotta "i i.enti mancare. ~1a Quc,ta notò il ,uo ro<.,orc e ,pin- ~endo la ra.~azza dentro il h:1r di,,e. « ~(a la,cia qare, Carla ... andiamo 1 » « Eh, no ... CO"a c'entra? > replicò la rae;azza ridendo molti(<.imo. « Sono co- ,e rhe "ucccdono ! Co,;;e c-he -,uccedono ! > ~fotta tentò di c;orridere: « ,\h, .,j__ per qu~llo, succede.. ,u - cede ... > L'avvocato Que~ta ordinò al bar· « Tre bitter>, e poi battendo (Ulle ,palle a Gino cominciò, in tono di ba~- \O profondo e con aria <;cherzevolmente \e~re1a: « Succede a tutti gli uomini. Guarda. A me è ,ucce("0 tante volte. AlmC'no '<"i o \Ctte volte... t. vero che ho ,empre cercalo, poi, ntrovando la donna dclu"a, di fanni perdonare ... > « \'a be', abbiamo capito! » interruppe Carla che "-Coppiava dal ridert'. E Gino tenC',a ~li occhi a terra, convinto che Carla ride",e di lui. L'avvocato Que-,ta continuò: « ... Eppure. in un caso non m'è riu- ,cito. Ho provato e riprovato: inutile. E co-c;ìc'è una donna che ancor ~gi... chi -.a che coc:a pen~a di me! > E l,:no era convinto che l'amico mentic."c.-per cortc"ia, per bontà. per piçtà vere.o di lui. lmp1uitO. ac,c,1,1mulott d1,1 te l"u,1.v•mocon una ""''ad, L'avvocato .\lotta era ,;;o..,titutodi uno dei primi civilisti di :\(ilano, il vecch!o Bignami. Dunque non aveva un uffioo proprie:- .~la era un post'? che r_TIOl!1 ~li inv1d1avano. E..,,er (O\tltuto d1 B,- ~nami ~ignificava trovare.i in mczz? J. una quantità di affari. e poter un g1or· no (fUadagnare quello che e.i voleva. L'avvocato ~·fotta ,1 tol<.egli occhiali td rntrò. Il '"·ecchio era "-profondato ne!la ~ua poltrona. dietro il va,to tavolo d1 noce. Herta Crec;-c;evich,la datlll~rafa, stava qua~i "Cduta ,ul ta\"OI?, con un _fascio di carte m mano. t.: na \plend1da trie,tina: biondis<.ima, alta, grandi spalle. i tratti del viço addirittura mong'?li. Era stupidamente fiera della proteuone di Bignami, e traaava l'avvocato ~fotta con r.~pctto, ma anche con u~ certo distacco. L'avvocato ;\1otta, ~1 capisce, era pa1.zo di IC'i. Gli pi~ceva '-Oprattutto quella bocca forte e 1mpcrio,a, quelle labbra che piegavano duramente in giù. Che co<a non avrebbe dato l'avvocato Motta, non diciamo per ~n bacio. ma per un '-Orriw di q~elle labbra? \ta la ,ignorina Cre--.(.ev1ch "Orrideva .._oltanto col vecchio; e l'av• \·ocato ~1otta non o(.ava manifestarle la propria <.impatia. 3 . tcontrnua). .MARIO SOLDATI ., .: .. :i ~,.~-- .. SALI JODAT L.15

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