Omnibus - anno I - n. 3 - 17 aprile 1937

ANNO 1- N. 3 -ROMA 17 APRILE 1937-XV □ SETTIII.AlfALB !ijJl~(g~Cg® DILLIADRTI TI I. CO~ll ~IS~l0 è una n.·li~ioiw ::~~1::~:~t~l~c;,::i~~•~m.t:~.•~::;f~;::~to \~~ ,altato t' ;:i,l ,(:r-.iLio di qul'i ca1att1·1 i ~h<· '!li ,rin1:.-1,Hi chiamano re> c;n·,,1'-i o d,·~t·nn.lt1\'i. L'antropo• !n~1a t· la ,to1 i,1 ddk n·li~ioni (OllU· ,nmo il frnonwno; lt- di,·i,,oni inicrnl' le !nw· I r,\ i ,;api ,i i:1carir.rno og~i d. metterlo in ni,kn:n. F1a Jr raue ,,.;\ ,1C'~t· u.· rw ,ono di primitÌ\'('. non m~H -.Jiih: a fo1mc ,tHtiii eh rrt'dt·nit· e di I iti. ma n· ne '<1110 altrC' d1t.· h-.u1no ..u. hito pt'r ,noli pron•,,i di ck~-·m> i .1 ✓ionc t' di ,c,,·k,ionc a ron·,cio. La Kt1v,ia t'omu11i,t.1 pre,c.·nt,l frnom«:'ni 1he illu ..t.rano la pc-1vt.·hiont· dt·~li ot· !;!ani n·ntr.di di una ,ocit•t;\ ,o,tanzialnw11t1.·ii1clp:1(·" di mucwt·r--i. Bi,og1,,1 \·f\11,ider.in· q1w,t1 frnonH'fll rolla ,t·- 111.•ti1a,nzi col r i,p<·tto con cui ,1 1.'0ll· .idnano lt· ~randi m;.1Jatti('. Bi,ogna il- 'u,:.ra: li pn{hé- •wn r;r:1a1•g-·1 t·tp1i\"OCO fra ci() che è ,ano l' ciò ch1.• è morbo,o nelb ,toria drlla ci'"ilt.ì. Il rn"o Jag-oda non ha fatto < he _gett.111.• una lu,<" pili chiar.'.l .,uJla ,1m1a dt·lla L,nept·ù. La Ghcpel1 era !"organo t·,t•cuti,·o di una n· 1 :_~ionedt·t··nnÌnilt.l · la 1digiorw dd n1muni,mo 1·u,,o. Il ,un p1imo t·apo. Djrr,in,k~,. 1.·ra il diplomatico dt·lb carndic-in,, rla,,i,ta. Il ,uo rnntt·e,110 t· il c.uo n•ginw di ,·i1., t·1.1nn quelli dd I!: 111ih10111a0ll'ingk•l' 1ti.tppuntanik nt'lia cutd ~-!'onale. Finna,·a migliaia di ..-·11tenz1d.•i mnr·- tt· rwl ,u0 uffirio di ~[n,ra. ,t·nza pr1lllt"ttt·11· dw un ,uono. un ~1.·,to. una paroia men dw n)n't'tt1 turb,\"'t'ro la rt.•g-olarità del!:- me alte fun7ioni 1?:iudi11;.11 it· C' hul()ltati(hl'. E ron lo ,tt·,,o n,11h·_g110 pn·~cn,ia\",t le t''-t'<:u:1.011in m.i ....,.~: puntu,tk r mt·ticolo,o . .\l.l,,Jnat()!e i,·ratiro e 1itu,11i,tico. La co~a pili importantt: per lui c'ra cht' b dt·cima:tiont· ddlc e cla,,i rwm;t ht· » a, ,-rni"t' "t·condo un't·lirh('tta p1ec~a. OecliC'a\'a le ore- lilx·n· d<-lla :;inr>'ata alla mu,ica. \'irtmM) clt•l ,·io- )o, . ("Ilo. ,i ahhandona\"a ai ,uni .tutori p1rfrriti: Glud. 1.·.\10:tart. .\I pianofor- 't' ~('dt'\"a, come a<:compag-natore, un 1omo della n•n-hì.i guardia: Pi.1t.u·ov, :unlato dopo il m·nultimo pr<Kt·,,o di ~1o~c-a.• ,...,,;,1,v,u10 alt1i 1:i.•r,on~1g-gd-cili.a mitolo((ia bo1'C't·,·ira. Qw·,ti "<1ui,iti tratll·nimt·nti mu,icali .1,,·t·ni,·ano ogni ,t·ra n<·lla r.1,a di lljt•r. zin,ky, in uno ,n·nario da Shehrra~adt·, lr;t t<•ndaggi di Hlluto nero ~quamati c.J'anwnto, puff variopinti, poltrom· di t"hano. i.::onl.' ,ficizi,ur da ~rgni <h( ni. Il •ernndo r.tpo fu :\lt•nijn,k\', in- ,·t•nto)(· di tt·nihili tortt11<· t' inf,tllibi!< rwll'znt· di 'lr.:tpp,trr I<· <·onf<·"ioni d,., non . olpc\"oli. Co,tui t·ra par.:tlitico l' ir, i,tall di nonira a~onia : rondizionc- 'luc·.. 1a cht· lo rt·nd!'va pn•zio,o pr<'"-0 Stalin. r~·rché ritarda,·a la c.urn•"iont· di vrcrhi trot..,ki,o alla Ghepcù. D,\ Ojrr:1in,ky, oriundo polacco al p..1n di lm t' di .\lenijn,ky. j.u~oda, il tPrzo capo della Ghrprl1. non appre-.c né J'(',tt·t1,mo n~ k lx·llr mani<"rt· ~1--ntre il pr:mo con,idt·ra\"a il cibo « una ,piac<·,·olt· rwcc~,ità » t.' con,umava le notti fra i dilc-tti ddla mu,ica t' \'or• ~J.nin.1zio11e dt'i comolotti, Jagoda prcfcn\'a la çompa~nia di bl'llr ragaur fa~oòa. chn·o polano e il cui nome ,,. gnifica Giuda, fu l'allie,·o e il fcdclt aiul,llìk' dPi ,uoi dur prr·drcc,,o,i .. \(a f"~Ji raoryn•,erita un imbor({ht·,im(·nto ndl..i "'"ria <klla Chrpell. I pn·dec<·,~ri erano ,tali due mi,ti, i d,•lla rarrn·flrina e dt'lla lotta di eia..,. '\' · jJ.~oda fu• il funzionario. il burorrat(•, il orotitt.1ton.·, Con Djf'17in,k\. chr can·na,·a il "'0· zno di una Poloni:\ bol,ct'_vica, .lagod;> µa,,a\"a l(- ~(•rate a compilare fi\le di nttadini p<?lacchi da g-iu~uziare. Quando Dj('11imkv mo, ì di t·rn~lia, pn a\t-rC con una ,ua umida ohu.-iio~ 11c 1 dm ante una ,eduta del Politburò, provo"alQ una· <.furiata di Stalin, Ja- ~oda andè, a "ic.itare la ,alma del .,uo miziatore r macs1ro, e vi dcpo,e un m.1no cL ro,c ,cariane. Jn<;jq('.'pt·r \"<"• c:lia1f' da ,olo l'arniro almrno un paio d'ort·. Fu contc-ntato. Quando il pireh<·tto di guardit rn,,t· v<·nne a darg-li 11c:imbin, notù ehe ~li occhi di Jaqoda rrano ro"i più d<·I ~,lito: ai p:edi df•l 1 .1tafako. giace,ano du(· hottig-lit• di 't'Odktl \"UOH". :\'on crt·diarno che ,i po,.-.a arcu,ar<' j.l~fXla di "adi,mo. La 101tura c.•il ma"• ,.H rn nano pn lui ~trumrnti prof_rc..- •ionali Tali ~artbbrro pt-r il mt·d1rrI mtnn };,) t!illUU:, lo, la d1··t<·t1c1~-i;1 profil.1"1 .. \lcuni dc•i ptù -..ottili <.upoli- ,i della Luhianka ,ono im·t•nzioni ""e: ia piccola rdla ton un palmo di acqua putrida e ffl·dd,\ n('Jk\ quale ,gunzano ~r<Mt' t;llpt·. o il pri~ioniero rimhiu,o 111 una piccola cella in,ieme con quattro pani criminali. Pochi '{iorni, talora p0< he orr ha,ta\'ano a ridurre il pngionic-ro o a farlo impaairc a c.ua ,·olta. Ja~ocla non ,omig-lia\"a a~li al11i nunwro<.1ebrrì d<·llo ,tato mai;giore ri\"O• luzionario, fanatici r ,udici, vittime di un at,n u.-o ., compll•,,o di inferiorità » d,e ,fogavano in ma'-c;acri; l'antico Giuda. nw('(.rnico di Bial<htork., venuto poc:hi anni prima in Ru,.._ia a e,;,ercitan· il conwH-rrio degli orologi. era un uomo ;, ,un modo normale e ..,provvi,;,to di retori:·a; un utilitario gaudente rhr ama\"a lo champa~ne t.• i libretti di credito ndlt· han,ht· di St"i,rng-ai e dì Hon~ Kong, i ~ioielli dei condannati politici. I quotidiani hanno a,prament<· comnw~11,110gli ahu,i di potere di Ja(!'ocfa. La ,t,unpa ru,,a "i ,c,rndaliaa addirittura ;\ <jU('\tè rÌ\"('lazioni. ~[a non riu- "<iamo a rondi\"idere il ,uo di,gu..,to. J"~:1d~, ci ,nnhra, ..,1111,<fo1ndo ddb 1 Ì\"olu,ione e nella galleria d1 coloro dw l'hamlo ini:1iata <· t'ontinuata. un uomo nonnalc. ;\:on compn.•ndiamo le ~rida d'orrore pt.·r(hé a Jagoda piace\"ano lo champagne, le belle ,pie della Ght'p<.'Ù, né perché ~li pianTa appropriar-i i beni dei condannali politici. ~on ,i c.:api"Cl'in nome di qualt' prin- <:ipio ,ovie1ico il capo incontrollabile d1·1la Chcpt•lt .:l\'rebht- dovuto limitdrt." le proprie p,1,,ioni e diqingur11.· att1\"i1à l1•cite da atuv1tà illecite. In fondo, la correttena e,tt~tinante di Djer,imky non na ,tata che l,n re-.iduo di t•duca• zione « bor({he--.e» . .1\ltrettanto « 001gh,·,c ». da borghe,e ,finito e c;plcnctj. co. il c.adi.,mo di ~[enijn<;ky. ~on meno e borghr,e » il patemalic.mo cauca• ,1co di Stalin, e ultrabor~he:,e il mili1ari,mo di \'oro,ciloff. Ja~oda era un uomo comune rhe .,j ripagava ad uc;ur;i k ,pe-.c del suo lungo e faticoso tirocinio dal {{hetto pau·rno alla capitale. .\bbiamo -..ou'occhio i documenti che arn·,tano la ,ua attività come organizzatOrl· del « la\"oro forzato» nell'Cniorn· SO\·irtica, t' come i Kulaki furono ,acrific-a1i alla co'1ruzionc del canale ~1alin. tra il mar Bianco e il Golfo ddla Finlandia; comt' furono condotti i lavori per lo 1,fruttamento delle mi111erc d'oro nrgli t.:rali; e poi la depo1taziom• dei fanciulli, la dtgrada7ionc t' pro,tituziom: per fam(·, le dec1ma1.ioni do,·utt• a~li ,tt·nti e allt' cpidem1t·. ~ta il nrocuratore g<'nnale d(•ll'C"- nionc So,·il'tÌCa. nella ..u. a futura arring.1 d'ac, u,a, non riu,cirà a p<'r<,uadnci che l'nnnipotent(" capo dt•lla Ghf"- P"Ù fo"(' un traditore del n·ginw che lo ~\\"r\"ac,orc\,o, Ja~oda na un prodotto g"t'l1Ull10. Ulld. COll'1'g'U(•nza 11(•('(·,-.aria./ La ,ui.t rmdrltà f' la \Ua libidine ricntr av;mo nel qu.,dro cl<•lla ,oc-i1.·ta bo!- OMNIBUS 12 PAGINE UNA LIRA □ □ , ,\ LEGGE ,1abil1,Cl' i t<'rtnini del lavoro forzato m Ru"ia. Altrt' leggi perfezionano que,to i,tituto. La rc,i')ten- ,a, che la bur0<:raz.ia comuni- ,ta ha inc.ontra10 ndle rnmpaizne, ha pt.