Omnibus - anno I - n. 2 - 10 aprile 1937

10 APRILE l9J1.'xv O ■ NIBUI PAGINA 4 DIARIOHCOlONNHRlOUSSOKUSTOH IOONTINUAZIONDEALNUMEROPREOEDENTEI \ SERA, l'imperatore foce chiamare numerosi capi, domandò il loro parere sulla situazione, e dette nello stesso tempo il proprio: Tutto forse non è ancora perduto. Non perdiamoci di corn~- gjo. La situazione delle annate ab1ssmc, se esse rimangono qui, è precaria e mfmttuosa. È necessario retrocedere dietro Quoram, sulh: monta~e; è 13 che daremo nuovamente battaglia . I capi erano rutti d'accordo. Ras SeJum, che ci seguiva con i resti della sua armata, fu costretto ad abbandonarci per marnare nel Tigré, per solle- \"Sre la sua regione contro gli italiani e incommciare la guerriglia. Ma il sistema della guerriglia, che a noi sembra,,a così normale m Etiopia con la sua popolazione quasi guerriera, non è riuscito. Questa popolazione ha paura della forza e si sottomette immediatamente, stanca delle conttnue guerre dei suoi capi andi e disonesti. Al contrario, gh italiani portano ovunque l'ordine, pagano bene, dànno alla popolaztone un lavoro largamente retribuito e, in generale, organizzano le regioni all'europea. La disfatta Venerdi mattina, alle 6 e 40, apparve un grande .1ereo. Dall'alto della nostra montagna, O\'e foce, a molto freddo, un paesaggio majlnifico si mostrava a1 nostri occhi. Il ~ole che si alzava allora rischiarava appena il mare di nubi che si stendeva a1 nostri piedi, d1 un bianco latteo, con riflessi rosa. Attraverso gli squarci delle nubi, in basso, apparivano verdi terrazze e fresche distese d'orzo e di erba, ed in ahn tratti, gruppi d1 teff che ricordano i nostri pini e i nostri abeti. Sotto questo mare di nubi e di verdura, planava e si bagnava nella luce del mattino un aereo italiano, bianco come la neve, che volava verso di noi. In fretta sono ntornato dall'imperatore. Di là giun'(evano i cantt melanconici di una decina di pn•ti abissini e 11suono di una campana. 11 fumo profumino dell'incenso passava a ondate att~verso la tenda che proteggeva l'entrata della caverna. Questo canto triste, l'incenso, 1 visi stanchi e abbattuti, l'imperatore immerso anche lui in una indifferenza cupa, tutto ciò dava l'impressione di assistere a un servizio funebre. L'aereo bombardava già verso di noi. Gli abissini dai loro rifugi lo osserva\'ano senza l'antica animazione. Venne estratta dalla caverna dell'imperatore una mitraKliatrice smontata, per metterla sul treppiedi dell'antico Ocrlikon. Ahimè! I no- 'itrl otto Oerlikon nuovi erano rimasti laggiù, sulle posizioni. L'imperatore uscì dalla caverna tenendo in mano un binocolo, e SI appoggiò coi gomiti sul rialzo d1 pietre, guardando da• vanti a sé. Le nubi diventavano più rare e lasciavano scorgere l'immenso Oubbar, i suoi pendii, e la linea di montagne davanti a Mai Ceu, O\'e si trovavano le po- 'lizioni italiane. In quel momento, venne annunciato all'imperatore che il nemico aveva occupato la montagna sulla quale avanzava ad ovest. Erano già passate le 7, quando la nostra montagna fu assediata dai capi, dai soldati, dai muli e da tutto ciò che ripiegava. Le strt.. terrazze si riempivano d1 gente che si arrampicava sosp111gendosi. Alcuni soldati della guardia facevano il possibile per impedire a tutta questa gente di giungere fino all'ingresso della tenda imperiale, e colpivano coi bainont a destra e a sinistra. Che terribile disordine!, disse l'imperatore cercando di sorridere.