O ■ NIBUS D 4f>a ~s&:\a ~u a::::.. u Raccontodi' Curzio Malaparte P OTEVA anch' c<sere uno di qul•i vagabondi, che nelle notti d'c,tate !,Cavalcano i muri di cinta delle ville intorno al Boi~ de Xcuilly, per rubar gli indu• menti e gli oggetti, libri, ~ciarpc. guanti, fazzoletti, occhiali, dimenticati in giardino sulle sedie a ,draio. Camminava lungo il muro a testa ba,sa, lentamente, la luna ~li batteva in mezzo alla fronte. Un povero diavolo ve1,tito di ,tracci, un dochard magro, calvo, )dentato, dagli occhi lucidi in un viso·,carno e livido, coperto da una nera maschera di pelo rorto e duro incollata alla pelle. Si frrmò, guardando!ii intorno. Il viale era deserto, il chiarore lunare mutava i tronchi degli alberi in vaghe ombre lucenti, i rami e le fo.~lie di,egnavano ndl' aria argentC'a una geometria di vene azzurre e verdi. Il vagabondo si alzò sulla punta dei piC'di, s'aggrappò con le dita all'orlo dd muro, -.i sollevò adagio facendo le- \·a 'illlle braccia. Si mi'ie a cavalcioni del muro, amando. La luna appariva ora tonda e enorme, di un color zaffera.no, .,par-.a di macchie verdognole. Una leggera bruma glalla 'l'alzava lag- ~il1 dalle rive della Senna. L'odore dolcia,tro del fiume, un odore di fango, d'erba e di carbone, ~i mc~colava nella brezza notturna al prof umo inebriante dei tigli. Jl cielo, d'un a7.zurro pallidi'l- -.imo, ~gombro di nubi e vuoto d'aria, ,'incurva\'a profondo rngli alberi e sulle ca-.e. Il giardino ampio e tacito cir- <:ondava una ,·illa di maniera neoclas- ..jca. con un peric.tilio di colonne doriche. intonacate di un gec.~o bianco e lucido, di ..po'lte a ,emicerchio all'in- ~lcc.e. Davanti alla breve scalinata che ..aliva al peri'ltilio s'intravedevano confu ..amentt, attraver,.o una ragnatela di raggi lunari e di rami trasparenti, alcune ,;edie a ~draio intorno a un tavolo ba'lso, ingombro di botti~lie. di bicchieri e di rivi,;te. 11 vagabondo spiava attentamente la facciata della villa, i viali, i boschetti di platani e di ti~li grondanti di luna. A un tratto ~h parve che una bottiglia si muoves- "e, f" che un bicchiere, volando lentam, 1te, ,;j fermasse per qualche istante a mezz'aria, per poi tornare a volo a posarsi sul tavolo. Udl perfino il tintinnìo del vetro. 1'.ia certo si sbagliava, non era che un'allucinazione, un effetto della sua debolezza. Non toccava cibo da due giorni, l'ultima volta che aveva me.-.,o qualco,;a sotto i denti era ,tato in un bistrot presso la Gare de l'Est, una salc.iccia e un pezzo di pane. Si lasciò scivolare lungo il muro, balzò a terra, fece qualche pa~,;o tra i ce- ~pugli, e.imise a ,;edere sull'erba al riparo di una siepe di mortella. Rimase co.. ì per qualche. i,;tante, quando lo "°rpre,;e un \uono di voci. Qualcuno parlava, laggiù, davanti a lui, la voce veniva proprio da qucHe ,edie a sdraio. Eppure, per quanto a- ~uzza,;,;e gli occhi, non vedeva anima viva. Le fin<'.-.tredella villa erano spalancate sul niveo bagliore delle foglie rutecu~~i1~:v~e~1f.l~~!~~~ 0'/:1t~i nJ~~i~ vano. Doveva c,,er tardi, le due, fone. La n~te era tiepida, un rivo di vento ,correva nelle chiome degli alberi, il mormorìo del fiume giunge.va remoto t· ,cgreto. « :"\o, no>, esclamò a un tratto una voce di donna, « non ti perdonerò mai! Non t'avrei mai creduto degno di un c.imile delitto>. e: Ti prego sopra tutto di non metterti a piangere •• risp~ una voce d'uomo dopo un i.