•nne~,o al Governo, ,ulla ba"e di tale lr~ge, di r.tt<mi.herc-un e,t.·r'Cito,tenni nato di deportali. ~(i~liaia di que,ti condannati ,·<·nizono mandati in SìlX'ria e utili1..zati 11t·i~randi la\'ori dello Srato. ll frt'ddo, ncll'e,tremo ~ord, è intn,,o. I forL.ati pron•nienti dalle regioni meridionali della Ruc.,ia c..ofrfono pii', dc~li altri ,otto il clima rigido, tanto dù·"i .,01.tnano di poter dormire almeno una volta m uno dei condotti delle < himt·. m·1 quali, in ,c~uito a un pro• , t·,,o chimico, ,i ,,;Juppa un ctrto ca- :i1rt . .\lolti dc\'ono nutrir.i di cibi crudi per la manrnnza di fuo<:o. Le razioni di viHri -.ono CChl .,car,e che i pili forti l" tols;ono 1.'0ll la violenza ai più deboli. ~t'~li accampamenti la mortalit.'t do- ,·uta alle \Ole epidemie è enorme. Tutu l rt>du,i ,ono divorati dai pidocchi. Sono ,tate ro,truite baracche ,pt'ciali, , hiamate « m,11tatoi di pidocçhi ». do- \(' V<"n~on rM(olte le m0nachc ra..,trcllat<' rwi <·om·rnti. Con un ba\toncino d1 rnt·1allo, t",~c devono dic,trug~ere i SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE ,,, ,, • LlJTTBBABJA. nidi e le larn~ di quetti .,c.hifo,i in<,etti negli abiti dei forzali. Ì deportati '-0110 .. uddi\'i_..,1in e b1;- g-ate » da 25 a 30 indi\'idu1. Dit'ci brigatt: compongono u_na e falange"! ~hc, t:on,c~uentemente. e compo,ta d1 c1rra 300 pcr<.one. Alla falange \"iene a ... ~cgnato un determinato compito: alcune nngono impiegate per i lavori di \tCrro, ahrt' fanno « bnllare » le mine, altre pro, ,·e-dono al ta~ìio de1.tli alberi. A ria,cun dt·portato \'iene .,.,--cgnato un quantit:ui,·o di la\"oro giornaliero: la co,iddeua e nonna». Per gli ,paccapictre. ,i tratta c.Ji .,paccarc una parete roccio,a. ridurla in pezzi, e tra- ,portare cento metri pili in là. con il canello, due metri cubi di materiale al giorno. Gli attrcni me,,i a di..,po,i2ione '-Ono: un piccon(·, un carrello e alcunt' a,~i da metta(: ,otto le 1uote. Cn forzato racconta· ., Tutti devono -ipt•zzare due metri cubi di roccia e tra,portarli a cento metri di di;;;tanza. A no1 pnncipianti è richic~ta ..ohanto la metà della norma abituale: pure. malgrado la,·ora..,,imo con accanimento. lli11l riu<;C1\'amomai :1 ca\'arc('la ~- Il la\'oro nell'acqua e;elida è ancora più peno--o. « L'orario era di diciotto ore al giorno. Gli uommi, immer,i fìnù all'addome. tra,ponavano le pietrr. Ci ,iamo recati di notte al la\"oro. ~cl. la coi n-nte ~did,1 non ci ,i potc\"a reiz-- ge1c in piedi». Anche k rolonne dei min:nori ,ono ..,pe,~o co~tn:tte a la'"'>· rarl' nell'acqua, « L'acqua è ~elida. Gli oJXrai ')()no qua,i a~idera~i, tre: mano. li termometro ~t•gna nnu gradi ,ouo l<'rO ». Particola, mentr difficili ..ono g:li ,La,·i n(•llt~-,abbie rnnbili chi: ~ffior:ino tratto tratto nC'l <.Nto,uolo: « lmprci\"\·i,:1.- mente. in due punti, appan·e la ~abbia mobile. Per ore ed ore dO\"t'rnmo aggottare la ma,,a melmo-:a ",('n7~ ,o- ,tare un attimo. Pure, la buca non 'il ap• profondi,·a di_~n rentimeti:o. Gli uomini t•rano 1,fin1t1,fi,,avano 11 fondo come impazziti ». La ,onc- delle donne è ancora più pcno,a. C"na deportata racconta: « Sono talmente magra, che attravrr--o la ,·este mi "i po,.,ono contare le co,tole. ~ella no,tra b,igata non c'è neppure una donna robmta. S'incomin .:.ia a ,ping-l.'re il carrello. I pt·ndii c.ono co,ì lun~hi e ripidi che, nello ,terzan.·. ,i :.trappano i mthcoli (' le di1a di\"entano biancht' ». Li dura condizione delle donne imprc ...i.onò lo ,te,~o Jag-oda. Il capo della Ghcpeù emanò l'ordine 54, compo,to di otto articoli, nc-ll'intento di rendere meno inumana la \'ita di qudk infrli<.:i. Dice l'a1 ticolo 7: « La donna non vienr ri~p1:1tata né dai dìrigcn1i, né dai componenti rna,~hili d<'ll' accampamento. E~,;,c ,engono trattate brutalmrntt' e con cini,mo. e a._,ai c.pe.,~o il loro pudore non ,·iene ,ah-<1guardato ».. \rtirolo ~: « Furto, :i.lcooli,1110,gioco e pro~tituz10ne .,ono lt· conc.e~tt<'nzc dl'II' a,-.oluta manranza n1lturale e dt·ll'i1huffin•n1e o.,c.e1v,rnza delle nt'ce,,ità più elementari di vita>. I 11umana è la dl'portazionr dei fanciulli. Oi t<.·mpo in t<·mpo, il go\"erno dri So\"i<.'tannuncia di a\'er pre<.o ,eri pronedimrnti per la e liquid.uionc drll'iniamia abbandon.11a ». Il ,i,tc• ma pili ,emplicc e più ,brigati\"O p<'r la « liquidt\lionc dell'infanzia abbandonata » è l'in\"iO dei fan::iulli ne~li accamp.1111<·ntidei la\"01i forzati. Spt·,- ,o intl'ri 11eni mnci \0110 ~iunu al · luot;"o di dL:,1in;.1zio1wpi1.•n1 ,oltant,l di cadaveri. I piccoli erano mort: durante il , ia~g-io in ~t'~uito a malattia, lreddo l' pc,,;,ima alimentazioru.-. l lavori nei la~hi \\"adlo,c-ro e ~latko-.ero furono i11trap1<.''>cioi medr .. i,m ~i~tl.'mi. Prn:hc'- il canale pott·"'e cc.,ere terminalo :t tc·mpo. bi,ogn:i,·a co11ega11.· i due la~hi. Que,to tratto ,i d11amav;> canale \\"odora"denvi. Dal quar111•r~1.·1wra\c dei la\"ori venne la ,r- ~uente ordinanza. « .\i dirt'ttori di tutti i rl.'paru. al ptr,onall' trcnico. ai -.oldati del canale•, Ci di,poniamo alla batta- ~lia. Ci battiamo per il \\'odora,den~-1 con tutte le ree;ole della tattica militare. li confl!tw :in~ inizio il 7 gennaio. 5arà dJTt'tto dallo Stato ~[ag~iore ». rn·mamila forzati ,·cn~ono condotti ,ul luo~o d('J lavoro dagli accampamenti pili lontani. Le baracche c~~endo in,uA1ci<"nti, ,ono co~tretti a vi, l'fl' in fo.,,<- ,ca\"atc rn.. ·I terreno. \'iene creato il motto: « Tra,formcrrmo il freddo ~cnnaio in un ~iugno ardente! ». Le n•lazioni dei <"apo-,cr\"izì denun• iiano k condizioni in cui ..,j compie il la\"Oro forzato: « I deportali la'"orano nell'arqua gt.·lida. Sono me7,o a""iderati. li lavoro continua .'.lnche la no1tr. Rt'ndono il 150. il 16or;- delle ,orme pre...rabilite. F1ugano quarantotto orr con-.ecutiv<- il t<·1reno, ,enza fermar,1. ,enza dormire. Quando ripo~ano, hanno un imi...tcnll' romio nel cranio (' l'imprt.'~1,ione di \trÌngere ,;,cmpre fra le mani le ,tanglw dei carrelli. Quakuno "i a.,_,.,opi..,l·deu1 antt~ il la\"o~ ro. Cade a terra, dorm" per cinque minuti. Gli ,;,i fa inghiottire oualclw ,or,o d'au1ua. Si frega le oalpebrc gonfie t' npn·nde il la,·oro ». 11 ,1.:condo giorno della battaglia è tr.:1-.ro1,o. Gli uomini ,0110 frhhricitanti p<·1 g-li ,;,fo1-t1compiuti. Compare una e b1ig.ita i11ci1atrict· ». Le e aquik incitatrici » cantano canzoni qimolanti nella luce cruda dri riflc.•ttori. Altoparlanti urlano fra,i bn·,·i t.' conci,e ndJ'o,curità. Bande militari c,cguiscono marCl'. e Prc<.to. più prc~to ancora », ran1ano le « aqui1r incitatrici». ~[a il lavoro non pro<·edc <'Oi r'.1mo volu10. For,.,e in quakht• luogo "i '-Qno ancor~ ri"(•n·e, o, f~l'. qualcuno ,i è ,t,rncato. Riechee:~ia la ,·ore irata dì Jag;oda. « Conforme l'ordinanza n. 1 al qua1tie1·(' gl·neralc d<'I canak drl ~far Bianco, tulla l'imprec.a di co,tru- ;,ion<-è da porre in ..,tato di g-unra, Si 01,poniza che la hatta~lia duri ininH:rrottamt'ntc fino alla fine dei la\"ori ». « Il tempo ~ pe,..,imo. Ora piove, ora i::;ela. oppure grla e ne\'Ìca imiernc. I fornti re,tano im·i,chia1i nel fango, ({li qivali pec.ano come il 1,iombo, gli .tbiti fradici \i ricoprono di una dura c-ro,ta di ghi,1ccio. Si requi,i~cono le donnt' dalle lavan<l<'rie. dalle cucine. dag-li uffici. per c.pingerle al la,·oro. « Si ra~g1un~e il 200 e il 'l I o';.. delle nonne gio:nalirrc. l._a battagli:\ prn- ,c~w·. \ltn rumuli di cadaveri ,i alliiwano lun(':o ~li ar~ini ». SCENE DELLA DEPORTAZIONE St;L LAGO WADLOSERO. HANS GREIFE

