10 Al'IIILE t9H•XV D ■ NIBUI I l'AGINA 10 Gia la hiama cappdlina del bivio s'intravvedl'va tra Rii ulivi, a man ritta, in alto. Più in alto ancora, il verde più cupo dei primi castani ~i '.>tagliava su un cielo azzurro carico, unito, 5enza una nube. Voltandosi nel lieve affanno della salita, Marisa guardava ogni tanto il mare: una la• ~tra inondata d'oro. E quaggiù in fondo, dove i dorsi e le vallette della collina coperta di ulivi lo permettevano, la scogliera, il frangente, pc-ai di spiaggia, capanne colorate e bagnanti. Quc:>te erano figurine tanto minute, tanto pie• cole nell'immensità del ,ole, del ciclo e del mare che Marisa stupiva ora di non annoia~i, ogni mattina, su quella ridicola spiaggia, e di essere anche lei ogni mattina uno di quei puntolini colorati. SUL CA.SO MOTTA. Poi sentiva com'era cambiata la stagione, in un mese: il sole più forte, Paria più ferma e calda. Si ricordava l'aria di quella mattina, quando era salita con l'avvocato. Era vicino il mez-J.:ogiorno; faceva caldo; ma c'era vento e portava ancora profumi di fiori. SowMAR.10 Dl!.LLA PIUMA PUNTATA. • L'auuocalo Gino Motta, ziouane e noto profeuionisla mifontse, t mist11iosamente scomparso il a8 1iu1no 1936, a LéL.'anto, dou, ;i tr<' recato 1n ferie. Etli è stato 1,ìsto per l'ultima volta da una signorina, Marisa Porro, ospite, com,: lui, della penJÌoru c. Anna .>.,torio>, condolto dal signor Repelto, Un meu di ricerche non dà risultali, e la preunta di p,uuani nelle acq,u di L,uanto lascia supporr, una 1ristisS1ma fi11e dell'avvocato. Ezli apportit.ne a dislinta fomitlia. le nu du, sorelle sono monache; sua madre, Donna CosttHl{.O Taìno di Taino, , vedova d'un illustre matùtrato. Appunto per iJton..:;a della madre, le inda1ini uen1ono prouguite. Il dott. Soffi, commirn1rio della R. Q,uestura di Milano, si reca a Uuanto per interro1are ancora la signorina Porro. Eili s'intrattitne però dapprima coll'in1egnere Boselli, compagno di scuola dello scomparJo t 1n rtlaàone con la Porro, conoscente di Jua Jortlla. L'ìnlttntrt assicura che l'au.1Jocato Motta aueua conosciulo solo il 1io_,no prima della spariàone la Porro, nella sua villa. e P. molto amica di sua sordla la signorina Porro J > domanda il funtionario atl'ingegnere. rn I MIA SORELLA? No, non è amica. Sa1 l'abbiamo vista molto quest'estate, qui al mare. A Milano... l'abbiamo conosciuta solo questo inverno, e anche noi l'abbiamo vista poche volte. l:. amica di nostri amici, i Tribaudino, quelli del cai;eificio, sa ... >. e Ingegner Boselli, io so che lei è un gentiluomo. Per affetto verso il suo amico, io le chiedo un istante di dimenticare questa sua bella qualità. Che cosa pensa lei della signorina Porro? > e Non occorre che io dimentichi di e~sere un gentiluomo. La signorina Porro è una brava ragazza ... Oh Dio! Non è mica una monaca, ma è una brava ragazza. Capisco beni~- simo che se lei domanda in giro, molta gente le darà informazioni meno benevole ... ma è la solita ,toria : una ragazza perché va a spasso di notte con un ~iovanotto, o perché va in barca con un giovanotto 1 deve essere senz'altro una cocotte ... No, mi creda, altrimenti mia madre non ammetterebbe di averla per ca~. Nemmeno qui al mare>. Il dottor Stiffi .sospirò; poi : «Ma l'avvocato Motta, non crede lei che giungrndo qui abbia stretto... un'improvvisa relazione con questa signorina? > e Lo escludo nel modo più decisivo>. e Sappiamo di positivo che l'avvocato ~Ot· ta non aveva dispiaceri di carattere finanziario. ~i dica ora lei che lo conosce così bene: aveva dei dispiaceri di carattere... pa~sionalc? > e No>. e Come fa k·i a ri\pondenni coc.