-.tante di ,;ilenzio: « hai for-e rim0r,ço di quel che ho fatto? > « Rimor'IO? Sono innoc<'nte, lo sai. ';ei tu, ~!tanto tu ... •· « Sì, cara, <;0110 io, -.oltanto io. Ma ora ,;j tratta di far ,;comparire il cadavere. E tu devi aiutanni •· « Ko1 mai, mai! Sci un a-.11a'l,;Ìn!oun ac.c.a-;,ino ! > gridò con accento d'orrore la donna invi'libile. Il vagabondo tra.ttenrva il respiro, il cuore gli batteva con 'lorda violenza, uno strano imetto gli ronzava negli orecchi. Accanto al tavolo brillò all'improv,·i:-0 una breve fiamma, che suhito -.i ,pen.-.e, lasciando a mezz'aria un punto rO'\',.Q,fof'l,e la brace di una ..1garetta. e ~{i accorgo che hai ancora paura di Annabell Lee •, ri\P4Y-ela voce calma dell'uomo. una sedia a ,draio, un'incerta figura di donna, non ..apcva ,e di vecchia o di bambina, e in piedi di fronte a lei, dall'altra partt! del tavolo1 un ragazzo d~ for,e sedìci anni, alto e magro, dal viso di cera e dai capelli bianchi leggermente ricciuti. Anche la donna ave\•a i capelli bianchi: ma il seno era stranamente giovine e orgoglio.:;o. Il vagabondo si mise a ~tri,ciare vcr-.o la villa, cercando di non far rumore. In tutto il giardino non c;j udivano che i tonfi fragoro,i del suo cuore, e lo spaventoso c.cricchiolìo dei fili d'erba ~--hiacciati dalle ~ue ginocchia. Giuntu a. pochi pa<,,i dai due mi'iterioc;i perc.onaggi, si fennò, na,;condendosi dietro un ce- ~puglio. « ?\on è paura la mia », diceva la donna con una dolce voce mfantne. « Tutto il mio amore non è bastato a farti mutar propo,;ito. Tu hai fatto della mia vita una co~a ~ublimc, un ritorno a un'età immaginaria e felice, ma io non potrò mai perdonarti un simile dditto. Era la nostro creatura. Non avevi il diritto di ucciderla •· « Può dar-.i che tu abbia ra~ionc, Mate Ida>, risponde•.·a il ragazzo: aveva una voce acuta, con quegli improvvisi abbandoni, morbidi ~ di,tratti. che hanno i \'Cechi e i fanciulli. « Può dar-.i che tu abbia ragione. Alla mia ct:'i non ,;j ha ancora un'idea chiara dei rapporti di affetto che av\'incono un J,,a,-.ino alla 5ua vittima e al "UO ,tc,-.o delitto. Sono innocente, lo -;ai. \'oglio dire che ho il più profondo rispetto per la mia innocenza, pur ..a. pendomi colpevole di un così atroce misfatto,. Ma prima di .';'iudicanni, bi- ,;ogna che tu ,appia perché ho ucciso Annabcll Lcc >. e: Io non pretendo di giudicarti>, rispondeva :Matelda, e: ti ho già .:ondannato. Sei un mostro. Un mo,tro >. t: Bisogna che tu ,;appia perché l'ho ucci,;a •• seguitava il ragazzo. e Erano già molti anni che io... •· ).ia a questo punto s'interruppe, si voltò ver,;o il cespuglio dietro il quale si na~ondeva il vagabondo, e allargando le braccia e- ,;clamò con accento di lieta !iOrpresa: « Oh, caro Jean Louis ! > Il vagabondo ,i alzò, battendo le palpebre, e s'avvicinò lentamente ai due scono-.ciuti. « )1io caro Jcan Loui,:; ! • ripctè il ragazzo movencfogli incontro con la mano te,;a. La luna gli batt, va negli occhi, traendone vivi bagliori verdi. Era un giovinrtto di apparenza gracile, dal viso tra~parentc dove ,plendeva il riflesso di una bellezza ,_fiduciata e triste. « Non lo riconosci? > domandò il raga1.zo a Matelda. « E: il mio amico Jean Louis ». E volgendo.')i al vagabondo: « Ti a~pcttavo », di~'le, « ero .:;icuro che ,arc,;ti venuto. Ho bi,;~no di te». Jean Loui, o,scrvava con curima attenzionc Matclda. Vi,ta co.