Omnibus - anno I - n. 2 - 10 aprile 1937

ANNO 1- N. 2 • ROMA IO APRILE 1937-XV I FALSA [Dal nostro inviato] Gibiltnm, oprile '.::COMI, per pochi giorni, a Gibilterra, chiave del Mediterraneo. In nessun luogo della terra, forse, come in questa formidabile roccaforte dell'Impero Britannico, si ha la netta impressione che H mondo, per g1i Inglesi, non è altro che il buco di una serratura. Ed è proprio su questa concezione del mondo che l'Ammiragliato ha fondato l'assioma della potenza britannica: per esser padroni in casa d'altri, basta avere In tasca la chiave della porta d'Ingresso. Una concezione da portinai, se si vuole, che fu già jlreca e punica. Ma, piò che antica, invecchiata: poichè da qualche tempo a questa parte si vien formando a poco a poco, ne1la coscienza del popoli, U sospetto che l'Inghilterra, padrona di Suez, di ~Inlta, di Cipro. di Gibilterra, di Singapore, non abbia In tasca che un mazzo di chiavi false. Tutte chiavi Inglesi, s'intende, fatte del migliore acciaio di Sheffleld, uscite dalle migliori officine di Armstrong. Ma false e arrugginite. Son qui da tre giorni In attesa del visto che ml consenta l'ingresso nena Spagna di Franco: e da tre giorni ml aggiro, sorpreso e divertito, per le \"luzze del quartiere spagnolo, dense di colori, di odori, dJ sapori, striate d'ombre gialle e verdi, e per le ,te alberate, chiare, pulHe, del quartiere inglese, di queJlo che certi Spagnoli di qui chiamano con disprezzo " the smart ghetto". ••Smart": cioè elegante, ma ghetto, per quell'abitudine che hanno gli Inglesi, sparsi in tutte le parti del mondo, di vivere tra di loro, separati dal resto deH'umanltà in bel recinti guardati da sentlne11e, proprio come i~ un ghetto. La copia identica di tutti I quartieri Jngtesl in tutte le colonie e In tutti i possedimenti della Gran Bretagna. Le stesse case, te stesse strade, gll stessi negozi, gli stessi .. clubs", gli stessi "policemen", gtt stes- ~i ••courts.:• di tennis: campi di ••cricket" e rii •·polo", groundc;; di golf. Gh stc:;,,i visi. ~o. nou Kli -.:te'•~• vi ,t. Direi che qui a Gibilterra, nel viso degli ufficiati di marina, degli ufficiali dei reggimenti scozzesi della guarnigione, dei funzionari, del marinai, del soldati, si avverte qualcosa di profondamente diverso dalla flemma, dalla fredda Impassibilità, dall'orgoglio soddisfatto e sicuro che formano la caratteristica della convenzionale fisionomia dei figli d'Albione. VI si legge una vaga Incertezza, un Umido disagio, quel senso d'Impaccio e di disappunto che si prova accorgendoci, al momento d'introdurre la chiave nella serratura di casa, che cl bi è sbagliati di chiave. Io ml domando se non siano le notizie sul recenti succes·, degli eserciti di Franco, l'Immediata vicinanza di uno del più gravi focolai della crisi europea. o meglio, della crisi delJa potenza britannica nel Mediterraneo cioè In Europa e nel mondo, a imprime.-e in questi vtsf Inglesi tale insolita espressione di disagio e di disap-. punto. E' questa la prima volta che m'avvienc di avvertire, In volti britannici, il sentimento di trovarsi a dlsa~io in casa d'altri. Nei riguardi della Gran Bretagna, la massima alla quale si sono attenuti, per prudenza e per necessità, i popoli d'Europa, e si può dire del mondo, è stata, per secoli, quella di fare In modo che gli Inglesi si sentissero a loro agio In casa d'altri come se si trovassero In casa propria:,. at home ". Ma ormai è chiaro che i popoH cominciano a rifiutarsi di seguire più oltre questa antica massima della cortesia Internazionale. I popoli, affermava recentemente, con ranimarico, Lloyd Geor~e. cominciano a mostrare di aver capito che la potenza britannica si regge su O juste a mistake ". su un semplice sbaglio. Tutti gli sforzi di Eden, test a risolvere Il più urgente e 11 più attuale problema della politica imperiale, consistono nel tentar di persuadere i popoli, specie le nazioni d'Europa, e più specialmente ancora quelle del :\tedlterraneo, che la colpa dJ questo •• semplice sbaglio" non é della chiave, ma della serra~ tura. Molte sono - in altre parole • le cause che concorrono a s,•alutare l'importanza e l'efficienza delle posizioni strategiche, cioè delle " chiavi", dell'Impero Britannico. Cause tecniche, morali, geografiche: l'aeroplano, il sottomarino, Il risorto sentimento nazionale dei popoli, I nuo, i rapporti (determinati da ragioni di varia e complessa natura) fra geografia e politica internazionale, e soprattutto, per cfò che concerne Gibilterra e il ~'1editerraneo, " la rivelazione della potenza militare e navale delJ'Jtalla fascista". Nel caso di Gibilterra, Il problema non é nuovo, essendosi presentato già, per la prima volta, nel secolo diciottesimo, al tempo dell'alleanza franco-spagnola, della perdita di Minorca, del• l'assedio di Gibilterra, e della pace di Versaglla del J 783. Allora fl problema venl\'a enunciato, a Parigi, con la formula:" chi ha in pugno la Spagna ha In pui,tno Gibilterra". Era una formula sbagliata, come si é visto fino a ieri, e, si può dire, fino a oggi. Ma dal primo WfJllam Pitt, Conte cli Chatam, da Fox, e dal secondo Willlam Pht, li giovane, il problema della" chiave" del \lfediterraneo fu risolto nel senso degli interessi imperiali brltannlcf soltanto in grazia delle condizioni In cui si tro,·ava l'Italia, dhisa e Inerme. l,'ltalia non era ttn• cora in grado di assol\'ere le. sua naturale funzione di " vera" chfa,e del ).<!edherraneo. O~gi lo btesso problema si pre-,enta a Baldv ..ln, erede della con-.:ezione hnpedale del tem1>0 di Giorgio Il e di Giorgio 111, In termini sostanzialmente di\'t:rsl da come si presentava al Conte di Chatam. a f'o..: e al secondo Ptrr. Poich~ Ja risorta potenza dcll"ltalia fascista, la renna. incrollabile volontà di \Ju~!>olini, l'armato senso di Jtiu-.tLda del popolo italiano, hanno mo<,trato agli Inglesi che la porrn del .'.\-1editerraneo non <,i apre nè si chiude, ormai, dal di fuori, ma dr1I di dentro. "· G· 11 PAGINE UNA LIRA LE J:-.DJE SOTTO LA CORONA IMPERIALE SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE CRSII DEL I'MPERIALISMOINGLESE C\Dl 1 II\RV 1 A1 IDil@®~fu1~ffiW&~®ffill IT Londra., aprile. lA LE OOMA>:DE che più spesso, da qualche ttmpo, si sentono ripetere a Pari~i, a Londra, a Berlino, a Roma, v'è quella se l'aristocrazia inglese sia veramente entrata in una fase di decadenza. Ingenua domanda. L'attuale situazione dell'aristocrazia, in Inghilterra, non è molto di\'ersa da quella dell'aristocrazia nei vari paesi del Continente (cc• ceuo, s'iniende, la Russia). In Francia, in Germania, in Spagna, nella steHa Italia fa. sciita, l'aristocrazia ha finito il suo compito, ha chiuso il suo ciclo storico: non s'identifica più, cioè, con la classe politica dirip:entc. Forze nuove ir;ono sorte dal izrembo della borghesia e del popolo, nel corso di un processo di evoluzione e di ri\'oluzione che dura ormai da più di un secolo, ed ha avuto momenti drammaticissimi. Queste nuo\·e forze hanno assunto il potere un po' dappertutto. Anche in Inghilterra. La classe che un tempo si chiama,·a ariuocraz1a, oggi, in Inghilterra, si chiama Tht uppu ltn thousand: i Diecimila del piano superiore, diciamo, per tradurre la t1p1ca espressione inglese 1nparole correnti. In alcune nazioni, come in Italia e in Germania, queste nuo"c ilitts sarebbero certamente state ricacciate indietro e sommerse, nep;li anni dell'immediato dopoguerra, dalla furia rivoluzionaria del proletariato rosso, se un t.:omo non fosse sorto, ).lussolini, Hitler, ad assumere in s4!:e sopra di s4!:,nella propria coscienza e sulle proprie spalle, la somma del potere e delle responsabilità non solo politiche, ma sociali, morali, economiche, storiche. L'n Como che concilia nel proprin ,p1r,tn, 11' ur. p r;o:tt,, , .. libr .. fnt,o d1 