• Sarebbe be~ ne prendere qualche provvedimento nel caso che gli italiani cercassero di aggirarci sulla destra. Il fitauran Taffasà dov'è? Lo st chiami',. Finalmente un fitaurari abissino compar\'e dinanzi all'imperatore. Vedi quella montagna coperta d1 boschi? l{lidisse l'imperatore., Occupala coi tuoi c;oldati, prima che arrivi il nemico•. Il fitaurari restava turbato, non comprende,·a 11compito che gh era stato affidato e non sapeva nulla del nemico, e da quale parte dovesse difendersi. Va! ordinò l'imperatore. Il fitaurari partì. Uimperatore ritornò nella caverna, circondato dai suoi, e s1 tenne consiglio. Due o tre ore dopo ho visto nuovamente il fitaurari Taffasà. Si era seduto sopra un macigno e conversava con altri capi. Di tutti i suoi soldati, aveva trovato solo cinquanta uomini che aveva mandato sulla montagna indicata dall'imperatore; egli però a,•eva preferito rimanere in basso: o.:rnl'ora di far colazione. ~el frattempo accade,·a qualche cosa sul fronte, completamente abbandonato dalle truppe abissine. Le esplosioni dei pro• 1etttli s1 sentivano sempre più vicine; la nostra s1tuaz1one diventava estremamente pericolosa. Non vi era in quel momento una sola persona che conoscesse la situazione e fosse al proprio posto. In basso si c;çori;teva un'orda di abissini che fuggi,a disperatamente. a distribuire quello che non poteva portare con sé, le cartucce, le coperte, le armi, ~li abiti, le bevande, lo scatolame, le pro\'Vig1oni, La canm.t si riempiva di gente che sperava d1 avere la sua p.irte nella dtstnbuztone. E quando tutto fu terminato, l'imperatore dovette aprirsi personalmente 11passagi;t10 tra quella fol· la per andare nella sua tenda. Alle Q e 30, abbandonata ..\ia, venne presa la direzione d1 Quoram. Dietro d1 noi si senti\'nno fragorose: esplosioni. \'en1,·a fatto saltare tutto quello che ancora rima. nna · granate, cartucce, serbatoi d1 benzina e da pt'trolio. ~la la stazione radio venne dimenticata. Era assai difficile scendere dalla montagf""a scoscesa: e per '{iuni;tere al lago Ascrnngh1 perdemmo un'intera notte. Avevo perduto l'imperatore e i figh di ras Cassa, e cammmavo assieme a un ~ruppo d1 soldatt sconosc1ut1. :\'on fu che al mattino che incontrai nella valle dell'Ascianghi due paggi dell'imperatore, 1quali non riuscivano ad onentarsi. Dopo una mezz'ora, \'Cdemmo gli aerei che bombardavano le valh completamente scoperte e 1 due pa$saggi percorsi dalla folla in fuga. ;\li ero già nposato, e decisi d1 continuare la strada verso Quoram. r miei compagni vollero restare. \'erso le sette, apparve un aereo che cominciò subito a bombardare le nostre truppe, e quando attraversai la valle il bombardamento era nel massimo furore. Quattordici apparecchi si da\'ano il cambio continuamente. Il loro ob1etttvo era la vasta orda di abissini che, condgnnati al fuoco, andavano verso Quoram. Cercavo di marciare da un lato della strada., solo; vedevo l'aereo che si teneva presso la carovaniera e lanc1a\'a bombe. È impossibile dimenticare un tale spettacolo. La valle larga e chiara, tutta immersa nel sole africano, era profond., e untta, delimitata solo dalla superficie calma del lago azzurro. Sulla strada passava la folla degli abissini, sfiniti e senza ordine, che ora si raggruppavano, ora si disperdevano. Ecco gli aerei che lanciano grosse bombe: 4 .. 8 ... 10. Queste bombe cadono dietro la strada, in direzione del bosco d1 tUJe, senza colpire nessuno. Si vedono gli uomini affrettare il passo, ma già un altro aereo si avvicin,1. Un'ez;plosivnc proprio sulla strada proietta in alto un enorme getto di terra. Le bombe hanno colpito m pieno la folla e gli animali. Gli Azebù- Galla Durante questo disordine, gli AzebùGalla tiravano fucilate dall'alto, nascondendosi dietro le colline e gli alberi, uccidendo i fenti, 1 ritardatari o I dimenticati, per prendere loro i fucili, le cartucce, gli abiti. L'orda disfatta degli abissini marciava sempre disperatamente. Arrivai al passaggio fra 1Ilago e la montagna; questo passaggio era ti più terribile e non si pote"a evitare; era ingombro di uomini e di ammali, e