L . ~ E guglie del Duomo, che l'aurora sbiancava già vestita del manto dell'Italia, sorgevano a mazzo d'asparag1 nel ciclo d1 .\.1.ilano. All'imbocco della Cor-,ia dei Servi, intorno ai fuochi di un piccolo bivacco, i mencg9ini più mattinieri ,orbivano in fretta el caffè del guieucc, c-hc ,i beveva in piedi poggiando tra ur\ ,oT'io (' l'altro la-chicchera sul ginocchio. Gli spazdtt trascinavano la ramazza ,ul selciato, i lattée andavano di porta in porta a distribuire latte ... D'un tratto, a} secondo piano di una modesta ca~a di Piazza San Giovanni in Conca, il primo grido echeggiò di colui che tanti di poi ne doveva lanciare. Era il 6 dicembre 1842. Francesco Baffo Cavalloni, quando ~li presentarono il neonato in a~petto t' colore di cotechino, capì che l'onore era salvo di una famiglia che di- -.c-endcva da illu5tri antenati veneti, ir;;critti nel Libro d'Oro della Sereni\- "ima., e proprietari nel!' Ar.mnà de' Veneziani di gondole e ca'\C. Fatto questo ricono\Cimento, Baffo Cava1lotti giurò ii imegnarr al piccino il tedesco,' perhé Raffo, nato da un capitano di Na- )Olcone, scolaro di Silvio Pellico, allievo drl collegio militare di Sau Luca, -adc-tto nel reggimento austria:::o Belle- ~arde, impicgàto al Ccmo e ,tudi0<-o delle -.evere di~cipline filologiche, era venatissimo nella lingua e nella ll'tteratura tedesche. Nel fondo del letto matrimoniale, svuotata come la cornamll'~a che ha tC'rminato di ,onare, Vittoria Gaudi in Baffo Cavallotti, ,entiva oscuramente che il suo travaglio notturno aveva dato all'Italia un p()('ta. Come foglioline -.rcche, le c:ue labbra sorridevano ai fiocchi bianchi che c:cendevano a frangia nella finc~tra. Soldatodell'Ideale Clio usò accoglienze speciali al futuro bardo. Qursti era alto come un ,;oldo di cacio, allorché, per colpire l'immaginazione dell' infantolino, Milano ,orse in quella trrribile imurrezione che in cinque giornate buttò fuori i «cecchini> da porta Vittoria. Quando Cavallotti rievocava qurl ricordo, il ,uo occhio anna~,quato di sognatore rivedeva « un'alta, splendida. al'i~tocratica figura bionda di donna, che preparava filacce e coccarde, rincorava i combattenti, appiccicava le coccarde ai loro abiti borghe~i >. Già la Mu~a butta un occhio sul giovinetto. Decenne, Felice declama Br. t:het e Mameli, e i « ben pen,anti > che frequentano casa Baffo Cavallotti \battono le ginocchia dalla paura. A dodici empie i banchi di scuola di inni patriottici. A sedici, studente del Liceo di Porta Nuova, capeggia una dimostrazione contro i professori che, per çommemorare la visita di Francesco Giu'\Cppt:, hanno collocato una lapide in cima allo scalone. Nel frattempo impara nel Guctirt Meschino come si fa a difendere il debole e l'oppresso, ouando non si conoscono neppure. Dicìac;;~ttenne, Cavallotti pubblica un opuscolo di politica, e sbocciato all'amor~ il 1;uo cuore di pocta, sale a Ghrv10 ove ... rocehiusa di nubi in un velo ritrova la diva bfonda 11111titdai t:lt:lo! Fèrmati, o poeta, ecco il '.59 ! Cavallotti vuole brandire la carabina, ma gli arruolatori dell'e~rcito piemonte,e gli rispondono: trop cit. Chi non ricorda la tempesta del 9 ~iugno 186o, tra la Liguria e Cagliari? JI Giorgio Washington, che batteva bandiera degli Stati Uniti, ballava da .unericano con tutto il suo carico di