-.ìda vicino, gli pareva a,,ai diver-.a da come gli er:1 appar,a, o da come se l'era immaginata, da lontano. Non poteva avere pil1 di diciotto anni : era una fanciulla dalle forme splendide e mai;;re, dal vi'lo lungo e pallidi~simo, dove gli occhi scintillavano di un nero fuoco. « Sono molto lieta >, disse J\ifatelda fÌ\\ando Jean Louis con uno ,guardo ingenuo, estremamente puro, e non mi aspettavo una così 'elice sorpre~a. Anteor mi ha già parlato di voi, 'le è vero che siete quel famoso Jean Loui'\ di cui ne..,,;unooc.a parlare in privato>. « Infatti », balbettò il vagabondo, « io mi chiamo realmente Jean Louis, detto /ea11 le Désossé. Ma chi vi ha detto? ... >. « Non conosco il .-.egreto della vostra vita », continuò Matelda con un grazio- ,ço,orri"-0, « ma 'IO che l'elegan1,a del vostro ve!ltito, la perfezione delle vo\tre maniere, l'originalità del vostro pensiero, potranno esserci di grande aiuto in un momento così delicato. Anttor, parla tu>. profumo di lavanda e di Pond\ Extract gli era rimasto nel palmo della mano. Si guardò intorno. Il giardino, i suoi strani o~piti, la villa dalle fine,tre -.palancate-, gli apparvero come una realtà interpretata magicamente, realizzata per magìa. Si sentì venir meno, la testa gli girava: era for,e un effetto dei numero\i whisAy che aveva bevuto li bar del Ritz e da Fouquet. Aveva ancora qualche soldo in tasca, press'a poco un migliaio di franchi e un biglietto di cinque \H~rline. Quella mi,eria nera lo a\'viliva, ~i ~entiva mancare dalla fame e dal sonno. e Quando tu ste-.,;o saprai di che ,;j tratta •• seguitava Anteor, « vedrai che non ti chiedo nulla di 'ltraordinario. Ho ucci,;o Annabcll Lee. Nou so come disfanni del cadavere. Oh, un cadavere modemi~simo, nandeur nature, perfettamente educato in un collegio di Oxford. In realtà, non era un collegio di Oxford, ma una pemionc di Brighton ... >. « ~1i hai ,;empre detto che Annabell Lee era stata educata a Oxford », l'interruppe M'atclda. « Ti ~bagli, cara, era proprio una boarding house di Brighton ... Il cadavere ~rfcttamente educato di una delle migliori giocatrici di golf che abbiano mai 'lfiorato l'erba di St. Andrew<; e di Gleaneagle'I. Una ragazza di diciotto anni, magra e bionda, dal vi- «> di una lucentezza orgoglio~a e malinconica. Si chiamava Annabell Lce. Ma domani i giornali la chiameranno La funme coupée en morceaux du Bois de .,Veuilly. l nomi di donna hanno talvolta un curi mo destino. L,. sparizione di un cadavere simile potrebbe riuscire veramente un capolavoro di buon gusto, di 'lensibilità e di intuizione. Per mia disgrazia, io non cono-sco le regole di que\ta ars pcrpulchra che attende ancora il 'iUO Aristotele e il suo Reinhardt. Forse non mi resta altro che tagliarlo a pezzi con un coltello da cucina. se qualcuno non m'offre l'aiuto della sua esperienza e del suo tatto. Un uomo di tatto: ecco ciò che mi occorre. Jean Loui,;, tu non puoi rifiutarmi... >. « Non so», ri5poc.e e~itando Jean Loui,:;, e come potrei esserti utile ... •· c:Che ne diresti», l'interruppe Antcor. « se mi provassi a na-;condere il cadavere di Annabell Lec in una calza di seta, in un guanto, in una trousse? Le donne \i:UlllO ~iocarc dei tiri co,ì ~tr,1ni alla vero-.imiglianza. alla logica. c alle con\'cnzioni \Ociali) che non 1111 ,crnbra di chiedere nulla di ,traorclinario a ~Iatclda, pregandola di na1tocondere Annabell Lec in una calza di seta». « Ci !