> 17 APRILE 1'>37-XV O ■ NIBUI PAGINA 1 DIECAI NNDIELLCAARTDAEL AVORO ~~~~00~ DEL DUCE ML SSQJ.I:,.. I procede per ~r,ld1. :,..;e) ~!~~lcnr~. 18 c~~~~~ 0 fa~• dd.:,:~~',::,:~~ hol,;cn1ca del soc,ahsmo,. s1 af. lerma la necessuà d1 un ~indacalismo n.i~ionalc e si .rnnunciano le Corporat:ion1, pres1J10 del la\ON) e dclln produzione. .'.\la è nel dicembre del 1921 che il Partito precisa il suo pros.:ramma d1 la,·oro <" prende posizione di fronte al sindacali,imo. Il Fascismo non può contcstarc il fotto storico dello s,·iluppo delle rnrpornz1oni, ma vuole coordinare mie s,·iluppo 1u fim nazionali. Le corporaz1om , anno promo<;-.e -.ccondo due ob"1eui, i fondamentali e, ci~. C()0\C esprcs- '-ÌOnt' della 1-olidarie1à n;1✓.ionalc e come meno di s, iluppo della produzione. Le corporazioni non dc;,bbono tt•ndi:re ad annc~are l'indiqduo ndla iolletti\ità, lt\ellnndo 3rbitrariamente le capacità e le forze dei ,inJ,toli, ma ,mzi a \aloriz1.arlc e .1 S\'llupparle In questR ,chematica dichiarnzione sono parolc <ld Duce non n ,ono tutti .Q:h elemcnu d1 una dottrina, ma .{.:h spunta da una Jottrina. Ci sono dei {{ermi. C'è l'accettazione dd patto sindacale e il suo coordinamento ,u tim nazionali ... C'è la considerazione della prodU1:1onc , di cui le corpornzioni debbono e,i.~·re lo strumento rev:olatore. C'è, mfine, la ripulsa dell'egualnarismo socialiMico e l'ade- .<ione al concetto delle necessarie \'arietà e ~erarchie. ~on Yi si rarla del metodo di at1uaz1onc del sindacalismo fascista. I,() si ritien,;: d1 competenza delle corporazioni. A questo proposito ,cmo mdispensahili alcuni chiarimenti. Se è , NO che lo Stato fascista vieta, nelle sue le)?~i org,miche, lo '!òciopt>ro e la serratR, è altrettanto \'ero che a tale d1,•1eto esso pen.enne solo dopo a\'ere predi\po,;ti tutti i mcz;,i idonei ad assicurare per \'Ìa pacifica e normale il cons4:'guimento di tunc le giuste aspirazioni operaie. Sia di fatto che nel 1924 si tbbero veri e propri scioperi fascisti nel \'aldamo e nella Luni~iana e che in quel medesimo anno il Duce propone\·a e illus1ra,·a nel Gran Consiglio un ordine del .'fiOrno nel quale lo sciopero non solo non era (ano O~J.i:t':tl0d1 una aprio1 istica ne:gazione, ma veniva dichiarato ltcito in alcuni dettrnunati casi. Si dice,·a, infaui, che allo scio• pero, tranne che nei pubblici ser"izì, si poteva fare ricorso quando tutti i mezzi pacifici foti.ero stati tentali in\'ano cd esauri1i, poich~ lo sc10pero danneggia i datori di la\'oro, incide sui bilanci operai e arresta il ritmo della produzione, del che approfittano immediata• mtnte le viJ:tili concorrenze straniere per ostacolare la nostra indispensabile espansione economica nel mondo•. Da queste premesse si deduceva la sostan71ale e radicale differenza fra lo sciopero fa. scista che ~ una eccezione cd ha in se stesso i suoi obiettÌ\'Ì definiti• e lo sciopero socialista che fu una reRola cd è sempre considenuo e praticato come un atto di cosiddetta Slinnastica ri\'oluz1onaria a fin, remoti e irral;~iungibili ,. Si stabi11,·a da ulumo che chiamandosi lt corporazioni foscis1e, ed tssendo, in rultf, una grandt e originale crtazione del Fascismo, lo scioptro dovc"a avere • I 'autorizzazione preventi\·a degli organi supremi delle corporazioni e del Panno . Ecctzionc, quindi, lo sciopero, non rtgola. Rt~la dove\'a tssere e restare la collaborazione fra le classi e collaborazione reciproca, poicM se il collaborazionismo non è reciproco, tsso è una frase o una mistificazion(' •· Insieme con l'azione politica del Go,·erno e con qutlla amministrativa dei Comuni, il sindacalismo do,·eva essere riguardato come ·•un mezzo potente per v:mngiere alle masse profonde dtl popolo italiano e per allargare su di ehe la base ,H Regimt •. Si afferma in modo pertn• tori, il nesso indissolubile fr1- economia e poht1ca, fra l'evoluziont ddle classi t la potenza nazionale nel quadro inviolabile dtllo ~tato. Si era già &\'anti, ma si era ancora a mtzza strada. Era necessaria una totale chiarificazione della dottrina; contro gli equi\'OCÌ della sociologia degli ultimi cinquant'anni, ;\Iussolini prende una posizione decisa. Accettato come un dato insopprimibile il fatto dell'or((aniz.zazione operaia, ne abbatte, sul terreno teorico puma e su quello sperimentale dopo, la macchinosa sovrastruttura ideologica. In Gtrardua, ntl 1925, precisa con singolare chiarezza il suo pensiero di fronte alle scuole socialiste. · I... 'an1i1esi diretta cap1talismo-proletariato, di origint mu'.'<ista, esula completamente dal' sindacalismo fascista, il quale l'ha praticamentt suptrata nd campo agricolo e ha tientato di superarla, col famoso Patto di Palazzo Chigi, ancht nel campo industriale•. li pre- ,upposto della dottrina socialista è del lutto negato. Concependo l'emancipazione del lavoro attr.tverso la lotta di classe, i soc:1alis1i erano portati ad afftrrnare la divisione della wcietà in due classi i1riducibìlmcntc •~·erse e la solidarietà internazionale dei lavoratori. Posizione assurda e smentita d•ll'esptricnza. "on esistono, non esistenmno mai due classi in assoluta e permanentt antitf'si. :,O:elmondo moderno, le classi sono innumerevoli, in continuo movimento e in continua trasfonnaziont. I trapassi da una classe ad un'altra, da un etto ad un altro, sono cosi rapidi, fre<;1uenu e inavvtrtiti, che sfuggono_ perfino agh osservatori ptù esperti. D1 qui l'1mpossiI ANNO,, NOII, 3, 17 APRILE 1937-IV I OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12·18 PAGINE ABBONAMENTI Italia• Coloul,1ano L. 46, temettNl L. 23 Elto1ro1au110 L, 70, umutre L. 36 O&lfl JtJMERO UNA LIRA Muoaorhtl, dherui e (otograSe, au~h• ae 11oupobblleaii, uou II Ninlt-ai,eono. Dirulou: Roma • VJa del Sudario, 28 J.m..-labtru:lo.111: llilauo. Piana Carlo Erba, 6 loc. A.Doa.J.:dferlts .. OJIJIKDU"JI • 11.llaao b1l11à, per il socialismo, di assecondare e di favorire, oltre un certo limite, l'e\'oluzione ,ocrn,Je. qud proi:rcs~ perpetuo, che emancipa scii individui dalle posizioni iniziali d1 ch1..,c. Di modo che, toccalo quel limite massm10 d1 benessere consentilo dal capitalismo, , law,ratori non do\'C\'ano uscire dai quadri del proletariato propriamcntt detto, ci~ del proletarmto manuale, per non recare un apporto di nuove forze alle classi borghesi. Solo I 'un1forn11ti1 del lavoro manuale poteva consentire la lotta conlro il c;ipatalismo sul piano mondiale. Contro quesu tendenza inumana e tremendamente reazionaria, come quella che prttcnde\'a di fissare un lim11c insuperabile al proi,:rcsso, rcàg1\'a la vita, reagi, a lo ._tesso social1\mo dall'interno, nello sdoppia• memo delle ..cuole e dell'Internazionale. :O,olo la nazione e non l'internazionali!.mo pote\a intendere I trapassi d1 cla!'l~e, dar 'oro un senso e una politica dignità Quindi accettazione dell'idea di patria come realtà tan- .'(ibilc e intangibile, il che t':o.clude .'(li interna- ~ionafo,nli impegnativi e politici des11nati a frnntumani alla prima occasione• e, conseccuentcmc.:ntc, subordinazione delle masse sindacali fasciste alle esigenze pacifiche o guerresche della n:u.ionc •· Non v•~ nulla di arbitrario in qucsle proposizioni. Se la nazione è oppre:!lsa, la massa operaia è oppressa Se la bandiera ddla nazione è: rispettata, anche p:li operai che appanengono a quella nazione sono rispettati. La gerarchia delle nazioni si rinrbt:ra sulla posizione delle loro classi operaie •· Capitale e La,·oro non sono più due forze in lot1a irriducibile, ma due ~tnunenti al servizio della nazione. Oi qui la loro perfetta parità giuridica, "....., .nica, politica e morale. E la loro subordinazione a1 fini prossimi e remoti della nazione. Ne"lsuna elevazione ~ prtclusa, nl'ssun miglioraJnl'nto ~ soltantn ritardato, anche se • le condizioni della clasi.e operaia SQno lei;i:ate alle condizioni Ji sviluppo del suo proprio capnalismo •, perché la nazione non pub prescindt.·re dal destmo dellt moltitudini che lavorano e perch~ il suo interesse immediato e mediato è quello di mscrirlc nel HIO organismo e nella sua storia •. Altrettanto den dirsi dei datori di la\'oro. • Un c11p1talista intelligente non può sperar nulla dalla miseria. Ecco pcrch~ i capitalisti intelligenti non si occupano soltanto di salari, ma anche di case, scuole, ospedali, campi spor• tin per i loro optrai •· La lep:ge J aprile 1926 sep:na 11 passagl{io dal sistema sindacale al sistema corporativo. Dopo a\.