giovani, taluni con l'occhio acceso da rroiche immaginazioni, altri con l'oc- <-hio di merluzzo e sulle gote i livori dt·l travaglio di litomaco. Se un fumo ,puntava all'orizzonte, gli ardenti e i vomitanti ruzzolavano come barili nelJa ..,tiva; poi ri1;alivano in coperta -.comparso il pericolo, e facevano crocchio intorno a uno dai capelli al vrnto e dai gesti da ~emaforo, che in mezzo alla bufera parlava di libertà, di democrazia, dell'uomo e dei suoi diritti. Superato il Capo Spartivento, la temprsta 11cemè>,brillarono le stelle sul mare placato. Colui si addormentò col cielo per ~affitto, la bocca brulicante di parole ancora non nate al ,;uono. E quando il sole l'indomani brillò sul mar(" e globi di fumo bianco annun· ciarono la vicinanza di un vulcano, l'oratore ~i IC"vÒnon più semplice trihuno, ma bardo e cantò: Oh, salii, d~Il'Erna • 1lorloso contrada Clu il 1io10 rompesti - brandisti la spada.1 Fratelli noi siamo • del ,,ande .Ni«ardo, • Corremmo alla 110a - t:he 1uerra tonò! Al ritorno dalla Sicilia, Cavallotti ~i ferma a ~apoli, si reca a Castel dell'Ovo, in una splendida villa che spiega le ,;ue terrazze, i 'luoi ro~eti sul mare. Trill,mo mandolini intorno al grac.~ 3 APRILE 1931-XV D ■ NIBUI PAGINA ,9 mulatto con labbra a salsiccia e capelli di lana, che dal monticolo di tappeti orientali sul quale si giace, porge una mano di budino. « Cavallottì? > e :\1arstro ! > « lo amo i" giovani poeti. Volete entrare- al mio giornale? > Cli occhi del giovane bardo brillano ne-Ila penombra. Ales<sandro Dumas era ft.,u. di G:nibaldi. Aveva ~guito i Mille co-.teggiand~ la Sicilia, la Calabria e la Campama con un piccolo J'acht, il cui c.:omando sembrava affidato ,1 quelh ma- .,cJìictta vc\tita da ammiraglio, che Cesare Abba soprannominò « la poltroncella >. Co!-.Ìfu che Cavallotti cominciò a scrivere articoli di fuoco nell'/,idipendl'ntt, il foglio col quale l'autore dei Tre }.foschettu11, entusia,ta e $eia• mannonc, s'illudeva di aiutare la cau~a di Garibaldi. Ciò non colma l'attività del vulcanico giovanotto. Garibaldi, del re,;to prroccupato dalla temptratura cui ~ ,alito l'entusiasmo di Dumas, prega lo ~crittorc di cambiar aria. A Milano, mentre maturano i g-randi fatti del Ga<.utlino Rosa, Cavalloni presta la sua penna al Fuggilozio. Fiori1o~·onointanto dal suo cuore antimonarchico le prime canzoni civili, e 1•a~~ociaz1oncdelle vittime dei re lo proclama e poeta anticcsarco >. lnes Galbu,era, che abita un mezzanino di via San Pietro ali' Orto, quella mattina fu svegliata da un gran cozzare di ferri in iurada. Temendo un ritorno degli Amtriaci. (j affaccia alla finestra, e al portoncino del Goi<.ettmo Rosa vede un giovane dal baffo adolescente che, lo spadino in pugno 1 ac-.:eso....indornabik come un leoncino, sferracehi~ contro gli ufficiali riuniti del reggimento degli « Usseri di Piacenza>. Com-? un bel torneamento, e mentre la popolazione dai balconi e dalle finestre spargeva fiori e baci, quella impari tenzone, che l'antimilitarista penna del giovane Cavailotti aveva generato dalle colonne del Gat<.ettino Rosa, girò per le vie, piazze, cortili e giardini di Milano, finché terminato il giro, l'inesauribile schermitore fu colto dalle guardie e portato di pe,o alle Carceri Criminali. Non 1oi considerano abba,tanza gli effetti .:.