proprio in alto, dietro le pietre, nascosti nel bosco, erano I perfidi Azebù, mentre le bombe degli aerei cadevano sulla strada l'una dopQ l'altra. Oh, 1 poveri asini, i poveri piccoli asini! Varcammo rapidamente il passo fatale. Sui sentieri pietrosi il sangue colava in densi fiotti che s'asciugavano rapidamente al sole. Queste grandi r,acchie mdicavano 11cammino. Correvamo rapidamente scavalcando 1cadaveri e I corpi dei fcnt1. Infine, giun- ~emmo in un luogo p1u amp10,dov'era possibile allontanarsi dalla folla, e and.ii solo. Finalmente giunsi ad un paese. Non era che una serie d1 colline boscose, con pie• coli tucul abissini, chiusi da pone d1 le- ~no. S1, edcva da lontano una costruzione più ,·asta; il jJhebbl dello Sàum locale. Dn,ces1 dalla coli ma; da, anti a me, in ba:;so, si stendeva il deserto, più terribile degli Azebù. Dovevo fare qualche passo ancora per giungere alle caverne, quando apparvero due aerei. Vi giunsi senza essere colpito. Qui mcontrai il demascic Vada1é ferito, e Andre che fungeva da comandante. Ci fu servita una colazione, verso le tre del pomeriggio, poi mi coricai. Al rumore di una rissa, che giungeva dal• l'interno della caverna, mi svegliai Sul primo momento non compresi ciò che stava avvenendo, ma quando vidi la caverna piena di gente che s1 disputava oggetti e vesut1, capii che incominciava il saccheggio. Qualcuno awva rovesciato la lanterna, e il petrolio, colando, si incendiava. In questa luce lugubre, la rissa infuriò nella caverna. I soldati rompe• vano le casse delle cartucce, riempiendosi le tasche. Uno tro\'b una cassa d1 talleri e l'aprì; fu subito circondato e ne segui un parapiglia. Due GalJa, vedendo ch'ero il solo europeo fra loro, s1 avvicinarono correndo per frugarmi nelle tasche: Il denaro, la pistola! . Io \'lbrai un pugno prima all'uno e poi all'altro con tutta la mia forza, ed essi caddero sulla cassa d1 talleri, mentre mi allontanavo rapidamente dalla caverna. Dove sono i capi? domandai a1 soldati che non prendevano parte al saccheggio. Non ci sono più capi•, mi risposero. Ma che cosa succede? . t corsa la voce che l'imperatore ha preso la fuga e che gli Azebù-Galla attaccano le caverne. Allora le guardie hanno deciso di saccheggiarle prima loro . Ma dove sono i soldati tornati dal fronte?•. Sono qm, d1t!tro le colline, ma ben presto andranno lontano verso il sud. Fate presto, se non volete restare solo•. Le valige dell'imperatore, sventrate, giacevano sul sentiero, con le bottiglie, le tende strappate e altri o~getti alla rinfusa. :\<1a1ffrettai a risalire: qui la folla aflluiva da ogni parte. Seguendola, potei uscire dalla vallata e risalire la montagna a sud del lago Ascian~hi e a sud-est d1 Quoram. ::-{e1pressi c'erano le ca,·erne dove s'erano rifugiati l'imperatore e i grandi ras. Verso le dicci, potemmo vedere, a distanza di un'ora e mezza di marcia a nord di Quoram, il campo degli italiani che veniva formandosi. Essi ci premevano da presso e una colonna cercava d1 avvolgerci. L'imperatore decise d1 attaccarla SCfondo la promessa fatta ad Ata. Ma tutti i capi lo sconsigliarono. I nostri sol• dati dispersi lungo la strada erano completamente demoralizzati, per il disordme della ritirata, per la disfatta, per gh attacchi degli Azebù e infine per l'aviazione. Non posso vedere queste canaglie,,, gridò 1Isegretario particolare dell'imperatore, Uolde Ghierghi, indicando I soldati abissini che continuavano a gridare e a fuggire, sparando a caso. Se fosse in mio potere, li farei fucilare tutti•. E la guardia imperiale? , domandai. La guardia è completamente abbrutita•, rni rispose in francese. L'imperatore era in uno stato d'animo terribile. i\Iolti consideravano quello il miglior momento per l'attacco, perché il nemico non aveva ancora forze