3 APRILE 19J7,XV O ■ NIBUI PAGINA 6 IL SOFM DELLE mu&E della gloria Il. CHIRURGO professo, Aadrca )liajocchi, dopo le sue definitive mC"- mo1ie, torna a:la letteratura, e il nuovo volume s'intitola e Tra bistori e forbici> {Treve\,)Ailano, 1396'. Siamo alla terza edizione, pre)tO ~aremo alla quarta, segno chiaro dell'equivoco che continua fra scrittori e lettori. Il nuovo libro vorrebbe rìsuL tare di pagine sparse, fogli di t3.Ccuino che un autore, talvolta, ra.:coglie i1 fretta e furia, non per ambizione, pare ; anzi al contrario J'cr i gravosi impegni che si trova a avere col pubblico, dopo il grande successo. Il pubblicare anche gli appunti è proprio ~ogno dei dilettanti, che perseguono di sé come scrittori uha immagine stramba. S'immaginano all'improvvic;o centro di tutto il mondo: le prime pagine dei quotidiani annunciare il nuovo me~- ,ia. A proposito del professor Majocchi1 non so se ,ia giusto avere sospetti fino a questo punto. Comunque, lui come scrittore è certo che dilettante resta. Scritto un libro 1 ne scrive un altro. Eccomi, par che dica; eccomi: vuoto i cassetti. !'-lell' introduzione per giustificare 11 nuovo volume, il professore si domanda di che razza sia : « !viemorie? No 1 certo. Romanzo? ~ovellc? Neppure per sogno. Pagine di vita staccate e distinte'! >. l:: qui ~i ferma un momento. naturalmente per modestia. Siamo al punto giusto, e andarn a capo, conclude: • l-or ... e; sì...>. L'illustre professore, mes~si a ,crivcrc, ~:è accorto che è faciliv,imo. Ba~tJ. raccontare ciò che offre la mente, aggraziando tali ricordi con modi con- .!>uctia tutti quelli che un bel ~forno \'Ogliono essere scrittori. Strano 1I loro destino. Aborrono la letteratura, eppure mai si fa tanta letteratura come quando per programma si vuole mettere sulla carta la vita. Ci vuol poco a movimentare le pagine con spreco di esclamazioni e con l'andare a capo per ogni grama proposizione. Occorre portare C!iempi? e Nel largo benessere f',hteva un'ombra nera >. A capo: « La Pia possedeva tutte le doti ... Una soltanto le faceva difetto. Ed era la salute>. E dopo es$Cre andato a capo di nuovo, lo scrittore conclude: e Essa 1•ra delicata, gracile, un fiore di serra >. La prosa del prof. Majocchi mira timidamente a f~cili dfetti, a s~orci_eh~ non son.o M:orc1, ma appross1maz1om. Egli è d1 quelli che vogliono essere bravi, che raopre'-Cntano a tutto tondo. Gli accorg1mcnti u\ati sono dei più frmti: passaggi da tempi perfetti al pre~e11te, frequcntis,;imi punto e a capo, qua~i a dire la rapidità drammatica d(•ll'azionc. ln una scrittura povera, e srmprc alla buona, certi passi scritti in punta di penna documentano i dub1,i che turban l'autore. Non rari i luo- ~hi che rammentano, per certi andamenti nella maniera più vaga patetici, le didas.:-alìe del film muto, al tempo di France ..ca Bcrtini: « E la Mari~ prec;e il posto della madre, e l'amò <·on tutto il cuore, con spìrito di sacrificio e di abnegazione, con animo di rinuncia e di devozione ... ma non furono ftlici >. Abbiamo trac;critto tale l' quale : i puntini non 1iono nostri. Oppure ron più strazio: « La bella fcli- <'ità durò quattro anni; e furono quattro anni di gioia ineffabilr >. Ciò in c . 1pitoli diversi: a 219 pagine di di- .,tanz:1. E non difetta la tendenza ad un facil1..