ì rccirnmente? > e Eh, mi avrebbe raccontato, lo avrei saputo, lo avrei capito ... e poi lo conosco troppo bene: non era il tipo>. e All'epoca della c.comparsa1 o anche prima, non aveva una relazione, un legame con qualche donna? > e Non ha mai avuto niente del genere. Era un romantico, un sentimentale. Un po' chimo, \C vuole, un po' timido con le donne>. La signora Rcpetto bus,;ò : e La "ignorina Porro sta scendendo le \Cale>. 11 dottor Stiffi si alzò e spinse l'ingegnere veno la porta del .~iardino: e Non le rincresce attendermi fuori? Avrò ancora bi,;ogno di lei>. Marisa apparve in calzoncini di tela giallo a\'orio cortt al ginocchio, e una camicetta di \eta bianca che lao;ciava intravedere la pro• cace forma dei ~ni, gro,;si ma splendidamente alti e rotondi. Le gro,;se gambe erano nude, ricoperte di una peluria dorata. Portava un paio di ~carpette da tennis, senza calze. Venne incontro dccic:amente al dottor Stiffi che ,i pre,;entò: e Nanari, del Secolo>. e Piacere. Porro. S'accomodi >. e Il tempo è meraviglioso>, dic;sc Stiffi sedendosi accanto a ki e offrendole da fumare: e mi pare che lei ,;;ia un'entu~ia,ta di quec.ti po,ti, no?> e Ne vado pazza >, ri,;;e )1ari,;a aprendo le larghe labbra dipinte di ro~'ì0 arancio e scoprendo i denti bianchi,;c;imi. diritti e forti. e Ila già fatto colazione? > continuò Stiffi g:•Jardando quella bocca. e Io non faccio mai colazione. ~angio poi moltis ..imo all'una. Sto in acqua delle ore intere». e Bac;ta! > Il dottor Stiffi picchiò una mano ,ul tavolo e ,;;enza lcvar,;i, ma fi<,c.;:mdolnaegli occhi continuò : e Ora basta. Con chi crede di parlare lei? Io sono il dottor Stiffi, della Questura di Milano. Dov'è l'avvocato .Motta? Lei deve saperlo! » ~fari"a restò ~enza fiato. e Dov'è l'avvocato Motta? Ric;ponda immediatamente, o io l'arre,;to >. e :\fa \Cmi... > ~1ari,;;a cercò di re,;tarc calma: e ma \CW,i... io ho già fatto una depo,inone alla Spezia ... > • Ah ! ah ! ah ! ah ! la depo.,izione... bella roba ! Quella deposizione sarà la c;ua rovina. Ah I ah! ah! >. li dottor Stiffi rhf' c;onoramentc, dondolandmi indietro ,ulla c.edia, allargando le gambe, al1.ando lo c:guardo al ,offitto. DI M'IAHIO ~lari\a protcMÒ: e Tutto quello che ho detto nella depo~izione è la pura \'Crità, e sono pronta a ripeterlo d1 fronte a chiunque. Lei non può arrestarmi. lo non 50110,o!-pcttata >. Il dottor Stiffi tornò improvvisamente a fissarla e le di55C piano, tranquillamente: e Lo dice lei. ~la non è vero. Lei è sospet• tata. Una contadina, una vecchietta che stava raccogliendo imalata in un orto vi ha vhto che salivate per il sentiero, quella mattina. t una povera donna che non legge i giornali, e non aveva c:aputo nulla dell'accaduto. Lei, mia cara ,;ignorina, ha creduto di farla franca. Non ,i è mos~a da Lévanto ... bagni, remate, passeggiate coi giovanotti per terra e per mare ... mi lasci dire, !.