Omnibus - anno I - n. 1 - 3 aprile 1937

NOVELLA di William Saroyan JJ UAN CABRAL era un messicano lungo lungo, che lavorava nelle vigne di mio zio. Era un pove1dccio, ma con una quantità di beni: la moglie Consueta, i figli Pablo e Pancho con tre sorelline; un cugino zoppo : Federico; quattro cani, un gatto, la chitarra, un fucile, un vecchio cavallo, un vecchio carro a quattro ruote e una infinità di padelle e di cocci. Stavo davanti alla casa colonica e discorrevo con lo zio, la mattina che passò Juan col suo carrettone cercando lavoro. e E quelli chi sono? > chiese lo zio. e Messicani >, risryosi. « Come fai a saperlo? > e Per via dei cani. I messicani sono gente semplice e nobile. E non son mai tanto poveri da non permettersi il lusso di tenere una muta di cani. Sono Indi d'origine, mescolati ad altre nobili razze. > e E che cma cercano? > disse lo zio. e Cercano lavoro>, risposi. e Gli piangerà il cuore a doverlo riconoscere, ma è proprio così: cercan lavoro. > Dis~ lo zio: « lo non ho bisogno di ne"-SUOO. > « Non se la piglierannO mica. Volteranno, e anderanno a bussare alla vigna accanto. > Lentamente il vagone entrò nell'aja, e Juan Cabrai dette il buongiorno in messicano: « Buenos duzs, amigos >. Domandò poi, in cattivo inglese: e C'è lavoro in questa vigna, per un bravo messicano? > « Per chi? > di,;se lo zio. (E voltando~i a mc : « Ci mancherebbe altro. >) «Io>, rispose Juan: « Juan Cabrai.> « Nulla da fare, Juan Cabra!>, disse lo zio. « Quant'è la paga?> chiese Juan. « Che cosa vuole? > mi domandò lo zio. E accese una sigaretta per darsi contegno. e Vuol sapere quant'è la paga >, feci io. e Ma chi ha parlato di paga? > replicò lo zio. e Io non ho bisogno di ne~uno. > e Vuol saperlo lo stesso>, spiegai. e L'ha già capito che non ci vuoi nessuno. > Lo zio cascava dalle nuvoi<'. e Bene>, riprc,('. ,-. A1 ~iapi,one,i do trenta centesimi l'ora. Qua .. ~i lutti gli altri dànno venti o venticinque centesimi.> Dissi a J uan : e La paga è trenta centesimi l'ora. > «Troppo poco>, fece il mc,;,icano. e Quest'inverno ci ,aranro da sfa.mate molte bocche. > e Che co,;a dice? > C'hie,c lo zio. Lo zio era un po' duro d'orecchio, e non capiva nulla dt quanto diceva Juan 1 finché io non gli(' I' 1vc.,,i ripetuto. « Dice ch'è poco trl!nta ccntc~imi, con tutte le bocche che qul',;t inverno avrà d2. sfamare. > e E chi ha da ,farnarc? > chie:-.elo zio. e Tutti quelli cl1r -.on sul vagone. > e Dove andcranno a ,;tare? > e Che vuoi che sappia? > risposi. « Ma finiranno ...:olficcarsi in qualche parte. > Juan Cabrai •1on diceva niente. Uno dei cani s'.1ccostò allo zio e gli leccò una mano. Lo zio fece un salto, guardando,;i auorno impaurito. « Che roba è questa?> dice,·a. « Uno dei i:ani del mc,;sicano. > « Mandalo via •• di,.sc lo zio. Dissi al cane, hc torna~se a cuccia sul vagone, e così fece. Lo rio li, guardava allontanarsi. E non ')(,!tanto lo guardava, ma avrei detto clw lo ,tudia ..,e. 0-..