Omnibus - anno I - n. 2 - 10 aprile 1937

IOAPRIIE 1937.xv O ■ NIBUS PAGINA•, I IL SOFM DELLE R'IUSE 11■11 IN HEBDOMADE 52 pensieri' sulla storia dell'Europa e Non la nostra uttimana, dtvùione del _1nnpo ignota agli antichi, ma: numero di scuc, e pa,ticolarmenle: il 'Cttimo giorno della crisi di una malauia, e simili>. Dai Dizionari). 1. e Sarebbe la fine della civiltà europea>; che co,a, non c'è bìsogno di dirlo, ché l'hanno ripetuto gravemente ,tati\ti, politici e pubblicisti. L'uomo ..t~::.~odel popolo mene senza c~itare il ,oggeuo di c-ote,to condizionale, per poco che "appia leggere, in quanto che il concetto di civiltà appartiene alla t·oltura, benché ai no,tri giorni 1;,iatanto divulgato che si può appaiarlo ad ..tltri, ai quali in altri tempi c3,o appan·c ,ubordinato. Dunque, un conflitto generale europeo, ..arcbbc la fine. 2. Civiltà impone, ,e non addirittura .,i identifica, coli' amministrazione della gimtiLia e delle ~pe".Cdi pubblica utilità. La terza funzione fondamcn1alt dtl governo è fare la guerra; e bi- ,o~na di'ìtin~uerc. Per princrpio, la guerra si ~iU''>tifica <·olla necev,it:,: ultima ratio. E: una ra- ~ione che basta, e non ne comporta né ,opporta altre. Per esperienn, gli uomini della mia ~t•nerazione '-On buoni tC'-timoni che tn quanto la guena del 1914 fu proclamata e creduta, quanto non altre guerre mai guerreggiate o paci stipulate. difc,_a c..· rivendicazione della ci\"iltà., ha dato luogo a un di.,credito di ra- ~ioni addotte e invocate CO$Ìrapido e co-.ì totale, come non è accaduto mai 1H•lla pratira politica, nella re'"i,ionc nitica, nell'opinione pubblica, per nC$· ,una impre"il ..torica. 3. La ~uerra è barbara, ma promuove ci\·iltà; la pace è ri\·ile, ma la corrompe e l'infiacchisce. Quando ci si arri,chia a formulare una ,imile ,entenza, ci ,;i obbliga a e(.a. minar ,é <,tc,;;i e il proprio animo al paragone. L'idea della ~ucrra è naturalmente an~o,cio,a in generale, e in particolare l'idea d'un conflitto europeo al giorno d'og:gi; e ,e non fo,_~e inutile cini(.mo .,,. verbale, direi che è taic da far paura. ~.la c.,,pcc.liQ(l,if,R e morale militare inse- ~nano propriamente che la paura è un !atto naturale. da vincere col fatto mo1-alt'.del coraggio, prodotto del dovere e- della ragione. 4. :'\·c~li anni '17 e '18, ~i proclamò t'_ ,i credette nella guerra per ~alvare la civiltà i in quc!'lti '36.e '37 ~i proclama e ,i crede nella pace per con,er\"arc la civiltà. L'acco1;tamento potrebbe e~~ere inquietante, -.e d'ogni co">a il pericolo ma~iore fos~e non già quando di es~o ,1 parla da molti, ma quando tutti lo ha• .lo dimenticato, come era accadu10 nel 1 14. 5. Ai politici '-pcttano gli atti, ai fi. lo,ofi la logica; i beni della ci,·iltà, e pt·r che modi (.i ,iano tramandati. ,:;ono un oggetto di rifle,,ione adatto a un letterato. Lo dico p<'r ,;cu<:armi, e per chiarire che in tanti ca,;,i la prima per- ~ona singolare non è ._fogo d'impropria vanità e prMen,ione, ma '-eg-no di modeqia e di coscienza del limite. :\ii ,ia BONTEMPELLEIMORAVIA :,.: t;:,.;-A CASA di ricchi appartatisi in campagna, un gìomo muore la Gran Vecchia: bisbetica e irosa settantenne, che a\·c\·a fatto tremare tuttt i famigliari sotto al suo dominio. La \'ecchia ebbe due figli. Livio, fug.r,:ito giovanissimo; e non se n'è mai saputo piU nulla. Silvano, cui fecero sposare