>arcbbc for~e un mezzo molto pili semplice>, di-.-seJean Louis. « L3 Senna è ,·icina •· « No », replkò Anteor. e L'idea di ~ettarc Annabell Lce nel fiume mi ripugna. Tanto pili che rimarrebbe a galla. Tu dimentichi, mio caro, che si tratta di un cadavere di celluloide>. « Non !>arebbe meglio gettarlo nel chiaro di luna? • domandò :Matelda. e: Credo che abbiate ragione •, dis~e Jean Louis volgendo~i a ~iatelda. e 11 chiaro di luna, in questa stagione, è molto profondo. Nelle ore di alta marea giunge a sommergere perfino la punta della Tour Eiffel •· « L'idea è buona •• esclamò Anteor. « Andiamo, non perdiamo tempo•· « Annabcll Lce ci a'lpetta •• disse Matclda appoggiando~i al braccio di Jean Louis. « Bi-.ogna e,;\Cre puntuali con i cadaveri>. E tutti e tre ~alirono gli scalini, entrarono nella villa Annabell Lee li a.')pettava diste,a pigramente \U un divano ricoperto di seta chiara. Era un cadavere di celluloi- .de, perfettamente conservato. Nella penombra argentea della stanza splendevano sui mobili grandi va,;i di porcellana colmi di fiori. Dalle finestre aperte si vedevano gli alberi del giardino dondolare nell'acquatico chiarore lunare i verdi rami trasparenti, ,;jmili a pe.,ci in un acquario. I rifles1;;idelle foglie guizzavano sulle pareti bianche. Jean Loui'I osservò con piacevole 'Orpresa che i tapparti fra gli oggetti e il cadavere di Annabcll Lec erano regolati da un ~enso delle proportioni e della prospettiva che non aveva nulla di anormale. Tutto ciò che si offriva al suo ,;guardo era di grandezza naturale, eppure egli avvertiva confusamente che in quella grandeur nature v'era qualche co-.a di arbitrario: non avrebbe ,;aputo dire ,e le dimensioni della stanza, dei mobili. de~li oggetti e delle per..one, fos,ero pil1 piccole o più grandi del normale, ma sentiva che alla ..CL"nae ai pcr"°naggi mancava un ,;egreto equilibrio, un'intima armonia, ed ora gli ,embrava di muoversi in un mondo di proporzioni ridotte, ora in un mondo di propor-.1,ionicc.agerate. A un tratto c;j accor.,e (e ~i meravigliò di non csser,cne accorto subito, entrando) che il cadavere di Annabell Lee era interamente nudo, dalla fronte al calcagno. Vna nudità ro~ea. accentuata intorno alle giunture delle braccia, dei pol,i e delle gambe, intorno all'innesto del collo, del naso e degli orecchi) da un licvic.simo tono più N)<;('O, che c.ul seno, sul ventre e sulla fronte sfumava in tenui rirles~i d'avorio. Sembrava un cadavere vuoto. E infatti quando Anteor, curvandosi su Annabell Lee, la ~ollevò passandole una mano sotto la ,;chìena, non ebbe l'aria di compiere il minimo sforzo. 11 contegno di Annabell Lee era perfetto. All'apparire dei tre complici aveva alzato il capo con un gesto di signorile pigrizia. Poi. s'era portata la sigaretta alle labbra, e, traendone una lunga boccata di fumo, aveva guardato fisso Jcan Louis con un sorri,;o invitante. Al gesto di Anteor il suo viso non rivelò nessuna sorpresa: e continuò a fumare anche quando il ragazzo, dopo averla. tenuta ,;ospesa in aria per mo- ~trarla. J Jean Loui-., la L.1.,ciòric?