<crvò: e r-. un cane qualunque. Per le strade se ne vcggono a dozzint:. > e Proprio o,,ì », feci io. « Un f'anc che non vale un soldo. > e Non valt: la centesima parte d'un soldo. Non si troverebbe da darlo via a regalare due dollari. > e Pc, mio conto>, disse lo zio, e non lo piglierei se mi regalassero tre dollari. Cosa ..a forc? Acchiappare conigli, che so io>. « Non ('tedo affatto>, risposi. e Tener lontani i ladri? > e Neanche. Andcrcbhc a leccar loro le: rnani. > « Imomma, a che co">aserve? > insistè lo zio. « Non serve a niente. > « Vorrei allora sapere perché li tengono, tutti quei cani >. Chi soffre di stiliehezzn ri flell a a I queste paro ed. o nde me ,e de l gra •. I Murr•- Augus o (eco perché si de~ preferire il RIM a qualsiasi purgante Raffreddori di petto! Applicalt ==========-== ....-.====-- IL THERMOGitNE ovatta che genera calore O ■ NIBUI PAGINA 4 NOZZE COSPICUE A LONDRA. - La slQnorlna Fra.ncuca MarJa Eltna Chapman, cuoca al Palano di San Clacomo, ba sposato il signor "Bill" Wa.lte, che fu per dieci a.noi polbiouo addetto alla iuardia del Duca di Wlndsor e Sono messicani>, risposi, e gente del popolo, buona gente. > « Ho sentito che i mes,;icani rubano a man ,;alva >, disse lo zio. e Portano via tutto quello che non è abbarbicato alla terra. > Juan interloquì: e Ilo da sfamare tredici bocche, non contando la mia. TrC'nta centesimi l'ora è troppo poco. ~ e Tredici bocche? > chiedeva lo zio. e: Calcola anche gli animali. > e Suppongo>, disse mio zio, « che lo o;aprà come si coltiva una vigna? > e Sapete coltivare una vigna? > chiesi a Juan. « No~,;ignore >, rispose J uan. e Io son soldato. > e Che cosa dice? > domandò lo zio. e Dice ch'è soldato. > e La guerra è finita », di,;sc lo zio. Il messicano tirò fuori il fucile, e se lo portò alla spalla, per dimo5trare eh 'era soldato. A vederlo scherzare con quell'arnese, lo zio si precipitò dietro di mc: « Digli che posi il fucile. Non voglio affatto essere ammazzato per sbaglio da un me,;sicano. Cli credo sulla parola; credo sulla parola ch'è soldato. Ma posi il suo porco fucile. Mi sparerà addosso, tanto per dimostrare ch'è soldato.> e O se non ti fa nulla>, dicevo. e lo non ho bisogno di ne1.suno>, ripetè: a Juan Cabral mio zio. e Trenta centesimi all'ora non bastano, con tredici bocche da sfamare, senza la mia >1 replicò il messicano. E posò il fucile. Per prima cosa lo zio vide sul vagone cinque faccette mc,;-.icane che lo guardavano. Stava per arrabbiarsi davvero : « Quelli, chi sono?> « Sono i ragazzi. Due maschietti e tre femminucce. > e Che CO!'ìavogliono? > fece e Fagiuoli, farina e sale», risposi. « Si contcntan di poco. > « Digli che se ne vadano >, insisteva. « Ma se non sa neanche come si pota un? vite. > e .B roba >, osservai, « che più o meno chiunque la impara. > e Mi rovinerà tutte le viti>, diceva lo zio. e: E ruberà>, continuai, e tutto quello che non è in terra bene abbarbicato.> « lo pago dicci centesimi all'ora più degli altri. > « E lui dice ch'è poco. > e Bene>, riprese lo zio. e Chiedigli un po' quanto vuole. :t « Signor Cabrai >, domandai al messicano, e accettereste di lavorare per trentacinque centesimi all'ora? Mio zio non ha bi\ogno di nessuno, ma voi gli siete ,;impatico. > J uan Cabrai s'informò: e Ci sta un alloggio per la mia famiglia e le bestie? > e Certamente>, risposi. e Un alloggio modesto ma comodo. > E ancora chiese : e C'è molto da lavorare? » e Poco o nulla »1 ri!