una parente: Vittoria; cd abita nella \."illa rnsieme alla moglie, e a Dirce e Xora, le figliuoline. Dopo cinque anni che la Gran Vecchia è scomparsa. muore Silvano. E dopo altri cinque anni, la moglie \"ittoria. Parrebbe un semplice caso, cotesto quinquennale ricorso. ~\la un Abate Clementi, ch't! un po' come lo stregone del '-·illaggio, vi astrolo~a attorno. E così nasce la fama d'una fatalità misteriosa che pesa sui discendenti della Vecchia: ogni cinque anni uno di loro dovrà morire. J ,e superstiti, Dirce e .'\Tora, ragazze fatte, chiudono la \."Ìlla,troppo ingombra di tetn ricordi, e si trasferiscono a ).l1lano. Xon sanno nulla delle astrologie dell'Abate. \1a, per malvagità di una pctte• gola, k- apprendono proprio sull'ultimo ,cadere del terzo quinquennio. Dirce e '\l'orn, abbracciate, in un paros.-.ismo di spavento, a$pettano che la morte colp1!>ca. Passa. in'"ece, la data paurn,a: e Dirce e _'.l,;orasono ancor ,·ive. Dunque Ja legge dell'Abate non vale, non è vera. Un momento. ;\Jentre ."'\ora è Jontana dalla casa, in una vicenda d'amore, si dunque perdonato, a me che non soao 'ìtorico, se cerco di delucidar<', dirò così. un caw pe~nale colla iitoria di Europa. 6. li fatto è che non pos,;o e~imcrmi dal pensare alla storia, anche quando meno vorrei. SforLandomi d'c'iercitar(• la ragione per superare la crisi ebdomadaria, alla quale l'animo e l'intelletto !'-oggiacciono considerando la 'i0mma e l'acutezza dei problemi e dei rischi cui è e~po~ta la civiltà d'Europa, ricor.;i agli esempi. Problemi e rischi ci furono ~empre, altrettanti ed altrettanto acuti come adc~,o, e talvolta maggiori; la civilt.ì, non che vjncerli, li riwlse, creandone bensì dei nuovi, ma traendone anLi incremento. DC'bbo confe~'iare, per quel che ho d<'tto nel secondo capoverso del pt·nsiero numero tre, che in cotC'>tOe,l'I · cizio degli esempi mi è accaduto più volte di so~giaccre a un vizio e ad una malattia dell'immaginazione, Cioè: "i impara, sì, a disprezzare il timore paragonato alle persecuzioni, invasioni, <li- <,truzioni e ai ~accheggi, ai terrori delle t;rannidi che non han potuto '-Opprimere la civiltà più che non le anarchie ; certo, del timore, me ne vergogna\·o; e quando ~i scor~a quante tragedie, e fra le più angosciose, co'-terni'\· rono la '>Cena del mondo in tempi di ci\"iltà fiorenti(.sima, la lezione degli e- "empi colma di (.acro rispetto e di timore reverenziale-. Voglio <:oltanto il Sacco di Roma, tremendo m.L forti,sirno. Dico dunque e confes')() che d. rLa di e5cmpi, m'av\"enne di ammalare l'immaginazion<' di angoscia, di dilettaziom• moro"a e morbosa, che .,i chiama in ~.\~7!c~r:!~o~~~ 1 /a~:e~lteà 1 di ~~!~~ ~1~! suo divenire, e necc,sità di mi-;crie '-Offerte in e~o dagli uomini, o;i sommavano nell'animo mio in un'ango,.cia cupa e pecçamino.,a. 7. L'origine dcll'angmcia credo d'averla tro\"ata in un'intrusion<' ilk·gittt· ma, brnché e appunto pc-rc-hé (.incera e moralt. dell'elemtnto e dc-li'~ntcruioni pcrson~le. Scrivo per chiarire e circn- ~crivC'rc cotesto clcmento, e queqc- no , voglion e1;serc altro che note man~ina: i alla lettura d'un libro ideale di ,tori.i dell'Europa. 8. :S.c pregio hanno quc,ti pcn,:.,,.r; ~orge da un' ignoranza ricono<iciuta, non da prete-.,\ di ..cienza. Riflettendo per la decima o ccnte'>ima Yolta, cercane.lo d'cnu:n<'i;11~· la Jovi·,ia fonnid ...