-ontradittori di uno ste,;so fatto: i bersaglieri che nel settembre 1870 tntravano a Porta Pia, a Milano facevano m,cire Cavallotti dal carcere. Liberato daJJ'amni'ìtia, Cavallotti torna nelb ma camt"rctta di poeta. Appena chiusa 13 porta, questa )i riapre ed entra una bcllj..,c;;imadonna in vrstaglia : la ~ u,a. Non quella con la quale Cavallotti è abituato a fornicare: un'altra. Cavallotti -.arà di nuovo poeta, ma in maniera divena. Afferra la penna e da que,;ta, in un baleno, na- ,cono / Peacnti. La parola finis è appena scritta in fondo al manoscritto, allorché bu1,.<;anoalla porta. Questa volta la Muc;;anon è, perché le Muc:e entrano c;;enzabu'ì-.are. e Avanti! >. Sono due amici. uno dei quali Camcroni, il Pessimista &I Ga.:.iettino Rosa. li Pec:,c,imistafa un passo avanti, esclama: e Onorevole! >, e riceve tra le braccia il nuovo deputato. Cavalloni è \tato eletto dalla democra,:ia e dai repubblicani di Cortclcona. Italia di prenci e di sottane nere, attenta! Arrivato ~ colui che i tuoi figli porterà alla luce della riforma elettorale e del libero pen)ie-ro. Boma Un grave ca\o di coscienza ombrava la gioia del giovane repubblicano, mentre trionfalmente si trasportava da Milano a Roma. Come pre~terà giuramento, lui che non crede in Dio? Stret• to dal dilc-mma, Cavallotti a poco a poco piega la te-.ta e cede al sonno. A Roma, trenta secoli di storia aspettano Cavallotti in stazione. Questi ~aiuta, e in botticella va alla redazione della Capitale. La notte ferroviaria ha portato consiglio a questo e puro>, che fonnaJi.,,mi e convenzioni non ricc;;cono a ingannare. Nella sua lettera a La Capitale, Cavallotti spiega che il giuramento è un semplice biglietto d'ingresso per entrare nell'As- ~emblra dei rappre'ìcntanti del popolo. L'elettricità ..,i accumula, gronda il temporale. L'indomani, al Presidente della Camera che lo invita a pre'ìtare giuramento, Cavallotti lancia la sua indimenticabile fra,;e: « Giuro 1 ma domando la parola». Applausi all'Estrema Sinistra ove si affollano le barbacce incolte e i mustacchioni ribelli, uh! uh.' a destra e nel centro ove <,tanno s(hirrate in bcll'ordine le barbe 1;ignorili. La parola è negata a Cavailotti. Crescono applausi e uh! uh.' « CO'ìcienze inquiete>, grida Cavallotti alle f>arbc si~norili, « ri..,pcttate le coscienze tranquilJe ». La marmorea frase rimane sospesa in mezzo all'aula, come aereo monumento. Quel giorno, nei caffè di piazza Colonna, l'ardore delle dispute faceva fondere i pezzi duri. "Trlatla,, Cavalloni ver,c,a in grande miseria Che fa un poeta quando versa in gran de miseria? Scrive un'opera teatrale in endecasillabi, poi c;;cj orica a panciallaria e aspetta che l'oro gli piova in boe-ca. Co,;ì fece Cavallotti, cd ecco perché nel 1879, sotto il mini,;tero Cairoli-Depretis, ,;cri-._,;e La St,osa di Mtn,cle, commedia di ambiente greco, preceduta da uno 1;tudio intorno allC' « pene dell'adultC'rio in Atene >. •ATITIGA :l:D :u 'C!I/ ~ ~ ••••• ///!(( '!