-dere ,ul divano. Il cadavere. urtando 1I cu- .,cino di '-l'ta, diede un ~uono morhido e rimbalzò lcg~ermrnte. Si leggeva n:1 ~uo ,guardo un'ironia tri,;te, un .;cntlmcnto di rinunzia e di ahbandono che a poco a poco mutava colore. prcnde- ,·a. l"iridc'lcenza argentea d1 una speranza non ancora del tutto deluc.a. Uno ..guardo orgoglioso e cadaverico. « Volete un u,hislq? • domandò Matelda a Jean Louis, porgendogli un bicchiere. e Anche tu? • di)se poi volgendmi ad Annabell Lee. « Grazie, ,eara ». rispose il cadavere allungando distrattamente la mano. Le dita ro..,cc,toccando il cristallo ne tras- ..rrn una nota precisa e breve, un suono ,cnza vibrazioni, secco e improvviso. Jean Loui\ mseivava attentamente Annabcll Lee. Un fascino strano emanava da quel corpo di giovinetta educato alla ~razia violenta dei a:iochi atletici. Il braccio dc-.tro appariva leggennente più \\'iluppato di quello sinistro, per la pratica ac;.,iduadel golf e della scherma. li gomito era bianco e l_i~c_io 1 i t~ndini del polso e della cav1gha tesi e \Ottili, il bacino largo, le spalle diritte, il collo magro e lungo. Pensò che quel cadaven· avrebbe ceduto soltanto alla forza. In.utile giocare di astuzia. « ~li '\Cmbra », disse a un tratto Anteor. e: che niamo perdendo un tempo prczio~o. E già tardi. Bi)ogna deciderci. C'n delitto ,;i decompone as.xii più pre- 'ltO di un cadavere. Prima dell'alba, qualunque traccia del mio delitto deve scomparire>. A que'lt0 punto Annabell Lee si sollevò <;uigomiti, e fasando ìn vi~o Jean Loui~ : « Vi è un segreto nella mia vita ». disse, « che voi dovete conoscere. Soltanto voi. I 3egreti dei cadaveri sono inviolabili. Avvicinatevi, vi prego. Debbo dirvi alcune parole all'orecchio •· Jean Louis ,i avvicinò al divano e si curvò \U Annabcll Lee. Stretti l'una all'altro, Matelda e Anteor osservavano la scena con palese sospetto. A un tratto Jcan Louis ,i sentì stringere il collo da due braccia muscolose e una bocca umida e calda premere sulle labbra. Fece per svincolar~i, ma Annabeli Lee sembrava trarre da quel bacio una forza 'ìOvrnmana. Una lotta mortale ·incominciò. Qua)i soffocato da quell'abbraccio violento, Jean Louis aveva appoggiato un ginocchio sulla 'lponda del divano e, afferrato il cada- , ere per le ~palle, tentava di allentare la ~trctta. La _pelledi Annabell Lee era a,;ciuua e liscia, tesa sopra una materia dura e rcsi,tente dove le dita affondavano con ,;onori ~chiocchi. All'improvviso un braccio del cadavere si staccò dal busto con un crepitìo strano, e rimbalzò sul pavimento. Ma la bocca della morta rimaneva incollata allo labbra dell'avversario con una tenacia invincibile. Anche l'altro braccio, a un tratto, si 'ìtaccò dal!