òiposi. e C'è molto da lavorare? > ripetè. e F. un lavoro piacevole e igienico>, spiegai. J uan Cabrai scese dal carrozzone, accostandosi a mio zio che pareva piuttosto scombus,;olato. Procedevano i ca~ ni a pa,;so a pa,;so, dietro al mc55icano; ma già i cinque ragazzini stavano tutti radunati intorno allo zio. « Signore>, di,;c;c il messicano, e lavorerò nel vostro vigneto. > e Onorati,;simo >, fece lo zio. Ma non riu~civa a ripigliarsi. Pila che altro erano i cani; ma anche quei raga21i.ni, e le maniere cerimonio~c del mes,;1cano. Non c'entrava di certo il fucile. Non era tipo, mio zio, da lasciarsi intimorire da nulla. Vcr-0 le tre del pomeriggio, i mes,;icani s'erano ~istcmati nell'alloggetto. Presi Juan Cabrai, che seguirono Pablo, Pancho e il cugino zoppo, e lo condussi alla vigna per imegnargli a potare. Gli spiegavo minutamente ogni cosa : come tenere in ordine la pianta, che venisse robw,ta, che i rami giovani potessero alzarsi verro il sole; e via dicendo. Passammo alla pianta appresso, sullo ste,;so filare. Detti le forbici a J uan, e gli domandai se gli faceva piacere provarsi. Cortesissimo mi rispose che per lui era un piacerone. Lavorava attentamente, con lentezza, spiegando ai ragazzi e al cugino ogni cosa, come glie l'avevo spiegata io. Lo zoppo Federico era infervoratissimo. Dissi a Juan che seguitasse a pota~ fino a buio, e tornai dallo zio che a,;pettava al volante della sua :nacchina, cogitabondo. e Che piega piglia? > mi domandò. «Ottima.> Ritornando in città a sessan!,hCi miglia all'ora, sembrava che lo zio volc,;se il più possibile allontanarsi da qualche COtiadi spaventoso, e per tutto il percorso non disse parola. Uscì, alla fine: e Tutti quei quattro cani non valgono un soldo. > e Non si tratta dì cani>, risposi. e I messicani son fatti così. » « Io credevo che quel cane mi volesse mordere >. e: Per nulla >, risposi. e Non ci pensava nemmeno. Non l'avrebbe fatto neppure se tu gli avessi tirato una pedata. Il suo cuore traboccava d'affetto. Così quei meso;icani. E anche se rubano, quello che rubano è nicntt·. -. e Pieni di salute, i ragazzini>, fece lo zio. e Più di cosi è difficile», dissi. e Che roba mangiano? > mi domandava. « Fagiuoli e tortille; per te non andcrebbcro bene. > e E tu credi che imparerà a potare le viti?> e Certamente>, risposi. e Che almeno non si porti via la trattrice >, diceva lo zio. e Ma no . .E: troppo pesa. > e Con quella vigna >, disse lo zio, e l'anno scorso ci pC'rsiquattrini. > .- So bene-. E cc ne perdesti anche l'anno prima. > Disse lo zio: « Ce ne ho persi da quando la comprai. Uva da tavola, uva da vino: chi ne cerca? Nessuno. > e Può darsi che quest'anno vada meglio>, lo consolai. « Tu credi? > di~c lo zio. « Quel messicano è capace ci riesc.1. JJ «Curiosa>, disse lo zio. « Anch'io pensavo lo stesso. Se riesce a sfamare tredici bocche, non contando la sua, quest'anno non dovrebbe andar tanto male.> · e Pili di quello che ci hai rimesso l'hanno scorso... > e J giapponesi sono in gamba>, riprese lo zio; e soltanto che vedon le cose da un altro punto di vista dei messicani.