- bilc e di:.perantc dei perenni contrasti che formano l'unità per<'nne di questa potente storia d'Europa, ebbi, tempo fa, quella che non debbo né voglio offrire al lettore se non come un'intuizione, un'illuminazione. Chiamarla cosi. in ,;;edc di storia, è umiltà e ·non su~ perbia, è, come dicevo, ignoranza ricono,ciuta. La e(.porrò più innanzi, nel pen<:.iero numero 31. 9. Genericamente parlando, la civiltà esi..te ovunque ~ia costume S<X'ialee ragion<', cioè dove che appaia o sia appar-.o l'uomo -.ulla Terra. Così e,iste quivi la $\Oria. "l?. la scoperta della filosofia moderna. 10. ::\fontre la filosofia scopriva e afferma,·a il concetto della civiltà universale e della storia ideale nelle ..toric e nelle civiltà particolari, contempor.1neamcnte la riviltà europea allarga\·.1 il suo predominio tanto da fare il giro della Terra, conqui\tando, imponendo, umiliando tutte le altre. RICCARDO BACCHELLI presenta a Dirce un bizzarro, inquietante messaggero. t reduce dalla guerra, e consegna a Dirce una carta: l'atto di decesso di quel Livio, scappato di casa da ragazzo, del quale no.1 s'era saputo piU niente. Livio è caduto in guerra, e proprio al tempo che Dirce, o ..'\"ora,aspettavano di dover, l'una o l'altra, morire. La legge dell'Abate nsorge all'improvviso, con rigore ceniuplicato. Tre condanne: Silvano, Vittoria e Li\"101 succedutesi con matematica regolarità, non possono spiegarsi come un capriccio della sorte. La legge è \·era e ineluttabile. E ormai non si tratterà più che d'un oscuro, inconfessato duello all'ultimo sangue, fra le sorelle Dirce e .Nora. Abbandonata dall'amante, .Nora ritorna alla casa di Dirce, e partorisce un bambino: Fausto. Sembra, ancora una ,·olta, che tale nascita debba spezzare la catena maledetta. )(a anche Fausto muore, nel quarto quinquennio. :,.:ora fa sacrificio di sé alla sorella, e sparisce alla fine del quinto. Oirce,irnpazzita, accorre dall'Abate Clementi: Xora ha \'Oluto salvarmi Ti ha dato l'eternità? • Cinque anni, Abate Clementi, cinque anni Regalo orrendo. :'\on importa morire: importa non saper quando. L'ignoranza i.: la gio- \'Ìnezza. La vita è e'ioscre incerti. Cinque anni, Dirce-. Che cosa ne farai? ,, Dirce s'accoccola dinan?:1 alla chil"sa del villa,'!.Cl'JOte;nde la mano e commrnl a chiedere J'elcmos,na. Schematinaia a quc,;ta maniera, I '111venzionc di Grntt: nrl ltmpt), l"ult1mo romanzo di \-lass1mo Bontl'mpelli (Edi?.ioni L UNINDLIII IN ITALIA PUO' SE1!BRARE ,trano che ~<1~1.auSenior, il quale è- ~tato uno dei più originali econom1- ~ti in~le"i della « .:.cuoia clav,ica » - benché A. Omodeo, che ha avuto la buona idea di pubblicarne il diario italiano (*), lo presenti "'cmpliccmcntc come uno « studiO\O di economia politica >, - nella 'iUa inchiesta )ullc co,c d'Italia ,i ..,iaoccupato pochi:.simo, qua~i niente, di quc..,tioni economiche . In realtà Senior è stato il primo a fare dell'economia co,idetta pura, la quale è una ..cicnza che ha una gran paurJ. dei fatt:, che potrebbero contraddirla. In Italia ,ol(giornò dal 110\'Cmbrr 1850 all'aprile 185 r, fra Torino, Firenze, N"apoli. Palermo e Roma (ma era vcnuw in Italia già tre anni prima), prendendo nota, con minuzia e abbondan1a, qua,i ·e~lusivamcnte degli avvenimenti e delle idee politiche. Dovette o,,ervar<' a più riprc ..e la decadenza delle famiglie ari,;tocratiche per <'ffctto dell<' l<'ggi ,ulla riparti1ione dei patrimoni ereditari. ma non erano queste le questioni che lo intcrc,,avano. Aveva :n materia di eredità e di redditi cap1tali.,tici idee degne del più rivoluzionario dei ,ociaJiqi, ma non c'è, nelle ,ue pa~inc. nc,,una eco del « problema \OCiale » frac;oro-.amcntc l''>plo,o proprio in que~li anni. C'è invece una ,traordinaria e pittorc..