·ere fissale le norme per il riconoscimtnto dei sindacati, istituisce i contratti collettivi d1 lavoro. La più rivoluzionaria delle lett:gi, fu definita dal Duce. E giustamente. Essa esclude da ogni rappresentanza sindacale tutte quelle associazioni che, pur avendo mleressi cospicui da difendere, non siano composte nl di datori di lavoro n~ d1 lavora.> tori. L'art rol'> 4 delle norme per l'attuazione della legge è perentorio. Le associazioni che s, propongono la tutela degli mtcrcssi materiali e morali dei loro soci, quando questi non siano nl datori di la\'Oro nl lavoratori, non pouoro essere legalmtnte ricono11ciute a1 termini della legge J aprile 191.6 •. Ne consegue che quanti realizzano la fiJ{Ura del rentitr, pur continuando a far parte del paese reale, sono esclusi, come tali, dal paese ltgale economicamente inttso. Affermazione precisa. che preannuncia la seconda dichiara~ione della Carta del La\'oro: Il lavoro, sotto tutte le forme orR:anizzati\·c cd eSf'cutive, intellettuali, tecniche, manuali ~ un doverc sociale•. Erano già in esscrt e in movimento le condizioni necessarie per una compiuta e sistematica formulazione dei diritti e dei do,·,eri del lavoro. :'\ella riunion,e del 6 febbraio 1927 11Gran Consiglio riaffermava categoricamente il diritto dello Stato a deuarc J,e nonne rego• latrici della produzione e del lavoro nazionale secondo i principi dtl nuovo ordine, le cui premesse si contengono nella lcgislaz1one sulla disciplina f(1uridica dei rapponi collet11vi •· Poco più di un mese dopo, 1'11 febbraio 1927, s1 teneva presso il :'\lmist,ero delle Corporazioni la prima riunione per lo studio e la riedazione della Cana del Lavoro. Veni,·ano comunicate le direlli\"e fissate dal Duce per l'eh:1bor-azione da part,e degli espeni. A dieci anni d1 distanza, quelle dir,ettive conser,..ano tutto il loro primiti\'O valore filosofico, morale e sociale, e racchiudono in si tutte le norme ideali per l'interpretazione della Carta del Lavoro e per i suoi svolgimenti futuri. ~on si esagera m alcun modo quando si afferma che quei principi nella loro immediatezza e nella loro mtuiz1one del divenire sociale vanno oltre la stessa Carta diti Lavoro. Si affermano energicamente e senza alcuna possibilità di equivoco, la parnà di diritto fra le classi sociali, giammai conseguira dai regimi liberali e demosociali • e si proclama solennemente la solidarietà fra tutti i cittadini di fronte agli mlcressi superiori della Patria, i quali pertanto diventano 11limite e la norma di ogni diritto indi\'iduale, da qudli della proprietà e del profitto a quelli del la,·oro e del salario•· ~ la fine dtll'arbitrio, il tra. monto dell'individualismo, che in assenza d1 un criterio superiore ai singoli e alle classi porta\·a al liberismo anarchico, alla sopraffazion,e dei forti contro i deboli. Chi ha detto che l'ordinamento corporativo distrugge il cittadino nel lavoratore? Ascol1,amo il Duct, Primo corollario appare quello che mediante l'istituzione dtgli organi centrali corporativi 1I Fascismo è il primo regime il quale valorizza i lavoratori, chiamandoli a partecipare al regolamento della produzione, non già al controllo delle _singole aziende come pretendeva 11sindacalismo ilnarchico, ma al controllo d1 tutta l'azienda economica nazionale•. Non è quindi vero che nell'ordinamento corporativo l'individuo scompare, non è vero che il lavoratore ha soppresso il cJUadino .. t vero il contrari~, perchi auraverso 11 sistema corporauvo 1I controllo dei cittadini, che sono tali in quanto lavoratori, si attua sempre e dovunque. Nel \'ecch10 ordine libtrale-democratico, nonostante il sisttma parlamentare, il controllo era un'illusiont, una menzogna, un'impos11b1lità tecnica. La separazione della politica dall'economia legittimava tutti i privilegi di classe e d1 categoria; lo sdoppiamento del cittadino elettore del produttore, faceva dello Stato la gtstionc di pochi privilegiati. Mussolini ha operato la sintesi. In queste direttive del febbraio 1927 non è soltanto 11fondamento della Carta del L1woro. C'è di più. Ci sono 1um i presupposti della I iforma costituzionale Crampi e coliche del leone d'Inghilterra. COMUNITÀ TEDESCA. ' E GIU:-.:TO in Italia il dottor Roberto l..ey., '.reato. re e Fuliru del • Fronte tedesco del lavoro•, che è una delle istituzioni più originali della Germania hultriana, ma che taluno confonde col • Servizio tedesco di lnoro • o immagina addirittura come qualcosa di analogo alla O. N. D. Il 30 gennaio 1933 Hitler assumeva la ca. rica di Cancelliere del R~1ch e aveva principio la rivoluzione nazista; esattamente 11e mesi dopo, sona\'a l'ultima ora per il sindacalismo tedesco d'ogni colore. Il 1° maggio d1 quell'anno il Partito naziooalsocialista celebrarn per la prima volta la sua festa dtl lavoro - non senza una certa poesia nel richiamarsi al trionfo della prima\'era e alla rinascita di tutte lt forze vitali secondo l'antico mito solare germanico - e il 2 maggio !e squadre d'assalto occupavano le sedi delle principali organizzazioni socialdemocratiche, nt scacciavano i dirigenti e prende,•ano possesso dei patrimoni sociali. I Sindacati demoliti Continuarono ad esistere I sindacati, quali organismi burocratici, nelle mani del Partito, ma ormai colpiti da paralisi inguaribile. Una nuova idea andava concretandosi, un nuovo principio d1 organizzazione unitaria d1 tutte le fon.e della produzione, stnza più alcun riferimento alla lotta di eluse. Così è sorto 11• Fronte del lavoro•• ma la negazione della lotta di classe doveva ben presto essere portata fino alle estrtme conseguenze pratiche: venuta meno la ragion d'essere tradizionale dti sindacati, - armi ntllc mani del lavoro contro il capitale, e nelle mani del c11pitale contro il lavoro - ogni forma d'organizzazione sindacale divenun·a inutilt. li 1° dicembre 1933 il dott. Lcy annunciava la nuO\'a concezione alla quale il Fronte dov,eva ispirarsi: l'organizzazione dti produt• tori tedeschi non poteva avere ormai altro scopo che l'educazione, l'istruzione e la mutua assistenza fra lavoratori e fra da1ori di lavoro. Cosl l'istituzione dell'ArMiufronl tigmfica che oggi, m Gtnnania, nel classico paese delle imponenti esperienze socialiste e dei santificatori della lotta di classe, più non tsistono a1sociazioni profeMionali. Non è che all'organizzazione sindacale sia stato dato un senso o un contenuto del tutto o in parte nuovo, com'è accaduto in Italia; essa è stata, invtce, dtmolita dalle fondamenta. Ma, come tutte le rivoluzioni dti popoli civili, quella nazista ha distrutto per ricostruire. N,egato il sindacato come strumento per la definizione, tutela e disciplina degli mteress, delle catiegorie produttive, il Nazionalsocialismo ha creato, per quest'uhime, una nuova organizzazione che, sulla base della sua caratteristica dottrine politica, raggiunge quei medtsim1 obbiettivi. 