> « I giapponesi >, o~scrvai, e non se li terrebbero quattro cani a quel modo. > e Li caccerebbero via>, dis~c-I•> :1io. Rincalzai : « Li piglierebbero a sas- ~atc. > Di,;~e lo zio: e Credo che que,t'anno avrò un'annata buona.> E fino alla città non aprimmo più bocca. WILLIAM SAROYAN (lradutrone di E. C.) ITDRII BREVI La notorietà TROTSKI e Zinot.:ilf erano in giro di propaganda. Ambiziosi in egual modo, gtlost ci.asc1mo dtlla notorùtà dtll'allro, ritolsero, per 1tabilire chi dei due era più cono1ci.uto, d'interrogare i contadini. Co• minci"l>Trouk1: • Tu sai chi 1ono io, bàtiuscka'I • domandò l'tx commissario dtl popolo al primo mugicco incontrato. • Eh th! • /tee il mugicco cott l'aria di chi la sa lllnga. e Vtdi?, disst Trotski rivolto al compare, • io sono più conosciuto di te,. Zin01Jilf era nero. • E io, lo sai chi sono io? domandi> a 1ua volta Zin01Jilf al contadino. • Eh th! • ripeti il contadino con la situa aria di prima. Pemoti, i dut sozi panarono a un altro villaggio. • Sapttt chi sono io?• domandò Zi11ovilf a un gruppo di contadini raccolti a barattare un po' di cavolo nero e di ptsct affumicato. • Eh th!, /tu:ro i ccntadini con aria di inttsa. • E io?, domandi>Trotski. • Eh th!• ripeterono colo-ro. Un sotpttlo trai:trsl>la mente di Trotski e quella di Zinov1if. Passarono a utt altro villaggio. • Sapdt chi riamo?• domandarono asrieme 1'rotski e Zinovìif ai co,itadini raccolti in piazza. • Eh thl• /turo costoro a una vou, allargando al sorriso le belle facce inttllige,,ti. • Chi siamo?• E i co11tadini in coro: • Dut tbrti•. I due orsi UN SALTIMBA.1VCO girava il mondo con due compagni travestili da orsi. S,J/e piazze, i due finti animali ballavano la tarantella, ruonat.'ano il violino, td tuguivano straordinari turcizi. Vagando di patu in patu, i tre giunstro a Bagdad, (U)'t)ela fama del domatore e dei due animali tra già arrivata agli ortechi dtl rullano, il quale, incuriosito t incredulo dtll'inttlligenza dei dut orti, ,:ollt vederli. Lo spettacolo a cortt riusd a perfezione; gli orti suonarono il violino e la tromba; e contarono perfino le monete che gettava loro il sultano. E tanto qud sovra110 ti divtrtl, che vollt ospitare ntl suo palazzo il domatore e le bt1tie, ptr 1,·ederliquanto più spesso gli piaceva. Ma una notte, mn1lrt i trt ntlla loro sta11:::astavano chìacchitrando prima di Prender sonno, udirono un vicino rumore di passi. • Presto, presto!• diue il domntort ai compagm, mettetet., la ltsta, i:uneq11alcunol•. E tanta fu lajrttta e l'agitazione cht i due orsi si scambiaro110la testa: quello bianco infili, la ltsla dell'orso nero e t-1cever1a. Il sullano, che entrb in qutll'istanu,. poti così scorgere un orso nero con la ttsta b,anca e t1n <Jrsobianco con la testa nera • Cht cosa è accaduto? disu indicando l'orso dalla testa b;anca. Sirr ,, gli rispou il domatore co,i pro11te:eza, •l'orso l invtuhiato all'improv1..