~sentenziare. Ci viene a mente la fi~ura tipica del medico sapiente che appare ,;,ui pal..:oscenici da centinaia d'anni. La fantasia popolare vede nel mr-dico bonariamente uno sputac;enten- ~r. :\(a il srntenziare che si trova nel lihro del prof. Majocchi non è dav- \·c-ro bonario; né è quello q::,rio, compo<itOdella tradizione umanistica che f<'!r-.r ancora in parte giova alla mechcina e alla chirurgia. Le sentenze rhe troviamo c;pa~e in « Tra biuori e forbici >, 'iono <ipe\SO a caso, e quasi ,rmpre gratuite. li chirurgo Forti, che è in un certo modo prota_~oni'ita del hhro. par che stimi le donne: « animaletti graziosi, strumenti di pa'i'iatempo e sollazzo, fontane di refrigerio alle ,1uali l'uomo de,•e ri-..torar'ii, quando la •1..·tedel piacere lo invade. :t EbbC"nr 1:1le opinione viene contraddetta nel capitolo dedicato « A Suor Maria di S.m Vincenzo :t. « No, contraddicr- _\1:ajocchi. La donna non è un oggt'tw di divertimento e di sva~o ; ei.~a è la fedele e prezio,;a compagna dell'uomo; la grande amica postagli accanto da Dio, per ~rre~gerlo cd aiutarlo:.. Libri come quec;ti non entrano naturalmrnte nella letteratura, anche 'iCe"i. proprio e<si per definizio1•1• pieni di \ 1ta, rono 1eppi di luoghi rnuni del tutto lrttr-r.1ri. Trovano gente che- li le~gr · • lw magari se ne entusia'ima e < he vrd1• g:unto il !'iUOautorr. Ca<o pt"r dav"ero po<.·hi\'iimo C'omolantc-. ARRIGO BENEDETTI IMBRIANI ~ 1~0 DORIA ha curato pu l'editore Latert.a un volume di scritti critici e • ~s,:;ed~=~~=t~v~:;:!~~~1!:~G~:!'. l,ateru, Dari, 1937). Sono articoli su di unamostra d'ane contemporanea che lmbriani scrisse per un giornale, e due novelleanche esse finoad oggi poco note, Imbrianì ~ in tutto scrittore napoletano. A proposito dei suoi scritti, siano usi articoli da giornale o novelle, n,Qnoccorre tar distinzioni: la sua prosa non muta, sia che "Mli si faccia critico oppure narratore. Non muta 13 sua prosa né mutano i facili effetti stilistici che egli sc:mpre persegue. La prosa di Imbriani sebbene piena di colore e di segni del suo tempo resta prosa letterata: non umanistica tuttavia; anzi direi al contrario. Letteratura, per scrittori come Imbriani non vuol dire esperienza umana fatta sulle carte im·ece che per le :.tra.de: smette per essi di essere un'ingenua esperie'lu; piuttosto diventa un gi.xo piacevole ma spesso vano. Jmbriani ~ degli scrittori che non vogliono essere letterati ad ogni costo, ma che im·ece altro non fanno se non accademia in maniche di camicia: la peggiore di tutte le accadffl"'lie letterarie. Non vorrebbero adornar,i della loro scaltrezza di letterati; ma non possono farne a meno. Ci scherzano, se ne prendono gioco, combmando senz'altro una specie di prosa maccheronica che ha del generico. Si tratta spesso anzi di sfoghi personali. Ne sortono infine effetti letterari che non commuovono né il lettore comune, siccome troppo ardui; né quello di gusto poiché troppo poco fini. Tutto al più interessano lettori che abbiano, m comune con lo scrittore, educazione e abnudine IO certi giochi scolastici. Tutta\'Ìa la critica d'arte di lmbriani, se pur-e è giornalistica, e spesso troppo volutamente brillante, esce dal comune stampo di quella del suo tempo. Certe sue considerazioni, anche a pr-opo1itod1 pittori che ormai hanno