11 Nazismo ~ il regime dei FUhr~,, dei capi o condottieri, in ogni settore dtlla vita sociale; e ogni F,ihrn-, da quello che sia, solo, più in alto di tutti, a, molti che nt riprendono via via, in iscala discendente, le funzioni, ha il suo seguito d1 gregari, la sua Ct/olgscha/t. Oggi in Germania ogni forma di organizzazione su qualsiasi fronte, politico, economico, ,ecc., si sostanzia in un rapporto fra il capo• e i •gregari . Ciò bisogna tener presente per comprendere che cosa è il • Fronte del lavoro•· Comunità di vita polo, ma aoche, e prima di tutto, a quella comunità di vita che si realizza nell'azienda alla quale il la,·oratore dà la sua fatica. Ora ogni comunità, dalla più grandt che comprende l'intero popolo tedesco nella sua unità di sangue e di territorio, fino alle più piccole e più semplici, - do\'e questa unità deve concretamente riprodursi, - ha nel rispettivo FUhrer colui che ne interpreta lo spirito e la volontà. I teorici dtl :-Jazionalsocialismo paragonano il rapporto fra i membri di una f(,munità, e il Fflhrtr di essa, a quello fra i soldati e l'ufficiale che li comanda: l'unità dello scopo e la solidariietà dei compiti non cancellano la di\·crsità delle funzioni: il capo è il capo, e i gregari sono i gregari. Il Fronte del la"oro mira, data questa concezione, a porre in rilievo l'tlemento solidaristico, a far penetrare nello spirito degli operai e di tutti i produttori la coscienza del loro compito comune, quale risulta, per ogni membro della comunità tedesca, dall'unirà del sangue e del territorio, e quindi dep:li ideali, della fede, del carattere, della ,·olontà. Fedeltà e onore Alla diversità delle funzioni dà rilievo 1I nuovo ordinamento giuridico dtl la"oro, basato sul principio della fod~ltà e dell'onore. Fedtltà del Ffihrer dell'azienda alla sua missiont di capo: nell'adempierla consiste il suo onore. Fcdchà dtl lavoratore al capo: nel seguire fedelmtnte il capo, consiste l'Onore del gregario. Rivive cosi una concezione giu• ridica dti tempi romantici e ltggendari in cui il diritto tedesco, - come si sostitne in Germania, - non aveva ancor subito gli in• Russi del diritto romano: ri,•i\·e nel stcolo ventesimo la concezione tipicamente germanie& del ., contratto di servizio e di fedeltà•, non ultimo esempio dell'ammire\·ole sfori.o che il ~azismCI sta compiendo per ritrovare m ogni campo le esprtssioni genuine della razza tedesca, :-;on c'è da meravigliarsi se i critici hanno parlato di ritorni feudali, paragonando il F,ihrer dell'azienda al sìgnore t i Ja,·oratori ai vassalli, ma è un paragone del tutto esteriore. . :on bisogna sotto,,alu~ tare l'idealità etica che sta alla base di questa costruzione giuridica, né dimenticare che le forze spirituali sono quelle decisive in ogni caso. t ad ,esse, ,essenzialmente, che il• Fronte del La\'oro • si rivolge. \V. C. $, LA POLEMICACOLONIALE I L GLXFR . .\LE COl~RJ;-..:G, in un discorso che ebbe lar~a risonanza, affem1ò con grande energia il diritto della Germania ad ottenere la restituzione delle colonil' che ad es"ia furono rubate al termine della .'(uerra. Subito dopo il mmis1ro Goeb• bels espose la stessa pretesa con lingua{,!;{,!;Ì0 non meno ener~0co. Seguì una lun.u:a ed aspra poltmica !tulle colonie e sulle matérit prime· la stampa tedesca la svolse col con"lueto suo spirito diedutti,·o e con la sua non meno con~ueta tenacia, e la stampa in'{les<' ri!tpose con Crtseente malumore. L'ambasciatore ,·on Ribbcn1rop miziò comersazioni ufficiali a Londra, con Lord Halifoi,. e, prima di a,·ere una ri,posrn qualr.ias1, si recò in Cetmania. e pronunziò a Lipsia il noto discorw, m cui rihadl la tesi coloniale del Reich. La ri1posta mglesc non si fece attendere a luni:,:-o.Chamb,;:rlain, in uno de.u:h ultirni suoi articoli, a(- fem,ò che l'ln~hilterra ha. ora, in sue mani una parte dtlle colonie tedesche per la sem• pi ice rap:ione che vinse la guerra (quin mm:ime sua nsr rrnirbm1t qual' e.\· hostlbus cMpisstnt) e che non le cederà; e Eden dichiarò ai Comuni che il Go,·trno in~lesc non prende in considerazione lt richieste di ce'l"lionc d1 territori coloniali. :-.:on occorrc,·a ,essere gratfd dr-rr per prevedere che l'ln~hilterra awebbe, alla fine, risposto come ha risposto. :\la, allora, pt>rché la Germania acce!te una_pol_emica 1nu11lce 11cm s.olo risultato è stato d1 spingere ancora. un poco l'Inghilterra a prendere posi• zione al fianco della Francia> :,.J'oinon discutiamo minimam('nlc se le rlch1es1e coloniali tedesche siano giuste. Riteniamo, anzi, che lo siano. \ la se non i.i vuol fare la guerra nll'lnghiherra, è inutile chiedtrl" colonie all'lng:h1lterra. t un errore in politica chiedere ciò che non si può prendere con la forza. Torna alla memoria quel che s<"ri, C\'ii, alcune diecine di anni or :o.ono, 1,ord Grey a Teodoro Roose,·eh: Il modo tcdtsco di iniziare una com·ersaz1one è di marciarvi sul piede per attirare la vostra attenzione, se ,·01 non siete in guardia. Dopo d1 che I tede$ch1 sono 1ut1i sorprtsi e anche 1rritat1 se la conversazione prosegue difficilmente•. ::-.J'aturalmente è da pre\'edere. ora, che la convcnaz1one • continuerà. E continuerà esa1tam1:n1e come dice\·a Lord Grey con squisi10 eufemismo: •difficilmente•. :\la c'è un'altra quesuone: se gli inglesi hanno messo i piedi (e lt.: mani) in ogni anl(olo d1 questo anp:uslo mondo, come è possibile al resto dell'umanità rnuoHrsi ,en7a pesi-are quei pit'di e quelle mani? FRANCESI E INGLESI PlllLIP CARR, ~ià corr1sponden1e da Parigi dell'Obsert•er, e che, come tale, ehhe modo di 'lludiare a suo a~io la Francia e i francesi, ha pubblicato, nel primo numero di quest'anno di Jmcr,mtional Affalrs, un articolo sulla situazione francese, in cui, fra l'ahro, elenca, con molto umorismo, 1 vari ostacoli che rendono agli inglesi difficile comprendere la Francia. In croppc cose i due popoli sono differenti. E prima di tutto nelle cose fisiche della vita quoti<1iana In Frnnc1a il traffic.n va a destra, 1n\'tCC cht a sinistr I.e finestre si aprono ,crso dentro, in,·ece che \·erso fuori o all'insù, e tutte hanno le persiane. Cna casa di città, m Francia, somiglia a una baracca, costruita come è mtorno a un coni le interno: a ciascun piano sono famiglie separate; al piano terreno "lono le botteghe; tutto il fabbricalo è chiuso td è custodito da un portiere. Nessuno, in Francia, fa il br,ak/ast e tutti vanno a casa per la colazione di mezzogiorno ... Gli inglesi prendono il Porto prima di pranzo, il dolce dopo il formaggio, e lo champagne con le frutta, o anche nel pomerig:.u:ioin occasione di cerimonie. Poi ci sono i bt:n radicati pregiudizi inglesi su! conto dei francesi: e cioè che in essi non si possa aver fiducia, mentre, in realtà, un impegno per loro è un nro \'Ìncolo; che essi Siano 1mmornli nella loro ,·ita sessuale, mentre, in realtà, nessun popolo ha una vita d1 famiglia così <1e,·era; che essi siano fisicaml'nte logori, e il facchino della Gare du Nord, che si canea sulla spalla tutto il vo11;1robagaglio. douebbe bastare a smentire questo errore; che essi siano cauolici romani, mentre, m realtà, la Chiesa riunisce solo un quano della popolazione; che siano militaristi, mentre d, fatto amano la pac4:'; che siano instabili in politica, mentre i frequenta mutamenti di Primi :'.\linistri in Francia sono do\'ut1 al fauo che nella Costituzione non c'è il modo di sciogliere la Camera prima del termine, e, quindi, manca il principale moti\'O che induce i membri della Camera dei Comuni a mantenere in ufficio il Govemo. Quattro fatti fondamentali deve tentrt ben prestnte chi voglia comprf'ndere quel che accade m Francia, e soprattutto le cose enormem~nte importanti che \!Ì sono accadute negli ultimi mesi; e cioè, che la Francia è democratica; che è agricola; che è individuali• sta; e che la vita francese si accentra in Parijt:1. \ ...... ,_ Quindi il Carr S\'Olge bre,·emenle ques11 quattro ttmi, sempre mettendo m rille\'O le differenze tra Francia e Inghilterra, tra francesi e mglesi La Francia è democratica. Voi direte: Si, ma anche la Gran Uretat:{na è democra11ca. t democratica in politica. ;\la la Francia è dt·mocratica in tutta la sua ori;canizzazione ..ociale; cd è democratica fino all'osso; e la Gran Bretagna non lo è. I rapporti fra ufficiali e soldati _ncll'_eserci10, fra padro_ni e imp1ega11 nella nta c1\'1le r1&entono tutti d1 questa eguaglianza ::.ociale. E le constJ(ucnze sono m parte buone e in parte ~atti, e. ':e deriva una certa facile camar{l(/t'Tte fra gente d1 diversa condizione economica; ma ne possono dcri\arc anche risentimento e in"idia; ne deriva, nella vita industnale, la manc3nza di quel sen~ che ha il datore di lavoro in lnghiherra di esser responsabile del hcni.:S!ll'rt' dei suoi dipendenti ... Il fiero ind1vidualisrno del francese ha contnbuno a fare· della Francia il paradiso materiale del ricco irresponsabile e del padrone in sudore•; ha creato una spinta genera14:' al guadagno; ha contrihmlo alla creazione della piccola proprietà; ha fatto pre\'alere le piccole indus1rie e le piccole officine ndlt cntà. Sulrimponanza dell'a'(ricoltura nella nta francese è mutile spf'nderc parole. Ln predominanza di Paril;1 è una del_le co~e essenziali da ricordare non perché '\13 importante dal punto di vi!