Ì, divertimento, sport, aria libera, felicità... e anima in pace, coscienza pura ... ah! ah! ah! Ma si è sbagliata. Tutti i nodi vengono al pettine. C'è sempre un occhio che vigila. Questa volta è saltata fuori una povera vecchietta. Sta di là in cucina. Se la vuol vedere, ~ la vuol sentire, le faccio fart subito la cono,;cenza. Che co,a ne dice? > Il dottor Stiffi atte~e un momento, guardando Marha di 'ìottecchi, poi riprese dolcemente: e Guardi... Voglio farle una proposta. Siccome io non sono quel cerbero che forse le sembro ... non mi guardi con quegli occhi, uh! no, veda: siccome io non sono quel cerbero, le dò un consiglio. E: meglio per lei che mi dica tutta la verità. Tutta, ,llbito, in quec.to mo• mento, e senza tante storie. Perché poi è peggio. Via! Che cosa c'è stato fra lei e l'avvocato Motta?> Il dottor Stiffi non aveva finito che Marisa scoppiò a piangere tutt'a un tra.tto, e fra i singhiozzi cominciò : e Niente! niente! glielo giuro in nome di Dio, sulla testa di mia madre, di mio padre e della mia sorellina! niente! soltanto che, sul sentiero, e sarà forc.e stato allora che ci ha vi~to la contadina ... ma era proprio l'ultimo momento, e allora deve anche avere visto lui , he fu~giva ... ebbene, sul ~entiero, prima di arrivare a quella cappellina della Madonna ... lui improvvi~mente come un pazzo mi ha preso per le braccia, mi ha stretto qui le braccia, e ha cercato di danni un bacio ... > « E lei allora? > incalzò Stiffi. e Niente, io non ho voluto! è ,tato così improvvi'iO che mi ha fatto paura. Credevo che foc.se diventato matto. E~a pallidissimo, le labbra gli tremavano, aveva gli occhi fuori dalla testa. lo 'iùno stata così calma che non mi sono fatta accorgere che avevo paura ... anche perché mi faceva pena, poveretto! Mi sono messa a ridere, e gli ho detto: - Che cosa fa, avvocato? è matto? mi lasci! mi fa ma• le! - e continuavo a ridere. Allora lui mi ha lasciato adagio e si è mes~o a piangere senZ('ldir niente ; gli \Cendevano giù per le gote dei laP"rimoni, lo vedo ancora ... Stavo per consolarlo, non so... ma non mi ha dato il tempo. Di colpo smette di piangere, caccia un urlo disperato, e via a co~a frenetica su per il sentiero. Giunto alla cappellina, dove il ,;entiero si divide (di qui va su alle Grazie, di là toma a o;cender<"h) a preso la strada che saliva e in un momento è scomparso. Gli sono corsa dietro chiamandolo, guardando se lo vedevo spuntare da qualche parte. ~la dopo mezz'ora, a\'evo anche fame, sono tornata giù, sicura che non era niente e che lo avrei rivisto nel pomeriggio. 1 nvece ... > Raccontando, a poco a poco si era calmata. Infine ,;j asciugò le lagrime e tornò a guardare Stiffi diritta, decisa, ,;enza ph't ombra di timore. Stiffi sempre con lo ,;tcsw tono arrabbiato free: e E questo è tutto? > «Tutto>. e ~ pronta lei a ripetere quanto mi ha raccont.Ho, tutto, esattamente, di fronte a testimoni?