\I\\\~\ \ Sotto quello )tesso ministero, e per le ragioni già dette, fu offerta a Cavallotti la cattedra di letteratura greca all'università di Palermo. Un'occasione da acchiappare a volo. Pure CavalJotti rifiutò. Era un grecista formidabile. Ma era poi così sicuro di conoscere il greco? Molti, le lingue classiche le ,anno solo nell'intimità di se stessi. Un'ombra ancora. Nelle nuove elezioni1 Cavallotti è «trombato». Che importa? Le elezioni suppletorie dell' 183 ~aranno un trionfo per il campione. del libero pensiero. Sei collegi « portano :.i il candidato della repubblica. Piacenza gli dà ~eimila voti : tutta se stessa. Che penserà Deprct.is? Cavallotti intinge la penna nel!' inchiostro dcli' ironia, telegrafa al suo nemico: « Sincere condogl!anze per molte fatiche spese e per magro risultato. Parlercmoci a Roma della povera libertà >. Questi sono sarcasmi! Poeta del glornallamo La primavera, a Milano ha lo stupore delle apparizioni inaspettate. Essa quella mattina spalancò la finestra, si <sparse sullo scrittoio del poeta diciottenne. Una vergine cartella aspetta il contatto della penna. Questa freme tra le dita di Felice Cavallotti. In i.stato di avanzata ispirazione, il giovinetto sta per dar fuori il motto dell'Cra nuova. La sua nuca luccica di pedicelli. Con l'occhio di c;;anbernardo incimurrito, Vittor Hugo lo sogguarda dalla parete. « Non più il volere dei regnanti, ma le libere aspirazioni dei popoli >. Le idee gli corrono come millepiedi nella te.-.ta. La cartdla è sverginata: « Libertà! Unità! Fratellanza! >. Jl bardo si guarda indietro. Un sospetto lo traversa come una corrente d'aria. Dove ha sentito quelle parole? Vittor Hugo appiccicato al muro o non ,a, o non vuol parlare. Che importa? Più tardi egli darà la J\1arsigliese degli Italiani. li programma di Libera e Una è nato, organo della nuova vita dei popoli, mentre anticipando ~ul futuro e sulla realtà, un coro di mille e mille voci s'allontana per la città in tumulto : Fla1ella.1 flaiella! superbo peano., De tl'incliti prenei lo punico fl; Del frate l.Ayola la nera 101tana, L'i1navio dei serui, l'oriotlio dei re! Perfetta in tutto il rimanente, Libera e Una ha un solo difetto: non vedrà mai la luce. Poco appresso, Cavallotti c'insegnerà come si può, stando soli, scrivere un intero giornale. Questo monografo è Lo Scacciapensieri: pittoresco settimanale di sedici grandi pagine a due colonne, illu,trato con eleganti incisioni in legno e che dà in premio la Disfida di Barletta di Ma.c;;simod' Azeglio. Le « eleganti inc:-isioni > erano prese in prestito ai giomali francesi, geniale trovata che per alcuni nostri giornali è diventata tradizione. Frlice Cavallot\,i. come direttore, come redattore CaC.allotti diventa Falco Atteuicelli: talvolta Homuncu.lus. Un ritratto di Leopoldo I del Belgio porge occasione a Attcvicelli di inaugurare la rubrica delle Biografie. Per la rubrica e Romanzi e Novelle > scrive la donna e la pipa. Un cliché del Serenata di C.vallotli a Cri:,pl (dal• San Carlino• di Napoli, 7 luauo 1895), Nell'illustrulone In a.lto: Cavalloni raft\aurato In una carta da avvolQere arance. Giardino Zoologico di Vienna gli dà modo di cominciare la rubrica dei e Viaggi pittoreschi >, e per « Cogn~- zior,i utili > gli viene a propo-.ito 11 Pantckgrafo Ca,;clli e il Controllore automatico degli impiegati. Salvatore Farina, che prt,to lo va ad aìutare 1 per non far torto a Attcvicelli filma Aristofane Larva. Un.i ,;,trana zoologia con :ncia a vagire ,otto il ciclo italiano. Chi a,colta oggi il A1efistofele, 1otenta a capire- come un'opera di que,;ta fatta non ~i sia impo-.ta di colpo. L'arte a quei tc-mpi era