volomà, dì dignità, di g1ustiz1a e di onore, le qualità e i difetti contrastanti di queste nuove il,ttr. di questi nuo\'i agKruppamcnti politici e sociali spesso improvvisati, spesso impreparati. IQ altre nazioni, invece, come in Francia e in Inghilterra, l'aristocrazia ha rinunciato al potere, alla propria funzione tradizionale, ma non alla lotta politica, intesa come sport, come sport eleuorale, se non altro In lnghiherra, cedendo il passo alle nuove forze che degli antichi nlu"gs e degli antichi tor1,s si son proclamatr eredi in nome del liberalismo e del consen·atorismo, l'aris10crazia si è rinchiusa nel s11.crorecinto delle proprie tradizioni e dei propri privilegi (e non del tulio figuratamcnle), si è messa sul piede di casa ", come già la gtntry, come ~ià gli sqràrts del tempo di Cromwell o di Carlo I, d1 Giacomo II o della Regina Anna, si erano ritirau nelle proprie terre, nelle loro halls ri\·cst1te d1 legno di quercia stagionato dur1rnte gli anni del regno dei Plantageneti e dei Tudor, da\·ant1 a una bottiglia di nno di Porto (cd è propno questa, sempre questa, l'aristocrazia che ha fauo del Porto un \'ino inglese, come dice ).lacaulay, e del latino un dialetto familiare), o da\·ant1 a una bottiglia di alt. accanto alla finestra spalancata su nebbiosi om:zonti d'erba e d1 boschi. La aristocrazia inglese ha, insomma, acccltrato, dopo la guerra, il processo di involuzione già mizia1osi con l'a,,,·ento al trono della Regina V,ttona, esponent~ della m_entalità_,dei gusti, dc, costumi, degli mtcreH1 mntenah, morali e religiosi della borghesia, di tulle le \'aric1à della borghesia, dai monr_wd mtn della City a, piccoli borghesi dei quartieri del South West di Londra, dai piccoli proprietari delle Contee del Sud agricolo, ai ~randi indwmiah delle Coniee del :-.:ord. Senza dubbio la nobiltà, le (Z_randifamiglie, dànno ancora il tono alla vita sociale inglese. Lo snobiir;mo è la più $!'rande leva della , ita pubblica e pri\'ata, in Inghilterra. anzi, nel• l'Impero, e 1'hackera)' è il suo ~rande profeta. 11 reta(Zgio di costumi, di tradizioni, di pregiudizi e di con"en,:1oni, che regge ancor oggi I rapporti fra le classi e gli indiddui, è un re1agg10 aristocratico. Ma è certo che la ar,stocraziR non comanda più, non s'identifica più con la classe poli1ica dirip:entc. t materia per I gosnp 1uiters, o cronisti mondani, non è più materia di cronaca parlamentare. li timone della politica è passato nelle mani di una classe mista, che nella grande maggiortlnza è formata di elementi nuovi, se pur n abbondano i nomi delle grandi famiglit schie• rates, in opposto campo ad Hastings. Questa classe mista detiene fortemente il potere: e non lo lascia che in "ia pro\'\"isoria, secondo la classica altalena del giuoco parlamentare, per riprenderlo inevitabilmente a scadenza più o meno lunga. Conricn·atori e lib~rali sì avvicendano al go\"erno della cosa pubblica, e per molto tempo ancora, forse per secoli, si alterncrann~ nel gioco delle mag'(ioranze e delle minoranze, sotto gli occhi noualgici non 11101d0ell'ariritocrazia !'ltorica, dei \'Cechi clubmrn. di St. James' Sitrcet e di Pall :'l.lall, ma di quegli stessi elementi di Corte, forse meno rari Of.('(1 e mt>nO \"Ì\"I di quanto non si_creda, che "_edrebbero \'Olcntieri una ma,::- a1orc autonomia della Corona ncll'ahernativa dei partiti al potere. :\-tolti poi, m Europa, .'liudicando le vicende politu.:he dcll'in'(hiltcrra, confondono aristo• craz1a con partilo con~en·atorc. f,rrorc di giud11.io don1to ad i~rnnrama delle cose 1nglesi. I nomi delle grandi famiglie abbondano tanto nel partito democratico e liberale, quanto nel partito consen•atore, intendendo per democratici e liberali i progressisti di ogni etichetta e tendenza, compresi i lnbunst1 I:: 1n cris.i •• si domandano molti, in Europa, confondendo aristocrazia con partito conser\"atore, è in crisi il conservatorismo inglese? . >:o: il partito consen·atore non solo non è in crisi, ma sta attraversando uno dei suoi momenti più fortunati. Grazie a Bald" in? In gran parte, ma non del tutto. Baldwin è l'uomo della City, il realizzatore dell'abbandono della parità aurea, l'uomo della reazione conscn·atrire contro l'eccessivo spir,to inno\'atorc, e per ceni aspetti frondista, di Edoardo \'Il I. L'uomo, per intenderci, che ha osato richiamar bruscamente il Re • quella che, secondo la migliore e più tradizionale concezione ton•, è la funzione della Corona. Bald\, in è og{(i, soprauutto, e non bisogna dimenticarlo, l'uomo che ha scenato sul mercato britannico , 150 miliardi di lire del riarmo. Da quando :I Parlamento ha preso, in modo defimti\'0 1 il sopravvento sulla Corona, cioè fin dalla ri\·oluzione parlamentare del 1688, che fu una ri\"oluzione u:h1g, 11 larga tendenza democratica e liberale anche nei riflessi economici, morali e religiosi (e il primo u·hig, per citare la famosa definizione di Macaular, fu il diavolo), 11vero elemento predominante nella vita politica inglese è stato l'oro. E sarebbe ingenuo credere che si voglia alludere soltanto alla corruzione. La corruzione parlamentare è stata cd è un effetto ine,·nabile, ma secondario, dell'aV\"ento al potere delle " 1J..u.: rncr.-r,:ili, ini;.·atosi C(,:'I l'atcen, ,., trono dtda Dinastia di Hannover e cuinun:.U, durante 11 regno di Giorgio II. Dal 1688 in poi, il potere politico non ha fatto che passare alternati\"amente dalle mani dei Rhigs a quelle dei tories, dalle mani del partito conscr\'atore a quelle del partito democratico e liberale, secondo il fluttuare dei grandi interessi finanziari e commerciali. Predomina il partito che a un ceno momento riesce a rappresentare il più cospicuo raggruppamento d'interessi finanziari. Andr4!: :vlaurois, nel suo rectnte libro Storia d' JnghiltUTa, ha saputo disegnare un grafico particolarmente interessante dt questo continuo Auttuare, durante i due ultimi secoli, dalla rivoluzione parlamentare del 1688 fino a Baldwin, della grande finanza britannica, e dei moneytd mtn della City, da un campo all'altro delle forze politiche in conlrtSto, dal partilo consen·atore al partito democratico e liberale. Il libro di Maurois non è piaciuto, al N. 10 di Downing Strect, sede del Primo Ministro, e in alcuni ambienti molto vicini a Eden: e si capisce percht. Andrt Mau1·ois è, qui, molto apprezzato e molto letto, i giornali d'opposizione dedicano lunghe recensioni al suo libro. mettendone m rilie,·o i nfenmcnti all'attualità, e tulio ciò non appare certo molto opportuno, m un momento in cui tutti i pona,·oc.c ufficiali e ufficiosi del Governo consen·atorc si adoprano a dimostrare che il riarmo ~ puramente e semplicemente una grande iniziativa patriottica, e non una grrndc operazione finanziaria: la più grande, senza dubbio, dopo quella realizzata dal secondo Pitt per 1\ riarmo inglese al tempo delle guerre napoleoniche. J:: eYidentc che il partito consen·atore, il quale è riuscito a gettare sul mercato i 1 50 miliardi di lire del riarmo, rimarrà a lungo al potere: almeno sino a quando questi 150 miliardi non saranno stati spesi •fino all'ult1mo cerltesimo. Baldwin, un giorno o l'altro (e la \'OCe corre insistente in questi ambienti giornali5tici), potrà ritirarsi, potrà cedere 11 passo a un gio\'ane , s'intende un gio,·ane conservatore, sia per P:rcnder•i un meritato riposo, sia per dar s~disfazione a quella parte dell'opinione pubblica, largamente rapp_rescntata alla Camera dei Comuni, che gli r1mpro,·era 11 suo seHro attep;g1amento nei confronti di Edoardo \'I I I, popolarissimo fra le classi operaie in genere, e fra i miii.atori della Black Country e del Paese di Galles in specie. Ma è fuor di dubbio che il partito conscnatorc rimarri al potere, con o senza Raid\, in, per molto tempo ancora. E coloro i quali s1 illudono, in Europa, che il ciclo storico, la funzione storica delle classi consef\·atrici sia, in Inghilterra, prossima a chiudersi, ad esaurirsi, dimenticano che l'esistenza del_ partito conservatore, da contrapporsi cosutuzionalmente al partito democratico e libe':'81e, è una necessità insopprim1• bile, su cui pORP:la tutto il sistema parlamentare inglese. E non solo l'esistenza del partito con!'l.erYatore è un'insopprimibile necessità costitu~ionale, ma la sua Stessa cffic,tnza P~i, spe$i fino all'ultimo centesimo i 150 m1li_ard1 d1 lm~ del narmo, ,orReranno all'or1z1onte le nuvole rosse della tempesta europea: solo allora I conserYaton cederanno 11 potere a1 democratici e ai liberali. Poiché sono sempre, in ln,::hihcrra, per fatalità 5tor1ca, 1 comtn·atori a prepornrt t ad attira, lt gutrrt_col riarmo: m(1 sono sempre i democ-ra• rin t I l1beMlr cht lt pr(l(/amano. ,JOll'I Al\TINORI MORTIMER