> e Sono pronta>. e Ma prima della pas,;eg,~iata, C0\a c'era stato prima? > e È '.'lcritto nella deposizione >. e ~la l'avvocato non le a\'eva fatto la cor• te la ~era precedente? > e Corte?! Se vuol chiamarla co,;;ì.., A ripcnc:arci bene, ora capi<iCOche for\C non gli ,arò di,;piaciuta. ~fa le ac;\icuro che quella sera non mt.' ne ~ono accorta. lo non ho altro da dire. Dov'è quella contadina? Se dice la \'Crità1 non può dire di aver vi,to nient'altro>. La ve::chit:tta non esi,;tcva, naturalmente. Era \tata una geniale invenzione. Ma il dottor Stiffi non e.copriva mai il suo gioco, neanche dopo la \'ittoria. e Ch'.amcrò la vecchia quando crrderò bene di chiamarla. ~fa lei pt'rché non ha raccontato tutto que,to al c0mnii,~ario della Spezia? > e Non era succe,,o niente, fra mc e l'avvocato. Nemmeno un bacio. ~li pareva ridirolo raccontare una coc.a co~ì >. e Ridicolo? Ammettiamo per e,;empio r-he lei abbia detto la vrrità: ebbene, non ~a che importanza ha la ,ua dcpo,;izione? La r.,uadepo,izione ha,terebbc a provare chr l'a\'\'OCato ~•fotta era uno squilibrato. Ora vcn(ta, ,i alzi. Andiamo>. e Dove?> li dottor Stiffi la fic:sò: e S.,pr:•bbc lei ritrovare il punto r,;atto del ~entiero clo\'e ha vi~to per l'ultima \•olta l'av- \'OCato? > e Si capi,;cc >. e Andiamo allofa, ,i Ye"-la>. SOLDATI_! Mentre il dottor Stiffi interrogava Marisa, il ~ignor Repetto passava dalla tristezza alla speranza e nuovamente alla tristezza. Origliando alla porta del corridoio, dapprima si era rattri,;tato al tono cordiale e calmo della conversazione. Niente da fare, il dottor Stiffi era venuto per un'inchie,ta sueerficiale, formale: l'opinione che l'avvocato Motta era morto mangiato dai pescecani non avrebbe trovato contrasti né smentite, presto la riviera ligure e soprattutto quella di Levante sarebbe abbandonata in massa dai bagnanti: i gitanti di frrragosto si sarebbero riversati sull'Adriatico. Poi, a udire la voce severa dello Stiffi e finalmente il lungo pianto e il racconto confuso di ~larisa, era tornato a respirare: tra l'avvocato Motta e la signorina Porro c'era stato Ormai il dottor Stiffi non le incuteva più nessuna wggezione. Lo guardò. Poveretto, come faticava a ,;alire. E pensare che quell'uomo due o:-e prima l'aveva fatta piangere! Marisa non se ne capacitava; ma non ~ntiva rancore per Stiffi. In fondo era contenta di es;ersi tolta quel peso, e di aver det•o a qualcuno quel po' di verità che lei sapeva sul caso Motta. Quanto alla vecchia contadina che coglieva l'imalata, piano piano, riflettendoci, cominciò a sospettare che si trattasse di una invenzione. Ma non di,;se nulla al dottor Stiffi. Quando giunse al punto precic.o dove l'av. vocato Motta aveva tentato di abbracciarla (riconobbe il posto perché si ricordava che era una svolta: c'erano dei gradini di mattone disposti a ventaglio, e la cappellina era un trenta passi più su, al bivio) allora si fennò, chiamò Stiffi e gli disse tranquillamente : e Ecco, è qui >. « Vadano su, loro>, free allora il dottor Stiffi a Boselli, Repello e Gargiulo, indicando La signorina Marisa Porro (da una istantanea presa sulla sptaagta dt Lévnnto). qualcma: ~i era suicidato, i pc,cecani non c'entravano, lo si poteva dichiarare ai quattro venti. Ma non era finito l'interrogatorio che veniva il portalettere. E fra la posta c'era, in• dirizzato a lui, Proprietario Pensione .