·,ca riccht•tza c!i informa1ioni ~u uomini, fatti, ,tati di animo di quella crcpu,colare Italia che u-.ci\ a da una gunra perduta c da cinque ri\"olu1ioni fallite. Dopo :wer cmio ..ato in Francia 1 l'eco- ., nomi,ta inc;le~e veniva a curio,are fra APRILE, ACCADE:'1-IIA - li poet3 (che si er-apreparato lo dhisa): ,. Be', è l'ultimo aprile p;li italiani, i quali avevano combinato che upelto: o mi fanno accademico loro, o ne ca,·o tre paia di brache per Gigino. io!" un mucchio di ~uai ,fidando l'Au,tria. (disPgno di Maccarl). ca .:.ciando il Papa da Roma, illudendo,i di co,titu1ionalizzarc il Re di ?\TaVITTORINI e LJO Vittorini qualche anno fa fece un naggio in Sardegn.a, e, scrutane la storia, o~g1 la pubblica in , olume: Sri .\Jo,lacchi. Viaf{g10 rn Sar-deg11a (Parenti, Firenze, 1937). Il volume si apre con una bre\"e prosa intitolala );ei :\lorlacchi •, in cui è chiaro il proposito di scrivere '{n poemetto in prosa su quelle isole adriatiche. A quell'isole adriatiche \"ittorini non seppe fare un franco \"Ìaizgio da letterato: vi an<lb ~,1.1ai.i p..:r .:.periuu:11tare certi modi di $,crittura che magari quo e là possono rammentare le cose scritte da certi autori europei. :-;omì non se ne pouono fare, visto che non si tratta di imitazione: si \·cde che chi scrive ha a\-uto alcune letture, che possono andare da De Foe a Cide, educandovi il suo gusto. Il viagR:iosardo, al contrario, resta deliberatamente letterario. \'ittorini ,·a m ::i,ardegna non a scoprire un'isola, non a parastonarla a quella che pote\"Ressergli nata nella sua fantasia; ci ,·a per ,•ederla in uno prestabilita maniera. Non se n'esce: lui si gion, nel narrare il suo ,,iaggio di una scrittura, di uno stile tanto colcoloto e preciso da menRre sempre agli stessi effetti. Il paese sardo diventa, più per le ,·ie dello stile che per quelle dell'immaginazione, un paese fa,·oloso. L'immaginazione di \·iuorini intanto non si commuove davanti alla novità di un pac.-sc.,-·:a a scoprirci ceni toni che gio,·ano assai ai fini di un viaggiatore letterario. \'erso la fine della narrazione ci vien dc.-tto come il ,·iaggio sia stato - un'infanzia•. E \'ittorini parla dt"lla sua infanzia come una storia ben delimitata, con un principio e con un epilogo. Sorte questa comune a molti di coloro che durante l'infanzia '"idero o la guerra o i riflessi della izuerra. Quasi sembra. che gli onni fra il '15 e ,I '18 abbiano educato A. Barion , Sesto San Cio,·anni, ).11lano, lire 3), potrà forse st'mbrart: ingegnosa fino all'artificio e alla meccanicità. Im-ece, così non appare. quando la \ediamo Yestiia e frondl"ggiantc d'una quantità d"cpi1och minori; abitata da vivi caratteri; attcgiiiata 1n una scrittura ora intemamenie plastica cd evocatrice, ora dottamente neutra cd evasi,·a. La le.1u{e dcll'.