battaglia. In quella per la e musica dell'avvenire >, i sentimenti pili puri fondevano come lo stracchino, l'amico si storceva in nemico. Per riconciliare- Cavallotti e Rovani. due tra le più belle firme del Ca::::~ttirio Rosa non furono di troppo: l'Anomalo e l'Avvocato Trombonr. La Scala era d'oro come uno zecchino. Boito ritto ,ul podio, l'orche~tra sotto lavorava curva sui remi. e Mille giovani di questa tempra >, gridò Cavailotti da un palchetto, e e il risorgimento arti<,,ticoddla patria è a\~icurato ! > Finito di parlare, l'opera crollava sotto i fi-.chi. Giornataccia, quella del 18 marzo 1876. Una disastrosa notiiia atterra l'atleta drll'opposizione: la rivolu1ione parlamentare ha portato alla somma della co,;;apubblica la Sinistra. Che farà Cavalloni ora che ha il coltello per il manico? Il colpo è grave, ma lui non ,;j perde d'animo. Sono arrivati proprio in quei giorni a Milano i nati di Leone VII di cas.\ Lu,;ignan<', già re di Cipro. già discendente degli imperatori di Bic:anzic gi2 sovrano mcdiatizzato della Russia. Che fa Cavalloni, questo r-:-- pubbl icano che a ogni pasto si mangia un prence in insalata? Lancia una pubblica sottoc:crizione « Per i figli di un Re», toglie alla fame quei tapinelli che se ne morivano d'inedia nelle crociere dell'Osp~- dal Maggiore. Leone, i leoni piacciono a Cavalloni. Per il s.uo amico perugino Mons.i~nor Rotclli, Leone XI I I aveva scritto un'elegia in pcntamcu i cd esametri. Che fa Cavallotti. questo libero pensatore che a ogni pasto si mangia un prete in ~almì? Volta italicamente in distioi endccac;;iJlabi rimati l'elegia latina dt Su.1 Santità. e gradisce i rallegramenti delle emincn7.c nere. Squisite contraddizioni di un'anima di poeta ! Figlio della Illusa A Ricciotto Canudo, erede spirituale di Cavallotti, domandarono un giorno se oltre che romanziere fosse anche poeta. e Surtout poèle ! > saltò su Canudo piccato, e soprattutto poeta! >. Anche Cavallotti era surtout poète~ pronto in ogni momento a voltare in ritmi saltellanti qualunque argomento. Cavallotti apparteneva alla specie di quegli uomini fatti di ricotta un po' passata, irrefrenabili e fiatosi di vino, animatori di compagnie, dei ex machina delle brigate, Orfei delle merende in campagna, le fabbra \Cmpre fiorite di rime e di chioccioline di saliva. _Mentre gli altri frugano nelic ce- ,;te, tirano fuori i salamini e stappano bottiglie, loro, in maniche di camicia, la mcizaluna sotto le ascelle, la catena dcli' orologio sulla pancia col tredici nel ciondolo, i polsini mobili, le maniche tenute su dagli anelli di clastico ros1oo,il pelo generoso, cordiali e ciarloni, pizzicano la ganascia ai piccoli, sussurrano e quella buona > ai grandi con la mano a ventaglio, sospirano madrigali alle ~ignore, sputano e si gargarizzano, abbracciano con le loro braccette da pinguini l'intera umanità. Questo il Cavalloni madrigalesco. Per il Cavallotti bardo, l'arte è mi(. sione, apostolato. .