perso il rilievo che allora ebbero. oggi po$SOnosembrare pacifiche, acquisite all'opinione comune; ma quando furono scritte, sopra un giomale quotidiano. vollero certo uno afono che dimostra un animo coraggio10cd aperto. Può darsi che il coraggio d1 lmbriani non nasca da vera intelliijenza, anzi da un suo atteggiamento ironico, nella maniera più passionale, verso le cose del suo tempo. lmbriani aveva a noia tante cose e tante opinioni trite; tuttavia spesso non ebbe ad andare più IO là della noia. Non arriva ad esser-e un moralista, come nota bene Gino Doria nell'introduzione al volume. Cosi per le sue prose narrative, forse quelle che più risentono dei 1uo1vizi di letterato. Le cose umane viste sempre 1econdo il 1ohto schema di chi vuole saperla lunga; poi ad ogni momento citazioni di versi, magari dt Apostolo Zeno. Non si tratta nemmeno di saggi, ma di novellette bonarie anche quando volutamente vor-rebbcroessere nuove e bizzarre. A. 8. CÉLINE ! I, GRANDE esercito borghese dei lettori del Vo.mge au OO"t de la nmt, e di .\lort à c,td11 (lettori disgustati, scandalizuti, ompilati, ma fedeli), ignorava fino a ogi;i:1quale fosse l'esatta posizione dt Célinc in politica. Certt suoi atteggiamenti lo a, evano fatto credere comunista. certi altri anarchico. Molti lo giudicavano uno Zola guastato dalle buone compagnie. Chi lo conosce di persona (tgo sum) sa che Céline non ~ né comunista né anarchico, ma semplicemente, come disse Uon Oaudet al tempo delle polemiche per il mancato Prix Goncourt. un Francese della rana di Rabelais, così viva e attuAle IO Francia, nella strada e nella letteratura, sotto la maschcra ddle convenzioni e dei pre.R:iudizibc-.rghcsi,ci~ AOtto la maschera del Franrnrs mo)tn; un Rabelais, come disse Oaudet, più politico. più sociale. :v1edicocome Rabelais, e medico praticante (anche Daudet, sia detto di pu1agg10.proviene dalla medicina), ma con m più un odio impressionante non solo per i borghesi, gr11~sci ma_R:rmi, a per tutto il suo prossimo, per tutti i suoi simili, po,·eri e ricchi. • Il mt mom,11t enrort qutlquts halnts; jt s"IS urtorn qu'tlles r<istent•, conft~'la Ctlme nell'epigrafe a .\1ra rulpa (Dtnocl et Ste(')e, Parigi, 1936). E se •puta di preferenza !'URii alti dignitari, sui .R:enerali,i capitalisti, sputa volenueriHimo anche sul(h optra1, i 1110ldat1i , contadmi, i m1,erab1li, la po\'era gente, 1 paria, 1 xurox e I cloehards di Parigi, dclla Francia e del mondo. Ctlme odia l'uomo, odia l'umanità. Sembra, a sen~ 11rlo,un medico di vermi. E un saggio del suo odio e del suo disprezzo per l'uomo e per l'umanità si ha appunto m questo suo ultimo libro, Mea culpa (eccezionalmente breve), che~ una specie di atto di contrizione dopo il suo recente ,•iaggioin U.R.S.S. Questa volta Céline sputa su Stalin, sui tavarisc, sugli operai, sui soldini e sui contadmi sovietici. Sputa non solo sui dirigenti della Russia comunista, ma 1u tutta la m1Serabile folla d1schiavi cht popola quell'infelice paese. Céline, dunque, almeno a quanto pare, non ~ comunista. E come i borghCAigli rimpro- ,·erano il suo odio per i borghesi, d'ora in poi i comunisti gli rimprover-cranno il suo schifo per il comunismo e per il proletariato comunista. lo mi accontento di rimproverargli una cosa sola, e gravissima: di avere, d'accordo con Zola, rovinato Louis Aragon, C.M. WIECHERT U S ROMANZIERE vero, ormai conosciu.to. e •. pprez.z~toanche in ha~ ha .dopo la traduzione di due dei suoi libri migliori: La tert.