importanti e non si era fortificato; il Negus sperava, con una piccola vittoria, di mutare il corso degli a\'vcnimcnu e d1 trarre profitto dall'o~ca-.ione Chi! poteva offnrgli qualche speranza per il futuro. ~on pensava cht! era 1mposs1bile trovare qualche m1gl1aio di uomini pronti ad attaccare_ Stava nel fondo di un ·immensa caverna, ed una grande tela, sospesa alle due estrem1til, separava il luogo dov'era 11 suo trono da quello 10 cui stavano i cortigiani. Più lontano,era il mulo dell'imperatore e i muletti del suo seguito. Dietro i muli, era stata organizzata una cucina improvvisata, nella quale si stava preparando la colazione. Tristezzae disperazione L'imperatore, cupo, ascoltava I consigli che unanimemente dicevano di nulla tentare. Tutt'intorno urlavano i soldati, senza d1sc1phna ormai. :\'d cielo planavano gli aerei lanciando bombe, e lontano s1 sen• t1va la fucileria tra le truppe abissine e i Galla-Azebù. L'imperatore dovette com• prendere che non avev.1 1 mezzi per intraprendere una qualsiasi azione. Dopo la colazione, che fu a~sai triste, parlai al• l'imperatore dei suoi piani. • lo non so nulla , mi rispose, ho perduto completamente la testa,. Seguì un consiqlio dei capi che decise di conunuare la ritirata per uscire dalla regione, rompere il contatto col nemico e sottrarsi all'azione de!(li aerei allo scopo di organizzare l'armata. Che \'Olesse dire questa decisione non si S8pt!va. In fondo, era semplicemente l'ordine ai soldati di riprendere il cammino verso le loro case, perché i soldati di ras Casu e degli ahri capi, che dall'inizio della guerra erano al fronte, non ne potevano più. La fucileria senza scopo continuava. Infine, alle s di sera, l'imperatore diede ordine di continuare la no~tra marcia verso 11sud, prendendo la direzione di Lalibelà La strada che si dirige su Cobbò non poteva essere per.:orSa per la minaccia dei Galla-Azcbù e dei Raia. Ci potemmo mettere in marcia soltanto , erso le 6, perché molti di noi mancavano di mulem e 11più disperato disordine regna\'a O\'Unque. :-0:el momento in cui ci mettemmo per il <:ien~ llero, cominciò dall'alto una fucileria da parte degh Azebù. Cambiammo 1mmed1atamente strada, prendendo un altro sen• tiero eh~ era protetto dalle rocce della monta~na, ma c1 furono feriti e uccisi. I soldati rispondenno agli Azebù tirando a caso, e al rumore di questa fucileria potemmo rag'{iungere, già a notte a\'3nzata, la cima del monte e continuare la nostra na lungo la valle. Al primo ripiegamento dell'armata di ras Sejum nel Te~bie.n, ras Sejum diceva: Aspetterò un po', Ras Cassa deve arrivare. La sua armata è bene organizzata e non manca di nulla, tutto muterà allora . Quando anche ras Cassa do\'ette abbandonare il 'Tembien, tutta la speranza era riposta nell'imperatore e nella Sua armata d'onore che non manca,·a d1 nulJa. Ora eravamo con l'imperatore, e andavamo con lui laggiù do\'e nessuna speranza ci attendeva. Spesso I capi mi domandavano: "Che cosa pensate? I tedeschi c1 aiuteranno? Per questo aiuto daremo loro ciò che desiderano. E l'Inghilterra? Si dice che gli inglesi marciano dal Sudan su Gondar. Si dice che sono giunti a Zeila, con gli aerei per noi. Noi non abbiamo aviatori, ma ... il Giappone? ... •. Abbandonata la valle tropicale, ns1hmmo di nuo\'O le montagne. Eravamo già nelle terre di ras Cassa. Al mio risveglio, vidi molta gente che portava !Provviste. Porti.\'a al :;ignore che tornava dalla guerra il necessario per viverè. Dopo la colazione del mattino, l'imperatore s1 trattenne con me e mi domandò Dopo aver mangiato, l'imperatore salì .il posto d1 osservazione ma la nebbia glt 11npedi di vedere. Verso •\.