-\h.11e Clementi non (,pera nell'intreccio come qualcosa di soHapposto; o come una metafisica nt·ccssità calata da fuori nei fatti, ).la germina dai fatti stessi, prima come un'ubbia, una superstizione, una sug~cstionc.;,; finché se ne crea lo -,lancio d'un imperioso e voluminoso fugato , che avvolge e travolge cause, pcr11ona$l~i e avvenimenti, ienza più biso_iino di nessuna ~iu<,t1ficazione materiale. Alla comurw, indefinita aspettazione e paura ddla morte, Bontt:mpdh ha dato enfasi, trasportandola in un ritmo \iolcnto e reci~o; affidandola al cronometro e ai numeri. 11 procedimento, piurtMto che alla consueta narrativ;1 letteraria, pub far pensare alle s-:-enegJ;tiature cincmatografahe e, soprattutto, alle partuure musicali .. \la è stretta specialità del Bontcmpel11Mare, con gran fortuna, siffatte contaminazioni. Le quali, per altro, non sarebbero concepibili seni.a l'arte più .,caltra, p1u rotta. t :'\"on c'inganni l'a<;petto ~badato di qucsta prosa; una scialbatura che a volte nasconde passaJ(g1e risoluzioni deli<.:atis,;imi e pericolanti. Bontempdli si trova "-pc·s•w a com:iliarc gli inconciliab1li. P1~1o meno, in e"si il gusto per gli a\'venimenti eccezio- poli e :I Granduca cli To~cana. tC'ntannali che s1 dànno una volta sola. Come !'in- do di ,taccare la Sicilia dal Regno fanz1a non si ha due volte, così non si a\rà quc,to però avrebbe fatto comodo an- ~~= ~o~t1us:~f~~::n~~ru:;[ 1~ s~:~e :a~ue~~~ che agli ing-Je1,iJ.Senior adop!'ra una • 15 e del 'i8. A. BENEDETTI -,ola \·olta la parola «follie». ma -,i GIONO ~ LI SCRITTORl francesi - quelli non 41~ pompieri, s"intende - la'"orano quasi .• r~ tutti ormai_ sul ro,escio delle cose: •~ segno che 11 dmno è usato fino_all'os- • ~O- In Jean G1ono (Refus d'oblusa,iu, ~.R.F., Paris)quc.-stoat1eggiamentoèpiù esplicito ancora. A imitazione di quanto Ciono fa per la guc.-:rrau,n astemio dovrebbe darci le sue impressioni sull'alcoolismo, Gide quelle sui suoi amori con donne. $i costituirà così la serie delle esperienze dei refrattari , il sistema del dou.ble-face a,·rà il suo trionfo. Refus d'obfusa,iu è uno sfogo contro la jhlerra (sfogo brne: 93 paginette). Sfogo non leorico (la testa della gio\·entù odierna, la dicono incapace di contenere idc.-egenerali: Jean Giono ci dimostra che questa deficienza è nata prima di quanto si crede) ma pratico, o~sia portato a forma di rappresentazione in quattro quadri di guerra e uno di pace campestre. ;\ei quali, a pane oi;i:niantibcllicismo, Giono dà un rlcital brillantissimo in cinque tempi: rievocazioni della llUerra come altrettanti incubi flosci, della monc come di un rngno che cammina con zampate lentis~ime sulla mota brulicante di combattenti, degli uomini che muoiono con dei plaf da rospi obesi, acciaccati da un peso m,1isibile. li sapore della morte è quello di uno sciroppo immondo. ;\el primo quadro. Je n~ pe,,,.·paJ ou.bl,l'r, il sentimentalismo rurale di :\Iillet ci si ripresenta dopo molti anni di assenza, con una esperienza surrealista acquistata nel frattempo. A. S. con 0ontempelli, siamo sempre in un clima mescolatam •ntc popolato d'uomini e di fantasmi. :'\"ella fa\·ola di Dirce e Xora, la Gran Vecchia e l'Abate ~OHastano, come quelli enormi, spa\entost testoni di cartapesta che ~i \"e_r,egonion _eiro a carnevale. \.laschere. simboli, spettri? La gente si scansa, con un lcg'l:ero bn- 'ldo nel fil delle rtni L"enorme. giganteggiante rnostruosirn di tali lane si accresce nel contrasto della \"lta intorno, con i suoi