--\nna ).faria, un giornaletto: La Squilla dell'Adria• tico, stampato c.cttimanalmentc a Riccione. Il giomai<.·tto portava in prima pagina, S<'.~nato a matita blu, un articolo intitolato a ~ro~i caratteri: / Percecani a léuonto. L'articolo riporta\·a il trafiletto del Corriere, e poi commentava, deplorando ipocrita• mente le insidie della riviera tirrena, e in particolare di quella li~urc, e adducendo varie ragioni che dovevano provare l'esistenza di c;quali nel Tigullio: coste ,;;ubito profondissime:-, correnti fredde, ·navigazione di grandi piroc;cafi; infine, riportava testimonianze di na- \'i~atori e aneddoti di ogni epoca. Il signor Bonifacio Repetto era un uomo sui trentacinque anni. bruno, ben pasciuto, ricco, avaro e traffichino; ma aveva un grave difetto : credeva di fare l'albergatore per ca.)o, e di C"N:re una pcr,ona, anzi una per ..o. nalità cccczionalmC'nte intC'lligente e importante. Non prr nulla aveva ,;posato una straniera. E per que,to si preoccupava dei pescecani come ..,e egli fosse il proprietario non di una piccola pcmionc a Lévanto; ma di almeno venti grandi alberghi tra Vrntimiglia e La Spezia. Ll moglie lo ri~O'i\e dalla tetra contemplazione dell'articolo mmtrandogli il piatto del pec.ce frcc.co. che il Bacicìn aveva portato. e \'a bene. Guarda che co'ia d("vi fare>, ,;;piegò il diplomatico Repetto alla moglie: e Qui fuori c'è quella guardia in borghe!->eche accompa~na il "commi,~rio. Facendo finta di niente vai fuori col piatto. fa~lirlo vedere, digli che è pe,ce pec;cato ,tanottc, mera\'iglimo >. Saranno c:tatc le dieci del mattino quando una comitiva compo,ta dr! dottor Stiffi. df"l1' ag«.-ntc Gargiulo. dt"ll' in~egn('r Bosrlli, di Mari,a e di Repetto ,aliva lrntamentc le ultimt· r.1mp1•del famo,o ~rntiero. la cappellina. e Noi veniamo ,ubito ~- I tre obbedirono. 11 dottor Stiffi ~i tol,c il panama e si a,ciugò adagio il sudore col faz• zoletto di c:eta. Aveva litabilito, in guel punto, di spaveritarc nuovamente Marisa. Lo a\'Cva stabilito non proprio perché credeva che Mari~a gJi ccla~c,c ancora qualcma, ma per ,;crupolo di coc:cienza e per fare il mo dovere fino in fondo, c~n tutta la solerzia e lo zelo che gli erano propn. Soltanto che, mentre si asciugava il ,udore e attra\'er,;o le palpebre socchiuc:e g-uardava il mare, capì con chiarezza as50luta che sart'bbc stata una fatica inutile. Pemò alla colazione dli' Repctto gli aveva offerto, e lui non ave\·a anC?ra de!to di c:ì; pensò alle triglie di cui Garg1!-1l?gh aveva parlato. Guardava il mare, gli uhv1, tutto quel ',()le, e a un tratto si acco11>e che stava pensando alla Sicilia, -,ua patria; e gli venne anche in me{lte l'ufficio di Milano, dove quella sera stec.saavrebbe dovuto riprendere ~ervizio. Riprendere servizio? Dunque non stava lavorando? Stava facendo una passeggiata? No, non riu'-Civa a dar~i torto: quella ragazza era ,incera. La guardò di 'ìOttecchi u!1 istante, mentre si rimetteva il panama. E, d1 nuovo, non_0\tante ogni riflcc:'iione, per abitudine profess10nale stava per incominciare ad interrogarla, _quando qualcuno gridò dall'alto, dalla cappellina: e Signor dottore! !