~ spalla. e Jean Louis ! > gridò Matelda pallida di terrore. Le due mani di Jean Louis strin- ~:d:~~;,o~~n~~: tl~1a~~:tt~a f~~:e dd! ferro, il viso di Annabcll Lce rimaneva impusibile, la fronte bianca e pura, le guance lievemente rosee. A un certo punto, per vincere la resistenza disperata di quelle labbra, Jean Louis tentò l'ultimo sforzo: appoggiò un ginocchio sul ventre della morta, vi si lasciò andare con tutto il suo peso. Si udl uno scricchiolìo orrendo, il ventre cedè, il ginocchio dell'uomo affondò in una materia dura e crepitante. Finché ,rnche la testa si staccò dal busto, rotolò ridendo sul pavimento. Un 'lilenzio profondo regnava nella II vagabondo guardava fis,;o davanti a -.é, ~forzando~i di dar forma umana a quei due es.-.erimisterio'>i, ,;ciolti rn:1la tra,parenza lunare. E a poco a poco -~li pan,e d'intravedere, di-.te,;a ,u « Mio caro Jean Loui'5... », cominciò Antror. ),fa il vagabondo non prc,tava attenzione alle parole del ragano. I mmobile di fronte a Matelda, volgeva gli occhi )tupiti ora sulla fanciulla, ora 'lU -;e stc,;,<;0,Si accorgeva d'e,,cre vestito elegante-mente con una giacca di tu·ud marrone, di quel taglio che fa la ~loria dei ~arti inglc.')i di Saville Ro\.,-, e un paio di calzoni di flanella griKia, comr ne portano tutti gli u11dergraduaus di Oxford e di Cambridgr. Aveva ~carpe di pelle di mucca ~camo,ciata, una bella camicia di un delirato azzurro, una cla-.,;ica rra\'atta turchina a puntini bianchi. Si pa,;~ò una mano ~ul ,.·i\O: e rima..,c 'ltupito nel ,;e,ntìr..,flo li- ,cio e-dolce, rils.ito di fre ..co. t:n lifve Personalità "blen parlslenne ": il Narciso della Senna. ua,12a. Poi, a poco a poco, -.i u~lì singhiozzare ~1atelda abbandonata m un~ poltrona, il viso nascos~o r ~a !e mani . Jcan Louis era :im_asto m p1ed1 davantì ai mi,;eri resti d1 Annabcll Lee, ansante e wdato, le labbra tumefatte. « Bi,ogna far presto~' e~~lamò Anteor ritrovando per primo 11 suo sangue freddo. « Non abbiamo tempo da perdere >. Strappò una tenda da una finestra, la steM! sopra un ~avolo, e avvolse pietosamente le braccia! la te1totea il tronco di Annabell Lee m quel sudario improvvisato. Jean Louis si mise il fagotto sulle spalle e si avvi~ verso la .porta. « Non dimenucare », disse Anteor, « che sta-.cra alle sei ti aspetto al bar d~ c~i!~;Ò anch'io>, mormorò Matelda avvicinandosi a Jean Louis e ~!.- sandogli in viso uno sguardo umJ!e. e: Non dovete mancare». e Va bene », disse Jean Louis, « ci vedremo stasera al Rìtz ». E uscì nel giardino col cadavere sulle spalle. ... Dall'alto del muro buttò il fagotto sul marciapiede del viale, e il fagotto, nell'urto, si aprì, la te)ta di An~alJ:ell Lee ruzzolò sull'ac;falto con un t1nt1nnio morbido. Jean Louis ._j la~iò !.civolare dal mÙro, si mise a sedere per terra, le spalle appo~giatc al tr,on~o del tiglio. La lun3: già bassa all _orizzonte splendcv!1 tn,;teme1~te fra 1 rami de$li alben. Sem.bra~~ un~ mac• chia bianca oleosa : 11 cielo, d un azzurro verd~gnolo, n'era tutto inten«:- rito, un ciclo poroso come_ la pelle vista attraverso una lente. Giungeva dalla Senna un rauco ansimare di rimorchiatori le chiatte risalivano e !.CCndcvano '1a corrente fra rive grige, dove già fumava la prima nebbia mattutina. Gli alberi si svegliavano, scuotevan le chiome umide e pesanti, cominciavano a trillare, a gorgheggiare, le foglie lucide di guazza si specchiavano l'una nell'altra 1 con un fremito lieve, agitandosi lietamente . sui rami .macchiati di verde muschio. I fanah lan- 'guivano nell'aria già f:agile, gi.