·iso~. Ma l'altro orso? chitst ancora il sultano con mnadglio. • L'altro•, n·spou il 10/timbonco cercando di prendere ttmpo, • l'altro è anch'egli t:eccltiato, ma dal sue punto di t·Uta •. La filosofia del crociato MOLTE centittaia d'anni fa_, un crociato, ch'era staio Jauo pngiamero dai musulmani, fu chiamato dal Gran Sultano. E il Sultano gli diJu: Senti, tu parli l'alemanno, ebbene io tktidtro cM iJ mio tlefante bianco sappìa la tua lingua t po11a discorrere. Vuoi ime• gnarglie/a? St vi riuscirai, ti dari>due monete d'oro ogni settimana•, • Vi riuscirò•, rispose il soldato, e ma. occorre molto tempo: gli tlefanti non sono faci·li ad imparare le lingue, è cosa lunga e faticosa•. • Ebbene, qt1anto tempo ti occorre? chiese il sultano. Venti anni , rispose il crociato. • E sia, purchl l'elt/antt parli l'alnnanno, altrimenti sarai passato al palo , tsclamb il sOVTano. Rientrato fra i compagni, il soldato raccontò il contratto che a1,·na stutto col Gran Sultano, t tutti riuro. • Ma come farai ad inugn.art l'alnnanno ad un eltfantt? chit1e uno. • In ventt anni, qualcht cosa dtve succedere: o muore il sultano, o muoio io, o muort l'tlefanU•, rispose il crociato. Il democratico distratto IL PRANZO era stato succulento. Le palpebre ciondolo11i, la petti11a della camin·a a pontt, Aristide Briand, stra1,;accato sul sofà, digtritJa. Ptr onorare l'ospite illustre, all'imbandigi.one doveva uguirt un piccolo trattenimento musicale. La signorina di rnsa, ttimia pianista, si avvicinò al grand'uomo: • Preferisce la Carmen, signor Prtsidnrtt, o Manon?•. Grazie, figliola•, rispose Briand distr ttamente con la sua btlla vou di t..·iolonullo, appnia velata dalla laboriosa macinaziont d~ cibi, • di solito io mi piglio la ntgra . Progresso EWALD BANSE, autore di Una vcografia moderna della Turchia. , acconto che verso il J 86o 11nGran Visir a un ambasci.ator~ europeo cltt lo stin10Jat,a alle r,Jormt t al progresso: • Attcndcz, Excellence ,, rispou, • noua aurons l'un et l'autre, des banques et des routes, enfin la banqueroute. I classici Rizzali diretti da Ugo Ojetti Raccoll• di ,ru.t,tl,1 ooiuml. nei qualt ti ,,.on,r; Il flore dell• 110,1,.,1 lelfcratun. Opnl ootumt ha da 'JOO a 1200 paJlnr, 111c•rta fin•, ed # prutduto d11 un11 p,.t(.ttlont ,utrauto,.t t u,ttt td11fon1 più irr1porl,1nti df'tl"oper.t. In fondo •ono nu·collt le notr nrcuf.llrl, 111/.t ,omprtn•1<mt dr/ lolo, nrl qualf' /f1,urano illu1lrazh>ni l~n s,t'/le: rllr.tfU d,ll'•ulore, a1,fo1rafl, dmcli r ricordi di liii Sono utcilf: 1. Torquato Tasso: Poesie 2. Torquato Tasso: Prose A CtRA DI fRA\Ct:sco fl.ORA 11006PAGl'\E. CO\ 10 Il Ll"'5TRA71O'H). A CLRA DI fRA'iCt:sco l-1 ORA (1020 PAGl'òE. CO~ b IL.Lt:STllVIO\11. J. Cronisti del Trecento t,'i:\~~t ~~~ 0,',~~~[it1,\'J~~.' [;-;': ccnM> ~ il •~lo fhr per 1°11alia pre11.trit ~ tl1horò. taholta dr11mm.t\lC'111ncnlt, il uap.thO d• una 1p1rituahtA e da un'r('(lnornia mrdif'•ali~och(" allt' nuo,·e formc- del R1na•dmrnto. Quel tta.-.,:lio tro•a 1n qur110 volumr le tc.,111nonian1f' immf'<!i.ttt', HH§,iine, di,·eru. 4. Mistici del Duecento e del Trecento M~,~;'.~~:c, CO:>: 12 li.I LSrRAZIO'\I). - lratt,ti, rt'tolt', IC'•tamenti, ,er1nor11, mtditu.iuni, c-on•1dtru10111 lt'tlfrt. pre,:hicrC'. pen•1fr1, d1t ranOC)ri\,ltart le pm,ripah ur,Htn,t1t'he d"_ogncautore ~ dànno la lin~a e lo a,olg11nento gf'ntr11.lidel pf'Mlt'ro rd1J10<00c-mi,tiC'1'.dIei due -.('('{oh1nfU1 fempc-,:,c1a '>11.nfranC'c~o 1IA•~1,1. 