>taeconomico, ma perché è in1poriante dal punto d1 vista politico.. 1--J plebe di Parigi non può dominare a lun,.:o la politica francest, come la d~minò nel secolo XIX (e del resto non ,1 è più, a Parigi, una pltbc, ma piutto_sto una mas!la di operai del suburbio industriale); ma un 1mpro\·,·1so mo- \'Jmento d1 tutta Parigi o della set.ione che abbia pr,eso 11 comando di Parigi può per qualche tempo dominare il paese. ;\la !IOlo per ).IO certo tempo: perch~, nonostante la sua importanza, Parigi, in definiti\'a, non è la Fran~ia. ed è ben lungi dall'essere la Francia agricola, con la quale spesso è m conlra-.to; sicch~, a lungo andare, è la Francia agricola che pre\'ale. E questo è il fondo della situazione d1 _oggi. Un fondo, come si ,·ede, fatto tulio d1 differenze, di còntrasu tra franc~11i e mgleM Le automobili in r-rancia rnnno a destra, m Inghilterra a sinistra. -'· franct·si aprono le finestre verso dentro, gli in~les1 n-f"IO fuori I francesi sono democra11ci, gli in~lesi non sono democra11ci. I francesi 11;onoindi"idualisti ... e gli mglesi? ... La Francia è agricola, l'lnghiltc.:rra è agricola m minima parte; la vita francese è accentrata in Pari~i e quell:1 inglese nQn è accentrala in Londra ecc. E si potrebbe contmuare 11.ll'infinilo. TuttL" queste differenze dowebbero spiegare perché inp:ltsi e francesi stentino a inttndersi. :'\1a il siJ,:nor Carr trnscura di notare una differenza tra la Francia di oggi, la Francia di Uon Blum, e l' lni:thilterra: la quale, in- \'CCc, basta da sola a spitgare perché francesi e in'tlesi, oggi, s'intendano in modo coi.i perfetto; ed è che, oggi, Londra comanda e Parigi obbedisce. 11 giorno in cui la Francia non !'arà più serva di Londra, comt è ora, francesi e mRlesi, daccapo, non si intenderanno più. ;\-la S3rAc~l non prrché le autolllobil i in Francia \'adano a destra e in fnghilterra a 11;imstrJ, o perché i francesi aprano le finestre \'Crso dentro e gli inglesi \'erso fuori, o perché p;li uni mangino p1ima il dolce e poi il formaRl(ÌO e gli altri prima il fonn11.ggioe poi il dolce, ccc. Sarà cosi unicamente perché la Francia non \"Orrà più obbedire ai cenni di Londra PARAFRASI DI LORDCECIL GLI. VOJ\II~I politici. ingl.csi_ hanno spesso, m .'frado eminentl', 11 dono d1 riassumere in fonnult d1 una scm• plicità che quasi si po1rebbe dire puerile le situazioni politiche più complesst e delicate. L"n esempio di questa attitudine alla sintesi ci ha offerto il Visconte Cccii, in un discorso che ha pronunziato tempo fa alla Camera dei Lords, Ne,suno pub miettere seriamente in dubbio - ha detto Lord Cccii - che il Go"ern<> tedesco attuale, quando dict di essere per la pace, intende in rtaltà dire qutsto: Noi vogliamo ottenere certe cose; preferiremmo ottenerle in modo pacifico; ma, se non po• tremo aHrle in modo pacifico, le otterremo come potremo•· Perfetto. :'\la la stessa formula non potrebbe, forse, sintetizzare in modo egualmenle esatto la politica inglese? Proyiamo a parafrasare: Nessuno pub mettere seriamente 1n dubbio che il Governo inglese, quando dice d' essere per la pace, intende in realtà dire questo: ì\oi ,·op:liamo conservare certe cos,e, che abbiamo tolte al resto del mondo, e goderne: preferiremmo conservarle e goderne m pace; ml\, se non potremo constr,·arle in pace, le consen.·eremo come potremo e ne godremo lo stesso•· .Wutato n.omme, dl" ti' fabula narratur ... OMNIBUS I \ ~ / ;\ ; i I ! '""-i''),;-1/-~ ,, I \h r Esso ha per fine, - ripetendo la sintetica formula usata in Geqnania, - di • educare l'uomo tedesco alla comunità•· L'euca del lavoro diventa cosi l'e11ca della vita collet• tiva, l'etica della partecipazione del lavoratore t~desco non solo alla comunità del po- • ..,E ricordate che chi ha fame non è l'amico di Stalin ... 1 (disegno di Maccari).

lJ7 APRILE 1931-XV O ■ NIDUS PAGINA J ~\@~~J~U~ ®~~[bg O~[P~~@ I 1:-.c11É r('\tammo in Eritrea, 1 militi erano dcwl:ui perché b. 1~•g-io1wappariva tutt.l ~1.,,1, anda e pov,.:r:t. .\tt1.1vcr-,:rnuno il pae..e. A\evamo ,t•ntito parlare ddlc f rn.golc di Kercn, ( ht: ,, diet:\·a nrbce,~ro durante tutto l'anno, ma non le trovammo. li luogo 1·1.t tuttavia ..,pJenc\ido, un vero po,to pl·r nll<·~~1are. Aranci, pt-sche, ,u,ine, n:·rdurl· (' fio1 i d'ogni genere vi crC-.Ct'- ..,ano in tutte le ,ta~ioni. C..tmminnmmo pl'r c:irca due rnc,i. ,t'mpll' ,çavakando monrngnc t• rollinr, in<:ontr~rndo pi;,nun: va,ti~imc, pit'- nt· di ,tt'1 pa~liL' e di r.lre acac:e ombn.·lhf,.;re. Qu(•~to pac,aggio ci ~·duc.:t·- ," pe,ché in nrto --en\Oa'-&>migliava a qul"llo dei film dove lr ~ira!Te fug~ono a ,alti alla vi,ta <ll•ll'uomo; m:\ 1 d'altra partt', tranne <1uakhe lucertolone viola ,. quakhe capnolo "pa,·rnta.to, non "<'OP• iv,11110 ancnra, l'Africa che a,·cvamo 1ntn1a~1nato. 11 primo p•w~c- dove trovammo un po' di ,c-rdc-, fu qurllo di Adi-Caièh. n·ntio di mohilit.1zimu.· ddla banda di ).loh.mlt'd Batì1. ci1condato da un muro hi.mro dittro cui ,puntavano i neri trt11 dc·i tucul. C't.•rano eucalipti, orti t' poni d'acqua. :'\'d 'fi~ré ;ncontrammo ,.:l,tc pianure di grano. Già. ~i vcdrvano in un c.m1po k "Pighc mature t·, più lont.u10, J mrn.J maturai.ione t, in fond~. indi~cni curvi che ara\'ano e ,c1111navano. I militi, qu,,,1 tutti ront,,cl.ni, dÌ<'l'- ,·.,no: « Qui ,iamo a po,to >. « C'è cl.1 fare per tutti ». « Gli indi~c-ni non ,anno lavo1;.\n' i ,nkhi 110n ,ono profondi ». e lo, il primo anno, vado a fondo un h1accio. il ,c·condo anno un po' di più t· 1\ tcrt:o farcio uno ,ca,"-0 di un 1111·(10 >. .: lo al quarto anno roncimo ». « In fart.·i la rrba Ml quel cun1nolo e d,1\ .,nti C'Ì metto l'orto con un po' cli \'l~fl,' ♦ Yt·1,o l'Amha Aradam incominciò il -..1li,,.:t'1Hli dl•lle ,no,uagnl·. \'cdc-\'amo l",ltC'nt' iPtcrminahili 11l una lu<"t' \·iola. Pa".lt.\ l'Amba Ala~i, improvvi..amcntc- la natura mutò. Collin1.• wrdi e .,lht·n oinhro,i. lJn'l.Jmbria più calda. , 011 ì r,unpi hc-nc ordinati. e contadini dw r.,n·<ll{litT'.lno ~rano, pi""lli e faH. Il -~1.rnotur.-0 t.·ra alto tre mctn. Gli indi~1•ni cantavano ~en1..,. '°"petti ,. ro11t1nu,n,1110 a lavorare in pace, O--· ,crvandoci. ~ .\delinah, adelinah. ade· li1uh, adclin,lh :,. Era. un:t t·;.m,on(' d('I '96. Qualche antico ., ...mio d11· lavor.n-a nei campi dis- 't". « lo ,apc>H'. io t•,..,crc ,tolto in lt;.tlia. ~1u,,olini m;1mlaH' a ml' buo machi11,\ ... Lavo1.1r(' un ~io1no -.olo, poi <lor• mm: è fare fonta'l.ia :,, ~tarci.unmo in colonna, evitando i n·ntri abitat1. . \i no,tri lati app.1rivano \·a,t,• mandrie di zrbù bianchi e gialli d~11l1· curn,ì lunatt:. Pa..colavano piacieh t.' mu~~Ì\',lllO ,enza finr. Ci ¼'ml>rÒ d'r,,(.'rt: nel Lvio. \'icino alle .,cciuc \"t"rdi, que,tc manclnt'. ~i zebù -..<hta\'ano, copl'rti di ucu•llm1 dal becco ro,..,o che lx•ccavano. .\t(anto ..,j vcdC'\·,rno \'Ccchic donne l." r~u;aai <·ht· -.eckvano ,ull'erha e n,colta- \';1110 G1lrni e cornpo-,ti i di~or--i degli an1.iani. Lt.· tortore cam.wano -.ullc ruforbic, oppure volavano a coppie, da un albero all'altro. Galline faraone bianche e nere bt-ccavano n<'J mucchi di ceci r,lCtolti dai contadini. Pili avanti, inl ontrammo i primi caprioli che -.alta- \ ano "ia dai ce,pu~di ,1 ,balzi re~olari i- rapidi..,,imi. Poi Hlllh' la lcprt'. Di,,e un ,oldato : e Qrn·~ta ~ntr non ,,1 tenere le bc,;;tie. Io fa1t·i \·,•nire dall'Italia una coppia di bov1, <k·i no,tri, d1e ...ono pili gros,i e più forti e farr-i incroci con questi zebù ». Cornacchie ('normi ed avvoltoi dal volo lr-nto ~fioravano le no5trc cucirw. Per decme e decine di chilometri in- •·ontrammo alth,.imi alberi che , ..mbravano pini, tutti bruciati. « Saremo ,tati noi, > di\$C uno, « a lorza di cannonate,. Quattro anni avanti 1 invee(', un incendio a,·cva bruciato il b°'co, e gli .,Iberi erano re1.tati neri come colpitt dal fulmine. hù avanti la natura tornò li1·ta e ,·(>rde: riapparvero mont.