à. meravigliata, la luna lambiva orma! 1 tetti delle ville, s'era fermata un istante fra due comign<:,li,a ~uardare pe~ l'u~- tima volta la cnta, il fiume, 1 g1ard1~ ni, i boschi, che il timido mattino schiariva e rivelava a poco a poco. Jean Louis e.i ,;entiva mortalmente stanco, la testa gli pesava, uno ~trano imetto gli ronzava negli orecchi. Era certo la fame, non mangiava da due glomi, l'ultima volta che aveva mes~o qualcosa <;0ttOi denti era stato in un bistrot pres~o la Gare de l'Est, una salsiccia e un pezzo di pane. Ah già, il bar del Ritz, Fouquet. Era così stanco, che non riusciva_ a rammcntar~i quando era stato al R1tz e da Fouquet . Eppure gli sembrava... Si guardo I~ giacca, si lisciò i calzoni. La luna gh batteva di traverso nel petto, la giacca di tweed marrone riluceva stranamente nell'aria già intorbidita dalla· luce sporca del mattino. Annabell Lee, Matelda, Anteor. Si asciugò la bocca col dorso della mano, le labbra gli dolevano, gonfie e screpolate. Annabell Lee. « Avvicinatevi, v1 prego. Ho un segreto da confidarvi. I segreti dei cadaveri sono inviolabili •· La testa di Annabell Lee era rotolata proprio accanto a lui. Un sorriso ironico e triste appariva dipinto in quel viso roseo, che sulla fronte e sulle guance sfumava in tenui riflessi d'avorio. Gli occhi spalancati lo fissavano. Uno sguardo chiaro e dolce. Quasi senza accorger,ene, Jean Louis allungò la mano, e sentì sotto le dita qualco'ìa di freddo e di molle: un brivido gli cor)e lungo la schiena. Fece per alzarsi, fuggire, ma nel voltarsi vide sporgere dal fagotto il busto monco di Annabell Lec. Si la- 'ìCiò ricadere, chiuse gli occhi, si passò la mano su1 viso. Un che di ruvido, di ispido, gli punse le dita. La luna era ormai scomparsa, il ciclo orientale e.i tingeva del ro'\eo fuoco dell'alba. e Che co~a fai qui? > Era una voce rauca e bonaria. Jean Louis alzò gli occhi e si vide davanti un agente, con la mantella di panno turchino avvolta intorno alle spalle. « Buongiorno », disse Jean Louis. « Che CO<òa c'è in quel fagotto? » « Non sono stato io, ve lo giuro», rispose Jcan Louis. e: Era già morta, ,ni hanno pregato di gettarla nel fiume>. « Con poca fatica la puòi accomodare. E:. una gran bella figliuola>, disse l'agente con un riso allegro, raccogliendo la testa di Annabcll Lee. e: Vi giuro che non sono Stato io>, balbettò Jean Louis. « Volevano disfarsi del cadavere, li ho soltanto aiutati a farlo a pezzi. f: la verità, ve lo giuro>. e Sempre briaco, scommetto! » esclamò l'agente. e Dove l'hai rubata?•· « Vi s:iuro, è la verità>. e Accidenti che sbornia! Faresti meglio a andartene », disse l'agente con voce bonaria 1 aiutando Jean Louis a rialzarsi: e se ti ritrovo qui, ti porto in guardina. Capito? >. E gli diede una leggera spinta, borbottando, per avviarlo. Jean Loui\ barcollò. Fece per stringerc;i la cinghia dei calzoni, e abbassando il capo si accorse che il suo bel vestito era ridotto un mucchio di cenci, il gomito usciva da un largo strappo nella manica. « E la tua bambola? La lasci qui? » gli domandò l'agente porgendogli le braccia, il busto e la testa di Annabcll Lec. «Grazie>, di<;seil vagabondo. E s'avviò verso il fiume stringendo..,i al petto la bambola rotta. CURZIO MALAPARTE
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