•. Non è la poesia Di penombre e di s&hiui umil ne1otio: h un'austera e ientit filosofia, D'ogni fdde J la fede e il sacerdotio. E ben lo sanno quei dic;;graziati che vent'anni fa dovevano mandar a memoria le sue sciapate interminabili tambureggianti. E ora, o ginnasiarca d'allora, chiudi gli occhi, guarda sfilare le creazioni del tuo poeta: Sic vos non vobìs, profondo di filosofia nella sua vesticciola leggera, Povero Piero, dramma psicologico sociale che affronta la te$i del matrimonio come diritto e come dovC're, Nicar~te o la festa degli Alòi, che emana profumo classico, Le rou biariche, che compendiano il concetto di quelle ragazze che da una parte si attaccano all'ideale e dall'altra cercano marito. Oratore Quando Cavallotti fu eletto deputato, la Destra, fidando rielle assenti facoltà oratorie del nuovo eletto, si con,;oJò dicendo che la Camera avrebbe avuto un altro dei tanti e deputati muti >. E invece ... Dell'eloquenza, Cav~llotti1 assieme con Demetrio Falereo, diceva che e essa è nelle assemblee, quel che il ferro è nei combattimenti >. Nrl campanello del Presidente, Cavallotti aveva un implacabile nemico. Quando il nemico squillava: Allora ... allora... dal &or profondo Un « non so &01a :t sai di molesto F la man destra fa un certo testo Come di cetra corde n toccar. Al Cimitero Monumentale di Milano, Cavallotti così salutò un soldato come lui dell'ideale : « Addio, povero sognatore! tu vivevi spostato in quelita terra, e non te ne accorgevi>. La sua rloquenza, fu detto, .,,lpcva demolire anche con uno scoppio. di n~. ?-.Iontecitorio avanza il petto :--ulla piazza omonima. Il bu~to protelio, le braccia spinte indietro, quelito. ç:inna: !'.ta di pietra, da ~ettecentotred1c1 anm fa ,;rmpre lo stcs,o rscrcizio prr lo -.viluppo dc-I torace. A :Montecitorio s1 accede oltre che dall'ingres.!io prin< i pale. cÌalle molte porticine laterali di via dell'lmpre<.a e via della Mis1oione. Sempre originale, Cavallotti non entrava a ).{ontet.:itorio come gli altri deputati: sboccava da via in Aquito, pigliava la rincor'i<'l, piegava al fianco dell'obelilico di P,ammctico, infilava di volata il portone del Parlamr· to: Dove correva il poeta, .l'uomo di St.\cn studi nutrito? A llloutecltorlo Anche a :Montecitorio, il luogo che con più amore chiamava Cavallotti era la biblioteca. lvi, il deputato-bardo pac:sava ore e ore immerso nei libri, la pagina appiccicata al naso. Anche le sale di scrittura ben conoscevano l'a~,iduità di Cavallotti, nelle quali egli entrava correndo e urtando i malcapitati onorevoli che ~i trovavano sul -.uo pas<;aggio.Scriveva. E quando quella penna fremente attaccava a scrivere, le lancette del grande orologio, occhio di Polifemo bianco sulla fronte rossa di ).1ontccitorio, continuavano a girare, scavalcavano l'ora del de\inare, eh<· per quanto mobile a Roma a un dipre!'.sO c'è, se ne allontanavano, ma quell'uomo laggiù, rapito, i,pirato, non riuscivano a staccarlo dalle carte con le quali pasteggiava. Il bevitore, dico-_ no, è piccolo mangiatore. La Figlia di ]1fte, Cavallotti la scris"tedi getto, nelle ~aie di scrittura del Parlamento, sulla carta da lettere col bollo ar.turro della Camera dei Deputati. Al Parlamento, Cavallotti era andato per estollerc gli italiani dall'oscuranlhmo, strapparli alla tirannia dei re, portarli su su alla luce del libero pensiero ; ma non è modo di redenzione anche questo, e dei più puri, dei più alti, dare al popolo un'opera che sta tra il capriccio geniale dell'arthta, e la concezione profonda del filosofo? Nell'aula qur~to repubblicano, que- 'flto avvocato del popolo, questo cervello e que-.ta bocca drll'Estrema Sinistra, sedeva nella