ID®"àCQU SEDIZIOSI FOLLIA COPTA LA TCRBOLENZA dell'elemento g10- \'ane del monastero copto di Dc1r-clMuharraq, presso Assiut, nell'Alto Ei;citto, ha posto 1I Governo d1 ="ahas Pascià d1 fronte a un problema poco grade,·ole. 11 Tim~s. qualche settimana fa, ha raccontato con sottile umorismo gli strani avn-nimenti di cui il suddetto monastero è stato teatro. Il Patriarca Gio,·anni XIX ave,·a nominato un nuo,·o abate, Sidarus, perché rc~taurassc l'ordine nel convento. E i monaci si son ribellati e hanno deposto Sidarus, sfidando il. Patriarca e il potere ch·ilc; e, quando son giunti chierici e agenti d1 polizia per vedere che cosa stesse accadendo, essi hanno ritirato il ponte levatoio - unico legame fra il monastero e il resto del mondo - e hanno minacciato di resistere dall'alto delle mura, che sono alte quindici piedi e assai solidamente costruite. La polizia ha subito compreso che urebbe stato necessario fare qualche cosa di moltCl simile a un'operazione militare per entrare nel conHnto. :--el frattempo, il Patri3rca ha sottoposto il caso al Go\"erno. E il caso era , erarrente complicato. Il predecessore del nuO\'O abate, un personaggio facile e accomodante, ave,·a conferito gli ordini sacri a giovani postulanti dopo soli tre mesi di noviziato. Questa sua condiscendenza aveva avuto conseguenze disgraziate. E il Patriarca Giovanni XIX a,·e,·a, con suo irande scandalo, appreso dai contadini dd luogo che i giovani monaci scorrazzavano per i villaggi vicini, sollazzandosi in modo poco edificante e non certo monastico. Il nuO\"Oabate era stato inviato appunto 11. metter fine a questo stato di cose; ma egli ave,·a gelosi rivali, che aspiravano allo stesso posto, e costoro avevano probabilmente fomentato la rivolta. La prospdtiva di procedere all'assedio del monastero con mitragliatrici e trincee non dove\'a sorridere molto a Nahas Pascià, che, oltre a tutto, è musulmano ed è capo di un Governo musulmano. Epperò egli deve essere stato ben lieto di apprendere che due dei capi eran ,·enuti al Cairo per sottoporre il caso al Procuratore Generale, anzi che resistere alla forza pubblica. Sembra che la vera ragione di tutto ciò sia stata la tendenza di giovani copti disoccupati, senza alcuna vocazione religiosa, ad entrare nei monasteri per farsi mantenere. IPAZIA QUALE lontana storia ric,·oca mai questa farsesca vicenda di monaci prepotenti e maneschi! Dalla lontananza di vecchie letture avanza l'ombra di Ipazia, la IO Af>Rl(E 1937-XV O ■■ l ■ UI f>AGJNA 2 \ Capriccio puritano (dls~2no di A. Bartoll) vergine bellissima e sapientissima, che • vede"a sotto i suoi piedi rotare i mondi•, ultimo fiore dell'ellenismo. Suida la descri\'e, con indosso il pallio, procedere per le vie di Alessandria, spiegando Platone e Aristotele. Alessandria era ai suoi piedi e da paesi lontani accorre,;ano stranieri per ascoltarla e ammirarla. E accadde che appunto per la sua sapienza e per la sua virtù, il vescovo Cirillo prendesse a odiarla e •tramasse•, narra Suida, • la sua morte, scelleratissima fra tutte le morti•. Costui aveva ai suoi ordini torme di monaci violenti e fanatici, che eran detti •paTfllbolani•: •Accordatisi alcuni uomini ardenti di animo•, narra lo storico Socrate,• dei quali era duce certo Pietro il Lettore, aspettarono la Jonna mentre si reca,·a a casa. E, trattala giù dal cocchio, la trascinarono nel tempio detto Cesario, la spogliarono delle vesti e con gusci di conchiglie la dilacerarono. E, quando la ebbero fatta a pezzi, portarono le membra nel luogo detto Cimarone e le distrussero col fuoco. Questo fatto non poca onta portò a Cirillo e alla chiesa degli alessandrini• (Hist. teti., VII, 15). Cosi 6nl il paganesimo: nel sangue di una ,·ergine. E, più tardi, Cirillo fu fatto &anto. Quanto ai monaci, a quanto pare, essi, almeno in Egitto, non han cambiato carattere. La Piccola I~tesa NON C'l:: PAESE che nelle re• lazioni con l'Estero non debba. pre,to o tardi, regolarsi -.ccondo le direttive che gli '-Ono .,cgnate dalla r,toria e secondo i \UC.)1 intcrc-.si permanenti. Se ne ha una conferma os-.crvando le vicende della Piccola lnte~a. Che co-.a fu, e~sa, in origine? Semplicemente una coaliLione contro l' C'nghcria. Ali' indomani della guerra mondiale gli Stati che -.i erano divi-.e le spoglie del pae-.e vinto, si ,:oalizzarono pt-r non perdere in ncs~un modo i frutti della vittoria. Di qui la loro stretta ade~ionc a Ginevra, al Patto della Società delle ~azioni. a tutu quei complicati meccanismi che tuteb.- no lo slatu q110. .. Di qui la loro ade~1one al si.teni francc-.e, fondato sulla intangibilità d•·i trattati. ~fa esiste\"ano, all'infuori dì questi moventi 1 delle ragioni fondamentali, che giustificassero sia la co.1liz.ione dei tre Stati fra di loro, sia la loro solidarietà con la Francia? A~solutamcnte no. Non e-.i~tevano delle ragioni di ordine economico, perché le economie dei tre Stati sono, più che complcmcn1ari, ,:.,imilari, come appate dalle ~tati~tiche della Società delle l'\azioni; non e~istevano nemmeno delle ragioni di ordine politico generale, pl'rché quei ire Stati confinano con delle grandi Potenze ver,o le quali cia'icuuo assume atteggiamenti e po~iz.ioni del tulio indipend<"nti da quelli de~li altri. Le relazioni. ad c,empio, dt·lla Ceco,lovacchia con la Germania !>Onodi 0~1ilità, ma tali non ~ono quelle della Jugo- ,lavia e della Rumenia; quelle della Rumenia con la· Ru-.,ia sono di diffidenza. per non dire peggio. a ragione della fic,.~arabia, alla perdita della quale i Sovic1 non ~i ra,scgncranno mai. mentre sono di intima cordialità quelle della Ceco,lo,·acchia con la Ru,,ia; i rapporti della Jugo,.Javia con l'It~,lia ~ono ritornati ad e,~ere cccellt.'nti, ma durant<' la part.'ntc,i dC'gli ultimi anni, quando mai la Rumcnia e la C:e...:o,lovacchia mo,1rarono di condividere lt~ an~ie e i so,petti di Bcl~rado? La Piccola Jnte,a. che Giuevra -.i ,tudi;wa di considerare come una grande potenza, rno-.trava tuua la ,ua piccoleva non appena si u,civa dal M?tto1cstrettamente danubiano. Xemmrno la .:olidarirtà con la Francia appariva nccc,~aria, ,;e non in fun zionc antiung-here-.c e antìgermanic,1 nell'idolatria del Patto ginevrino. Soli• darirtà di guerra e non di pace, perché la Francia non ha interev,i diretti di nr,;sun genere nella Peni~ola baltanica; solidarietà rivelatasi pcrirolo,i~- sima il giorno in cui si addivenm.· a quelle alleanze fra Parigi e Praga, fra Parigi e Bucarc,t, che dovevano inqua• drar,;i nel patto franco•sovictico. Piccola Inte"a ha riafformato la ,.oJidarietà fra i tre stati che la compongono. la fedeltà a Gine\'ra <: all'..uniri,ia con la Francia. Belle parole. ~dia re.iltà. ha rifiutato (come ave\·a fatto due mc,i fa a Ginevra in via uflicio"a, nonostante le pre~,;,ionidei delegati fra11n·,1 la ,;ua adesione ad un patto di mutu,l a,;:~istcn7a antigennanico. Jnformaz10ni dirette da Belgrado spiegano chia1,1mente come ~ono andate le cose. All'in• vito di allargarr il patto mili1"-rc ddla Pìccola lntc\a, nel sen,o di rendere automatica l'a-.