aspetti prosaici e ml·schinamente quotidiani. l·na dietro ali'altra, le fi,i;:uredel libro entreranno tutte e spariranno nella ~fcra demonica. :'I.laprima di maturarsi alla lugubn' e pro<li.r.c1osaassunzione, sono la ~ente più scolorita cd insignificante: per~onaggi, ambienti, da novellistica crepu,;colare, da grotteschi . Come artefice di prosa fantastica, e come 11wcntore di -;ituazioni parados<:almente simboliche e di sorprese squisitamente angosciose, .l{ià altre \Ohe Bontempdli era stato alraltczza d1 Gnlfe m,J tnnpo. )lai. fino ad oggi, avna dato qualcosa di lontanamente simile, per , ivacità di ritmo, lcg'{erezza t• legakzza di costruzione, e schietta e popohue evidenza. In una cinà dell'Italia d1 nwuo, nVC\."anoanni or sono una vcdova anziana e -.ua figlia, a nome Giacinta e Gt."mma Foresi.. ... L·n pomerii.:~io di luglio, Sil- ,·io ::'l.fcri-'(hii,;:iovant• provin<.:ialeda poco laureato in architt·ttura sta\"a affacciato ad una finestra della sua pcnsionl·, contemplando il tramonto della lunga ~iornata . • Sono ,1ltn·ttant1 rnizi di no,dlt•, nel bl'l volume d'Alhuto \lora\ia: L"imbrr,1:lio (Ed. \'alcntmo Rompi.mi, \hlano; Lire 12). E non ocl"orre on•c..:hio straordinariamente sottile cd esercitato, a percepire un'ecQ lic\·cml·nte bf)cc,H·cevole ed ()ratoria. Si "'l"nte lo '-Cnttor1• che pi'?lia tuttt• le mi._url", e pnma d1 muovere uca g;.unba ci rip<·nsa due rnltt· "\."ulla di mail·; '-<' dalla emica più pcttifante. 1' .\lorJ\·ta, ·capi,cc che c,,a e,prime un giudizio comunt a lui e a molti, fuori d'Italia. Con la \ua fredda rar=olta di ooinioni t.' di te\limonianzc-. con la <.,uaaria da e'-ploratorc, il no,tro scrittor<' ci dà però un'immagine co,ì ter.:.a e colorita . dt'i probl<'mi cfr•l Ri~orP-imenrn all'inizio del famo<-0 decennio, che sembra di ved<'re quel tempo e quegli uomini attraver"'° un potente cannocchiale: tutto ~i a, vicina a noi, (.i scoprono particolari imospettati e più imere~"anti dell'in,.iemc. Abbiamo ancora troppo l'abitudine di ammirare l'Italia da Carlo Alberto a \ "ittorio Emanuele come in una ~cric di affreschi; qui la vediamo piuuo ..to in una collezione cli i'ìtantance. Qualcuna non è fatta per piacere-i. Il no ..t.ro Inglese trova già a Firenze le prove della « tradizionale ,udiceria degli italiani » : figurarsi quando arriva nell'Italia m<'ridionale, « paese ,emibarbaro », «infantile», e fa conoc;cenza con la « di,gusto~a popolazione di Napoli ». Anzi. tutti gli italiani modrrnj \ono « barbari ». È il popolo o, meglio) il popolino di cui l'Italia brulicava, che eccita il di ..gu ..to di Senior, il quale ,e ne occupa il meno eh<' può. Sono invece i governanti. i capi politici. l'ari,tocra1ia qualche intel!tttuak·, roloro ptr cui o;impatizn e ai quali ,;,'intcrc(.<:.anella '-Ua qualità di ~enper l'appunto, non fosse dì continuo presentato quale padrino della più audace modernità, ed e\·ersore di tutte le pedanterie (' di tutte le rettoriche. E si ricordino quanti sospiri, quante deploraz1om, circa la tristezza, l'amaritu• dine, il cinismo del cosidd('ttO mondo poetico d'Alberto ).Jora,·ia. Parc\"a incredibile che, così giovane, egli ndcsse la vua tanto in nero. Che nei suoi libri non si trovasst• una per~ona dabbene, ncmmt•no a pa[(-arla a peso d'oro. Eppoi, uno rileg~e: \"i\e,·ano anni or sono una \'C• dova anziana e sua fi~lia, a nome Giacinta e Gcmma Fores1,.. E sempre più si con\in<:e c-he, anche ai riguarsJi morali, devono l"Sserci ,tate moltis!