->ignordottore ! > Era Repetto che chiamava. e \'t•nga su subito venga a vedere cma abbiamo trovato qui ». ' Marisa si shmciò di corc;a su per la ~alita. Stiffi, d'i,;tinto (un po' perché non ,i c;entiva d.i correre co,;ì, e restare indietro gli pareva ndicolo, e un po' per paura che la ra~aua arrivando riuscis'>ca celare o di,;trug~crr qualdw indizio) le gridò: e Fc1ma ki, ~i~norina ! > ~larisa continuaYa a correre. e Fenna, ha capito? glielo ordino! > Allora Mari,a si frnnò. e Si calmi purr. Lei viene ,;u con me•· La raggiunsr e .. a!ì con lei, piano pia11n. fino alla cappt•llina. Qui Gargiulo, con le braccia apert~, te• neva indietro, come se si fosc.e trattato d1 una folla, Repello e l'ingegner Boselli. La cappellina era un piccolo edificjo di _muratura, bianco, con un tetto di arde!.1a. !)1.etro la cancellata c'era, in uno spazio brev1ss1mo? un altare con alcuni vecchi vasi pieni di fion finti. Jnfilando un braccio tra le sbarre della cancellata c;jpotevano toccare i vasi. Una cappellina come tante nelle campagne d'Jtalia. L' affre~co, mezzo rovinato, rappresentava la Madonna delle Grazie, al cui Santuario il sentiero conduceva, con un'ora ancora di cammino. e Che cos'è? > fece Stiffi giungendo: aveva camminato così adagio che non era affannato. e Delle carte stracciate >, rispose Gargiulo, e ma il ~ignor Repetto dice che ha letto su quella busta gialla il nome dcli' avvocato Motta>. e Fermi tutti >, dic;,e ,olennemente il dottor Stiffi. Salì sul gradino di pietra. Appoggiò il viso alle sbarre della cancellata. Guardò a lungo, poi, volto all'agente, di,;se: e Gargiulo, aprite>. li cancello era chiuso da una catenella arrugginita e da un lucchetto. Gargiulo e.-.aminò un i5tantc il lucchetto, poi trasc;e di tasca un mazzo di chiavi, ed aprì. Sfilò la catena. Spalan~ò il cancello. JI dottor Stiffi entrò col corpo nel vano, guardò attentamente intorno a ,é le pareti della ~appellina, l'altare, i vasi, e finalmente prese le famor,.e carte. Si llJ.ttava di una mezza busta gialla: nell'angolo a c:inistra era la dicitura st~mJ?a.ta: Av\'. GrNo MonA PROCL'RATOREe, I indirizzo e il telefono dello studio, a Milano. Poi c'erano molte fotografie, tutte stracciate. P.oi l'altra metà della busta gialla. li dottor Stiffi depose tutto ~ull'altare e cominciò a 11costruire le fotografie. Lavoro fa. cilis~imo perché erano stracciate soltanto in due pezzi. Erano tutte fotografie di donne, istantanee la maggior parte e a figura intera. Stìffi chiamò l'ingegner Boselli e gli mostrò le fotografie : e Lei conmce que~te ,ignorine? > e Sì >, rhpo,;e l'ingegner Bo~lli non poco stupito. e Questa è la signorina Cresscvich, la dattilo_F;rafa del ,uo ufficio. Questa è la piccola 1 ribaudino. E questa ... è mia 50rella... > e Un momento>, interruppe Stiffi. Adattando i due pezzi della busta s'era accorto che contenevano una fotografia che anch'es'ìa era qata stracciata in,ieme alla busta. Cavò fuori i due pezzetti della fotografia, li ricompose. Era una fotografia formato cartolina Ji Marlene Dictrich, con un grande cappello, e con un boa a peli lunghi e fini che si teneva chiuw con la mano al collo. Le palpebre abba..