~i..,tcma reciproca fra 1 trt: stati non soltanto nrl ca~o di guerra con l'Ungheria, ma m quahia,i altro ca,o, la Jugo..,Ja\'ia ha dichiarato che e-.,a era dispo~1a a tale c,tcn,.ionc, ma ad una condizione: che ..i tratta,.:-.e sempre di una a,-.ìstenza ad uno stato della Piccola I, te•J., vittuna di una ag:~n•<.;;.ione non provocata, qualunque ro~~(• l'aggre~sore. 11a ha o,~ervato. in pari tempo, che la Ceco-.lovacchia è legata con la Rm,ia da un trattato in coordinazione con quello franco- ..ovietico. Non .,j può parlare di funzionamento automél· tico come ordinariamente si ritiE'ne, perché in caso di conflitto fra la Ru!>• sia e la Germania rche è, poi, la grande eventualità contemplata;, l'intervento della Ceco~lo,·acchia è ,ubordinato all'interv('nto francese. ~la que,to no:1 mut,, la '-O-.tann delle ,o,e. Re.,ta sempre il prricolo. ~hc la Ccco,lovaahia venga a tro'"ar,1 1n guerra per una cau- ~a ('\trarn.!a agli intt·rcs~i della Piccola Jntesa. E su questa strada i due a,.,ociati non si ,entono di seguirla. A Pari~i dicono che quc,to nuovo orientamento della Piccola lnte,a è do- ,·uto alla ,car._a fiducia di essa nella potenza militare france'-e e si prende eh~ e,.,o potrà modificar,i il giorno in cui Francia e ln'-":'hilterra ,aranno in pari con gli armamenti. Tutto colpa del 7 mai lO. Sarà. Si vedrà. :via tuttada noi pretcriamo scorgere in quetito orirntamcnto della Piccola Intesa un ,a. lutare ritorno al buon ~coso, ad una obi<'t1iva con,idcrazione della realtà. La Piccola lntr~a diq•nta oggi quello che ancbbc do\"uto es,ere ,empre. Demografia inglese A;\'CHE in lnghilterra ~i anertc l'importanza del problema demografico. Si legge che l'opinione pubblica ingle~e. co-.ì ta1da a muoversi, '-la orientando-.i in sen,o contrario alla limitazione delle nascite. La novità ha dr,tato una così viva imprc ..s.ione, che tutti se ne occupanv nel Regno t.:nito presagendo mutamenti nelle idee e nel costume. Ed ecco i! presidente della Fcdera1ione dcA"li ,pet, tori sanitari che intcn·iene rerando un nuovo ar~omento alla campagna: una politica demografica intcn-.iva darà una ragione e un scn'-o al colo-.~ale incremrnto dt:gli armamenti. Vorrebbe c~<;ercun argomento deci- ~ivo e non lo è. Non ,i può intraprendere una seria politica demografica in vi-.ta di un determinato fine, quale può e~'-<'IC,ad c~cmpio il riarmo, pc1ché è semplicemente assurdo e immorale intendere la politica demografica come un « meno» anziché come un « fine » a~1,oluto,valido in sé e per s~. Libero Inchino In libero stato (Re Giorgio In Cornovoglla) t di fronte a questo pericolo di guerra che la Piccola Intesa, soprattutto per iniziativa clc:-llaJugoslavia, ha ripreso la propria libertà <l' a1ione. Nono\tante l'lnte~a balcanica, mes..a. insiC'mc da Titulesco quattro anni fa, unicamente all·1 scopo di impedire l'accordo fra la Jugmlavia e la Bulgaria, vagheggiato da re Barili. e di tagliar fuori l'Jtalia da qualsia<;i influenza nel bacino danubiano. la Jugoslavia -.i è pacificata con la Bulgaria, con l<l quale ha stretto un patio di amici7ia perpetua e ~i è ac:cordata con l'Italia. ~ella recente riunione della Piccola Jnte~a a Belgrado i minhtri degli C)teri della Cecoslovacchia e della Rumenia hanno pre-.o atto con viva ~ocldi,fazione del tratt::i.to italojugo.,Ja\"O nel quale hanno indicato un valido strumento di equilibrio e di pace, come nella riunione precedente a\'e- \'ano preso atto. <JUJ.'iÌ con le \ll'~"e parole, d<"ll'accordo bulg,1ro-jugo~la,·o. Xcll'ultima riu11io11edi Brlgrado la E assurdo perché non è pos-.ibilc promuovere la vita secondo le variabi:i della politica; immorale perché una simile concezione, es~ndo relativa, comp<nta la ~ua contr,tria. \·enuti meno <1ud fini o soddisfatti con metodi divc-r~i (un c-,crcito di colore, ad e,empio: si ritornerebbe al controllo delle- na~c>- tc, riconosciuto lecito dai pa,tori an_glicani. E qu('litC ~ono le teorie drl pac,e clas~ico dC'll'individuali-.mo ! Quale peggiore offo,.a alb. prr-.ona umana del riguarcl.1rla comc- un ,cmplicr rntao. un ,c:niplin· strumento in c:iò t:ht· .... , _a ha di più -,a,ro? QUELCHEVALGONOI TRATTATI I , OCCASJO'.\ E della recente pQlemica col \'aticano, il J/6/kuclur Bmbod1tt'r ,.j <: lasciato andare a fare una affermazione sul ,:alore dei trattati internazionali. che è stata rilevata con particolare cura. dalla stampa francese e che e stata oiucctto di molti commenti 1 I trattati , ha detto l'orj!'ano ufficiale del Xazional-Socialismo, anche 5e inte,i come impe.Q"ni definiti,·i, di\"en1ano imalidi appena mettano in pericolo J'esi:-.tenza dello !;tato e la pacé della nuio_ne all'interno e all'«tero Questa proposizione e,pnme, senza alcun dubbio, una realtà uorica. :\e<is~n _paMe ha mai rispettalo un trattato quando 11 t1<1pet1arlo anebbe messo in pericolo la. sua et,1S1enza Ma appunto percib - intendiamo dire: appunto perché i cosi cd è staio e sarà 11emp1e cosi era necessario dirlo? Ed era ncceu.1no che lo dicctse un .Riorn.1.le tedesco? In particolare- il V6/kùche1 B,ob,:uhttr &\"eva due ragioni per &fltenersi dal fare una coal pericolo!la dichiarazione di princ1p10 L'una t che la Cenmt.nia ha, orm1ti, compiuto tutte le violazioni di trattati che a,e,·a inter~se a compiere, A che '-e-r\e proclamare. che si ha un dmtto quando lo fii è l(1à completamente esercit;1.to? Sè mai, da oui,::iin poi, la Germania ha interesse a mostrar- di credere nella co&ì detta untilà dei trattati: non foss'ahro, per indune altra a stipularne e per potere poi ena , iolarh. L'altra ra.Rione i che la Germania ha già fatto la dura e•per1enza di quel che costi il proclamare a ~ran \"OCeprincipi innpponuni. Ad una S\"Olta memorabile della fltqria europea, un uo1l)Opolitico tedeisco diue una fra!te dura, li definì, come tutti 1icordano, •chiffom dt papi" E sul valore dei trattati, la frt!te, montata e ionfiata da una propa$randa i.apiente, di\'ulgata e propalata in o~ni angolo della terra, nocque alla Germania quanto una battaglia pc:rduta ,:\1olte cose, a questo mondo, si fanno. ma non ti proclamano. I trat_taU ~i \'iolano, ma non si proclama che si ha 11 dmtto d1 ,·iol_arh. Queuo esil(e 11 codice della rtsputabibty. Os.s1a della ipocrisia. BASSEPARTI CONTRAENTI E LA PRO\"A di ciò è data dall'entusiamo con cui la stampa ini;tlese e franc.,_e si è jl;ettata sull'incauta affermazione del 1'6/k,sch" Beobachur, la ha analizzata e dissezionata, la ha portata alle estreme consc.Ruenze, aggiunjl;endovi postille e commenti, in CUI ha fatto sfop:.lllOdl"i più "-ant1 senlt· menti e della più pura morale. Questa è una d1chiaruione rap'.ionevolissima del costume internazionale relat1,o a1 trat1ati , ha scritto Peter Simple in Tl,t J1orn,ng Post. E~s11 pone in rilie\"O semplicemente queiao: c.he i trauati fatti con Potenze non meme,·oli di fiducia non \"algono la carta su cui sono scrmi, dato che uno Stato può sempre 1.