>ime esa"eraz1oni. In un pomeriJ,rJ.;"iodi luglio In un tardo pomeriggio di mezzo !!.cttemhre... Siamo o non siamo sotto alle sante ali d1 Raffaello Fornaciari? ::'l.lora\"ia potrà darsi finché vuole un'aria perfida, atroce. Il <:uo, ~ lo stile d'un ini;i:cnuo, e forse d'un ottimi-,ta; non d'un pen·erso. Scherzi a parte, mi sembra che la questione, piU o meno, debba esser messa nei termini seguenti. Senza nessun dubbio, ;\[oravia è anche un arti'ìta. ).la, soprattutto, è- un moralista, un pedagogo. .'\'e~li fttdrjJPrn11t, 111 ..-lmh1::io,ii sbag/rate, in lmbro!(lio, nella Bella tlta, i personag~i non si dedicano al male per irrc~istibile voca✓.ione lirica, e perché al male 11 conducono oscure e profonde ragioni del loro tempcr..1mento. Fanno quello che fan')O, pl"rchè ).Jora\'m li comanda a haccheAa, con l'intransi.'{en;,a d\111 maestro dementare. Saranno gent:iccia. bari. beoni, adulteri, ricat 1,llori. Qualche \"Olta fra loro s1 <,parano rivoltell:ue, un po' alla cieca, attra,·er~o le porte. ).la ubbidiscono al loro mscgnantc come aJ;tnellini. Di..:ono prima quello che stanno per fare. Computano in p,uole !lì.piegatel'cftetto delle pmpric aiioni e dei propri di.,cors1 "\on c'i.· loro atto materiale o tiluomo e di liberale. ::Xc"un contatto rw;ullhe col« tnLo ..t.1.to », con le cla ..~i mrdil". qudlc che av.i:\"ano !e!1tato la 1 i,-olu1ionc: a\·,·ocat1, mcd1c1, comml'rcianti. È. vero che co,toro erano ..tati t·a1.;riati a mi~liaia nelle carceri napoktane e ron~ane: ~ ta,. in. compen- ,o. dai gabinetti m1mst<'nah e dalle grandi ca(.e che Senior frequenta, ('(.CO• no in folla .rn,mirabili figure di gran qgnori e di grandi dame, intelligenfo- ~imi e colti, ..imi, che vedono lucidamcnt<' i problemi del loro pa<'SC.qua,i mai rca7ionari, dubito.,i però delle i,;{:. tuzioni parlam<'nt:ui. che temono ~iano ancor troppo difficili per gli italiani. Caratteristico Cavour {« come al "-Olito d1 mor;:de cle'"ato >), in cerca di un libro dow poter trovare notizie dc:-1 modo con cui funzionava la Camc.:ra dei Comuni. Eff<'ttivamcnte il chiodo fi\\O dc'i piernorlte'ìi era l'indipendenza, mentre a Napoli, in Sicilia e a Roma era la libertà. Magnifico Ce,are Balbo, quando racconta del modo con cui il Gon'rno pirmontc,;e, del qu,1le fa. CC\"a jMrlt', aveva deci<.,o di mandare un aiuto ai milanc,i dcli<' Cinque Giornat<'. La qc..,,a ,;era della grande dcci- ,ionc. appena è andato a letto stanco morto. deve rice\'ere il Minirno d' !ni:?;hilterr~ Abernomby, che gli dorn,rncla allarmati,,imo: « Sapete qut'I c.:ht· avctt' fatto? ». « Sì ». ri,ponde Balbo, « lo (.appi.amo e lo manlt.'rremo -.. « Sapete che avete virtualmt'nte di~·hiara10 guerra all'.\u,tria :unica l' ~dll'at..i. che è una delle più grandi pownzl' mi~ litari d'Europa? :t. « Sì >, replica Balbo, « io ~o che abbiamo fattt1 tutto ciò e che abbiamo fatto bene; a nc,- sun'altra condìzione la monarchia ,i ,.lrebbe -;alvata, come potrei pro,·an i •<' non ~tc,si morendo dal ,onno :t. « 8('- ne », dice Abcrcromby, « dopo d\"t'r fauo tutto que,to, dormite ~<'potet<' ». « E io dormii ». racconta Balho, « pt:r• ché la mia cmcienza era perfettamente tranquilla ». A ,pigolare iwl diario di SC'nior, ri ,arebb<' da ricopiare m<'tà