-i~ne di .un. r0<;.a viola, ron -.alti d'acqua al11,,11111. « Qui ci m('ttCrri una centrak, > di\'i(' uno di ~filano. e In poco tempo ""t po11ebbe avrre la luce nella vallata>. ~lardammo ancora per due giomi; durante il cammino, ai no~tri fianchi. ,1 al,avano nugoli cli uccelli gialli e hc..·n~alini variopinti. Arrivati alla pianura di Cobbò, cor- ,r voce c-hc ,aremmo morti tutti nel t1awr,arla. Faceva un caldo 1remend<1. L',,cqua era "('aru. Rari i torrenti ,. ne ..,.un po;,w. Si facevano piccole hurhc• nelle ,c-('che dei torrenti e "i aucn• deva p<'r brrla che l'acqua filtrasse. );e,,uno morì. Incontrammo 'ipianalt' di fiocchi bianchi, alti fino alla no- ,tr,l rintola: rra cotont' che cre'ìCeva --d\'atico in grande quamità.. P<.·t t·inqu;.rnta chilomc1ri pt:,tammo que~ti M• huc.ti. All'alba, -.corgl'mmo donne- e ra- ~aae con le olle legate dietro la 'ichirna. Camminavano Cllr\'t' col <;Celere .11l'infuori, dondobndo come dromedari. ).lan mano che avan2.c1.vamo. di,t1n• ~uc-vamo i loro volti forti e ben di...cgnatl; ma acc~1nto anche quelli dcli<' \'t"cth1e decr("pitc e O\Ccnc dagli occhi fradic·i. Le ra~anc ride\"ano t' civena- \·ano. « :'\'inh1, nicch'.,:, dict·rnno . -..oldati e Da quella là ... ).,(io marito t..tg:lit:rù tr,t,1, » ri,pondevnno le ragazze. .\rri\·ammo nei pr(',,i cli lkci,llli. Qui incontr,umno la foresta: una fon:- ,ta intricata, \·C'rde. compatta e unud.1. Di tanto in tanto ,i aprivano piccole radure-, circondate da euforbie, don· appari,·ano pi("coli cumuli di terra \Cura. di"eminati di ,a,,i e di agavi : erano i cimiteri abiv,ini. Lì canta\.-ano lt: tortore e -.mtavano gli indi_~c-ni dopo .wc-r lc(tati i ('avalli ai haobab. Quando incontravamo carogne d1 muli abbandonare ,ul terreno, tutta la no,tr,l colonna ondeg~iava. I muli delle -....'llmc-ric ,i imbinarivano r ,i rifiuta\'ano di andare avanti ra~liando t· c-aldando. ).la i conducenti ,i facevano tra,cina- 'l' ,rnza la<iìciare la cav('zza. Avevamo già perduto un terw d<'i no- ,tn quadrupedi. e ~ni animale l.'1·a per noi una ricclll'a..a . .r\vevanio comprato però qualche muletto abis-.ino nei mercati (' qua1che cavallo per cento lire. ).folti militi .. i erano portati dal loro pae,e pacchettini di 'iCmcnze che t<'n<'- vano nello zaino. Ogni volta che c'era la J>0'"1bilità di fennarci, ,i mette\'ano a "cminare, e ,ubito ,i vedeva crc,ct·n· l'ir1'.dat,l e i ra,·anelli. e imicmc ,pinan. fagiolini, cipolline. Qualche volt,l però accadeva che quando !-.iincomin- (iava a raccogliere dovevamo imprO\ • vi,arncnte riprt'ndcre la marcia. Superata que,ta 1..0na 1 ci fermammo definitivamente a Te~i:{ioc - Ghcnclà a ventiquattro chilomc-tri da Dc-~<è. 'Ci accampammo nelle vicinanze del La- ~o Haich. Subito i militi c~truirono fontane e forni con vecchie latte di ben7jna che ricoprivano di terra e pi?- tre. Appena ,.i,tcmato il campo, cominnammo a e,plorare il pae-<ic. Il lago era pieno di folaghe, di anitre -.clvatiche e cli JX'"Ci gatti, forq~ detti co-.ì perché .1\ !'\'ano tre paia di lunghi batfi. Gli 111di~1·n1erano angelici. Si trattava di g<'nte l.he non conosceva altro all'infuori del campo, dell'aratro, del bue. Il nostro arrivo li rallegrava: li metteva al "ìcuro dai pericoli delle razzie. Quando andavamo a caccia ci accompagnavano factndo i battitori e non volevano in compenso che il' bos~olo della cartuccia. Il luogo era coltivato a ~ranoturco, grano, fave, piselli e orzo. Quelli che ',(;minavano furono fortuna• ti perché poterono godere di raccolti abbondanti e rapidi. Ogni milite si ..cchc il 5UOpezzo di terra e fece subito richic~ta di concessione al Comando. Fino a tarda ora, wtto le tende. continuarono le di,c1h,ioni. « lo ho quattro fratelli,» dìce\·a uno, « e li faccio n-nire gìll, ',(' tu ci mt·tti le vrntimila lire ... :, e Qu<'I pezzo l'ho. "isto prima io, e rw ho ~ià parlato al capirnno. Fai ben<', caro mio, a trovartene un altro>. « lo mi piglio Mohamed Alì che ha m~lic e figli, e lo faccio donnirc fuori del recinto, perché- è nt'rO. E qui finirò col farci una palazzina •· PRIMO ZEGLIO Domenica abissina. italiana .\ COSCI E:\'ZA coloniale di un popolo non si forma in un anno, né in dieci. Tutta una evoluzione ~torica è necessaria. Al principio J1 c..iw.:~tosecolo vi era un paese, in Europa. che sembra\'a dovesse rimanere av• verso ad ogni av,entura coloniale: eque- ~to paese era l'Italia. Secoli di decadenza politica ed economica e di servitù avevano lasciato orme profonde nello spirito della nazione. Il popolo di :\larco Polo e di Colombo era, ormai, diventato piccolo borghese e casalingo, restio a navigare, nemico del rischio e d1 ogni ardimento, amante '!>Olodel vivere quieto, anche se 1n po\·ertà. ln un mondo, che pochi Imperi s1 erano quasi interamente sparuto, noi eravamo, ormai, destinati a vivere ctt·rnamcnte da proletari; e non basta; da proletari contenti del loro stato, ri• soluti a non guanre dalla loro miseria. :\teno di quaranta anni sono trascorsi da allora; e l'Italia è interamente trasformata. ~on vi è piccolo borghese in I ta• ha. non vi è operaio, non vi è contadino, che non abbia sentito la guerra etiopica come la s11a guerra. come un 'impresa in cui era in gioco la •ma sorte e quella dei suoi figli. Fu m Libia che l'Italia riprese contatto col mondo africano. La conquista della Libia fu lunga e dura; e, dopo la Grande Guerra, bi<1ognò riportare la bandiera 1n pla(,l'.he remote, in cui le circo- 'ltanze avverse e le neceo;sità più imperiose del conflitto in Europa l'avevan fatta ammamare. Alla dura scuola della guerri• glia hbtca, si \·enne, così. formando a poco ~~ mrn~w~ ,rn&WJ a poco tutta una generazione d1 coloniali. Ogg, la Libia è mteramente pacificata. I sudditi libici servono con fedeltà e con onore sotto le nostre bandiere. E i provvedimenti per la Libia, che l'ultimo Consiglio dei '.\,lmistn ha approvati, sono, in gran parte, la itiu'lta ricompensa della loro feddtà e del loro valore. Cosi ::vtus~ solini mantiene le promesse che fece, or sono poche settimane, da Tripoli alle po• polazioni libiche e al mondo musulmano. l provvedimenti riguardanti la Libia tendono in \'ari modi ad accorciare la distanza murale fra la madre patria e la Colonia. È questo, in poche parole, lo spirito di essi. I Commissariati Generali si tramutcnmno in Provincie, e i Commissari Generali si chiameranno Prefetti; elementi indigeni verranno chiamati a partecipare alla cosa pubblica; i Po• destà d1 alcuni municipi saranno scelti fra indigeni, ccc. Altri provvedimenti tendono ad altro fine: la sospensione dei provvedimenti penali e dell'esecuzione delle sentenze pe• nali a carico di Libici, l'amnistia e l'indulto, l'assegnazione in proprietà ai i\-Junicipi libici ùei beni già confiscati ai ribelli, sono atti non di giustizia, ma di clemenza. Essi varranno a fare intendere alle popolazioni libiche come l'Italia sappia essere severa con chi le resista e generosa con chi la rispetti. Fortittr ;,, re, suat·iter In modo: il motto è nostro. :'\,ta 1I provvedimento più importante d1 tutti, per il suo significato che quasi diremmo simbolico. è il mutamento di nome del Ministero delle Colonie. Esso si chiamerà da ora innanzi :'\Iinistero dell'Africa Italiana•. Mutamento solo di nome? Ben altro è mutato. i\elutato è lo spirito. Mutata è l'Italia. Le colonie non sono per l'italiano di '.',lussolini le tc,re lontanissime di una volta; sono parte integrante della sua patria e del suo destino. ~ Africa italiana• significa che l'Italia ha impresso per sempre il sigillo della sua volontà imperiale al Continente nero. Questo