-ccep1reche un trattato mette in pericolo la sua s.al'"ez:,a e pretendere d1 essere il mitrlior~ e 11 "-nlo p-iudice di "-e sia o non Sia COl>I Il ,·ero pencolo dei trattati non è che quelli fatti possano essere nolau, una even1uahtà alla quale tutti possono e doneb~ero esser preparati, - ma piuttosto che quelh no_n fam implicano che almeno una delle parti noncontraenti non è considerata dep:na d1 fiducia E d'altro canto, un franco rifiuto di trattare può essere. considerato come la pr0\"8 di intenzioni, che la Potenza, la quale rifiuta, può di fatto non a'"c:re. La morale è la seguente: lasciate che op:m stato faccia 1utt1 i trattati che può e preparatevi a non '"edcrne uno rispetta10•. Ecco, dunque, a che è sen·11a l'incauta dichiarazione del I "6/kmhM Beobacht.::r: a dare alla stampa francese l'occasione di mdi~narsi e a quella in,::lesl' di fare dell'umorismo al. tezzoso e lambiccato, sul tipo d1 quello che Petcr Simple fa nel pas'lo che abbiamo riportato. RITORNO A MACHIAVELLI SE SIFFATTE Qt;ESTIO;\I pot«sero almeno nere qualche pregio d1 no,·uà, se ci fosse la pos~ibihtà che, su d1 cs~e. si dicesse qualche cosa di inedito, ancora si intenderebbe l'utilità d1 queste discu,stoni. Ma tUtt'l ì:: stato det10 su di es~,, e possiamo anche • t"o1ungere facendo nostro 11 famoso motto d1 I.a SrU\·ère: e noi starno \'enuti troppo tardi · Il prmc1pio, che i! V6lkiul,rr Beobachu,- ha proclamato - e cioè che, m dau ca'l1, 1 trattai, si debbano \·1olare, ~ pnnc1p10 che ha tanto scandalizzfltO la stampa brilannica, fu, per esempio, enunciato con insuperabile chiarezza dal ).Jachia,·elli; il quale, per altro, n ngg1ungeYa un altro inscA:namento: che i principi sempre debbano dire 1I contrario, e cioè non predicare mai altro che pace e fede . Forse, se il redattort del I '6lkisd1" Btobacl,t,r a\·cs~e consultato il capitolo X\·J 11 del Pm,- cipt awcbbe taciuto. Quanto sia foudabile in un principe così il :\lachia"elh, mantenne la fede e \"ÌH:re con integri1à e non con astuzia, ciascuno lo intende. '.",;"ond1mancosi vede per esperienza ne' nostri tempi quelli principi 1ner fatto gran cose che della fede hanno 1enu10 poco conio ... Xon p1"} pertanto 11nsignort pn,denre, ni debbe ossertart la fede. quando tait ossen·anza gli torm contro, t cht Jo110 spr,1tt le cagioni clit la /turo promtttcrr. E se gli uomini fossero 1u1t1buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi, e non l'osserYCrehbero a te, tu ancora non l'hai da osser- ,·are a loro. ~é mai ad un principe mancheranno cagioni legittime di colorare la inosser"anz1a • Di questo se ne potrebbero dare infiniti esempi moderna, e mostrare quante pllci, quante promesse sono state fatte irrite e , Rne per la infedt"ltà dei principi, e quello, che ha saputo meglio usare la \"Olpc, è meglio capitato. ì\1a è necessario questa natura saperla bene colorire, ed essere gran simulaiore e diHimulatore.,w, Perciò. cinque qualità 11principe de,e non già a\'crc, ma parere di a\'Crc; e sono: pietà. fede, umanità, mte~ntà, relisUone. E dc, e • avere iran cura che non i?li esca mai d1 bocca una coH1 che non sia piena delle soprascritte cinque qualità, e paia a '"ederlo e. a udirlo tutto pietà, tutto fede, tutto umanità, tutto mteJ,!rità, tutto reliiionl.'" La dichiara:none del I "tilkisd,er Bt!obarhttr è con1ro la fede e contro la integrità; epperò 11 principe di ,:\fachinelli non se la sarebbe mai la~ciata u~eir(" di bocca , , Alcuno pnnc1pe dei presenti tempi, quale non (: bf,ne nominare, non predica mai altrr, cM pace e fede, e dell'una e dell'alua t in, .. micitsimo, e l'una e l'altra, quand'e' J'a,.·case 0g..,er,..ata, gli a, rchbe più \'Ohe tolto e !., riputazwne e lo stato, • Pace e fede•: quale muto per la polmca m'-tle'le di oi:u,:i' Tout tJt dli. tl l'on ttl 1n1u trop tard . • EUROPA POLITICA U11AINTERPRETAZIONEAMERICANA SE(.;()'.'\"DO Eugene J YounM (San Fran. mto Clmmicle) la nou s.t!Jente del pa• norama odierno della politica europea t il !eneo indebolini deJrinRuenza anglo-francese sui piccoli uati dell'Europa del :'\'.ord e dei Balcani. ).,'Italia, la Germania e l'L' R.S S cercherebbero di attirare, ciHcuna a ,i;, i p,1esi utelhti della Gran Bret.a"'na e della Fnmcia I due impen la cui cooperazione è costante• - e ,..j riuscirebbero in una certa misura Sul Baltico, la Gran Breta~na e la Fnmcia aH:,...ano creato, dopo la guerra, una ca1ena di piccoli st.ati e li ave,..ano. po,, tenuti sottc, il loro protettorato di fatto. :\la,_ da alcuni ann1, quei paesi sono 1I teatro di numerosi intrighi tedeschi e russi e. a uno a uno, *' \"anno sottraendo all'influenza an.Rlo-fran<:e• $e. La Finlandia si sarebbe ~ià gettata in braccio alla Ru'li.ia; la Lituania !ltarebbe per seguirne l'esémpio;_ e l'eminente _articoliHa pre,·ede che anche 1 ~atelli11 scandma,·1 del!, Gran Bretagna - la s, ez1a e la Danimarca finiranno col lasciarsi a11rarre sotto dall'LRS.S A quefltO rapido panorama della politica baltica. se~ue una interpretazione della politica italiana nell'Europa danubiana e balcanica: interpretazione che,. per. qua_nto _molto libera, anzi m molti punti arb1trana. ci sembra estremamente inttreuan1e per la con,1• der,z10ne che in politica interesu non solo quel che un pae~e realmente faccia o si_proponga di fare, ma anche quel che ahn credano che faccia o ,i proponi;ra d1 fare. Fau,. questa riirer,·a, traduciamo feddmente. senza a~si:iungere ,erbo. '\d prossimo Oriente , &cri"e dunque il ~/ran'tre~i~t.al~~eh;r~~~~~-~:-~:e;::s!::, 2 ':e1~ l'orbita britannica, e "i sot.iiene il dittatore fucista :\leuxa!I contro il Re Gior..i:io. Là Jug~laùa ha firmato, sotto i:?h auspici dell'Italia, la pace con la Bul_1tana e cerca, ora di assicurani il concorso della Grecia (;\ B Q11andQilsig. }"Q1mf(uritc.'ta non tra stato r'lcora conc/1110 l'accordo 11alo-j11gQs/m·ot ' ù$• solini, ora, ,uole concludere anche un accordo con la Turchia e, in s~guito, con la Rumania Se il Duce riesce a realizzare il suo piano - e., finora, sembra che vi rie!lca perfeuamente - l'Italia si tro,erà alla te~1a di un blocco solido di nazioni, di cui faranno pane .irlche l'Aus1ria e l'l·n~heria, il che arrecherà un grave colpo all'influenza franco-brnannica :\lu<;solini fa le,·a sulla paura che hanno della Russia tutte queste piccole na1ioni. Es~e hanno compreso che la Gnt.n Breta_llna e la Francia temono troppo la Germania per tmpei,:nar<'ii nei Balcani o in .-\.si3 ;\linore. L, steirso ragionamento si applica, rmtatis mutandu, alla Germania (ossia: andu la Crrmania l,,a 1,oppo da fan pe,. ùnp~#IMJ, ttA Bdf~ ca11i o in Asia .\.finor,). L'Italia, in,·ece, può soccorrere quei paesi contro i Soneu; ed essi si ri"olgono , erso Roma. accettando il Fascismo come un mezzo di lotta contro le mtne comuni!lt1che. Questo at1eggiamen10 di '.\1ussohni preoccupa la Gran Bretagna e la Francia. Ad eo~ dispiac_e di ,edt>rlo portar loro_ v_iaR"ii~lleati e modificare lo st<Jtu q110 nel \ 1cmo Oriente Il Duce ha incora_llgiato la Turchia a opporsi alla FTfll.ncia nella questione di Ale~- sandretta (?J e sembra che CJ:1:l,·ioglia concludere un mercato restituendo alla Turchia territori, che ora sono della Francia (?); nt!llo stesso tempo egli cerca di far sl che la Turchia ouenga, con l'aiuto italiano, il con1rollo della Palestina e dell'E~itto (?). La guerra etiopica ha dimn!'itrato che l'Italia domina le acque fra la Sicilia e l'Africa e che e~~a può nnpedire alla Francia e alla Gran Bretaiì'.na d1 inter,en1re efficacemenle in Siria, 1n Palestina e in Ei;ritto. t questo \·antaggio dell'Italia che preoccupa Pari~i e Londra E dopo a,·ere accennato alle _RraÙ difficoltà che l'lnKhilterra incontra in Palestina e, per riflesso della situazione palestinese, in tutto il mondo i!'ilamico. il Young con1inua facendo una serie di affermazioni circa la propap:and11 italiana in Oriente, delle quali s1imiamo op• portuno rile,·are il carattere usolutamcnte arbitrario: La propa,:tanda italiana non cessa di pro- \"OCare disordini e di incorai;tF?iare la Tl\"Oha mu~ulmana in _Renerale. e ep:iziana in particolare. I.e numerose colonie italiane in Ec1ttP e in Palestina sono, in questo ~enso. al ~er- ,·izio delle influenze antibr1tanniche. Dato che, d'altra parte, gli eserciti italiani di Etiopia potrebbero ottimamente in\'adere il Sudan, Londra ha delle buone ra,doni di e!-'sere inquieta . 0\1NIOCS Nel prossi~o numero: "U. R. S. S.: vent'anni dopo - La nuova società", seoonda corrispondenza del nostro inviato OorradoAlvaro, e la. pagina AGENZIA DELL'IMPERO ANNOI, ND"M2., 10 APRILE 193?-lV MNIBUS SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERAfilA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Colonie: anno L. 45, umeatre L. 23 Ee:1uo1 anno L. ?O, umeatrti L. 36 OGNI NUMERO UJU L11\1 Manosorittl, dh~gni e !o1ografie, encbe ce non pubb!iea\11 no11 1i re1titni1eono. Dlrulone: Roma • Via del Sudsrio, 28 A.mminl1truloH: Milano• Piana CarloErba, 6 Soe. A.bon.E41trlc. "OMNIBUS" . Milano