•a di Jurgen Doshocil (Sperlmg e Kupfer) e Ln s,g,iura (Mondadori), pubblica la sua autobiografia o almeno la prima parte di essa che s'intitola Wdldrr 1md Jlfmschen (Selve e uomini), Dal romanzo Wiechert salta decisamen1e il fosso e descri,·e, in prima persona, nominando 1é e i suoi, date e luoghi, parenti camici, la 1ua giovinezza. $i sa come i confini tra autobiografia e romanzo sono, agli effetti dell'arte, di delicata natur-a; dirò che lejj'.gendoquesta esplicita autobiografia di \Viecherl, mi son piaciute più le parti dove 1/•,·ero• autobiografico e controllabile prende i colori e l'a\"\•lodel romanzesco o comincia ad assumere quell'oggettività in caratteri formati che~ una delle basi della narrazione. Per es., il capitolo sulla Zia Veronica• o anche l'ultimo, dove lo scrittore torna, dopo più di quaran1'anni, nei luoghi dell'infanzia e ne Antico elogio /Je _delvivere ~e :i"Jco1osa.1l'e~ V ERSO LA FINE dell'estate dell'anno 432 a. C. un'ambasceria dei Corinzi si presentò all'assemblea popolare degli Spartani per mcitarla a d1chi'lrare senza più indugi la guerra ad Atene. Di che argomenti essi si servissero, noi non sappiamo \"eramente. Tucidide, che ripor-ta o rifoggia I discorsi, d1 cu1 ha avuto m qualche modo notizia, con piena libertà, e qualcuno forse ha inventato di sana pianta per spiegare i motivi delle decisioni di un popolo, attribuisce loro, tra l'altro, un confronto tra politica ateniese e politica spartana, di cui riportiamo, tradotta alla meglio, una parte. Quelli ,;ono facitori di cose nuove e rapidi a in\'entar disegnt e a mettere in atto qualunque cosa abbiano decisa, mentre voi siete bra\'i a cercare d1 conservare quel che possedete, e a non far mai progetti nuovi, e a non raggmni:tere con l'atto neppure il minimo necessario. Ancora, quelli sono osatori oltre la potenza e amanti del pericolo oltre la ragione'"·olezza e d1 buone speranze nelle circostanze difficili: vostra indole C invece d1 agire sempre d1 qua della potenza e della ragione- ,·olezza e d1 non fidarvi neppure d1 situazioni sicure e d1 non creder mai d1 potervi liberare dalle difficohà. Inoltre, quelli sono gente senza indugio di fronte a \"01 amanti del ritardo, sono gente sempre pronta a operare all'estero di fronte a voi che non \"'allontanate mai dal vostro paese, ché quelli sono convinti d1 ritrar vantaggio dalla lontananza, e voi, IO\"CCC, di guastare anche quel che avete cr"'uscirc dai confini. E così essi, se vine I nem1c1, si avanzano 1I più possibile, e, se sente il distacco come da cose, paesi, persone irriconoscibili perché la lontananza, la fantasia, l'esperienza della ,ita le a,evano, nel ricordo, trufor-mate. Non già che le pagine dove Wiechert par-lapiù direttamente d1 sé non siano belle o che manchi in esse quella finezza, quella pensosità, quella luce:spirituale che son doti costanti, da qualche tempo in qua, d'ogni sua opera. Ma direi che molte delle cose, che son descritte in questo libro, le conoscevamogià attraverso i romanzi: le selve, le paludi, i laghi della sua Prussia orientale anzi masuriana; l'amore di Wiechert per le bestie e per gli