·ra, ebbe luogo u11 lungo consiglio. Fiotto il consiglio, si cominciò a portar via gli oggetti contenuti nelln caverna. S1 aprirono le valige e le ca"se, scegliendo ,quello che si pote,_,a tr.1~portare. Alle 8, I imperatore cominciò Un anno dopo la battaglia del lago Asdaniaht: Ailè Selassiè prende H tè nella piscina dl l-lampton Court. a m1,\ opinrnnc \IIUI futun p1an1 dcJ.t:h1ra~ !iam Ll <.:()~a che mtert:suva di p1u era ~apt·rt: se i.::h italiani avessero l'intenzione J, marciare su Addis Abeba. Per la pnma volta l'imperatore affermò: •È 1mpos51bile per 001 combatterli e vincerli • Andavamo dunque verso 11 sud allontanan<loci dal nemico. L'Abioism1a ha d1- :;tanze enornu. Ognuno pensava alla propna casa, e mai Addis Abeba era apparsa come ora tanto tentatrice. !'\essuno parlava di un programma qualsiasi per l'avvenire. Dal canto loro, i soldati cominciavano a sacchei;tg1are i villaggi e a depredare I contadm1 che vemvano a vendere le pro\'V1ste. In risposta, i contadini assalivano e ucc1de,·ano i .soldati quando, soh o in piccoli dis:taccamentl, ai allontanavano dal grosso. Il Sabato Santo salimmo monta~ne alte oltre tremila metri e vi pauammo la notte. L'imperatore col suo seguito scese 1n basso, a Vhaié, e fece il primo pasto d1 Pasqua dopo 11digiuno. Furono cotti, CO• me d'abitudine, molti buoi e montoni sgozzati, e s1 potè mangiare la carne dopo due mesi d1 quaresima; ma qudla festa fu triste. Il primo giorno di Pasqua giungemmo al ghebbl del governatore dell'Asta, fitaunm Ballei. Qui venne serY1to 1I pmnzo. L'imperatore distribuì montom e J,{allette a1 capi, e ordinb che a ciascun soldato fosse dato un tallero. Eravamo in una delle più ricche reg1Jni dell'Abissinia. Si vede\'ano ovunque piante di mandarini, recinti coltivati e villaggi. Tutto il paese era popolato di gruppi di capanne contche e d1 bestiame sparso. Guadammo il grande fiume Tacazzé per occupare la casa del go,·ernatore dell'A~ta. L'imperatore ordinò un banchetto per tutti. L:n cenuna10 di soldati era riunito si• multaneamente nel grande tucul circolare, 1I cui tetto era sostenuto da dodici pali interni. li festino durò dalle undici del mattino alle quattro del pomcrigJi:10. Dopo, l'imperatore decise improvvisamente di recarsi in pellegrinaigio a Lalibclà. \'i andò la sera stessa con un centinaio di soldati. mentre noi arri\'ammo la notte. Perdemmo due giorni per fare questo nagg10. La fuga Ritornato da Lalibelà, l'imperatore riunì ancora 11 suo consiglio segreto. ~1a 1 vecchi signori abissini a\'evano perso la testa in tante catas.trofi interne ed esterne, e non potevano dare alcun consiglio. Li v1d1 tutti: il fitaurari Beru. ex mimstro della guerra, che si era solle,·ato più volte contro l'imperatore apertamente o d1 nascosto; ras Cassa, 11 primo signore dell'1mpero, sempre assillato dall'idea di essere stato e~cluso dal dmno d1 successione al trono. Poi c'era il sejluito fedele dell'imperatore: moltt deg1ac e il g10\'ane ras Ghettacc1ù. Cn momento dopo, l'imperatore passò per andare nella sua tenda. 11 mercoledì \'ennero da Lalibelà i ba- .',:agli e i servi dt ras Cassa. coi suoi figli. La carovana, che a,eva lasciato il Tembien prima d1 noi, fermata e attaccata dalla popolazione di Lallbdà, era stata sal- \'ata dai preti che la ricoverarono 10 un monastero e la presero sotto la loro protezione. '.