è l'alto significato simbolico di questo cangiamento di nome, ideato e voluto dal Duce. Trasportomerci per I'A. O. IL CREARE, m A O., un largo sbocco per la produzione nuionale ~ una delle più 1mponanu ques11on1del nostro proi;:trarnmaeconomico. Questione che pre- ~n1a molti lati e molte d1fficohà da risol\"el"$i nel miglior modo pou1bilc. Di grande interesse è, ad eumpio, la conoscenia del costo dei 1ruport1 merci, delle dogane, e delle più con\CnlCntl ne d'aCCt"SSOa\l'Jmpero. Per quel che n"uarda le tariffe degli auto1raspor11, ~ 1mposs1bile OA:8• a\'ue un pron1uario esano e sicuro. Su I mus1m1 11ab1lit1 dai \'ll''Ì go\emi e dalla D1reiione generale de, trasporti giocano ancora 1ropp1 elementi SOA:A:t'tt1\d·ia, ta la s1tuaz1one sentpre d'ec~ cez1one pc-r quanto non lontana dalla normalinaz1one. Si può dire che 11co'sto per chg. Ji un 1raspor10a meuo autocarro \ia :\lassaua s1 a~gm, oi:rg1 1 sulle L. 6,50. Prezio elcv•- 11ss11noche fa prcferirt' il 1nsporto \"Ìa G1buu. lnfam, nonostantt" 1 pc-santi i;tra\"ami imposti dal Protcltorato france-se (2° 0 di dimti d1 pedaggio, :.i.' 0 ad t·a/ortm di tassa d1 consumo. dmui di doi;i;ana,di sta1i111ca, tassa di banchina, tonnt"llagg10 e magaiz1mu1;gio,dmt11 di faro, ancorai;ui:ioe portuali, ecc:.), la busa media giornaliera della po1enz1al11àdel pono (circa 200 tonnellate) e l'alto costo della ferrovia, il traffico non abbandona Gibuti. ::\1assau• non è quasi mai prcfc-nta nonostante le buone tariffe doga. nah eritree (solo un dmuo di atatis1ica oscill•nte in1omo al 2°~). D'ahra parte, non 11 ha neppure la prete.a che la suada :\lassaua• Addis Abeba sia un giorno la principale ,ia d1 comun1caz1one per ra(lg1ungerc dal mare il centro dell'Impero. Essa potrà St"rvi.re,al mus11no, fino a Deu1è e come spina dorsale per lt" diramazioni \erso Condar e il confine sudanese. Quando .sarà compiuta la camionabile da As,ab a Desti~, la corrente principale del traffico per la capitale passerà d1 li, e il porto eh Assab assumerà l'1mportania che ojl"i hn quello di Gibuti. l'n'ahra soluiione di questo problema è quella che ha mcon1n11al'appro\azione di t-11pert1coloniali franct'si e 11aqui s1iamo 1utt1 ben<'. La gamba d1 \'•nnmì mu:r:liorasempre e non ne risentirà. V•nn1ni dice dt salutani. lo e lui si parla spu• so d1 te. non si fa che p 1rl11rcdcli<' belle S\.• rate passate insu•mc. Gli affari al solito. lo t1 5er1\'0 da amico, e ho una proposta. Se come diceù hai ancora \"Ogliadi venire qui, ci sarebbe da metterti a pos10. 11 Governo dell'Amara ha deciso di non dar licenze per spacci che a chi ha fatto la guerra. Cosi ci possiamo mettere d'accordo. Tu la guem1 l'hai fatta, e ti daranno la licenza. Ecco come s1 fa. Io apro da qualche p•rte uno spaccio. per esempio sul passo del lago Haich, ma la domanda per il permesso dcvi farla tu. Sai che sono un galantuomo. Conosco un maresciallo geno• nsc, e cosi awemo pres10 la liccnu. Tu do- \rai venire presto. Per IUa moglie, pres10 la potrai chiamare. Awai una bella baracca col teno di bandone, e due negri ehe hanno fauo l'ascari. C'è da i;:tu11dsgnaruen 18oo al mese. Ci mette~mo d'accordo. Ho jlià fauo cosi con due della 28 Ouobre, uno è d1 \'icenza, Polli, e t1 conosce. lo "·ado qua e là col camioncino per l'amminis1raz1one e i r1forn1mcnt1. Ot'ciditi, ti mando poi la domanda da firmare. Vannini e Carlesi t1 salutano. C.M. @m,,($,,,,1,"a, u scrivo ques1a lettera con p:rande freua. Forse ti arn"l.t'IÌ\ insieme a quella che 11 ho spt"d1to due 1itiomi fa. Siamo art1vau a :,.,J•.• che è un \'illa(('CiOpieno d'italiani. Ho trovato il signor Biap:ini di Viarep:gioe ci siamo messi d'accordo per un affare. Abbiamo deciso d'importare un forte quantitativo di \·mo. Oe\'Ì parlarne a mio fr11cllo. Digli che la cosa è seria; che parli lui a sua \"Oha a Ciounnino Lippi. È un affare da combinare: quello che conta è che ci facciano sa• pere i prcui. lo spedirò a mio fratello un appunto sia per i preu1 e la quanmà, 1ia per la ijradazione che occorre, se non vogliamo rischiare dì farlo andare a male per via del Le pianure dell'fmpero. liani. S1 \·orrebbe fare d1 G1but1 un porto franco. La solui1onc sarebbe radicale: una volta che fosse affrontata la questione dei traspor11 au1omob1liu1c1 sulle nuo\e strac!.. 1u110si r1soh-erebbe a nostro \"antaggio ,enz.a l'mgt'renia d1 nt'ssuno. La questione dei noli m11ri1t1m1 è m\,·c<:c meno complessa. Le tanffe unitarie, a qum• tale, delle merci in panenza dai poni italiani, sono d1\"ISC' m quattro clu,i, oltre le ma1u.:1oraz1oni,e m cmquc tariffe speciali n,11:uardant11 gioielli, 1 metalli preiiosi. i motori, le au1omob1li e I piccoli colli. Senza comprt"ndere, nuuralmente, le spese di s11- \a,11:i;:10s,barco, t"cc. (circa L. 1.30), le tariffe pt'r quintale sono le SCR:uent1 Pt"F poni tn1rt1 1 • classe :ZJ,iO z• classe 21,30 3• classe 1 8130 4• classe 16,50 26,30 24,30 18,30 16,80 3:.i.,70 :.i.9,;o 18,8o 18,00 Il problema del prezzi :--:cll'attuale momento d1 sviluppo di tutte le att1\1tà nel 1ern1orio dell'Impero, l'alto costo dei prodotti della madre patria è un problen1a a cui si ~ voluto dare un'1mpor1anza forst' esagerala Già da sei mesi a questa parte, molle cose si sono messe a pos10, e quando ai sarll nom1aliua1a la situazione, quando 11produttore italiano s1 sarà bt:n reso padrone del muca10 e ,arà completato il projj!:rammad1comunicn1om, 1preui scenderanno a un buon livello. Per adesso funiiona un Comitato Centrale pre\·iuo da un decreto del Governo i;:tent'rale in data 8 dicembre 1936-XV Detto Comi• iato. composto dal Federale di Addis Abeba, dai Direttori superiori dei;:thaffari ~nom1ci e finani1an t' dall' hpeuore del La\·010 per l'A O., è presieduto dal vicc-Go\"ematorc Generale. E.oso tt'nde a raffrenare I prezzi e a contenderne la salila, fino ad adeguarlt ai calm1er1 s1ab1liti. S1 g10,a di un opportuno collcf:amcnto con l'opt'ra dei ainl(oli comitali locali ed ~ ~1à a buon pun10 della sua opera. mare e del clima. :\1a io credo che una \'oha i:c1un10sull'ship1ano 11 vmo si mantenga benissimo. Rc,lando s1 occupa d1 a\cre certe indica,:ion1 da un ufficiale di artiglieria che a casa ha fat10 l'enologo. Staremo a =--.:.. qualche settiman11. Il posto ~ pieno di mo• \ unc-nto. Quasi ineri1ercbbe rutart" qui in• vece di andare fino ad Addis Abeba. Rolando dice che sarebbe un buon affare apri~ un cint'matografo. Ma scherzi a parte qualcosa c·~ da fare. Intanto di' a Cao eh~ si occupi del vmo. Appena ne sappia qualcosa facc:ia dei 1cleRramm1. Se comb1na10 I "affare del vino, "edremo che qui non c•~ ahro da fare, proseguiremo, tan10 più che io non de'"o scordare il signor 01 Vecchio che ~ ad Addis Abeba fin dal prm10 giomo. L"n ufficiale dc-I Genio che lo conoa-cc mi ha de1to che Di Vccc:hio ~ di"entato influen1e. ~ un raRazzo coraRi;i:1osoH. a messo su una società di apacci a cuena Se arrwo fino laggiù, son certo che mi aiuterà Scri\'imi subito. Sai che qui ci staresti bene anche tu? ;\la per ora donne non ce ne sono. ~e passò una l'ahro giorno a bordo d1 un'automobile rossa Dicono che sia la moglie d1 un Residen1e ::\la presto ,·e ne saranno. JI B1agin1 di Viareai;:tiofarà '"emre la sua e anche s,ua sorella :--;on so dirti come sono .addolorato della tua lontananza. Ti abbraccio e ti bacio. C10RGIO. Quoram, 8 onobre 1936. fammi sapere quando sbarchi con assoluta precisione. Ti \'errò incontro a Decamert': Tan10 de"o andarci per , pez.z.1d1 ricambio. lo sono sempre con la ditta TNcchi e Mon1i Sono arn\'ato fino a Termaber al passo :'l.lus• solmi, 4000 m. d'aheua, a 200 chilometri da Addis Abeba. Vedrai ti 1rovi bene. Le tariffe per chilometro dim1nu1scono sempre, quando le strade sono meglio. Ora è facile portare. t.:'n anno fa era difficile. Auto nb•ltate non se ne mcontnno più. Telegrafami dalla nave. Abbraccia mio figlio Lu1g1.L"n giornu o l'ahro lo chiamo. G. V

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