alberi; la solitudine dei primi anni di lui, figlio di un ispettore delle foreste; il suo ardente romanticismo e misticismo. Direi che il piacere che ,i pro\'a leggendo questo librQ è un piacere riAesso: d1 ritro\'are, puntualmente verificato e documentato, cib che s'era già intuito. con molta chiarezza e con grande suggestione, nei romanzi. La formazione di Wiechert è statll lenta e laboriosa: attraver,o molti ,·olumi Quel che di eccessivamente romantico e troppo scopertamente mistico era nei primi libri fu dall'autore frenato in successivi svj. luppi e: trasformato, sino ad arrivare nelle ultime:opere a una specie di realismo magico, a uno stile assai originale, in cui un mondo strano, allucinato, è dato in termini esatti, precisi, di una calma quasi classica. In questo libro si ritorna alle origini. Ma prendendo di petto con uno stile chiaro e facile temi generalmente patetici come sono quelli dell'autobiografia, il pericolo antico del romanticismo, benché sia di tanto cresciuta l'accor-tezzadell'autore e la sua coscienza u1istica. non è sempre evitato. li bambino a piedi nudi, pastorello di un gregge, in mezzo alle selve, che Wicc.hert qualche volta, parlando nelle ,aie eleganti della città da\'anti a un pubblico folto, ha vi1to comparire in fondo 11ll11 sala, là do"e le ali dell'uditorio si perdevano nella penombra,, ha certe volte i toni e l'atmosfera del romantico bambino vestito di nero• delle Non, di De Musset ... JI lettore rimanga a\'vertlto che anche questo libro di Wiechert è un bel libro. D. TECCHJ sono sconfitti, si mraggono il meno possibile. Di più, essi in servigio della loro città considerano il proprio corpo a sé massimamente estraneo, lo spinto il più proprio possibile per operare in vantagi;tio di essa. E quel che, avendoci fermato sopra il pensiero, non siano riusciti a ottenere, di questo ritengono di essere stati privati quasi fosse lor proprio; e quel che, slanciativisi addosso, acquistino, poca cosa ritengono, di fronte a quello che r-imane ancora a fare; e se una volta falliscono del tutto alla prova, soddisfano il loro bisogno sostituendo a quella altre speranze; ché soli tra tutti essi a un tempo posseggono già e sperano ciò cui hanno rivolto la mente, perché subito mettono mano a quello che hanno risolto. E così si tapinano tutta la vita tra fatiche e pericoli, e d1 ciò che i;tià hanno pochissimo godono per voler sempre acquistare e non considerare festa altro che il fare quello che è nece~- sario, e infelicità stiman piuttosto la quiete inoperosa che l'atti\'1tà affannosa. Sicché dir-ebbe bene chi riassumendo dicesse che sono nati per non avere essi tranquillità né lasciarla avere agli altn •. Poche righe più sotto si paragona l'attaccamento spartano alla tradizione con la facilità ateniese a mutare ordinamenti: Le vostre istituzioni sono giù di moda, confrontate con loro, ed è necessario che, come 1n una scienza, gli ultimi ritrovati siano sempre superiori, e" a una città, finch'è rn tranquillità, gli ordmament1 immutabili sono 11meglio; ma quando si è costretti a imprese -.