terza fila dell'ultimo ~ttore. In quell'aula, il « can rli guardia » della riforma elettorale molti nemici contava, ma uno soprattutto: il dittatore, il tiranno, l'uomo nero, colui che indirettamente lo spen\C : Francesco Cri11pi. Ba~tava la larghezza dell'aula a <;eparare i due avversari? ... Errore. Fino all'ultimo giorno, Cavallotti sedè a distanza di un solo pos.to dall' c africanista:.; pronto c;;empre a incrociare con lui il ferro oratorio sopra la te-sta del povero Abele Damiani cht sedeva in mezzo, a ghermirlo col verbo irresistibile, a piegarlo con la fra,c,c corrusca. Non per nulla Cavallotti era il frutto squi11ito del liberalismo, del democratismo, del parlamentaric;;mo. Del quale era un virtuoso, esecutore formidabile, prodigioso interprete, versatissimo, profondo nelle dhposizioni, segreti, mi~teri, trucchi, scorciatoie, vie traver.;e, ingranaggi, rotelle e rotelline del regolamento parlamentare. Prendere in castagna Cavalloni in qut"'ìta materia, era tentativo da ~oraggiare i più ag- ~uerriti. Molti anni ~on pa~,;ati, molti mutamenti avvenuti, molti rip\ilimenti fatti a Montecitorio. Ma chi una notte ~i faccs~ rinchiudere in quest1aul:.!. chi trattenes~e il fiato e affilas..se l'udito dentro que~to anfiteatro di legno, o,·e pur nella profonda ,ospemione della notte le figure di Giulio Ari..,tide Sartorio b11lano al vento il loro ballo di bucato steso sul!~ corda, riudrebb-? lontana. lontana la voce di lui, il bardo deputato, che per fare dell'Italia qualco-.a tra l'Atene di Pericle, la Sparta di Leonida e la Parigi della Comune, ammazzava il « trasformic;;mo » e dava ·vita al « contatore meccanico della lcgC!:e sul macinato> . L'audizione dura un attimo: il parlamenta1i,;mo ripiomba nel 'ìUO tetro letargo. Ritiriamoci in punta di piedi. Amore Amò Cavallotti? Le guardie di pubblica sicurezza, turchine di gana'ìcia e nere di sospetti rntto il chepì di tela cerata, che misuravano i selci nelle viuZle della Roma delle prime legi,;lature, vede-vano in una visione di ballata l'c onoff"vole > passare col baffo trionfante e la « repubblica > a sghimbescio, e una formosa bruna fru\CÌante di falpalà al braccio, vitino di vespa, fianchi da ca,·allo di agenzia di tra.sporti e petto a bomba, e un gabbiano con ali spiegate mila capigliatura ammas._c;;atian altezza, a imitazione dei cumuli che nelle stalle fumano ai piedi dei ruminanti. Per il poeta tribuno, la donna era vita, dedizione, poe!:ia. Poi, in una camera mobiliata di via della Scrofa, in pre,;cnza del comodino a colonna, del letto che con nere volute, avvolge in medaglione uno squarcio di natura agreste, e della carta a fiorellini ro~a e a cadaverini acciaccati di zanzare, il ritmo di ballata che sotto aveva empito di nostalgia le guardie di pubblica sicurezza non è che qui ,.,j fermasse, ma batteva sul po,to ormai e punteggiato dai baci che scrocchiavano come castagne al fuoco. Il rorido baffo fremente scende all'incontro di un'ardente bocca. Sul divano i fruffl1 caldi ancora di lei rifanno il vef'io all'onda che sbatte s~pra lo scogli_o. S~lla spalliera della sedia giace coi !ace, a terra 1I bmto che inguainilva quella carne, e come macchia di nicotina ne ,;erba sull'orlo supremo il sudore. Dall'alto dell'attaccapanni 'ì0•
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