IO APRILE {931-XV O ■ NIBIJS PAGINA ) <<• ..l'operaio inglescseivolelnatamente v rslaomecnidtai).).. Inter Miserrimos Peregrinato, Ex Fide Viue11.s.. L fenomeno della disoccUJJa- ,ione, che da alcuni anni ha as- ,unto proporzioni mai immaginate dal mondo civile e che dura purtroppo con una pcrsistcn- ,a sconfortante, non dovrebbe t''i-Sereoggetto soltanto di ricerr he stati:niche.e di a..t.ratte con- :s1dcraz1oni, nelle quali il e meccanismo delle forze economiche > maschera e sopraffà il e materiale umano> che pure esso ,;,tritola o tortura. E poiché si tratta di una grande malattia della società, si potrt'bbe invocare l'esempio della scienza medica ,che dà così grande importanza all'osservazione esatta, minuzio11;a di cia.11;cunmalato, individualmente considerato, prima di ri<iialire ad una e1iologia_ e ad una terapia, che le statistiche potranno poi sussidiare e confem1are. Tuttavia 1 non bisogna dissimularsi le difficoltà e la portata neces'ìariamente limitata di queste e O'ìservazioni cliniche » della di'IOC:cupa:zione. E po:;sibile e~aminare in detta~lio soltanto un numero infimo di casi (che resta tale anche se si raggiunga il totale di alcune migliaia, co'ìa del resto difficilment~ realizzabile} in rapporto alla massa d1 e'ìistcn1,e umane che la disoccupazione ha e spostate > od anche e sconvolte > e che ,;j noverano a decine di milioni. Ogni generalizzazione sarebbe, dunque, imprudente, tanto pili che l'uomo in carne ed msa si sostituisce al coefficiente di una statistica e che la singolarità di ciascuna vichsitudine a,,ume rilievi propri ed assorbe, a scapito dei e sintomi generali >, l'intere,._c perfino del più freddo ~lin_ico della malat~ia _s<?- ciale. E messi d1 fronte al caso md1v1dualc, il sentimento umano clcll'osscrvatore prende il sopravvento e può co- "ì ispirare e dominare il giudizio generale. D'altronde, biso$na pure considerare che molto probabilmente le più tragiche di que~te esperienze non trovano né testimoni né storici, perché esiste il pudore delle grandi ~afferenze, e che v'è nei più infelici la incapacità di trovare un momento di requie in cui possano e raccontar di se stessi>. Thornton Wilder, nel suo e The Bridge o/ San Luis Re y ~ ha pot_uto immaginare che frate Ginepro r_1c~- ,truisca la storia di ciascuna delle vittime che un imperscrutabile decreto dell'Onnipotente :1a fatto pc~ire ne~ cro!- lo del ponte d1 cui trattasi. Ma 11pnvilegio conccs~o al r?man~crc, di_crea: re rii sana pianta 11 destino dei suoi P' tc;onaggi, non è accordato allo storico: quest'ultimo non può operare che su brani d'informazione veridica. Tuttavia, noi pos<iiamo veder _da vicino_ il processo di degradazione d1 alcune v1tr umane, anche ~ ci limitiamo a con- ,iderare frammentariamente quello che richiederebbe una spiegazione di insieme. Esodo Nel 1915, quando le truppe amtriache rioccupavano quella parte della Galizia già invasa dai Russi, un fanciullo quattordicenne, un po'. vag_a_bon_- do si me,cola alla calca dei m1htan. P~nde gu,to al lavoro ed è ficrissim~ di aver da attivare una pompa; ogm macchina nweglia in lui ~n _intere~~ appa,;sionato. Egli fa, quindi, _rap1~1 progrc~,i e a dicias<;,etteanni ottiene 11 brevetto di meccanico montatore. Continua ad i,;truir-,i nella tecnica, gli ingegneri lo prou·ggono, tutti gli vo$1iono bene e gli predicono una magnifica carriera. li giorno ch'egli parte per il reggimento! gli addii "ono pieni. di cffu!',ionc e d1 promesse. e Ahimè, 10 non sapevo che quello era l'ultimo giorno felice della mia vita! > Ritorna nel 1928, fiducio"-0 nelle buone parole che gli erano state prodigate. Ma il suo posto è occupato, non c'è nessun privilegio per lui nello ,;t.ahilimcnto nel quale egli aveva r"-Ord1to, né in altri dello ste-.ir;ogenere. t il calvario che comincia e che non avrà fine: ricerche spo:i~anti, rassegna: :doni ai lavori più umili. Giornate eh digiuno totale e $ettima~c intere pas- ._ate allo ~coperto, C",.aunmento nervoso, avventure inevitabili al vagabonda~gio, prigione, lunghi ;-0ggiorni in o~pcdali molto mal trnutl. In,omma, una c,istenia umana, fra le più promettrnti, &tritolata. logorata in maniera atroce. Durante la gurfra, rrano ~tati evacuati con una con,;idcrcvole parte della' popolazione del « Re~no d, Polonia>, vrN> le provincie interne della Ru,,ia. Dopo la pace di Riga, i bol- ,;rc-vichi li hanno rimpatriati. t una donna di cinquant'anni, con i suoi tre figli, due adulti e una giovanet!a· Sarà un martirio ininterrotto per d1e• ci anni di ,;cguito. Arrivano ktteralmentc nudi, e"auriti dalle privazioni "Opportatc nel par~ dei Sovieti e dalle pcno,e condizioni in cui hanno viaggiato. La p;..,- tria li accoglie, mettendoli in quara~- tena, in un campo di j>.()Jamento, in cui a malapena ci -.i pre(Xcupa di nutrirli e dove il tifo fa ,;tragc. Questo abbrutirsi in luride baracche ,i perpetuerà per me~i, in luoghi differenti. Con una buona volontà, che ha qualCO'-adi miracoloso, ra'ìscgnandosi a tutte le deluc,ioni cd a tutte le s.crvitù, questi rveri diavoli riescono a lil)('- rar,;i e a collocarlii come domestici, come manovali, facendo in seguito tutta una ~cric di me'iticri sempre prccarii. Sono felici di poter e mettere su casa > qua'ìi 'ienza mobili, in una tetra ca'icnna di un infame sobborgo. Ma la disdetta non ce,.,a dal perseguitarli. Uno dei fratelli fa il servizio milita1e e re)ta poi a lungo di5occupato. La madre, avanzata negli anni, incontra difficoltà sempre maggiore nel pro:::ura~i un mezzo di sostentamento. E niente può difendere il poveraccio eh~ vende la sua « forza di lavoro > dalla troppo frequente malafede ~ un eso'ìo padrone ; \Otto il pretesto di fallimento, od anche senza nessun pretesto, ìl padrone d'una bottega riduce il ~alario del giovanotto che h... sunto e stavolta lo e ringra7ja > dichiarando che la cassa è vuota e che non bi'ìogna più contare sul mensile di cui egli ha rimandato di giofno in giorno il pagamento. Un particolare interc5sante: il giovane lavorante di cui tratta,i, si o:;tina a proseguire i suoi -.tudi in una e Scuola di Scier.ze Politiche>. Il pagamento di cia,cuna tassa d'iscrizione esige nuo\'e rinumie e sofferenze ed infine gli accade di non poter ~uperare gli e~ami perché non ha man~iato da quarantott'ore. Evidentemente, è inevitabile che a11a fine egli abbandoni ogni speranza e si la'ici e andare alla deriva>. In un pae'IC come la Polonia, la di- ~occupa21one "ignifica la caduta quasi immediata da una esistenza a mala pena sopportabile in una miseria totale. I particolari che i disoccupati polacchi danno sul loro indebitar-i è una dimostrazione di più dello spaventoso livello di miseria al quale la loro classe sembra votata. Vi ,;ono di quelli che e sono debitori dappertutto > da 36 me~i; ve ne ,ono altri (il 59!