\"anatc, occorrono invenzioni nuove. E appunto per questo, sul fondamento di una esperienza molteplice, le 1stituz1oni ateniesi sono siate rinnovate più delle vostre•. _ Più sopra I Corinzi ave\.'ano rinfacciato agli Spartani: • Già talvolta le speranze m voi h~nn'? rovinato pop~li _che non si erano preparati perché d1 voi s1 fidavano•. In "1.:hc anno preciso Tucidide abbia ,i:,.rnto quest'orazione, non saprei dire; u·rto nc~li ultinu anni del \" secolo. • (_.JQRGIO PASQUALI ("ABSALOM, ABSALOM ! ") A LLA vi~ta delle quattrocento pagine dell'ult!.mo romanzo di Faulkner, folte e <:errate che non ci cadrebbt> uno spillo, vcrr~bbe fatto di pcn~are che il titolo alluda alla proli~sa chioma del figlio di David. Anche Faulkner, oramai 1 quasi ogni anno, ci largisce la rigogliosa vegetazione del suo capo; e più si tO'-a, più la capcllicra vigoreggia, dema, lucida, cupa, carica di tutti gli arorni graveolenti del Sud, intricata come una foresta vergine, soffocante come funebre coltre. Confesso che i primi libri di Hemingway, Dos Passos, Faulkner, mi hanno avvinto; e non dico che la quaìità di que~ti scrittori sia divenuta scadente nei succe'i.Sivi; tutt'altro. Ma anche i beccafichi fanno afa, e quelli di Faulkner specialmente son beccafichi frollati, frollati~simi. William Saroran, l'ultimo arrivato in questa eletta schiera di narratori americani, non 'i'è ancora fissato su una provincia proprio sua; ma aspettate il terzo libro, a,;pettate che sia maturo a punto, e anche di lui potrete dire quel che Huxley diceva delle girls sulla spiaggia, se non erro 1 di Los Angeles: belle, bellissime, moltiplicate all'infinito 1 standardizzate, insopportabili. L'inevitabile limitazione d'ogni artista, di insistere, approfonde_ndo o volgarizzando, su un gruppo di motivi, che sono il nucleo della sua ispirazione, è esasperata in questi figli del continente dei lunghi metraggi e dei monotoni paesaggi. In Absalom, Absalom ! ritroviamo la tragedia del bianco con una o più g-occe di ,;;angue negro, la tragedia della ragazza che si segrega con l'ombra dello spo~ d'un giorno in un mau,;;oJco in cui, anno per anno, e5sa si distilla in perfetto vampiro, ritroviamo il demonico condottiero dell'e~rcito del Sud, Agamennone redivivo... Ahimè, l'ho nominato, l'Atride, anch'io, dimentico di certo ammonimento di Emilio Cecchi (saggio sul Faulkner 1 in Pati, maggio 1914, ristampato in Scrittori ingitti e americani). Que"ti americ:mi si '-On curvati sulle fosse degli Atridi, han rcc;pirato l'antico sortilegio come il protagonista della Città morta; han propagato un1 aura di città morta sulle rive del l-.1ississippì, e la Guerra di Sece\Sione s'è illuminata dei c;ini- 'ttri ba.gliori dell'incendio di Troia. Non soffocare l'americano sotto le vecchie bandiere ! Ma son loro che ci si avvolgono, in queste vecchie bandiere, che ci si rivoltolan dentro, come gatti in amore nei panni sporchi. Oh, non si tratta di fonti, di aprire un libro maqro di dare e avere tra Eschilo e Sofocle e O'Neill e Faulkner ! Si tratta di qualco,a di più proforido ed organico: d'un inevitabile lussureggiamento del romantici~mo frcneti.:o europeo, tra- ~~rtato. c;ul suol? dove tutto lussureggia e g1gantegg1a. r. il barocco ,;;pagnolo che s'inturgidisce ancor pi,ù nel Messico, jl flamboyant del flamboyarlt; la malavita europea che da ~rpe div~nta Leviatano a Chicago; il puritalll'imO che de~cnera in sadi.