\1a I servi dovevano rimanere 1mprig1onati fino all'arrivo del1'1mperatore. lo rimasi molto stupito di questa cosa, ma mi venne data la seguente spiei;tazione: Vi sono ancora molti peccati in Et1op1a, Dio punisce quei servi per tutti . Arrivammo finalmente a Oelatu, e ci avviammo al centro della rejlione t;lgatesc, In questo paese l'ah1tud1ne non arrh·a a 2500 metri e 1I paesal,!g10 muta aspetto. La valle è larga, senza ondula• z1001, verde, tagliata da fiumi e da ruscelli dai letti profondi. All'ovest, un'altura tagliata a picco do\'e sembrano nuntrsi tutte le ramificazioni delle montaij:ne; più lontano, un nUO\'O altipiano maestoso dalle coste scoscese; in giù appaiono le sorgenti del Cuiscene, non lontano da Oessié, meta della nostra fu~a. Che cosa troveremo a Dess1é? L'ignoro, ma è una città: d1 là parte la strada camionabile per Addis Abeba, e io trO\"erò finalmente la fine di questa fucileria, di queste pri,·aziont. Dess1é.. Oess1é ... Dessié ,, ripetevano i soldati allunr,i:ando ,1 r .. n lJ11 mio vecchio amico abissino mi chiese con serietà: Perché qualcuno, che potrebbe essere la Germania, non s1 fa intermediario per la pace? . Questa domanda m, era già stata rivolta altre ,·ohe. ;\la a quali condizioni a\·ere la pace? chiesi a mia volta. Daremmo qualche cosa, come l'Ogaden, ad esempio"• Ascoltando, pensavo alle parole del signor Mussolini sulla collezione di deserti, sulle enormi spese affrontate dall'haha. sull'esuberanza della popolazione italiana, e vedevo la catastrofe dcll'tmpero etiopico, d1 cui ero testimone. Z\'on è probabile che l'Italia accetti altra pace che quella dettata dalla situazione attuale ·, rispondt!vo sempre. Con quale governo l'Italia pub firmare la pace? 0R:nt pro,•incia in Etiopia è \In paese separato, e fa ciò che vuole ... • t giusto, tutto è cambiato. L'imperatore è circondato da uomini di bassa origine. Negh altri tempi ... ,. e 1I mio vecchio amico abissino cominciò a nominare i grandi del passato. Arrivammo alla piccola città di Uolgatonon. Su una vasta collina al centro sorge il ghebbì, costrutto da ras Uoloé circa mezzo secolo fa. Ma sono ricordato delle parole del degiac Uolde :vJanuel, che mi cksse ad Aia: lo sono stato all'altra Adua e vi fui ferito, ma quale differenza! Allora non vi erano che fucili e poca artiglieria. Xoi potevamo fare degli italiani quello che volevamo, ma oggi ... •. Lasciammo '.\1agdala 11martedì, più presto che pensassimo, perché avevamo saputo che la popolazione voleva attaccarci. Ma a ~in tratto l'attacco cominciò. ~ella nostra colonna disordinata, parecchi caddero mortt. L'imperatore inviò la sua ~uar• dia sulla sommità d1 ;\lagdala. ~oi continuammo 11 nostro cammino, bruciando tutto ciò che mcontravamo; centinaia di braceri giganteschi fiamml!g~iavano. La v,a era coperta di cadaveri. Vi era un tanfo indescrivibile. Finalmente la fuc1• lena fini. Al mamno riprendemmo la marcia, ma venimmo a upere che Dessié era già occupata dagli italiani e allora c1 dirigemmo verso Uorra lla1lù, che era a circa 40 ehm. a nord-est. In Uorra llailU "' erano due linee telefoniche e l'imperatore attendeva nouzie da Addis Abeba. I ~oldau continuavano a saccheggiare e a bruciare I villalllJi; l'imperatore ordinb l'arresto e l;1 ba~tonatura dei colpevoli, A una distanza di 35 ehm. da Uorra lfailù, apprendemmo che gli 1tahani ave• vano occupato il paese. Il comandante di Uorra Ha1lù si era ritirato dopo ehere stato attaccato dalla popolazione. Queste informazioni ci forzarono a deviare per Ficcé, a 120 ehm. da Addis Abeba. Le popolazioni dell'Abissinia continua• vino a fuggire al galoppo. Le soldatesche saccheggiavano i magazzini, le provviste, le ca<1.e.',,'on \:1 era più alcuna autoriti. Al mamno, ci scopri un aereo e ci bombardò uccidendo quattro persone. Arrivammo a Ficcé la sera di gio\'edi: cinque autocarri e vetture ci attendevano. Dopo un banchetto, in gran di--.ordine, pren• demmo posto negli autocarri con grande fatica. L'imperatore sconfitto, senza più esercito, passò rapidamente e si diresse verso la sua automobile. li suo viso era stanco, senza espressione. Tutto crollavR intorno a lui. COLONNELLO KC'STOFF Addetto militare al Quartiere Etiopico LAMIA BATTAGLIA HITLER LAMIA BATTAGLIA LIREQUINDICI TERZAEDIZIONE BOIIPIAN

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