ìf:) che hanno cessato di pagare l'affitto e comprano a credito dal panettiere da sei mesi. Intanto, il bottegaio, dando merci a credito, le calcola ad un prezzo maggiore e l'ammontare del credito ~ contenuto in ristretti limiti. Ora, se s1 esaminano quali -.ono le somme che questi sventurati non po,;wno ir;aldare (e che bastano ad avvelenare loro l'e- "istcnza) si può constatare che il 1200 deve più di 500 zloty (circa 1875 lire) mentre il 27% deve meno di 100 zloty (365 lire). . L'a--si\tenza prevista dalla legge e 1 soccoNi delle organizzazioni speciali sono relativamente poco importanti. Su :,56 Jicrsone interrogate, appena 46 (cioè 1'8<1) fanno menzione di questo aiuto. E si capi,.ce: l'as-.istcnza <ociale C! accordata solo per qualche settimana: ora 1 16g (sui 509 che hanno indicato la data dal1a quale rima~ero di'ìOCcupati) non hanno più trovato lavoro dal 1929, 144 dal 1930, 194 dal principio del 193 1. E ve ne sono due che sono di,occupati dal 1921, 11 dal 1925, ccc. Intere schiere di giovani, oziosi contro voF;lia, ,r,;muntip<.'r la fame e lacerati dal ,;cntimcntt1 della loro inferiorità, si tra'ìcinano per le luride 'ìtradc di quei ,inistri quartieri che il turista è c05Ì stupito di trovare a qualche centinaia di metri dall'animazione frivola e dall'eleganza civettuola di cui fanno sfoggio le vie centrali di VaNavia. I poveretti errano finché pos.sono, e ,entono vuoto lo \tomaco e le gambe vacillare. R("\tano a lungo davanti alle chiese, ma non ~embra che la carità cristiana si manifc,ui con qualche efficacia. Riprendono lentamente la via di casa. Vi ritrovano l'orrore dei muri gelidi, del giaciglio immondo. Un irresi~tibilc voglia di ridiscendere nella strada, di fuggire, riprende l'uomo condannato all'inutile sofferenza. "A race" teorici, i manipolatori di « grandi numt."ri > po11;sonodi,cuterc all'infinito, per via di curve e diagrammi, \ugli effetti del progre,'-0 tf'<'nic-o e lo ,postamento della mano d'opera. Ma Enrico che ,i guadagnava la vita a Filadclfia, me\Colando inchio,tri di colori diffc:rcnti; ma Raffaele che rra decoratore a Chi<'ago, non dubitano fhe l' imroduzione di pro('('dimenti mecc-anid li abbia ridotti alla di,occupa7iont·. e Fra la macchina e l'uomo è rome ~<' ci fO'\,c una c-or,;;a (a race) t•d è naturalmente la macchina du· arriva \emprc prima dl'll'uomo. Guardate un po' il ca,o di mio fratello: egli lavorava comr su·itch man ali' officina elettric:a di L. C. C. Lr tr1· ,quadn· che ,_j davano il cambio erano da,.cuna di trcnta,ei uomini. Akuni tt•dr!',chi "°"o v,·nut" a ptrfrzionan· l'impianto. E gli uomini non p<>,"mo m•garf" che il foro lavoro prncedr in modo più facile e "prdito che per I<> innanzi. Soltanto, la $quadra non è più che di quattordici uomini {sono dunque scssanta-.ci uomini su centotto gettati a mare) >. l!:. un licensed riuerman che parla. Morrow, cocchiere a Boston, trasportava il ghiaccio preso nei laghi dei dintorni. La fabbricazione 1dcl ghiaccio artificiale ha reso superfluo questo genere di trasporto e l'automobile ha fatto relegare in rimc,.s,.1.Morrow imirme con i suoi cavalli. E un meccanico di Londra : e Macchine nuove arrivano continuamente dall'America. E quando sono installate, è facile sostituire gli operai specializzati con donne e raf"azzi ~cnza nesmna preparazione. lo mi vedo già nella ncces5.ità di mandar mia moglie a lavorare: ella può guadagnare più di me, nel polito dove io ero impiegato>. Dentro 11 calco Gli operai inglesi hanno avuto la sventura di perdere il posto scivolando lentamente da uno stato relativamente pro:;pcro vcr:;0 le ristrettezze e poi verso la miseria. Uno di loro ci ha mendire che vi sia carestia, ma gli uomini e le donne hanno sempre fame. La strada principale del villaggio con::.erva ancora una q_ualche apparenza di normalità, ma nei quartieri veramente popolari la miseria si mostra in tutto il suo squallore. La di-.occupazione non appare più come un accadente, come una e peste nera > di cui si possa prevedere la fine, ma come uno stato al quale ci si vede condannati a vita. A,coltiamo quest'operaio inglese, un rulllma,i (addetto ai compressori stradali), il quale ha la moglie tubercolotica e tre figli anemici nel tugurio che son costretti ad abitare. « Al principio>, egli ci dice, e dopo che ebbi perduto il posto, mi alzavo di buon'ora ogni mattina per cercar dappertutto di scovare qualche occupazione. Ma non c'è in verìtà nemmeno l'apparcni.a di una possibilità. Nessuno, in nessuna parte ha bisogno di noi ... Io non prevedo altro che la continuazione all'infinito della miseria in cui siamo piombati. Ci prodigano incessantemente delle buone parole, ma nessuno fa la minima cosa per noi >. cupati, è ba:;tato ad inghiottire queste economie. Quc!',to fenomeno non può non avere una ripcrcm\ionc morale, dimoltrando la vanità di sforzi co~ì prolungati e di calcoli che "-.·mbravano così saggi. Poi sono le forLC fisiche dc·l lavorat0rc che "i c,auri~cono nella fatica di tentativi !>Cmprepiù umilianti e più amaramente \tcrili cd anche, naturalmente, a causa della nutrizione e dell'igiene iiC.mprepili trascurate. Infine, è la volontà che s'affloscia e l'uomo diventa privo di ogni energia morale, acccttanrlo ogni decadenza con un fatalbmo rabbioso. L'uomo si sente « ::.qualificato :t. Non ha più po!<itOnella gerarchia sociale e come i suoi vestiti che mostrano la trama, come il suo essere fisico sciuf>ato dalla 'ìtanchezza, la sua e faccia > di cittadino utile, il mestiere che era la sua ra~ione di essere, non sono più che m1,;crabile ciarpame. Niente più ha in sé dig:1ità o interesse, a cominciare dal lavoro. Che importa che queiitO sia gravoso, assurdo, ignobile perfino? Non si tratta d'altro che di acchiappar qualche soldo, di calmare al più presto possibile i crampi della " ...Cl si abitua cosi ad una eslsteo.za da c1t.i scompare ll sentimento della responsabilità ... " (Un disoccupato londinese nell'Eden Park). zionato i gioielli .dei quali sua moglie ha dovuto successivamente disfarsi; un giovanotto di diciotto anni rimpiange la biblioteca (399 volumi) che si è dovuto svendere per fronteggiare i biwgni più urgenti. Il padre di quest'ultimo guadagnava, quando aveva lavoro, venticinque sterline al mese. Nella vita dei disoccupati inglesi, i su"sidi regolari, cono,ciuti sotto il nome (di abba,tanza cattivo augurio) di dole (elemo,.ina), hanno una parte preminente. L'indennità non basta di certo per far vive-re nonnalrnentc una famiglia. In capo a qualche tempo, certe spese per la ca'ìa o per il corredo non po~~ono più e!',,;;errfatte. Tuttavia, ,e ci si intcndr per menare una specie di vita in comunità, tra figli già ammogliati, per esempio, e genitori, con degli adokscrnti che già lavorano, il cumulo delle indennità drgli uni e del ~alario degli altri permette un tenore di vita apprna sufficiente nel quale l'indcnnittl di un di',('){'cupato apporta alla fami- ~lia lo stL'"'° genere di aiuto del prn- ,ionato. Ci 'ii abitua co~ì ad una C'iistl'."nzada cui ,;compare il "entimento della rnponsabilità. Uno ,pirito di mendicità, di cui nella \toria antica appare· più di una traccia, si sviluppa nrl di,ocrupato: egli tende la mano nella ~trada, e mc-ndica, anche quando in P.trlamt·nto od altrove ,_j dovrà fi~- ,arr il suo ,tatuto. A Jarrow ('Jynesidc) il 21 'maggio 1936 la maggior parte delle l,otteghe sono chiu-.e. L'c,i,trnza di qur•.ta povera gente è veramente arrivata al limite estremo. Tutto ciò che v'era di e ,uperfluo > nelle case ~ "tato impegnato o V<'nduto. Non v'~ qua~i più bianch<'ria, i ve~titi "ono in gran parte forniti da opere di carità. Non ,;i può La famiglia si s~retola. Spc'!sO, marito e moglie decidono di affrontare ~eparatamente l'infortunio. Se e ciascuno scg4e la sua strada > sarà forse più facile W\tentani e spostarsi alla ricerca di un impiego. Se vi sono figli, si può affidarli qualche volta ai nonni che una pensione o un pezzetto di terra prc,ervano dall'estrema miseria. Uomo "squalificato" Ma anche quando la famiglia resta unita, è il focolare che finisce col diventare intollerabile. La ca<a sempre più 'ipoglia, dove non si accende il fuoco (il gas e l'elettricità sono stati tagliati) e la credenza è sempre vuota, non rappresenta un rifugio: la si fugge, si rincasa il più tardi po~sibilc. La signora White di Gcry (Chicago) ha due figli: due ra~azzi di 10 e 12 anni. Ella avverte ogni giorno più pungente la Ciua inquietudine per la loro -.orte, mentre aumenta la consapevolezza della 'ìua impotenza ad adempiere a quelli che ella sente e.