-,mo e molochi~mo: America, serra calda di dan- :iat ,uesti e d'effimeri mostri, pana mula dtl globo terrestre. Sl·~uite il motivo d-:!ll'incesto dall'Edipo re a 'Tis P1ty She's a Whore del postremo drammaturgo eli'iabcttiano fohn Ford, a A1ourning buomes Electro; c;eguite il motivo di Satana da ~ilton agli outlaws di Byron, al dcmor ·o colonnello Sutpen di Absalom 1 Absalom .', l'avventuriero chr 1 ur: tratto" appare a Jcffcr~n con una banda di negri ,;,elvag~i, non si sa donde venuto, capace di tutto, carico di chi ,;a quali delitti, col vic;o fegatoso e la barha ispida ..:he nasconde una sini!itra bocca; ">e.~uite il monologo interiore da Rolx•rt Browning a Con rad a Faulkner: progre~civo inacerbar-.i e infoltirsi di trmi, compliC'aNii di meni C\pre, ..ivi, ravvolger,;;i e travolgeni nei meandri ",C'mpre più contorti d'un labirinto, fino a completa consumazione e riduzione ;,ll'<murdo dell'arte romantic:l. Moravia ha intitolato L:lmbroelio il ~uo ultimo volume in cui annuncia il « ritorno all'intreccio>. Jntrecci in_genui e inno:-rnti,;c;imi accanto al superintrcc6,., di Absalom, Absalom.' Narrarr il quale qua,;i non avrebl),- c;en\O, Perchi il F'aulkner. con quella tc-rnica d1 cui ha dato l'e~emnio più vertiginO'iO in The Sound a,1d the Fury (ne parlai a c;uo tempo nella Stampa), erra un'atm~fera oc;~e,~iva (« quiet:\- mcnte O~'iec;'iiva >, ha detto il Cecchi, ma .il « quif'tamente > non mi pare r~cc,.- _al ca~o) prr\entando gli avvc~ mmrnu parecchie volte, e non in ordinr di succc-c;c;ionetemporale, talvolta in . forma rnigmatica, allusiva, tal altra m forma <,piegata, ma non mai ahba;'itanza c;picgata sì che non bi'ì~ni, prr rnt<'~rare il racconto, il ricordo di un partirolare disp<'r'io in altra parte del libro r co~tì mic;terioso · talora a ~ampi, ulora con_più lunghi i'ndugi : cd e romr wdrr<' girare una roulette. Ri- ,ol'-'ere l'intreccio in un piano argomento, con ben contrassegnati perwnaggi1 è come parlare di tutt'altra cosa. Perché i personaggi son quello che es.,i diventano nell'allucinata testimonianza degli altri, e ciascuno, e l'autore per primo, si rompe il capo sulle intenzioni e il senso degli atti: il metodo di Conrad, o, se vouliam tenerci ai precedenti americani, del Melville, ma galvanizzato da una corrente di frenesia, e inturgidito da un vocabolario surrealista. Del resto il Faulkner ha corredato il suo libro con una lista cronologica, una genealogica, e perfino una cartina topografica ; e quando il lettore 'ii sente perso ricorra a codesta bussola. Il ristretto 'iarcbbe poi questo : Thomas Sutpen, nato nel 18o7 da poveri bianchi scoto-inglesi va a far fortuna ad Haiti e, domata una rivolta di negri, sposa la figlia del prop1·ietario della piantagione di zucchero 1 Eulalia Bon, da cui ha un figlio, Charle~ Bon ; venuto a conoscenza che cmtei ha ,;angue negro, siccome questo contrac;ta col suo piano di fondare una famiglia che sia crema della crema del Nuovo Mondo, ripudia la moglie, le abbandona ogni suo avere, e con una banda di segugi negri si trasferisce a Jefferson. Qui con un imbroglio viene in possesso dei terreni di un indiano, v! fa costruire una sontuosa casa da un architetto francese da lui <iequestrato (codesta casa a!'isumerà valore 'iimbolico come quella di M ourning buomes Electra, e nella .Ha- ,;;trofc finale 'iComparirà tra le fiamme come la cac;a degli U'iher nC'l famo50 racconto del Poe), e