-c:atelasciavano appena intravvedere i gran• di occhi languidi e vizio~i. Le labbra socchiuse tenevano negligentemente una sigaretta. La mano era bianca e morbida, le dita affu~olatc, e le unghie entravano tra i peli del boa, Il dottor Stiffi voltò i due pezzetti, ricomponen• doli ancora: e Scuc;i, ingegnere, guardi qua. È la callig:ra• fia dell'avvocato Motta que,;ta? > Sul rovescio della fotografia di Marltnc c·era c:critto, a lieve tratto di matita: Mater /. Mater I. A1atcr A. ,Water A. .\1ate, B. C. Mate, D. G. O mio Regina .#ta Signora .Mia Padrona L'ingegner Bo,elli guardò e dis~e: e Sì. La sua calligrafia >. Que~te fotografie stracciate e queste minerime parole co~tituirono l'unico ri,;ultato po- ,itivo di intere settimane di ricerche sulla \Comparc;a dell'ayvocato :\1otta. A mezzogiorno e mezzo il dottor Stiffi, ridi- 'tec;o a Lévanto, accettava l'invito del signor Rcpctto e gmtava l'ottimo pesce, con la maggior ~oddi~fazione del ,olerte Gargiulo. La sera, i due erano di ritorno a ~lilano. Pochi giorni dopo la madre dell'avvocato ~lotta "apeva che la \Ìgnorina Porro era ,tata intcrroctata a lungo, con tutto il rigore; d1e un sopraluogo mi• nu7jo-.o era stato eseguito; e che ancora non ,i aveva ne,,una pro\'a '-icura, ma che un ,ui• ddio mediante annegamento per improv\'i\O squilibrio n"lt'ntale ,i affaccia\'a ogni giorno all'opinione dell'autorità come l'ipotesi pili probabile. CAPITOLO SECONDO IL carillon dell'atrio suonò dolcemente le è.icci. Nelle grandi, buie camerate le bambine ormai donnivano. ).1ère Duchec:ne andava "iU e giù, lenta, ,;ilenziosis,;;ima, tra le file dei bianchi lettini: di('eva il rO\ario as,o- <:iandosi1 mentalmente, alla preghiera delle altre ~ladri che giungeva cupa, fioca, a inter- ,·alli regolari, dalla lontana cappella. Nella cappella erano radunate, per il roo;ario e le preghiere della sera, le ~ladri del Collegio. L'oscurità era completa, salvo il cuore ro~, illuminato da una lampadina interna, della statua del Sacro Cuore, a dc~tra dell'altare. Le Madri, nelle ampie ve,ti e veli neri, erano inginocchiate qua e là per i banchi, ciascuna al po,;to che occupava durante il giorno accanto alla prop1ia clas,;e. Ora mancavano le bambine; e i lunghi tratti dei banchi vuoti e lucidi ,e.paravano l'una dall'altra le Madri in preghiera. J visi, incorniciati nei brevi bordi bianchi delle cuffie, erano fi.-.sial viso dolcj.,,,. ,;imb di Ce\Ù; ('he il cuore illuminava dal ba'>'iOdi un lieve riAcs'ìOdorato. Si vedeva soltanto la barba bionda e le labbra : gli occhi ..,i perdevano nell'oscurità. Le Nladri pregavano compo~te, in ginocchio, i busti e i \'Olti eretti. le mani giunte, movendo appena le labbra. A-1aur lni...iolata, ora pro cir - ,\1atn /,ite. merata, ora pro eif • Afater Amabilis, ora pro eis - A1atrr ..Adorabalis, oro pro eis . Mate, Boni Connlu, ora pro eis - A/att·r Dnina, Gratiae, ora pro cis. La Madre Superiora, ~è:re Fontane,; dice-va lr invocazioni: cl"1r,(Ò DUlçissimà». E• tutte- le Madri in coro, ,;ommec;,;ema co,ì di,tinte chr pareva di poter contare quante pronunoa~;tno con accento francese, e quante ('On italiano e quante con tcclr~co, rispondevano: Ora pro eiJ. • - I continua). MARIO SOLDATI
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