-.,;erernoi doveri di madre : vede i ragazzi deperii e fr1icamcnte per il nutrimento scar- --◊ e maJ,.ano, non può rinnovare il loro guardaroba che ne avrcblx- urgente bi,ogno. Nello stc,;,;o tempo ella ,;i rende conto che "ono in pericolo non 'ìoltanto l'autorità dei genitori e il ri'ìpet• to loro dovuto, ma anche i legami di affetto: i fi~liuoli non ricevono più quello che ~ aspettano dai genitori e in casa non a!<i'ìi,.tonoche a tri'itcna e priva1:ioni. E la co"a più terribile è che un avvenire di paria, di \l>O·,tati,di CCi- "eri vinti in anticipo nella lotta per la vita sembra attenderli. Si è stentato quindici anni per mettere da parte settecento dollari: il primo inverno in cui "i è restati disocfame, di non restar ,;enza tetto la notte seguente. L'inte~rità morale dei disoccupati non puo resistere né alla vita che menano, né all'atrofia progressiva del desiderio ste"so di lavorflre. In ciò, possiamo cogliere una delle ragioni che spingono direttamente alla criminalità ed alla corruzione dei costumi. Un elettricista londinese, senza lavoro da cinque anni, ci ha spiegato come si è dato al furto negli appartamenti. e Non è per vanto che io vi dico questo1 perché veramente non c'è da essere fieri. E non mi comidero un delinquente per natura : conservo degli 5crupoli e non ho mai fatto violen• za ad alcuno. Ma io ero deciso a non morire di fame. Comiderando ciò che ho wffrrto durante questi cinque anni, io mi sento in qualche maniera giusti• ficato se esercito qualche rappre~aglia contro la società. > Malgrado tutte le circostanze che rendono la fatica degli uomini, nell'in• dmtria contemporanea, molto poco rc)ssomigliante allo sport ~ano, allegro e appassionante che William Morris delineava per i produttori de1la sua utopia, il disoccupato non ha che una preghiera, non formula che un voto: e Dat<'C'i lavoro, qualsiasi lavoro! > e spes,;o egli insiste: « a qualunque condizione di pagamento, d'orario, di disciplina>. Privo di lavoro, l'operaio si sente degradato ai ~uoi stcs"i occhi, al cospetto della sua famiglia, davanti a tutta la società rhe lo circonda. Ecco un muratore che ha pa--..~atola quarantina: per ventotto anni ha fatto il suo mestiere. Padre di cinque figli, uomo profondamente religiow. Quando ha perduto il suo impiego stabile è stato sostenuto dalla ft-rma "pcranza che la Provviden7..a non lo avreb1 e abbandonato. Si è poi messo a fabbricare delle "taturttr. ~fa cs.,;c si vendevano abba~tanza male. Sua mo$lie e uno dei figliuoli si sono ammalau. Egli si decide ad andare ad ingaggiarsi alla giornata fra gli \paaatori di nc\'e. Bisogna ('\sere sul po5.to fin dalle due del mattino per avere qualche probabilità di non c~,cr(· preceduto di troppo nella lunga roda dei po,tubnti. In piedi, sotto il freddo intemo, a- ~petta fino alle sci, ora in cui comincia l'in~,1ggio. Ric>tCCa guadagnare 7 zloty e nwao (25 lire circa). Ma è talnwntr l·,tcnuato che non può ripetere la ,t('!<i\aprova di una attesa prolun• gata al gelo notturno. Tenta di mi- ~chiar-.i ai facchini della stazione fer• rovia.rìa : que~to gli frutta dai 2 ai 4 zloty al giorno. Ma la polizia ci ficca il na'io t' non permette di esercitare que~to lavoro che ai portabagagli debitamente iscritti. Adl''-W tutti i figli 'ìOno malati: in casa non c:'è pane, il credito è finito. Ed è Natale. Il dolore di quc.,to uomo pio è reso ancora più atroce dal vedere i suoi in pericolo di morte proprio nel giorno in cui egli era abituato a celebrare con essi la più grande festa dell'anno, la Natività del Signore. E tuttavia, malgrado que!.ta atmosfera deprimente, un operaio « non specializzato> del distretto minerario di ~oinowiez ha potuto redigere una poe• sia abbastanza lunga, che per la gravi• tà quaiii solenne delle :iue cadenze fa pensare ad un inno religioso. n. il lamento di un bimbo che chiede pane ai suoi genitori, è la cupa disperazione del padre e della madre che la disoccupa7ione ha ridotto alla mberia più assoluta e che non asP.ettano più che la morte, come una liberazione misericordiO'ìa. Ma quando manca la ras'ìcgnazione cristiana, l'uomo che si vede messo al bando della società, serua che questa po~~a rimprovera.-gli la minima mancanza, è tratto irre-.istibilmente ad amare riAe,.~ioni.Eccone uno che ha cominciato a guadagnarsi la vita a nove anni. Durante la guerra si è arruolato per conqui'ìtarc l'indipendenza alla sua patria: è stato ancora in prima linea quando si è dovuto difenderla dall'inva,ionc bolscevica. E che gli resta di quella libertà per la quale offriva la vita? Affamato, oggetto di pietà o di cli- ~prczzo per i suoi laceri indumenti egli vaga per il viale di Novy Swiat: do\'e i. caffè, inondati di luce, rigurgitano d1 gente ben ve~tita ben pa'ìciuta dall'aria fe•ao~ e spcnsi;rata. Una ter~ ribile convinzione si radica in lui : alla ba.se ~i un tale ordine di cose flOn può esservi che una ingiustizia. ''Infernum rusUcorum" Nel. Durham, vi sono villaggi di mina ton dove la disoccupazione - quasi completa - dura da otto anni. Molti giovani dai I 8 ai 20 anni che non immaginavano nemmeno che si potesse pens_are.ad un alt~o mestiere oltre quello dt rnmatore nc1 cuniculi e nelle gallerie ove i padri e i nonni erano stati impiegati, non hanno ancora e trovato un posto> fin da quando hanno lasciato la scuola. Tuttavia, è piuttosto un senso di rassegna~ionc (ogni giorno più pesante) che s~ nota in questi distretti inglesi (derelr~t areas). Una pigrizia latente è nell'ana: gli ispettori riferiscono di ayer spe~so trovato a letto, di pieno giorno, 1 disoccupati inveterati. Per questi infelici, le ore si succedono alle ore, e sempre vuote, con l'intervallo di una visita agli uffici di collocamento. .A lungo andare, l'energia e l'attitudmc allo ,;forzo non sono più che un vago ricordo: ~a m~glie di un minatore del Derbyshare, d1 ~essantasei anni, dice di suo m:1-ritofdi qua!tro _an~i più gio:1ane di le1: « n questi ult1m1 due anni, egli è completamente cambiato. Non 1.;i lamenta mai, ma io preferirei che lo face~--c... Sarebbe meglio che fossimo morti tutti e due piuttosto che trascinarci così... , « Quello che mi deprime di più > ammette un operaio inglese e è I; monotonia di questa esistenza' a pa,.so cadenzato. Il cibo è così uniforme co• me insufficiente. Detesto di essere inchiodato yer la maggior parte del giorno :1-1.ma~ triste alloggio : niente può s':'\t1tu1re 1I la:'?ro. Ma detesto magg1orment~. le v1s1_tcdel f~mzi_onario della Pubblica Cantà: egh è 1mplacabile e vuole saper tutto. Mia moglie si 5ente ma!e. d?po ogni ispezione. Eppoi, gli am1c1 s1 sono allontanati da noi: sia perché for,_c pensano che noi volevamo sfruttarli, 'ìia perché noi non O'-iamo più di avvicinarli per tema che non pensino questo>. _Un altro operaio inglc"e, un meccanico P:◊.s"i~o alla c~nquantin_a. esprim_r co<-1. 1 _r1,.ultato d1 parecchi anni di tnb0Ja71om : « Per quel che mi riguarda, ~on v~do più la minima pos,.ibilità: ho nnui:iz1~to a_l "ogno di riprendere le occupaz1om e 11 tenore di vita di un tempo e la mia --◊la speranza è di morire al più pre~to. » E mi fermo qui. . « l~/e~num rusticorum >: que,ta è la s1~tcs1 di queste rsperienzc che tentai d1 pr?etrarc, lungi dalle pile di \'Olumi che s1 "ono senza po'>a accumulate intorno al problema della disocrupazio.. ne. E dopo aver riguardato l'a,prtto umano dt.•I fenomeno, rc!ita inconcepibilr che un tale martirio di una pa 1 te cosi comidercvole del!' umanità abbia potuto così a lungo durare a 1oeomo umiliante di quello che do~rebh<- cs- ~ere l'orgoglio e la ragion d'es,;ere della civiltà contempora'nea. LUIGI DE SIMONE

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