insediatosi come il più C<hpicuo piantatore di Jeffer<>0n, bench'è circondato da sinistra fama (tra l'altro tiene sanguino'ii ludi gladiatori di negri, a cui partecipa lui <tesso), spo,a nel , 818 Ellen Coldfield, figlia di un negoziante puritano. Ne na- 'iCOno Henry nel 1839 e Judith nel 1841. Nel 1834 da una schiava negra aveva avuto Clytemnestra (Clytie) Sutpen, destinata a far la parte di Cassandra nei drammatici eventi che s.cguiranno. Henry è mandato all'Uni- \ier'iità di Missi'5ippì e là incontra Charles Bon, le cui maniere d'uomo di mondo e di dandy suscitano in lui ammirazione ed emulazione. Naturalmrnte Henry conduce Charles a JcffeNon a conoscere la sua famiglia e Charlec; s.i fidanza con Judith; e naturalmente, pure, Thomas Sutpen chiama il figlio e gli annunzia che il matrimonio tra sua sorella e Charlc,; ~ impossibile perché anche Charles è ,;uo figlio. Henry non vuol crederlo, rinnega suo padre e parte con Charles; i due giovani ,;'arruolano, essendo scoppiata la Guerra di Secessione. Per quattro anni gli avvenimenti pubbli::.'i sospendono l'opera dell'Ate privata; frattanto Ellcn Coldfield muore. Poi, nel 1865, Henry uccide Charles, ma la ragione del fratricidio non è tanto quel minacciato incesto: l~ ragione è misCl'geriation, non ìncest. i?. che Charle,; tutto il tempo sapeva che Sutpcn era suo padre, ma voleva che lui stes.so gli parlasse, gli c;j dichiara ..,c padre, gli vietas5c in per- '-Ona il m..:.trimonio. Ma Sutpen non lo fa. « E Ab,alom dic;sc a Ioab: E~o, io ti avea mandato a dire: Vien qua, cd io 1i manderò al re, a dirgli: Perché rnno io venuto di Ghesur? meglio sarebbe per me che io vi fossi ancora : ora dunque fa che io vegga la faccia del re. > Sutpen ignora. Charles ptrché quec;ti ha sangue nc:gro; e Charlcc;, che di ciò ,;'arrovella, ~ome Christmas di Ught in August, allora accelera la catac;trofe, gitta in faccia all'ammiratore Henry la propria impurità: che egli è un regro, che ha già una concubina negra, che lui, negro, è il fidanzato di c;ua 1;orella. JI o;Oo ma~chi,;mo trova soddi'ifazione ; llenry lo uccide "!' manda il cadavere a Judith. Sutpen torna dalla guerra e vuo,l !I.POS3:rlea co~nata, R~~a ~oldfi::ld, d età m11101e dei propri figli i _po, Rosa, insultata, l'abb:mdona, e vivrà per 43 a.noi os,e,~ionata nella sua mrnte puritana dalla figur~ del demonio ,uo spo<:.on;ancato. Sutpen nel 1869 è ucci'-0 da un vecchio dipc-ndente, \Va'ih Jonrs, di cui ha ,edotto la figlia. Rosa, infine 1 nel 1910, scopre che Henry è tornato a.Ila d_1roccata ca~a paterna r fa una ,pediz1on~ notturna per scovarlo ; la negra Clyue, credendo che c~sa voglia con- \_('gnarlo alla giuc;tizia per l'anti.:o d~- l1tto, dà fuoco alla casa. Testimonio della catac;trofr, il figlio del c;o\o amico che avrc;~ Thoma,;; Sutpcn, Qucntin Comp,on, m·lla cui co,cicnza tutto il torbido dramma \i confi~ura in incubo tant~ da spinge-re il giovanotto, com~ 1;app1amo da 7 Ju So1md and thr Furl' a to,zlie'""i la vita. l:fnito wpeNtitc. Ji1~ Bond, nato dal figlio di Charles Bon e da una negra, un povero dcfr·ientr La molla crntralr di tutta la tragedia è (p. 267) jurt a misla~c; qurll'errore tragico che- Ari,;totdc chiamava U. 1wqTla Una goccia di ~angue 1wgro. MARIO PRAZ
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