del libro. Di :\-lanzoni. Balbo diceva che t'ra for- (.e l'unico che ~JPC'-'l' ,cri\'Cr(' btne in pro"a italiana. ma in quanto alla politica, « ne ho p3rlato una volta con lui. e non ci potf'va c,scrc nulla di pili tremendo». Dal canto '-UO, &-nior non prende molto -,uJ ,trio Giorn.'rti, il quale, da Paril{i, prono,tica\·a la repubblica unitaria e trattava :\fanmi l" Ko<:.,uth da demagoghi. :Ma, a propo1;,itodell'unità, \"i ~0110 in quc~to libro clementi pr<'1iosi per ~iudican• quanto il prohlcma fm,e <liffirilr Oic-rv,1 a S«·· nior. in Torino, la ~larg:h<'rita di ColJ,,~no: « Noi parliamo di unità itali.1na, ma questo piccolo regno comi.,te di quattro pcovince senza alcun ,;entimento in comune ». E un Buonarroti, in To<.,cana: « Que!lto piccolo durato è un campion<' di unità italiana; Firenze, Lucca, Siena e Pisa ._j odiano l'una l'altra, anche più di quanto odiino l'Au~tria ». E per la lingua? La marchc-.a Ar,-onati a,sicurava che le lingue nazionali del Piemonte erano tre: francc-.c. picmomc~c e genovese, e che alla Camera i de1)utati ~i ,_forLavano di parlare in ilal:ano, ma qu<',ta rra per loro una lingua morta, n<'lla quale non avevano l'abitudine di conver~are . .-\nchc que..,to problema dclia lingua. com<' - e ancor meglio - qu<'llo dell'unità, è ormai ~uperato, ma è bene voltar,i ogni tanto indietro. all'Italia di quando i no~ni nonni erano ancora bambini, per mi ..urarc la ,1rada che ,i è fatta. W. CESARI:-.11 SFORZA. (•)-- '\·''"''~.l."/111/,,1J,f 1/1/!<~Y: {f.,//~i'" tf 0llll>H ;o,,/IC, , ;,, ""i!/i;• , .. rn t/1 ,1-,1,~.. i. B ro, I. lrn.,. 1•,j; minimo riflesso psicologico che non sieno descritti e sottolmcati. ~iente è lasciato in penombra. ).:iente si affida all'intuizìone del lettore. È una pro\'incia letteraria fe-rreameme governata dalla logica. l'na meccanica motiv~ta all'eccesso in ogni impercettibile vibrazione. Da_qucsto principalmente dipende il senso d1 cattiveria e crudeltà che, comunemente cd inge_nuamente, '"iene rimpro\'erato al ).lora\1a. ~on è tanto ch'egli prcdtl1ga rappresentare fu,·fanti. Shake~peare e. Dostoievski ebbero alle mam campioni d1 ben altra forza. \la li lasciavano rifiatare e crearsi la propria Vita. Concedevano loro qualche minuto d1 \"acanza c!,11durissimo mestiere del birbaccione. ::'l.loravia è insaziabile nella sua minuzia. :,,.:on ~onsentc che una figura gli scappi un istante dal binario. I la il senso del don•rc d'un puritano, che cerca col fu~cdlino e mette in luce i pili luridi aspetti della viia e delle cose. Se tutto questo è vero, come fermamente crediamo, esso non esclude, oltre a _una.quantità di succclìsi particolari, la m1rnb1lc serietà dell'ìmpegno di '\lora\·i,1, e la sua esemplare tenacia al lavoro. Dove egli tocca materia autobiografica, come in pagine della Bella t'itn, si ha un improvviso intenerirsi e approfondirsi del tono. Rcllissimi, in ~acco_nu dell'Jmbroglw e capitoli d1 ,·l111h1::um1 sba.eliau,, sono intermezzi e pa~!'.agl{idescritu\'i: visioni <;crali ?ella città, pacsa~2i piovosi, ccc; nei quali 11 ).Iorana non più deduce ed esemplifica da schemi ideologici, ma lihtr.tml·ntc esprime le sue emozioni e la ~ua poesia. IL TARLO LE~ LO~CA "'-;ESI • Oirettore responsabile ,.., \ l-111 RH I· u,t'.\IIH .._ '111.\'\0 •· RJZZOl 1 ~ \ "fM"~\:~f"l _-..

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