5. Le orediche volgari di San Bernardino da Sit>na A CURA J:fl PIF.RO H..\RGEI.U'\I (111b P:\Gl'\f.. CO\ 9 11.1.l''-,IJlA/.1O\I) - \l111tlnlt r,u•.,,lta ~i Q~.'!~t~::_,:r~;rh: 0 ~~, ..~:~ll;r!/:.~~~- d;~~~:~ \i:.,~:;n:i(':;:n~:~.~':~ ~:;.,n~è d:ri~~::~./:: ::::~ p1rno di ~1111110d,, mo•rn1C', d1 fr■"r umant<hi:-ht. oon qut-lla •ua hn,:ua C'•nure. •ana, ~n,Jdt1,,. ~ ratto 1>rr rommuu•cre, t-.ullr.rc. 1,..-r,uadNe. 6. Lirici del Seicento e dell'Arcadia t,\'i:".~\?~if. PAGl'òE. CO-.; lb 11.1.t:STRAZIO\I). Sono •f'nllquauro poeti, dol \I.trino t\l Chiahru•. dal C,m. J)anrlla al ROO,. dal \lt'nz.1111al Rolli, ,1 \if'tHtuio, al t"ni,t;om f' m•i fino •d or• tanti ne furono ratt0lt1 10 un ,oJo TOl11mc-r. in ,i va•tc- propouioni. Carlo Cukatc-rra era tra gli ttud1091 ,1ahan1 for~ 11 111il preparato a rom1,orrf' quf,ta ,celta. ' "?. Galileo Galilei: Opere (vol. 1°) ~~c~~c?i~.'!.E~J~ SRAllO'ò I). S'1nlLla rol D111lo&o dli mau1rr1i 111h,m1, di<- ~ la 111ùcdrbre dtlle Ot>etc J•lilt1ane. Se,:uono lo 11c-,,tto1ulla 81/anutfa t il DbcorJO uu 1alfe/.Ai•nfl. il Dfuorto dtll, Com,lt, d1e •L 11ub ron,iderart' rome il ,i:trme dC'ISa/.tiator•; lt M"r•nlcht, fhe fo•t1tu1'lC'rmo la prima teoria •fienor,ca tkllt macthint &em11h<'1i.l lif't'"C' 'l<'rttto ~ui D•di, <"he ~ l'ori,:1nr dd calcolo ddlr 11robabilit.\. r uri<' k11Nt' 1111npporh tra AfirnLa t fC"dc. ~ui rt-nom<"ni lu1\or1, i ~trlhb t;io,c-. ra,1>etto di Saturno 1:01:ttra •arà di 2 ,nlu1ni. t appena uscita l'ottava opera dello. rnccoHa, e cioè: 8. Castiglione e Della Casa ~/,~•c"of',,~u•Jg~f!i'~ i,~: ,crtle m qut"~lo volume le duc t•1>ere ,ullf' qu111.\-a11•on inodcllat, lc- an~tO<'t1z1c d1 tutta F:11ropa Il Corfr1.l11rroe il Calalro. Di <111C'1p1etor la prima volta ,, dà un tr,10 in•1eroe C'riti<"Oc- non ,pur«e.lo i.I" Hin1, dtl lklla Ca11a ..ono dal<" ~onJo le più anti<hc cditioni. con 1".t1ti:1unta da moltc- attnhmlt' o inCC'rte t con lt ,·ar,anti dri mi,:hori mano•uitti, fht mo,1rano l'\ncontentabili!A tb quf'I fiot' arldicc-. Fra lt Letl,r, dtl Ca,hglion.: " polrd lrirgerc, illunlinala da numt'ro,t notf', la ~ua 1iolenuu con 11 Yaldfti:, 11na drllt 11rm1f'dt un cattolifo 1toliano contro 1uo1e•lanti r oltramontani: non più ri,tampal~ dal 11'19.Ancht" lr R1mt dt-1 Ca,ti,i:hont sono pubblifale ,ttondo l'N.lirion, d,E" 11i1) ,1 an1C'ina al tn1:1no- "('ritto ori,:i"olc-. E fon qunte ,1 danno altrf 011ertttl' t' lettrre d,i dut grandi italiani, prt,<-otah in due i'■ lf:1 introdutti,·i magi\ltali. , Di ogni opero vengono date due edizioni: di lusso, legata in pelle rossa impressa in oro, o L 40; rara., in corto filigronoto, con leg1\tura in pergo.ruena e taglio dorato, o L 50 IN VENDITA IN TU1TE LE PRINCIPALj LIBRERIE 1120 aprile sarà io tutte le edicole lo primo dispenso dcll'opcrn LEOPARDI (Ttt volumi, a t-11ra di CIUSl::PPE DE ROBERTJS), Ul<:"lrì,a dÌJl:pe11Aae.cttimaoali di 64 ))&l'ioe l'uoa, del costo di t.. UO clucuoa. Abbooamtnto a1 tre •olurui (cire• :,000 ,~giot, con illllflruiool) . , .... , ...• , ••.. , ... L f,0 lrrdirizzare ordinazioni dirette con vaglia o verS-Oassegno alla Ca-,a l.èlitrice RIZZOLI & C. - MILANO

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